Gli africani salveranno l'italia

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GLI AFRICANI SALVERANNO L’ITALIA La rivolta dei migranti di Rosarno

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GLI AFRICANI SALVERANNO L’ITALIA

La rivolta dei migranti di Rosarno

Perché studiare la rivolta degli africani a Rosarno?

1) perché gli africani hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla ‘ndrangheta in nome del rispetto dei loro diritti

2) perché la storia di Rosarno non è finita. Anche se in televisione nessuno ne parla più, l’anno prossimo a Rosarno potrebbero ripresentarsi situazioni drammatiche

3) Esistono altre Rosarno in Italia: da Crotone a Cassibile, fino a Castel Volturno

Le cause che hanno dato origine ai fatti di Rosarno

Motivazioni economiche:

1) Sfruttamento della manodopera straniera

2) crisi del mercato agrumicolo che strozza i piccoli produttori

3) globalizzazione 4) controllo mafioso

sulla filiera delle arance

Motivazioni culturali :

1) razzismo mafioso

2) oppressione militare e culturale violenta della ‘ndrangheta

Le cause che hanno dato origine ai fatti di Rosarno

Motivazioni umanitarie:

La grave emergenza umanitaria in cui vivevano duemila migranti: baraccopoli senza luce, acqua né servizi igienici

Dure condizioni di lavoro, nei campi dall’alba al tramonto per meno di 25 euro

Motivazioni politiche Il pacchetto

sicurezza e il reato di clandestinità:

un essere umano viene punito non per quello che fa, ma per quello che è, non per avere commesso un reato ma per il solo fatto di esistere

Il valore positivo dei fatti di Rosarno Dalla vergogna dell’umanità della caccia ai neri con i fucili a pallini

al riscatto dei lavoratori e dei calabresi

GLI AFRICANI NON SONO SOLO ‘I POVERI SFRUTTATI’ MA DIMOSTRANO DI ESSERE UN SOGGETTO POLITICO CHE LOTTA PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI E DELLE TUTELE SUL LAVORO

RISPONDONO IN MODO COLLETTIVO (RIVOLTA) A UN PROBLEMA INDIVIDUALE (FERIMENTO DI COMPAGNI A FUCILATE)

UN ESEMPIO PER IL CAMBIAMENTO DEI CALABRESI E DELL’ITALIA

Sfatiamo un falso mito: la rivolta degli africani del 7 gennaio 2010

NON E’ NASCE A CAUSA DI

Un’esplosione di rabbia collettiva che accade all’improvviso come un fulmine a ciel sereno

uno sfruttamento prolungato nel tempo dei lavoratori stranieri dalla pelle nera e delle condizioni disumane in cui erano costretti a vivere duemila giovani africani, sotto la minaccia costante dei proiettili della ‘ndrangheta

Raccontiamo questa storia partendo dall’inizio

Cronologia

Dai primi anni Novanta, quindi da circa 20 anni, maghrebini (algerini e marocchini) prima e africani poi, arrivano a Rosarno per la stagione della raccolta degli agrumi: arance e clementine. La raccolta parte in autunno e si conclude in primavera.

Da 20 anni, gli immigrati braccianti agricoli stagionali che vanno a lavorare nella Piana di Gioia Tauro sono vittime di aggressioni e agguati. I primi due morti, due ragazzi algerini di 20 anni, sono del 1992. Sono stati fatti salire in auto con la promessa di un lavoro e poi uccisi a pistolettate

La Cartiera

Dal 2003 al 2009 centinaia di africani hanno vissuto per la stagione di raccolta nella “Cartiera” , costruita come fabbrica per telescriventi non ha mai funzionato. Al suo interno c’era un dormitorio senza luce, né acqua, ne bagni.

Un incendio nell’estate del 2009 che ha fatto bruciare il tetto d’amianto ha portato le autorità a mettere i sigilli.

La Cartiera

Baraccopoli e dormitori lager Altri luoghi di rifugio e di alloggio per

i lavoratori africani erano il rudere senza tetto di una ex fabbrica davanti alla scuola media di Rosarno. Il posto si chiamava La Rognetta e i casolari delle campagne, sempre senza luce, né tetto, né riscaldamento, né acqua. I casolari venivano chiamati “La Collina”

La Rognetta

La collina

La nuova fabbrica “L’ex Opera Sila

Dopo l’incendio della Cartiera a luglio del 2009, alcune decine di ragazzi rimasti anche in estate si trasferiscono in un’altra ‘fabbrica’. L’oleificio ex Opera Sila, anche questo costruito con i soldi pubblici e mai entrato in funzione. Qui a novembre del 2009, gli africani che arrivano per lavorare nei campi crescono di numero fino a mille. C’è chi è costretto a dormire nei silos dell’olio

L’oleificio

I silos dell’olio

Gli stranieri sono indispensabili

Secondo la gente di Rosarno, chi fa lavorare gli stranieri lo fa per ‘aiutarli’

Ma in realtà senza gli stranieri le arance marcirebbero sugli alberi perché vengono acquistate dai compratori a soli 6 centesimi al chilo

Le condizioni di lavoro

Gli africani raccolgono le arance dall’alba fino a sera, lavorando dieci-dodici ore al giorno per una paga di 25 euro al giorno oppure di un euro a cassetta

Devono pagare dai 3 ai 5 euro al ‘caporale’ che li porta in automobile sui campi e che gli trova il lavoro presso il proprietario terriero calabrese

Spesso non venivano pagati affatto e minacciati in molti modi. Si è dunque parlato di “Sfruttamento” e “Schiavismo”

12 Dicembre 2008 la prima rivolta L’11 dicembre del 2008 due ragazzi

della costa d’avorio vengono feriti con colpi di arma da fuoco durante un tentativo di rapina ai loro danni.

Gli africani attuano in centinaia una protesta pacifica marciando verso il municipio di Rosarno.

Gli africani vanno in massa al commissariato per denunciare quello che è successo e che hanno visto.

CONSEGUENZE:

In poco tempo, Andrea Fortugno, con precedenti penali, 24 anni di Rosarno viene arrestato e condannato a 16 anni di carcere

L’azione pacifica degli africani richiama l’attenzione pubblica sul loro dramma. Ne parlano giornali e tv anche straniere

Il ministro Maroni stanzia 200mila euro per l’emergenza

Un anno dopo. Cosa succede? Dicembre 2009 Medici Senza Frontiere lancia

l’allarme: più di duemila africani stanno peggio di prima. Manca il lavoro nei campi per la crisi. Molti si sono rifugiati a Rosarno dopo aver perso il posto nelle fabbriche del nord e perché rischiano l’espulsione per il reato di clandestinità, entrato in vigore pochi mesi prima

L’allarme resta inascoltato I 200mila euro mandati da Maroni

devono essere spesi entro il 31 dicembre 2009 o andranno persi. Il Comune di Rosarno, sciolto per mafia dal 2008, fa un bando in extremis a metà dicembre per l’acquisto di servizi igienici che arriveranno troppo tardi. Nessuno fa niente, se non pochi giovani volontari di Rosarno e Gioia Tauro

7 gennaio 2010

Un commando a bordo di un Suv scuro spara sugli africani che incontra per la strada. 3 giovani di colore rimangono feriti.

Tra gli africani si diffonde la falsa notizia che 4 compagni siano morti. Scatta la rivolta. In centinaia si dirigono verso il paese. I danni sono soprattutto materiali: cassonetti ribaltati, auto e vetrine danneggiate. Una donna rimane leggermente ferita

Immagini della rivolta

8 gennaio 2010 parte la caccia ai neri Tra i rosarnesi si diffonde la leggenda che

una donna incinta sia stata picchiata dagli africani e abbia perso il bambino, la notizia rimbalza anche sulla Rai. Ma è falsa.

Le forze dell’ordine scortano gli africani nelle baraccopoli e gli impediscono di uscire.

I rosarnesi innalzano barricate armati di spranghe vicino all’oleificio. Bande con i fucili e le taniche di benzina attuano la caccia ai neri, incendiando i casolari in cui vivono e sparando con i pallini di piombo

Guerriglia urbana a Rosarno

La cacciata degli africaniMolti africani non vorrebbero andare

via perché ancora devono essere pagati dopo mesi di lavoro, ma sono costretti a fuggire dalle forze dell’ordine che li portano via con gli autobus.

In soli tre giorni spariscono tutti i lavoratori di pelle nera della Piana di Gioia Tauro. Sono scene che fanno la vergogna dell’Italia nel mondo e segnano uno dei momenti più bui della storia d’Italia

“Noi saremo ricordati”

Sui muri delle vecchie fabbriche, i ragazzi africani lasciano scritte le loro rivendicazioni politiche per la difesa dei diritti umani.

Gli africani non si piegano. Scrivono “noi saremo ricordati”, una frase detta dal presidente Abramo Lincoln durante l’abolizione della schiavitù.

Gli africani affermano “il diritto alla ricerca della felicità”