GiunGle diGitali - Manageritalia · Lasciate ogni speranza, voi che taggate, un’originale...

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Intervista 51 OTTOBRE 2015 È GIOVANISSIMO Alessandro Locatelli e di lavoro fa il social media specialist per una web agency: detto altrimenti, lavora con Facebook & co, gestisce pagine virtuali, community e im- posta piani di comunicazione digi- tale. La passione per la letteratura, unita alla conoscenza di questi grandi incubatori di informazioni e contenuti, lo ha portato a scrivere un romanzo pubblicato da Rizzoli che ha come fonte di ispirazione il capolavoro di Dante, rielaborato però in versione digitale. Con una guida d’eccezione, Mark Zucker- berg, il protagonista Francesco si smarrisce fuori da scuola e viene accompagnato in un mondo chias- soso, popolato da anime dannate e pene, dove tra password e mostri si scontano la vanità, l’esibizioni- smo, la fame smisurata di “like”, il tradimento, la calunnia e la violen- za. Anche se, al termine del viag- gio, quello che appariva un incubo ha in sé elementi di redenzione e che fanno ben sperare. Il mondo dei social è un inferno dove tutti sembrano prima o poi macchiarsi di qualche peccato? «Il mondo del web è una sorta di gigantesca giungla. Per sopravvive- Davide Mura GIUNGLE DIGITALI re basta un po’ di buonsenso e capa- cità critica. L’errore che fanno molte persone è di scollegare il cervello quando si collegano a internet. Spes- so succede che si consideri come verità assoluta ciò che si legge onli- ne, da qui nasce il proliferare delle varie bufale che quotidianamente invadono le newsfeed di qualsiasi persona che abbia un social net- work. Occorre tenere gli occhi aper- ti, perché ci sono molti lati nascosti del web e cascare in errore è facile e si possono pagare conseguenze spiacevoli». Molte persone decidono di stare alla larga dal web 2.0: cosa vuoi dire ai diffidenti e a chi lo snobba? «La frangia dei conservatori è sem- pre esistita. Un tempo c’era chi di- sprezzava i cellulari, oggi tutti ne hanno uno. Di fronte alle novità tecnologiche c’è sempre qualcuno che si oppone, ma le giovani gene- razioni, così come i quarantenni, sono di fatto già online in qualche modo. Dunque si tratta di una que- stione di tempo: prima o poi tutti ci entreranno». Il successo di certi contenuti o post, se misurato in termini di visualizzazioni e condivisioni, la- scia un po’ perplessi: per diven- Alessandro Locatelli è autore del romanzo Lasciate ogni speranza, voi che taggate, un’originale rivisitazione in chiave 2.0 dell’Inferno dantesco. Con lui parliamo di web, personal reputation e strategie di co- municazione online.

Transcript of GiunGle diGitali - Manageritalia · Lasciate ogni speranza, voi che taggate, un’originale...

Intervista

51ottobre 2015

È g i o v a n i s s i m o

alessandro Locatelli e

di lavoro fa il social

media specialist per

una web agency: detto altrimenti,

lavora con Facebook & co, gestisce

pagine virtuali, community e im-

posta piani di comunicazione digi-

tale. La passione per la letteratura,

unita alla conoscenza di questi

grandi incubatori di informazioni

e contenuti, lo ha portato a scrivere

un romanzo pubblicato da Rizzoli

che ha come fonte di ispirazione il

capolavoro di Dante, rielaborato

però in versione digitale. Con una

guida d’eccezione, mark Zucker-

berg, il protagonista Francesco si

smarrisce fuori da scuola e viene

accompagnato in un mondo chias-

soso, popolato da anime dannate e

pene, dove tra password e mostri

si scontano la vanità, l’esibizioni-

smo, la fame smisurata di “like”, il

tradimento, la calunnia e la violen-

za. anche se, al termine del viag-

gio, quello che appariva un incubo

ha in sé elementi di redenzione e

che fanno ben sperare.

Il mondo dei social è un inferno

dove tutti sembrano prima o poi

macchiarsi di qualche peccato?

«il mondo del web è una sorta di

gigantesca giungla. Per sopravvive-

Davide mura

GiunGle diGitalire basta un po’ di buonsenso e capa-

cità critica. L’errore che fanno molte

persone è di scollegare il cervello

quando si collegano a internet. spes-

so succede che si consideri come

verità assoluta ciò che si legge onli-

ne, da qui nasce il proliferare delle

varie bufale che quotidianamente

invadono le newsfeed di qualsiasi

persona che abbia un social net-

work. occorre tenere gli occhi aper-

ti, perché ci sono molti lati nascosti

del web e cascare in errore è facile e

si possono pagare conseguenze

spiacevoli».

Molte persone decidono di stare

alla larga dal web 2.0: cosa vuoi

dire ai diffidenti e a chi lo snobba?

«La frangia dei conservatori è sem-

pre esistita. Un tempo c’era chi di-

sprezzava i cellulari, oggi tutti ne

hanno uno. Di fronte alle novità

tecnologiche c’è sempre qualcuno

che si oppone, ma le giovani gene-

razioni, così come i quarantenni,

sono di fatto già online in qualche

modo. Dunque si tratta di una que-

stione di tempo: prima o poi tutti ci

entreranno».

Il successo di certi contenuti o

post, se misurato in termini di

visualizzazioni e condivisioni, la-

scia un po’ perplessi: per diven-

Alessandro Locatelli è autore del romanzo Lasciate ogni speranza, voi che taggate, un’originale rivisitazione in chiave 2.0 dell’Inferno dantesco. Con lui parliamo di web, personal reputation e strategie di co-municazione online.

Intervista

ottobre 201552

occuparsi di coordinare questi

canali?

«molte aziende ancora non sono

entrate in questo mondo e parec-

chie che già ci sono applicano le

stesse logiche dei canali tradiziona-

li. ogni social network ha bi- s o -

gno di contenuti

lità di successo e quando invece è

meglio lasciar perdere. La presenza

sui social è comunque imprescindi-

bile e va diversificata, con la consa-

pevolezza che ieri dominavano

netlog e myspace, oggi Facebook,

domani chissà».

Sei amministratore di diverse

pagine Facebook e community di

successo: che tipo di lavoro c’è

dietro ai milioni di “mi piace” e

follower?

«seguo i trend, consultando i tool

oggi disponibili, come quelli of-

ferti da google. Ci sono pagine

con un linguaggio più aggres-

sivo e audace, altre meno, ma

resta importante per avere

successo ascoltare ciò di

cui la gente già discute

fuori dalla rete. si parla

non a caso di instant

marketing».

Quanto conta oggi

curare la propria

reputazione online

in modo consapevole e con

costanza, anche per il lavoro e la

carriera?

«molto, privilegiando i social più

professionali. Linkedin in questo

senso è il social che più conta: non

è altro che la versione attuale del

classico curriculum ma offre in più

la possibilità di dimostrare i risul-

tati ottenuti attraverso la loro con-

ferma da parte di altri professioni-

sti, colleghi di lavoro o persone che

hanno collaborato con te».

tare virali ed emergere nel mare

magnum occorre essere un po’

demenziali o aggressivi?

«Questa è una delle cose che più

odio dei social network: non si con-

tano le web star, persone che produ-

cono video più o meno stupidi, tra

parodie e trash, con l’obiettivo di

stupire il pubblico. oggi i contenuti

si sono moltiplicati, ma si no-

tano somiglianze

e repliche: una

volta il loro nume-

ro era inferiore ma

c’era più qualità e

talento. Basti pensare

all’invasione di youtu-

ber, che fanno tutti le

stesse cose alla stessa ma-

niera, cavalcando i soliti

cliché. La viralità resta qual-

cosa di misterioso, perché

non esiste una formula scienti-

fica con step determinati. Quan-

do crei una campagna per un

cliente non conosci i risultati che

raggiungerai, ci sono però fasi da

seguire, a grandi linee, per far con-

dividere un contenuto: che deve

essere prima di tutto attuale, sul

pezzo, come fa ad esempio Ceres».

Le aziende hanno un rapporto

ambivalente verso questi nuovi

mezzi di comunicazione: da un

lato c’è interesse e la consapevo-

lezza che non si possono ignora-

re, dall’altro c’è difficoltà a com-

prendere il ritorno di un investi-

mento economico e di risorse:

chi, come e quando dovrebbe

diversi e quindi

portarci un certo tipo di pubblicità

– perché tale è quando si parla di

un brand – in modo canonico, come

in una campagna su tv o giornali,

significa cadere in errore. È impor-

tante affidarsi a un’agenzia compe-

tente, ma è utile anche avere una

figura interna all’azienda che sap-

pia di cosa stiamo parlando: occor-

re sapere quando ci sono probabi-