Gli allevamenti intensivi
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Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi
La zootecnia intensiva consente l’allevamento di un numero decisamente elevato di animali su un territorio
relativamente ridotto.
Con questo sistema in Italia si allevano 9 milioni di bovini, 9 milioni di suini, 12 milioni tra ovini e caprini,
500 milioni di polli da carne, 50 milioni di galline ovaiole.
Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensiviNegli anni ’50 il consumo di carne in Italia era
di 18 kg pro-capite annui, oggi è di circa 85 kg.
Negli altri paesi europei l’evoluzione è stata molto simile.
In alcuni paesi del Nord Europa la percentuale
odierna è ancora più elevata e raggiunge
i 90 kg pro capite.
Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi
Il cambiamento delle abitudini alimentari hanno fatto progressivamente aumentare la richiesta di
alimenti di origine animale, indirizzando sempre più la selezione verso quelle razze maggiormente
produttrici di carne, latte e uova.
Questa eccessiva specializzazione degli animalie lo sfruttamento dell’ambiente hanno portato
a un decadimento della qualità fino ad arrivare ai casi estremi di “vacca pazza”.
Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi
La quantità di carne che attualmente viene consumata nei paesi industrializzati
non potrebbe essere prodotta con metodi tradizionali, ovvero attraverso l’allevamento
estensivo.
Gli 85 kg pro capite richiederebbero un’estensione di territorio, per la coltivazione dei cereali, pari a 73
milioni di ettari solo per la produzione italiana, cioè il doppio della superficie totale dell’Italia.
Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi
A partire dalla fine degli anni ’50 in Europa ha cominciato quindi a crescere
la zootecnia intensiva che ha irrimediabilmente spezzato
il rapporto animale/territorio,
allontanando ancora di più la percezione del legame e dell'interdipendenza dell'uomo
con il resto dell'ambiente naturale.
Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi
L'allevamento intensivo degli animali produttori di carne, uova, latte e suoi derivati influiscono su:1. L'ambiente
2. L'economia
3. Il benessere degli animali
4. La salute degli esseri umani
5. La giustizia sociale e la distribuzione delle risorse
6. La salute dei lavoratori impiegati negli allevamenti
L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente
Biodiversità
L'allevamento intensivo incentiva le monocolture. In particolare quella del mais, coltivato in
pochissime varietà, le più redditizie, e quelle del grano, del girasole e di pochi altri cereali.
L'impoverimento della biodiversità animale e vegetale e la deforestazione contribuiscono inoltre alla trasformazione del paesaggio.
L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente
Consumo d'acqua
L'allevamento intensivo si collega all'agricoltura intensiva, amplificando le sue conseguente disastrose, soprattutto per quanto riguarda
l'altissimo consumo di acqua.
Un chilogrammo di carne costa all’ambiente ben 3.150 litri di acqua.
L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente
Inquinamento a causa delle deiezioni animali.
Il letame, deiezioni mescolate alla paglia, veniva usato come fertilizzante in agricoltura, chiudendo così il cerchio
delle attività collegate alla terra.
Ora la quantità e la qualità delle deiezioni prodotte in allevamento intensivo non consentono più quest'uso.
La loro enorme quantità e la presenza di fosforo, azoto, antibiotici, prodotti di lavaggio dei capannoni, ecc.
mettono a rischio la qualità dell'acqua e del terreno.
L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente
Trasporto
Per il trasporto di una così grande quantità di animali vivi e macellati e delle derrate di alimenti per il loro allevamento,
occorre una grande quantità di energia che produce un alto livello di inquinamento ambientale.
L'allevamento intensivo e L'allevamento intensivo e l'economial'economia
Le conseguenze sull'economia sono in ordine a:
1. Lo sperpero di energia (consumo di energia non proporzionato al risultato ottenuto).
2. Lo sfasamento nel rapporto tra ambiente urbano (attività terziarie) e quello agricolo (attività produttive e di trasformazione).
3. L'impoverimento del patrimonio paesaggistico e la perdita di elementi culturali legati al territorio.
4. La concentrazione della produzione: l’Inalca del gruppo Cremonini, da sola macella circa il 30% degli animali in Italia.
L'allevamento intensivo e il L'allevamento intensivo e il benessere degli animalibenessere degli animali
Il maltrattamento è intrinseco a questo sistema.La totale perdita di naturalità legata agli ambienti chiusi, alla mancanza di
movimento, al tipo di alimentazione, alla riproduzione artificiale, alla separazione madre-figlio, alla somministrazione di farmaci, alla durata della
vita, sono elementi essenziali dell’allevamento intensivo.
Di queste condizioni siamo tutti responsabili e/o colpevoli: la precoce macellazione degli animali, l'ingrasso che produce loro la rottura degli arti durante il trasporto, l'immobilizzazione delle madri durante l'allattamento,
l'immobilizzazione dei vitelli (i cuccioli) per mantenere le carni tenere, l'uso di farmaci per stimolare l'aumento di peso, rispondono e vengono incontro
ai gusti e alle richieste dei consumatori, da una parte, e dall'interesse economico dei produttori, dall'altra.
L'allevamento intensivo e il L'allevamento intensivo e il benessere degli animalibenessere degli animali
Anche l'alimentazione è un'azione violenta. Agli animali viene somministrato di tutto (carne agli erbivori, oli esausti, scarti di conceria, farine ricavate da scarti di lavorazione industriale) e in
maniera forzata.
Il caso BSE (encefalopatia spongiforme bovina o malattia della mucca pazza) è l'esempio
lampante delle conseguenze di questo sistema produttivo.
L'allevamento intensivo e la salute L'allevamento intensivo e la salute degli esseri umanidegli esseri umani
La salute degli esseri umani non è misurabile solo rispetto alla minaccia insita nella presenza nelle carni, nel latte e nelle uova di ormoni, di sostanze chimiche dannose, di ogm o altro, che
già hanno il loro peso.
Si misura anche in rapporto alla qualità dell'ambiente in generale:la qualità dell'acqua, del suolo, dell'aria. La salute si misura
anche in relazione alla consapevolezza dell'armonia con l'ambiente naturale e in relazione all'autonomia delle scelte per
la propria vita.La consapevolezza e la pratica di vivere come esseri umani,
semmai come cittadini ma non come consumatori.
L'allevamento intensivo, la giustizia L'allevamento intensivo, la giustizia sociale e la distribuzione delle sociale e la distribuzione delle
risorserisorse
Il cibo con cui vengono nutriti gli animali,che non è più fieno ma un misto di cereali e
farine di varia origine (assai più nutriente), proviene talvolta da paesi lontanissimi.
Talvolta proprio da quei paesi nei quali la fame e la malnutrizione sono una tragedia quotidiana, paesi nei quali si coltivano cereali da esportarenel ricco nord per nutrire i nostri "hamburger".
L'allevamento intensivo e la salute L'allevamento intensivo e la salute dei lavoratoridei lavoratori
Il contatto con gli animali, con le loro deiezioni, con strumenti contaminati o l'inalazione di polveri
organiche in tutte le fasi del lavoro, dalla preparazione degli alimenti alla somministrazione di
cure agli animali, mette i lavoratori a rischio di:
infezioni, intossicazioni e allergie.
Le principali patologie sono: listeriosi, tubercolosi, brucellosi, dermatomicosi, carbonchio, leptospirosi,
salmonellosi, parassitosi varie, enterocoliti.
Potenza del fattore “cibo”Potenza del fattore “cibo”
Nell'aprile 2008 sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, è stato pubblicato un articolo di due ricercatori della Carnegie Mellon
University "Chilometri-cibo e relativo impatto sul clima delle scelte alimentari negli Stati Uniti".
Dagli studi riportati nell'articolo emerge che l'impatto del comportamento dei singoli individui sull'ambiente e
sul clima è dovuto a tre fattori principali:il cibo, l'energia usata in casa, e i trasporti.
Potenza del fattore “cibo”Potenza del fattore “cibo”Di questi tre fattori, quello del "cibo", cioè di che cosa ciascuno
sceglie di mangiare, è il più "potente", perché:
1. è quello che in termini quantitativi ha il maggior impatto;
2. ha il maggior livello di scelta personale, perché non dipende dalle normative, dalla disponibilità di mezzi pubblici o di fonti di
energia alternative, ecc. Sul che cosa mangiare il singolo individuo ha pieno potere;
3. si può applicare già subito, non è a medio o lungo termine come possono esserlo altri aspetti che implicano cambiamenti nelle infrastrutture, nei beni disponibili, nella tecnologia usata.
La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica
Nel 1999 la Comunità Europea ha emanato il Regolamento n. 1804 che
indica le linee guida per l’allevamento degli animali con metodo biologico.
La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica
Alcuni esempi dal Regolamento della Comunità Europea in materia di allevamento biologico:
Per ogni ettaro (ha) di terreno possono essere allevati 5 vitelli, fino ad un anno di età, oppure 3,3 capi di età
compresa da uno a due anni.
Questo numero di capi consente di ottenere un carico di deiezioni animali (effluenti) che non supera i 170kg di
azoto (N) per ha e per anno, quantità ritenuta non inquinante.
La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica
Le caratteristiche generali dei ricoveri adibiti a stalla sono: una buona luminosità, la ventilazione naturale, la presenza di lettiera
vegetale, un confortevole accesso ai punti di alimentazione e abbeverata.
Per i bovini il sistema di allevamento deve basarsi in massima parte sul pascolo.
Il pascolo è quindi previsto e deve essere disponibile, anche limitatamente ad una fase produttiva,
ma è praticato compatibilmente con le condizioni pedoclimatiche,ovvero quando condizioni del terreno,
del manto erboso e dell’andamento stagionale lo consentono.
La zootecnia biologicaLa zootecnia biologicaL'alimentazione di base dei vitelli è il latte naturale, di preferenza quello materno. I vitelli devono comunque essere nutriti con latte
naturale per un periodo minimo non inferiore a 3 mesi.
L'alimentazione dei bovini per la produzione di carne deve rispettare le esigenze nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici.
È vietata l'alimentazione forzata.
È richiesto che almeno il 60% dell’alimentazione derivi da foraggi mentre il restante 40% può essere costituito da concentrati.
L’alimentazione deve essere somministrata con alimentiprovenienti da agricoltura con metodo biologico ma è ammesso che
una quota del 10% possa avere origini non biologiche.
FontiFonti
“L'allevamento intensivo e le conseguenze su ambiente e animali” di Enrico Moriconi su
www.oltrelaspecie.org/doc/conferenze/moriconi.doc
Scheda di Aggiornamento n. 167 da Veneto Agricoltura: “Bovini da carne biologici” di Maurizio Arduin, marzo 2005.
http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html
http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html
http://www.scienzavegetariana.it/
Sulla zootecnia biologica in Italia ci sono due documenti interessanti:
La zootecnia biologica e l’allevamento bovino
Materiale per il CD della Coldiretti
http://www.agraria.org/zootecnia/zoobiologica.htm
http://www.agraria.org/zootecnia/zoobiologica.htm