GLI ECOSISTEMI - Provincia Autonoma di Trento - Agenzia ... · come la foresta pluviale, la taiga o...

54
Agenzia Provinciale per la Protezione GLI ECOSISTEMI Uno studio sperimentale Rete trentina di educazione ambientale Parte Prima Scuole secondarie

Transcript of GLI ECOSISTEMI - Provincia Autonoma di Trento - Agenzia ... · come la foresta pluviale, la taiga o...

Agenzia Provinciale per la Protezione

GLI ECOSISTEMI Uno studio sperimentale

Rete trentina di educazione ambientale

Parte Prima Scuole secondarie

AGENZIA PROVINCIALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE Direttore Ing. Fabio Berlanda

Settore Informazione e Qualità dell’Ambiente Dirigente Dott. Paolo Fedel

Piazza Vittoria, 5 - 38100 Trento Tel. 0461-497739 Fax 0461-236708 e-mail: [email protected] Sito: www.appa.provincia.tn.it

A cura di: dott. Gabriele Bertacchini

RETE TRENTINA DI EDUCAZIONE AMBIENTALE per lo sviluppo sostenibile e-mail: [email protected] Sito: www.educazioneambientale.tn.it

“Quando un sistema complesso viene scisso nelle sue parti costituenti perde gran parte delle proprie funzioni, perde, per così dire, la vita ed allora è facile cadere nell’errore che la vita sia qualche cosa di separato da un ecosistema.”

A. Farina

Il C O N C E T T O di E C O S I S T E M A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

L’ECOSISTEMA Un contenitore della vita

Curiosità

La parola “ecosistema” fu usata per la prima volta nel 1935 dal botanico Sir Arthur Tansley.

Il mezzo entro cui la vita si organizza, così può essere concep i to i l concet to d i ecosistema. Il “luogo” dove la vita prende forma e si relaziona. L’ecosistema definisce le unità base della natura sulla superficie della terra, tra loro collegate sino a formare quel grande e unico ecosistema che è il pianeta Terra.

Le dimensioni di un ecosistema sono arbitrarie, definite solo dal sistema che desideriamo studiare.

Un ecosistema può essere piccolo ed effimero, come una pozza temporanea di acqua piovana, oppure vastissimo e “stabile”, come la foresta pluviale, la taiga o la tundra.

Un ecosistema può essere

Due ecosistemi confinanti, un bosco di abete rosso ed un prato. Dove finisce l’uno e dove inizia realmente l’altro?

Per semplicità di studio, un ecosistema, può essere pensato come una unità ecologica con confini definiti. Tali confini coincidono spesso con una netta discontinuità o barriera geografica (una sepie, una catena montuosa, l’argine di un

Un laghetto è un modello ideale per definire un ecosistema, i confini appaiono piuttosto netti e facili da identificare, il lago appare come un

Se osserviamo una macchia di bosco circondata da campi o prati sarà piuttosto semplice osservare una linea netta che separa le due aree. Le condizioni di quantità di luce, di vento, di umidità, sono infatti piuottosto differenti nel bosco rispetto ai campi circostanti. A causa di queste variazioni, differenti poplazioni di piante e di animali vivono in ognuno di questi luoghi; abbiamo quindi, per così dire, due differenti ecosistemi.

1

Il C O N C E T T O di E C O S I S T E M A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

La divisione tra un campo e un bosco può non essere così definita come possiamo immaginare a prima vista. L’aria, per esempio, si muove liberamente tra una zona e l ’a l tra, così l ’acqua di d i l a v amen t o , c he può trasportare da un’area all’altra terra, foglie e persino organismi viventi. Gli uccelli, possono mangiare nel campo durante il giorno ma ripararsi nel bosco durante la notte, e così fanno molti altri animali.

Gli ecosistemi sono quindi dei sistemi aperti, nel senso che scambiano energia, “materiali” e organismi con altri ecosistemi. Bisogna sforzarsi di immaginare come tra due ecosistemi che stiamo studiando come distinti avvengano miriadi di relazioni

Definire i confini di un ecosistema, vale la pena ripeterlo, è quindi una scel ta legata a l la nostra soggettività, utile ed efficace solo per ragioni di studio, per meglio comprendere il funzionamento di un sistema complesso.

I confini vengono così perlopiù individuati tramite sensazioni visive, legate a delle discontinuità facilmente riconoscibili; un bosco, dopo tutto, è significativamente diverso da un campo coltivato.

Discontinuità visiva: boschi che lasciano spazio a campi coltivati, una facile individuazione

Ecosistemi particolari

I confini, come sempre, separano ma allo stesso tempo uniscono, e i margini di un ecosistema sono essi stessi un ecosistema particolare, d o v e , m e s c o l a n d o s i l e caratteristiche dei due sistemi confinanti, si vengono a creare condizioni uniche di sopravvivenza (si pensi alle coste rocciose).

2

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

COMPONENTI Ognuno al suo posto

Curiosità

Alcuni produttori, in particolar modo dei batteri specializzati, non utilizzano come fonte di energia quella solare ma il c a l o r e g en e r a t o d a l l a decomposizione di elementi radioattivi provenienti dalle profondità della Terra e rilasciati in sorgenti di acqua bollente che sfociano nelle

Un ecosistema è costituito da una comunità di specie differenti che interagiscono fra di loro e con l’ambiente fisico in cui vivono, sino a formare un tutt’uno.

Un ecosistema può essere studiato suddvidendolo in due parti; da un lato i componenti viventi che costituiscono la comunità biologica (piante, animali, funghi, batteri, protisti), dall’altro i componenti non viventi che costituiscono l’ambiente (aria, acqua, minerali, nutirenti, luce del sole, etc.) necessario a sostenere la vita.

Gli organismi viventi degli ecosistemi sono di sol ito classificati a seconda di come ottengono il “cibo”, ci sono così produttori e consumatori.

Il sole: l ’energia necessaria al funzionamento degli ecosistemi proviene nella quasi totalità dei casi da tale fonte.

All’interno di un ecosistema i produttori sono gli attori che trasformano l’energia di bassa qualità che arriva dall’esterno del sistema, in energia a più alta qualità (biomassa) utilizzabile dalle altre forme viventi presenti all’interno del sistema. Tali energie sono alla base del funzionamento di ogni ecosistema.

trienti di cui hanno bisogno per sopravvivere partendo da sostanze inorganiche semplici (acqua, CO2, nitrati) che trovano nel loro ambiente. La maggior parte dei produttori riesce a fare questo attraverso la luce solare, che fornisce l’energia necessaria per attuare il processo della fotosintesi. Tramite tale processo si origina materia organica a partire da

3

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

si nutrono di altri consumatori.

Onnivori: mangiano sia piante che animali (ad esempio l’uomo).

Detritivori: vivono di detriti, delle parti di organismi morti, di rifiuti e scarti di organismi viventi. Tra i detritivori sono particolarmente importanti i Decompositori, microrganismi quali funghi e batteri che consumano la materia organica morta e completano il processo di disgregamento e di riciclo dei materiali organici.

Ogni volta che un organismo si alimenta diventa un anello in una catena alimentare. (Cunningham)

I m p o r t a n z a d e i decompositori

I decompositori, sono secondi per impo r t anza so lamen te a i produttori. Senza la loro attività i nutrienti rimarrebbero bloccati nei composti organici degli organismi morti e dei prodotti di rifiuto e non sarebbero disponibili per le success ive generaz ioni d i

4

materia inorganica ed energia.

Nella maggior parte degli ecosistemi terrestri i produttori sono costituiti dalle piante mentre in quelli acquatici da batteri e protisti, organismi del fitoplancton (termine usato per indicare piccoli organismi vegetali gallegianti trasportati dalle correnti).

Tutti gli altri organismi viventi presenti in un ecosistema sono considerati consumatori, in quanto si procurano le sostanze organiche necessarie alla sopravvivenza nutrendosi di p r od u t t o r i o d i a l t r i consumatori.

A seconda delle loro “fonti” alimentari, i consumatori, possono essere raggruppati in quattro classi distinte.

E r b i v o r i : s i n u t r o n o

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Spunti di riflessione

La Terra può sostenere più persone se queste s i alimentano a livelli trofici inferiori, consumando, ad esempio, direttamente i cereali (riso�uomo) piuttosto che i consumatori di cereali (cereale

Tra i vari organismi di un ecosistema si insatura così una fitta rete di relazioni attraverso le quali vengono scambiati energia, materiali, informazioni.

Tutti gli organismi, morti o viventi, sono fonti potenziali di cibo per altri organismi. Un bruco mangia una foglia, un coniglio mangia il bruco, un falco mangia il coniglio. Quando la pianta, il bruco, il coniglio e il falco muoino, tutti, a loro volta, saranno consumati dai decompositori.

La sequenza, di chi mangia o decompone in un ecosistema, v i e n e c h i ama t a c a t ena alimentare. Essa esprime il trasferimento di energia da un organismo all’altro dell’ecosistema. Ad ogni trasferimento si ha una qualche perdita di energia utile. Tale perdita avviene perchè non tutto il cibo ingerito dagli organismi è digerito e quindi trasformato in energia utilizzabile. Gran parte dell’energia assorbita è utilizzata nei processi vitali quotidiani, mentre una parte è persa sotto forma di calore

Esempio di PIRAMIDE ECOLOGICA. E’necessaria una grande quantità di piante per il sostentamento di una piccola colonia di erbivori, per esempio i cani della prateria. Diverse colonie di cani della prateria, a loro volta, sono necessarie per sfamare un solo coyote.

forma all’altra.

Negli ecosistemi la maggior parte di consumatori mangiano e sono mangiati da più organismi. Le catene alimentari così si incrociano e si formano delle complesse reti alimentari.

In estrema sintesi, un ecosistema, è un sistema aperto dove ad ogni ingresso di energia corrisponde una crescita di biomassa che, attraverso complesse catene alimentari, tende mano a mano a degradarsi e ad uscire in

5

Spunti di riflessione

Ambienti estremi, come l’artico, tendono ad avere catene alimentari più corte e reti più semplici rispetto quelle di ambienti con condizioni ambientali più

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

(elementi e composti chimci), hanno una disponibilità limitata. Per questo motivo devono essere utilizzati e riutilizzati senza perdite. Negli ecosistemi ben ordinati molti di questi materiali vanno avanti e indietro tra la componente vivente e quella non vivente, costituendo quelli che vengono indicati come cicli biogeochimici (percorsi più o meno ciclici dall’ambiente agli organismi e da questi di nuovo all’ambiente).

Esempio di ciclo biogeochimico. Ciclo del Carbonio. (Cunningham)

Spunti di approfondimento

In ciascun ecosistema sono presenti grandi quantitativi di elementi essenziali. Questi, per esempio acqua, carbonio, azoto, zolfo, fosforo, sono costantemente usati dagli organismi viventi. Ciascun elemento ha un proprio ciclo. Ciascun ciclo può essere studiato in modo seprato, senza però dimenticare come tutto sia

6

bile.

Gli ecosistemi diventano operativi con due funzioni abiotiche di base, il flusso di energia e i cicli dei materiali. Dal sole, o da un’altra sorgente esterna, l’energia, passando attraverso la comunità biotica e la sua catena alimentare, esce sotto forma di calore, materia organica ed organismi. Questo significa che il flusso d e l l ’ e n e r g i a è unidirezionale, ovvero che una volta che è stata utilizzata, convertita cioè da una forma all’altra, come nel caso della produzione di biomassa a partire dall’energia solare, essa non può più essere utilizzata. Il sole, però, continua a fornire energia e quindi a determinare la produzione di nuova

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

LE COMUNITA’ Ciò che vediamo

Perchè una particolare specie vive in un determinato posto piuttosto che in un altro?

La vita di ciascun essere vivente è condizionata da precisi fattori ambientali: temperatura, grado di umidità, disponibilità di nutrienti, luminosità, disponibilità di spazio, tipologia di suolo.... Per ognuno di questi fattori ciascuna specie possiede dei limiti entro i quali può sopravvivere, presenta ovvero dei limiti di tolleranza, sorpassati i quali non riuscirà più a essere presente. Quel fattore che fuoriesce dai limiti di tolleranza diviene per la specie limitante, nel senso che ne limita o ne impedisce la crescita anche se tutti gli altri fattori sono nelle condizioni

Per ogni fattore ambientale, una specie, possiede dei limiti al di fuori dei quali non può sopravvivere. Dove il fattore è ottimale la specie è presente con il maggior numero di individui. Dove il fattore fuoriesce dai limiti di tolleranza la specie non è presente. (Cunningham)

L’esistenza, l’abbondanza e la distribuzione di una specie in un ecosistema è quindi determinata dai livelli di uno o più fattori fisici o chimici che cadono all’interno della sua fascia di tolleranza. Una specie può avere un ampio limite di tolleranza per alcuni fattori ed uno più ristretto per altri. Per la maggior parte delle specie è tuttavia l’interzione tra più fattori ambientali a determinarne la presenza o

7

Per saperne di più

Fattori limitanti tipici degli ecosistemi terrestri sono la temperatura, la disponibilità di acqua, la luce e i nutrienti del suolo. Negli ecosistemi acuqatici i più importanti fattori limitanti sono la temperatura, la luce solare, la salinità, il contenuto di

Le C O M P O N E N T I di

un E C O S I S T E M

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

terraneo.

Ciascuna comunità si differenzia per la composizione specifica che la caratterizza, ovvero per l’insieme di tutte le specie che la costituiscono e per la diversa fisionomia, ovvero per l’aspetto complessivo della comunità vegetale, quello che per primo viene di solito avvertito e percepito.

Le comunità vegetali, così come le osserviamo, sono il risultato di un lento ed incessante adattamento all’ambiente, iniziato con l’origine della vita ed in continuo divenire. Su di esse si ripercuote il peso di cause ecologiche attuali e storiche; su di esse si ripercuote

Quante specie differenti vivono in questa comunità boschiva? Al suo interno si trovano differenti specie di alberi, di arbusti, di erbe. All’interno di questo bosco si possono trovare da 40 a oltre 60 specie differenti. E’ questo un esempio di comunità vegetale.

8

un dato luogo.

Sulla base delle affinità e delle esigenze ecologiche le singole specie si aggregano sino a costituire delle comunità, degli insiemi di specie differenti che vivono e interagiscono in una determinata area.

Per semplicità pensiamo alle piante. Così come le osserviamo in natura non vivono quasi mai come individui isolati gli uni dagli altri. Le singole specie si mescolano, si aggregano secondo le proprie affinità e s im i l i t ud i n i e co l og i c he . Interagiscono, costituiscono delle compagini più o meno ricche che ricorrono al ripetersi di determinate condizioni ambientali. Si costituiscono così delle comunità vegetali. Ognuna di esse è un insieme di piante che che crescono in un ambiente fisico e chimico ben preciso, i cui singoli individui si influenzano reciprocamente, con rapporti di competizione e concorrenza nell’occupazione

Approfondimenti

Le singole comunità vengono solitamente identificate e studiate sulla base delle differenti specie che le

C O M E C A M B I A N O gli E C O S I S T E M I

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

DINAMISMO Tutto in divenire

Una delle caratteristiche principali delle comunità e degli ecosistemi è il continuo cambiamento. Tale cambiamento è un processo naturale; è il risultato di una lotta senza tregua tra le specie con i diversi adattamenti per il cibo, la luce, lo spazio, e tutte le altre risorse che permettono loro la sopravvivenza.

Gli ecosistemi cambiano con il cambiare delle condizioni fisico-c h i m i c h e , p e r e s em p i o abbassamenti di temperatura, ma anche con il cambiare delle relazioni tra organismi viventi e ambiente, per esempio con l’arrivo di qualche nuova specie che modifica le condizioni esistenti e permette l’arrivo e l’insediamento di altre specie, vegetali o animali.

Questo processo di cambiamento viene chiamato col termine successione ecologica.

Possono esistere due differenti tipi di successione, primaria, quando una comunità occupa un’area in precedenza non occupata da nessun organismo vivente, secondaria, quando una comunità occupa un’area che in precedenza era già stata occupata da organismi viventi.

Esempio di successione in una zona umida di acqua dolce. Da un laghetto si è passati nel tempo ad un bosco.

9

Facciamo alcuni esempi pratici.

Successione primaria. Delle rocce o superfici fangose si sono appena liberate in seguito al ritirarsi di un ghiacciaio. Su tali rocce non c’è nessuna presenza di vita. Su tali rocce, per prime, faranno la loro comparsa alcune specie adatte a vivere in ambienti estremi come muschi e licheni. Tali specie andranno a modificare l’ambiente, i loro

C O M E C A M B I A N O gli E C O S I S T E M I

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Esempio possibile di successione partendo da un prato incolto.

Spunti di discussione

Nel mondo occidentale gran parte degli ecosistemi sono oggigiorno controllati e vincolati direttamente dall’azione dell’uomo. In più casi si può parlare di vera e propria gestione degli ecosistemi. Nel nostro territorio, ad esempio, la quasi totalità delle foreste, è costantemente regolata e amministrata dai forestali.

10

vita di altri organismi. Nuove specie riusciranno così a fare la loro comparsa in quell’ambiente, prima erbe, cespugli, giovani piante, nel tempo alberi che potranno dare vita ad una foresta.

Successione secondaria. Un uragano, un incendio, oppure l’uomo distruggono una maestosa foresta. Da alberi imponenti si è passati a un suolo ricoperto da “detriti” o ceneri. Il suolo nudo sarà in primo tempo ricolonizzato da erbe, poi da cespugli. Come in una successione primaria le specie vegetali modificano progressivamente le condizioni ambientali. L’ambiente diviene più ricco e complesso, più capace di catturare e trattenere l’umidità, più riparato dal vento.

Le specie che non riescono a sopravvivere in un’area aperta, nuda, arida, soleggiata, trovano riparo e cibo quando il suolo inizia ad essere coperto da prato o boscaglia. Se non avverranno nuovi eppisodi perturbanti, dopo un 25-35 anni circa, si avrà nuovamente un bosco maturo simile a quello di partenza.

Nel corso di una successione si

C O M E C A M B I A N O gli E C O S I S T E M I

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

ecologica può quindi essere definita come una sequenza più o meno regolare di comunità che si sostituiscono l’un l’altra.

Il processo di successione richiede la continua introduzione di nuovi membri nella comunità e la s c o m p a r s a d i s p e c i e precedentemente presenti. Nuove specie si insediano quando le condizioni diventano favorevoli, mentre altre muoiono o emigrano quando la comunità si modifica.

Al termine di una successione, primaria o secondaria, spesso si sviluppa una comunità in grado di resistere a ulteriori cambiamenti, questo sin tanto che non arriva un nuovo eppisodio perturbante.

Un castagneto, esempio di comunità gestita e mantenuta stabile dall’uomo. Da notare come manchi un reale sottobosco. Sul finire dell’estate vengono effettuati lavori di pulizia per agevolare la raccolta delle castagne.

11

Tale comunità, viene chiamata comunemente col termine di climax.

Seppure un po’azzardata, si può fare un’analogia tra la successione in una comunità e l a matu raz i one d i un organismo. Partendo da uno stadio primitivo o giovanile e passando att raverso un complesso processo di sviluppo, entrambe progrediscono sino a raggiungere una forma matura, complessa e stabile.

Anche lo stadio di climax non deve tuttavia essere pensato come qualche cosa di statico.

E’probabilmente più corretto dire che la velocità con cui procede la successione in una comunità climax è così bassa che, nell’arco della vita di un

Curiosità

Alcuni paesaggi non raggiungono mai uno stadio di climax stabile perchè sono caratterizzati e adattati a periodiche distruzioni. I pascoli, la macchia mediterranea, per esempio, sono mantenuti da incendi periodici che fanno parte della loro stessa storia. La vegetazione, in queste comunità, è adattata a resistere al f u o c o e a g e rmog l i a r e rapidamente dopo gli incendi. Molte specie necessitano degli i n c e n d i p e r e v i t a r e l a competizione, per indurre i semi a germogliare e farli aprire quando

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

bili, che occupano una stessa fascia climatica, presentando perciò forme viventi simili e analoghe dinamiche ambientali. Il fatto che presentino forme viventi simili non significa che le specie saranno le medesime ma s o l o c h e , a t t r a v e r s o l ’ ident i f icaz ione d i queste categorie, sarà possibile avere

I principali biomi del mondo associati ai diversi tipi di clima.

12

Se visto nel suo insieme, il pianeta terra, presenta molti luoghi, in aree geograficamente distanti, che condividono simili condiz ioni c l imat i che e ambientali in genere. In tali luoghi si sono sviluppate comunità biologiche abbastanza simili in risposta a condizioni ambientali analoghe. I tipi di c o m u n i t à b i o l o g i c h e caratteristici di queste ampie aree geografiche sono chiamati biomi.

I biomi possono essere considerati come vastissimi e

I BIOMI Da deserti a praterie

Approfondimenti

I fattori principali che determinano la distribuzione dei biomi terrestri sono temperatura e precipitazioni. La distribuzione dei biomi è anche influenzata dalla geomorfologia di un area; le montagne, in particolare, esercitano grandi i n f l uenze su l l e comun i t à

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

vegetali e animali che si potranno trovare in un luogo e di come queste si siano adattate al loro particolare ambiente.

I biomi possono anche essere definiti come i principali tipi di ecosistemi presenti sulla terra.

Ve ne si possono distinguere di terrestri, d’acqua dolce, marini, puramente antropici (creati dall’uomo). I BIOMI TERRESTRI

La maggior parte dei biomi terrestri è identificata dal tipo di vegetazione dominante (per esemp io p ra t i o fo res te caducifoglie). La diversità di animali all’interno di ogni bioma è a sua volta influenzata sia dalla vegetazione dominante sia dalle condizioni fisiche.

Vediamo di seguito quelli che possono essere considerati i principali biomi terrestri esistenti.

Una tipica immagine di deserto caldo africano. Ma non tragga in inganno, i deserti possono essere anche molto differenti da così, senza dune e palme. Esistono infatti deserti freddi, situati alle alte latitudini, come in Cina, dove le dune di sabbia sono piuttosto rare.

13

Deserti

Sono caratterizzati da bassi livel li di umidità e da precipitazioni poco frequenti e irregolar i . Le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono molto ampie, così come quelle tra le stagioni.

La vegetazione è scarsa o addirittura nulla, oppure limitata a piccoli alberi e cespugli. Le piante presenti hanno adottato apposit i accorgimenti per conservare l’acqua (foglie trasformate in spine, radici profonde).

Gli animali che vi abitano non sono molti, i più passano il giorno nascosti per proteggersi dalle alte temperature.

I deserti sono ambienti più vulnerabili di quello che si

Approfondimenti

La ricchezza di specie varia ampiamente tra i vari biomi della Terra. Secondo una regola generale si può affermare che il numero delle specie nei vari biomi aumenti progressivamente dai poli verso l’equatore, ovvero al crescere della

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

stato di molto ridotta per convertire il terreno ad uso agricolo.

Tundra

E’ caratterizzata da climi molto rigidi che non permettono la crescita di alberi. La vegetazione è dominata da piante legnose nane, erbe, muschi e licheni.

Nella tundra si registrano inverni molto freddi e gelate possibili durante tutto l’anno.

L’acqua è abbondante, per la maggior parte dell’anno resta però bloccata nel ghiaccio o nella neve e non è disponibile per le piante.

Possono essere identificati due differenti tipi di tundra.

Tundra artica Tipica delle alte latitudini, presenta uno strato profondo di suolo, chiamato permafrost, perennemente congelato. Nei mesi estivi, la parte superiore di suolo si scongela. La tundra diviene allora ricca d’acqua e acquitrini popolati da insetti, uccelli e numerose

Savana africana. Da notare come la vegetazione sia caratterizzata da cespugli e alte erbe. Gli alberi sono solitamente isolati.

14

necessitano di tempi lunghi per il loro recupero a causa del lento ritmo di crescita delle loro piante.

Praterie e Savane

Sono caratterizzate da ricche comunità di piante erbacee, spesso di grandi dimensioni, cespugli più o meno sparsi.

Le piogge sono cicliche e non abbondanti (la quantità varia tuttavia a seconda delle zone). Si registrano ampie escursioni termiche tra il giorno e la notte e le stagioni.

Sono tipiche delle grandi pianure centrali del Nord America (si pensi alle praterie popolate dai bisonti nei film di indiani) delle estese steppe russe, delle praterie e savane africane, delle pampas del Sud America.

Sul suolo americano, tuttavia,

Curiosità

In molte parti del mondo le praterie sono state create artificialmente o mantenute mediante gli incendi controllati, tecnica utilizzata per facilitare la caccia e gli spostamenti.

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

vanno invece in letargo o migrano.

15

- una rarefazione dell’aria di montagna che obbliga le piante a spec ia l i accorg iment i (pelosità, pigmentazione) per proteggersi dal bombardamento delle radiazioni ultraviolette.

La tundra è in generale un ambiente molto delicato. Le piante possiedono ritmi di accrescimento molto lenti. Danni procurati alla tundra sono lenti da risanare.

Foreste di conifere

Sono anche chiamate foreste boreali (che significa foreste settentrionali) o taighe (che in russo s ign i f i ca f o res te paludose).

Si trovano a sud della tundra nelle regioni settentrionali e sono presenti in Europa, Nord America, Asia.

Gli inverni sono freddi, asciutti e bui: la luce solare è a disposizione per 6-8 ore al giorno. Le estati sono brevi con

Tundra artica durante i mesi estivi. Da notare come il suolo sia ricoperto da una vegetazione di folte erbe che popolano gli acquitrini. I piccoli laghi si formano in quanto il permafrost impedisce all’acqua presente in superficie di filtrare nel terreno.

Tundra artica durante i mesi invernali. Da notare come il suolo sia completamente ricoperto da ghiaccio e neve.

Tundra alpina Si differenzia dalla tundra artica per diversi aspetti: - temperature estive anche molto elevate durante il giorno; - pendenze ripide e suoli spesso ghiaiosi che non permettono un accumulo di acqua (la siccità può essere un problema);

Per riflettere

Attualmenete la minaccia più grande per il bioma tundra è rappresentata dall’estrazione di minerali, dai pozzi di petrolio e di gas natuarle nella zona artica, dalle piste da sci e gli impianti di risalita nella zona

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Foreste di latifoglie

Sono presenti su tutta la terra in luoghi dove la pioggia è piuttosto abbondante (spesso ditribuita più o meno regolarmente per tutto l’anno), le estati sono lunghe, gli inverni freddi ma non troppo rigidi.

Caratteristica di questo ecosistema sono gli alberi decidui a foglia larga, che sopravvivono alla stagione invernale facendo cadere le loro foglie e andando in letargo.

Specie molto comuni sono le querce, il faggio, gli aceri, i frassini, l’olmo, e molte altre ancora.

In luoghi dove il clima è caldo per tutto l’anno le foreste a latifoglie sono dominate da a lber i sempreverdi che non perdono le

Foresta di conifere. In questa immagine la foresta è piuttosto diradata. In realltà, tali foreste, possono essere spesso molto fitte e buie.

16

sente anche per 19 ore al giorno.

La vegetazione è caratterizzata da alberi con piccole foglie aghiformi ricoperte da cera (questa protezione permette loro di sopportare l’intenso freddo e la siccità dell’inverno). Specie presenti sono il larice, l’abete, il cedro. Tra le specie di caducifoglie si ricordano la betulla, gli aceri, i pioppi, con muschi e licheni a formare parte della copertura del terreno.

I corsi d’acqua e le zone umide sono abbondanti, il che rende la foresta ricca di insetti e uccelli.

Queste foreste, poichè il clima freddo settentrionale fa sì che gli alberi crescano molto lentamente, impiegano lunghi periodi per riprendersi da

Per riflettere

Molte foreste del Nord America sono state oggi abbattute. La maggior parte delle vaste foreste boreali della Finlandia e della Svezia sono state sostituite con piantagioni di alberi della stessa

Per riflettere

La maggior parte delle foreste a latifoglie che un tempo ricoprivano l’Europa Centrale e il Nord America sono state eliminate dall’uomo per scopi agricoli o

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

17

Dopo il passaggio degli incendi, nella successiva primavera, si hanno spesso r icche e splendide fioriture.

Foreste tropicali pluviali

Si trovano in zone in cui le precipitazioni sono molto abbondandi durante tutto l’anno e le temperature elevate. Le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono minime, lo stesso tra le diverse stagioni.

Sono i luoghi sulla terra in cui vivono il maggior numero di specie animali e vegetali, molte

Faggeta in autunno. Durante l’autunno le foreste di latifoglie si colorano di splendidi colori rossi e dorati.

Vegetazione mediterranea

I l c l ima med i te r raneo è caratterizzato da estati calde e secche e da inverni miti e piovosi.

Le specie principal i sono rappresentati da alberi e arbusti sempreverdi con foglie piccole, dure e cerose; sono questi adattamenti necessari per resistere alle difficili condizioni estive. Tra le tante piante si possono citare il leccio, il mirto, il corbezzolo, i l lent isco, i l rosmarino, alcuni pini; tutte insieme danno vita a dense macchie o boscaglie.

La vegetazione mediterranea è diffusa in tutte le coste del Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Nord Africa, Asia Minore), ma anche in California, Cile, Australia, Sud Africa.

Gli incendi naturali, da distinguere

Curiosità

In California, l’ambiente noto in I t a l i a c o m e m a c c h i a mediterranea, è chiamato chaparral. In esso trovano vita lepri, cervi, lucertole e molte specie di uccelli.

Una tipica immagine di macchia mediterranea. Da notare come i cespugli siano fitti e costituiscano una boscaglia a fatica penetrabile.

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Foreste tropicali stagionali

In molte zone dell’India, dell’Asia sud orientale, dell’Australia, dell’Africa occidentale, si hanno regioni tropicali caratterizzate da due distinte stagioni, una umida e piovosa, una secca. In tali zone le temperature sono sempre calde, le precipitazioni non sono però uniformi e abbondanti durante tutto l’anno.

Ne derivano foreste tropicali stagionali; ovvero foreste semi-sempreve rd i o i n pa r t e caducifoglie che si sviluppano verso foreste aperte e savane erbose, punteggiate da alberi e resistenti alla siccità.

Queste foreste, essendo facili da eliminare con un incendio durante la stagione secca, vengono spesso rase al suolo per far spazio ad insediamenti umani. Anche perchè, avendo meno insetti e parassiti rispetto ad una foresta umida, rappresentano luoghi di vita più salubri.

Foresta pluviale. Da notare come la vegetazione sia stratificata, con alberi molto alti di altezza 1, alberi meno alti di altezza 2, cespugli, erbe, piante rampicanti etc.. Il tutto crea un ambiente molto ricco per la vita, sia vegetale che animale.

18

probabilità, ancora essere scoperte. E’ stato stimato che quasi i due terzi di tutte le specie terrestri vegetali e animali vivono nelle foreste tropicali, la maggior parte sono insetti.

La vegetazione, caratterizzata da specie di lat i fog l ie sempreverdi, è f i t ta e stratificata, con numerose piante rampicanti o che non radicano al suolo. La vita si sviluppa quindi su piani: è questo un importante adattamento per poter al

Per riflettere

Attualmente, in molte zone tropicali, sta avvenendo una rapida deforestazione per far spazio ad allevamenti o fattorie. Lo stesso taglio per il commercio di legna tropicale rappresenta una costante minaccia.

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

19

Nostante le zone oceaniche aperte ricoprano oltre il 90% dei biomi marini, contengono solamente il 10% circa della vita complessiva; questo per la non grande disponibilità di luce e nutrienti.

I BIOMI MARINI - Gli oceani

Ricoprono approssimativamente più del 70% della superficie terrestre.

Sono anche stati presumibilmente i primi ecosistemi esistenti sul nostro pianeta, in quanto si ritiene che la vita abbia avuto origine proprio nell’ambiente marino.

Gli ambienti marini sono fonti di ferro, sabbia, ghiaia, petrolio, gas naturali e molte altre risorse essenziali.

La vita è dominata e vincolata da fattori fisici quali le onde, le maree, le correnti, la salinità, la pressione, la temperatura, l’intensità della luce.

Gli animali che abitano questi ambienti mostrano un’incredibile serie di adattamenti, che vanno dai sistemi di galleggiamento alle enormi bocche e stomaci dei pesci di profondità.

Dal punto di vista della vita, i biomi marini, possono essere suddivisi in due zone principali, la zona oceanica aperta e la zona costiera.

La zona oceanica aperta

E’divisa in tre zone verticali basate principalmente sul grado di penetrazione della luce. Gli strati inferiori sono più bui, freddi e

Importanza degli oceani

Gli oceani hanno un ruolo impor tant i ss imo per l a sopravvivenza di tutta la vita sulla terra, sono essenziali nel regolare il clima terrestre, nel distribuire il calore solare per mezzo delle correnti oceaniche, nel prendere parte ai processi che regolano il ciclo delle piogge. Forniscono gli habitats per circa 250.000 specie di piante e animali marini che costituiscono l’alimetazione base per molti altri organismi, compreso

Branco di pesci in mare aperto. Tra i tanti adattamenti che si sono sviluppati in chi vive in ambienti acquatici, vi è la forma del corpo, estremamente dinamica, spesso affusolata, funzionale al nuoto e adatta a vincere la resistenza fornita dall’acuqa.

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Gli estuari Sono le aree costiere poste alle foci dei fiumi, nelle quali vi è un notevole apporto di acqua dolce che si mescola con quella salata d e l m a r e . C o n t e n g o n o generalmente molti sedimenti trasportati a valle dai fiumi che formano banchi di sabbia o fango che sostengono una moltitudine di forme di vita.

Le paludi costiere Sono terreni posti nelle zone costiere ricoperti per tutto, o buona parte, dell’anno da acqua salata. Sono aree di riproduzione per molte specie di uccelli acquatici e per altre forme di vita selvatica.

Svolgono un ruolo molto importante in quanto filtrano e diluiscono grandi quantità di nutrienti e inquinanti che andrebbero a rendere torbide e inospitali le acque superficiali dell’ambiente marino. Le barriere coralline si caratterizzano per

una moltitudine di colori ricchi e vivaci.

20

La zona costiera

E’ caratterizzata da acque poco profonde e relativamente calde e da una buona disponibilità di nutrienti.

In essa possiamo individuare i seguenti ecosistemi principali:

Le barriere coralline Si trovano generalmente negli oceani caldi e subtropicali carat ter izzat i da acqua estremamente limpida. Sono formate dall’accumulo di s c h e l e t r i c a l a c a r e i d i innumerevoli piccoli animali chiamati coralli che vivono in colonie.

Assieme alle foreste pluviali tropicali rappresentano gli ambienti in cui vivono il maggior numero di specie.

Possiedono una funzione estremamente importante in quanto proteggono le coste

Per riflettere

Le barriere coralline sono ecosistemi estremamente delicati, si sviluppano lentamente e sono facilmente degradabili. Attività come la raccolta dei coralli, pratiche poco opportune di pesca, le rendono oggi gli ecosistemi più a rischio sulla

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

21

In tali ecosistemi la vita è regolata da fattori quali la disponibilità di ossigeno, la presenza di nutrienti, la trasparenza dell’acqua, la temperatura....

Nei laghi più profondi, a profondità di f ferent i , s i registrano temperature e condizioni fisiche differenti. Alle nostre latitudini, in estate, è presente ad esempio uno strato superficiale di acqua più calda con alti livelli di ossigeno disciolto; in profondità è invece presente uno strato di acqua fredda con poco ossigeno. Tra i

I BIOMI D’ACQUA DOLCE

Includono fiumi, torrenti, stagni, l a g h i e z on e um i d e a c o n c e n t a z i o n e s a l i n a r e l a t i v a m e n t e b a s s a . Comprendono anche alcuni fiumi e laghi sotterranei. Le caratteristiche di questi ecosistemi sono ampiamente inf luenzate dai conf inant i ecosistemi terrestri.

I laghi d’acqua dolce

Sono grandi masse naturali di acqua stagnante che si formano quando le precipitazioni, le acque di superficie, lo scorrimento delle acque sotterranee, riempiono depressioni nella superficie terrestre.

Nei laghi trovano la vita sia organismi vegetali quali alghe o piante, sia organismi animali, quali

Origine del laghi

Le cause che hanno portato all’origine delle depressioni entro cui si è andata ad accumulare l’acqua possono essere varie ed includono la glaciazione, i movimenti della crosta terrestre derivanti anche da terremoti, il vulcanesimo.

Una tipica immagine di laghetto alpino. Da notare la trasparenza dell’ acqua.

dello sviluppo urbano nell’area dei litorali.

Coppia di fenicotteri rosa. Le paludi costiere danno ospitalità a una vasta gamma di uccelli acquatici.

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

ruscelli di montagna con acqua chiara, fresca, molto ossigenata che scorre formando piccole cascate e rapide. In questo ecosistema la comunità vegetale è rappresentata da piante attaccate al le rocce, i pesci sono caratteristici di acque fredde con grandi quantità di ossigeno disciolto, come la trota.

Nel tratto intermedio i ruscelli si uniscono per formare veri fiumi che scorrono su pendii meno ripidi e con meno ostacoli. Le acque più calde e meno impetuose permettono la presenza di un’ampia varietà di specie di pesci con esigenze di ossigeno leggermente inferiori a quelle del primo ecosistema.

Nella parte terminale i fiumi diventano ancora più profondi e Tratto iniziale di un fiume.

22

come barriera e in cui le c o n d i z i o n i c a m b i a n o bruscamente. In autunno, quando le temperature cominciano a diminuire, si assiste ad un massiccio rimescolamento delle acque e alla scomparsa dello strato intermedio. In inverno si avranno così acque più fredde in superficie e più calde in profondità. In primavera si ha un nuovo rimescolamento che riporta le condiz ioni verso quanto descritto per il periodo estivo. Tali rimescolamenti sono essenziali per trasportare e mescolare i nutrienti e l’ossigeno disciolto.

I fiumi

Un fiume può essere duddiviso nel suo percorso da monte a mare in tre diverse zone. A causa delle diverse condizioni ambientali che si osservano in ciascuna di queste, è possibile cons i de r a r l e come t r e

Pe r chè i l g h i a c c i o galleggia?

L’acqua, a differenza della maggior parte delle altre sostanze, è più densa nella forma liquida (a 4°C) che non in quella solida (a 0°C). Questo speiga perchè il ghiaccio galleggia sull’acqua. Se così non fosse i laghi e le altre masse d’acqua stagnante si congelerebbero dal fondo verso l’alto invece che dalla superficie verso il basso, sospingendo i pesci e gli altri organismi verso la

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

23

piano o un controllo, senza considerare il sostegno alla vita, s u p e r e r à i l i m i t i dell’infrastruttura necessaria a mantenere la sua crescita. L’uomo deve quindi impegnarsi in una seria progettazione u rban i s t i c a , a cce t t ando l’ecologia del paesaggio. La rigenerazione urbana dipende sempre di più dalla riconnessione della città ai terreni che la sostengono.

I BIOMI ANTROPICI

L’uomo è diventato l’organismo d o m i n a t e s u l l a T e r r a , danneggiando e degradando più della metà degli ecosistemi terrestri presenti. Nella sua opera di modificazione l’uomo ha anche creato nuovi ecosistemi.

Ecosistemi urbano-industriali

La città, i sobborghi e le aree di sviluppo industriale rappresentano un unico ecosistema che può essere definito come parassita nei confronti dell’intera biosfera. Questo non significa sminuire l’importanza delle città, ma essere realisti.

Una città non produce cibo, non purifica l’aria e contribuisce poco a purificare l’acqua in modo da poterla riutilizzare.

Le città sono e stanno crescendo rapidamente. Il fenomeno è particolarmente rapido nei paesi in

Per riflettere

Sono necessari molti chilometri quadrati di ambiente naturale per sostenere le richieste delle aree urbane. Quando si paragona la città a un parassita degli ambienti naturali e di quelli utilizzati dall’uomo per scopo agricolo, bisogna sempre tenere in mente di come un parassita non può vivere per molto tempo se uccide o danneggia in maniera grave il suo ospite. L’uomo è un ospite della Terra.

Un tipico esempio di ecosistema urbano.

Le condizioni di calma permettono la presenza di diverse specie i t t i che che s i r i t r o vano comunemente anche in ambienti lacustri. Alla foce, un fiume, può dividersi in molti alvei e termina generalmente con un delta, in paludi costiere o con un estuario, dove l’acqua del fiume si mescola

I G R A N D I E C O S I S T E M I

del P I A N E T

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Questo dipende dal fatto che sono necessari molti chilometri quadrati di terreno coltivato per fornire cibo alle migliaia di persone che vivono in un territorio urbano.

Un campo di grano rappresenta un ottimo esempio di ecosistema agricolo in cui lo spazio è interamente dedicato alla coltivazione di un unico prodotto.

24

Ecosistemi agricoli

Gli ecosistemi agricoli sono ecosistemi domestici, per molti aspetti intermedi fra gli ecosistemi naturali, come praterie e foreste, e gli ecosistemi urbani, come le città.

Sono alimentati dall’energia solare, come tutti gli ecosistemi naturali, e da una certa quantità di energia proveniente da altri fonti (lavoro dell’uomo, concimi, pesticidi, etc..). Questo rende gli ecosistemi agricoli differenti dagli ecosistemi naturali; non sono infatti autosufficienti e se abbandonati tendono a trasformarsi nel tempo in ecosistemi di tipo naturale.

Sulla Terra le aree dedicate all’agricoltura sono di gran

Una selezione finalizzata

La gestione degli ecosistemi agricoli da parte dell’uomo riduce fortemente la diversità per massimizzare la produzione di alimenti specifici. Le piante e gli animali dominanti subiscono una selezione artificiale. Il controllo è esterno e finalizzato.

Un vigneto, un altro esempio di ecosistema agricolo. Negli ecoistemi agricoli è molto importante utilizzare e mantenere le siepi, intercalare alle coltivazioni alberi e arbusti. Questo per fornire riparo alle numerose specie di insetti e agli altri animali.

I P R I N C I P A L I E C O S I S T E M I

del T R E N T I N

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

25

senza di svariate specie arboree. Tra queste risultano dominanti alcune querce quali la roverella, prevalente nei versanti più caldi ed assolati, ed il cerro. Ancora, trovano spazio tra le folte chiome dei boschi, il carpino nero, l’orniello, il nocciolo ed alcuni aceri.

IL TRENTINO

Il territorio trentino si caratterizza per un’ altimetria quantomai varia ed eterogenea. Con estrema faciltà si passa dalle quote collinari dei fondovalle (200-300 m.) a quelle di alta montagna delle cime più elevate (oltre i 3.000 m.).

In questo contesto i parametrici ambientali mutano al variare delle differenti altimetrie; con l’elevarsi della quota il clima diviene sempre più rigido, l’intensità del vento, la frequenza del gelo e la durata dell’inevvamento aumentano di pari passo.

Condizioni ambientali diverse, come abbiamo visto, determinano comunità ed ecosistemi differenti. Vediamo di seguito alcuni dei principali ecosistemi naturali del Trentino, ricordando come in molti di essi la presenza dell’uomo è forte e influente.

Il bosco misto di latifoglie

Dai 250 sino circa gli 800 m. di quota, il paesaggio affianca alle coltivazioni tipiche della zona tratti di una vegetazione che ancora ricorda gli originari lineamenti spontanei. Le prime pendici dei monti sono come protette dai boschi misti di latifoglie decidue; formazioni forestali piuttosto diffuse ed eterogenee che si caratterizzano per un “ricco”

E g l i e c o s i s t em i antropici?

In Trentino l’impatto dell’uomo sull’ambiente è fortunatamente meno distruttivo che non in altre regioni d’Italia. Questo è dovuto principalmente alla particolare morfologia del territorio e ad una densità di p o p o l a z i o n e n o n particolarmente elevata. Gli ecosistemi puramente antropici sono generalmente di estensioni più limitate. Si rivengono principalmente nei fondovalle, dove i pendii sono più dolci e permettono lo “sfruttamento” del suolo. I nuclei abitativi di “grandi” dimensioni sono solamente due (Trento e Rovereto), a questi si affiancano una moltitudine di abitati più piccoli o semplici paesi. Le coltivazioni più estese sono vigneti e meleti, a questi si

I P R I N C I P A L I E C O S I S T E M I

del T R E N T I N

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

fatti splendide colorazioni nel giallo e nel rosso.

Tra le condizioni necessarie per la presenza di una faggeta va ricordata la necessità di un buon livello di umidità, specialmente durante il periodo primaverile, quando le giovani gemme si apprestano a germogliare.

Il bosco ad abete rosso

Viene chiamato comunemente pecceta, per via del nome scientif ico del suo albero dominante e quasi esclusivo, l’abete rosso (Picea abies).

Tratto di un bosco misto caducifloglie in primavera, in questo caso a dominanza di quercia (roverella). Essendo questo un bosco piuttosto luminoso lo strato arbustivo è molto rigoglioso e ricco.

26

terizza per per essere più luminoso durante la stagione invernale e primaverile, quando gli alberi sono spogli, e più buio durante il periodo estivo.

Tra gli animali che lo abitano, moltissime specie differenti, qualsiasi bosco offre infatti rifugio e protezione. Solo per citarne qualcuna tra le più appariscenti: caprioli, martore, tassi, volpi, donnole, faine, allocchi, barbagianni e moltissimi altri uccelli sia diurni che notturni.

La faggeta

Dagli 800 sino circa i 1.400 m. è molto spesso presente una compagine forestale quasi pura a dominaza di faggio, albero maestoso ed elegante. E’anche questo un tipo di bosco che va inserito nelle foreste a latifoglie decidue. Durante il periodo autunnale la faggeta ci regala

Faggeta a inizio dell’autunno, i colori del giallo e del rosso iniziano a sostituirsi al verde estivo.

Un arrivo da lontano

L ’ abe t e r os so , che co s ì abbondante riveste i monti del Trentino, è arrivato in Italia durante l’ultimo periodo glaciale. L ’ a b e t e r o s s o è i n f a t t i caratteristico della Scandinavia ed è l’albero più abbondante delle foreste boreali.

I P R I N C I P A L I E C O S I S T E M I

del T R E N T I N

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

27

viene comunemente chiamata degli “arbusti contorti”. In tali ambienti le condizioni di f r e d d o e a b b o n d a n t e innevamento sono limitanti per la crescita di specie arboree; è possibilità tuttavia rinvenire qualche pianta di larice, pino mugo, cembro o ontano verde.

Tra le principali specie vegetali della brughiera si possono ricordare i rododendri, il ginepro, l’erica e i mirtilli.

Tale formazione forestale si rinviene comunemente dagli 800 sino i 1.800 m. circa. Rappresenta oggi la tipologia di bosco più difusa e famosa del territorio, questo è dovuto anche alle pratiche selvicolturali che ne hanno diffuso l’estensione.

La pecceta è un bosco molto buio durante tutto l’arco dell’anno, con uno strato arbustivo ed erbaceo quasi nullo. Poche sono le altre specie arboree che riescono ad insediarsi.

Da un punto di vista faunistico trovano riparo numerose specie di animali terrestri ed uccelli. Tra le più appariscenti si possono ricordare il gufo reale, la civetta, il gallo cedrone, il capriolo, la martora e moltissime altre.

Gli arbusti contorti

Dai 1.800 sino circa i 2.100 m. il bosco viene progressivamente sostituito da una fitta formazione arbustiva di bassa statura che, per i rami tortuosi delle specie più c a r a t t e r i s t i c h e c h e l a

Un efficace sistema di protezione

Per resistere al freddo e alle intense nevicate l’abete rosso ha messo in atto precisi adattamenti. La forma dell’albero è a cono, necessaria per far scivolare via la neve dai rami. Gli aghi sono robusti e ricoperti da una sostanza cerosa che li protegge dal freddo.

Ramo di abete rosso. Da notare come gli aghi abbiano sezione quasi circolare e siano inseriti a circolo attorno al ramo in modo singolo.

Fiori di rododendro . In tarda primavera la brughiera ad arbusti contorti è colrata di un bellissimo rosa dato dalla fioritura dei rododendri.

I P R I N C I P A L I E C O S I S T E M I

del T R E N T I N

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

28

Le praterie alpine

Dai 2.100 sino circa i 2.500 m. di quota, un vivace tappeto erboso accompagna le rocce che sempre più spesso affiorano suggestive. Nuove e colorate fioriture compaiono con lo sciogliersi dell’ultima neve; crochi, genziane, gigli, campanule, soldanelle, primule, a n e m o n i , o r c h i d e e , “margherite”, si aggiungono a miriadi di sfumature ed odori in quello che è un preziosissimo serbatoio di biodiversità.

In apparenza del tutto similari, le praterie alpine, celano in verità un mondo quanto mai ricco ed eterogeneo; un mondo la cui varietà è volentieri, ma non solo, determinata dalla natura del substrato geologico che le ospita.

Molto sommariamente se ne possono distinguere di acidofile, su roccia madre silicea, o di basifile, su roccia madre calcarea o dolomitica. La diversificazione floristica che ne segue rispetta il preciso adattamento delle singole specie a fattori ambientali dai quali non si può mai prescindere.

Tra questi fattori, l’uomo, le ha spesso trasformate in pascoli

Da sinistra a destra una specie di genziana, di soldanella e di primula, tutte piante molto abbondanti nelle praterie alpine. Sono queste specie a fioritura precoce, non appena la neve si scioglie e il terreno è intriso di acqua i prati alpini si colorano di splendidi colori nell’azzurro, nel viola, nel giallo e nel bianco.

Pascoli troppo sfruttati

Se troppo sfruttati, i pascoli alpini, incorrono in modificazioni di quella c h e è l a l o r o c omune composizione specifica. Nuove specie dalle “foglie larghe” e di un colore “verde intenso” iniziano così a farsi spazio; tra queste è facile rinvenire l’appariscente aconito napello, la luparia, il rabarbaro alpino, il senecio alpino, tutte amanti di terreni ricchi di sostanze nutritive e indicatrici un certo impoverimento del pascolo.

mandrie durante l’alpeggio estivo od il turista in cerca di riposo.

Oltre il limite del bosco fanno poi la loro comparsa numerose specie di animali adattate a vivere alle alte quote ed in ambienti aperti. Tra queste si possono ricordare la pernice bianca, la lepre variabile, la marmotta, l’ermellino, il gallo forcello, numerose specie di

I P R I N C I P A L I E C O S I S T E M I

del T R E N T I N

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

29

da delicati e sottili equilibri ecologici, può essere scoperto, ammirato quasi con sorpresa, senza per questo dimenticare il rispetto che merita.

Gli ambienti di roccia

Dai 2.500 sino oltre i 3.000 metri, il tappeto erboso è sempre più interrotto e lacerato dalle rocce, ridotto a piccole chiazze di verde, talvolta costretto a ritagliarsi un esiguo spazio tra le fessure.

In condizioni di vita quasi estreme, può sorprendere come alcune specie vegetali riescano ancora ad accomodarsi, a trovare la vita. Le più mostrano adattamenti ben precisi, come una forma ridotta, a “cuscinetto”, per meglio affrontare i venti di crinale e disperdere il meno possibile l’umidità. Le foglie sono spesso “carnose”, per accumularvi un quantitativo maggiore d’acqua, le radici profonde, per meglio insinuarsi nelle fenditure. Una famiglia molto rappresentata diviene così quella delle Crassulaceae, con specie appartenenti al genere Sedum ed al genere Saxifraga.

Il camedrio alpino, la preziosa stella alpina, ricordano le glaciazioni del quaternario; l’astro alpino, le numerose Androsace, donano dense macchie di colore nel rosa e nel bianco.

Tra gli animali il camoscio, l’aquila reale, il gipeto, rappresentano le specie più caratteristiche di un ambiente inospitale e difficile.

Un mondo affascinante, regolato

In Trentino sono molte le cime che raggiungono e superano i 2.500 m. di quota. Sono questi ecosistemi delicati e molto particolari fatti di roccia e sottili equilbri: nevi che li ricoprono per molti mesi, estati caratterizzate da un irraggiamento

Sempre più in alto

I ghiacciai rappresentano ambienti estremi che possono caratterizzare le sommità delle cime più alte. Sono questi ambienti che sono costantemente ricoperti da neve e ghiaccio durante tutti i 12 mesi. Negli ultimi anni, causa l’aumento della temperatura media annua in atto, si sta assistendo ad un progressivo ridimensionamento dei loro limiti. In Trentino il ghiacciaio più esteso è quello dell’Adamello;

S T U D I O e R I C E R C A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

30

FACCIAMO NOI UNA RICERCA DEI PRINCIPALI ECOSISTEMI CHE CARATTERIZZANO IL

NOSTRO TERRITORIO

Come abbiamo potuto osservare gli ecosistemi che caratterizzano il territorio trentino sono vari e numerosi.

Nelle pagine precedenti è stata mostrata solo una breve selezione dei più caratteristici cercando di suddividerli sulla base delle differenti altimetrie.

Ora cerchiamo noi quelli che caratterizzano il territorio in cui abitiamo. Non dimentichiamoci quelli acquatici!!

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

31

STUDIAMO LA COMUNITA’ FACCIAMO UN PICCOLO RILIEVO

Che cosa occorre? - Preferibilmente un tratto di bosco, 200 mq, se non fosse possibile può bastare un tratto di prato, pochi mq. - Dei sacchetti di plastica. - Del nastro adesivo di carta. - Una bussola. - Un altimetro.

Obiettivi Capire il concetto di comunità, come specie differenti dalle affinità e dalle esigenze ecologiche similari si aggreghino a costituire delle comunità. Come in un dato ecosistema siano presenti più specie che tra loro interagiscono.

Per cominciare Andiamo in esterno e scegliamo un tratto di bosco che ci appaia piuttosto omeogeneo nella struttura, bastano circa 200 mq. PRIMO PASSO: Osserviamo quello che vediamo, scriviamo qui le nostre impressioni visive e alcuni dati tecnici. Cosa vediamo?

DATI TECNICI:

Data:

Località:

Altitudine:

Esposizione:

Inclinazione del terreno:

STRATO ARBOREO:

Altezza:

Percentuale di ricoprimento:

STRATO ARBUSTIVO:

Altezza:

Percentuale di ricoprimento:

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

32

STRATO ERBACEO:

Altezza:

Percentuale di ricoprimento:

OSSERVAZIONI VARIE:

Tipo di suolo:

Presenza e altezza della lettiera:

Altro:

SECONDO PASSO: iniziamo a studiare la nostra comunità e a trovare tutte le specie vegetali presenti all’interno dei nostri 200 mq. Facciamo questa operazione per strati. Le specie che non conosciamo le indicheremo con una lettera generica, a, b, c...le raccoglieremo, vi attaccheremo sopra il nastro adesivo con la lettera corrispondente, conserveremo il materiale raccolto nella busta di plastica.

STRATO ARBOREO: inseriamo le specie più alte di 2,5 metri.

1-

2-

3-

4-

5-

6-

7-

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

33

8-

9-

STRATO ARBUSTIVO: inseriamo le specie alte da 60 cm. a 2,5 m. Mettiamo anche le specie arboree che sono ancora allo stato giovanile.

1-

2-

3-

4-

5-

6-

7-

8-

9-

10-

11-

12-

13-

14-

15-

STRATO ERBACEO: mettiamo anche i piccoli alberelli o i piccoli arbusti che stanno nascendo.

1-

2-

3-

4-

5-

6-

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

34

7-

8-

9-

10-

11-

12-

13-

14-

15-

16-

17-

18-

19-

20-

21-

22-

23-

24-

25-

26-

27-

28-

29-

30-

31-

32-

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

35

Considerazioni Col nostro rilievo abbiamo potuto vedere e sperimentare come in un piccolo tratto di un ecosistema possano esistere molte specie vegetali differenti. Quali osservazioni possiamo fare? Perchè tutte queste specie vivono in uno stesso ambiente? Quali conclusioni possiamo trarre? E se volessimo studiare gli animali che vivono in un dato ecosistema come dovremmo fare?

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

36

Per continuare Possiamo continuare a fare altri rilievi con lo stesso metodo in altri tratti di bosco o in altri ecosistemi e fare nuove considerazioni. Oppure possiamo divertirci a riconoscere le specie che abbiamo raccolto sul campo a cui abbiamo attribuito solo delle lettere: con l’aiuto di libri e dell’insegnate proviamo a dare loro il nome!! E se volessimo conservare le specie che abbiamo raccolto? Divertiamoci a costruire un erbario!!! Basta fare esiccare le piante che abbiamo raccolto. Mettiamole una a una tra 2 fogli di giornale. Mettiamo ciascuna coppia di fogli di giornale tra 2 grossi libri. Dopo 2 giorni cambiamo i fogli di giornale con dei nuovi, questo passaggio servirà per asciugare meglio le piante ed evitare che l’umidità accumulatasi nei fogli le faccia marcire. Dopo 15 giorni circa, attacchiamo ciascuna pianta in un foglio da disegno con l’ausilio di alcuni spilli o pezzetti di nastro adesivo di carta. In ogni foglio ricordiamoci di scrivere il nome della specie e dove l’abbiamo raccolta. Ecco qua, avremo il nostro erbario, pronto ad essere consultato ogni volta che lo desideriamo!!!

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

37

REALIZZIAMO LA NOSTRA PICCOLA SUCCESSIONE DINAMICA

Che cosa occorre? - Un prato, bastano pochi mq. - Una zappa. - Otto bastoni alti poco più di un metro e della corda. - Del nastro adesivo di carta.

Obiettivi Osservare il cambiamento degli ecosistemi nel tempo e come le comunità vegetali si evolvono, tutto è in continuo divenire!

Per cominciare Andiamo in esterno e scegliamo un tratto di prato, bastano pochi mq. Recintiamolo con i bastoni e la corda. PRIMO PASSO: Osserviamo quello che vediamo, scriviamo qui le nostre impressioni visive. Cosa vediamo? Guardiamo l’altezza dell’erba, la compattezza del manto erboso. Aggiungiamo le nostre note e impressioni. Una cosa molto importante, mettiamo la DATA!!

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

38

SECONDO PASSO: Entriamo dentro il nostro tratto di prato. Quanti tipi di piante riusciamo a individuare?

Scriviamo il numero:

Queste piante le conosciamo? Prendiamo un esemplare di ciascuna specie e conserviamolo, ci servirà in seguito. Scriviamo sotto le piante che conosciamo, le altre indichiamole con una lettera, a, b, c...ricordandoci di mettere sulla pianta che abbiamo raccolto e conservato la lettera corrispondente scritta sul nastro adesivo.

1-

2-

3-

4-

5-

6-

7-

8-

9-

10-

11-

12-

13-

14-

15-

16-

17-

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

39

18-

19-

20-

21-

22-

23-

24-

25-

26-

27-

28-

29-

30-

31-

Al lavoro! Armati di zappa togliamo tutto il manto erboso nel nostro tratto di prato. Non dobbiamo avere paura, l’erba ricrescerà, togliamola tutta quanta!!

Nuova osservazione Cosa osserviamo ora? Scriviamo qui le nostre impressioni.

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

40

Monitoraggio Bene, quello che abbiamo fatto non è stato altro che simulare un evento distruttivo nella comunità, lo scopo è realizzare una piccola successione dinamica. Ora non ci resta che attendere e osservare i cambiamenti. Quali specie si insedieranno per prime? Quanto tempo impiegherà il nostro tratto di terra a riempirsi nuovamente di erbe? Quanto tempo impiegherà a tornare come lo avevamo osservato? Divertiamoci ad osservare di tanto in tanto i piccoli cambiamenti che avvengono. Molto importante: non tocchiamo più il tratto di prato, non tagliamo l’erba, non calpestiamolo!! DOPO SEI MESI: Cosa osserviamo? Possiamo scrivere alcune nostre impressioni.

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

41

DOPO UN ANNO: Torniamo ad analizzare il nostro tratto di prato. Scriviamo qui le nostre impressioni. Quanto è alto? Quanto è compatto? Entriamo dentro e ristudiamo le specie. Quante ne abbiamo trovate? Scriviamo il numero: Quali specie abbiamo trovato? Raccogliamole e confrontiamole con quelle di partenza.

1-

2-

3-

4-

5-

6-

7-

8-

9-

10-

11-

12-

13-

14-

15-

16-

17-

18-

19-

20-

A N D I A M O

sul C A M P O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

42

21-

22-

23-

24-

25-

26-

27-

28-

29-

30-

31-

Quali conclusioni possiamo trarre? Cosa abbiamo imparato?

Per continuare: Se lasciamo il nostro tratto di prato intatto possiamo tornare dopo un altro anno e continuare la nostra osservazione. In un ecosistema, anche se piccolo come un tratto di prato, tutto è sempre

G L O S S A R I

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

43

GLOSSARIO Biomassa: quantità totale di esseri viventi che si trova in un determinato volume di acqua o di terreno. Climax: termine coniato da Frederic Clements all’inizio del secolo scorso, rappresenta lo stadio terminale della successione ecologica, dove un sistema tende ad avere la massima maturità, la massima diversità strutturale e funzionale. Decomposizione: processo di degradazione delle sostanze biologiche in altre meno nobili. Dilavamento: azione delle acque che scorrono sul terreno asportando alcune componenti. Ecosistema: l’insieme degli esseri viventi, dell’ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche. Livello trofico: distanza di un consumatore dalla fonte primaria di energia, generalmente l’energia solare, misurata in numero di passaggi preda-predatore (o più generalmente consumatore-risorsa). Periodo glaciale: intervallo di tempo della storia della terra in cui avvenne una forte espansione dei ghiacci. Permasfrost: suolo dei climi freddi, perennemente gelato in profondità. Successione ecologica: processo di evoluzione e di trasformazione di una comunità che tende a trasformarsi in stadi progressivamente più maturi e stabili.

G L O S S A R I

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

44

Scriviamo qui altre parole che abbiamo scoperto!!!

B I B L I O G R A F I A

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

45

BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIMENTI AESCHIMANN, LAUBER, MOSER, THEURILLAT, 2004, Flora alpina. Zanichelli

AUTORI VARI, Ambiente, risorse, sostenibilità. Piccin

CUNNINGHAM, 2004, Fondamenti di ecologia. Mc Graw-Hill

FARINA A., 2004, Lezioni di ecologia. Utet

ODUM P. EUGENE, 1997, Ecologia, un ponte tra scienza e società. Piccin

PIGNATTI, 1982, La flora d’Italia. Edagricole

REGIONE EMILIA ROMAGNA, 1987, I boschi dell’Emilia-Romagna.

REGIONE EMILIA ROMAGNA, 2003, Biodiversità in Emilia-Romagna.

UBALDI D., 1997, Geobotanica e fitosociologia. Clueb

UBALDI D., 2003, Flora, fitocenosi e ambiente. Clueb

S O M M A R I O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

SOMMARIO

NOZIONI DI BASE

Il concetto di ecosistema

Le componenti di un ecosistema

Le comunità

Come cambiano gli ecosistemi

I GRANDI ECOSISTEMI DEL PIANETA TERRA: I BIOMI

I deserti

Le praterie e le savane

La tundra

Le foreste di conifere

Le foreste di latifoglie

La vegetazione mediterranea

Le foreste tropicali fluviali

Le foreste tropicali stagionali

La zona oceanica aperta

La zona costiera

I laghi d’acqua dolce

I fiumi

I biomi antropici

I PRINCIPALI ECOSISTEMI DEL TRENTINO

Il bosco misto di latifoglie

La faggeta

Il bosco ad abete rosso

Gli arbusti contorti

Pag. 1

Pag. 3

Pag. 7

Pag. 9

Pag. 12

Pag. 13

Pag. 14

Pag. 14

Pag. 15

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 25

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 26

Pag. 27

S O M M A R I O

Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente Rete trentina di educazione ambientale

Le praterie alpine

Gli ambienti di roccia

PARTE SPERIMENTALE

Facciamo una piccola ricerca dei principali ecosistemi che caratterizzano il territorrio

Facciamo un piccolo rilievo

Realizziamo una piccola successione dimamica

GLOSSARIO

BIBLIOGRAFIA

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 37

Pag. 43

Pag. 45

Stampa: Centro duplicazioni PAT Aprile 2007

Agenzia Provinciale per la Protezione

Rete trentina di educazione ambientale