Glaser-Strauss

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Barney G. Glaser – Anselm L. Strauss Passaggi di status a cura di Cirus Rinaldi ARMANDO EDITORE

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Passaggi di status

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Barney G. Glaser – Anselm L. Strauss

Passaggi di status

a cura di Cirus Rinaldi

ARMANDOEDITORE

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Indice

Introduzione 7 di Cirus Rinaldi

Passaggi di status 25 di Barney G. Glaser, Anselm L. Strauss

Nota bio-bibliografi ca 126

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Introduzione

Status passage:come produrre una teoria formale

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I saggi qui tradotti tratti da Status Passage, opera del 1971 di Barney G. Glaser e Anselm L. Strauss sono l’esemplifi cazione e la dimostrazione della produzione di una teoria formale (generale) generata attraverso l’anali-si comparativa e l’integrazione di diverse aree sostantive relative ai passaggi di status seguendo i principali assunti metodologici della Grounded Theory (Glaser e Strauss, 2009)1. Il nuovo metodo di ricerca, defi nito dai due studiosi, si prefi ggeva un duplice obiettivo: il primo, re-lativo all’avanzamento della ricerca qualitativa e la pos-sibilità di costruire una teoria sociologica a partire dai dati; il secondo, più verosimilmente di critica (e rivalsa) nei confronti di quegli approcci e prospettive di ricer-ca, in particolare il funzionalismo di Parsons e Merton, conformi all’uso di teorie preconcette che stabiliscono aprioristicamente gli aspetti rilevanti dei concetti e delle ipotesi e che sono inclini a forzare i dati all’interno del proprio framework teorico (ibidem). Il metodo ben si adattava a studiare tutti quei fenomeni, in verità focus principale di ogni analisi sociologica, che scaturiscono in qualità di “processi” dalle interazioni degli attori sociali. La dimensione processuale viene scarsamente compresa attraverso il linguaggio delle variabili e della statistica, caratterizzate queste ultime da neutralità ed oggettivi-tà, e pertanto scevre dell’attenzione necessaria per un discorso metodologico complesso (Strati, 1997). Il suo

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obiettivo principale non è però costituito da una sempli-ce descrizione del fenomeno studiato, bensì dalla formu-lazione di proposizioni teoriche ad un livello di sempre maggiore astrazione (Strati, 1997): il dato empirico non è semplicemente descritto ma “concettualizzato”. Lo stu-dioso pertanto deve immergersi nel contesto che studia, la sua analisi deve essere densa ed approfondita, deve cercare di comprendere quanto accade e deve poterlo spiegare con termini simili a quello degli attori sociali che attraversano e defi niscono quegli stessi contesti. Un approccio simile permette al ricercatore di sviluppare schemi teorici fl essibili in grado di generare ipotesi per studi successivi, con una analisi adeguata ai contesti ed in grado di potere essere utilizzata (e persino valutata) nei medesimi contesti. Status Passage viene pubblicato con l’obiettivo di presentare il tentativo di sviluppo di una teoria formale dei passaggi di status ma anche, e sopra-tutto, quale strumento potenzialmente utile per studiare i passaggi di status, ovunque possano verifi carsi (Glaser e Strauss, 1971, viii).

Il contesto intellettuale e i percorsi formativi

Barney G. Glaser ed Anselm L. Strauss2 si incontra-no alla California University intorno al 1960 ed iniziano la propria elaborazione “sostantiva” del processo rela-tivo ai passaggi di status analizzando il morire (Glaser e Strauss, 1965) e guardando, nello specifi co, alla sua dimensione temporale come passaggio non programmato di status (Glaser e Strauss, 1965a; 1968; 2009, 63-66). A partire dall’analisi dei primi lavori e dalla loro colloca-zione all’interno del contesto intellettuale del periodo,

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osserviamo come lo sviluppo dell’approccio fosse for-temente infl uenzato, in primo luogo, dal Pragmatismo americano (in particolare John Dewey, Charles Peirce e George H. Mead) interessato alla dimensione dell’azio-ne, alla sua “situazione”, alla sua processualità conte-stuale; in seconda battuta, ma assai profondamente, fa-ceva eco la tradizione sociologica di Chicago con l’enfasi sulla osservazione, sulla discesa sul campo, sull’uso di tecniche qualitative. Queste ricerche anticipatorie del lavoro che ci accingiamo a presentare, nonché l’elabo-razione intellettuale che portò i due autori ad idearlo, non possono essere disgiunte dalle tradizioni fi losofi ca e sociologica prima indicate, dalle quali Status Passage attinge, tra le altre, una caratteristica che emerge in ogni processo e dimensione analizzati: il cambiamento come elemento costante della vita sociale (Strauss, 1987, 6). Se il contributo di Barney Glaser, anche in Status Passa-ge, è particolarmente apprezzabile per quanto riguarda la sensibilità e la perizia nell’uso di categorie fondanti (core categories) – prassi ereditata dalla tradizione del-la Scuola della Columbia University interessata alla ge-nerazione della teoria (e alle inchieste campionarie) –, permettendo così l’emergere di processi fondanti (core processes) in grado di far convergere i dati in griglie con-cettuali integrate (Glaser, 1991, 13; Glaser, 1978); il la-voro e l’esperienza di Anselm L. Strauss sono rivolti non solo in termini metodologici alla “concettualizzazione”, ma anche ad un’enfasi nei confronti della natura fl uida e mutevole dell’azione e dell’interazione – azione intesa come processo – in risposta a condizioni al pari mute-voli in termini temporali e dipendenti da contingenze, quanto si può correttamente defi nire una “struttura in processo”(structure in process)3 (Corbin, 1991, 23).

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Introduzione

Glaser alla Columbia era stato formato sui temi della teoria del ruolo e dello status ma secondo una visione statica, tuttavia dimostrava di essere pronto a mettere lo status in movimento (Glaser e Strauss, 1971, 192). Strauss, dal canto suo, riversa nel lavoro tutta la sensibili-tà interazionista chicagoana: aveva appreso, da un lato, la lezione di Hughes sulle professioni e le carriere (Hughes, 1958)4, l’interesse per il fi eldwork, i suoi riferimenti co-stanti all’osservazione empirica dei fenomeni e dei pro-cessi e dei loro condizionamenti strutturali; dall’altro, se-guiva l’insegnamento di H. Blumer (e George H. Mead) orientato allo sviluppo della capacità di concettualizza-zione, alla sensibilità verso i processi interpretativi e di attribuzione di signifi cato. Già in Social Psychology An-selm Strauss, insieme con Alfred R. Lindesmith, dedica all’interno del capitolo “Social Structure and Personal Organization”, un paragrafo allo Status change, attingen-do da R. Linton, N. Foote ed in particolare da E. Hughes per quanto riguarda le carriere lavorative. I due autori affermano la necessità di comprendere le dimensioni la-vorative per considerare appieno una teoria della perso-nalità e chiudono le proprie rifl essioni citando Hughes:

In our particular society, work organizations looms so large as a separate and specialized system of things, and work experience is so fateful a part of every man’s life, that we cannot make much headway as students of society and of social psychology without using work as one of our main laboratories (Hughes, 1952, 426 cit. in Lindesmith e Strauss, 1956, 594).

Risale sempre al 1956 Boys in White, ricerca alla qua-le parteciparono insieme a lui Everett Hughes, Howard

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Becker e Blanche Geer e in cui trova origine il rapporto tra il grado di istituzionalizzazione e i passaggi di status (i medici che si specializzano attraversano un passaggio di status istituzionalizzato, al quale vengono associati forme cerimoniali e sistemi di aspettative sociali)5.

Qualche anno più tardi, nel 1959, in Mirrors and Ma-sks rifl ette sull’identità quale processo che si dispiega in relazione ai diversi contesti interattivi e le cui dimensioni mutano, si trasformano o vengono regolarizzate a secon-da di condizioni strutturali emergenti. All’interno del te-sto ritroviamo un approfondimento relativo allo “Regu-larized Status Passage”, in cui sono indicati i principali assunti relativi ai passaggi istituzionalizzati e alle sequen-ze che i soggetti devono mettere in atto anche attraverso la guida (o il controllo) di un coach che prepara le scene, facendo in modo che i personaggi attorno agiscano nella maniera voluta, raggiungendo una identità particolare (Strauss, 1959, 109-118)6. Possiamo pertanto affermare che è sopratutto da parte di Strauss che si colgono una serie di interessi per diversifi cate aree sostantive di ricer-ca (applicate anche ai passaggi di status): l’interesse per le professioni, lo studio delle carriere, delle professioni e delle organizzazioni, con una sensibilità assai origina-le nei confronti degli elementi temporali e processuali, della mobilità sociale (Strauss, 1970), delle dimensioni di negoziazione all’interno delle strutture organizzative (Strauss, 1978) e persino della dimensione simbolica dei cambiamenti strutturali (dei centri urbani; Strauss, 1961). Glaser aveva trattato i temi organizzativi e le carriere du-rante i suoi studi di dottorato alla Columbia, occupando-si nello specifi co delle carriere organizzative nel campo delle scienze applicate7 (Glaser, 1964a; 1964) e curando un volume sulle carriere organizzative con l’obiettivo di

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tentare di sviluppare una teoria formale di questo tipo spe-cifi co di passaggio di status (Glaser e Strauss, 1971, 192).

I passaggi di status: una sociologia delle Alter-Azioni

La teoria di Glaser e Strauss “fondata” (grounded) sui passaggi di status, sulla scorta delle intuizioni della Grounded Theory, ebbe una forte eco all’interno della comunità sociologica di orientamento “qualitativo” che l’accolse con toni entusiasti (Plummer, 1972); più tenui se non nettamente ostili, le voci di coloro che rimaneva-no legati alle fascinazioni e alle illusioni della grand the-ory parsonsiana e del riduzionismo della ricerca quanti-tativa (Bock, 1973; Cook, 1974). Le posizioni favorevoli possono essere riassunte nelle parole di Ken Plummer che recensiva il volume nel 1972:

Gone are the sweeping generalizations and grandeur of design that stir the intellectual spirit, and gone are the systematic formulations of a logico-deductive propositional system that provide materials for theory falsifi ers for years to come (Plummer, 1972, p. 120).

Il saggio infatti si prefi gge di presentare un tentativo di sviluppo di una teoria formale relativa ai passaggi di status con l’obiettivo più prettamente pragmatico di in-dividuare una teoria “utile” da applicare per compren-dere e studiare i passaggi di status. In tal senso viene defi nita una teoria quale processo continuo e non come “prodotto fi nito” che possa essere aderente ed adeguata ai dati (fi t), rilevante per l’area di indagine a cui è ineren-te (relevant), che funzioni (work) e pertanto sia in grado

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di spiegare ed essere utilizzata, applicabile e che, proprio per il suo carattere dinamico e processuale, permetta che si possano anche modifi care (modifi ability), sostituire o aggiungere nuove categorie di analisi (Glaser e Strauss, 2009; Charmaz, 2006; Tarozzi, 2008). Per raggiungere questi scopi la teoria del/i passaggio/i di status è presen-tata come una serie di suggerimenti, schemi interpretati-vi generali ed ipotesi esplicative.

Il passaggio di status quale processo in costante mo-vimento, individua due attori sociali principali: agent, l’agente/gli agenti implicati nel conferimento della for-ma del passaggio e del suo controllo in diverse fasi se-quenziali e passagee, chi compie, tralascia o subisce un passaggio di status8. Le relazioni tra i due poli avvengono all’interno di contesti ed arene in cui si dispongono al-tri “partecipanti” (altri soggetti, gruppi, organizzazioni di varia complessità, istituzioni, etc.) che svolgono fun-zioni differenziate e/o complementari (di supporto, di ridefi nizione, di censura, etc.), secondo programmi più o meno pianifi cati e regolati. Essi sono pertanto infl uen-zati da condizioni strutturali e possono determinare, a loro volta, effetti sulla struttura sociale medesima. In tal senso, i soggetti non si trovano mai staticamente “nel-lo status” ma agiscono all’interno del passaggio di status e ne sono agiti, pur dipendendo da contingenze di tipo strutturale. La dimensione della volontarietà (e pertanto della desiderabilità) di un passaggio di status deve essere confrontata con il grado di “libertà” e di controllo: men-tre la persona transessuale può scegliere di sottoporsi alla riattribuzione chirurgica del sesso, chi viene licenziato o il malato di cancro o, ancora, il paziente psichiatrico han-no possibilità di scelta limitate. In vari casi di passaggi di status, come avremo modo di osservare, il passagee non

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opera isolato o in astratto ma dipende da altri (istituzio-ni, organizzazioni, professionisti, esperti). Detti agenti facilitano, creano, implementano, ritardano, bloccano, defi niscono il passaggio di status: la persona transessuale, pur volendo e desiderando cambiare sesso, dipende dallo psichiatra, dal medico, dai giudici. Allo stesso modo, per esempio, i minori a cui è stata concessa la messa alla pro-va (o che attraversano un passaggio di status per mezzo di qualunque altra misura alternativa alla pena) dipendo-no dal sistema della giustizia penale minorile, dall’USSM (Uffi cio Servizio Sociale Minorenni), dal privato socia-le, da eventuali fi gure di esperti (educatore, psicologo, operatore sociale, polizia penitenziaria, etc.). Ed anco-ra, in termini esemplifi cativi, le vittime della criminalità organizzata, del racket delle estorsioni o dell’usura, per ottenere questo status devono essere riconosciute da una serie di pubblici diversi (ed il loro status talora rimane ambiguo) (Rinaldi, 2009). Le confi gurazioni identitarie implicate nei passaggi di status si evolvono all’interno di contesti organizzativi, arene sociali, all’interno dei quali i soggetti ricostruiscono e rifondano i propri percorsi bio-grafi ci, pongono in essere strategie e tattiche: l’evolversi dell’identità non è considerato come un processo lineare bensì come una serie di alter-azioni, ciascuna delle quali produce nuove confi gurazioni identitarie, in una serie di punti di svolta (turning points) e di epifanie all’incrocio tra l’interazione dei soggetti con le limitazioni strutturali e l’interpretazione che gli stessi soggetti forniscono di tali contingenze. La dinamica del passaggio di status deriva ed è defi nita proprio dalla interazione tra oggettivo e sog-gettivo, tra self e la correlata “signifi cant society” (Mead, 1977). I due autori defi niscono, all’interno della cornice interazionista appena delineata, alcune proprietà del pas-

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saggio di status: la sua desiderabilità; l’inevitabilità e la reversibilità; la ripetibilità; le condizioni strutturali rela-tive al numero di agenti e passagees coinvolti e la combi-nazione delle relazioni tra di loro; la volontarietà; il grado di controllo che gli agenti posseggono su vari aspetti del passaggio; il grado di legittimazione dell’operato degli agenti; la chiarezza dei segni del passaggio; la sua dura-ta. Gli autori tuttavia hanno scelto di organizzare il testo in capitoli relativi a sei considerazioni principali, nello specifi co concentrano la loro attenzione sulla reversibili-tà (reversibility) del passaggio di status; sulla dimensione temporale (temporality)9; sul processo di conferimento della forma (shaping); sulla desiderabilità (desiderability) del passaggio da parte degli attori sociali coinvolti; sulla circostanzialità (circumstantiality) del passaggio10 e sui passaggi di status multipli (multiplicity).

I saggi tradotti nel presente volume si riferiscono nel-lo specifi co ai capitoli 4. Shaping a passage e 5. Desidera-bility della prima edizione del saggio edito da Aldine. Si è scelto di convergere l’attenzione su di essi perché rias-sumono aspetti fondamentali del passaggio che si con-centrano sui temi classici dell’interazionismo simbolico quali quello del controllo e della reazione ai suoi effetti. Il concetto di “dare forma ad un passaggio” tiene conto dei processi di bilanciamento del controllo tra agente e passagee sulla forma da conferire al passaggio medesimo, sulla sua direzione e il tempo da utilizzare. Il passagee non è mai un soggetto esclusivamente passivo: attraver-sa il passaggio e ne viene “attraversato”, negozia conti-nuamente signifi cati, tenta comunque di lavorare sulla continuità della propria identità. La forma del passaggio viene pertanto prodotta dall’interazione tra gli agenti e i passagees, tra le motivazioni dei soggetti coinvolti e le

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contingenze strutturali, all’interno di un più vasto reper-torio di motivazioni per le azioni che vengono intrapre-se. Un aspetto di particolare importanza è rivestito an-che dal processo che consegue al cambiamento di status e pertanto di defi nizione di una nuova identità e di un nuovo status anche in termini collettivi. La desiderabili-tà/indesiderabilità del passaggio di status dipende anche da come esso viene rappresentato e visto dalla società in cui ha luogo. Può accadere infatti che alcuni passaggi di status possano presentare un grado inferiore di istitu-zionalizzazione (e di formalizzazione) ed essere pertanto lontani dalle aspettative sociali (e per questo non meno controllati/controllabili), visto che determinano nuove identità, e di conseguenza passaggi emergenti11.

Conclusioni

Barney G. Glaser e Anselm L. Strauss in Status Passage dimostrano come la vita sociale sia costituita da relazio-ni, ed anzi come emerga in termini di rel-azioni, e come gran parte di queste (siano esse organizzate, collettive o individuali) possano essere considerate come espressio-ni di passaggi di status. Da uno status all’altro, i soggetti diventano transita(n)ti12 e si muovono all’interno delle contingenze strutturali acquisendo potere e privilegi op-pure perdendoli, investendo risorse e praticando strate-gie e tattiche identitarie, negoziando risorse e cercando di eludere il controllo. La teoria emergente dei passaggi di status pone, tra le altre possibili istanze e sollecitazio-ni, la necessità di considerare la società come un rete di relazioni dinamiche, mutevole e spinge altresì a rifl ettere sulle nuove rappresentazioni e fi gurazioni in cui costante-mente si compone, scompone e ricompone il sociale.

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NOTE

1 Si rinvia a Glaser e Strauss (2009) per le distinzioni di ordine analitico tra teorie ed aree sostantive e formali, nonché alla introduzione all’edizione italiana del saggio a fi rma di An-tonio Strati. Il volume è corredato di ampi riferimenti biblio-grafi ci e varie sezioni critiche che si rivolgono all’assai vasta letteratura sulla Grounded Theory.

2 Glaser aveva studiato con Paul Lazarsfeld e Robert K. Merton alla Columbia University mentre Strauss apparteneva alla seconda generazione di sociologi che contribuirono a co-stituire quella che alcuni studiosi defi niscono Seconda Scuola di Chicago (Santoro, 2010).

3 L’attenzione rivolta alle strutture sociali è senz’altro da attribuire all’infl uenza di Everett C. Hughes.

4 Cfr. inoltre i capp. VII, Cicli, punti di svolta e carriere, e IX, Dilemmi e contraddizioni di status, in E.C. Hughes, Lo sguardo sociologico, a cura di M. Santoro, Bologna, il Mulino, pp. 127-136; 149-161.

5 Cfr. anche Becker e Strauss, 1956.6 È sempre all’interno del medesimo lavoro che ritroviamo

concetti, successivamente sviluppati in Status Passage, quali “status forcing”; “coaching”, “scheduling”, etc.

7 Appare chiara l’infl uenza di Robert K. Merton, di cui Glaser fu studente nei suoi anni alla Columbia, relativamente agli studi sociologici della scienza e delle professioni scienti-fi che all’interno dei contesti organizzativi. Anche Anselm L. Strauss si occuperà di carriere, professioni scientifi che e di status professionali degli scienziati (p.e. i chimici), sempre at-traverso una prospettiva processuale, di scienza nel processo di divenire una professione. Cfr. Strauss e Rainwater, 1962; Strauss, 1971a.

8 Per i termini utilizzati in traduzione cfr. nota sulla tradu-zione, infra.

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9 L’intero lavoro pone in realtà un’enfasi costante e partico-lareggiata sul processo nel suo svolgersi temporale: i passaggi di status (le carriere, il morire, il laurearsi, etc.) si verifi cano secondo dei tempi ed è proprio nel tempo che ritroviamo, ancora una volta, il contributo assai originale di Anselm L. Strauss alla teoria sulla forma dei passaggi di status. David R. Maines afferma che i principali concetti che Strauss ha offerto al processo di sviluppo della conoscenza sociologica – quali ordine negoziato (negotiated order), contesti di consapevolezza (awareness contexts), traiettorie del morire (dying trajectories), processo strutturale (structural process), arene e mondi sociali (social arenas, social worlds) – sono tutti sviluppati attorno e nella temporalità (Maines, 1991, 5).

10 Questa proprietà descrive il modo di procedere attraver-so il passaggio ed il numero di agenti e passagees e la combi-nazione delle loro relazioni e di coloro che ne possono essere coinvolti: si distinguono passaggi di status aggregati, solitari, collettivi.

11 Come sostiene Helen Rose F. Ebaugh «one indication of the degree of the institutionalization of an ex-status is the nomenclature developed by our society to indicate these pas-sages» (Ebaugh, 1988, 39).

12 Devo il termine ad una intuizione di Antonio Lavieri, Università degli Studi di Palermo.

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