Gli Olivetti della via Emilia - corrieredibologna.corriere.it

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Lunedì, 8 Giugno 2015 www.corrieredibologna.it L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA IMPRESE L’intervista Elisabetta Franchi (Betty Blue): «Guardiamo agli Usa» 5 La città Bologna, capoluogo ricco, ma che aspetta ancora un rilancio 10 Il punto Export e formaggi per rilanciare il settore dopo la fine delle quote latte 17 Gli Olivetti della via Emilia Decine di imprenditori impegnati a investire nel sociale e sul territorio finanziando musei, scuole, progetti per il reinserimento dei detenuti, fondazioni culturali e scientifiche. Il boom degli asili nido e del welfare aziendale. Zamagni: «È il ritorno all’Umanesimo civile». Il consulente: «È una strategia di immagine» L’analisi Privatizzare? Per i comuni meglio tassare di Angelo Ciancarella L e imposte, ridotte a parole, continuano ad aumentare. Il taglio Irap e gli sgravi contributivi per le imprese determineranno, è vero, un paio di punti in meno di pressione fiscale, ma non per i lavoratori e i proprietari di immobili. Gli stessi imprenditori dovranno far di conto per capire quanto, del prelievo risparmiato, sia bruciato dall’Imu e dalla Tasi, a volte crescenti in modo occulto o assurdamente palese, come per i macchinari imbullonati. Ciò che conta davvero per ogni impresa, non è la pressione fiscale media: è il calcolo della propria pressione effettiva, quella superiore al 62% per le Pmi italiane ed emiliano- romagnole, rivelata un mese fa dal Rapporto 2015 dell’Osservatorio sulla tassazione, della Confederazione nazionale artigianato. Pressione che a Bologna sfiora la spaventosa soglia del 73% (Corriere Imprese di lunedì 11 maggio). E che nel 2015 potrebbe aumentare, come vedremo, a causa dei tributi locali in crescita. Non va meglio per le persone fisiche, e in genere per la tassazione diretta sui redditi e sul patrimonio immobiliare. La campagna per l’acconto Imu-Tasi si è svolta un po’ in sordina, forse per azzerare il dibattito e minimizzarne l’impatto a cavallo della scadenza elettorale appena passata. continua a pagina 19 L’intervento Non solo sdraio e ombrellone, il turismo in Emilia-Romagna sta diversificando la sua offerta C aro Direttore, ho letto gli articoli apparsi lu- nedì 25 maggio, su Corriere Im- prese. L’attenzione che, da qualche tempo, mostrate verso il turismo nazio- nale quale importante forma di econo- mia, è decisamente positiva e muoverà più di una riflessione su questo com- parto decisivo per l’economia italiana. I prezzi invariati rispetto allo scorso an- no sul piano dei servizi turistici della nostra regione, la continua azione di rinnovamento delle strutture dedicate all’ospitalità e le nuove strategie promo- commerciali messe in campo da questo assessorato e da Apt Servizi vanno nella direzione da me auspicata, cioè accre- scere l’incidenza del settore turistico sul pil regionale. Il progetto «Via Emilia-Experience The Italian Lifestyle» che abbiamo lan- ciato sul mercato interno e su quello internazionale, e che offre, attraverso 80 proposte-vacanza degli operatori tu- ristici regionali, progetti di eccellenza qualitativa legati al turismo dell’espe- rienza continua a pagina 19 di Andrea Corsini* Pioniere Adriano Olivetti, antesignano dei «servizi sociali aziendali», in mezzo ai suoi dipendenti

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Lunedì, 8 Giugno 2015 www.corrieredibologna.it

L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA

IMPRESE

L’intervistaElisabetta Franchi (Betty Blue): «Guardiamo agli Usa»

5

La cittàBologna, capoluogo ricco, ma che aspetta ancora un rilancio

10

Il puntoExport e formaggi per rilanciare il settore dopola fine delle quote latte

17

Gli Olivetti della via EmiliaDecine di imprenditori impegnati a investire nel sociale e sul territorio finanziando

musei, scuole, progetti per il reinserimento dei detenuti, fondazioni culturali e

scientifiche. Il boom degli asili nido e del welfare aziendale. Zamagni: «È il ritorno

all’Umanesimo civile». Il consulente: «È una strategia di immagine»

L’analisi

Privatizzare? Per i comuni meglio tassaredi Angelo Ciancarella

Le imposte, ridotte aparole, continuanoad aumentare. Iltaglio Irap e glisgravi contributivi

per le imprese determineranno, è vero, un paio di punti in menodi pressione fiscale, ma non per i lavoratori e i proprietari di immobili. Gli stessi imprenditori dovranno far di conto per capire quanto, del prelievo risparmiato, sia bruciato dall’Imu e dalla Tasi, a volte crescenti in modo occulto o assurdamente palese, come per i macchinari imbullonati. Ciò che conta davvero per ogni impresa, non è la pressione fiscale media: è il calcolo della propria pressione effettiva, quella superiore al 62% per le Pmi italiane ed emiliano-romagnole, rivelata un mese fa dal Rapporto 2015 dell’Osservatorio sulla tassazione, della Confederazione nazionale artigianato. Pressione che a Bologna sfiora la spaventosa soglia del 73% (Corriere Imprese di lunedì 11 maggio). E che nel 2015 potrebbe aumentare, come vedremo, a causa dei tributi locali in crescita.Non va meglio per le persone fisiche, e in genere per la tassazione diretta sui redditi e sul patrimonio immobiliare. La campagna per l’acconto Imu-Tasi si è svolta un po’ in sordina, forse per azzerare il dibattito e minimizzarne l’impatto a cavallo della scadenza elettorale appena passata.

continua a pagina 19

L’intervento

Non solo sdraio e ombrellone,il turismo in Emilia-Romagnasta diversificando la sua offerta

C aro Direttore,ho letto gli articoli apparsi lu-

nedì 25 maggio, su Corriere Im-prese. L’attenzione che, da qualchetempo, mostrate verso il turismo nazio-nale quale importante forma di econo-mia, è decisamente positiva e muoveràpiù di una riflessione su questo com-parto decisivo per l’economia italiana. Iprezzi invariati rispetto allo scorso an-

no sul piano dei servizi turistici dellanostra regione, la continua azione dirinnovamento delle strutture dedicateall’ospitalità e le nuove strategie promo-commerciali messe in campo da questoassessorato e da Apt Servizi vanno nelladirezione da me auspicata, cioè accre-scere l’incidenza del settore turisticosul pil regionale.

Il progetto «Via Emilia-ExperienceThe Italian Lifestyle» che abbiamo lan-ciato sul mercato interno e su quellointernazionale, e che offre, attraverso80 proposte-vacanza degli operatori tu-ristici regionali, progetti di eccellenzaqualitativa legati al turismo dell’espe-rienza

continua a pagina 19

di Andrea Corsini*

PioniereAdriano Olivetti, antesignano dei «servizi sociali aziendali», in mezzo ai suoi dipendenti

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2 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Oltre a prendersi cura dei dipendenti, hanno istituito fondazioni per stimolare lo studio nei giovani e allestire musei, fanno volontariato, finanziano progetti scolastici e solidali. Chi sono gli imprenditori che investono sul territorio

Agli industriali piace welfare

«La fabbrica nonpuò guardaresolo all ’indicedei profitti. Devedistribuire ric-

chezza, cultura, servizi, demo-crazia. Io penso la fabbrica perl’uomo, non l’uomo per la fab-brica». Le parole, si sa, sonopietre e su queste si edifica, ametà del secolo scorso circa, lo«stato sociale olivettiano»,quello che dal «grande Adria-no» di Ivrea è stato poi assimi-lato e copiato nei decenni avenire. Soprattutto in Emilia-Romagna, terra da sempre fer-tile alla concertazione e all’im-prenditore-lavoratore.

Guardiamo a Marino Goli-nelli, fondatore del gruppo far-maceutico Alfa Wassermann:ha istituito una fondazione che

porta il suo nome per insegna-re ai più piccoli l’importanzadello studio delle materiescientifiche; e a Bologna, inuna ex fonderia, sta creandouna cittadella dove ospiteràtutte le attività di ricerca e for-mazione professionale conspazi per giovani, adulti e star-tup.

Isabella Seràgnoli, azionistaunico di Coesia spa, nel 2013sempre sotto le Due Torri hadonato ai suoi dipendenti e al-la sua città il Mast, un centropolifunzionale con un audito-rium; un’accademia per l’inno-vazione e l’imprenditorialità;un nido per l’infanzia; un risto-rante aziendale e una caffette-ria. Sin dagli anni 70 la fami-glia Seragnoli si è spesa perenti socio-sanitari e scientificie dal 2000, per separare il wel-fare aziendale dalla filantropia,è nata la Fondazione IsabellaSeràgnoli: ha istituito strutturedi assistenza e di formazionecome casa Ail e Hospice Bella-ria, solo per citarne alcuni.

Marchesini group di Mauri-zio Marchesini e Ima di Alber-to Vacchi, entrambi punta didiamante della «Packaging val-ley emiliana», sono impegnati

con Gd in «Fare Impresa inDozza»: dentro a un’officina in-segnano ai detenuti del carcerebolognese un lavoro che potràaiutarli anche fuori. La primaazienda, poi, quest’anno ha of-ferto alla mensa dell’Antonianocirca 6.000 pasti, consente aipropri dipendenti che non abi-tano vicino allo stabilimento diinserire i figli nell’asilo del Co-mune di Pianoro e strutturamolte iniziative di formazioneper studenti. La seconda, inve-ce, in mezzo alle sue tante ini-ziative solidali ha avviato unprogetto di prevenzione dia-gnostica dei tumori per donnestraniere; ha assunto tre dipen-denti per trasporti intraospe-dalieri a favore della popolazio-ne residente dove sorge la fab-brica; e ha aperto una comuni-tà accoglienza per giovanimadri a Ferrara. Ma c’è moltoaltro.

Il gruppo Barilla da sempreè impegnato nel sociale anchefuori dai confini parmensi: siadopera per rendere le aziendeagricole fornitrici più competi-tive; stimola la parità di genereal suo interno; ha sostenuto lapolisportiva Gioco onlus perdisabili e ha istituito una co-lonna mobile con cucina in cuii volontari si attivano in caso dicalamità naturale. Ma i suoiprogetti sono sterminati.

Elena Salda, vicepresidentedel gruppo metalmeccanicomodenese Cms, è un’altra im-prenditrice che da dieci anni sispende per i lavoratori e il ter-

ritorio. Nel 2013 ha risistematoe consegnato alla cittadinanzaun parco fluviale a Marano sulPanaro; da due anni cinquantasuoi manager per otto ore almese fanno volontariato. Saldapresiede anche l’associazioneAziende modenesi per la re-sponsabilità sociale d’impresa.

Un altro esempio di impren-ditoria illuminata è quello diGiovanni Arletti della Chimarimballaggi di Soliera: acquistasolo legno di foreste ecososte-nibili; ha ottenuto polizze eprestiti per dipendenti conagevolazioni; sponsorizza sportminori; per il personale pro-gramma corsi serali di inglesee con docenti universitari; haappena creato una biblioteca eun orto aziendale che due serea settimana fornisce ortofruttaal personale.

Lindo Aldrovandi dell’azien-da di vernici Renner in tre anniha premiato i dipendenti conun totale di 8.400 euro in bustapaga (operazione che potrebberipetersi per il prossimo trien-nio) e ha ideato il concorso «Labuona vernice» (solo la KinderFerrero aveva fatto qualcosa disimile): un concorso per pre-miare dieci organizzazioni no-

profit impegnate sul territoriodella provincia di Bologna; inballo ci sono 35 mila euro.

Uno stipendio in più persinoper il personale di Furla:l’azienda di Giovanna Furla-netto si è impegnata ad au-mentare nei prossimi tre anni ipremi per le categorie di quar-to e quinto livello, portandolidal 3 al 5%; per il terzo livellodal 5 al 7%; mentre vengonoconfermati dall’8 al 10% rispet-tivamente per il secondo e pri-mo livello, che equivale a direuna mensilità in più. Furlanet-to poi con la sua fondazionedal 2008 aiuta i giovani artistiemergenti.

La Bonfiglioli di Sonia Bon-figlioli da anni mantiene dueorfanotrofi a Chennai in India,dove possiede un importantestabilimento. E sostiene il cor-so in Meccatronica dell’Univer-sità di Forlì. E lo spedizionierebolognese Brt, attraverso lafondazione Divo Bartolini fi-nanzia le macchine per la Pe-diatria dell’ospedale Maggioree due borse di studio per glispecializzandi dell’equipe dichirurgia maxillo-facciale delpoliclinico Sant’Orsola-Malpi-ghi.

Di Silvio Bartolotti, titolaredella Micoperi, su queste pagi-ne si è già parlato: costruiràuna scuola al Giglio, finanziaistituti dalle parti di Ravennaoltre che giovani piloti di motoe spin-off green.

Poi c’è Antonio Neri delladitta di illuminazione Neri di

SocialeIma, Gd e Marchesini aiutano il reinserimento dei detenuti

Il commento

di Giovanni Fracasso*

La culla della filantropia sta a Bologna

B ologna è diventata lasede di alcune delle piùbelle esperienze della

filantropia italiana. Si pensi alla fondazione Mast della famiglia Seragnoli e alla Fondazione Golinelli. Le due fondazioni hanno una origine comune: dai successi dell’ars mercatoria degli imprenditori fondatori vi è un «ritorno alla comunità». Quest’idea del «ritorno» fa venire in mente Andrew Carnegie e la grande filantropia americana. Ma le due fondazioni bolognesi sono accomunate da un filo più antico: entrambe si muovono su una prospettiva, che potremmo definire francescana, di coltivare i semi del cambiamento. C’è una «fructuatio»: l’impatto dei progetti delle due fondazioni ha un effetto moltiplicatore sul tessuto civile. Si innestano nuovi e potenti lieviti per la crescita della comunità. La Fondazione Mast indaga ed esplora il rapporto tra l’impresa e la comunità, cercando di creare un ponte e valorizzandone il dividendo sociale. Sono tematiche che stanno assumendo una grande rilevanza nelle esperienze delle fondazioni americane. Ma la fondazione Mast declina tutto ciò con una poetica più profonda, centrata sull’idea olivettiana della «fabbrica del bene». La Fondazione Golinelli è molto attiva nell’investimento sull’istruzione e la formazione. Questo è proprio uno degli ambiti più importanti della filantropia internazionale: la Bill & Melinda Gates Foundation, ad esempio, è famosa per la lotta alla poliomielite e per le campagne di vaccinazione in Africa ma tra i suoi progetti principali annovera proprio quelli sulla scuola pubblica americana. Un terreno sul quale la Fondazione Golinelli si contraddistingue è la ricerca di un dialogo tra arte e scienza: ha profondamente raccolto l’eredità della tradizione rinascimentale italiana. C’è nei suoi progetti l’umanesimo di Coluccio Salutati. C’è la potenza del De Prospectiva Pingendi di Piero della Francesca. C’è l’Uomo vitruviano, ripreso come radice e come speranza per il futuro. Entrambe le fondazioni contribuiscono quindi alla costruzione di un nuovo welfare educativo, concorrono a far germogliare quelle fondamentali capabilities di cui parla la filosofa Martha Nussbaum.*private banker Albertini Syz© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli imprenditori illuminati della via Emilia

Giovanna Furlanetto

Giovanni Arletti

Silvio Bartolotti

Guido Barilla

Alberto Vacchi Antonio Neri Carlo Comandini

Elena Salda

Sonia Bonfiglioli

Maurizio Marchesini

Marino Golinelli

Lindo Aldrovandi

Isabella Seragnoli

Longiano. Presiede l’omonimafondazione riconosciuta conpersonalità giuridica dal 2010:vi partecipano come soci anchei Comuni di Cesena e Longia-no. L’ente ha inaugurato cin-que anni fa il Museo Italianodella Ghisa con circa 200 ma-nufatti prodotti tra il 1846 e il1930-40 per lo più lampionistorici. La fondazione salva ar-tefatti a rischio, promuove atti-vità di ricerca e a Cesena haallestito il Museo dell’arredourbano.

Nel Cesenate c’è un’altra re-altà che si da molto da fare peril territorio, seppur di nascitatedesca: è la Vossloh-Schwabe,retta dall’ad Carlo Comandini.Finanziano investono in propo-ste per le scuole e per il Comu-ne, ma anche nelle case peranziani, promuovono il Plautusfestival all’arena di Sarsina ecome Ima, Gd e Marchesinitramite una cooperativa socialehanno creato un’officina nelcarcere di Forlì per dare lavoroai detenuti.

Più curioso è il caso di Ro-mano Conficconi, patron dellaCierre Imbottiti di Forlì, oggiguidata al figlio Alberto. Più divent’anni fa assieme ad alcuniamici investì nella piccola Sam-martinese Calcio (che poi di-venne Sporting Forlì) e ha con-tinuato a sostenere il Vecchiaz-zano per far giocare 400 bam-bini: il calcio per lui eral’alternativa alla strada.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

CulturaIsabella Seragnoli ha investito nel MastLa Vossloh-Schwabenel Plautus Festival

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3Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

Nidi aziendali e screening Ecco come le imprese sostengono i dipendenti Ma la Cgil avverte: «Il welfare aziendale non si sorregge se non si aiuta la contrattazione di secondo livello»

L’eredità dell’Umanesimo civileZamagni: «Si sta aprendo una fase nuova»

«L a figura dell’impren-ditore illuminato na-sce in Italia ai tempi

dell’Umanesimo civile. Gliimprenditori della lana, peresempio, formavano quelliche oggi chiameremmo con-sorzi e finanziavano opere diinteresse per la collettività,come chiese, ospedali e scuo-le. I principi non avevanotempo per queste cose, dove-vano pensare al loro esercitoe al loro potere». Per StefanoZamagni, economista e co-fondatore della Scuola dieconomia civile, non c’è nulladi nuovo: la tradizione del-l’industriale ha radici secola-ri.

Professore, come si arrivaai giorni nostri?

«Le cose cambiano con laRivoluzione industriale: l’im-prenditore comincia a pensa-re a se stesso e a costruirecapitale. Al suo posto inter-vengono i comuni e le operepie. È solo nel Dopoguerrache questo sistema è statocodificato come welfare sta-tale e si è arrivati fino a og-gi».

E oggi cosa è successo?«Nel secolo scorso questa

pratica è andata in crisi. Lostato non ha più soldi, quelli

della società civile non basta-no. Così si è tornati alle anti-che origini, con una crescitadi imprenditori lungimirantie per cui l’Emilia-Romagna èai primi posti in Italia».

Qual è il principio cheanima queste figure?

«Quello di restituzione alterritorio. Questi industriali non pensano solo a sé, ma

anche alla “civitas”, mettonoin relazione sapere e denaroper costruire opere. È nell’in-teresse dell’imprenditore far-lo, se il territorio in cui insi-ste non ha coesione sociale,la sua azienda ci rimette».

C’entra qualcosa con glistranieri che qui vengono ainvestire?

«Ducati, Lamborghini, Phi-

Stefano Zamagni

Un tempo erano le colo-nie, oggi si chiamanocentri estivi. Tutte quel-le agevolazioni per i la-voratori che nella fab-

brica di stampo fordista eranoelargizioni paternalistiche, sonodiventate elemento integrantedello Stato sociale che, in tempidi crisi, trae dal welfare azienda-le un supporto fondamentale al-l’offerta di servizi sociali. E l’Emi-lia-Romagna, storicamente terradi sane relazioni industriali, èmodello di riferimento per ilwelfare del futuro. Si va dagliasili ai buoni spesa, da strumen-ti di sostegno alle famiglie, allecure sanitarie. Ma anche semi-nari per la prevenzione dellemalattie (progetto BenessereDonna di Serigrafia 76 di ReggioEmilia) e navette aziendali (He-ra, Yoox, Walvoil).

È indubbio, però, che leaziende investono sulle agevola-zioni se hanno grandi fatturatioppure se sono incentivate dalpubblico. La Cgil infatti lancial’allarme: «Le esperienze più si-gnificative esistono solo neigrandi gruppi, come Coca Cola,Barilla, Parmalat — spiega Um-berto Franciosi segretario gene-rale Flai-Cgil Emilia-Romagna —Ma a livello di medie impreseabbiamo poco, perché non c’èancora una politica fiscale di in-centivi. Non si può sostenere ilwelfare aziendale se non si so-stiene la contrattazione di se-condo livello. E su questo tema ilGoverno Renzi ha fatto grossi ta-gli, tassando anche i premi diproduzione». Lo stesso GiorgioSquinzi, all’assemblea degli in-dustriali, ha evidenziato: «Il wel-fare è il terreno più sfidante del-le moderne relazioni industria-li».

Proprio in tempi di Jobs Act,le aziende avrebbero bisogno diinvestire sul benessere dei pro-pri dipendenti. Infatti, proprioin tempi di globalizzazione l’au-

mento della produttività, e quin-di della competitività, dipendesoprattutto dalla salute e dalsoddisfacimento dei bisogni delpersonale. E questo i grandigruppi dell’Emilia-Romagna losapevano già prima della crisi.

Hera ha avviato l’esperienza

dei nidi aziendali nel 2007. Oggine ha all’attivo 5 per un totale di72 posti, disponibili 11 mesi al-l’anno. La multiutility ha poi av-viato nel 2013 il progetto «Le po-litiche del buon rientro», con uncontributo di 257 mila euro dellaPresidenza del Consiglio dei mi-

nistri per sostenere i congedi dimaternità, paternità e parentali.

In tutta la regione sono 1.500i posti sparsi in nidi aziendali daRimini a Piacenza. Con l’estateormai alle porte, inoltre, il verogrande supporto delle impresealle esigenze delle famiglie sonoi centri estivi, fiore all’occhiellodel welfare partecipato. SempreHera ha investito nel 2015 20 mi-la euro su strutture per i figli deidipendenti da 3 a 10 anni e suisoggiorni per i più grandi da 7 a14 anni. Legacoop ha promossola convenzione tra Manutenco-op, Coop Adriatica, Camst, Assi-coop e Unipol, che offrono aipropri dipendenti la possibilitàdi iscrivere i figli da giugno asettembre in 35 punti tra Bolo-gna, Modena, Ravenna, Forlì-Ce-sena e Rimini. Sono più di 400 iposti disponibili a tariffe inferio-ri ai prezzi di mercato. Manuten-coop copre interamente i costiper ogni figlio fino a tre settima-

ne. C’è poi il comparto socio-sani-

tario delle agevolazioni per i la-voratori di Coop Adriatica: nel2014 sono state elargite 150 bor-se di studio, 368 prestiti a tassoagevolato, 75 mila euro a fondoperduto sono stati erogati dalFondo di solidarietà per dipen-

denti in stato di rilevante biso-gno economico. Sempre nel2014 Coop Adriatica ha concessoun congedo matrimoniale peruna coppia omosessuale. Anchequesto è welfare.

Andreina Baccaro© RIPRODUZIONE RISERVATA

lip Morris... tutti sanno che aBologna c’è un tessuto socialeforte, dovuto al fatto che lepersone non vedono piùun’antagonista nell’impresa,come invece succedeva unavolta. Vedono bensì un allea-to con cui portare avanti deiprogetti. E questo va a bene-ficio della ditta. Un impren-ditore illuminato è tale per-ché guarda avanti e non pen-sa solo a massimizzare il pro-fitto nel breve termine, comefanno gli speculatori».

Che futuro vede per que-ste buone pratiche di im-prenditoria e di welfareaziendale?

«Occorre che enti locali esindacati comprendano tuttoquesto e si mettano a dialo-gare con chi regge un’aziendaper consentire un allarga-mento alla scuola e reinven-tare il welfare. Servono piùstage nelle imprese per stu-denti con crediti formativi. Eservono più pratiche per fareassistenza a bambini e anzia-ni. A Bologna ad esempio sista aprendo una fase nuova esono convinto che entro unanno cambieranno molte co-se».

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Coop AdriaticaNel 2014 sono state elargite 150 borse di studio, 368 prestiti a tasso agevolato

Gli asili nido nelle aziende emiliano-romagnole

2010 - 2011 36.890672 98619 1,9 1,8

2011 - 2012 37.974880 1.01622 2,2 2,3

2012 - 2013 38.2781.108 1.01826 2,6 2,9

2013 - 2014 38.1791.441 1.00933 3,3 3,8

AnnoEducativo Posti totali nidoPosti Nidi

totaliNidi

aziendali%

servizi% posti

aziendali

«L’etica rende più competivi»Per Alberto Aleo fidelizza il cliente e libera le idee

A lberto Aleo e la moglieAlice Alessandri vivono aCesena. Con il loro «Un

passo a due» offrono consu-lenze e formazione per azien-de e istituzioni operanti neipiù svariati settori (Valfrutta,Illy, Confindustria), ma sem-pre con un approccio basatosulla vendita etica. Tant’è cheil loro saggio «La vendita eti-ca» (Franco Angeli) uscirà ad-dirittura negli Usa a cura dellaBusiness Express Press.

Quali sono i vantaggi perle imprese che «si comporta-no bene» dentro e fuori?

«Le pratiche di cui dateconto si classificano come “re-sponsabilità sociale di impre-sa”, che servono all’aziendaper impostare la loro reputa-zione. Detto questo, agire eti-camente ti consente di au-mentare le vendite: un clienteacquistato attraverso questotipo di relazione rimane e faun passaparola positivo. Chi ha un approccio etico al mer-cato ha fatto pace con se stes-so, vive bene il suo lavoro edè anche più produttivo. Masoprattutto guarda al lungoperiodo. Introdurre l’etica si-gnifica adottare un paradigmaper stare a lungo sul mercato:se a livello esterno comporta

i benefici di cui prima, a livel-lo interno ha un impatto velo-ce su produttività, creatività erelazioni umane».

Cioè cosa succede inazienda?

«Integrare l’etica dentro aiprocessi relazionali, sia a livel-lo di cliente che di personale,consente di creare dialogo do-ve prima non c’era. E liberarerisorse, così dalla mente delle

persone nascono nuovi spun-ti. Le persone vanno in con-flitto tra di loro o con i clientiquando sono in conflitto diidentità, quando non hannofatto chiarezza sui loro obietti-vi e non cosa fanno in quelposto: l’etica li aiuta a metterea posto questi contrasti e atrovare la verve per competeresul mercato».

Insomma non solo pro-dotti, ma anche un’azienda«mamma».

«L’aspetto umano è statoper molto tempo ignorato dal-le aziende perché prima veni-va il profitto poi il rapportointerno. Oggi il paradigma ècontrario. Oggi profitto e suc-cesso sono il risultato dellostar bene».

Che idea vi siete fatti deltessuto imprenditoriale emi-liano-romagnolo?

«Positiva. Noi italiani siamofamosi per la cosiddetta“azienda familiare”, che ci vie-ne invidiata da tutto il mondo.È chiaro che il tessuto nostrova nella direzione dell’ “azien-da umana”, dove le impresehanno una dimensione gesti-bile, pensiamo anche alle coo-perative. Certo qualche im-prenditore è ancora autorefe-renziale, però in Emilia-Ro-magna la vendita etica trovaun terreno fertile, proprio per-ché le dimensioni famigliaridelle aziende sono elevate epoi perché c’è una certa coe-sione sociale e un cooperativi-smo piu radicato. Non è uncaso se abbiamo deciso di te-nere la nostra base a Cesena».

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberto Aleo e Alice Alessandri

L’economista Il consulente

MobilitàHera, Yoox e Walvoil hanno istituito navette per il trasporto del personale

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4 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

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5Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

A fare gli onori di casa è Leone. Entrandonel quartier generale di Elisabetta Franchi, ilprimo ad accoglierti è un enorme cucciolocolor miele. È uno dei 10 cani che gironzolanonella maison. «Chi ama gli animali, come fa?Dove li lascia quando va a lavorare?». La do-manda è retorica perché Elisabetta Franchi,anima e corpo della casa di moda che porta ilsuo nome, ne ha da tempo trovato la rispostainserendo per prima la «dog hospitality» pergli amici a quattro zampe dei suoi dipendentinei seimila metri quadrati dell’head quarter diGranarolo. Mentre Leone guarda l’orizzonteverde e pianeggiante della campagna bologne-se, negli uffici si lavora alacremente per prepa-rare la prossima collezione. Le creazioni diElisabetta Franchi hanno vestito le curve per-fette e generose di Jennifer Lopez, la raffinatastella del cinema Kate Hudson, lo splendorenaturale di Jessica Alba fino all’icona di stileOlivia Palermo.

«Ed è un marchio che non si trova, in Ame-rica. Anche il nostro e-commerce, per scelta,ora non è accessibile oltreoceano. Ma abbiamoun ufficio con showroom per gli stylist dellecelebrity che lavora sul territorio, direttamentenegli States».

Quando sbarcherete in America, signoraFranchi?

«Ci stiamo lavorando, ma sono poche leaziende che hanno fortuna varcando quel con-fine. In America dettano legge loro. Quindiabbiamo deciso di iniziare a vestire certe don-ne da lontano, creando un’aspettativa e cercan-do di capire che tipo di clientela troveremo,mettendo a punto la strategia più appropriataper muoverci negli Stati Uniti».

Si è parlato di un altro grande passo perla vostra azienda: la quotazione in borsa.Quando sarà?

«A oggi quest’azienda sarebbe pronta, manon è il nostro primo pensiero adesso. Dobbia-mo crescere ancora. Quindi per almeno dueanni non ci saranno novità in questo senso».

L’ingresso del fondo Trilantic Capital Part-ners come sta incidendo nel vostro percorsodi espansione?

«È entrato con l’obiettivo di consolidare imercati esistenti e sviluppare la presenza del

nostro marchio all’estero. Ma l’avventura è ap-pena cominciata, tracciare un bilancio oggi sa-rebbe prematuro».

Aveva dichiarato di voler arrivare a vendereper il 70% all’estero. A che punto siete?

«Siamo ancora al 35% e per crescere va in-vertito il fatturato. Vorrei che tra due anni siarrivasse al 70%, obiettivo che ci eravamo datitre anni fa. Due sono passati, ma ne servirannoaltri due, a mio parere. Cina e Russia, su cuisiamo forti, sono mercati oggi problematici.C’è un riassetto, i tempi si sono allungati perforza di cose. Intanto stiamo lavorando sull’exUnione Sovietica ripianificando la strategia sulterritorio, cercando di trasmettere il nostrobrand attraverso il nostro modo di sentire.Cerchiamo di portare l’artigianalità di Elisabet-ta Franchi fuori dai nostri confini. In Italia nonci rendiamo conto del patrimonio che abbiamocon il made in Italy: dovremmo fare coalizione,e invece ci facciamo la guerra… ».

E in Emilia-Romagna come va?

«Qui gli imprenditori sono lasciati a lorostessi, per le imprese ci sono solo tasse e nullain cambio. È naturale quindi che si guardiall’estero, qui non c’è nessun agio. L’Emilia-Ro-magna però ha altri punti di forza: è piena dipersone solari e tenaci. E donne forti e simpa-tiche che con un mattarello e un sorriso sfida-no il mondo».

Ha mai ragionato su una fondazione Elisa-betta Franchi per Bologna, come Prada perMilano?

«È prematuro, ma mai dire mai. Io amoBologna e non la lascerei per nulla al mondo.Ma ora corro per riuscire a portare il brandfuori dal territorio italiano: la nostra sfidaadesso è questa, ma dopo perché no?».

I numeri dell’e-commerce in Italia sonomolto alti (+23,4% nel 2014), come sta an-dando a voi?

«Bene, anche se abbiamo cominciato da po-co e ci rivolgiamo per adesso solo al pubblicoitaliano. Ma a breve ci apriremo ad altri merca-ti. Fatturiamo come un negozio, ma con i tre-quarti di spese in meno. In realtà, concettual-mente, la vendita online non mi piace. Vorreiche le clienti entrassero in boutique per vivereil nostro mondo, respirare il nostro profumo,ma questo è il futuro: le donne hanno sempremeno tempo a disposizione, e se desideranovestire un nostro capo è giusto che possanofarlo senza stravolgere le proprie giornate».

Come sono scandite le sue giornate inve-ce?

«Sveglia alle 7, e preparazione dei miei duefigli. Alle 9.30 sono in azienda, ma mail etelefonate cominciano ad arrivare molto prima.Sono stilista e anche imprenditrice da quandomio marito nel 2008 ci ha lasciato. Se dovessioccuparmi solo dello stile sarei una donnamolto più felice».

Ci racconta invece dei suoi inizi?«Sono nata e cresciuta in una famiglia pove-

ra, è anche per questo che a sedici anni, holasciato gli studi per cominciare a lavorare. Hoiniziato come commessa in alcuni negozi delcentro di Bologna. Amavo la moda, ma non gliabiti che vendevo. Pensavo: se fossi ricca dise-gnerei qualcosa di mio, che mi rappresenti dipiù. Ma proprio la mia storia insegna che nonè necessario nascere ricchi né avere le spallecoperte per centrare i propri obiettivi. Se vuoi,con un pizzico di fortuna, puoi. Ma i trenibisogna anche saperli prendere…».

Lei come ci è salita?«Da commessa sono diventata in qualche

anno il braccio destro di una prontista. Dopopoco tempo avevo in mano tutti i fornitori. Aquel punto mi sono resa conto che potevofarcela. E il mio grande amore mi ha spronatoe aiutato. Così, nel 1998, ho fondato Celyn B.Tutto è cominciato con due forbici, due dipen-denti e tre gatti, oggi siamo in 240».

Come ha moltiplicato quei numeri?«Puntando su di me e sulla convinzione che

proponendo la mia idea di donna non avreisbagliato. “Non devo vestirle tutte”, mi sonodetta. E si è rivelata un’intuizione vincente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

L’ex commessa che ha coronato un sogno:disegnare i suoi capi

L’ azienda guidata da Elisa-betta Franchi ha chiuso il2014 con un fatturato

111.579 milioni di euro. L’annoprima i ricavi erano di 106 mi-lioni di euro (con un ebidta di26, un patrimonio netto di 49 euna percentuale di crescita del6%). Ancor più sbalorditivo è ilconfronto con i numeri (già al-ti) del 2009: i ricavi allora eranodi 65 milioni. In cinque annisono raddoppiati. Dietro a que-sto successo c’è una designerclasse ’68 che nel 1996 apre unpiccolo atelier nel bolognesecon appena cinque collaborato-ri. Il laboratorio si ingrandisce,e nel 1998 nasce la Betty Bluespa che produce la collezioneCelyn B, dove «B» sta per «Bet-ta», diminutivo della designer.Nel 2012 Elisabetta decide dipresentarsi col suo nome fir-mando in prima persona le suecollezioni. Dal 2008 l’headquar-ter della maison è a Granarolo,nella campagna bolognese, e vipossono entrare anche gli ami-ci a quattro zampe dei dipen-denti. Celebre è infatti l’impe-gno etico e dog friendly di que-sta imprenditrice (le sue colle-zioni di aderiscono al Fur FreeRetailer Program) che giusto loscorso aprile ha lanciato la cap-sule Ef Loves Dogs, una lineapensata tutta per i cani e i cuiproventi andranno a sostenereiniziative in tutela e difesa deglianimali. Nel 2013 ElisabettaFranchi ha invece scelto Milanoper l’apertura del suo primoshowroom direzionale, in viaTortona 9, nel cuore del fashiondistrict cittadino. Contempora-neamente il fondo Trilantic Ca-pital Partners ha fatto il suo in-gresso in Betty Blue con l’obiet-tivo di consolidare i mercatiesistenti e sviluppare la presen-za del brand all’estero. La suapresenza nell’azionariato do-vrebbe consentire all’azienda didotarsi di solide regole di cor-porate governance funzionalianche alla prossima quotazionein Borsa. Forte di una distribu-zione capillare in tutto il mon-do (con 1.106 multimarca e 63store monobrand, 39 dei qualiall’estero) il piano strategicodell’azienda mira ora a ridurreil numero di punti vendita «perelevare la qualità della rete di-stributiva di negozi monomar-ca», aprire store monobrand inCina con partner qualificati,crescere ulteriormente in Rus-sia e nell’Europa dell’Est conpartner locali, puntare su de-partment store e free-standingstore in Europa Occidentale, esu flagship store nelle più im-portanti città del mondo. Un al-tro passo annunciato è l’apertu-ra di un canale e-commerce de-dicato ai paesi stranieri. Loscorso settembre il luxurybrand ha debuttato sulle passe-relle di Milano, dove ElisabettaFranchi ha presentato una prin-cipessa contemporanea perquesta S/S. «La mia — ricordala designer — è sempre unadonna con la “d” maiuscola e digrande femminilità anche seindossa un tailleur androgino».

F. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Francesca Blesio

«Betty Blue guarda agli Usa»

Una fondazione-museo come Prada? È prematuro, ma mai dire mai. Io amo Bologna e non la lascerei per nulla al mondo Ma ora corro per riuscire a portare il brand fuori dal territorio italiano: la nostra sfida adesso è questa, ma dopo perché no?

L’INTERVISTA

Elisabetta FranchiLa presidente del gruppo bolognese annuncia le sue nuove mosse. Ancora due anni per la quotazione e per portare l’export al 70%

Chi è

Elisabetta Franchi, bolognese, 47 anni, è presidente e amministratrice delegata del gruppo di moda che porta il suo nome (Betty è diminutivo di Elisabetta)

BO

6 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

BO

7Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

«La città dimostri di voler bene al Marconi»Postacchini: «In Borsa conto sui bolognesi. Con Emirates a 7 milioni di passeggeri»

Enrico Postacchini, bolognese, classe 1958, è presidente dell’aeroporto Guglielmo Marconi e anche presidente di Ascom Confcommercio Bologna

Chi è Come una ciliegina sullatorta, l ’accordo conEmirates è arrivato adaccrescere l’appeal diAeroporto di Bologna

già lanciato verso la Borsa, seg-mento Star. Quello per Dubai èil primo volo intercontinentale,eccezion fatta per il Bologna-Istanbul della Turkish; e per dipiù con la più dinamica compa-gnia del mondo, che investe sul-la rotta giornaliera un B777 da360 posti. Perciò il presidenteEnrico Postacchini può dire che«s’avvicina l’obiettivo di rag-giungere quest’anno i 7 milionidi passeggeri».

Un bel colpo di fortuna inprospettiva quotazione...

«Più che fortuna, è il risultatodi un lungo lavoro e la confermache il nostro impianto ha le car-te in regola per giocare da pro-tagonista in seria A. Oltre a Emi-rates, che vale più di 5 mila pas-seggeri a settimana, altre com-pagnie collegheranno 9 nuovedestinazioni europee. E già og-gi, con 99 voli internazionali,siamo quarti per connettività».

La Borsa apprezzerà?«Vedremo, di interesse ce n’è

tanto».A quando il debutto?«Abbiamo depositato la do-

manda in Consob alcune setti-mane fa e non ci risultano in-toppi nella valutazione del pro-spetto. Perciò auspico che lo

sbarco in Borsa possa avvenireentro l’estate».

Per ora al servizio della quo-tazione avete deliberato un au-mento di capitale attraversol’emissione di 6,8 milioni dinuove azioni. Qualche detta-glio in più?

«I consulenti, Banca Imi, La-zard e Intermonte, sono al lavo-ro su molti particolari ancora dadefinire. Sarà un’operazione mi-sta, in parte di sottoscrizione inparte di vendita a nuovi investi-tori, istituzionali e retail. Traquesti anche i dipendenti. Èprevista una diluizione delle at-tuali quote, che però non impe-dirà a Camera di Commercio eComune di guidare il passaggio

al nuovo assetto azionario».Circolano queste cifre: al

mercato il 35-45%, a Camera diCommercio e Comune, il 43%,il restante ai soci attuali, cheperò faranno cassa diluendosi.Sarà così?

«Non posso fare numeri oparlare per gli altri. Ma confer-mo che tutti si diluiranno».

Quanto vi entrerà in cassaper nuovi investimenti?

«Negli ultimi anni abbiamoeffettuato investimenti per 40milioni. Nei prossimi ce ne vor-ranno molti di più. Dobbiamoampliare e riqualificare le operedi terra, completare i collega-menti con la città, ottimizzare iservizi. L’obiettivo è raggiungere

una capacità massima di 10 mi-lioni di passeggeri all’anno.Quanti ne arriveranno dall’ope-razione Borsa lo deciderà ilmercato, prezzando le nostreazioni».

Lei cosa si aspetta?«Mi auguro che il titolo sia

ben accolto. Possiamo contaresu un bacino residenziale di 10,7milioni di persone e 47 milaaziende e stiamo crescendo abuon ritmo: le condizioni perun successo ci sono, e in piùconto che tanti bolognesi dimo-strino di voler bene al loro aero-porto».

Dagli intoppi al People mo-ver non si direbbe...

«Sono giorni decisivi per

Azionariato Società partecipate Dati economici

L’LLaeroporto Marconi di Bologna in cifre

Fatturato 201472,1 milionidi euro (+6%)

Utile7 milioni(+77%)

Dati di traffico 2014

Passeggeri6,5 milioni(+6,2%)

Incremento medioannuo passeggeri2009-2014+6,6%

Dati di traffico febbraio 2015

Passeggeri398.075

Movimenti3.919

Merci via aerea*2.363

*tonnellate

Comunedi Bologna

16,75%

Provinciadi Bologna

10%

Regione EmiliaRomagna

8,80%

AeroportiHolding S.r.l

7,21%

Altri Soci

6,69%

Cameradi Commerciodi Bologna

50,55%

Fast FreightMarconi S.p.A.100%TAG Bologna S.r.l.51%Ravenna TerminalPasseggeri s.r.l. (RTP s.r.l.)24%BolognaCongressi S.p.A10%BolognaWelcome Srl10%

un’opera su cui abbiamo investi-to 8,8 milioni. Sono fiduciosoperché dal varo di Fico in poi mipare che sia tornata lla voglia difare squadra».

In città forse. Ma intanto Ri-mini e forse Forlì tornano afarvi concorrenza, in ToscanaFirenze-Pisa punta a diventareun big da 15 milioni di passeg-geri. Ha paura?

«Sono avventure imprendito-riali private che rispetto. La con-correnza, se leale, è solo unostimolo in più».

Cosa intende per leale?«Secondo le regole del mer-

cato e senza aiuti esterni. Comefacciamo noi».

Intanto Fs investe miliardiper portare la Tav negli aero-porti di Milano, Venezia e Ro-ma, quando a Bologna baste-rebbe una deviazione di 300metri per entrare nel terminal.Occasione persa?

«Bologna ne ha perse tante,la metro per esempio. Ma biso-gnava pensarci 20 anni fa. Oranon ha senso ripartire da zero».

A chi vi accusa di essere di-ventati uno scalo low cost,schiavo di Ryanair?

«Il low cost è il fenomeno deldecennio, in tutti i settori. Im-possibile farne a meno. Ma danoi rappresenta il 51% del traffi-co, quindi il mix è equilibrato».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

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BO

8 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

BO

9Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

Il gran premio è agli ultimigiri: questione di settimane,forse meno, e il mondo sa-prà in quale Borsa risuoneràil rombo del Cavallino, che

stime nemmeno generosissi-me prezzano tra i 5 e i 6 mi-liardi di euro. Quasi di sicuroWall Street ed, eventualmente,su un mercato secondario, conLondra favorita sui cugini diMilano. Sul mercato finirà ini-zialmente il 10%, non tanto:l’effetto scarsità dovrebbe au-mentare l’euforia. Già dal pri-mo inverno le banche d’affarianglosassoni ed elvetiche han-no umilmente fatto la fila da-vanti all’ufficio del presidenteSergio Marchionne. Se nonsarà l’Ipo del secolo, ci man-cherà molto poco.

A giochi fatti, Exor, la hol-ding degli Agnelli, e Piero, ilfiglio del Drake, manterrannoun complessivo 35%, da rad-doppiare, grazie alla normativasul voto maggiorato. Sul Caval-lino, come già su mamma Fiat,regnerà una holding di dirittoolandese tetragona a una tradi-zione fatta di pulegge, gnoccoe tigelle, tradizione che persi-no Maranello ha dovuto abiu-rare, accodandosi al tran tranglobalizzatore. Le Ferrari par-cheggiate davanti ai negozi digadget hanno targa Francofor-te, o magari proprio quellaolandese, quando non di Paesidistanti oceani.

Se una volta tra i clienti ave-vano un posto d’onore l’indu-striale di Piacenza e il dentistadi Brescia, ora la Rossa rispon-

de a gusti e aspettative di tyco-on asiatici e oligarchi moscovi-ti.

Su 7.255 automobili vendutenel 2014, 700 sono finite nellaGreater China, area affidata al-le cure di Edwin Fenech, figliodell’attrice Edvige e ora pro-mosso da Marchionne a capodel primo mercato, gli StatiUniti, dove l’anno scorso 2.145persone si sono permesse losfizio del Cavallino. E queiclienti, se vengono in Italia,non li si può certo portare intrattoria all’Ubersetto di Fiora-no, dove un tempo, in mezzo abattesimi e cresime, potevatetrovare l’ingegner Mauro For-ghieri davanti a un bicchieredi lambrusco. No, i billionarichiedono la quiete del Mugel-lo; oppure Ponte vecchio a Fi-renze, che nel 2013 fu chiuso alconsueto traffico pedonale perun evento di rappresentanzaorganizzato dal Cavallino con ilplacet dell’allora sindaco Mat-teo Renzi, incurante nel rotta-mare il sommo scandalo di ar-chitetti, paesaggisti e altri eru-diti.

Alla peggio, gli uomini inrosso si trincerano dentro unafabbrica ormai trasformatasi inun’autarchica cittadella, messalì, in mezzo agli ultimi lembidi Pianura padana, come sefosse una costruzione in Lego,tanto ti dà l’idea di poterlasmontare in qualche ora e por-tarla altrove. Tutto intorno, l’al-tra Maranello è ormai una cittàmuseo, dove anche le insegnedelle carrozzerie un tempo in-

dotto del gioiellino sono sbia-dite come souvenir.

Del resto, e anche qui è labanalità della globalizzazione,oggi non ha senso saldare lacatena dei fornitori al territo-rio. Se Marchionne, un italo-canadese con residenza inSvizzera e innamorato di De-troit, discute di auto senza pi-lota con Google, nel 2012 il bo-ard di Maranello, che quasi permetà è di lingua straniera, ac-colse Eddy Cue della Apple. Sa-rebbe bello, sapere cosa nepenserebbe il Drake, lui che al-l’ultima firma aveva mandatogambe all’aria l’accordo con laplutocrazia yankee targataFord. «Di manager della Ferra-ri, qui a mangiare, non se nevedono praticamente più», tidicono i gestori del Bar Galle-ry. «Ormai hanno tutto dentro,le cucine, il ristorante, tuttociò che serve per non usciremai». Nemmeno i piloti si con-cedono più ai comuni mortali.E non è che bisogna tornare alpovero Gilles Villeneuve perricordarsi di quando le coseerano diverse. «No, qui venivaBarrichello, e una volta è en-trato Alonso». Poco più in là,al Maranello Caffè, un avvento-

re spiega che «Schumacher sì,ogni tanto mi capitava di tro-varmelo nel tavolo di fianco.Anche Felipe Massa l’ho vistoper la prima volta al bar».

Certo, le rivoluzioni non sifanno in un giorno: e se laFerrari si distacca dalle natieterre nello spirito, nella menta-lità iperglobale da società li-quida e mutevoli radici, primaancora che nelle alchimie giu-ridiche all’olandese, non è soloper volere di Marchionne, unoa cui non sono mai andate giùcerte ataviche leggi del Cavalli-no, tipo impiegare centinaia diuomini per produrre, in F1,due vetture all’anno.

«Il nostro brand è Maranel-lo, non Modena», soleva direLuca Cordero di Montezemo-lo ai cugini del capoluogo, do-ve pure è fino a oggi rimasta lasede legale censita dal sito in-ternet. Ma per Maranello si in-tendeva la cittadella di cui so-p r a , i n e s p u g n a b i l e d astakeholder sempre più sco-modi e invadenti, tipo quellaFiom che, mentre conducevabattaglie di retroguardia sucontratto aziendale e premiodi risultato, come se la Rossafosse la Sata di Melfi, seguiva il

Ferrari chiamaWall Street rispondeE Maranello salutaEntro l’anno l’Ipo del decennio. Ma la Rossa ha già rotto i ponti con la sua città

La Ferrari in numeriConto Economico Sintetico Ferrari Spa

Fonte: annual report Fca

EBIT335364389

Utile primadelle tasse

335366393

UtileNetto

Risultato totalecomplessivo

Ricavinetti

2.2252.335

2.762

Ricavi daclienti esterni

Ricavida transazionicon altrisegmenti

-82-198-264

-102-120-120

4629

-79

Tasse

Altricomponentireddituali

2.14332.1377

2.4988

233324662733

27992755

1944

2012 2013 2014 Dati in milioni di euro

Lo stato patrimoniale

Vendite

Patrimonionetto

Totaleattivo

3,1

1,5 1,7

3,8

Attivonon corrente

25,8%

Dati in miliardi di euro

Italia, Regno Unito, Germania, Svizzera e FranciaUsaAltri paesi

Giappone Cina, Hong Kong e Taiwan

2014

30

3069

25

2013

30

29510

26

2012

34

25510

26

Dati in percentuale

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MONOPOLI

«Ancora non si saquando esatta-mente la Ferrarifinirà in Borsa.Però credo che

sarà entro il terzo trimestre, ov-vero a settembre». Andrea Ballo-ni, analista con esperienze inBanca Imi e Ing, oggi opera nelteam milanese di Fidentiis Equi-ties, società indipendente di ri-cerche in campo finanziario natanel 2003 e con quartier generalea Madrid. A lui Corriere Impreseha chiesto delucidazioni sull’atte-sissima quotazione del Cavallino.

Sergio Marchionne, negli ul-timi cinque anni, aveva più vol-te scartato l’ipotesi della Borsa.Perché ha cambiato idea?

«La svolta è avvenuta a seguitodella presentazione, a maggio2014, dell’ultimo piano industria-le di Fiat Chrysler. Quel pianoprevedeva un forte assorbimentodi liquidità nei primi anni, conuna generazione importante dicassa solo successiva. Fca ha cosìdeciso di fare uno spin-off diFerrari e venderne un pezzetto,per riequilibrare l’indebitamentonel breve termine. Un altro

aspetto è che questo consentiràdi passare il controllo di Ferrari aExor, la holding di casa Agnelli».

Cosa significa? «Per spiegarlo bisogna sapere

come funzionerà tecnicamente laquotazione, su cui peraltro, al-meno finora, sono uscite solo in-discrezioni e non documenti uf-ficiali. Attualmente, Ferrari ap-partiene per il 90% al gruppo Fca.Questo, come primo passaggio,metterà sul mercato un 10%».

E in seguito?«Fiat Chrysler conferirà un al-

tro 80% del Cavallino ai propriazionisti, che quindi diventeran-no in maniera proporzionaleazionisti diretti di Maranello. Im-portante ribadire: questa fasedello spin-off dovrebbe esserecronologicamente separata dalprimo collocamento. Exor, che èappunto la storica controllante diFca, si dovrebbe ritrovare circaun 24% di Ferrari, ottenendone lamaggioranza relativa, probabil-mente ancora in blocco con il10% che resterà in mano a Piero,il figlio del Drake».

L’unica certezza fornita almomento da Marchionne è che

«l’Ipo sarà molto rapida, iltempo di mangiare un pani-no».

«Be’, è lecito supporre che iltitolo Ferrari sarà talmente desi-derato che Fiat impiegherà po-chissimo per piazzare quel pri-mo 10%: una quota molto conte-nuta su cui influirà l’effetto scar-

sità».Come per Facebook o Ali Ba-

ba?«Tutto dipenderà dalla for-

chetta di prezzo. ConoscendoMarchionne, cercherà quello piùalto possibile. Ma se la valutazio-ne globale di Ferrari sarà in lineacon alcuni rumors che parlano

«Un debutto da F1? Dipende dal prezzo»L’analista: «Potrebbe valere 10 miliardi. Ma solo come azienda del lusso»

di 10 miliardi di euro, tutta que-sta euforia potrebbe non esserci:maggiore è la valorizzazione dipartenza, più c’è il rischio di unrimbalzo del titolo al ribasso. Laforchetta potrebbe invece essereinferiore se il Cavallino sarà con-siderato un titolo industriale enon tra quelli del lusso».

Anche qui , invero, Mar-chionne è stato chiaro: il Caval-lino, ha detto, è «un marchiodel lusso».

«Certo, il brand è al 100%ascrivibile al settore del lusso, eil posizionamento dei prezzi pu-re. Tuttavia, vendere un’auto nonè come vendere una borsa diGucci. I ritorni sugli investimen-ti, i margini non sono compara-bili. Sarebbe logico considerarela Rossa una via di mezzo».

Lei prevede che i fondamen-tali di bilancio dell’azienda,che nel 2014 ha registrato 2,76miliardi di ricavi e 400 milionidi Ebit, siano sostenibili?

«È quello che tutti si aspetta-no, compreso il sottoscritto. Senel recente passato Montezemo-lo aveva limitato la produzioneattorno alle 7 mila vetture annue,anche qui per sfruttare l’effettoscarsità, ora i volumi potrebberoaumentare: ma, per assorbirli,basterebbe la galoppante do-manda di Cina e Stati Uniti. E laredditività continuerà a sorride-re».

N. T.© RIPRODUZIONE RISERVATA

dito e perdeva di vista la luna.Inutile parlare, poi, dei pa-

lazzi del potere, i primi a cre-dere che la piena emilianitàdella Ferrari fosse una necessi-tà storica, e non una contin-genza. Presidente della Confin-dustria geminiana a cavallo deidue millenni, prima di passarea quella nazionale, Monteze-molo ha via via diradato le ap-parizioni sul territorio. Nel no-vembre del 2004, quando dapoco aveva assunto pure lapresidenza di Fiat, tornò daicolleghi modenesi per presen-tare «Quel gran pezzo del-l’Emilia», libro del compiantoEdmondo Berselli. A un certopunto, la discussione caddesugli standard qualitativi deipolitici locali. «Rimpiango itempi del vecchio Pci: almeno,allora, c’era qualcuno capace diparlare con le aziende, e di as-sumersi la responsabilità didecidere», disse a sorpresal’onorato ospite. La platea sor-rise e applaudì, come se fosseuna di quelle boutade che aMontezemolo tanto piacciono.A ripensarci ora, sembrava piùun saggio avvertimento.

Nicola Tedeschini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gran PremioUn momento del controllo ai box per la rossadel Cavallino rampante

Come produttore di auto dovrebbe valere meno

Ma la domanda di Cina e Usa sosterrà la redditività

Il ristoratoreDi manager Ferrari qui ormai non se ne vedono più

MontezemoloIl nostro brand è Maranello, non Modena

BO

10 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

Dove c’era il grandeCartier ora c’è il mer-chandising del picco-lo Bologna Fc: daigioielli alle magliette.

La città che fu «boutiquera»non tira, le griffes selezionanole presenze, sanno che i ricchidi provincia vanno a comprarea Milano o ancor più lontanomentre i negozi del «loco na-tio» si abbassano. Le ultimegrandi opere sono ancoraquelle dei sindaci Dozza eFanti: il Fiera District e la Tan-genziale, 40 e più anni fa. AllaTangenziale la grande pensataè stata tramutare la corsiad’emergenza in una Corsia Di-namica, chi si ferma è perdu-to, la capacità non aumenta, iltraffico è un disastro. Il Pas-sante Nord si allontana. Lastazione dell’Alta Velocità è at-traente come un freezer: aReggio Emilia hanno chiama-to per la loro fermata l’archi-

star Calatrava, come per ilponte sull’autostrada, dise-gnando un quadro totale del-l’ingresso in città. Qui nessu-no. L’Unipol ha sede in unanostrana Porta d’Europa che aldi là dei giudizi estetici po-trebbe essere il grande acces-so a Bologna e alla cittadelladelle coop, invece è un corpoestraneo in una città che nonha messo a sistema nemmenoil bel grattacielo che la stessasocietà ha costruito a Est. Uni-pol, caveau di denaro e possi-bilità, magari incide nellascelta dei sindaci, ma è igno-rato dai bolognesi. Il maggiorcentro di potere e di affari diBologna per i più è un’assicu-razione che sponsorizza libre-

rola, terzultimo nelle classifi-che sull’appeal. «È in un mo-mento molto delicato. È chia-mata a fare un salto», dice Pa-trizio Bianchi, economista,assessore regionale, già retto-re dell’Università di Ferrara,uno dei pochi amministratoricon una visione internaziona-

le. «Il nostro futuro è nellacapacità di fare sistema a 360°gradi, la nostra forza è l’eco-nomia della competenza, lascommessa è ridare velocità auna visione organica», com-menta Tiziana Primori, am-ministratore delegato di EatalyWorld Bologna, Women Ceo

Capitali senza CapitaleI bolognesi arricchiscono,ma la città è in declinoInfrastrutture ferme al palo, nessuna nuova idea e le speranzesu Fico sono legate alla vecchia formula del tortellino

PrimoriLa nostra forza è l’economia della competenza

Bologna è molto più capace di andare all’estero che in Italia

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

Lo stalloIl sindaco Merola terzultimo come appeal e le griffe emigrano in altre città

rie, libri, letture. Il People Mo-ver, che da Ovest a Est dovreb-be collegare i punti nevralgicidell’economia, dopo anni diballetti andrà solo dall’aero-porto alla stazione. Nemmenoalla Fiera che è la secondad’Italia, cerca disperatamentedi essere svincolo di un terri-torio e si ritrova con le mani-festazioni più importanti acontinuo rischio di strangola-mento per l’anarchia del traffi-co. Il rinnovamento delle zoneattorno agli snodi ferroviari haprodotto solo brutti palazzonie nessuna idea, da Borgo Ma-sini, aspirante quasi centro,alla ex Veneta, che attraversala storia popolare. Bolognanon sa affermare il suo ruoloin Italia e nemmeno in Emilia-Romagna. Eppure — fraPackaging, Motor e Food val-ley — è capitale di un matri-monio schizofrenico fra inno-vazione e tradizione che lamantiene comunque ai vertici.Anche se la politica fa acqua,con un sindaco, Virginio Me-

Tasso di disoccupazione 15 anni e oltre per genere. Area metropolitana di Bologna Congiuntura in cifre anno 2014

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Fatturato Ordinativi EsportazioniProduzione

Settoremanifatturiero

Cooperativemanifatturiere

Metalmeccanicaed elettronica

Filieradel Packaging

Artigianatomanifatturiero

-0,5%

-0,2%

-0,5%

-2,6%

-2,2%

-0,8%

-0,1%

-0,7%

-2,5%

-2,9%

-0,2%

+0,8%

-0,2%

-2,2%

-2,7%

+2,1%

+2,5%

+0,3%

+0,2%

-0,5%

Costruzioni

-4,6%Volume d'affari

Alloggio e ristorazione

-3,9%Volume d'affari

Scenario di previsione(per il 2015)

+1,3%Volume d'affari

+6,6%Esportazioni

7,4%tassodi disoccupazione

Servizi alle persone e alle imprese

-2,7%Volume d'affari

Commercio

-2,5%al dettaglio:vendite

-0,8%all'ingrosso:volume d'affari

3,6%

2,9%

2,4%

3,1%

2,4%

1,9%

2,4%2,2%

2,0%

4,0%3,4%

2,9%

5,9%

4,9%

4,1%

4,8%4,7%

4,6%

6,9%6,8%

6,8%

8,6%

8,2%

7,8%

8,4%

7,0%

5,9%

3,8%

2,8%

2,0%

3,4%

3,0%

2,6%

Variazione percentuale rispetto all'anno precedenteDonneUomini TOTALE

Bologna ai raggi X

di Marco Marozzi

BO

11Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

del Premio Internazionale «LeTecnovisionarie». È la signorache la Coop Adriatica ha man-dato ad affiancare i visionariin carriera (del business)Oscar Farinetti e (della lottaagli sprechi) Andrea Segrènella costruzione di Fico, Ea-taly World Bologna per il

mondo. Cittadella del cibo chedovrebbe sorgere a Bolognaentro il 2016 e — secondo isogni — portare sei milioni dituristi. Fico è la tradizione chevuole reinventarsi. Cartolina aggiornata. La Grassa si è fattagastronomicamente e politica-mente corretta. Dal comuni-

smo al consumismo, il rifor-mismo celebra sempre il con-sociativismo. «Sessanta milio-n i r a c c o l t i i n t e m p ibrevissimi», conteggia Gior-gio Tabellini, presidente dellaCamera di Commercio, altrodeus ex machina dell’opera-zione su cui ha investito anche

un milione di tasca sua. Fico èla Santa Alleanza su cui a Bo-logna si sono raccolti tutti:privati, coop, banche, politica.Risolve problemi di aree inuti-lizzate. Versione nuovo millen-nio di tortellino dove tutto siraccoglie, nulla si perde, la fi-ne coincide con l’inizio. CoopAdriatica in nome del cibo haristrutturato il Mercato diMezzo decaduto da anni eadesso le stradine medievalidel centro sono attraversate daturisti che si godono sapori esaperi. L’aeroporto di cui laCamera di Commercio è sociodi maggioranza andrà in Bor-sa e spera di arrivare a otto

milioni di passeggeri all’anno:low cost ma tanti e si speraaffamati. L’enfasi sul cibo perònon riesce a essere, e forsenon può essere, il pilastro diuna visione complessiva diBologna. Sparecchiata la tavo-la, continua a mancare di unavisione lunga, che porti davve-ro in Europa. «È di grande vi-vacità dentro gli stabilimenti.È in grande crisi dove il mon-do economico si incontra conla politica come le infrastrut-ture», sostiene Carmine Pre-ziosi, direttore del CollegioCostruttori. Bianchi: «Crescechi si rinnova». «Chi esporta»,chiosa Tabellini, la cui impre-sa di protezioni per macchine

utensili lavora più oltre i con-fini che in Italia. Un sistemaindustriale cresce: l’Ima deiVacchi compra in Germania,Marchesini Group va in Cina,la Gd di Isabella Seràgnoli èun modello mondiale, la Mar-poss non si ferma, Golinellicon la chimica costruisce uncolosso in progress. Un siste-ma industriale avanzato, avan-zatissimo cresce senza enfasi.Arriva la Philip Morris, i tede-schi conquistano Ducati eLamborghini e ci investonomilioni. Il Cineca è la piùgrande struttura di calcolo, ilCnr ha un migliaio di cervelli,Crif, il centro di ricerca, com-pra la maggioranza di Nomi-sma fondata da Prodi; Prome-teia diffonde le sue analisi nelmondo. Unindustria di Bolo-gna si unisce a quelle di Mo-dena e Ferrara, la Coop Adria-trica fa lo stesso con CoopEstense di Modena e la reggia-na Nordest generando la piùgrande cooperativa italiana,4,2 miliardi di euro di fattura-to, 19.700 dipendenti. Nell’ali-mentare che ha perso marchistorici, Majani e Fabbri conti-nuano ad essere fari; Valsoia èun gioiello della Borsa. Eppu-re Bologna continua a esserechiusa. L’enfasi sulla Città me-tropolitana non va oltre ilmaquillage della vecchia Pro-

I dati su Bologna forniti dalla Camera di Commercio mostrano luci e ombre per il settore industriale; eccellono le aziende della meccanica e del packaging, ma la crisi ha messo in ginocchio costruzioni e commercio

Economia

GastronomiaL’enfasi sul cibo non riesce a essere il pilastro di una visione complessiva

vincia, si ragiona in piccolopure su un Tecnopolo che do-veva essere pronto da anni, silascia la Fiera a se stessa nellasua necessità di rinnovarsi.«Un compito decisivo che at-traversa anche l’epoca Internet— continua Bianchi — Il con-fronto è fondamentale per fardiventare internazionale unacittà». «Senza una fiera fortenon si va da nessuna parte»,commenta la Primori. Lione eValencia come città-sistemasono altra cosa. Finito il Pciche tirava le fila, manca unsistema territoriale. Le stessecoop si impantano in polemi-che sugli orari della distribu-

zione. «Bologna è più capacedi andare all’estero che in Ita-lia», puntualizza l’ad di EatalyWorld. L’occupazione giovani-le non decolla e questo puòinfluire pure sull’università,sul sistema formativo. Nel-l’edilizia grandi costruttori so-no scomparsi, idem tante co-op. Vive chi restaura, lavorasull’esistente. Il più 18,5% diquesti ultimi giorni è legatosoprattutto alle vendite singo-le fra privati, i giovani chemettono su famiglia non si ve-dono. Calano le imprese indi-viduali, i negozi chiudono. Lestatistiche faticano a tenerdietro alle cifre reali.

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MultinazionaliArriva la Philip Morris, i tedeschi conquistano Ducati e Lamborghini e ci investono milioni

Tasso di disoccupazione 15 anni e oltre per genere. Area metropolitana di Bologna Congiuntura in cifre anno 2014

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Fatturato Ordinativi EsportazioniProduzione

Settoremanifatturiero

Cooperativemanifatturiere

Metalmeccanicaed elettronica

Filieradel Packaging

Artigianatomanifatturiero

-0,5%

-0,2%

-0,5%

-2,6%

-2,2%

-0,8%

-0,1%

-0,7%

-2,5%

-2,9%

-0,2%

+0,8%

-0,2%

-2,2%

-2,7%

+2,1%

+2,5%

+0,3%

+0,2%

-0,5%

Costruzioni

-4,6%Volume d'affari

Alloggio e ristorazione

-3,9%Volume d'affari

Scenario di previsione(per il 2015)

+1,3%Volume d'affari

+6,6%Esportazioni

7,4%tassodi disoccupazione

Servizi alle persone e alle imprese

-2,7%Volume d'affari

Commercio

-2,5%al dettaglio:vendite

-0,8%all'ingrosso:volume d'affari

3,6%

2,9%

2,4%

3,1%

2,4%

1,9%

2,4%2,2%

2,0%

4,0%3,4%

2,9%

5,9%

4,9%

4,1%

4,8%4,7%

4,6%

6,9%6,8%

6,8%

8,6%

8,2%

7,8%

8,4%

7,0%

5,9%

3,8%

2,8%

2,0%

3,4%

3,0%

2,6%

Variazione percentuale rispetto all'anno precedenteDonneUomini TOTALE

Bologna ai raggi X

CooperazioneUnipol è un colosso della finanza nazionale, ma per i bolognesi resta un’assicurazione

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12 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

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13Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

INNOVATORI

L’Emilia-Romagna si sco-pre a prova di bici elet-trica. Sono ben due leaziende che, negli ulti-mi due anni, hanno

scelto di lanciare proprio qui iloro prodotti di punta in terminidi mobilità sostenibile. Da unaparte c’è Wayel, azienda delgruppo Termal nata nel 2007,ritornata a casa dopo aver passa-to quasi un settennio a produrrebici elettriche in Cina, e che allafine dell’anno si trasferirà daBorgo Panigale nel nuovo stabi-limento ecosostenibile nell’areaindustriale ex Bruno Magli diBologna.

«Quello dell’elettrico a dueruote, che comprende biciclettee motorini, è un mercato ancorapiccolo, ma in crescita — affer-ma Fabio Giatti, l’amministrato-re di Wayel store-. La produzio-ne sta andando bene e i clientisono disposti a pagare un po’ dipiù per avere un prodotto tuttoitaliano». E paradossalmenteora l’azienda bolognese guada-gna di più di quando lavorava

nell’ex Impero celeste perché,come spiega Wayel, solo nel Bel-paese si riesce a garantire unamaggiore qualità dei prodotti.

«Oltre all’inflazione che inOriente è notevole, quando silavora in Italia su una produzio-ne specializzata, come quelladelle biciclette elettriche, sihanno gli stessi costi che soste-nevamo in Cina, ma con unamaggiore qualità. Non ci servemanodopera poco qualificata edeconomica, qui oltre a giocarein casa riusciamo ad avere otti-mo personale ed un controllomaggiore», continua Giatti chespiega come a pieno regime ilnuovo stabilimento produrrà,attraverso la sua startup Five, 35mila pezzi annui e darà lavoro a40 persone. Nella nuova struttu-ra — oltre alla linea di biciclet-te, costituita dai modelli Briosa,Sicura e Poderosa (dagli 800 ai1.700 euro) — si produrrà Solin-go, il primo ciclomotore elettri-co alimentato a energia solaregrazie a un pannello fotovoltaicoinstallato sul bauletto posterio-

re, elaborato assieme a Rinnova,spin-off dell’Università di Bolo-gna.

Un modello, che costa 1.850euro e arriva a 115 chilometricon una ricarica, pronto ad es-sere prodotto all’interno delnuovo stabilimento. E se Wayelritorna, Ducati Energia dall’Emi-lia-Romagna, dove ha il quartiergenerale sempre a Bologna, non

si è mai spostata e si rinnovacon un brevetto internazionaleper garantire la pedalata assisti-ta ai suoi velocipedi, integrandonella sola ruota posteriore tutti idispositivi meccanici ed elettro-nici necessari per la trazione.Mentre prima produceva bici ascatto fisso, da gennaio l’azien-da di Guidalberto Guidi, papàdel ministro Federica, ha dato

Bologna in fugacon le bici elettriche di Ducati e WayelDue aziende cittadine si contendono il mercato della mobilità sostenibile

così vita a Free Duck 2 (2.699euro).

«Tutto è racchiuso in unasingola ruota che ha all’internoil sistema elettrico. Per ora al-l’attivo abbiamo già delle colla-borazioni con altre aziende:vendiamo nel Benelux e in Spa-gna, ma è in Italia dove faccia-mo più affari», spiega MircoFucili, responsabile commercia-le di Ducati Energia, che aggiun-ge come in generale il mercatodella bici elettrica sia in crescitaa livello europeo del 5-10%, e siaparticolarmente incentivato an-che nella nostra regione.

Infatti Wayel e Ducati, comespiegano gli amministratori,hanno scelto proprio questa re-gione come terreno di produ-zione anche perché qui, rispettoad altrove, l’utilizzo delle dueruote elettriche è sostenuto. Dalfinanziamento all’acquisto dimezzi di trasporto ecosostenibi-li in vari comuni della regione,ai centri delle città chiusi al traf-fico, all’aumento delle aree disosta per le bici, alla proposta dipercorsi dedicati ai cicloturisti.Da tre anni l’Emilia-Romagnamette a disposizione una seriedi contributi per incoraggiarel’utilizzo di mezzi non inquinan-ti: tant’è che per ora, da quandoè stato approvato il protocollod’intesa sottoscritto, sono stateincentivate 2.051 bici elettrichee 34 scooter elettrici, con 227rottamazioni di motoveicoli eu-ro 0 ed euro 1. Gli aiuti regionalivanno dai 300 euro per l’acqui-sto di una bicicletta a pedalataassistita, fino ai 600 se oltre al-l’acquisto si effettua anche larottamazione.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Giatti, presidente del gruppo Termal che possiede la Wayel. Suo figlio Fabio amministra i negozi a marchio

Chi è

VelocipediSopra in alto un modello Free Duck di Ducati Energia; sotto la bici elettrica di Wayel

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14 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

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15Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

All’apparenza non cam-bia nulla, basta pagareentro il 16 giugno colmodello F24 la metàdel totale Imu e Tasi

versato nel 2014. In questo mo-do non si corre il rischio di in-correre in sanzioni e maggiora-zioni, anche se il Comune aves-se già deliberato le aliquote (e,soprattutto, le esenzioni e le de-trazioni) per il 2015.

Il patrimonio residenzialedell’Emilia-Romagna è impor-tante, come dimostra uno stu-dio appena pubblicato dal-l’Agenzia delle Entrate (graficoin pagina). Su questo patrimo-nio (al quale va aggiunto quelload uso produttivo), senza doverfare troppi calcoli, i proprietarisi accingono a versare un mi-liardo di euro di acconto Imu eTasi, sul totale di 12,4 atteso alivello nazionale. Ma non sipensi che poi, a metà dicembre,basti versare l’altra metà. Il con-guaglio riserverà delle sorprese.Allora sarà meglio saperlo pri-ma, almeno fin dove è possibile.

E anche gli inquilini, quasi sem-pre esonerati dalla Tasi lo scor-so anno, in molti comuni do-vranno versare la loro quota, frail 10 e il 30% di quella dovutasull’immobile.

Per limitare il giro d’orizzontealle dieci città capoluogo di pro-vincia, sei su dieci hanno giàdeliberato le aliquote 2015 delledue imposte locali calcolate sulvalore degli immobili. Nellamaggior parte dei casi si trattadella conferma delle aliquote2014, e questa potrebbe appari-re una buona notizia. In realtàtutti i Comuni, che abbiano de-liberato o meno, potranno fissa-re le aliquote definitive entro il28 ottobre. A quel tempo cono-sceranno in modo più chiaro lenecessità finanziarie, e potran-no ritoccare come meglio cre-dono, entro il limite massimo dialiquota consentito: 0,33% comesomma di Imu e Tasi, per leabitazioni principali; 1,14 per cento su tutte le altre. Per leabitazioni principali non di lus-so, esenti dall’Imu, il tetto si ri-

ferisce in realtà alla sola Tasi.La cattiva notizia sta nel com-

plesso di esenzioni e detrazioni,che i comuni possono gestireentro certi margini. Lo scorsoanno a Bologna le abitazioni inaffitto a canone concordato (peresempio quelle agli studentiuniversitari) e quelle concessein uso gratuito ai figli o ai geni-tori, godevano dell’aliquota Imuridotta dello 0,76%. Quest’annol’agevolazione è scomparsa, esul valore dell’immobile (rendi-ta catastale rivalutata del 5%, peril moltiplicatore relativo al tipodi fabbricato, pari a 160 per leabitazioni e le pertinenze) si ap-plica l’aliquota ordinaria del-l’1,06%: è un aumento secco del

40 per cento.L’ultima sorpresa, per le pri-

me case, riguarda le pertinenze,anche se non sono molti gli im-mobili provvisti sia del box chedel posto auto all’aperto. Finoraerano classificati in modo diver-so; da un paio di anni l’agenziadel territorio equipara postoscoperto e box. L’Emilia-Roma-gna ha quasi completato le noti-fiche delle variazioni, che tral’altro comportano un piccoloaumento della rendita. Ma c’è labeffa: le due pertinenze chepossono beneficiare dell’esen-zione Imu prima-casa devonoessere di tipologie diverse (peresempio, box e cantina).

In tutti questi casi, prima o

Imu e Tasi: accontoa forfait, con sorpreseal saldo di dicembreSei capoluoghi su 10 hanno già deliberatoPiù Tasi a Modena, meno sconti a Bologna

Il patrimonio immobiliare residenziale dell’Emilia-RomagnaValore in miliardi di euro delle abitazioni possedute da persone fisiche e da personegiuridiche; e valore in rapporto al Pil

Valore immobiliare residenziale in rapporto al Pil

Persone fisiche

Abitazioni Pertinenze Abitazioni Pertinenze

Enti e persone giuridiche

Totale Popolazione

Fonte: elaborazione dati tratti da «Gli immobili in Italia 2015», Dipartimento delle Finanze-Agenzia delle Entrate

EmiliaRomagna

Bologna(provincia)

% valoreBologna/E.R.

469,3

63,3

13,5 %

34,4

3,3

9,6%

38,2

8,4

22,0 %

3,7

0,6

16,2 %

545,6

75,6

13,8 %

4.446.354

1.001.170

22,5 %

Abitazioni Pertinenze TotalePil

(m.di €)Patrimonio/

Pil

EmiliaRomagna

Italia

% E.R./Italia

507,5

6.233,7

8,1 %

38,1

341,3

11,1 %

545,6

6.575,0

8,3 %

126,5

1400,3

9,0 %

4,3

4,7

poi, i conti bisogna rifarli. Sen-za dimenticare la vicenda irri-solta dell’Imu agricola nei 28comuni parzialmente montanidella Regione (Corriere Impresedel 4 maggio scorso), fra i qualiBologna e Cesena, ma anche Ca-stel San Pietro Terme, Ozzanodell’Emilia, Pianoro, San Lazza-ro di Savena e Riolo Terme, perdire dei maggiori e dei più noti.

Piacenza, Parma, Ravenna eFerrara non hanno ancora deli-berato. Forlì, Reggio Emilia eRimini hanno confermato le ali-quote dello scorso anno. A Mo-dena la Tasi sale dal 3,1 al 3,3per mille per le prime case(esenti da Imu). E da quest’an-no, «per esigenze di bilancio», èdovuta con l’aliquota dello 0,8per mille anche per gli immobi-li a disposizione o in affitto,esenti nel 2014. Riguarderà sia iproprietari, sia gli inquilini. Daiproprietari è dovuto il 90% dellaTasi (in pratica, l’aliquota scen-de allo 0,72%) dall’inquilino ilrestante 10%. Esenti le abitazionidi lusso, ma solo perché già pa-gano l’Imu con l’aliquota del 6per mille.

Cesena è un comune virtuo-so: non solo ha deliberato findall’inizio dell’anno, conferman-do sostanzialmente aliquote edetrazioni 2014. Ma ha ridottodallo 0,86 allo 0,76 % l’aliquotaImu per le abitazioni concesse agenitori e figli. Poi si è accortodi aver incassato nel 2014 quasi2 milioni di euro in più, rispettoal gettito Tasi previsto in bilan-cio. Perciò a fine aprile ha deli-berato di nuovo, riconoscendouna ulteriore detrazione di 67euro alla Tasi sulla prima casa.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

TERRITORI & CITTÀ

sono gli immobilidell’Emilia-Romagna appartenenti a persone fisiche ed enti

545

è il valore immobiliare residenziale in rapporto al Pil nella nostra regione

4,3

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16 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

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17Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

Il latte versato in cinque anniLa riduzione dei consumi interni dal 2010 al 2014 (dati in migliaia di tonnellate)

Fonte: Nielsen Iss

2010

Latte fresco Latte Uht

1.711

2011

1.689

2012

1.661

2013

1.614

2014

1.558

609 1.102

602 1.087

594 1.067

553 1.061

514 1.044

-95

-58

-153

-9%

Alimentare

Marr (Cremonini) acquista Samae si rafforza nel settore bar

V a avanti il processo di raf-forzamento di Marr nelladistribuzione alimentare.

La società del gruppo Cremoni-ni (nella foto il fondatore Luigi)ha sottoscritto, tramite la con-trollata New Catering, operantenel segmento bar, l’acquisto del100% di Sama, società di ZolaPredosa (Bologna) specializzatanella distribuzione di prodottialimentari a caffetterie e alla ri-storazione veloce.

L’operazione ha un valore di1,7 milioni di euro. Il prezzo perun 60% verrà pagato al closing eper la parte restante a due anni.Con oltre 6 milioni di euro diricavi realizzati l’anno scorso,un’organizzazione di vendita dioltre dieci venditori, una retedistributiva di una decina diautomezzi e un esteso catalogoprodotti, Sama è un riferimentonella distribuzione alimentare abar e ristorazione veloce lungol’asse Bologna-Modena-ReggioEmilia.

L’acquisto della compagniabolognese, di cui è stata con-fermata la struttura manageria-le, va a rafforzare la penetrazio-ne della riminese Marr nei pub-blici esercizi, in cui opera tra-mite New Catering che concirca 24 milioni di euro di fat-turato nel 2014 è realtà leadernelle provincie di Bologna, Fer-rara, Ravenna, Forlì-Cesena, Ri-mini, Pesaro-Urbino e Perugia.

Continua, pertanto, il conso-lidamento di Marr nella distri-buzione alimentare, che in que-sti ultimi anni per via di nuovitrend di consumo (primi piattipronti e aperitivi) ha aumenta-to la sua rilevanza all’internodel settore del foodservice.

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’operazione

Il consumo scende, le quoteproduttive sono scomparse,il prezzo crolla, le stalle chiu-dono. La sequenza è terribi-le, e non basterebbe un buon

bicchiere di latte a superare lochoc. O magari basterebbe: aconti fatti, se tutti gli italianibevessero un bicchiere di lattein più ogni giorno, in un paiodi settimane si recupererebberole 153 tonnellate perdute in cin-que anni; e in un anno il consu-mo (che naturalmente include,oltre al latte, formaggi, yogurt ecreme pronte) si moltipliche-rebbe per due volte e mezzo.

La soluzione non è questa,purtroppo. È un po’ più com-plessa e dipende anche da Ro-ma. Meno che in passato daBruxelles. Ma, se avrà successo,ciò avverrà soprattutto in Emi-lia-Romagna, dove operano imaggiori player del settore:Parmalat-Lactalis, terzo in Italianel comparto allargato alimen-tari e bevande, con un fatturatointorno al miliardo e mezzo dieuro nel canale Gdo (la grandedistribuzione organizzata, doveprimeggia Barilla) e Granarolo,sesto in Italia (poco meno di800 milioni di euro Gdo) e trai pochissimi ad aver ottenutonel 2014 un aumento (+1,2%) siadel fatturato, sia dei volumi.

Non è solo questione di pri-mazìa. Parmalat e Granarolorappresentano i terminali didue diverse filiere: agroindu-striale pura, la prima; in forteconnessione con gli allevatori,presenti nel capitale attraversoil Consorzio Granlatte e la fittarete della cooperazione e deicoltivatori diretti, il secondo. Ipunti di vista di queste due fi-liere non coincidono. Analisi eproblemi sono simili, le solu-zioni divergono.

Dal 1° aprile il regime dellequote latte, in vigore in Europada trent’anni, è terminato. Mer-cato libero con «atterraggiomorbido», auspica l’Unione eu-ropea, che però ha passato lapalla ai singoli stati affinchéadottino strumenti di regola-zione. Facile a dirsi, perché nonsi deve alterare la concorrenza enon si devono configurare aiuti

di Stato. Al massimo, a Bruxel-les, chiuderanno un occhio perun po’ di tempo.

Il governo ha scelto la suastrategia: il decreto legge n. 51del 5 maggio scorso, per «il ri-lancio dei settori agricoli in cri-si», in buona parte dedicato allatte (compresa la rateazionetriennale dell’ultima raffica dimulte, inferiori al passato, peril superamento delle quote). Prevede che i contratti per lafornitura del latte alle centrali eall’industria debbano durare al-meno un anno e garantire undeterminato prezzo, remunera-tivo rispetto al costo di produ-zione, con un complesso meto-do di calcolo e la vigilanza del-l’Antitrust, che però non puòrendere pubblici i dati.

Tutti i protagonisti della fi-

liera lattiero-casearia sono inol-tre sollecitati a dar vita alle or-ganizzazioni interprofessionali,per singoli comparti o anche diampiezza maggiore. La spinta aunirsi viene dal fatto che unasola organizzazione, tra quellerappresentative di uno stessocomparto, sarà riconosciuta dalgoverno, purché rappresenti al-meno il 20% del mercato. Gliaccordi sottoscritti con questaorganizzazione varranno ergaomnes e per questo l’organizza-zione riceverà i contributi an-che dei non iscritti che si avvar-ranno dell’accordo. La concor-renza è salvaguardata dal fattoche l’organizzazione ricono-sciuta può essere scalzata daun’altra, che dimostri di rappre-sentare una quota maggiore delcomparto.

Il meccanismo ha spaccato leo r g a n i z z a z i o n i a g r i c o l e .Coldiretti ha salutato il «princi-pio rivoluzionario» del contrat-to garantito, a tutela «delle 36mila stalle italiane e dei 180 mi-la posti di lavoro della filiera».Confagricoltura non condivideil meccanismo delle organizza-zioni interprofessionali. Asso-latte, che rappresenta le indu-strie del settore, boccia il decre-to e ipotizza la violazione deitrattati europei. Granarolo (chepure di Assolatte fa parte) guar-da avanti, come dimostra l’in-gresso nella Centrale del lattedi Brescia e l’accordo conColdiretti: il settore — ha dettoin sostanza il presidente Calzo-lari — si salva con l’esportazio-ne dei prodotti, soprattutto for-maggi; l’innovazione, la qualitàe la tracciabilità della materiaprima, per evitare invasioni dilatte non italiano e intercettarei gusti dei consumatori; e conla crescita dimensionale dellestalle. Forse 36 mila sono anco-ra troppe.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Export e formaggi, la nuova via per ritrovare il latte versatoParmalat e Granarolo: i big player sono in Emilia-Romagna, regione chiave per rilanciare il settore dopo la fine delle «quote latte» e il crollo di prezzi e consumi

N on c’è tregua per l’industria del latte.Neanche in Emilia-Romagna. Prose-gue infatti la striscia di risultati nega-

tivi in una regione in cui il settore rappre-senta la voce più importante dell’agro-ali-mentare con 3.700 imprese di allevamentoche producono 18,7 milioni di quintali dilatte bovino, per il 4% ad uso alimentare eper il resto destinato alla produzione diformaggi Dop, come il Parmigiano Reggia-no e il Grana Padano, o formaggi di nic-chia come lo Squacquerone di Romagna.

Dall’inizio della crisi nella nostra regioneè stata chiusa una stalla su cinque, con laperdita di 4.000 posti di lavoro. Questo ilquadro decisamente sconfortante che emerge dal dossier della Coldiretti «L’at-tacco alle stalle italiane». La causa prima-ria della crisi sta nell’imponente aumentodi importazioni di prodotti lattiero- casearidall’estero: dal 2007 ad oggi il 23% in piùin valore, equivalenti a 12 milioni di quin-

tali di latte. A preoccupare gli allevatoriemiliano-romagnoli sono soprattutto le importazioni di formaggi similgrana. For-maggi di bassa qualità provenienti da Re-pubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estoniae Lettonia, spesso venduti con nomi difantasia che ingannano i consumatori eche hanno generato un vero e propriocrollo dei prezzi dei formaggi Dop negliultimi due anni: se il Parmigiano Reggia-no, stagionato 12 mesi, è passato dai 9,50euro del 2012 ai 7 euro attuali, il GranaPadano stagionato nove mesi è passato da-gli 8,13 euro del 2011 ai 6,84 di fine 2014.Oltre ai prezzi calano anche i consumi: gliacquisti nella grande distribuzione e neldettaglio tradizionale sono diminuiti del2.2% per il Parmigiano Reggiano e del12,6% del Grana Padano, mentre sono au-mentati dell’1,5% altri grana non a denomi-nazione d’origine.

La crisi del latte preoccupa più gli alleva-

anno, mentre il costo medio al consumoper il latte di qualità si aggira intorno a 1,5euro al litro, qualche centesimo in piùdello scorso anno. Un ricarico del 328%che tutela i venditori, ma mette in crisi iproduttori, che rischiano di non riuscire acoprire neanche i costi per l’alimentazionedegli animali e sta portando alla chiusuradi una media di 4 stalle al giorno, coneffetti sull’occupazione, sull’economia, sul-l’ambiente e sulla sicurezza alimentari deiconsumatori. Lo scenario rischia di aggra-varsi con la fine del regime delle quote dellatte.

«Occorrerebbe introdurre l’obbligo diindicare in etichetta la provenienza del lat-te a lunga conservazione e di quello impie-gato nei formaggi e latticini», sostieneMarco Allaria Olivieri, Direttore diColdiretti Emilia Romagna.

Simone Jacca© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’agenda 12 giugnoA Mirandola, in via Giolitti 22, «Semplificare la burocrazia, introdurre la zona franca urbana: ci vogliamo ancora credere». Ore 20.30

8 giugnoAssemblea generale di Confindustria Modena al Forum Monzani. ore 18

12 giugnoAl Centro congressi Grand’Incontri di Rimini l’assemblea di Unindustria che quest’anno celebra il suo 70esimo anniversario. Ore 16

9 giugnoL’Università di Parma organizza «Il rischio da Agenti Fisici negli ambienti di lavoro» nel plesso Biotecnologico integrato d’Ateneo. Ore 15

9 giugnoAl Palazzo degli affari di Bologna una giornata di incontri tra il referente del progetto America Latina, Francesco Pannocchia, e le imprese bolognesi interessate. Dalle 10

12 giugnoWorkshop alla Camera di commercio di Bologna sugli strumenti finanziari della nuova legge per la cooperazione allo sviluppo. Ore 10

FOOD VALLEY

Ma in regione ha già chiuso una stalla su quattro

tori dei venditori, che riescono comunquea quadruplicare il prezzo di produzioneall’atto di vendita. Sulla base delle elabora-zioni Coldiretti su dati Ismea il latte vienepagato agli allevatori in media 0.35 cente-simi al litro, il 20% in meno dello scorso

Produzione Un momento dell’imbottigliamento del latte

GovernoIl decreto del 5 maggio prevede che i contratti per la fornitura del latte alle centrali e all’industria durino un anno e garantiscano un determinato prezzo rispetto ai costi di produzione

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18 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese

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19Lunedì 8 Giugno 2015Corriere Imprese

L’analisi

Privatizzare? Per i comuni meglio tassare

SEGUE DALLA PRIMA

Basta pagare —si è stabilito alivello nazio-nale — la me-tà del dovuto

nel 2014. Le sorpresearriveranno a Natale.

Molti comuni nonhanno ancora deciso lealiquote: in Emilia-Ro-magna quattro capoluo-ghi su dieci. Chi lo hafatto ha spesso confer-mato le aliquote. Manon sempre: a Modenala Tasi sale dal 3,1 al 3,3per mille, e da zero a0,8%° per gli immobili adisposizione o in affitto(che già pagano l’Imu).

Il totale non dipendesolo dalle aliquote: Bo-logna cancella le agevo-lazioni Imu per gli affit-ti a canone concordato,o in uso gratuito a geni-tori o figli del proprie-tario: l’imposta schizzadel 40 per cento. Moltiinquilini, esenti nel2014, pagheranno unaparte (dal 10 al 30%)della Tasi. Fa eccezioneCesena: aumenta le de-trazioni Tasi e scaglional’addizionale Irpef.

Già, ci sono anche leaddizionali: in sordinapure loro, ma crescenti.La Regione ha introdot-to il nuovo sistema ascaglioni di aliquota (enon più solo per fascedi reddito), come perl’Irpef nazionale. A con-ti fatti, qualche euro ri-sparmiato fino a 28milaeuro lordi; addizionalecrescente oltre la soglia:per 55mila euro lordi sipagano 100 euro in più.

L’addizionale comu-nale in molti casi eragià al massimo dello0,8%. Bologna accresceil prelievo anche qui: fi-nora ferma allo 0,7%, haceduto e passa pure leiallo 0,8%. La stessa Bo-logna che, dopo averavviato il percorso perridurre il 10% di Hera inportafoglio (350 milionidi euro, ai valori di Bor-sa) rinuncia a farlo e si«accontenta» di 13 mi-lioni (lordi) di dividen-do. Tanto, il resto lometteranno i cittadini.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

La risposta di Massimo Degli Esposti

IL MADE IN ITALY AI TEMPI DELLA GLOBALIZZAZIONE

Tutti i giornali hanno celebrato con grandeenfasi la decisione dell’Audi di produrre il nuovosuv Urus della Lamborghini nello stabilimentostorico della casa del Toro, a Sant’Agata Bologne-se. Io non ci trovo nulla di strano, invece. Anzi,sarebbe stata una presa in giro, per i facoltosiclienti della Lamborghini, spacciare per made inItaly un’automobile realizzata in Slovacchia.

Marcello, Bologna

Caro Marcello, il suo ragionamento non fareb-be una piega se fossimo ancora negli anni 70-80,

cioè prima di quell’uragano economico comune-mente detto globalizzazione. Per darle un’idea,fino a quegli anni Fiat controllava oltre il 50% delmercato dell’auto italiano e le case asiatiche mes-se insieme non vendevano in Italia più di qualchecentinaio di esemplari; anche perché il loro mer-cato era contingentato da precise e misere quote.Cadute queste ultime, tolti i dazi all’importazio-ne, esplose le comunicazioni e i collegamenti alungo raggio, nell’auto e non solo il mondo èdiventato un tutt’uno; appunto globale. Tanto sulversante del mercato, quanto su quello della pro-

duzione. È per questo che le multinazionali pos-sono decidere di volta in volta dove realizzare iloro prodotti, scegliendo, fra decine di Paesi di-versi dove già hanno propri stabilimenti, quelloche offre le condizioni complessive migliori, tracosti diretti, qualità, logistica, normativa e viadicendo. E in aggiunta, ogni prodotto è il risulta-to di un assemblaggio tra componenti e serviziche possono arrivare da ogni parte del pianeta.Nello stabilimento slovacco il gruppo Volkswagenche controlla Audi produce già tre suv che inrealtà sono nominalmente made in Germany:l’Audi Q7, il Vw Touareg, e il Porsche Cayenne. Elì dispone di piattaforma industriale, personaleformato, logistica, insomma di un «sistema» fo-calizzato sui grandi suv. A Sant’Agata Bolognese,viceversa, tutto questo deve crearlo ex novo. Lafabbrica Lamborghini, infatti, è oggi come unasartoria su misura, dove i 2.500 bolidi, su trediversi modelli, vengono realizzati uno a unoquasi artigianalmente. Il suv Urus invece partecon l’obiettivo iniziale di 3.000 pezzi annui, per-ciò richiede processi produttivi di massa. Che lostabilimento bolognese può garantire solo cam-biando completamente pelle, diventando indu-stria a tutti gli effetti. Non a caso per farlo partireAudi mette sul piatto la spropositata cifra di700-800 milioni.

I ren ha chiuso il primo trimestre del 2015con un utile netto pari a 58,6 milioni dieuro, in salita del 14,2% rispetto a 51,3 milio-ni di euro registrati nel primo trimestre

2014. Quest’ultimo, sottolinea Matteo Zardonidi Banca Albertini Syz, beneficiava di una plu-svalenza straordinaria di oltre 10 milioni dieuro. Aggiustato da effetti straordinari — pro-segue Zardoni — l’incremento anno su annosupera il 41%. Le dinamiche operative positive,spiega l’azienda che ha tra i soci principali iComuni di Parma e di Reggio nell’Emilia, so-no accentuate da minori uscite, grazie alladichiarazione di incostituzionalità della cosid-detta Robin Hood tax, che imponeva alleaziende municipalizzate una tassazione tutt’al-tro che marginale. In attesa del piano indu-striale e di possibili nuove acquisizioni, è inte-ressante notare che i ricavi consolidati delprimo trimestre del 2015 si attestano a 919,1milioni di euro, in crescita (+1,8%) rispetto a903,1 milioni di euro di un anno fa. L’aspettopositivo da rimarcare è che, a fronte del fortecalo dei prezzi dell’energia, è salito il volume

di gas e del calore venduti, quest’ultimo inparticolare, attraverso le condotte dei termo-valorizzatori. Molto forte il contributo al bilan-cio del primo trimestre di quest’anno fornitodalla controllata Amiat. In prospettiva, Irenpotrebbe muoversi a 360 gradi in ambito difusioni e/o acquisizioni sia localmente, sianei territori che confinano con le regioni incui opera, Emilia-Romagna e Piemonte so-prattutto. Da possibile «preda», com’era con-siderata negli anni passati Iren potrebbe assu-mere il ruolo di aggregatrice, dopo che, diacquisizione in acquisizione, ha aumentatodecisamente la propria dimensione. In futuropotrà giocare ad armi pari nel caso in cui unodei concorrenti di taglia maggiore sia interes-sato ad acquisirla. Questa è una delle indica-zioni, conclude Zardoni, che il mercato siaspetta possa essere riportata nel piano indu-striale che dovrebbe vedere la luce entro metàluglio prossimo e che prevederà anche unanuova struttura organizzativa più snella e ope-rativa.

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D al turismo enogastrono-mico (Food valley) allaTerra dei Motori (Motor

valley), dal benessere (Well-ness valley) al cicloturismoalla musica e cultura, è statoben recepito da molti touroperator stranieri i quali sonoben felici di proporre ai loroturisti una offerta di vacanzaben articolata e ricca di quel-le eccellenze imprenditorialiche fanno dell’Emilia-Roma-gna un brand universalmentericonosciuto.

E se il progetto Via Emilia èstato pensato per l’Expo — eper il dopo Expo, aggiungo— sono altre le azioni chestiamo compiendo sui merca-ti della domanda turistica.Come ad esempio il progetto«Welcome Family» dedicataal nostro tradizionale targetdi riferimento — le famigliecon bambini — con offertespeciali e una campagna diaffissioni di grandi dimensio-

ni in Germania e Svizzera perspingere le vacanze di Pente-coste o, ancora, l’azione svol-ta in Austria nel settore delturismo senior (over 65 anni)con l’Herbsttreffen 2015.L’Emilia-Romagna è statascelta, infatti, dalla più im-portante associazione di pen-sionati austriaci Pensioni-stenverband Österreichs(PVÖ, che conta circa 400 mi-la soci) come destinazione divacanza dei suoi associati. Etra settembre e ottobre diquest’anno 4.000 pensionati austr iaci «invaderanno»l’Emilia-Romagna per le lorovacanze. Sul mercato internovanno segnalate le due cam-pagne di comunicazione tele-visiva rivolte a tutti i nostritarget: la prima, con il coin-volgimento dei comuni dellacosta, è una cartolina dellaRiviera ospitata nello spaziometeo delle reti Mediasetmentre la seconda è dedicata

all’offerta dei parchi tematici.Per quanto riguarda la sta-

gione in arrivo, dalle indica-zioni emerse dai contatti avu-ti con i tour operator in occa-sione delle grandi fiere turi-s t i c h e e u r o p e e e d a iworkshop che abbiamo rea-lizzato con buyer interessatiall’Emilia-Romagna, possia-mo dire di essere moderata-mente ottimisti, come risultaanche dai vostri articoli di og-gi. In questa direzione fa bensperare la riapertura dell’ae-roporto di Rimini con il ritor-no di diverse compagnie ae-ree russe. Lo stesso ritorno avolare su Rimini da parte diAir Berlin è un segnale di ot-timismo rispetto alla previ-sione di incremento dellepresenze estere. Infine, perquanto riguarda il mercatointerno, il buon andamentodei ponti, e dei primi weekend stagionali ci spinge adun cauto ottimismo sulla ri-sposta degli italiani.

Andrea Corsini*assessore regionale al Tu-

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L’interventoNon solo sdraio e ombrellone,il turismo ita diversificando la sua offerta

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Piazza Affari di Angelo Drusiani

Iren da preda diventa cacciatore

Tra Modena e Reggio EmiliaDopo Coop e Confindustriaanche la Cisl perfeziona la fusione

È tempo di fusioni anche per l’universo deilavoratori in Emilia-Romagna. Dopo gli ac-corpamenti che si stanno concretizzando nel

mondo delle aziende (Confindustria Romagna,Unindustria Bologna con Ferrara e Modena, Co-op adriatica con Coop estense e Coop Nordest),adesso tocca alla Cisl che ha da poco presentatola Cisl Emilia centrale. Unisce il sindacato biancodi Modena a quello di Reggio Emilia, cioè i 60mila iscritti della prima con i 36 mila dellaseconda, arrivando a quasi 100 mila tessere e difatto diventando la più grande struttura territo-riale della Cisl nella nostra regione. Anche lestrutture zonali si riorganizzeranno nella logicadelle «terre di confine»: Sassuolo, per esempio,si unirà a Scandiano e Carpi a Correggio. Nascequindi una rappresentanza più coesa e radicata.Anche per contrattare con i «nuovi padroni». Siaspettano notizie anche dalle altre maestranze.

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Verso il riordino dei portiUn’unica autorità per il NordRavenna battuta da Venezia?

È atteso a giorni il decreto del governo per ilriordino dei porti italiani. La bozza circolata nel-le ultime ore prevede una sola Autorità Portuale

per Venezia, Trieste, Ravenna e Ancona. Ma come, sisono immediatamente chiesti i romagnoli, un uomosolo al comando di due realtà in aperta concorrenzacome Venezia e Ravenna? E chi mai avrà la meglio,aggiunge qualcuno, se il capoluogo veneto disponedi strutture più efficienti e fondali più profondi? Mase il ministro Graziano Delrio, che ha in mano ildossier, pensa di disboscare drasticamente gli orga-nismi per renderli più «autonomi rispetto ai possibilicondizionamenti di portatori di interessi locali (sianoessi soggetti politici o economici)» anche i ravennatidovrebbero fare il «mea culpa» per la clamorosa liteche da anni paralizza il porto di Ravenna, con gliindustriali che chiedono il dragaggio dei canali, el’Autorità che pensa invece al «progettone» logistico,con espropri e 220 ettari di nuovi capannoni.

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Eletto Il neosegretario della Cisl Emilia centrale William Ballotta

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20 Lunedì 8 Giugno 2015 Corriere Imprese