Giuseppe Celi 2005 Capitolo 8 Moneta, prezzi e inflazione.

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Giuseppe Celi 2005

Capitolo 8

Moneta, prezzi e inflazione

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Piano della lezione

Le funzioni della moneta La teoria quantitativa della moneta Inflazione La domanda di moneta Moneta, prezzi e inflazione I costi dell’inflazione

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Modello a prezzi flessibili e neutralità della moneta

Nel modello a prezzi flessibili vale la cosiddetta dicotomia classica: le variabili reali possono essere analizzate e misurate senza considerare variabili nominali come il livello generale dei prezzi

Un corollario di questa separazione tra settore reale e settore monetario è la cosiddetta neutralità della moneta: nel modello a prezzi flessibili la moneta non influenza le variabili reali

Nel modello a prezzi vischiosi, come vedremo, la dicotomia classica non sarà più valida: la determinazione del livello generale dei prezzi e la sua variazione concorreranno a influenzare il PIL di equilibrio e l’occupazione e le loro fluttuazioni

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La definizione di moneta secondo gli economisti

La moneta rappresenta quella parte del patrimonio che è detenuta in forma facilmente spendibile e accettata come mezzo di pagamento nell’acquisto di beni e servizi

Lo stock di moneta del sistema economico è composto da: monete metalliche e banconote (il circolante) saldi dei conti correnti altre attività finanziarie che possono essere trasformate

facilmente in contante o in depositi a vista

Diverse misure dello stock di moneta a seconda dell’inclusione o meno di attività finanziarie con gradi decrescenti di spendibilità monetaria (per esempio: H, M1, M2, M3, L)

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L’utilità della moneta come mezzo di scambio

La prima funzione della moneta da considerare è quella di essere un mezzo di scambio

L’utilità della moneta come mezzo di scambio deriva dal fatto che l’esistenza stessa della moneta risolve il problema della coincidenza dei bisogni che emergerebbe in un’economia basata sul baratto

La figura che segue esemplifica le difficoltà in cui incorrerebbe un’economia di baratto nel caso in cui non si verificasse la coincidenza dei bisogni: gli scambi diventerebbero particolarmente onerosi e complicati

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La moneta risolve il problema della coincidenza dei bisogni

In assenza di moneta, in che modo il falegname può persuadere l’agricoltore a dargli grano quando l’agricoltore ha bisogno di un taglio di capelli, ma non di mobili? Che cosa vuole il cuoco? In che modo il trasportatore può persuadere il cuoco a dargli da mangiare quando il cuoco non ha bisogno del furgone per i traslochi? Ne ha bisogno lo scrittore? In presenza della moneta, tutti sono in grado di vendere ciò che possiedono in cambio di contante e hanno fiducia di poter invertire il processo e utilizzare il contante per comprare ciò di cui hanno bisogno.

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L’utilità della moneta come unità di conto

La seconda funzione della moneta da prendere in considerazione è quella di fungere da unità di conto: le valute solitamente utili per effettuare gli scambi e le transazioni (euro, dollari, yen, etc.) sono anche utili per comunicare i prezzi dei beni e dei servizi

La moneta, dunque, è utile come unità di conto: essa permette di misurare il prezzo dei beni

La funzione della moneta come unità di conto è causa di potenziali inconvenienti. Per esempio, la variazione del livello generale dei prezzi ha un impatto sui termini reali dei contratti che utilizzano la moneta come unità di conto. In questo caso, parliamo dei costi sociali della inflazione (o della deflazione). Le variazioni del tasso di cambio hanno un impatto sui termini reali dei contratti che utilizzano valute estere come unità di conto. In questo caso, parliamo dei costi sociali delle crisi valutarie.

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La domanda di moneta

La domanda di moneta dipende da due determinanti: dal livello delle transazioni dal suo costo opportunità (perdita di interessi e profitti derivanti

da impieghi alternativi)

Livello delle transazioni. Quanto maggiore è il livello delle transazioni, tanto più sarà desiderabile disporre di potere d’acquisto facilmente spendibile sotto forma di moneta. Vi è, dunque, una relazione positiva tra domanda di moneta e livello delle transazioni

Costo opportunità. La desiderabilità della detenzione di potere d’acquisto sotto forma di moneta trova un suo limite nel suo costo opportunità in termini di tasso di interesse: quanto maggiore è il tasso di interesse su attività finanziarie alternative, tanto minore sarà la preferenza verso la detenzione di moneta. Vi è dunque una relazione negativa tra domanda di moneta e tasso di interesse

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La domanda di moneta dipende dal livello

delle transazioni e dal costo opportunità

Motivi a favore e costo opportunità del detenere moneta. Come nel caso di qualsiasi altra decisione economica, la quantità di patrimonio che le famiglie e le imprese desiderano possedere nella forma facilmente spendibile costituita dalla moneta dipende dai benefici del detenere moneta e dal suo costo opportunità (la perdita di interessi e profitti che ne deriva).

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La teoria quantitativa della moneta

La teoria secondo la quale il livello delle transazioni (il flusso di spesa) è l’unica determinante della domanda di moneta è nota come teoria quantitativa della moneta

Tale teoria è esemplificata dalla funzione di domanda di moneta secondo la formulazione di Cambridge:

Oppure dall’equazione quantitativa secondo la formulazione americana di Fisher

)(1

PYV

M

)(PYMV

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La teoria quantitativa della moneta

Nell’equazione precedente, (PY) rappresenta il flusso nominale totale di spesa

Per ciascun euro di spesa in beni e servizi, le famiglie desiderano detenere una quantità di moneta pari a 1/V euro

Il parametro V è la velocità di circolazione della moneta: è una misura della rapidità con cui la moneta si muove attraverso il sistema economico

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La teoria quantitativa della moneta: moneta e prezzi

La TQM e l’ipotesi di piena occupazione considerate congiuntamente permettono di determinare il livello generale dei prezzi nel modello macroeconomico a prezzi flessibili

Se si conoscono il PIL real Y (che è uguale a Y*), la velocità di circolazione V (che dipende dalle innovazioni finanziarie e dalle convenzioni sociali che governano i sistemi di pagamento) e lo stock di moneta M, si può calcolare il livello dei prezzi attraverso la formula

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La velocità di circolazione della moneta negli USA

Negli Stati Uniti, tra il 1960 e il 1980, sembrava che la velocità di circolazione della moneta stesse aumentando lentamente e continuamente mentre il sistema bancario migliorava la sua efficienza e la sua tecnologia per condurre le transazioni. Ma negli anni Ottanta e Novanta la velocità di circolazione della moneta scese assai al di sotto della sua tendenza prima del 1980. Gli economisti attribuiscono questo fenomeno alla diminuzione dei tassi di inflazione negli anni Ottanta e Novanta, la quale fece diminuire gli incentivi a economizzare sul contante e sui saldi di conto corrente.

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Lo stock di moneta e le sue determinanti

Per utilizzare la TQM per predire il movimento dei prezzi bisogna conoscere il livello dello stock di moneta

La determinazione dello stock di moneta è l’obiettivo fondamentale della politica monetaria.

La Banca Centrale determina direttamente la base monetaria, ossia la somma del circolante e dei depositi delle banche centrali o federali che costituiscono il sistema monetario. Nel caso dell’Europa, la base monetaria è composta dal circolante e dai depositi delle 12 banche che costituiscono il Sistema Europeo di Banche Centrali

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Lo stock di moneta e le sue determinanti

Attraverso le cosiddette operazioni di mercato aperto, la Banca Centrale varia la base monetaria. Quando decide di ridurre la base monetaria , la BC vende titoli di stato a breve e accetta come pagamento circolante o depositi nelle sue banche regionali. L’operazione opposta, acquisto di titoli contro circolante o incremento di depositi presso se stessa, è finalizzata ad aumentare la base monetaria.

Anche se la BC controlla direttamente la base monetaria, le altre misure dello stock di moneta sono determinate dall’interazione tra base monetaria e sistema bancario. Questa interazione è alla base del processo di creazione dell’offerta di moneta nel sistema economico

La banca centrale è in grado di controllare la capacità delle banche ordinarie di accettare depositi, imponendo ad esse l’obbligo di ridepositare presso la BC stessa una certa percentuale del totale dei loro depositi (riserve obbligatorie)

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Operazioni di mercato aperto

La banca centrale (la Federal Reserve negli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea in Europa) controlla l’offerta di moneta attraverso le operazioni di mercato aperto: gli acquisti e le vendite di titoli di Stato nel mercato aperto. Un acquisto di titoli aumenta lo stock di moneta del sistema economico. Una vendita di titoli sottrae contante dal sistema economico e riduce lo stock di moneta.

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Misure dello stock di moneta nell’UE e negli USA

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Inflazione

L’equazione quantitativa

può essere riformulata in termini di tassi di crescita per derivare un’espressione per il tasso di inflazione π:

π = m + v – y

Dove m = tasso di crescita dell’offerta di moneta, v= tasso di crescita della velocità di circolazione della moneta, y=tasso di crescita del PIL reale

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Inflazione: un esempio

Se assumiamo che y=4%, v=1%, m=6, allora

π = 6% + 1% – 4%= 3%

Il tasso di inflazione è pari al 3% all’anno.

La maggiore parte della variazione del tasso di inflazione è dovuta a variazioni del tasso di crescita dello stock di moneta. Infatti, variazioni notevoli e persistenti di y sono infrequenti; la variabile v è determinata dal lento ritmo del cambiamento istituzionale e tecnologico. Perciò, se si osserva una variazione grande e persistente del tasso di inflazione, questa è dovuta alla variabile m che può variare rapidamente e ampiamente. L’implicazione del modello è che se la BC mantiene stabile lo stock di moneta, i prezzi saranno stabili e il tasso di inflazione basso

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Tasso di interesse e domanda di moneta

L’assunzione di una velocità di circolazione della moneta costante è un’ipotesi poco realistica. Inoltre, nel mondo reale, non sempre il tasso di inflazione segue gli andamenti della crescita monetaria (vedi grafico che segue)

Per rendere più realistica l’analisi delle relazioni tra moneta, prezzi e inflazione, è utile concentrarsi sul legame tra tasso di interesse e domanda di moneta

La teoria economica indica che esiste una relazione inversa tra domanda di moneta e tasso di interesse nominale (la somma tra tasso di interesse reale e tasso di inflazione). Infatti, la moneta non frutta interesse e il suo potere d’acquisto è eroso dall’inflazione: il rendimento reale atteso della moneta è dunque pari a –πe. Se si investisse il potere d’acquisto in attività finanziarie alternative alla moneta, il rendimento sarebbe pari al tasso di interesse reale r . Il costo opportunità del detenere moneta sarebbe allora uguale alla differenza tra il rendimento sui saldi monetari e il rendimento su attività finanziarie alternative alla moneta. Tale costo opportunità sarebbe allora dato dalla somma tra tasso di inflazione πe e tasso di interesse reale r, ossia il tasso di interesse nominale i

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Crescita monetaria e inflazione negli USA

Non sempre la crescita monetaria e l’inflazione sono parallele. Negli Stati Uniti, negli anni Sessanta e Settanta, la correlazione tra crescita monetaria e inflazione fu forte e robusta. Negli anni Ottanta e Novanta questa correlazione cessò di essere valida.

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Moneta, prezzi e inflazione

Più alto è il costo opportunità di detenere moneta (più alto i), più bassa sarà la domanda di saldi monetari (vedi grafico che segue).

Dato che la velocità di circolazione della moneta può essere espressa come:

(dove VL esprime la tecnologia finanziaria e la dipendenza della domanda di moneta dal tasso di interesse nominale), è possibile derivare una domanda di saldi monetari nominali espressa come:

ei

L rVVVV 0

ei rVV 0

ei

L rVVV

PYM

0

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Domanda di moneta e tasso di inflazione

Il costo opportunità di detenere moneta è il tasso di interesse nominale. Se decidiamo di detenere il nostro patrimonio nella forma facilmente spendibile costituita dalla moneta, il tasso di interesse nominale è la quantità di rendimento a cui rinunciamo. Più alto è il tasso di interesse nominale, più costoso è detenere il nostro patrimonio nella forma facilmente spendibile costituita dalla moneta e più bassa è la quantità domandata di moneta.

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Moneta, prezzi e inflazione

Consideriamo ora congiuntamente l’equazione del livello dei prezzi

e l’equazione del tasso di inflazione

π = m + v – y

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Moneta, prezzi e inflazione: un esempio

Riprendiamo, come punto di partenza, l’esempio precedente

π = 6% + 1% – 4%= 3%

Supponiamo ora che lo stock di moneta passi repentinamente da un tasso di crescita del 6% ad un tasso di crescita del 10% su base annua. Quando il sistema economico si stabilizza, il nuovo tasso di inflazione passerà al 7%.

π = 10% + 1% – 4%= 7%

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Moneta, prezzi e inflazione: un esempio

Tuttavia, con una inflazione più alta, il costo opportunità di detenere moneta sarà più alto. Supponiamo che il tasso di interesse reale sia stabile al 3%, allora il costo opportunità (il tasso di interesse nominale pari a r + πe) passerà dall’iniziale 6% al 10%, per effetto dell’aumentata inflazione. Questo incremento del costo opportunità farà aumentare la velocità di circolazione della moneta. Se lo stock di moneta e il PIL sono stabili, l’aumento di v provocherà un improvviso aumento del livello dei prezzi.

Di quanto? Questo dipenderà dalla sensibilità della domanda di moneta al tasso di interesse: maggiore sarà tale sensibilità, più pronunciato sarà l’impatto sul livello dei prezzi. In conclusione, nel modello a prezzi flessibili, una variazione del tasso di crescita dello stock di moneta non soltanto modifica il tasso di inflazione di lungo periodo, ma causa anche una variazione immediata del livello dei prezzi

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Effetti di un aumento della crescita monetaria

Un aumento del tasso di crescita dello stock di moneta determina un immediato balzo in alto del livello dei prezzi, un aumento del tasso di inflazione e una diminuzione della quantità domandata di moneta come frazione del PIL nominale.

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I costi dell’inflazione

I costi di un’inflazione attesa moderata Le imprese spendono risorse per variare i loro prezzi Segnali distorti provenienti dai prezzi per le famiglie Le imprese si indebitano di più

I benefici di un’inflazione attesa moderata Possibilità per la BC di contrastare la crisi economica

praticando tassi di interesse reali negativi Possibilità di abbassare i salari reali senza tagli espliciti

lesivi del morale dei lavoratori I costi di un’inflazione inattesa moderata

Redistribuzione della ricchezza tra creditori e debitori L’inflazione moderata non piace agli elettori

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Iperinflazione In presenza di iperinflazione (quando, per esempio l’inflazione cresce a

più del 20% al mese) i costi dell’inflazione diventano insostenibili portando alla distruzione del sistema economico

Insorgono iperinflazioni quando i governi tentano di ottenere entrate addizionali stampando moneta

Stampando moneta, un governo finanzia la sua spesa riscuotendo un’imposta dagli individui che detengono contante (imposta da inflazione). Vedi l’esempio nel grafico che segue.

I costi dell’imposta da inflazione e dell’iperinflazione superano i benefici per il governo. I prezzi finiscono per aumentare così velocemente che il sistema finanziario rischia di disintegrarsi. Il volume degli scambi declina sempre di più perché gli agenti preferiscono il baratto alle transazioni monetarie. Il PIL inizia a diminuire e il sistema economico inizia a perdere i benefici della divisione del lavoro. Alla fine il governo si ritrova una valuta nazionale priva di valore

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L’imposta da inflazione

Come qualsiasi altra imposta, l’“imposta da inflazione” è un metodo impiegato dal Governo per appropriarsi del potere d’acquisto di beni e servizi. Chi paga l’imposta da inflazione è chi detiene attività finanziarie che perdono valore in presenza di inflazione.