Gli allevamenti intensivi

23
Gli allevamenti Gli allevamenti intensivi intensivi La zootecnia intensiva consente l’allevamento di un numero decisamente elevato di animali su un territorio relativamente ridotto. Con questo sistema in Italia si allevano 9 milioni di bovini, 9 milioni di suini, 12 milioni tra ovini e caprini, 500 milioni di polli da carne, 50 milioni di galline ovaiole.

Transcript of Gli allevamenti intensivi

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi

La zootecnia intensiva consente l’allevamento di un numero decisamente elevato di animali su un territorio

relativamente ridotto.

Con questo sistema in Italia si allevano 9 milioni di bovini, 9 milioni di suini, 12 milioni tra ovini e caprini,

500 milioni di polli da carne, 50 milioni di galline ovaiole.

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensiviNegli anni ’50 il consumo di carne in Italia era

di 18 kg pro-capite annui, oggi è di circa 85 kg.

Negli altri paesi europei l’evoluzione è stata molto simile.

In alcuni paesi del Nord Europa la percentuale

odierna è ancora più elevata e raggiunge

i 90 kg pro capite.

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi

Il cambiamento delle abitudini alimentari hanno fatto progressivamente aumentare la richiesta di

alimenti di origine animale, indirizzando sempre più la selezione verso quelle razze maggiormente

produttrici di carne, latte e uova.

Questa eccessiva specializzazione degli animalie lo sfruttamento dell’ambiente hanno portato

a un decadimento della qualità fino ad arrivare ai casi estremi di “vacca pazza”.

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi

La quantità di carne che attualmente viene consumata nei paesi industrializzati

non potrebbe essere prodotta con metodi tradizionali, ovvero attraverso l’allevamento

estensivo.

Gli 85 kg pro capite richiederebbero un’estensione di territorio, per la coltivazione dei cereali, pari a 73

milioni di ettari solo per la produzione italiana, cioè il doppio della superficie totale dell’Italia.

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi

A partire dalla fine degli anni ’50 in Europa ha cominciato quindi a crescere

la zootecnia intensiva che ha irrimediabilmente spezzato

il rapporto animale/territorio,

allontanando ancora di più la percezione del legame e dell'interdipendenza dell'uomo

con il resto dell'ambiente naturale.

Gli allevamenti intensiviGli allevamenti intensivi

L'allevamento intensivo degli animali produttori di carne, uova, latte e suoi derivati influiscono su:1. L'ambiente

2. L'economia

3. Il benessere degli animali

4. La salute degli esseri umani

5. La giustizia sociale e la distribuzione delle risorse

6. La salute dei lavoratori impiegati negli allevamenti

L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente

Biodiversità

L'allevamento intensivo incentiva le monocolture. In particolare quella del mais, coltivato in

pochissime varietà, le più redditizie, e quelle del grano, del girasole e di pochi altri cereali.

L'impoverimento della biodiversità animale e vegetale e la deforestazione contribuiscono inoltre alla trasformazione del paesaggio.

L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente

Consumo d'acqua

L'allevamento intensivo si collega all'agricoltura intensiva, amplificando le sue conseguente disastrose, soprattutto per quanto riguarda

l'altissimo consumo di acqua.

Un chilogrammo di carne costa all’ambiente ben 3.150 litri di acqua.

L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente

Inquinamento a causa delle deiezioni animali.

Il letame, deiezioni mescolate alla paglia, veniva usato come fertilizzante in agricoltura, chiudendo così il cerchio

delle attività collegate alla terra.

Ora la quantità e la qualità delle deiezioni prodotte in allevamento intensivo non consentono più quest'uso.

La loro enorme quantità e la presenza di fosforo, azoto, antibiotici, prodotti di lavaggio dei capannoni, ecc.

mettono a rischio la qualità dell'acqua e del terreno.

L'allevamento intensivo e l'ambienteL'allevamento intensivo e l'ambiente

Trasporto

Per il trasporto di una così grande quantità di animali vivi e macellati e delle derrate di alimenti per il loro allevamento,

occorre una grande quantità di energia che produce un alto livello di inquinamento ambientale.

L'allevamento intensivo e L'allevamento intensivo e l'economial'economia

Le conseguenze sull'economia sono in ordine a:

1. Lo sperpero di energia (consumo di energia non proporzionato al risultato ottenuto).

2. Lo sfasamento nel rapporto tra ambiente urbano (attività terziarie) e quello agricolo (attività produttive e di trasformazione).

3. L'impoverimento del patrimonio paesaggistico e la perdita di elementi culturali legati al territorio.

4. La concentrazione della produzione: l’Inalca del gruppo Cremonini, da sola macella circa il 30% degli animali in Italia.

L'allevamento intensivo e il L'allevamento intensivo e il benessere degli animalibenessere degli animali

Il maltrattamento è intrinseco a questo sistema.La totale perdita di naturalità legata agli ambienti chiusi, alla mancanza di

movimento, al tipo di alimentazione, alla riproduzione artificiale, alla separazione madre-figlio, alla somministrazione di farmaci, alla durata della

vita, sono elementi essenziali dell’allevamento intensivo.

Di queste condizioni siamo tutti responsabili e/o colpevoli: la precoce macellazione degli animali, l'ingrasso che produce loro la rottura degli arti durante il trasporto, l'immobilizzazione delle madri durante l'allattamento,

l'immobilizzazione dei vitelli (i cuccioli) per mantenere le carni tenere, l'uso di farmaci per stimolare l'aumento di peso, rispondono e vengono incontro

ai gusti e alle richieste dei consumatori, da una parte, e dall'interesse economico dei produttori, dall'altra.

L'allevamento intensivo e il L'allevamento intensivo e il benessere degli animalibenessere degli animali

Anche l'alimentazione è un'azione violenta. Agli animali viene somministrato di tutto (carne agli erbivori, oli esausti, scarti di conceria, farine ricavate da scarti di lavorazione industriale) e in

maniera forzata.

Il caso BSE (encefalopatia spongiforme bovina o malattia della mucca pazza) è l'esempio

lampante delle conseguenze di questo sistema produttivo.

L'allevamento intensivo e la salute L'allevamento intensivo e la salute degli esseri umanidegli esseri umani

La salute degli esseri umani non è misurabile solo rispetto alla minaccia insita nella presenza nelle carni, nel latte e nelle uova di ormoni, di sostanze chimiche dannose, di ogm o altro, che

già hanno il loro peso.

Si misura anche in rapporto alla qualità dell'ambiente in generale:la qualità dell'acqua, del suolo, dell'aria. La salute si misura

anche in relazione alla consapevolezza dell'armonia con l'ambiente naturale e in relazione all'autonomia delle scelte per

la propria vita.La consapevolezza e la pratica di vivere come esseri umani,

semmai come cittadini ma non come consumatori.

L'allevamento intensivo, la giustizia L'allevamento intensivo, la giustizia sociale e la distribuzione delle sociale e la distribuzione delle

risorserisorse

Il cibo con cui vengono nutriti gli animali,che non è più fieno ma un misto di cereali e

farine di varia origine (assai più nutriente), proviene talvolta da paesi lontanissimi.

Talvolta proprio da quei paesi nei quali la fame e la malnutrizione sono una tragedia quotidiana, paesi nei quali si coltivano cereali da esportarenel ricco nord per nutrire i nostri "hamburger".

L'allevamento intensivo e la salute L'allevamento intensivo e la salute dei lavoratoridei lavoratori

Il contatto con gli animali, con le loro deiezioni, con strumenti contaminati o l'inalazione di polveri

organiche in tutte le fasi del lavoro, dalla preparazione degli alimenti alla somministrazione di

cure agli animali, mette i lavoratori a rischio di:

infezioni, intossicazioni e allergie.

Le principali patologie sono: listeriosi, tubercolosi, brucellosi, dermatomicosi, carbonchio, leptospirosi,

salmonellosi, parassitosi varie, enterocoliti.

Potenza del fattore “cibo”Potenza del fattore “cibo”

Nell'aprile 2008 sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, è stato pubblicato un articolo di due ricercatori della Carnegie Mellon

University "Chilometri-cibo e relativo impatto sul clima delle scelte alimentari negli Stati Uniti".

Dagli studi riportati nell'articolo emerge che l'impatto del comportamento dei singoli individui sull'ambiente e

sul clima è dovuto a tre fattori principali:il cibo, l'energia usata in casa, e i trasporti.

Potenza del fattore “cibo”Potenza del fattore “cibo”Di questi tre fattori, quello del "cibo", cioè di che cosa ciascuno

sceglie di mangiare, è il più "potente", perché:

1. è quello che in termini quantitativi ha il maggior impatto;

2. ha il maggior livello di scelta personale, perché non dipende dalle normative, dalla disponibilità di mezzi pubblici o di fonti di

energia alternative, ecc. Sul che cosa mangiare il singolo individuo ha pieno potere;

3. si può applicare già subito, non è a medio o lungo termine come possono esserlo altri aspetti che implicano cambiamenti nelle infrastrutture, nei beni disponibili, nella tecnologia usata.

La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica

Nel 1999 la Comunità Europea ha emanato il Regolamento n. 1804 che

indica le linee guida per l’allevamento degli animali con metodo biologico.

La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica

Alcuni esempi dal Regolamento della Comunità Europea in materia di allevamento biologico:

Per ogni ettaro (ha) di terreno possono essere allevati 5 vitelli, fino ad un anno di età, oppure 3,3 capi di età

compresa da uno a due anni.

Questo numero di capi consente di ottenere un carico di deiezioni animali (effluenti) che non supera i 170kg di

azoto (N) per ha e per anno, quantità ritenuta non inquinante.

La zootecnia biologicaLa zootecnia biologica

Le caratteristiche generali dei ricoveri adibiti a stalla sono: una buona luminosità, la ventilazione naturale, la presenza di lettiera

vegetale, un confortevole accesso ai punti di alimentazione e abbeverata.

Per i bovini il sistema di allevamento deve basarsi in massima parte sul pascolo.

Il pascolo è quindi previsto e deve essere disponibile, anche limitatamente ad una fase produttiva,

ma è praticato compatibilmente con le condizioni pedoclimatiche,ovvero quando condizioni del terreno,

del manto erboso e dell’andamento stagionale lo consentono.

La zootecnia biologicaLa zootecnia biologicaL'alimentazione di base dei vitelli è il latte naturale, di preferenza quello materno. I vitelli devono comunque essere nutriti con latte

naturale per un periodo minimo non inferiore a 3 mesi.

L'alimentazione dei bovini per la produzione di carne deve rispettare le esigenze nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici.

È vietata l'alimentazione forzata.

È richiesto che almeno il 60% dell’alimentazione derivi da foraggi mentre il restante 40% può essere costituito da concentrati.

L’alimentazione deve essere somministrata con alimentiprovenienti da agricoltura con metodo biologico ma è ammesso che

una quota del 10% possa avere origini non biologiche.

FontiFonti

“L'allevamento intensivo e le conseguenze su ambiente e animali” di Enrico Moriconi su

www.oltrelaspecie.org/doc/conferenze/moriconi.doc

Scheda di Aggiornamento n. 167 da Veneto Agricoltura: “Bovini da carne biologici” di Maurizio Arduin, marzo 2005.

http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html

http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html

http://www.scienzavegetariana.it/

Sulla zootecnia biologica in Italia ci sono due documenti interessanti:

La zootecnia biologica e l’allevamento bovino

Materiale per il CD della Coldiretti

http://www.agraria.org/zootecnia/zoobiologica.htm

http://www.agraria.org/zootecnia/zoobiologica.htm