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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLVIII n. 85 (4 7. 8 1 8 ) Città del Vaticano sabato 14 aprile 2018

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Sembra allontanarsi l’ipotesi di un intervento militare immediato in Siria come risposta all’uso di armi chimiche

Gli Stati Unitiprendono tempo

Nella «Gaudete et exsultate»

I santi che si possonoi n c o n t r a re

L’ispezione a un caccia sulla portaerei statunitense Theodore Roosevelt (Afp)

Per le elezioni presidenziali del 20 maggio in Venezuela

Maduro chiede gli osservatori dell’Ue

Un’interafamigliad i s t ru t t a

da una mina

KI E V, 13. Un’intera famiglia diquattro persone è stata distruttadall’esplosione di una mina inUcraina. L’autovettura sulla qualeviaggiava il nucleo familiare, com-posto da marito, moglie, figlio enuora, ha infatti urtato un ordignoanticarro nella zona di StanitsiaLuganska, nella regione del Don-bass. Lo riporta il giornale «KyivPost», citando fonti della poliziaucraina.

I quattro risultavano dispersi dal7 aprile scorso, ma gli agenti hannorinvenuto ieri i resti della loro autoi loro corpi vicino al fiume SiverskiDonets, che divide, di fatto, il ter-ritorio controllato dalla truppeucraine da quello controllato daiseparatisti.

La foto di Ronaldo Schemidt vincitrice del World Press Photo of the Year 2018 (Afp)

Civili afghanivittime degli estremisti

Nell’esortazione apostolica

La vita stessaè una missione

LU C E T TA SCARAFFIA A PA G I N A 5

di CAT H E R I N E AUBIN

«D a qualche parte holetto: “Dio c’è, iol’ho incontrato!”.

Questa poi! La cosa mi sorpren-de! Che Dio esista, è fuori di-scussione! Ma che qualcunol’abbia incontrato prima di me,questo sì che mi sorprende! Per-ché io ho avuto il privilegiod’incontrare Dio proprio nelmomento in cui dubitavo di lui!In un paesino della Lozère, ab-bandonato dagli uomini. Passa-vo davanti alla vecchia chiesa esono entrato... E lì sono rimastoabbagliato... da una luce inten-sa... insostenibile! Era Dio...Dio in persona... Dio che prega-va! Mi sono detto: Chi prega?Mica pregherà se stesso? No!Pregava l’uomo. Pregava me!Diceva: “O uomo! Se ci sei,dammi un segno!”. Ho detto:“Dio mio, eccomi qui!”. Lui hadetto: “Miracolo! Un’umana ap-parizione!”. Gli ho detto: “MaDio mio... come puoi dubitaredell’esistenza dell’uomo, vistoche sei tu che l’hai creato?”. Miha detto: “Sì... ma era da cosìtanto tempo che non ne vedevouno nella mia chiesa... che misono chiesto se non fosse unafantasia!”. Gli ho detto: “Eccotirassicurato, mio Dio!”. Mi hadetto: “Sì! Ora potrò dire a lorolassù: l’uomo c’è, l’ho incontra-to”» (Raymond D evos).

L’esortazione apostolica diPapa Francesco c’invita a para-frasare o a completare questogrande umorista francese, ag-giungendo: «Un uomo, unsant’uomo, c’è, io l’ho incontra-to». Gaudete et exsultate ci offrechiarimenti su ciò che fa santoquesta o quella persona, uomo odonna che sia. Ma nulla sosti-tuisce il contatto diretto con untestimone, un missionario o unapersona umile e gioiosa. Sia essasposata, celibe, divorziata, disa-bile, vedova, risposata, omoses-suale, donna d’affari o senza fis-sa dimora, o ancora vittima diabusi. Come si manifesta la lorosantità specifica e unica? Corre,si dilata e si diffonde nelle loroanime semplici e sopraffatte(Margherita Porete, Lo specchiodelle anime semplici). Come se, inogni momento, le loro vite fos-sero ispirate e ispiratrici, comese le loro decisioni fossero sem-pre prese in funzione di un Al-tro o degli altri, come se fosseropossedute dall’umiltà, dallagioia, dalla compassione, dallamisericordia, e come se nullapiù avesse importanza.

Questi santi ignorati, passatiinosservati, quasi invisibili, vivo-no con gioia e forza interiore,una beatitudine, la loro propriabeatitudine, che non hanno ne-cessariamente scelto, ma che si èimposta loro attraverso la forzadella loro vita. Per esempio,quella madre di famiglia che co-nosco, vedova da qualche mese,con sette figli, nonna di unaventina di nipoti e bisnonna dipronipoti di cui ormai si è persoil conto. La sua beatitudine èsemplice: «Beato chi, come ilpadre del figliol prodigo, sa at-tendere, vegliare e pregare, ecorrere per abbracciare chi ritor-na mortificato, abbattuto e con-fuso» (cfr. Luca 15, 20). L’ho vi-sta agire così con qualcuno.Dalla sua bocca non esce maiuna parola cattiva, ma solo pa-role di gratitudine, di compren-sione, di scusa e di apertura.Non c’è da parte sua alcun giu-dizio, ma la scelta rinnovataogni giorno di cercare di capirequella situazione negativa o di-struttiva. La sua casa sperdutatra i campi della Champagne èaperta, nel vero senso della pa-rola. Non chiude a chiave laporta, neppure quella del suocuore. Avendo vissuto con lorodiversi giorni, ho potuto condi-videre il semplice momento mat-tutino: insieme abbiamo letto i

testi della messa del giorno, co-sì, senza commenti, poi abbiamorecitato una decina di rosari in-framezzati da nomi di personein difficoltà vicine o lontane, an-cora senza commenti. Era lì ilsegreto della sua santità, inquella ricerca continua e quoti-diana di coerenza tra ciò che eraannunciato la mattina nella Pa-rola e il vissuto della giornata.Nulla di complicato, solo unasemplicità gioiosa sempre in fasedi adattamento e di apertura.

L’altra testimone che mi favenir voglia di camminare inquesta santità è una religiosa an-ziana, la cui beatitudine s’iscrivein ogni poro del suo cuore, delsuo corpo e del suo sguardo. Lasua beatitudine è: «Beate le pro-stitute e i pubblicani perché ciprecederanno nel Regno dei cie-li» (cfr. Ma t t e o 21, 31). Di nuo-vo, nulla la differenzia esterior-mente dagli altri: questa dimen-sione di misericordia e di com-passione la esprime con atteg-giamenti e gesti quasi invisibili epervasi da grande dolcezza.Non rinchiude mai questa oquella in un giudizio, in un’ac-cusa o una decisione definitiva.Ogni giorno il suo sguardo vedeal di là delle apparenze, come sei suoi occhi fossero diventatiquelli di Cristo sulla crocequando dice al ladrone: «Oggisarai con me in paradiso». Nellasua vita, questa donna ha avutomolte responsabilità ed è sempreandata incontro a situazioni opersone difficili, tendendo lamano, mettendo a rischio la suareputazione e riuscendo spesso equasi sempre a far guadagnarela carità (o il paradiso…).

Concludo con Jean Vanier.Ecco un uomo che sarebbe po-tuto diventare un politico, un fi-losofo o anche un eminente do-cente universitario. La beatitudi-ne che mi fa vedere attraverso ilsuo impegno è: «Beato chi rice-ve lo Spirito Santo e si lascia in-viare» (cfr. Giovanni 20, 22). Va-nier è la dolcezza, la gioia pro-fonda, l’ascolto, l’impegno senzamillanteria tra i più piccoli, è ilsenso dell’umorismo, è la com-prensione profonda delle situa-zioni, è l’audacia ispirata che haispirato tante e tante persone trai più bisognosi. In lui non c’èalcuna ostentazione, nessuna le-zione di morale, né grandi di-scorsi, ma gesti e parole chevengono da un cuore abitatodalla Forza dello Spirito santo eda atteggiamenti che sarebberopotuti sembrare quasi ridicoliagli occhi del mondo, ma chesono diventati profetici per tuttal’umanità.

Nell’ultima esortazione apo-stolica si legge: «ogni santo èuna missione» (cfr. Gaudete etexsultate, 19), ogni uomo è unamissione; è anche un missiona-rio. In effetti una missione senzamissionario rischia di essere unra m e r i s o n a n t e . A rendere il mis-sionario «attraente» sono la bea-titudine, il volto, lo sguardo ouna parola di Cristo che lui in-carna fino in fondo, ogni gior-no, senza far rumore e congioia. Quando abbiamo la fortu-na d’incontrare uno di questiuomini o una di queste donne,essi producono in noi una sortadi scossa della terra o del cuore.Di fatto ci lavorano e ci smuo-vono, ci affascinano e ci attira-no, ci illuminano e ci sconvolgo-no. È allora che ci è dato vivereun sano dispiacere: «C’è una so-la tristezza nella vita, quella dinon essere santi».

WASHINGTON, 13. La Casa Bianca e ilPentagono sembrano prendere temposull’ipotesi di un intervento militare inSiria. «Nessuna decisione definitiva èstata ancora presa» ha infatti afferma-to ieri la portavoce presidenziale Sa-rah Sanders al termine della riunionedel consiglio nazionale per la sicurez-za, sottolineando come si continuinoa esaminare le informazioni prove-nienti dal campo.

«Crediamo che ci sia stato un attac-co chimico, ma stiamo ancora cercan-do le prove concrete», ha a sua voltaspiegato al Congresso l’ex generaleJames Mattis, segretario alla difesa.Anche se fonti di stampa riferisconoche gli Stati Uniti sarebbero già inpossesso di campioni di sangue e diurine che confermerebbero l’uso dicloro e gas nervino nell’attacco del 7aprile a Duma. Ieri, il presidente fran-cese, Emmanuel Macron, ha dichiara-to di avere le prove dell’utilizzo dellearmi chimiche da parte del regime.Ma il vero timore — confessato dallostesso Mattis — è di innescare, con unattacco contro Al Assad, un’escalationche possa finire «fuori controllo».

E mentre Francia e Gran Bretagnahanno dichiarato la loro disponibilitàa intervenire al fianco dell’alleato sta-tunitense, Berlino e Roma, pur con-dannando apertamente l’uso di armichimiche, hanno sottolineato, anchese con motivazioni diverse, che non

parteciperanno a un’eventuale azionem i l i t a re .

Anche il presidente Trump, però,dopo l’accelerazione dei giorni scorsiè sembrato fare una parziale retromar-cia sull’ipotesi di una rappresaglia im-mediata contro il regime di Damasco:«Non ho mai detto quando unattacco alla Siria avrebbe avuto luogo.Potrebbe essere molto presto o noncosì presto!» ha scritto su Twitter. Gliosservatori ritengono che prima diagire si voglia comunque aspettarel’arrivo degli ispettori dell’O rganizza-zione per la proibizione delle armichimiche che dovranno appurarequanto accaduto a Duma. Sono già inviaggio, ha confermato dal Palazzo divetro delle Nazioni Unite, ma il loro

lavoro non dovrebbe cominciare pri-ma di sabato.

Intanto proseguono fitte le consul-tazioni tra Washington, Londra e Pa-rigi, con un giro di telefonate traTrump, Macron e la premierbritannica Theresa May. Mentre allaCasa Bianca in seno al consiglio perla sicurezza nazionale sono state illu-strate a Trump tutte le opzioni sul ta-volo. Non solo quelle militari, ma an-che quelle diplomatiche ed economi-che, come ha spiegato Mattis impe-gnandosi a informare il Congressoprima che scattino gli eventuali raid.E assicurando che gli Stati Uniti nonhanno alcuna intenzione di farsi coin-volgere nella guerra civile siriana: «Ilnostro ruolo in quel paese — ha detto

— resta quello di sconfiggere l’Is, nona l t ro » .

«Bisogna evitare il pericolo di unaguerra, ma visti i messaggi bellicosi diWashington non possiamo escluder-lo», ha intanto affermato Vassily Ne-benzi, ambasciatore di Mosca pressole Nazioni Unite, dove ieri si è svoltauna riunione a porte chiuse del Con-siglio di sicurezza. E il presidente si-riano Al Assad ha dichiarato che leminacce occidentali sono basate su ac-cuse infondate. «Ogni volta che sicompiono dei successi militari sul ter-reno — ha sottolineato rivendicandodi aver liberato il Ghouta orientaledai terroristi senza tuttavia usare armichimiche — alcune potenze occidentalicercano di cambiare gli eventi».

CARACAS, 13. Il presidente del Vene-zuela, Nicolás Maduro, ha chiesto ieriall’Alto rappresentante dell’Unioneeuropea per gli affari esteri e la politi-ca di sicurezza, Federica Mogherini,l’invio nel suo paese di una «missionetecnica di accompagnamento» per leelezioni presidenziali del prossimo 20

maggio. In una serie di messaggi suTwitter, Maduro, che si candida alleconsultazioni in assenza di un opposi-tore, ha detto che il processo elettora-le nel suo paese «è trasparente» e«conta su tutte le garanzie», aggiun-gendo che «molti paesi del mondovorrebbero averne uno uguale».

Poche ore prima, il presidente ve-nezuelano aveva dichiarato che l’Ue«ha una posizione estremista antive-nezuelana», e che Mogherini «ascoltasolo una versione della nostra realtà,perché è cooptata dall’ultradestra edal Tavolo dell’Unità democratica», lacoalizione di opposizione a Caracas.Maduro aveva chiesto anche alle Na-zioni Unite di inviare una missione di

osservazione per controllare le elezio-ni, considerate illegittime dalla mag-gioranza dei paesi latinoamericani, malo scorso 23 marzo l’Onu ha declinatol’invito.

Il Venezuela sta vivendo una gravecrisi politica ed economica ed è sottoi riflettori della stampa internazionale,come dimostra anche la foto del vene-zuelano Ronaldo Schemidt che havinto il premio giornalistico WorldPress Photo of the Year. L’immagine èstata ripresa durante una manifesta-zione di protesta nel maggio 2017. Ilragazzo, sopravvissuto all’incidente, èJosé Víctor Salazar Balza ed è statoinvestito dall’esplosione del serbatoiodi una motocicletta della polizia.

KABUL, 13. Le Nazioni Unite hannorivolto un nuovo appello alle parti inconflitto in Afghanistan affinché au-mentino gli sforzi per proteggere icivili, dato che le statistiche del pri-mo trimestre del 2018 evidenziano lostesso alto livello di vittime dell’annoprecedente: oltre 2000.

In un rapporto ripreso dalle agen-zie di stampa internazionali, l’Una-ma (la missione di assistenzadell’Onu nel martoriato paese) hainfatti documentato — nel periodogennaio-marzo di quest’anno — b en2258 vittime civili (763 morti e 1.495feriti), un bilancio simile a quello re-gistrato sul territorio afghano nel2016 e nel 2017.

Gli attentati suicidi e gli attacchiindiscriminati con ordigni esplosiviimprovvisati sono stati la prima cau-sa dell’elevato numero di vittime ci-vili. «Tutte le parti in conflitto — hasottolineato il vice direttoredell’Unama, Ingrid Hayden — devo-no fare il possibile per evitare ogni

danno ai civili, che continuano a sof-frire, in un modo che potrebbe esse-re evitato. Questo deve finire».

Come in passato, l’Unama attri-buisce i due terzi delle vittime civiliall’azione dei talebani e di altre forzeantigovernative, soprattutto i milizia-ni del sedicente stato islamico.

Nei giorni scorsi, l’Alto consiglioper la pace afghano aveva rivolto unulteriore appello ai talebani, invitan-doli a sedersi al tavolo delle trattati-ve con il governo di Kabul.

Intanto almeno dieci soldati sonomorti ieri in una esplosione nel di-stretto di Shindand, nella provinciaoccidentale di Herat. Lo scoppio èavvenuto non appena il veicolodell’esercito sul quale viaggiavano haurtato un ordigno rudimentale. Loriferisce l’emitente televisiva Tolo tvdi Kabul, precisando che, dopol’esplosione, i talebani hanno sparatonumerosi razzi contro altri soldatigiunti sul posto per soccorrere icommilitoni.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 14 aprile 2018

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del sistemaf e r ro v i a r i o

Collo quitra Nato e Ue

su difesae cooperazione

PARIGI, 13. Il presidente EmmanuelMacron ha assicurato ieri di com-prendere le «preoccupazioni» deifrancesi, più particolarmente dei pen-sionati e degli abitanti delle zone ru-rali, ribadendo tuttavia la sua volon-tà di continuare il cammino delle ri-forme «con la stessa forza» nono-stante le contestazioni e gli scioperi.

«Sì, bisogna andare fino in fon-do», ha dichiarato, commentando inpubblico per la prima volta la rifor-ma della compagnia ferroviaria na-zionale Sncf, che ha proclamato unalunga serie di scioperi dei ferrovieri.

Su tutti i dossier sensibili, Macronha avvalorato e difeso le posizioniprese dal governo, come l’aumentodella contribuzione sociale generaliz-zata, tassa prevista per il finanzia-mento del sistema di protezione so-ciale che ha creato lo scontento deipensionati, o il limite di velocità chescende a 80 chilometri orari, moltoimpopolare tra gli automobilisti.

Il presidente ha detto che andràavanti con l’«indispensabile» riformadella Sncf, pur invitando alla pacifi-cazione i ferrovieri che non «devonoavere preoccupazioni ingiustificate».

Colloquio tra Juncker e il primo ministro slovacco

Entro giugno accordosui migranti

Almeno cinque le vittime

Attentato durante una partita di calcio in SomaliaR i p re s i

i voli tra la Russiae l’Egitto

Salvate oltre cento personeIntervento della guardia costiera libica

IL CA I R O, 13. Sono ripresi ieri ivoli diretti tra Egitto e Russia do-po circa due anni e mezzo. I volidiretti tra i due paesi erano statisospesi nell’ottobre del 2015 in se-guito allo schianto di un aereorusso nella Penisola del Sinai, nelquale morirono 224 persone.

La riapertura dei voli era ini-zialmente prevista a febbraio, maè stata rinviata più volte per la ri-chiesta della Russia di rafforzarele misure di sicurezza negli scaliegiziani. Ora l’Egitto ha installatosofisticati apparecchi per l’esamedei bagagli da stiva ma anche peril riconoscimento delle improntedigitali all’ingresso dei dipendentidegli aeroporti.

MO GADISCIO, 13. Una bomba èesplosa in uno stadio affollato peruna partita di calcio a Barawe,nel sud della Somalia, uccidendocinque tifosi. Altre otto personesono rimaste ferite e trasportatein ospedale. Il gruppo estremistadegli Al Shabaab, legato ad AlQaeda, ha subito rivendicato l’at-tentato. Alcuni testimoni hannoriferito che la bomba era sepoltanella sabbia dello stadio. Un tem-po la città di Barawe era una del-le roccaforti degli Al Shabaab,prima che le forze somale edell’Unione africana ne riprendes-sero il controllo cacciando gliestremisti. L’organizzazione terro-ristica aveva vietato ogni tipo diattività sportiva nell’area che con-t ro l l a v a .

Per Mattarella è urgente un esecutivo con pieni poteri

Ancora un nulla di fattoper il governo in Italia

Nell’avvelenamento di Skripal a Salisbury

L’Opac conferma l’usodi un agente nervino

LONDRA, 13. Non ci sono indicazio-ni sulla provenienza, ma c’è la con-ferma che si è trattato di un sofisti-cato agente nervino. Gli espertidell’Organizzazione per la proibi-zione delle armi chimiche (Opac) sisono pronunciati sulla sostanza cheil 4 marzo scorso ha intossicato aSalisbury l’ex agente doppiogiochi-sta russa Serghei Skripal, sua figliaYulia e il detective Nick Bailey in-tervenuto in loro soccorso.

In un estratto di un rapporto piùvasto e «confidenziale», cioè riser-vato ai paesi membri (Russia com-presa), l’organizzazione internazio-nale rende noto quanto è stato pos-sibile ricavare dai dati ricevuti dagliispettori inviati in Inghilterra neigiorni scorsi. «I risultati delle anali-si dei laboratori designati per esa-minare i campioni biomedici e am-bientali inviati dal nostro team — silegge — confermano le conclusionidel Regno Unito sull’identità delletossine chimiche usate a Salisbury e

che hanno gravemente ferito trepersone». Le tossine sono state in-dividuate attraverso campioni disangue delle vittime e attraversotracce raccolte direttamente sui luo-ghi dell’attacco, prima di essereconfrontate con le provette fornitedagli specialisti britannici del cen-tro militare di Porton Down. Han-no permesso fra l’altro di verificare«un alto livello di purezza» dellasostanza chimica, precisamente«l’assenza quasi completa d’impuri-tà».

La nota non contiene un riferi-mento esplicito al Novichok, né al-cuna accusa a Mosca. Ma secondoLondra, si conferma il riferimento asostanze a disposizione nei labora-tori della vecchia Unione Sovietica,anche se ufficialmente mai prodottiné dichiarati, svelati solo da alcunitransfughi. Il ministro degli esteriJohnson ha detto che «si confermala convinzione che non ci possanoessere dubbi» sulle colpe di Mosca.

BRUXELLES, 13. Il futuro dellacooperazione tra Nato e Unioneeuropea è stato al centro del verti-ce di ieri a Bruxelles tra il segreta-rio dell’Alleanza Atlantica, JensStoltenberg, e l’Alto rappresentan-te dell’Ue per gli affari esteri e lapolitica di sicurezza, FedericaMogherini.

La Nato «appoggia gli sviluppisulla difesa europea, perché unadifesa europea più forte contribui-rà a una Alleanza atlantica piùforte e a una condivisione piùequa degli oneri transatlantici», silegge in una nota congiunta.

«Il segretario generale è statochiaro sulla necessità della coeren-za di queste iniziative con il lavo-ro dell’Alleanza atlantica e sullacomplementarità» tra Nato eUnione europea, ha aggiunto lastessa fonte.

L’incontro tra Mogherini eStoltenberg è stato pianificato datempo e fa parte dei periodici col-loqui tra i leader delle due orga-nizzazioni nel contesto della coo-perazione rafforzata. Il vertice siinserisce nel lavoro preparatorioche precede il prossimo verticedella Nato, in programma nel me-se di luglio.

Oltre alla cooperazione e allerecenti iniziative europee in mate-ria di difesa, il segretario generaledella Nato e l’Alto rappresentantedell’Unione europea per gli affariesteri e la politica di sicurezzahanno parlato anche dei temi diattualità internazionale.

Raggiunta un’intesa anche sullacooperazione tra il segretario ge-nerale e i presidenti del Consiglioe della Commissione Ue.

TRIPOLI, 13. La guardia costiera libica «ha potuto salva-re» 137 migranti, tra cui 19 donne e quattro bambini, abordo di due gommoni partiti da Zawiya, nella Tripoli-tania, ha annunciato ieri il portavoce della marina libi-ca, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem. I migranti sonoper lo più africani ma sull’imbarcazione era presenteanche un siriano.

Dopo aver ricevuto assistenza umanitaria e medica, imigranti sono stati portati al centro di accoglienza diTrig al Seka, a Tripoli. Una settimana fa, la guardia co-stiera libica ha fatto sapere di aver salvato, in due di-stinte operazioni, 202 migranti illegali a ovest di Tripo-li, tra cui 14 donne e due bambini. Un gommone con92 persone a bordo è stato intercettato a 29 miglia a

nord di Sabrata, l’altro con 110 migranti a 25 miglia allargo di Zuara.

All’inizio di questa settimana, la commissione bilate-rale italo-libica per il contrasto all’immigrazione illegalesi è riunita di nuovo a Tripoli. Da entrambe le parti, se-condo un tweet pubblicato dell’ambasciata d’Italia aTripoli, è stato sottolineato il «record di salvataggi ef-fettuati dalla guardia costiera libica nel 2018» e «l’acco-glienza umanitaria dei migranti all’arrivo nei porti libi-ci» assicurata dall’Alto commissariato delle NazioniUnite per i rifugiati e dall’Organizzazione internaziona-le per le migrazioni. Secondo le ultime statistiche, però,dal primo gennaio più di 500 migranti sono deceduti inmare mentre tentavano di raggiungere l’E u ro p a .

BRUXELLES, 13. «La Slovacchia do-vrebbe unirsi alla maggioranza deipaesi Ue a favore della solidarietàper l’accoglienza dei migranti, spet-ta al suo governo decidere qualistrumenti offrire, ma sono del tuttoconvinto che entro giugno trovere-mo la migliore soluzione possibile».Lo ha detto ieri il presidente dellaCommissione europea, Jean-ClaudeJuncker, durante un incontro con ilprimo ministro slovacco, Peter Pel-legrini, rispondendo alle domandedei giornalisti sulle posizioni di Uee di Bratislava in tema di accoglien-za dei migranti.

La Slovacchia ha ribadito il pare-re contrario alle quote obbligatorie,offrendo alternative. «Non voglia-mo solo dire no, proponiamo alter-native e diremo come immaginiamoil nostro contributo e la nostra for-ma di solidarietà», ha spiegato ilprimo ministro, che ha anche affer-mato di aver chiesto un dibattitoaperto con l’obiettivo di trovare unconsenso.

Pellegrini ha aggiunto che la Slo-vacchia ha già mostrato «forme disolidarietà alternative», come il

contributo al Fondo fiduciario del-l’Unione europea per l’Africa —«per alleviare il peso all’Italia», haprecisato — e l’accoglienza dei ri-chiedenti asilo dall’Austria.

La Slovacchia, insieme con Un-gheria, Repubblica Ceca e Polonia(i quattro paesi del patto di Vise-grad), ha sempre rifiutato la riparti-zione dei migranti — i cosiddetti ri-collocamenti — tra gli stati membridell’Unione europea.

Juncker e Pellegrini hanno anchediscusso del caso dell’assassinio delgiornalista Ján Kuciak, ucciso a col-pi di arma da fuoco lo scorso 22febbraio a Veľká Mača, nel distrettodi Galanta. «Il primo ministro miha dato una serie di informazioni ariguardo e sono convinto che le au-torità slovacche stiano facendo delloro meglio per fare piena luce sullavicenda», ha detto Juncker. «Nonspetta e me dare consigli alla poli-zia, ma posso aggiungere che hopiena fiducia nel lavoro delle forzedell’ordine e della magistratura»,ha concluso al riguardo il presiden-te della commissione europea.

Kinshasa boicottala conferenza

dei paesi donatori

GINEVRA, 13. Si svolge oggi inSvizzera la conferenza internazio-nale umanitaria a favore della Re-pubblica Democratica del Congo,alla quale partecipano le NazioniUnite e l’Unione europea, controla volontà del paese africano, chenon è presente, ma con il sostegnodell’opposizione congolese e delleong. «Proviamo a raccogliere fon-di, non per il governo, ma per imilioni di persone che hanno di-speratamente bisogno di aiutiumanitari in Repubblica Demo-cratica del Congo», ha dichiaratoJaens Laerke, il portavoce dell’Uf-ficio delle Nazioni Unite per gliaffari umanitari.

I co-presidenti della conferenza,il responsabile Onu Marck Lo-wcock e il commissario Ue per gliaiuti umanitari e la gestione dellecrisi Christos Stylianides, che sisono recati nella Repubblica De-mocratica del Congo recentemen-te, puntano a mettere insieme lacifra di 1,7 miliardi di aiuto. MaKinshasa non vuole questo dena-ro, accusando l’Onu di rovinarel’immagine del paese e di provo-care la fuga degli investitori. Ilnumero di sfollati interni stabilitodal governo, per esempio, è 20volte inferiore alle stime dell’Altocommissariato delle Nazioni Uniteper i rifugiati: 230.000 contro 4,5milioni.

Il presidente e candidato delpartito di opposizione Udps, FélixTshisekedi, ha criticato «l’atteggia-mento irresponsabile del governodi Kinshasa, che dimostra di esse-re indifferente di fronte alla mise-ria del popolo congolese».La città di Barawe un tempo sotto il controllo degli Al Shabaab

ROMA, 13. «Dall’andamento delleconsultazioni di questi giorniemerge con evidenza che il con-fronto tra i partiti per dar vita inparlamento a una maggioranzache sostenga il governo non hafatto progressi». Lo ha sottolinea-to stamane il presidente della re-pubblica, Sergio Mattarella, al ter-mine del secondo giro di consulta-zioni che hanno confermato la si-tuazione di stallo già registrata neiprimi colloqui e che la settimanadi riflessione e di confronto in piùconcessa ai partiti dal capo dellostato non ha sbloccato.

Davanti ai giornalisti, dopo gliincontri con il presidente emerito,Giorgio Napolitano, e con i presi-denti di camera e senato, Mat-tarella ha ribadito quanto detto ie-ri alle forze politiche. E cioè «lanecessità per il nostro paese diavere un governo nella pienezzadelle sue funzioni. Le attese deinostri concittadini, i contrasti nelcommercio internazionale, le sca-denze importanti e imminenti del-l’Unione europea, l’acuirsi delletensioni internazionali in aree nonlontane dall’Italia, richiedono conurgenza — ha affermato il presi-dente — che si sviluppi e si con-cluda positivamente un confrontotra i partiti per raggiungerequell’obiettivo, quello di avere ungoverno nella pienezza delle suefunzioni». Per questo ha aggiun-to, «attenderò alcuni giorni, tra-scorsi i quali valuterò in che mo-do procedere per uscire dallo stal-lo che si registra».

Dunque dopo gli incontri di ie-ri al Quirinale con i gruppi parla-mentari, Mattarella ha dovutoprendere atto che le distanze tra ipartiti restano immutate e chel’ipotesi di dare vita ad un nuovogoverno è ancora lontana. Centro-destra e M5S si dicono pronti a la-vorare per dar vita a una maggio-ranza, ma resta un muro tra ForzaItalia e Cinquestelle, accusati daSilvio Berlusconi di non conoscere«l’abc della democrazia». Una«battutaccia» l’ha definita LuigiDi Maio, che ha invitato il leaderleghista Matteo Salvini ad abban-donare l’alleato, anche perché, hanotato, con la Lega è emersa «unasinergia istituzionale e tra i nostrigruppi». Salvini non ha nascosto

irritazione per l’uscita, inattesa, diBerlusconi, ma non per questo, al-meno per ora, sembra disposto aprendere le distanze da Forza Ita-lia. «La battuta di ieri di Berlu-sconi? Non cambia nulla» hachiarito stamane, precisando peròche «o la smettono o si vota».

Anche sul fronte della minoran-za le posizioni non sembranocambiate. I democratici con il reg-gente Maurizio Martina anche ierihanno ribadito la scelta di stareall’opposizione, rilanciando anco-ra una volta la palla al centrode-stra e all’M5S: «Basta veti, perso-nalismi e tira e molla tra loro. Di-cano chiaro se sono nelle condi-zioni di governare il paese oppureno», ha detto Martina.

Di fronte a questo situazione,Mattarella ha deciso di concederealtro tempo. Ma non troppo. Incaso di ulteriore stallo potrebbeassumere un’iniziativa per dareuna sterzata alla situazione. Ma-gari affidando un preincarico o unmandato esplorativo per metterealla prova le forze politiche che sidicono pronte a governare.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 14 aprile 2018 pagina 3

Nuova marcia di protesta dei palestinesi al confine

Venerdì di altissima tensionenella Striscia di Gaza

Se ci saranno sostanziali miglioramenti

Trump valutail rientro nel Tpp

Possibileaccelerazionenell’inchiesta

sul Russiagate

WASHINGTON, 13. Dopo la perqui-sizione da parte dell’Fbi dell’uffi-cio, della camera d’albergo edell’abitazione di Michael Cohen,avvocato personale del presidentedegli Stati Uniti Donald Trump,potrebbe saltare l’i n t e r ro g a t o r i odel capo della Casa Bianca daparte del procuratore speciale cheindaga sul Russiagate, RobertMueller. Lo riportano i media sta-tunitensi, sottolineando che po-trebbe esserci un’accelerazionenelle indagini. La Cnn spiega cheil legali di Trump, che stavano de-finendo i dettagli su tempi e modidell’interrogatorio, hanno interrot-to i negoziati accusando il team diMueller di mancanza di fiducia.La Nbc racconta invece che è pro-prio quest’ultimo che non avrebbepiù bisogno di sentire Trump do-po il materiale acquisito durantele perquisizioni.

Intanto fanno discutere anchele anticipazioni, pubblicate daimedia degli Stati Uniti, del libroin uscita di James Comey, l’ex di-rettore dell’Fbi rimosso da Trumpper divergenze sulla gestione delRussiagate. Il libro, intitolato AHigher Loyalty: Truth, Lies andL e a d e rs h i p (“Una lealtà più alta:verità, bugie e leadership”) pre-senta un ritratto critico del presi-dente Trump che, secondo l’auto-re, intenderebbe la leadership co-me «pretesa di una lealtà alla suap ersona».

La situazione in Venezuela al centro dell’i n c o n t ro

A Limail summit delle Americhe

Il palazzo sede dell’VIII vertice Osa (Epa)

Uccisa in Messicouna giovane

esponente politica

CITTÀ DEL ME S S I C O, 13. Il corposenza vita di una candidata depu-tata del Partito verde nello statomessicano di Michoacan è statoritrovato nella sua macchina, ab-bandonata nella periferia della ca-pitale dello stato, Morelos. Mari-bel Barajas, 25 anni, è il settanta-novesimo dirigente politico uccisonell’ambito della campagna per leelezioni nazionali del prossimoprimo luglio. Barajas pochi giornifa aveva presentato la sua candi-datura nel distretto di Mugica,nella regione fra gli stati di Mi-choacan, Guerrero e Messico notaper la violenza delle bande crimi-nali locali.

Per la CoreaLavrov chiedecolloqui a sei

MOSCA, 13. «I colloqui a sei —tra Russia, Stati Uniti, Cina,Giappone, Corea del Nord e Co-rea del Sud — rappresentano an-cora il modello secondo il qualedovrebbero essere discusse lequestioni della sicurezza e delladenuclearizzazione» della peniso-la coreana. Lo ha detto da Moscail ministro degli esteri russo Ser-ghiei Lavrov. I colloqui a sei so-no stati per circa cinque anni lacornice nella quale si sono svoltele discussioni per lo smantella-mento del programma nuclearenordcoreano. Inaugurati nel2003, sono stati sospesi alla finedel 2008, poco prima del secon-do test nucleare di Pyongyang.

Nei giorni scorsi, anche il lea-der nordcoreano, Kim Jong-un,si è detto disponibile a tornare altavolo delle trattative.

Intanto, si è svolta ieri aPyongyang la sessione primaveri-le dell’assemblea legislativa nord-coreana. Alla riunione non hapreso parte Kim Jong-un. La suapresenza non è vincolante, maKim ha partecipato a sei delle ul-time otto sessioni parlamentari,da quando ha assunto il poterenel 2011. Ad aprile il leader nord-coreano ha in programma incon-tri con il presidente sudcoreanoMoon Jae-in, e a maggio conDonald Trump.

Cittadinanza ai rohingyache rientrano in Myanmar

TEL AV I V, 13. Due palestinesi sonostati uccisi ieri a Gaza e già questamattina sono segnalati alcuni inci-denti con feriti al confine con Israe-le durante la cosiddetta Marcia delritorno. Alla manifestazione, indettadal movimento di Hamas ogni ve-nerdì per sei settimane, sono attesemigliaia di persone. E sia Israeleche Hamas hanno fatto sapere diaver irrigidito le misure di sicurezzanella zona. Con le vittime di ieri è

salito a 32 il numero dei palestinesiuccisi al confine con Israele dal 30marzo.

La tensione è altissima. «Innalza-mento della bandiera della Palestinae incendio della bandiera di Israele»sono le parole d’ordine dei manife-stanti che sono stati convocati allafine della preghiera del venerdì nellemoschee. Amer Shreith, esponentedel comitato che organizza la cosid-detta Marcia del ritorno, ha annun-ciato all’agenzia di stampa palesti-nese Màan che centinaia di bandierepalestinesi saranno innalzate, men-tre quelle israeliane saranno brucia-te. Shreith ha comunque ribadito«l’importanza di un impegno per lapace» durante il corteo.

Le forze della sicurezza israelianahanno dispiegato carri armati e cec-chini. Israele sostiene che la prote-sta, inizialmente considerata pacifi-ca, sia stata manipolata da Hamas,

il gruppo militante islamico checontrolla la Striscia.

Intanto si continuano a contaremorti e feriti. Ieri un miliziano diHamas è stato ucciso e uno è statoferito in un raid aereo, mentre unpalestinese è stato ucciso da colpid’arma da fuoco. Il raid è avvenutodopo che un ordigno era esplosoaccanto a un cingolato israeliano.Per l’aviazione israeliana si è trattatodi un attacco contro obiettivi «terro-ristici».

L’altra vittima palestinese si èavuta al confine. Secondo una fonteufficiosa israeliana l’uomo è statocolpito a morte mentre cercava diinfiltrarsi. Miliziani di Hamas hannorisposto usando mitragliatrici e ilfuoco è stato così intenso da farscattare il sistema antimissile israelia-no. Sul confine sono risuonate sire-ne di allarme e gli abitanti dei vil-laggi ebraici sono corsi nei rifugi.

DACCA, 13. Il Myanmar si avvia aconsentire che i musulmani dellaminoranza etnica musulmana deirohingya chiedano e ottengano lacittadinanza una volta tornati nelpaese dal Bangladesh. Lo ha affer-mato ieri Win Myat Aye, ministrodegli affari sociali del Myanmar, do-po un meeting con esponenti delgoverno del Bangladesh, a Dacca.

Chi chiederà la cittadinanza, do-vrà, però, affrontare un iter di verifi-che. «Il processo prima era molto

lento, ma ora abbiamo accelerato ilpercorso», ha precisato Aye, che du-rante la sua visita ha incontrato an-che alcuni rifugiati rohingya nelcampo profughi di Kutupalong, ilpiù grande del mondo, situato nellapunta meridionale del Bangladesh,in prossimità della frontiera con ilM y a n m a r.

La visita di Aye è la prima di unministro del Myanmar in Bangla-desh dalla recente fuga di massa deirohingya. Dallo scorso agosto, oltre

700.000 rohingya sono fuggiti dallostato del Rakhine per sottrarsi alleviolenze perpetrate dall’esercito diNaypiydaw, considerate dalle Nazio-ni Unite alla stregua di una «puliziaetnica» contro la minoranza etnicamusulmana. Ai profughi oltre confi-ne, vanno aggiunti le decine di mi-gliaia che vorrebbero abbandonareil Myanmar per raggiungere paesidi religione musulmana, fuggendovia terra (in Thailandia) o via mare(in Malaysia e Indonesia).

I n t e rc e t t a t imissili dei ribelli

yemeniti

RIAD, 13. La difesa antiaerea sau-dita ha abbattuto un missile spa-rato ieri dai miliziani yemenitihuthi contro l’aeroporto interna-zionale di Abha, nel sud del-l’Arabia Saudita. Lo ha riferitol’emittente televisiva satellitare AlArabiya, citando fonti sul campo.Il traffico aereo, informa la stessafonte, non è stato interrotto.

In seguito all’abbattimento,nella capitale saudita Riad, sonostate avvertite due forti esplo-sioni.

Un testimone oculare ha ancheriferito di un missile caduto nellazona nordorientale della capitale,senza causare vittime o danni.Secondo un portavoce degli hu-thi, il missile era diretto contro lasede del ministero della difesa,ma al momento non si hannoconferme ufficiali.

Gli huthi sono un movimentosciita guidato da Ansar Allah, esono in conflitto con l’ArabiaSaudita, che supporta le autoritàyemenite attraverso l’alleanza mi-litare, nella guerra civile in corsonello Yemen da oltre quattro an-ni. Dal 2014, gli huthi controlla-no, la capitale yemenita, San’a.

Più volte, in passato, i ribellihanno sparato missili control’Arabia Saudita, tutti intercettatidalle forze armate di Riad.

LIMA, 13. Si svolge oggi e domani aLima l’ottavo Summit delle Ameri-che. Il segretario dell’O rganizzazio-ne degli stati americani (Osa), LuisAlmagro, ha detto che l’e m e rg e n z arifugiati sarà il principale tema didibattito tra i capi di stato e di go-verno.

Nei giorni scorsi Almagro haspiegato che la priorità dei paesidella regione sarà offrire una solu-zione alla crisi umanitaria venezue-lana. «Il tema cruciale è il crollo delVenezuela e la situazione democrati-

ca, che colpisce anche tutti i paesidella regione per l’aumento dell’im-migrazione di venezuelani», ha det-to. Al vertice non prenderà parte ilpresidente del Venezuela, NicolásMaduro, che ha rinunciato denun-ciando «insufficienza delle misuredi sicurezza».

In rappresentanza degli StatiUniti è arrivata a Lima la figlia delpresidente Donald Trump e consi-gliere speciale della Casa Bianca,Ivanka Trump, che presenterà unprogetto a favore delle donne.

WASHINGTON, 13. «Potrei rientrarenel Tpp solo se l’accordo sarà so-stanzialmente migliore dell’a c c o rd oofferto al presidente Obama». Loha dichiarato in un tweet il presi-dente degli Stati Uniti DonaldTrump. La presa di posizione giun-ge dopo alcune affermazioni di se-natori repubblicani riguardo al fattoche consiglieri economici della CasaBianca stanno valutando il rientronel Trans Pacific Partnership, l’ac-cordo commerciale con altri 11 paesidell’Asia-Pacifico negoziato dall’expresidente Barack Obama.

«Noi abbiamo già accordi bilate-rali con sei degli undici paesi delTpp e stiamo lavorando per un ac-cordo con la principale di questenazioni, il Giappone, che ci ha col-pito duramente per anni sul frontecommerciale», continua il tweet diTru m p .

Prima della presa di posizionedel presidente, una dichiarazionediffusa dalla Casa Bianca avevacercato di ridimensionare le rivela-zioni arrivate da Capitol Hill. Laportavoce Lindsay Walters avevadetto che Trump ha chiesto di «va-lutare ancora una volta se sia pos-sibile o no negoziare un accordom i g l i o re » .

Dopo un incontro con Trump, ilsenatore Gop Ben Sasse ha riferitoche il presidente aveva dato incari-co al suo consigliere economico,

Larry Kudlow, e al rappresentantedegli Stati Uniti per il commercio,Robert Lighthizer, «di valutare ilrientro nei negoziati». «Ovviamen-te è un processo deliberativo e ilpresidente è una persona al qualepiace valutare idee molto diverse»,ha aggiunto Sasse che in preceden-za aveva criticato la decisionedell’amministrazione di uscire dalTpp e in particolare l’imp osizionedei dazi.

Su quest’ultimo fronte si registra«una nuova fase d’apertura» prefi-gurata dal presidente cinese Xi Jin-ping, che ha annunciato un’ampiagamma di misure, inclusi il tagliodei dazi alle importazioni di auto el’allentamento delle restrizioni allaproprietà straniera.

La mossa, in un periodo di gravitensioni commerciali con gli StatiUniti, ha dato slancio alle borsemondiali. «Andando avanti, ridur-remo i limiti agli investimenti stra-nieri», ha aggiunto Xi, auspicandoche le economie sviluppate faccianocadere le barriere all’import di tec-nologia cinese e all’export dei loroprodotti hi-tech.

La Casa Bianca è incoraggiatadalle parole del presidente Xi sulcommercio ma attende di vedere searrivano azioni concrete, hacommentato il portavoce SarahSanders.

A rischio gli ecosistemi in diverse parti del mondo

Fiumi contaminati dai farmaciVIENNA, 13. Analgesici, antibiotici, agenti anti-pia-strinici, ormoni, psicofarmaci e antistaminici sonoalcune delle sostanze chimiche che hanno invaso ifiumi di tutto il mondo. Prodotti dannosi perl’ambiente, riversati dalle fogne in scarichi organi-ci. Lo rivela uno studio condotto dall’Institute forwater education, un'organizzazione internazionaleistituita come parte integrante dell'Unesco nel2003. Il rapporto è stato presentato alla conferen-za Ue delle geoscienze a Vienna. «Una gran partedegli ecosistemi di acqua dolce è potenzialmentea rischio per l’alta concentrazione di farmaci», haspiegato al quotidiano britannico «The Guardian»il ricercatore Francesco Bregoli, alla guida di unteam che ha sviluppato un metodo per individua-re la contaminazione da medicine.

Gli studiosi hanno trovato nei fiumi diversiprodotti a livelli pericolosi per la fauna selvatica.La ricerca ha usato un comune anti-infiammato-rio, il diclofenac, come indicatore della diffusionedei farmaci nelle acque dolci. Gli interferenti en-docrini ad esempio hanno indotto cambiamentisessuali in pesci e anfibi. Il fiume Niger in Mali (Reuters)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 14 aprile 2018

L’apparizione della Vergine ad Annaproviene o meno dalla verità del cielo?Anna guarda in alto e si perdeCrede al dono di séalla Chiesa e a Dioma il suo è un sacrificio infecondo

Nel film «L’apparition» di Xavier Giannoli

La notte delle verità umane

Vincent Lindon nei pannidel giornalista Jacques Mayano

Anna interpretata da Galatéa Bellugi

di SY LV I E BA R N AY

Q uando il cinema mette inscena le apparizioni dellaVergine, la telecamera ine-vitabilmente effettua unprimo piano sulla questio-

ne del soprannaturale. È questa la postain gioco dell’ultimo film di XavierGiannoli uscito sugli schermi lo scorso14 febbraio che ci porta in una cittadinadel sud-est della Francia, dove una gio-vane diciottenne, Anna, afferma di avervisto la Vergine.

La voce si diffonde presto. I pellegri-ni affluiscono ormai in massa per racco-gliersi a Carbarat, luogo immaginariodelle presunte apparizioni. Il Vaticano

riunisce una commissione d’inchiesta in-caricata di far luce sugli eventi. Mentrerientra dalla Siria, dove un collega si èfatto uccidere davanti ai suoi occhi, Jac-ques Mayano, grande reporter di «Oue-st-France» riceve una chiamata dal Vati-cano che gli chiede di far parte dellacommissione e di indagare sui fatti.

Al ritmo dell’inchiesta condotta dalgiornalista interpretato dall’attore Vin-cent Lindon, il film interroga con intel-ligenza la storia tanto complessa dellanatura umana quando si trova di frontealla questione del soprannaturale. Lastoria di Anna — interpretata dalla me-ravigliosa Galatéa Bellugi — prende for-ma man mano che l’inchiesta avanzaper permettere allo spettatore di accede-re all’intimità di una vita in cui non c’èné verità né menzogna, ma solo uncammino per cercare di riprendere fiatoe continuare a vivere.

Xavier Giannoli, che nei suoi film af-fronta in modo ricorrente la questione

della menzogna e della verità, ritorna suuna delle immagini forti che ha fattonascere in lui l’idea della sceneggiatura:«Avevo trovato la foto di una piccolaveggente con il casco dell’elettro encefa-logramma sulla testa e le mani giunte,in preghiera, mentre venivano analizzatele onde elettriche del suo cervello, pervalutare la sua sincerità. C’era una stra-na poesia in quella foto, come se la tec-nologia fosse capace di sondare i misteridell’anima. Ero attratto soprattutto dalladimensione fattuale dell’inchiesta».

Comincia allora una storia cinemato-grafica condotta sotto forma di thriller,inchiesta personale del regista e altempo stesso ricerca ostinata del giorna-lista sulla questione centrale del discer-nimento.

Sullo schermo nasce così Anna. Lagiovane rimanda confusamente all’im-magine che una persona qualunque puòfarsi della giovane veggente di Lourdes.Ne ha la freschezza e il candore, lasemplicità povera e l’umiltà apparente.Come nei ritratti di un tempo, ha unrosario blu fra le dita e le mani giuntein preghiera. Ma i suoi abiti da adole-scente la situano in un presente moltoattuale.

Vestita con un jeans scolorito e unafelpa dal colore spento, Anna percorrecon le sue scarpe da ginnastica il suocammino di fede, dove trascina non so-lo se stessa ma un intero corteo di fede-li. È proprio qui che la storia cominciaa porre problemi. Il regista crea subitouna somiglianza fattuale tra la cittadinadove la Vergine è apparsa ad Anna e lacittadina di Lourdes rimasta viva nellamemoria collettiva: una giovane ragaz-za, un paesaggio di montagna, un bor-go senza storia, un caso di apparizioneche infiamma sia la società civile sia lagerarchia ecclesiale.

L’abate Borodine ricorda l’abate Pe-yramale. Come a Lourdes, l’abate è ilprimo testimone indiretto delle appari-zioni, la persona con cui Anna si confi-da quando le accade di sentire il so-prannaturale nella sua vita. Fino a quelmomento Anna ha conosciuto solo fa-miglie adottive e affidamenti. Sotto la VRepubblica, come pure sotto il SecondoImpero, la miseria continua a nascon-dersi sotto le impotenze della povertà.

Inevitabilmente il grande pubblicorievoca ricordi che sono anche quelli diXavier Giannoli: «Tutti conoscono Ber-nadette Soubirous, ma ce ne sono tantealtre, prima e dopo di lei. L’ultima ap-parizione riconosciuta canonicamentecome soprannaturale risale agli anni Ot-tanta in Argentina, a San Nicolás. E sipotrebbe parlare di Garabandal, diMedjugorje o di Fatima». All’inizio delfilm, lo spettatore vede tra l’altro Jac-ques consultare questa lista in qualità digiornalista ansioso d’i n d a g a re .

Nel corso della storia Xavier Giannolicerca in effetti di affrontare, sotto formadi fiction, un fatto religioso che s’inscri-ve nella lunga durata della storia delcristianesimo e le cui prime testimonian-ze risalgono all’inizio del IV secolo. Lasua telecamera insegue “una realtà” cheè anche quella che la Chiesa attribuiscegiuridicamente alle apparizioni a partiredalla metà del XIX secolo.

Il termine “re a l t à ” è nuovamente uti-lizzato dai vescovi per designarne la so-prannaturalità: «Noi dichiariamo chel’apparizione della Santa Vergine ai duepastorelli [a La Salette] reca in sé tutti icaratteri della verità e i fedeli hannofondate ragioni per crederla indubitabi-le e certa» (19 settembre 1851; «Ritenia-mo che Maria Immacolata, Madre diDio, è realmente apparsa a BernadetteSoubirous, l’11 febbraio 1858 ed i giorniseguenti, in numero di diciotto volte[…] nei pressi della città di Lourdes;che questa apparizione riveste tutti i ca-ratteri della verità, e che i fedeli hannoragioni fondate a crederla certa» (18gennaio 1862); “Noi dichiariamo chel’Immacolata Vergine Maria, Madre diDio, apparve veramente il 17 gennaiodel 1871 a Eugène e Joseph Barbedette,Françoise Richer e Jeanne-Marie Lebos-sé, nel villaggio di Pontmain» (2 feb-braio 1872).

Come a La Salette (1846), a Lourdes(1858) o a Pontmain (1871), la commis-sione d’inchiesta riunita a Carbarat, surichiesta di monsignor Vassilis, membrodella Congregazione per la Dottrinadella Fede, cerca dunque d’i n t e r ro g a rela “re a l t à ” delle apparizioni.

L’apparizione della Vergine ad Annaproviene o no dalla verità del cielo? Perrispondere a una simile domanda, Xa-

vier Giannoli mobilita dunque di frontealla telecamera lo stesso modello di ri-conoscimento delle apparizioni messocostantemente in atto nell’Europa catto-lica tra il Vaticano I e il Vaticano II.

La prospettiva di prudenza pastoraleche dominava l’approccio alle apparizio-ni mariane nell’epoca moderna cede orail passo a un discernimento nettamentepiù attestato. Spetta allora all’o rd i n a r i odel luogo, ossia in generale al vescovo,indagare sui fatti mobilitando i testimo-ni e gli esperti che possono essere medi-ci, storici, giuristi, psichiatri... La Con-gregazione per la Dottrina della Fede,che negli anni 1974-1978 elabora nuovicriteri di discernimento delle apparizio-ni e delle rivelazioni mariane, s’inscrivein questa continuità.

Quel documento normativo regolaora i casi di apparizione successivi al1980. Al termine di una procedura d’in-chiesta, condotta in generale da unacommissione incaricata di esaminare ifatti, come nel film, si possono emetteretre forme di constatazione, anche se ladecisione finale spetta al vescovo: unconstat de supernaturalitate (si constata lasoprannaturalità), in cui l’origine so-prannaturale dei fatti viene riconosciutadalla Chiesa cattolica, come e San Nico-lás in Argentina nel 2016; un constat denon supernaturalitate (si constata la nonsoprannaturalità), in cui l’origine so-prannaturale dei fatti non viene ricono-sciuta dalla Chiesa cattolica, come a Ez-quioga in Spagna; un non constat de su-pernaturalitate (non si constata la so-prannaturalità).

In quest’ultimo caso, l’origine sopran-naturale delle apparizioni non è ancorariconosciuta dalla Chiesa ma neppure laloro non soprannaturalità. La Chiesanon ha ancora emesso il suo giudizio,rimane in attesa: la soprannaturalità o lanon soprannaturalità possono esserepronunciate in un secondo momento.

Al di là dello stile molto concreto incui Xavier Giannoli filma lo svolgimen-to della procedura d’inchiesta, lungi daogni proiezione fantasmatica, le appari-zioni di Carbarat interrogano il modoin cui la fede si fa interrogativo e lotta.Anna guarda il cielo e si perde. Crededi trovare se stessa nel nuovo istitutoche l’accoglie come novizia ma diventa

prigioniera degli attori che cercano diappropriarsi della sua parola e della suaimmagine.

Crede al dono di se stessa alla Chiesae a Dio, ma si consuma in un sacrificiosenza fecondità, dove alla fine non vedeche la morte. Affrontando, per conclu-dere, il complesso problema della misti-ficazione — poiché si capisce poco a po-co che Anna la cristiana non ha visto laVergine — il film deporta allora la suaricerca della verità in un campo profu-ghi del Medio Oriente, al confine conla Siria.

È lì che l’amica d’adolescenza di An-na, Meriem la musulmana, ha volutoguardare la terra per trovare se stessa.

Meriem ha creduto di perdersi nellarivelazione che ha fatto improvvisamen-te irruzione nella sua vita poiché è leialla fine che ha visto la Vergine Maria.Anche lei ha creduto al dono di se stes-sa, ma è a quanti soffrono che ha volutodonarsi interamente per guardare lavita.

La storia di Anna e quella di Meriemsi ricongiungono nei loro cammini dipassione non tracciati, l’eccesso perl’una e l’ardore per l’altra, che le fannoandar via senza voltarsi indietro.

Bisogna quindi parlare di Anna comedi una “falsificatrice di Dio”? Lo storicoesita a utilizzare un simile appellativoche gli appare inadatto a dire la veritàsu un cammino umano, dovesse ancheterminare in un vicolo cieco. XavierGiannoli presenta molti dei procedi-menti utilizzati nei casi di truffa accerta-ta, che rendono anche testimonianzadella storia delle apparizioni, persinonelle loro falsificazioni: menzogna, ma-nipolazione, gruppo di pressione, pro-paganda massiccia... A Carbarat, i so-spetti di truffa ricadono anzitutto su pa-dre Anton che cerca di promuovere leapparizioni e di strumentalizzare la reli-quia del santo sangue che, a quanto pa-re, ha fabbricato lui di sana pianta, poidi confondere la giovane veggente checerca drammaticamente di dare un sen-so alla propria vita.

Il discernimento non ama i copia eincolla della storia del soprannaturale.Il merito di un film come questo è dimostrare, ma anche di testimoniare, lanotte delle verità umane.

La Madonna dell’Equilibrio

La Madonna dell’Equilibrio

«Santa Maria dell’Equilibrio... Ahproprio quella che ci vuole!» dissePaolo VI, ricevendo le copiedell’immagine mariana, nel settembredel 1968. La nuova iconografia dellaMadre di Dio era stata scoperta percaso un anno prima: è un giorno dipiena estate; siamo all’abbazia diNostra Signora del SS. Sacramento aFrattocchie. Nell’ombra fresca dellasua cella, un monaco trappista fa piùfatica del solito a lottare contro ladistrazione durante la preghiera. Pertutta la mattina non riesce a togliersidalla mente la parola «equilibrio». Lostesso giorno, mentre riordina vecchioggetti finiti in soffitta, gli capita trale mani una lastra di bronzo col rilievodi una Vergine orante, con le maniaperte verso l’alto in corrispondenzadel volto. Vi è incisa la scritta Al m aÆquilibrii Mater, santa Mariadell’Equilibrio. Riprodotta a colori sutela da fratel Armando Panniello, ilquadro viene oggi conservatonell’Abbazia, centro della suadiffusione. Non stupisce che questo

particolare culto mariano sia fiorito trai cistercensi di stretta osservanza,meglio noti come trappisti, ordinereligioso che vive il carisma dellaprofondità, dell’approfondimento delleparole e dell’esperienza della fedecristiana. Un lavoro di scavo interioreche fa emergere tesori preziosi per lavita spirituale dell’uomocontemporaneo, così frammentata eindebolita da mille sollecitazionidiverse, da mille false priorità chepresto svelano la loro inconsistenza.«Davvero è urgente riscoprirel’equilibrio nella nostra vita — scrivedon Tiziano Soldavini, autore di unanovena in cui si prega la Madonnavenerata dai monaci (Milano,Gribaudi, 2018, pagine 63, euro 6) — esappiamo quanto sia facile perderlo.Chi pensa di poterne fare a meno vivegiornate segnate dall’instabilità edall’eccesso e una vita approssimativae disorientata. Diamoci da fare e infretta, a imparare l’artedell’equilibrio». Le obiezioni nonmancheranno, scrive l’autore a

conclusione del volumetto. Perrispondere a chi si chiederà «perchéripetere sempre le stesse parole»,recitando il rosario o pregando con leformule sempre uguali di una novena,don Soldavini cita De Foucauld,«l’amore si esprime con poche parole,sempre le stesse e che ripete sempre».E racconta una scena, semplice macommovente, vista in viaggio: «Unasignora in treno aveva messo a dormireil suo bambino nella rete portabagagli.Quando il piccolo si svegliò, videdall’alto della rete la sua mammaseduta di fronte a vegliarlo.“Mamma!” Fece. E l’altra: “Te s o ro ! ”.Per un pezzo il dialogo tra i due noncambiò: “mamma” di lassù, “t e s o ro ” dilaggiù. Non c’era bisogno di altreparole». In fondo, anche le paroledella Regola di san Benedetto — lestesse da secoli — continuano aplasmare la vita dei monaci. Unaregola, a sua volta, basata interamentesul desiderio di rispondere a un’unicadomanda: «Chi vuole la vita edesidera giorni felici?».

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 14 aprile 2018 pagina 5

di LU C E T TA SCARAFFIA

Con Gaudete et exsultate,questo forte e toccantedocumento, Papa Fran-cesco indica ai fedeliche la loro vera meta è

la santità. Con parole chiare riaffer-ma infatti che il fine vero di una vitasinceramente cristiana è proprioquello, ed è riservato a tutti, non so-lo a coloro che vediamo effigiati conl’aureola e che spesso ci vengono di-pinti così perfetti da non sembrareneppure umani.

Era necessario questo interventoper ricordare quale deve essere la ve-ra direzione delle nostre vite, permolti motivi. Questa precisazioneserve infatti anche a far capire aisuoi critici — e soprattutto a quantilo hanno accusato, con il pretestosoprattutto dell’esortazione apostoli-ca Amoris lætitia, di essere troppo ac-condiscendente nei confronti deipeccatori, troppo indulgente versochi sbaglia — che il suo insegnamen-to non è finalizzato a diffondere uncristianesimo annacquato e quindipiù accettabile, ma che al contrariovuole rilanciare la sfida più alta pergli esseri umani: quella della santità.

Francesco spiega con semplicità echiarezza cosa intende lui per santi-tà: si tratta infatti di una «santità

della porta accanto» — della «classemedia della santità», scrive — p erchéconsiste nell’andare avanti giornodopo giorno, riconoscendo il valoredi ogni atto buono compiuto versogli altri. Una santità fatta di piccoligesti, della quale non dobbiamo ave-re paura perché è alla portata ditutti.

Il papa ci ricorda sommessamenteche i veri santi non sono esseri uma-ni perfetti, ma donne e uomini comenoi, capaci però di misericordia, diascolto, di assumersi la responsabili-tà verso chi è debole e bisognoso.Una santità che si realizza attraversogesti quotidiani, comprensione uma-na, attenzione sincera all’umanitàpresenti in ogni persona.

Non si diventa santi per sapienza— scrive Francesco — e neppure per-ché si obbedisce a tutte le regole: inquesti comportamenti il papa infattivede il pericolo della superbia, dellachiusura in se stessi, della tentazionedi giudicare l’altro invece di amarlo.Si diventa santi aprendo il nostrocuore, con umiltà, all’amore di Dioche si manifesta nell’amore per ilprossimo, un amore che si può speri-mentare già adesso nei gesti che ri-ceviamo o che impariamo a donare.La tradizione cristiana è ricca di san-ti analfabeti, di santi schiavi — Fr a n -cesco ricorda Bakhita — e di santimalati e mendicanti: proprio perquesto il cuore evangelico dell’esor-tazione apostolica Gaudete et exsulta-

te sono le beatitudini evangeliche,spiegate con la semplicità di chi saindicarle come applicazione quoti-diana nelle nostre vite.

Il papa sottolinea anche la santitàfemminile, presente nel cristianesimofin dalle origini, che ha apportatoun contributo decisivo alla costru-zione della tradizione cristiana. Tuttele parole del testo sono un incorag-giamento a percorrere questa via, anon avere paura della santità, a nonpensare che sia un traguardo impos-sibile riservato a persone speciali. Lasantità quotidiana è accessibile a tut-ti — afferma Francesco — e può cam-biare il mondo.

Per esempio — ricorda ancora unavolta il papa — è sufficiente evitarele critiche, l’abitudine a parlar maledelle persone dando luogo così arancori, aggressività, danni a personeinnocenti, talvolta perfino senza ot-tenerne dei vantaggi, ma solo persentire in noi il potere che si provaquando le nostre parole hanno unpeso; anche se questo è un peso di-struttivo. Un essere umano capace dinon cadere in queste trappole di va-nità, di malignità, ma consapevoledel valore di ogni parola che dice eattento a non danneggiare nessunosta compiendo dei passi sulla stradadella santità, anche se non se ne ac-c o rg e .

Le parole di Francesco sono tesesoprattutto a renderci consapevolidel valore delle nostre vite, delle no-stre potenzialità interiori spesso sa-crificate per «fare come gli altri»;giorno per giorno, senza attenderegrandi cose, grandi segnali. La vita

non ha una missione, ma essa stessa«è una missione» scrive il papa.Francesco propone quindi un pro-cesso di realizzazione di sé ben di-verso da quello autoreferenziale, ecentrato su denaro e potere, che stadominando nella società di oggi, unprocesso nel quale più che il rag-giungimento di un traguardo contala serietà con la quale si affronta ilp ercorso.

Ogni parola di Papa Francesco ciriporta alla modesta quotidianitàdelle nostre vite, ma ci fa scorgere lepossibilità di trasformarle in un per-corso di santificazione, un percorsoche deve comprendere momenti disolitudine e di ascolto interiore, percapire meglio cosa dobbiamo fare.Per vedere finalmente con chiarezza«la via unica e specifica che il Si-gnore ha in serbo per noi».

Nella esortazione apostolica «Gaudete et exsultate»

La vita stessaè una missione

di GI A N PA O L O RO M A N AT O

Una storia tragica e gran-diosa, quella degli esordidel cattolicesimo in Giap-pone. Cominciò sotto imigliori auspici con lo

sbarco nel 1579 di Alessandro Valignanoin quel paese allora remoto e ignorato, esi concluse nel secolo successivo, dopola decisione dello shogunato Tokugawadi chiudere gli accessi agli stranieri, conla più spaventosa e crudele persecuzio-ne mai subita dai tempi della Roma an-tica. Furono probabilmente 50.000 i cri-stiani messi a morte fra indicibili tor-menti nell’arco di una cinquantina d’an-

ni. I concetti base del cristianesimo par-vero ai Tokugawa un pericolo mortale.L’idea dell’uguaglianza capovolgeva lebasi dello stato, il martirio era totalmen-te incomprensibile ai giapponesi. E, so-prattutto, c’era il terrore che questa reli-gione straniera, importata, servisse apreparare un’invasione. I pochi cristianiche sopravvissero furono richiusi e isola-ti in uno spazio apposito a Edo, l’attua-le Tokyo.

L’ultimo a risiedervi fu il sicilianoGiovanni Battista Sidoti (o Sidotti)(1667-1714), un sacerdote che riuscì a

farsi mandare dal papa in Giappone perriprendere le fila scompaginate di quellamissione e convincere i governanti chenon avevano nulla da temere dai cristia-ni. Via India e Filippine (dove sostòquattro anni), Sidoti riuscì infine a farsitrasportare alla meta, dove sbarcò da so-lo il 10 ottobre 1708, a Yakushima, l’iso-la più meridionale dell’arcipelago. Subi-to scoperto e arrestato, fu trasferito aNagasaki e poi a Edo, dove, per suafortuna, teneva le redini del governo unpersonaggio di grande spessore moralee intellettuale: Arai Hakuseki. Colpitoda questo straniero che parlava un giap-ponese quasi incomprensibile ma avevasfidato la morte e attraversato tutti imari del mondo per arrivare nel suopaese, volle interrogarlo di persona.

Il dialogo fra i due — mediato da in-terpreti olandesi (gli unici stranieri au-torizzati a vivere in Giappone per ragio-ni di commercio, ma isolati a Nagasakinell’isola di Dejima) che dovettero ri-correre al latino come ponte linguisticofra i due interlocutori —, convinse Araiche il lontano Occidente da cui questiveniva non poteva essere più a lungoignorato dal suo paese. Salvò così la vi-ta al prete e lo rinchiuse nello spaziodei cristiani, sorvegliato da due anzianiconiugi, dove sicuramente ebbe altri in-contri con lui, volti a capire meglio ilmondo europeo e il cristianesimo.

Sidoti, tuttavia, contravvenne ai pattievangelizzando i due carcerieri, che giàavevano avuto contatti con la religionedi Cristo al tempo delle persecuzioni, ebattezzandoli. Fu così punito con l’ina-sprimento del regime carcerario, che neprovocò rapidamente la morte, nel 1714(o l’anno seguente, non è chiaro). MaArai Hakuseki, nel frattempo ritiratosi

dal potere, mise a frutto ciò che avevacapito da quell’incontro e scrisse tre vo-lumi, il cui titolo si può tradurre conNotizie sull’Occidente, alla base del qualec’è proprio il dialogo con Sidoti, tra-scritto quasi come da un verbale.

L’opera ebbe in Giappone una gran-de importanza, anche se fu pubblicatasolo nel 1882 e poi tradotta all’e s t e ro(ma non ancora in italiano). Il suo valo-re consiste nel fatto che Arai anticipa dipiù di un secolo l’apertura al mondoesterno, che avverrà nella seconda metàdell’Ottocento, in periodo Meiji, soste-nendo che non c’era alcun pericolo diinvasioni straniere e che la conoscenzadel lontano Occidente non avrebbe po-tuto che giovare al suo paese.

Ebbene, alla base di questa riflessionelungimirante ci fu il povero Sidoti, rin-chiuso fino a causarne la morte in unacella sotterranea, buia e minuscola, delKirishitan, come veniva chiamato il luo-go di prigionia, successivamente abban-donato e ora inglobato nella grande To-kyo moderna. Sepolto insieme ai duegiapponesi che aveva battezzato, i suoiresti sono stati ritrovati casualmente po-chi anni fa durante dei lavori di scavo.

Fin qui la storia. Ma come è arrivatafino a noi, di quali documenti disponia-mo? Quasi sconosciuto fino a pochi an-ni fa, Giovanni Battista Sidoti è stato ri-scoperto solo di recente — anche grazieal ritrovamento del corpo, ampiamentepubblicizzato dalla stampa internazio-nale — e la sua tragica vicenda riportataalla luce recuperando le numerose fonti,a partire da Arai, che consentono di ri-costruire tutto l’arco della vita del mis-sionario, dalla nascita in Sicilia, allapartenza da Roma, all’interminabileviaggio per mare, fino alla lunga sosta a

Manila e al definitivo approdo in Giap-p one.

Così oggi possiamo leggere tre studiche ci raccontano la sua avventura. Ilprimo, per la verità quasi introvabile, èL’ultimo missionario di Renzo Contarinie Augusto Luca (Milano, Edizioni ItaliaPress, 2009). C’è poi il bel lavoro dellascrittrice giapponese Tomoko Furi chene ha trasposto in forma letteraria la vi-cenda (L’ultimo missionario. La storia se-greta di G.B. Sidoti in Giappone, Milano,Edizioni Terra Santa, 2017, pagine 288,euro 18). Il libro non ha la forza e lo

Giovanni Battista Sidoti in Giappone

L’ultimo missionario

Justin Atlasbot«La via della santità» (2011)

Nicole Bourgait, «Cammino di vita» (2007)

Quasi sconosciuto fino a poco fail sacerdote siciliano è stato ora riscopertoE la sua coraggiosa testimonianzain un contesto chiuso e ostileè una lezione di fede e di amore

spessore narrativo di Silenzio di ShusakoEndo, il celebre romanzo che nel 1966fece conoscere al grande pubblico lapersecuzione, raccontando la storia diCristovão Ferreira, il gesuita che nonresse alle torture e abiurò, ma si leggevolentieri e spiega chiaramente l’imp or-tanza storica assunta da Sidoti.

Importanza che emerge anche dall’ul-timo lavoro pubblicato, G.B. Sidoti mis-sionario e martire in Giappone, di MarioTorciva (Soveria Mannelli, Rubbettino,2017, pagine 200, euro 18), il cui pregioconsiste soprattutto nel minuzioso ap-parato di fonti e bibliografia che propo-ne, a testimonianza del fatto che ilmondo scientifico, diversamente dalpubblico, non aveva mai dimenticatoquesto missionario.Un ritratto raffigurante Giovanni Battista Sidoti

Anticipiamo il commento che le Edizioni Messaggero di Padovapubblicano in appendice alla Gaudete et exsultate di PapaFrancesco, in libreria dal 16 aprile (2018, pagine 144, euro 2,5). Iltesto della terza esortazione apostolica del Pontefice èaccompagnato anche da una ricca antologia di testi di sanFrancesco, santa Chiara e sant’Antonio di Padova, curata daFabio Scarsato e Alessandro Ratti.

L’anticipazione

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 14 aprile 2018

Appello dell’episcopato in Costa d’Avorio

D ignitàper i carcerati

ABIDJAN, 13. Un provvedimento digrazia per i colpevoli di reati mi-nori e il reclutamento al più pre-sto di nuovi magistrati al fine dipoter accelerare i processi: sonoqueste, in sintesi, le richiesteespresse dalla Chiesa cattolica inCosta d’Avorio di fronte alladrammatica condizione delle car-ceri del paese. In trentaquattroprigioni infatti sono attualmenterinchiusi circa sedicimila detenuti,mentre lo spazio complessivo nepotrebbe ospitare solo quattromi-la. I detenuti sono in carcere per ipiù svariati motivi ma general-mente per reati (piccoli furti, rissa,vendita illegale di farmaci) che inaltri paesi comporterebbero unasanzione pecuniaria. In mediaogni carcerato sconta circa cinque-sei anni di pena, ma molti restanoanni in attesa di essere giudicatida un tribunale. All’interno deipenitenziari, dove mancano l’ener-gia elettrica e persino le finestre,si registrano numerosi casi discabbia, gastroenterite, candidosi,tubercolosi, oltre a gravi infezionipolmonari e delle ossa.

Le precarie condizioni dei car-cerati nella Costa d’Avorio sonostate poste all’attenzione della po-litica e dell’opinione pubblica dalvescovo di Odienné, Antoine Ko-né, presidente della Commissioneepiscopale per la pastorale sociale,nell’omelia pronunciata per lagiornata nazionale dei detenuti,celebrata nei giorni scorsi nellachiesa di Sainte Thérèse de Mar-cory, ad Abidjan, alla presenza dinumerose personalità di governo edi esponenti politici.

Il presule ha chiesto in partico-lare che venga concessa la graziaai detenuti condannati per reatinon gravi e ha auspicato che ven-gano al più presto potenziati gliorganici della magistratura «peraccelerare i processi dei detenutiche sono in attesa di giudizio».Misure che — ha spiegato monsi-gnor Koné all’agenzia Fides —«darebbero sicuramente un voltoumano ai nostri luoghi di deten-zione e correzione e dei quali po-trebbero beneficiare i detenuti in-nocenti che languiscono nelle no-stre prigioni e che, alla fine, per-dono la speranza e si lasciano mo-rire lentamente».

Secondo i dati forniti dal dipar-timento per la pastorale delle car-ceri e dei diritti umani della Con-ferenza episcopale ivoriana, nono-stante il perdono presidenzialeconcesso alla fine dell’anno scorsoa oltre quattromila detenuti per

reati di diritto comune, le carcerirestano ancora oggi sovraffollate eprive delle basilari norme igieni-che. Secondo l’organismo dei ve-scovi, sono 16.254 le persone rin-chiuse nelle carceri del paese, chesono però progettate per ospitarne3754.

La promiscuità e le pessimecondizioni igienico-sanitarie delleprigioni sono state denunciate dadiverse organizzazioni per i dirittiumani e dalla comunità interna-zionale. Di qui l’appello del ve-scovo presidente della Commissio-ne episcopale per la pastorale so-ciale affinché questi luoghi di de-tenzione cambino volto e sianoluoghi di correzione e non di ab-bandono.

Koné ha esortato innanzitutto«i diversi strati sociali ad abban-donare le prigioni morali e spiri-tuali dell’odio, della presunzione,dell’orgoglio, dell’indifferenza e

della corruzione». E ha quindi in-vitato i politici a promuovere lapace e la coesione nazionale: «Lapopolazione della Costa d’Avoriosta aspettando che voi costruiatedei ponti. Questo rasserenerebbesenza dubbio il clima sociale e fa-vorirebbe lo sviluppo di coloroche mettono in dubbio il futurodel nostro paese».

Dopo la celebrazione della mes-sa, il vescovo di Odienné ha gui-dato una delegazione della Com-missione episcopale per la pasto-rale sociale che si è recata in visitaalla prigione militare e a quella ci-vile della capitale Abidjan.

Intanto, lunedì e martedì scorsiorganizzazioni internazionali abo-lizioniste si sono riunite a con-gresso, sempre ad Abidjan, percontinuare la battaglia contro lapena di morte e parlare di dirittiumani negati. Un evento rilevanteperché dall’Africa arriva oggi unavoce forte contro la pena capitale.Più di trecento i partecipanti. Lasessione plenaria è stata presiedutada Annemarie Pieters, vicepresi-dente della World CoalitionAgainst the Death Penalty, e aper-ta dall’intervento di Firmin AndyKacou Randos, co-organizzatoredi “Città per la vita” della comu-nità di Sant’Egidio. Le due gior-nate di dibattito ad Abidjan sonostate contrassegnate dal sostegnoal processo abolizionista nel gran-de continente africano, con un’at-tenzione particolare alle dramma-tiche condizioni delle carceri afri-cane, dove talvolta si può morireanche senza una sentenza di mor-te di un tribunale.

I vescovi sulla raccolta di finanziamenti

Elezioni in Burundicon trasparenza

BUJUMBURA, 13. La Chiesa cat-tolica in Burundi intervienesulle modalità di raccolta difondi per lo svolgimento delleprossime elezioni generali, fis-sate nel 2020. «Siamo preoccu-pati» ha dichiarato il vescovodi Muyinga, Joachim Ntahon-dereye, presidente della Confe-renza dei vescovi cattolici delBurundi, denunciando casi incui il contributo viene richiestoripetutamente. Ci sono sogget-ti, ha precisato, che vengono«tartassati e forzati» a versaredenaro più di una volta. Que-sto perché manca una program-mazione di spesa, cosa che in-vece sarebbe indispensabile —osserva il presule — soprattuttosu questioni e progetti tantoimportanti come sono le elezio-ni. Per questo l’episcopatochiede ai coordinatori di questasottoscrizione pubblica di ren-

dere conto dello stato di avan-zamento della raccolta e diquali siano gli obiettivi prefis-sati.

Per quanto riguarda la Chie-sa, monsignor Ntahondereye,chiarisce il carattere particolaredel contributo che essa può of-frire: un contributo che «nondeve essere tutto di natura fi-nanziaria». La Chiesa infatti siadopera «per la salute delleanime, l’edificazione della pacee il rispetto dell’uomo».

Il presidente dei vescovi delBurundi ritiene quindi che ilcontributo finanziario doman-dato alla Chiesa non possa es-sere che a livello di diocesi.Per questo chiede ai responsa-bili della raccolta di non recla-mare nient’altro da istituzioniecclesiali come parrocchie, co-munità, centri sanitari e orfa-n o t ro f i .

Denuncia dei Medici con l’Africa Cuamm in Sud Sudan

Popolazione affamata e senza cure

ROMA, 13. A un anno dallo scop-pio dell’emergenza fame in SudSudan, l’organizzazione non go-vernativa Medici con l’AfricaCuamm fa il punto della situazio-ne che permane grave e si aggiun-ge all’emergenza sanitaria in unquadro di forte instabilità politicae di tensioni sociali.

In un incontro organizzato aRoma, il direttore del Cuamm,don Dante Carraro, ha rilanciatoun accorato appello ai donatori eai volontari in aiuto del paese afri-cano, indipendente dal 2011 e tea-tro dal 2013 di un conflitto civileche tutt’ora permane. «Il lavoroda fare per questa gente — ha det-to il sacerdote — resta ancora tan-

to e abbiamo bisogno di chiunqueabbia voglia di accompagnarci inquesto cammino».

Si tratta di un appello a tenerealta l’attenzione della comunitàinternazionale in Sud Sudan, inlinea con la volontà di Papa Fran-cesco, che il 23 febbraio scorso haindetto una giornata di preghierae digiuno per la Repubblica De-mocratica del Congo e il Sud Su-dan, due nazioni attraversate daannosi scontri armati che stannouccidendo e affamando le popola-zioni locali. «La situazione è sem-pre molto critica e incerta», haspiegato Chiara Scanagatta, coor-dinatrice dei progetti del Cuammin Sud Sudan, appena rientrata

dal paese africano, afflitto ancheda una svalutazione inarrestabiledella propria moneta.

Oggi Medici con l’AfricaCuamm (nata a Padova nel 1950come Collegio universitario aspi-ranti medici missionari) sta lavo-rando in cinque ospedali e cento-sessantaquattro strutture sanitarie.«Collaboriamo — ha riferito Sca-nagatta — con dodici uffici sanita-ri di contea, ci relazioniamo concinque ministeri della sanità, traYirol e Rumbek, con oltre milleoperatori tra locali ed espatriati,senza contare la scuola per ostetri-che di Lui».

In tutto il Sud Sudan — denun-cia il Cuamm — ci sono pochissi-

mi ginecologi e le ostetriche sonodi media una per ventimila mam-me che devono partorire. In totalesono quasi 1.400.000 i sud suda-nesi che hanno finora beneficiatodegli interventi dell’o rg a n i z z a z i o -ne umanitaria. Nel 2017 i Mediciper l’Africa hanno realizzato oltre370.000 visite ambulatoriali pedia-triche, quasi 17.000 parti assistiti epiù di 45.500 controlli prenatali.«È una mole di lavoro enorme»,ha osservato Scanagatta, «ma, unpasso alla volta, il Cuamm sta fa-cendo la differenza». In particola-re a Nyal Town sta operando inquattro villaggi remoti e moltodifficili da raggiungere, dove sistanno allestendo posti di soccor-so, strutture semplici di fango elegno, dove trovare farmaci e unprimo aiuto, anche per partorirese necessario.

«Bambini e adulti che primanon avevano modo di curarsi — hatestimoniato Giovanni Dall’O glio,medico del Cuamm a Nyal — orapossono contare sul nostro perso-nale sanitario per curare le malat-tie che più frequentemente metto-no a rischio la loro vita ovveromalaria, infezioni intestinali e ma-lattie respiratorie, e per screeningnutrizionali e visite pre-natali».D all’Oglio ha annunciato ancheun nuovo progetto per la salaoperatoria del centro di salute diNyal, che verrà completata neiprossimi mesi. Una struttura, hasottolineato, «indispensabile pergarantire un parto assistito e, seserve, anche un cesareo, nel perio-do delle piogge, quando gli spo-stamenti avvengono solo su acquae sarebbe impossibile raggiungereil più vicino ospedale a Pa-nyijiar».

Caritas Germania per i rifugiatinella Repubblica Democratica del CongoKINSHASA, 13. Una collaborazionefruttuosa a favore dei rifugiati cen-trafricani quella avviata da CaritasGermania insieme alle organizza-zioni consorelle della RepubblicaCentafricana e della RepubblicaDemocratica del Congo. «Siamosoddisfatti di come il progetto pro-ceda», afferma Olivier Bonte, rap-presentate della Caritas tedesca nel-la Repubblica Democratica delCongo, dove sono riparati icentrafricani fuggiti dalla guerra ci-vile che dal 2012 sconvolge il loropaese.

Gli sforzi delle tre Caritas si con-centrano al di qua e al di là delle

rive del fiume Ubangi, che segna ilconfine tra Repubblica Democrati-ca del Congo e Repubblica Centra-fricana, in modo da favorire il ritor-no dei rifugiati in patria, quando lecondizioni di sicurezza lo consento-no. «Fa parte della nostra strategia— spiega Bonte — rimanere accantoalle persone e lavorare sul lungotermine su entrambe le spondedell’Ubangi, per valutare se sonosoddisfatte le condizioni per il rim-patrio e nel contempo sostenere loscambio e la collaborazione tra leCaritas».

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 14 aprile 2018 pagina 7

di JORGE CARLOSPAT R Ó N WONG

Vorrei introdurmi con le paroleconclusive dell’omelia che PapaFrancesco ha pronunciato, pochigiorni fa, nella Messa del Cri-sma: «Il sacerdote vicino, checammina in mezzo alla sua gentecon vicinanza e tenerezza dibuon pastore (e, nella sua pasto-rale, a volte sta davanti, a voltein mezzo e a volte indietro), lagente non solo lo apprezza mol-to, va oltre: sente per lui qualco-

quella di Dio verso il Suo popo-lo, quella di Gesù che è unto perpredicare un messaggio di spe-ranza e perciò di vicinanza e, in-fine, quella del prete. Ciò chesembra soggiacere a questa visio-ne della vicinanza, benchél’espressione non ricorrenell’omelia, è proprio la forma-zione umana.

Si fa presente, infatti, che nonsi tratta solo di un comporta-mento gentile o di un metodocomunicativo, ma di «un atteg-giamento che coinvolge tutta la

tale, con un occhio speciale allaformazione umana, è ciò che ri-guarda il vostro servizio di retto-ri e direttori spirituali. Si trattainfatti di aiutare i candidati asviluppare una giusta maturazio-ne di sé e, in vista del futuro mi-nistero, la capacità di coltivare lequalità umane necessarie alla co-struzione di personalità equili-brate, forti, libere, capaci di por-tare il peso delle responsabilitàpastorali.

Al riguardo, vorrei che questamattina potessimo riflettere anzi-tutto sui contenuti della direzio-ne spirituale. Nonostante molteriflessioni in merito, può capitareancora oggi di intendere questoservizio come qualcosa di “sepa-rato” rispetto alle questioni lega-te all’intimità della persona e al-la vita concreta e quotidiana chesvolge. Parlando all’ultima As-semblea plenaria di questa Con-gregazione — e molti di voi era-no presenti — Papa Francesco haparlato in tal senso di «spirituali-tà senza carne»; inoltre, di recen-te, la Congregazione per la dot-trina della fede, riprendendo ilmagistero ordinario del SantoPadre, ha pubblicato il docu-mento Placuit Deo, nel qualemette in guardia dall’intendere lasalvezza cristiana come un cam-mino meramente interiore, sgan-ciato dal corpo, dalle relazioni edalla realtà materiale.

Anche nell’esortazione aposto-lica Gaudete et exsultate sulla san-tità, pubblicata lunedì scorso,Papa Francesco ha stigmatizzatolo gnosticismo di chi ha «unamente senza Dio e senza carne»,cioè di chi misura la vita spiri-tuale a partire dall’accumulo diconoscenze e ingloba il misterodi Dio nelle formule, senzapreoccuparsi della carne e, cioè,della vita reale.

Ciò mette in primo pianol’esigenza di intendere l’accom-pagnamento spirituale non comeun ambito che riguarda esclusi-vamente la vita di preghiera insenso stretto o qualche consiglio

sulla meditazione e sulla letturaspirituale; al contrario, in virtùdell’Incarnazione di Cristo, noisappiamo che la vita spiritualenon è né astratta e né separatadalla concretezza della quotidia-nità: essa è il centro di un’esi-stenza pienamente umana, eniente di ciò che è umano le èestraneo.

La Ratio sottolinea con chia-rezza, infatti, che la santità di unpresbitero e l’esercizio efficacedel suo ministero dipendono ingran parte dalla maturazionedella sua personalità, dall’equili-brio psico-affettivo e dalle virtùumane, che devono necessaria-mente appartenere al Pastore.Come dire — parafrasando sanTommaso — non esiste unagrazia efficace senza la naturaumana.

In seminario, allora, la forma-zione spirituale non deve esserenegligente nell’interessarsi dimolti aspetti e livelli della perso-na: quello biologico, che segnala crescita evolutiva con le suediverse fasi; quello emozionale,che racchiude anche le sensazio-ni e le percezioni psichiche delcandidato, quello intellettivo cheriguarda i pensieri, le idee e lacapacità decisionale. Ma, soprat-tutto, occorre un attento e scru-poloso discernimento sull’ambitorelazionale e affettivo, i cuiaspetti principali vanno da unacura equilibrata del proprio cor-po alla capacità di dialogare se-renamente con l’altro, dalla sin-cerità alla gentilezza del tratto,

dalla capacità di sostenere le fati-che e gli impegni alla serena in-teriorizzazione della castità e delcelibato.

Occorre lavorare con generosi-tà per aiutare i candidati al sa-cerdozio a maturare un’identitàforte, libera e serena, che li aiutia non reprimere lo sviluppo af-fettivo e sessuale e, al contempo,li renda interiormente solidi, pa-cificati ed equilibrati nelle rela-zioni interpersonali e circa l’ac-quisizione interiore del valoredella castità.

Sulla formazione umana, in-somma, non si può essere super-ficiali: non si può essere preti senon si è prima di tutto uominimaturi, strutturalmente equilibra-ti e affettivamente stabili.

La formazione sacerdotale,perciò, deve anche aiutare i can-didati a sviluppare la capacità dileggere in profondità la propriastoria, di interpretarla alla lucedel progetto di Dio e di acco-gliere con umiltà le proprie fra-gilità, per cercare poi, con i mez-zi spirituali e, se necessario, conl’ausilio delle scienze umane, dirimuovere gli ostacoli di naturapsichica, affettiva o emotiva, cheimpedirebbero un sereno svolgi-mento del ministero.

Parlando ai partecipanti alconvegno sul cinquantesimo an-niversario dei decreti conciliariPresbyterorum ordinis e Optatamtotius, promosso da questa Con-gregazione nel novembre 2015,Papa Francesco ha affermato:«Un buon prete è prima di tutto

un uomo con la sua propriaumanità, che conosce la propriastoria, con le sue ricchezze e lesue ferite, e che ha imparato afare pace con essa, raggiungendola serenità di fondo, propria diun discepolo del Signore. Laformazione umana è quindi unanecessità per i preti, perché im-parino a non farsi dominare dailoro limiti, ma piuttosto a mette-re a frutto i loro talenti. Un pre-te che sia un uomo pacificato sa-prà diffondere serenità intorno asé, anche nei momenti faticosi,trasmettendo la bellezza del rap-porto col Signore. Non è norma-le invece che un prete sia spessotriste, nervoso o duro di caratte-re; non va bene e non fa bene,né al prete, né al suo popolo».

Posto questo delicato servizio,che compete al padre spirituale,al rettore spetta, in comunionecon gli altri formatori, la sintesidel discernimento; la storia e lavita di alcuni sacerdoti, le diffi-coltà che i vescovi devono spessoaffrontare e alcuni fatti di crona-ca purtroppo recente, dimostra-no come su tale discernimentosia indispensabile la massimaprudenza e il più un fermo ri-g o re .

Alcune ombre, insieme a certefragilità, talvolta latenti ma radi-cate nella personalità, possonoessere occultate e nascoste dietrouna facciata perfetta; o, di con-tro, possono essere sottovalutatenel processo formativo da chidovrebbe invece accompagnare ed i s c e r n e re .

Ai formatori, Papa Francescoha raccomandato: «Quando sitratta delle vocazioni sacerdotalie dell’ingresso in Seminario, viprego: fate discernimento nellaverità, abbiate uno sguardo ac-corto e cauto, senza leggerezze osuperficialità» (Papa Francesco,discorso ai partecipanti del conve-gno internazionale di pastorale vo-cazionale, 21 ottobre 2016).

La nuova Ratio, come sapete,richiama più volte tale impre-scindibile necessità del discerni-mento sia nella selezione deicandidati per l’ingresso in semi-nario che al termine di ogni tap-pa. Ciò deve valere, in specialmodo, per tutte le questioni ine-renti all’ambito affettivo e ses-suale.

Incontro della Congregazione per il clero con i formatori dei seminari italiani

C’è bisognodi preti umani

Domande per la discussione

Si è tenuto venerdì 13 aprile a Roma l’incontro dei rettori e deidirettori spirituali dei seminari regionali d’Italia promosso dallaCongregazione per il clero. Dal 2014, infatti, su proposta deldicastero, i formatori si ritrovano durante l’anno, per affrontareinsieme le problematiche, le domande e le sfide inerenti il lorocompito e condividere un tempo di preghiera, riflessione e fraternità.In genere, l’appuntamento si apre con un’introduzione sul temascelto a cui segue il lavoro in piccoli gruppi successivamente messoin comune in una riunione collegiale. Le conclusioni sono affidate alcardinale prefetto Beniamino Stella, l’intervento iniziale — chepubblichiamo integralmente in questa pagina — all’a rc i v e s c o v osegretario della Congregazione con delega per i seminari, il quale hada ultimo proposto una serie di domande per la riflessione. Airettori ha chiesto: «Dalla sua esperienza, in cosa si caratterizza oggila fragilità relazionale e affettiva dei candidati al sacerdozio? Qualipassi si devono ancora compiere nella proposta formativa? Esiste unattento discernimento al riguardo?»; e ai direttori spirituali:«Quanto è ampia la consapevolezza che la vita e la direzionespirituale sono realtà che toccano e inglobano tutti gli aspetti dellapersona e della sua quotidianità? Cosa impedisce ai candidati dileggere, interpretare e raccontare la propria storia e le propriefragilità? Come si possono ulteriormente aiutare e accompagnare?».

Una risposta nuova

Il dicastero per la comunicazione è una risposta nuova per una cultura al-trettanto nuova. La sua missione è al contempo portata avanti dal contri-buto di ognuno e da quello di tutti insieme. Lo ha detto il segretario mon-signor Lucio Adrian Ruiz, durante la messa per i dipendenti, in occasionedelle festività pasquali. All’altare della Cattedra della basilica vaticana, ve-nerdì mattina, 13 aprile, hanno concelebrato quindici sacerdoti impegnatinei vari media vaticani. Nell’omelia monsignor Ruiz ha parlato della paceche il Signore risorto ha portato nel mondo. Neppure i muri, ha detto,hanno potuto fermare l’annuncio di pace di Gesù. Solo il peccato dell’uo-mo può ostacolarla. Ha poi invitato a dare la risposta alla gioia e alla pacedel risorto allo stesso modo di Maria all’annuncio dell’angelo: un sì incon-dizionato.

Messaggio della Cei per il 1° maggio

Dignità e qualità del lavoro

Giungerà dal Friuli l’alb erodi Natale per piazza San Pietro

Giungerà dal Friuli - Venezia Giulia l’albero che sarà innalzato inpiazza San Pietro il prossimo Natale. Nel cinquantesimo anniversa-rio di costituzione della provincia di Pordenone, a donare l’ab eteda collocare accanto al presepe nei pressi dell’obelisco sarà infattila comunità di Destra Tagliamento. L’accordo è stato siglato daivescovi Fernando Vérgez Alzaga, segretario generale del Governato-rato dello Stato della Città del Vaticano, e Giuseppe Pellegrini, or-dinario della diocesi di Concordia-Pordenone.

Lutto nell’episcopato

Monsignor Felipe Tejeda García,vescovo titolare di Castabala, giàausiliare di México, è morto lune-dì 9 aprile. Nato il 21 gennaio 1935a Guadalajara, era entrato nel no-viziato dei missionari dello SpiritoSanto nel 1953. Aveva quindiemesso i voti religiosi l’8 dicembre1955 e ricevuto l’ordinazione sacer-dotale il 4 giugno 1966. Superioredella sua congregazione in Messi-co, era stato eletto alla Chiesa ti-tolare di Castabala il 29 gennaio2000 e nominato ausiliare di Mé-xico. Aveva ricevuto l’o rd i n a z i o n eepiscopale il successivo 4 marzo.E il 30 luglio 2010 aveva rinuncia-to all’incarico pastorale.

†Il Cardinale Edwin F. O’Brien, GranMaestro dell’Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme, il Governa-tore Generale Leonardo Visconti di Mo-drone e i Membri del Gran Magisterodell’Ordine, sono affettuosamente vici-ni, nel pensiero e nella preghiera, alProfessore Agostino Borromeo, Luogo-tenente Generale dell’Ordine, per il ri-torno alla Casa del Padre del fratello

Conte

FILIPPO BORROMEO

Pietro Tavani«Il buon pastore»

ROMA, 13. «La quantità, qualità edignità del lavoro è la grande sfi-da dei prossimi anni per la nostrasocietà nello scenario di un siste-ma economico che mette al cen-tro consumi e profitto e finisceper schiacciare le esigenze del la-voro». È quanto evidenziano i ve-scovi italiani in vista della giorna-ta del 1° maggio. Nel messaggio,diffuso dalla Commissione epi-scopale per i problemi sociali e illavoro, i presuli prendono spuntodal discorso pronunciato da PapaFrancesco allo stabilimento Ilvadi Genova il 27 maggio 2017, lad-dove il Pontefice aveva esortato aritrovare «una cultura che stimala fatica e il sudore», senza laquale «non ritroveremo un nuovorapporto col lavoro e continuere-mo a sognare il consumo di puropiacere. Il lavoro è il centro di

ogni patto sociale: non è un mez-zo per poter consumare».

Per i vescovi, infatti, «i due im-perativi del benessere del consu-matore e del massimo profittodell’impresa hanno risolto il pro-blema della scarsità dei beni edelle risorse necessarie per inve-stimenti, innovazione e progressotecnologico nella nostra società».Ma, rilevano, «hanno finito permettere in secondo piano le esi-genze della dignità del lavoratoreindebolendo il suo potere con-trattuale, soprattutto nel caso del-le competenze meno qualificate».Proprio questi meccanismi, «sonoalla radice di quella produzionedi scartati, di emarginati così insi-stentemente sottolineata da PapaFrancesco. E ci aiutano a capireperché ci troviamo di fronte atassi di disoccupazione così eleva-ti, ancor più tra i giovani, e al fe-nomeno inedito dei lavoratori po-veri». E dalla constatazione deldeprezzamento economico del la-voratore i presuli prendono lemosse per denunciare una situa-zione critica e paradossale: «Seun tempo il lavoratore povero erauna contraddizione in termini og-gi l’indebolimento della qualità edella dignità del lavoro porta alparadosso che avere lavoro (chemolte volte rischia di essere unlavoretto saltuario) non è piùcondizione sufficiente per l’uscitadalla condizione di povertà».Uno scenario di fronte al quale,osservano i vescovi, «è innanzi-tutto necessario innovare il nostrometodo di azione». Infatti, «farsiprossimo agli ultimi, comprende-

re e condividere le loro urgenzenon è solo un compito pastoralema diventa un’esigenza fonda-mentale per l’intera società in tut-te le sue componenti e un compi-to ineludibile per la classe politi-ca». Per i presuli, quindi, «digni-tà della persona non significa es-sere destinatari di un mero trasfe-rimento monetario ma piuttostoessere reinseriti in quel circuito direciprocità nel dare e avere, neidiritti e doveri che è la trama diogni società».

In questa prospettiva, si segna-lano «tre urgenze fondamentali».La prima consiste nel «rimuoveregli ostacoli per chi il lavoro locrea» e così facendo «genera con-dizioni stabili per l’uscita dal bi-sogno e dalla povertà». La secon-da urgenza riguarda le istituzioniformative «all’altezza di questesfide» e in grado «di suscitare neigiovani desideri, passioni, ideali,vocazioni». La terza urgenza «è

una rete di protezione per i sog-getti più deboli, uno strumentoefficace di reinserimento e di re-cupero della dignità perduta pergli scartati, gli emarginati che de-siderano reinserirsi nel circuito didiritti e doveri della società».

persona, il suo modo di stabilirelegami, di essere contemporanea-mente in sé stessa e attentaall’altro». Questa attitudine —non c’è dubbio — appartiene so-lo a chi è umanamente maturo,alla persona che ha fatto crescerein sé quelle virtù umane che lorendono capace di relazioni au-tentiche e pacifiche, di stabilitàemotiva e di serenità affettiva.

Come sapete, questo tema nonè nuovo. Nel cammino svolto inquesti ultimi decenni, soprattuttoa partire dalla Pastores dabo vo-bis, la formazione umana è di-ventata una questione cruciale.La centralità di Gesù Buon Pa-store come icona fondamentale acui ispirarsi per la configurazio-ne sacerdotale, la riscoperta dellavicinanza come “chiavedell’evangelizzazione” e, pur-troppo, anche alcune vicendespiacevoli che, in tale ambito, ri-guardano i seminaristi e i preti,ha acceso i riflettori in modo to-talmente nuovo su questa impor-tante dimensione della vita e del-la spiritualità.

Pur avendo a cuore la gradua-lità dei percorsi personali verso ilsacerdozio, nonché le vie e glistrumenti pedagogici dell’accom-pagnamento, oggi più che maidobbiamo essere coraggiosi e de-terminati nell’affermare che laChiesa ha bisogno di sacerdoti,pienamente uomini e profonda-mente umani. Solo un uomo ma-turo e sereno può esercitare ildono del presbiterato in modof ru t t u o s o .

Il compito di accompagnare ediscernere la vocazione sacerdo-

sa di speciale, qualcosa che sentesoltanto alla presenza di Gesù.Perciò non è una cosa in piùquesto riconoscere la nostra vici-nanza. In essa ci giochiamo seGesù sarà reso presente nella vi-ta dell’umanità, oppure se rimar-rà sul piano delle idee, chiuso incaratteri a stampatello, incarnatotutt’al più in qualche buona abi-tudine che poco alla volta diven-ta routine».

Il Pontefice ha messo in luce,durante quella Celebrazione eu-caristica, diversi passaggi dellaLiturgia della Parola, che sugge-riscono il tema della “vicinanza”:

Page 8: Gli Stati Uniti prendono tempo i n c o n t r a re€¦ · w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a GI O VA N N I M ... voli diretti tra Egitto e Russia do-po circa due ... Salvò

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 14 aprile 2018

Messa a Santa Marta

La vera libertà

Conversione ecologica e cura della casa comune secondo il cardinale segretario di Stato

Cambiare rotta

Maria Nguyen, «Libertà interiore»

Erosione delle coste in Papua Nuova Guinea (foto: United Nations Development Programme)

sciuto Gesù salvatore — ma era un uo-mo libero: fa il suo pensiero, lo offreagli altri ed è accettato». Del resto «lalibertà non è impaziente» ha riconosciu-to il Papa. Anzi, «la vera libertà ha lapazienza di saper aspettare, di lasciarfare a Dio».

È vero, ha proseguito il Pontefice,«anche Pilato pensa a mente fredda»,tanto che si «accorse che Gesù era inno-cente». Oltretutto «anche la moglie» siera aggiunta «con quella storia dell’in-cubo a dargli un po’ di paura». PeròPilato «non è riuscito a risolvere il pro-blema perché non era libero, era attac-cato alla promozione». Il suo pensierofisso era più o meno questo: «Se a meva bene qui in Giudea, poi verrà unapromozione verso un altro posto piùgrande». Insomma, Pilato non era unuomo «libero: pensava bene, ma glimancava il coraggio della libertà perchéera schiavo del carrierismo, dell’ambi-zione, del suo successo».

Invece «Gamaliele è un esempio diuomo libero, che oggi la Chiesa ci of-fre» ha rilanciato Francesco. Indicandopoi come un «altro esempio Pietro eGiovanni che avevano guarito il paraliti-co e adesso erano davanti al sinedrio».Alla fine «il sinedrio li rimise in libertàma “li fecero flagellare” — erano inno-centi — “e ordinarono loro di non parla-re in nome di Gesù”». Dunque Pietro eGiovanni, se anche «sono stati flagellatiingiustamente, dopo “se ne andaronovia dal sinedrio lieti di essere stati giu-dicati degni di subire oltraggi per il no-me di Gesù”».

Ecco «la gioia di imitare Gesù: èun’altra libertà, più grande, più ampia,più cristiana». E Pietro sarebbe potutoanche andare «dal giudice e fare causacontro il sinedrio — dicendo “sono statoflagellato ingiustamente” — e chiedereun risarcimento». Invece «Pietro eragioioso, Giovanni era gioioso, perchéavevano sofferto in nome di Gesù». E«forse — ha aggiunto Francesco — nellamente loro, venivano quelle parole diGesù: “Beati voi, quando sarete insulta-ti, perseguitati, a causa mia. Beati voi”».Proprio «questa è la gioia che loro sen-tivano: erano liberi — diciamolo così —nella sofferenza per seguire Gesù». È«quell’atteggiamento cristiano» che ciporta a riconoscere: «Signore, tu mi haidato tanto, hai sofferto tanto per me.Cosa posso fare per te? Prendi, Signore,la mia vita, la mia mente, il mio cuore,tutto è tuo».

Il Papa ha voluto, di nuovo, ripro-porre l’atteggiamento dei discepoli, cosìcome è descritto negli Atti: «Essi allorase ne andarono via dal sinedrio, lieti diessere stati giudicati degni di subire ol-traggi per il nome di Gesù». Un atteg-giamento che rivela, ha spiegato,«un’altra libertà». Se infatti «la primaera la libertà di un uomo giusto», che«ragionava bene e cercava il bene, que-sta è la libertà di un innamorato di Ge-sù Cristo, sigillato dallo Spirito Santo,con la fede in Gesù Cristo: tu hai fattoquesto per me, io faccio questo per te».E non bisogna dimenticare, ha ricordatoFrancesco, che «anche oggi ci sono tan-ti cristiani in carcere, torturati, che por-tano avanti questa libertà di confessareGesù Cristo». Dunque, ha insistito,«ecco il secondo esempio di uomini li-beri: il primo è Gamaliele, il secondogli apostoli, ma con motivi differenti».

«Il terzo esempio è Gesù stesso — harilanciato il Pontefice — che fa questomiracolo della moltiplicazione dei pani,che non è stato fatto con la bacchettamagica: è stato proprio fatto dal poteredi Dio che Gesù aveva in lui, perché luiera Dio». E «la gente se ne accorse» haaffermato il Papa, ripetendo le paroledel Vangelo: «La gente, visto il segnoche egli aveva compiuto, diceva: “Que-sti è davvero il profeta — è questo, allafine è tornato, è venuto — colui che vie-ne nel mondo!”».

Davanti alla gente «entusiasta», Ge-sù, «sapendo che venivano a prenderloper farlo re — perché, quando il popolosi muove così, fa la rivoluzione, e lofanno re — si ritirò di nuovo sul monte,lui da solo». Insomma «si staccò daltrionfalismo, non si lasciò ingannare daquesto trionfalismo: era libero».

Francesco ha suggerito di pensare alla«prima volta che Gesù sentì questa li-bertà, e ce l’ha insegnata, nel desertoquando è stato tentato da Satana» chegli offrì ricchezze dicendogli «tu puoiconvertire le pietre in pane, e anche lepietre in oro, in argento». E la ripostadi Gesù è «no». Ma ecco che subito Sa-

In un mondo «schizofrenico», sempre«più schiavo» di mode, ambizioni e de-naro, ecco la vera libertà proposta daGesù stesso e realizzata, anche nelleprove, dagli apostoli e dai tanti cristianiche oggi sono vittime delle persecuzio-ni, restando comunque sempre liberi. Èun vero e proprio inno alla libertà quel-lo rilanciato da Papa Francesco nellamessa celebrata venerdì mattina 13 apri-le a Santa Marta.

«Una delle parole che si ripete tantoin questo tempo pasquale è “lib ertà”,essere liberi» ha subito fatto notare ilPapa all’inizio dell’omelia. E «Gesù,con la sua opera redentrice, ci ha rido-nato la libertà, la libertà dei figli».

«Nel parlato quotidiano — ha ricono-sciuto Francesco — tante volte pensiamoche essere libero significa fare quelloche io voglio e tante volte»; ma signifi-ca anche «diventare schiavo, perché sequello che io voglio è una cosa che mi

tiene oppresso dal cuore, io sonoschiavo di quello, non libero».

«La liturgia di oggi ci fariflettere su tre perso-

ne, libere tutte e tre» ha spiegato ilPontefice riferendosi ai brani degli Attidegli apostoli (5, 34-42) e del Vangelodi Giovanni (6, 1-15) proclamati durantele letture. E «ci farà bene riflettere suognuno di loro». A cominciare da Ga-maliele che viene presentato «in questopasso, che è la fine di quella lunga sto-ria della guarigione del paralitico, cheabbiamo letto in questi giorni, dove idottori della legge, i sacerdoti, avevanola “patata bollente” in mano e non sa-pevano come risolvere questo proble-ma». Ma già «ne avevano risolto bene,secondo loro, un altro»: quello «dei sol-dati davanti al sepolcro: avevano pagatocon i soldi». Però, ha affermato il Papa,«in questo caso non si poteva usare lostesso sistema» e «neppure risolveremettendo» gli apostoli «in carcere, per-ché hanno visto che l’angelo di Dio liha liberati». Il loro problema era dun-que cosa fare con i discepoli.

«Gamaliele, uomo libero, pensa amente fredda, li fa ragionare e» guar-dando anche alla «storia recente», sug-gerisce: «Abbiate pazienza, non affretta-tevi, date un po’ di tempo alla situazio-ne, pensate a cosa è accaduto con Tèu-da, con Giuda il Galileo, che sembrava-no essere proprio i salvatori e sono finitimale tutti». Insomma, il consiglio diGamaliele è che «il tempo» faccia «ilsuo lavoro: prendete il tempo».

«L’uomo libero non ha paura deltempo: lascia fare a Dio» ha spiegatoFrancesco. E, appunto, «dà spazio per-ché Dio agisca nel tempo: l’uomo liberoè paziente». Gamaliele «era un ebreo —non era un cristiano, non aveva ricono-

L’umanità deve ridefinire «il concetto disviluppo e di progresso». Il deteriora-mento della «casa comune» non solo dalpunto di vista naturale, ma anche socialee culturale, richiede infatti un coraggioso«cambiamento di rotta», che porti «a unprofondo» mutamento «negli stili di vitae nell’educazione, in modo da superarel’individualismo e promuovere una con-versione ecologica». È l’appello lanciatoa Port Moresby dal cardinale Pietro Pa-rolin, aprendo giovedì 12 aprile i lavoridell’assemblea plenaria della Federazionedelle conferenze episcopali dell’O ceania(Fcb co).

Fino a mercoledì 18 aprile nella capita-le di Papua Nuova Guinea, i vescovi delpaese ospitante, di Australia, Nuova Ze-landa, isole del Pacifico e isole Salomonesono riuniti per discutere sul tema: «Cu-ra della nostra casa comune dell’O cea-nia: un mare di possibilità». A loro il se-gretario di Stato ha proposto una rifles-sione sul come applicare al continentenuovissimo le indicazioni dell’enciclicaLaudato si’. E proprio partendo dalla

Efficace l’immagine usata dal cardinaleParolin per sintetizzare i concetti guidasuggeriti: nessuno può permettersi di es-sere «sordo» e neanche «miope». Non sipuò, infatti, non ascoltare il grido di al-larme che giunge dalla natura stessa el’urlo di dolore dell’umanità sofferentenon solo per le catastrofi ambientali, maanche per quelle sociali. E non si può«guardare al futuro preoccupandosi solodi risultati immediati, a breve termine».

Punto di partenza di tutta la riflessio-ne è «la consapevolezza che condividia-mo» lo stesso pianeta, dove tutto «è inti-mamente connesso». L’esistenza umanastessa, ha spiegato il segretario di Stato,«è basata su un complesso di relazioni:la relazione di ciascuno di noi con sestesso, con il suo prossimo, con la naturae con Dio», e «l’incapacità di riconosce-re queste connessioni fondamentali rap-presenta uno dei maggiori ostacoli allacorrezione del comportamento antropo-logico e culturale responsabile del degra-do socio-ambientale».

sone, di un progressivo aumento di rifu-giati a causa di cambiamenti climatici».Ferite naturali, come quelle provocate alterritorio dal terribile terremoto che loscorso febbraio ha devastato la provinciadi Hela e gli altopiani meridionali in Pa-pua Nuova Guinea, ma anche «ferite in-teriori»: quelle delle popolazioni colpite,che hanno subito lutti e duri colpi alladignità della loro vita.

Facendo quindi riferimento all’Accor-do di Parigi e alle intese internazionaliriguardo al preoccupante fenomeno deicambiamenti climatici, il cardinale Paro-lin ha richiamato l’allarme lanciato dalPontefice nel messaggio inviato allaCOP23 di Bonn: «Dovremmo evitare dicadere in questi quattro atteggiamentiperversi, che certo non aiutano alla ricer-ca onesta e al dialogo sincero e produtti-vo sulla costruzione del futuro del nostropianeta: negazione, indifferenza, rasse-gnazione e fiducia in soluzioni inadegua-te». Di contro, ha aggiunto, occorre «in-coraggiare la solidarietà e sfruttare i fortilegami tra la lotta al cambiamento clima-tico e quella contro la povertà, avendo acuore le esigenze delle popolazioni piùvulnerabili». Bisogna, innanzi tutto, «es-sere coraggiosi» e «mettere il bene co-mune al di sopra degli interessi naziona-li».

Tutto ciò — ha affermato il segretariodi Stato giungendo così al terzo deiquattro punti fondamentali che hannocaratterizzato la sua riflessione — richiede«un approccio reale e corretto di ecolo-gia integrale, diretto a promuovere, alungo termine, un reale sviluppo umanointegrale». Le decisioni politiche devonosaper guardare al futuro. Un esempioviene proprio da un problema che preoc-cupa i vescovi dell’area del Pacifico,quello dell’utilizzo delle nuove tecnolo-gie nel settore delle miniere dei fondaliprofondi: non si può, infatti, non tenereconto «del loro impatto su ecosistemifragili e sui mezzi di sostentamento dellepopolazioni locali». Ecologia integralesignifica «promuovere una cultura di cu-ra per il presente», ma anche «per le ge-nerazioni future», implica una «solidarie-tà che inizia con il rispetto della dignitàumana di ogni persona e con quello perl’identità culturale e le tradizioni di ognip op olo».

Da qui, l’ultimo punto sull’imp ortanzadi una «conversione ecologica» che coin-volga i singoli e le istituzioni. I primi de-vono riconoscere «gli errori, i peccati, ivizi e la negligenza» che punteggiano ilcomportamento quotidiano. Ma l’imp e-gno personale non è sufficiente: c’è una«responsabilità collettiva» che coinvolgel’intera comunità internazionale. Occor-re, ha concluso, adottare una prospettivaglobale, nello spazio e nel tempo, che cicostringa a pensare a un progetto condi-viso», in una «alleanza tra umanità ecreazione» che porti davvero, finalmente,a «cambiare rotta».

composizione del suo uditorio — p re s u l irappresentanti una vasta regione, con nu-merosi popoli e distinte identità culturalied etniche — il porporato ha ricordatoche, nella varietà, nelle somiglianze enelle differenze, «condividiamo una casacomune» e che, come afferma l’enciclicadi Francesco, «bisogna rafforzare la con-sapevolezza che siamo una sola famigliaumana. Non ci sono frontiere e barrierepolitiche o sociali che ci permettano diisolarci, e per ciò stesso non c’è nemme-no spazio per la globalizzazione dell’in-d i f f e re n z a » .

Da qui la necessità di saper ascoltarela voce della natura. La quale, ha dettoriferendosi in particolare alla situazionenel Pacifico, parla di «innalzamento dellivello dei mari, di erosione delle coste,di acidificazione degli oceani, di conti-nuo deterioramento della barriera coralli-na, di insolite precipitazioni, di acquamarina che invade le falde e i campi col-tivati, di scarso terreno fertile e rapidadistruzione di campi coltivabili, di acces-so ridotto all’acqua potabile, di comunitàvulnerabili, di migrazione forzata di per-

«Gamaliele» (miniatura del XIV secolo)

tana rilancia, dicendo ancora «tu puoifare un miracolo tale, buttarti dal tem-pio, e la gente crederà». Ma la rispostadi Gesù è sempre «no, perché era libe-ro». E «la libertà che aveva era seguirela volontà del Padre». Così quando, dinuovo, Satana propone «uno scambio:fa a me un atto di adorazione, e io tidarò tutto», Gesù dice ancora «no: ilPadre vuole un’altra via di salvezza». E«finirà nella croce: Gesù è l’esempio dilibertà più grande».

«Pensiamo in questo giorno alla mialibertà, la nostra libertà» ha invitato ilPontefice, riproponendo i tre esempi:«Gamaliele, Pietro e Giovanni e Gesùstesso». E suggerendo alcune domandedirette: «La mia libertà è cristiana? So-no libero o sono schiavo delle mie pas-sioni, delle mie ambizioni, di tante cose,delle ricchezze, della moda?». È vero,ha fatto presente il Papa, «sembra unoscherzo, ma quanta gente è schiava del-la moda!».

Dunque, ha proseguito Francesco nel-la proposta delle domande per un esa-me di coscienza, «sono libero e so pen-sare a mente fredda, come Gamaliele, e

dare spazio a Dio, nella mia vita? Sonolibero? E quando viene qualche soffe-renza, parlo con Gesù, e ho detto “tuhai sofferto tanto per me, per ridarmi ladignità di figlio, io offro questo? Sonolibero come Gesù, che seguì la volontàdel Padre per risanare la nostra figlio-

lanza?”». «Pensiamo alla nostra libertà— ha concluso il Pontefice — in questomondo che è un po’ “schizoide”, “schi-z o f re n i c o ”», a tal punto che «grida “li-bertà, libertà, libertà!” ma è più schiavo,schiavo, schiavo: pensiamo a questa li-bertà che Dio, in Gesù, ci dona».