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Di Lamia LisaMatricola: 2702636
Anno accademico: 2006-2007
RELATORE: Prof.ssa Edvige VeneselliCORRELATORE: Dott.ssa Roberta Follo
UNIVERSITAUNIVERSITA’’ DEGLI STUDI DI GENOVADEGLI STUDI DI GENOVA
FACOLTAFACOLTA’’ DI MEDICINA E CHIRURGIADI MEDICINA E CHIRURGIA
CORSO DI LAUREA IN CORSO DI LAUREA IN TECNICO DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICATECNICO DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA
Tesi di Laurea:Tesi di Laurea:
Gli aspetti psicoeducativi nell’adolescente autistico e il sostegno alle famiglie
19 novembre 200719 novembre 2007
IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICOLa triade dei sintomi:
menomazione qualitativa nell’interazione socialemenomazione qualitativa nella comunicazionelimitati modelli di comportamento, interessi e attività ripetitivi e stereotipici (DSM IV)
Le cause:Ipotesi psicogeneticaFattori biologici (genetici e organici)Approccio cognitivo Deficit nella Teoria della Mente;
Deficit nella Coerenza Centrale;Deficit delle Funzioni Esecutive.
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IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
Disturbi Pervasivi dello Sviluppo:Disturbo AutisticoDisturbo di AspergerDisturbo di RettDisturbo Disintegrativo della FanciullezzaDisturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (N.A.S.).
(DSM-IV-TR)
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Differenti caratteristiche clinico-evolutive(diversa espressività dei sintomi della triade ed esordio ad età diverse)
IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
Altri sintomi caratteristici:Abnorme risposta agli stimoli sensorialiCondotte autolesivePresenza di particolari abilitàRitardo MentaleEpilessia
Farmacoterapia valenza sintomatica 19/11/2007
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IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
I primi anni: Primi mesi sviluppo apparentemente normaleDisturbi sensorialiAssenza di interazione sociale e reciprocità
Età prescolare:Disturbi del comportamentoGioco e attività ristrette e stereotipateAssenza di comunicazione non verbale Ritardo della parola
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EVOLUZIONE NEL TEMPOEVOLUZIONE NEL TEMPO
IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
Dai sei ai dodici anni:Diminuzione entità sintomaticaDiminuzione disturbi del comportamentoPossibile sviluppo di rituali, ossesioni e fobieInterazione squilibrata e immatura, ma piùpresenteAcquisizione di alcune regole sociali
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……EVOLUZIONE NEL TEMPOEVOLUZIONE NEL TEMPO……
IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
Adolescenza:Mutamenti fisici e psichici tipici di questo periodoComparsa di comportamenti problemaPossibile consapevolezza delle proprie differenze
disturbi dell’umoreComportamento sessuale inadeguato Ridotte capacità di comunicazioneMaggiore dipendenza dalla famiglia non ribellioneComparsa di crisi di Epilessia
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……EVOLUZIONE NEL TEMPOEVOLUZIONE NEL TEMPO……
IL SOGGETTO AUTISTICOIL SOGGETTO AUTISTICO
L’ età adulta:solo il 3% riesce ad essere completamente indipendente a livello socialeAutonomia limitataDiminuzione capacità di adattamentoAumento della presenza di rituali e ossessioni“…capace sì di prestazioni eccezionali, ma in campi ristretti, e poco utili al suo adattamento sociale…”
necessità di strutture e servizi adeguati
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……EVOLUZIONE NEL TEMPO.EVOLUZIONE NEL TEMPO.
GLI INTERVENTIGLI INTERVENTILe fasi di un buon processo di riabilitazione sono:
Valutazione clinicaValutazione funzionaleAssessment globale (soggetto, famiglia, scuola)Progettazione e applicazione dell’interventoCounseling per i vari problemi in itinere
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Intervento IndividualizzatoPercorso “Evolutivo”
Stretta collaborazione equipe-insegnanti-genitori
GLI INTERVENTIGLI INTERVENTI
Dalle considerazioni su esposte deriva che:Non esiste un intervento che va bene per tutti i soggetti autistici;Non esiste un intervento che va bene per tutte le età;Non esiste un intervento che può rispondere a tutte le molteplici esigenze direttamente e indirettamente legate all’Autismo.”
(Linee Guida Autismo, 2007)
Obiettivi a breve termine: paralleli all’età, ai cambiamenti del soggetto e del contesto familiare e sociale in cui è inseritoObiettivo a lungo termine: favorire l’adattamento del soggetto al suo ambiente, il migliore possibile in rapporto alle specifiche caratteristiche del suo essere autistico per garantire una soddisfacente qualità di vita al soggetto e all’intero sistema familiare. 19/11/2007
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GLI INTERVENTIGLI INTERVENTI
TEACCHLOVAAS ABANeuropsicomototricitàComunicazione Facilitata,Comunicazione Aumentativa Alternativa,PsicoeducazioneInterventi Corollari Psicoterapia
MusicoterapiaTerapia con animali
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APPROCCIO PSICOEDUCATIVOAPPROCCIO PSICOEDUCATIVO
Insegnare abilità per ridurre la disabilità e migliorare la qualità della vita, modificare l’ambiente per aiutare la
persona disabile a viverci, insegnare strategie di coping
insegnare abilità relative alla vita quotidiana, funzionali per prendersi cura di sé stessi e condurre una vita il più possibile indipendenteabilità di carattere sociale, cioè comportamenti da tenere nelle varie situazioni di vitaabilità di lavoro, utilizzando supporti visivi, procedendo a piccoli passi e lavorando sulla generalizzazione dei contenuti.insegnamento strutturato che consiste nell’adeguatezza delle richieste fatte al bambino, chiarezza e stabilità dei messaggi e una strutturazione concreta di tempo, spazio e attività, in modo che l’ambiente di lavoro risulti il più possibile prevedibile
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ASPETTIPSICOEDUCATI
VIADOLESCENTE
AUTISTICO
COMPORTAMCOMPORTAMENTI ENTI
PROBLEMAPROBLEMA
COMUNICAZIOCOMUNICAZIONENE
COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
Atti autolesionisticiAtti aggressiviStereotipieOpposizione Reazioni emozionali eccessiveComportamenti sociali inadeguatiComportamento sessuale inadeguatoBizzarrie
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QUALI SONO I COMPORTAMENTI PROBLEMA?QUALI SONO I COMPORTAMENTI PROBLEMA?
COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
VERIcreano disagio al soggetto stesso
FALSIcreano disagio a chi sta accanto al soggetto,
ma non costituiscono un reale problema per lui
OGGETTIVIprospettiva neutrale, che ha a cuore esclusivamente il benessere,
lo sviluppo e la liberazione del soggetto dalle gabbie dei suoi comportamenti
Tre criteri per una valutazione oggettiva:DANNO OSTACOLO STIGMA SOCIALEDANNO OSTACOLO STIGMA SOCIALE
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PERCHEPERCHE’’ SI CHIAMANO COMPORTAMENTI SI CHIAMANO COMPORTAMENTI PROBLEMA?PROBLEMA?
DECISIONE DI REALE
PROBLEMATICITA’
COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
Descrizione operazionale del comportamento (“come”): aspetti qualitativi osservazioneLinea di base (“quanto”): aspetti quantitativi strumenti standardizzatiAnalisi Funzionale (“perchè”): valore funzionale Alleanza PsicoeducativaAlleanza Psicoeducativa
(con la funzione del comportamento, ma non la forma)Effetto arricchimento di stimoli sociali positiviEffetto allontanamento delle situazioni avversiveEffetto stimolazione sensoriale
Individuazione dell’intervento più adatto
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GLIGLI INTERVENTIINTERVENTI
COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
L’intervento deve essere:PROATTIVO POSITIVO SOSTITUTIVO
Operazioni di base:Entrare in situazione, introducendo gradualmente nella situazione che gli crea lo stimolo antecedente per il comportamento problema;Definizione degli specifici comportamenti positivi sostitutivi;Accompagnamento, guida e aiuto al comportamento positivo;Valorizzazione del comportamento positivo (con rinforzo verbale);Frustrazione del comportamento problema, fare in modo che non ottenga gli effetti che l’analisi funzionale aveva evidenziato; Estensione e generalizzazione dell’intervento, modificando progressivamente le condizioni in cui sta avvenendo 19/11/2007
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COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
Nel caso di comportamenti problema complicati e resistenti
INTERVENTO POSITIVO PUNITIVO (non sostituisce l’intervento positivo, ma aggiunge qualcosa ad esso)
PUNIZIONE: evento psicologicamente negativo che viene fatto seguire a un comportamento con l’obiettivo di farlo cessare o diminuire.Per essere positivo non deve ricorrere a stimolazioni spiacevoli, ma sospendere temporaneamente una situazione positiva
Time outCosto della risposta
IpercorrezioneBlocco fisico
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COMPORTAMENTI PROBLEMA E COMPORTAMENTI PROBLEMA E ALLEANZE PSICOEDUCATIVEALLEANZE PSICOEDUCATIVE
necessità di insegnare una nuova forma di comportamento che porti al successo
della richiesta che il soggetto vuole esprimere tanto quanto quello
problematico.19/11/2007
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FUNZIONEFUNZIONE COMUNICATIVACOMUNICATIVA
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COMUNICAZIONE
DIMENSIONEPRESTAZIONALE ((Linguaggio))
DIMENSIONE INTERNA (Processi di
pensiero)
DIMENSIONE SOCIALE
(Interazione con l’altro)
CANALE COMUNICATIVO
ARGOMENTI PER LA
COMUNICAZIONE
MOTIVAZIONE A COMUNICARE
COMUNICAZIONE COME NUCLEO COMUNICAZIONE COME NUCLEO CENTRALE DELLCENTRALE DELL’’INTERVENTO INTERVENTO
PSICOEDUCATIVOPSICOEDUCATIVO
NECESSITANECESSITA’’ DI SISTEMI DI SISTEMI ALTERNATIVI E INTEGRATIVIALTERNATIVI E INTEGRATIVI
(mimico-gestuali e simbolico-figurative)
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Ritardo sviluppo del linguaggio+
difficoltà cognitive e di apprendimento+
difficoltà comunicative
COMUNICAZIONE COME NUCLEO COMUNICAZIONE COME NUCLEO CENTRALE DELLCENTRALE DELL’’INTERVENTO INTERVENTO
PSICOEDUCATIVOPSICOEDUCATIVOGLI INTERVENTIGLI INTERVENTI
verifica e/o insegnamento di competenze basilari e del significato di causa /effetto dei suoi atti comunicativi
PRECURSORI COMUNICATIVI: contatto di sguardo, comunicazione
gestuale, indicare dichiarativo, attenzione congiunta
utilizzo delle immagini come strumento di comunicazioneimpostare e sostenere i concetti spazio- temporali
schema visivo della giornata
PECS, AAC, Natural Aided Language (PCS)19/11/2007
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COMUNICAZIONE COME NUCLEO COMUNICAZIONE COME NUCLEO CENTRALE DELLCENTRALE DELL’’INTERVENTO INTERVENTO
PSICOEDUCATIVOPSICOEDUCATIVO
Offrire un sistema di comunicazione, ovvero di educazione, per affrontare il mondo affrontare il mondo ““degli degli altrialtri””, , senza sentirlo sconosciuto, ostile, insignificanteSolo una alleanza educativa che investe tutte tutte le figure principalile figure principali che ruotano intorno ai soggetti con autismo, può permettere che crescano attraverso la relazione.
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IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NEL IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NEL PROGRAMMA PSICOEDUCATIVOPROGRAMMA PSICOEDUCATIVO
Ogni forma familiare èpotenzialmente in grado di promuovere un buon adattamento dei suoi membri, in relazione alla qualità dei processi familiari che è in grado di attuare
“le persone con autismo devono comprenderescientificamente quello che le persone normali comprendono intuitivamente”
(Mark Seghar)19/11/2007
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IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NEL IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NEL PROGRAMMA PSICOEDUCATIVOPROGRAMMA PSICOEDUCATIVO
intervenire direttamente sulla persona per ridurre la disabilità e migliorare la qualità della vitastringere un’alleanza educativa con i genitori al fine di renderli, nella gestione del singolo caso, degli esperti al pari degli operatori in grado di intervenire con metodologie di analisi e modificazione del comportamentola valorizzazione delle risorse familiari come elemento di arricchimento dei programmi riabilitazione19/11/2007
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IL SOSTEGNO ALLE IL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIEFAMIGLIE
COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIACOINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIARISORSA TERAPEUTICA ESSENZIALERISORSA TERAPEUTICA ESSENZIALE
NECESSITANECESSITA’’ DI UN PROGRAMMA DI DI UN PROGRAMMA DI SOSTEGNO SOSTEGNO Contrastare il carico oggettivo e soggettivoRispondere e/o ridimensionare le esigenze e le aspettativePromuovere lo sviluppo di percorsi adattivi e mediatori psicologici individuali e situazionaliPromuovere o insegnare strategie di coping e problem solving
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IL SOSTEGNO ALLE IL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIEFAMIGLIE
I LIVELLI DI INTERVENTOI LIVELLI DI INTERVENTO
Il Parent TrainingIl metodo PortageLa scuolaL’inserimento lavorativoI centri specializzati e le associazioniI gruppi di auto-mutuo aiuto (AMA)
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La collaborazione che si crea tra le figure di riferimento che ruotano intorno alle persone affette da autismo, è un’alleanzaalleanza che si crea tra esperti, primi fra tutti i genitori, un alleanza terapeutica come ci ricorda Schopler (1997) dove la conoscenza di quel bambino da parte del suo genitore si integrerà con la preparazione e l’esperienza del terapista ovvero le conoscenze dello sviluppo del bambino, le modalità e le tecniche di riabilitazione specifiche per tale problema. 19/11/2007
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“Ho l’immagine di due culture, quella autistica e quella normale: le vedo come due giardini con uno steccato in mezzo.
Alcune persone sono in grado di arrampicarsi sullo steccatoe di parlare alle persone dell’altro lato;
altre possono stare molto lontano dallo steccato. Spesso mi ritrovo seduta sopra;
qualche volta c’è qualcuno che viene a sedersi con me, ma accade raramente.
C’è molto spazio sullo steccato e sempre più persone, da entrambe le culture,
si stanno arrampicando per cercare di parlare con gli altri.”
(Gunilla Gerland)