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Ristretti Orizzonti - www.ristretti.org Giustizia: finalmente chiudono gli Opg, ma il difficile viene ora di Maria Antonietta Farina Coscioni (Parlamentare Pd-Radicali) Europa, 3 febbraio 2012 La decisione non può, evidentemente, che rallegrare: entro, e non oltre, il 31 marzo del prossimo anno tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia saranno chiusi. I detenuti, 1500 persone circa, saranno trasferiti in centri, finalmente, adeguati alla cura delle patologie che li affliggono. Avrà così finalmente fine quello che il presidente della repubblica Napolitano ha definito “l’estremo orrore dei residui Opg, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile”. Gli Opg sono un luogo di indicibile sofferenza. Nel corso delle mie visite ispettive sono venuta a conoscenza di una quantità di storie penose e atroci: un uomo di 58 anni, rinchiuso da otto nell’Opg di Aversa, che con un lenzuolo si impicca; aveva saputo che la sua pena era stata prorogata ancora una volta e che, nonostante da tempo fosse stato giudicato non più “socialmente pericoloso”, sarebbe rimasto rinchiuso lo stesso; un altro caso, quello di M., 30 anni: nel 2004 è arrestato per aver guidato contromano con il motorino. Finito in un Opg, di proroga in proroga sono passati sei anni. La questione, insomma, non può essere risolta con un mero tratto di penna, non è sufficiente stabilire che quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema si risolva da sé. È vero: per troppo tempo gli Opg sono stati un territorio dimenticato in cui ogni dignità è annullata. Il parlamento ha fatto un importante passo verso la chiusura; ma ora? Esperti e personale sanitario che ho consultato per la realizzazione del mio Matti in Libertà. L’inganno della legge Basaglia, unanimi mi hanno detto che per circa il 40 per cento degli internati la pericolosità sociale non c’è, potrebbero uscire. Il problema è che i magistrati di sorveglianza non sanno dove mandarli; per questo prorogano all’infinito la loro permanenza. Manca, insomma, quella rete di assistenza e sostegno indispensabile perché il malato non si trovi abbandonato a se stesso. Si pensa, si ipotizzano strutture territoriali a carico del Sistema sanitario nazionale. Con quali risorse, energie, mezzi? Il rischio che pavento, è quello di una replica di quanto avvenne alla fine degli anni 70, quando si varò frettolosamente quella che poi è diventata per tutti la “legge Basaglia”, unicamente per evitare il referendum radicale con il quale si intendevano abrogare alcune parti della vecchia legge manicomiale del 1904. Una “riforma” che lo stesso Basaglia criticò duramente: “Attenzione alle facili euforie. Non si deve credere di aver trovato la panacea a tutti i problemi del malato di mente...Negli ospedali ci sarà sempre il pericolo dei reparti speciali, del perpetuarsi d’una visione segregante ed emarginante...”; aveva ben presente che - lo diceva nel 1978 - era necessario lottare per superare i “tanti aspetti farraginosi, ambigui, contraddittori di questa legge perché siano portati alla ribalta e corretti”. E ci metteva in guarda dal fatto che un episodio drammatico, un comportamento di estrema violenza di un malato, enfatizzato (e magari strumentalizzato) dalla stampa, poteva farci riprecipitare indietro, azzerare tutto il buono che si è riusciti a fare finora. Occorre, insomma, trovare dei contravveleni alle mille speculazioni che non si mancherà di porre in essere. Psichiatria Democratica, che da sempre si batte per il superamento di queste Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005) Phoca PDF

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La decisione non può, evidentemente, che rallegrare: entro, e non oltre, il 31 marzo del prossimo anno tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia saranno chiusi. I detenuti, 1500 persone circa, saranno trasferiti in centri, finalmente, adeguati alla cura delle patologie che li affliggono. Avrà così finalmente fine quello che il presidente della repubblica Napolitano ha definito “l’estremo orrore dei residui Opg, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile”.

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Giustizia: finalmente chiudono gli Opg, ma il difficile viene ora

di Maria Antonietta Farina Coscioni (Parlamentare Pd-Radicali)

 

Europa, 3 febbraio 2012

 

La decisione non può, evidentemente, che rallegrare: entro, e non oltre, il 31 marzo delprossimo anno tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia saranno chiusi. I detenuti, 1500persone circa, saranno trasferiti in centri, finalmente, adeguati alla cura delle patologie che liaffliggono. Avrà così finalmente fine quello che il presidente della repubblica Napolitano hadefinito “l’estremo orrore dei residui Opg, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile”.

Gli Opg sono un luogo di indicibile sofferenza. Nel corso delle mie visite ispettive sono venuta aconoscenza di una quantità di storie penose e atroci: un uomo di 58 anni, rinchiuso da ottonell’Opg di Aversa, che con un lenzuolo si impicca; aveva saputo che la sua pena era stataprorogata ancora una volta e che, nonostante da tempo fosse stato giudicato non più“socialmente pericoloso”, sarebbe rimasto rinchiuso lo stesso; un altro caso, quello di M., 30anni: nel 2004 è arrestato per aver guidato contromano con il motorino. Finito in un Opg, diproroga in proroga sono passati sei anni.La questione, insomma, non può essere risolta con un mero tratto di penna, non è sufficientestabilire che quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema si risolva da sé.È vero: per troppo tempo gli Opg sono stati un territorio dimenticato in cui ogni dignità èannullata. Il parlamento ha fatto un importante passo verso la chiusura; ma ora?Esperti e personale sanitario che ho consultato per la realizzazione del mio Matti in Libertà.L’inganno della legge Basaglia, unanimi mi hanno detto che per circa il 40 per cento degliinternati la pericolosità sociale non c’è, potrebbero uscire. Il problema è che i magistrati disorveglianza non sanno dove mandarli; per questo prorogano all’infinito la loro permanenza.Manca, insomma, quella rete di assistenza e sostegno indispensabile perché il malato non sitrovi abbandonato a se stesso. Si pensa, si ipotizzano strutture territoriali a carico del Sistemasanitario nazionale. Con quali risorse, energie, mezzi? Il rischio che pavento, è quello di unareplica di quanto avvenne alla fine degli anni 70, quando si varò frettolosamente quella che poiè diventata per tutti la “legge Basaglia”, unicamente per evitare il referendum radicale con ilquale si intendevano abrogare alcune parti della vecchia legge manicomiale del 1904.

Una “riforma” che lo stesso Basaglia criticò duramente: “Attenzione alle facili euforie. Non sideve credere di aver trovato la panacea a tutti i problemi del malato di mente...Negli ospedali cisarà sempre il pericolo dei reparti speciali, del perpetuarsi d’una visione segregante edemarginante...”; aveva ben presente che - lo diceva nel 1978 - era necessario lottare persuperare i “tanti aspetti farraginosi, ambigui, contraddittori di questa legge perché siano portatialla ribalta e corretti”. E ci metteva in guarda dal fatto che un episodio drammatico, uncomportamento di estrema violenza di un malato, enfatizzato (e magari strumentalizzato) dallastampa, poteva farci riprecipitare indietro, azzerare tutto il buono che si è riusciti a fare finora.Occorre, insomma, trovare dei contravveleni alle mille speculazioni che non si mancherà diporre in essere. Psichiatria Democratica, che da sempre si batte per il superamento di queste

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Giustizia: finalmente chiudono gli Opg, ma il difficile viene ora

istituzioni, attraverso i suoi dirigenti, Luigi Attenasio, Cesare Bondioli ed Emilio Lupo ci mette inguardia dai facili entusiasmi. Non ci si nasconde che la nuova fase è l’inizio di un percorso nonprivo di difficoltà e ostacoli; forti dell’esperienza maturata elencano punti che ritengonoindispensabili: 1) Individuare nella Conferenza stato-regioni il fulcro ed il punto di raccordo doveincardinare i programmi operativi degli attuali sei Opg da chiudere. 2) Assicurare risorseeconomiche certe, stabilizzando in bilancio anche i fondi erogati dal ministro della salute e quelliprovenienti dal ministero di giustizia, vincolando parte delle attuali risorse della Cassaammende. 3) Assicurare il ruolo centrale dei Dsm territoriali, nel definire e attuare i progettiindividualizzati di dimissione per ciascuna persona internata, coinvolgendo famiglie, istituzioni,enti locali.Non solo. Elenco alcuni “nodi” che attendono di essere sciolti.a) Occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale chesi riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”,che determinano il percorso di invio agli Opg, e quindi, d’ora in poi, l’invio alle nuove“residenze psichiatriche”. Residenze non meglio qualificate, il cui numero dovrà stabilito dalleregioni (sulla base di quali criteri?).b) È fin troppo facile prevedere la moltiplicazione di queste residenze, ciascuna delle qualidoveva essere inizialmente dotata di 20 posti letto: numero poi scomparso, in sede di definitivaapprovazione del decreto in aula. L’allestimento di “nuove residenze psichiatriche”, che sipotranno supporre più appropriate sotto il profilo logistico, e più assistite sotto il profilo sanitario,legittimerà le varie istanze sanitarie e giudiziarie ad abbassare la soglia di accesso ai nuovisurrogati degli Opg. E mentre è facile prevedere un notevole aumento del numero degliinternamenti, nulla garantisce che l’abnorme sistema di proroghe delle misure di sicurezza,attualmente utilizzato, venga a cessare.c) La proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, riconsegna aglipsichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il nesso cura-custodia, equindi responsabilità penale del curante-custode.d) Si continua a non stabilire garanzia alcuna per l’internato, a differenza del regime carcerario,in cui quanto meno una serie di garanzie per i detenuti - in primis la certezza di fine pena -esistono in misura molto articolata. In altre parole, si rifondano nel 2012 misure specifiche per i“folli rei”: da un lato si ribadisce un nesso inaccettabile, riproponendo uno stigma di caratteregenerale; dall’altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte deglipsichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi.Il ministro della giustizia Severino ha assicurato che i malati socialmente pericolosi non sarannolasciati liberi, mentre quelli non particolarmente pericolosi saranno sorvegliati discretamente daagenti penitenziari e da infermieri. Bisogna però uscire dal vago, definire percorsi, risorse,mezzi. Troppe volte abbiamo visto ambiziose riforme naufragare per la mancata attuazionedelle necessarie strutture.

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