Giuseppe Celi 2006 Appunti da J.Sloman, Il Mulino 1 Capitolo 4 Produzione, costi, ricavi e profitti.
-
Upload
amando-distefano -
Category
Documents
-
view
222 -
download
1
Transcript of Giuseppe Celi 2006 Appunti da J.Sloman, Il Mulino 1 Capitolo 4 Produzione, costi, ricavi e profitti.
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
1
Capitolo 4
Produzione, costi, ricavi e profitti
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
2
La funzione di produzione e la legge della produttività marginale decrescente
La distinzione temporale tra breve e lungo periodo
Come variano i costi al variare del livello della produzione sia nel breve sia nel lungo periodo
Come variano i ricavi al variare del livello della produzione
La determinazione del livello di produzione che dà luogo al massimo profitto per l’impresa
Piano della lezione
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
3
I fattori di produzione
È possibile distinguere tra:
Fattori di produzione fissiinput la cui quantità non può essere variata nel periodo di tempo considerato
Fattori di produzione variabiliinput la cui quantità può essere variata nel periodo di tempo considerato
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
4
La distinzione tra breve e lungo periodo
Breve periodo
è un lasso di tempo sufficientemente breve in cui almeno un fattore di produzione è fisso
Lungo periodoè un lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti gli input possano essere variati tutti i fattori di produzione sono variabili
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
5
La funzione di produzione
È la relazione tecnica che lega le quantità di input utilizzate alla quantità massima di output ottenibile
q = q(x1, x2, …, xn)
q è la quantità di outputxi sono le quantità di input utilizzate
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
6
Funzione di produzione con un solo input variabile
Illustriamo i concetti di Produttività media Produttività marginale
Consideriamo il caso in cui un solo input (il lavoro L) sia variabile
q = q(L)
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
7
Produttività media
È data dal rapporto tra il livello di output e la quantità di input utilizzata per ottenerlo
PMEL = q(L)/L
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
8
Produttività marginale
Rappresenta la variazione di output dovuta a un incremento unitario dell’input
PMGL = q(L)/L
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
9
Legge della produttività marginale decrescente
Quando quantità crescenti di un fattore variabile sono combinate a quantità date di un fattore fisso, a un certo punto ogni unità addizionale del fattore variabile produrrà un minore output addizionale dell’unità precedente
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
10
Relazione tra produzione totale e produttività media e marginale
PMGL
è crescente fin quando la produzione totale aumenta in modo più che proporzionale all’aumento dell’input variabile (punto A). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (punto C)
PMEL
è dapprima crescente fino a intersecare la curva della produttività marginale (punto B) e poi è decrescente
q
L
A
BC
PMEL
PMGL
L
PMEL
PMGL
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
11
La funzione di produzione nel lungo periodo
Nel lungo periodo tutti gli input (nel nostro caso L e K) sono variabili
q = q(L, K)
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
12
Funzione di produzione con due input variabili
Se fissiamo il livello produzione, q0, in modo che
q0 = q(L, K)
è possibile rappresentare la funzione di produzione nel piano (L, K) attraverso curve di livello dette isoquanti
K
L
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
13
Isoquanto
È una curva su cui si trovano le combinazioni di input che permettono di ottenere la stessa quantità di output
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
14
La mappa degli isoquanti
A curve più lontane dall’origine corrispondono livelli di produzione maggiori (q2>q1>q0)
Gli isoquanti sono curve decrescenti
Gli isoquanti non si intersecano tra loro
Gli isoquanti sono curve convesse
K
L
q0
q1
q2
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
15
Il saggio (tecnico) marginale di sostituzione
Ci dice di quanto deve aumentare la quantità utilizzata di un input nel caso di una riduzione unitaria della quantità utilizzata dell’altro input se si vuole mantenere costante il livello di produzione
è pari, in valore assoluto, al rapporto tra le produttività marginali dei due input
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
16
I costi di produzione
I costi di produzione dipendono dalla produttività dei fattori dal prezzo dei fattori
Se i mercati dei fattori sono in concorrenza perfetta, se, data la funzione di produzione, scegliamo la quantità utilizzata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costi, il costo dipende solo dall’output
CT = CT(q)
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
17
Costo totale
Il costo totale di produzione
CT = CT(q)
è dato dalla somma tra
Costo fisso (CF)
dato dal costo per acquisire i fattori di produzione fissi
Costo variabile (CV)
dato dal costo per acquisire i fattori variabili
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
18
Costo medio
È pari al costo per unità di produzione
CME = CT/q
Si può distinguere tra costo fisso medio (CFME) e costo variabile medio (CVME) (CME = CFME + CVME)
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
19
Costo marginale
È la variazione di costo dovuta a un incremento unitario di produzione
CMG = CT/ q
Tutti i costi marginali sono variabili
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
20
q CF CFME CV CVME CT CME CMG
0 12 – 0 – 12 –
1 12 12 10 10 22 22 10
2 12 6 16 8 28 14 6
3 12 4 21 7 33 11 5
4 12 3 28 7 40 10 7
5 12 2.4 40 8 52 10.4 12
6 12 2 60 10 72 12 20
7 12 1.7 91 13 103 14.7 31
Costi totali, medi e marginali dell’impresa: un esempio
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
21
La relazione tra costo totale, costo medio e marginale
CMGè decrescente fino a che il costo totale aumenta in modo meno che proporzionale al crescere del livello di produzione; in seguito è crescente
CMEè dapprima decrescente fino all’intersezione con la curva del costo marginale; poi diventa crescente
CFMEè sempre decrescente
CVMEsi comporta come CME
CT
q
A
CMECMG
q
CMGCME
CFME
CVME
CF
CT
CV
x
y
z
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
22
I costi di lungo periodo
Il costo totale nel caso di due input variabili (L e K) è pari a
CT = wL + rK
Se fissiamo il livello di costo CT0 è possibile rappresentare il costo totale nel piano (L,K)
Otteniamo la retta di isocosto
K
L
CT0/r
CT0/w
w/r
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
23
La retta di isocosto
È una retta i cui punti rappresentano le combinazioni dei due input che comportano lo stesso livello di costo totale di produzione per l’impresa
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
24
La mappa degli isocosti
K
L
A rette più lontane dall’origine corrispondono combinazioni dei due input che comportano un costo maggiore per l’impresa
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
25
La combinazione ottima degli input
Dato il livello di produzione fissato, q*, l’impresa sceglie la combinazione dei fattori in modo da minimizzare il costo di produzione
La combinazione (L*, K*) ottima corrisponde al punto di tangenza tra isocosto e isoquanto
K
L
q*
E
L*
K*
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
26
Nel punto di scelta ottima
r
w
PMG
PMGSTS
K
L
r
PMG
w
PMG KL
Il criterio di scelta della combinazione ottima degli input è dato dall’uguaglianza delle produttività marginali ponderate
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
27
I rendimenti di scala
Rendimenti costanti di scalaun aumento percentuale degli input produce lo stesso incremento percentuale di output
Rendimenti crescenti di scalaun aumento percentuale degli input produce un incremento più che proporzionale dell’output
Rendimenti decrescenti di scalaun aumento percentuale degli input produce un aumento meno che proporzionale dell’output
Se ipotizziamo di variare nella stessa proporzione tutti gli input
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
28
Economie di scala
Un’impresa gode di economie di scala se i costi medi di produzione diminuiscono all’aumentare dell’output prodotto
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
29
Motivazioni alla base delle economie di scala
Motivazioni tecnologiche1. Rendimenti crescenti di scala
Motivazioni non tecnologiche1. Specializzazione e divisione del lavoro2. Indivisibilità3. Il «principio del contenitore»4. Maggiore efficienza dei macchinari grandi5. Prodotti congiunti6. Produzione a stadi successivi7. Economie di organizzazione8. Costi comuni9. Economie finanziarie10. Economie di varietà
ECONOMIE DI SCALA A LIVELLO DI IMPIANTO
ECONOMIE DI SCALA A LIVELLO DI IMPRESA
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
30
Diseconomie di scala
In un’impresa si manifestano diseconomie di scala quando il costo medio di produzione aumenta all’aumentare dell’output prodotto
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
31
Motivazioni alla base delle diseconomie di scala
Problemi gestionali e di coordinamento Peggioramento delle relazioni industriali I lavoratori possono sentirsi alienati
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
32
Economie e diseconomie esterne di scala
Costituiscono aumenti o diminuzioni del costo medio di produzione dovuti alla dimensione dell’industria in cui opera l’impresa
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
33
La curva di costo medio di lungo periodo (CMELP)
Le ipotesi alla base della costruzione della curva
I prezzi dei fattori sono dati
Lo stato della tecnologia e la qualità dei fattori sono dati
L’impresa sceglie, dato il livello di output, la combinazione di input che minimizza il costo
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
34
La forma della curva CMELP
È possibile che le curve di costo medio di lungo periodo assumano diverse forme
Decrescente, quando vi sono economie di scala
Crescente, quando vi sono diseconomie di scala
Costante, quando i costi sono costanti
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
35
La forma della curva CMELP
Generalmente si ipotizza che la curva CMELP abbia una forma a U
Fino al livello di produzione q1 all’aumentare della produzione si manifesteranno le economie di scala
Quando le economie di scala sono state sfruttate i costi medi rimarranno costanti
Infine, quando il livello di produzione va oltre q2 cominceranno a manifestarsi le diseconomie di scala
Cos
toq1 q2 q
ECONOMIE DI SCALA
COSTI COSTANTI
DISECONOMIE DI SCALA
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
36
La relazione tra le curve di costo medio di breve e di lungo periodo
Nel lungo periodo un’impresa può considerare di variare il fattore il cui ammontare è fisso nel breve periodo e ottenere così per ogni livello di tale fattore la corrispondente curva di costo medio di breve periodo C
osti
q
CMEBP1
CMEBP2CMEBP4
La curva di costo medio di lungo periodo rappresenta l’inviluppo inferiore delle curve di costo medio di breve periodo
CMELP
CMEBP3
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
37
La scala minima efficiente di produzione
È il livello di produzione minimo che consente di minimizzare il costo medio
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
38
Una ripartizione temporale più precisa
Brevissimo periodotutti i fattori di produzione sono fissi
Breve periodoalmeno un fattore di produzione è fisso
Lungo periodotutti i fattori di produzione sono variabili, ma la loro qualità è data
Lunghissimo periodotutti i fattori di produzione sono variabili sia per quantità che per qualità
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
39
Ricavo totale, medio e marginale Ricavo totale
RT = p q
Ricavo medioè l’ammontare che l’impresa ottiene per unità venduta
RME = RT/q
se l’impresa vende tutta la quantità prodotta allo stesso prezzo allora il ricavo medio è pari al prezzo ([p q]/q)
Ricavo marginaleè l’incremento di ricavo ottenuto da un’unità aggiuntiva venduta
RMG = RT/q
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
40
Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto all’output è necessario distinguere le condizioni del mercato in cui opera l’impresa
Impresa non in grado di influire sul prezzo (price-taker) Impresa in grado di influire sul prezzo (price-maker)
Ricavo totale, medio e marginale
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
41
I ricavi quando il prezzo è dato
La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale
Ricavo medioè costante e pari al prezzo
Ricavo marginaleè anch’esso costante e pari al prezzo
Ricavo totalesi può rappresentare con una linea retta passante per l’origine e con pendenza pari al prezzo
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
42
D = RME= RMG
D
S
Il mercato L’impresa
pe
Q q
p
0 0
p
Impresa price-taker: ricavo medio e marginale
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
43
RT
q
RT
= p
Impresa price-taker: ricavo totale
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
44
I ricavi quando l’impresa è in grado di influenzare il prezzo: impresa price-maker
L’impresa fronteggia una curva di domanda decrescente
Ricavo mediocoincide con il prezzo (la curva di domanda)
Ricavo marginale dipende dall’elasticità della domanda al reddito è positivo se la domanda è elastica è negativo se la domanda è
anelastica è nullo se l’elasticità è pari a 1
Ricavo totaleè una curva prima crescente (finché RMG>0) e poi decrescente (quando RMG<0)
RMERMG
q
RT
q
p = RME
A (=1)
>1
<1
RMG
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
45
q p=RME RT RMG
1 8 8
2 7 14 6
3 6 18 4
4 5 20 2
5 4 20 0
6 3 18 –2
7 2 14 –4
Ricavi di un’impresa price-maker: un esempio numerico
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
46
qdqdp
pdqdRT
RMG
Derivazione analitica del ricavo marginale
Il ricavo marginale è il ricavo addizionale ottenuto dall’impresa dalla vendita di un’unità in più.
In termini analitici, essendo RT=p(q)q, derivando RT rispetto a
q, si ha:
Ma essendo l’elasticità della domanda uguale a
ε = – (dq/dp)/(q/p), si ha:
1
1pRMG
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
47
Massimizzazione del profitto
Per massimizzare il profitto Usiamo le curve di costo e ricavo totale Usiamo le curve di costo e ricavo medio e marginale
Il profitto è dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo totale di produzione
= RT CT
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
48
Ricavo, costo e profitto totale: un esempio numerico
q RT CT π0 0 6 –6
1 8 10 –2
2 14 12 2
3 18 14 4
4 20 18 2
5 20 25 –5
6 18 36 –18
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
49
Massimizzazione del profitto usando costi e ricavi totali
= RT CT
Il profitto è massimo dove è massima la differenza tra ricavo e costo totale
RTCT
q
RT
CT
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
50
Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali
• Usiamo le curve di ricavo marginale e costo marginale per trovare l’output che massimizza il profitto
• La condizione di massimo profitto è
RMG = CMG
RMGCMG
q
RMG
CMG
q*
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
51
Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e marginali
Usiamo le curve di ricavo medio e costo medio per trovare l’ammontare del profitto massimo
Il profitto massimo è pari all’area tratteggiata
Ric
avi,
cost
iq
RMG
CMG
q*
RME
CME
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
52
Il profitto normale
Il costo-opportunità di gestire l’impresa rappresenta un costo e come tale è incluso nei costi di produzione
è detto profitto normale
è pari a tasso di profitto normale (%) = tasso di interesse privo di rischio + premio per il rischio
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
53
Il significato di profitto
Il profitto che si vuole massimizzare è l’eccedenza sul profitto normale ed è detto extra-profitto
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
54
Produrre o non produrre?
Breve periodo. I costi fissi, se sono irrecuperabili, sono sostenuti dall’impresa anche se non produce affatto. Pertanto, l’impresa potrebbe continuare a produrre anche in perdita al fine di minimizzare tale perdita. Tuttavia, se non riesce a coprire i costi variabili, dovrà chiudere (CVME al di sopra del RME).
Lungo periodo. Tutti i costi sono variabili, per cui, se l’impresa non riesce a coprire i suoi costi medi di lungo periodo, chiuderà. Il punto di chiusura è indicato dal punto di tangenza tra RME e CMELP
Giuseppe Celi 2006Appunti da J.Sloman, Il Mulino
55
CVME (CMELP)
CME
q0
p=CVME
p
q
C
p=RME
Punto di chiusura nel breve e lungo periodo
RMG
CMG