Giulianova - Castrum Novum...Castrum Novum poteva contare su un diverticulum, ossia una deviazione,...

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#iorestoacasa - PILLOLE DI ARCHEOLOGIA - Castrum Novum Gilda Assenti·Sabato 21 marzo 2020 L’antica città di Giulianova, Castrum Novum, fu fondata nel III sec. a.C. (fra il 290 e il 286 a.C.), in epoca repubblicana, a seguito delle vicende della Battaglia di Sentinum del 295 a.C., che vide lo scontro fra i popoli italici alleati e Roma. La vittoria riportata da quest’ultima determinò quel fenomeno dilagante noto come “romanizzazione”, che, fra le sue varie modalità di attuazione, vide la fondazione di nuove colonie. La scelta di fondare una colonia romana nella posizione dell’odierna città di Giulianova era stata dettata da interessi commerciali e strategici, vista la possibilità di accesso al Mare Adriatico, ma anche dalla conformazione della fascia litoranea medio adriatica, che è caratterizzata da colline ortogonali alla costa, intervallate da vallate fluviali. La preferenza, quindi, è ricaduta su un terrazzo fluviale geologicamente stabile e parallelo al mare, vicino a un corso d’acqua che permetteva un agevole approvvigionamento idrico. La zona corrisponde al pianoro noto come “Terravecchia” che, attualmente, è percorso dall’asse stradale N/S di Via Gramsci. Fra gli elementi strutturali fondamentali per la romanizzazione di un territorio va certamente menzionata l’organizzazione della rete stradale, necessaria allo spostamento interno di persone e merci, ma soprattutto funzionale al controllo diretto della nuova occupazione da realizzare. Castrum Novum poteva contare su un diverticulum, ossia una deviazione, della Via Cecilia, che collegava Roma con l’Adriatico. Questo asse viario, dopo aver attraversato parte del Lazio e dell’Abruzzo interno toccando l’antica Amiternum, doveva giungere nei pressi dell’attuale Montorio al Vomano e qui dividersi in due percorsi, uno che attraversando Interamnia Praetuttiorum e seguendo il percorso del Fiume Tordino giungeva a Castrum Novum, l’altro che invece proseguiva in direzione di Hatria. L’archeologia di Castrum Novum è ricca di testimonianze del suo passato: fra gli scavi più noti in città c’è certamente quello della Domus di Bivio Bellocchio, che prende il nome dalla sua localizzazione; fu indagata negli anni 80 del secolo scorso dalla cattedra di Topografia dell’Università di Roma “La Sapienza” (Prof. P. Sommella), sotto la direzione della Prof.ssa L. Migliorati, in collaborazione con l’allora Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo. Gli scavi hanno messo in luce i resti murari e i pavimenti di quella che doveva essere un’abitazione di epoca romana, localizzata a sud dell’attuale Cimitero. Si conservano strutture murarie, pavimenti in opus signinum e scutulatum, nonché intonaco dipinto, che descrivono una realtà con continuità di utilizzo fra l’età repubblicana e quella imperiale. In un'area contigua al Cimitero furono rinvenute centinaia di lucerne, molte delle quali furono esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Villa Frigerj a Chieti nel 1989. Un ulteriore elemento di conoscenza per la città romana di Castrum Novum è fornito dalle indagini svolte in occasione dei lavori di realizzazione di un supermercato in Via Turati/S.S. 16; gli scavi, condotti sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, hanno visto al lavoro archeologi professionisti del territorio. Qui sono state rinvenute una ventina di sepolture databili al

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#iorestoacasa - PILLOLE DI ARCHEOLOGIA - Castrum Novum

Gilda Assenti·Sabato 21 marzo 2020

L’antica città di Giulianova, Castrum Novum, fu fondata nel III sec. a.C. (fra il 290 e il 286 a.C.), in epoca repubblicana, a seguito delle vicende della Battaglia di Sentinum del 295 a.C., che vide lo scontro fra i popoli italici alleati e Roma. La vittoria riportata da quest’ultima determinò quel fenomeno dilagante noto come “romanizzazione”, che, fra le sue varie modalità di attuazione, vide la fondazione di nuove colonie. La scelta di fondare una colonia romana nella posizione dell’odierna città di Giulianova era stata dettata da interessi commerciali e strategici, vista la possibilità di accesso al Mare Adriatico, ma anche dalla conformazione della fascia litoranea medio adriatica, che è caratterizzata da colline ortogonali alla costa, intervallate da vallate fluviali. La preferenza, quindi, è ricaduta su un terrazzo fluviale geologicamente stabile e parallelo al mare, vicino a un corso d’acqua che permetteva un agevole approvvigionamento idrico. La zona corrisponde al pianoro noto come “Terravecchia” che, attualmente, è percorso dall’asse stradale N/S di Via Gramsci.Fra gli elementi strutturali fondamentali per la romanizzazione di un territorio va certamente menzionata l’organizzazione della rete stradale, necessaria allo spostamento interno di persone e merci, ma soprattutto funzionale al controllo diretto della nuova occupazione da realizzare.Castrum Novum poteva contare su un diverticulum, ossia una deviazione, della Via Cecilia, che collegava Roma con l’Adriatico. Questo asse viario, dopo aver attraversato parte del Lazio e dell’Abruzzo interno toccando l’antica Amiternum, doveva giungere nei pressi dell’attuale Montorio al Vomano e qui dividersi in due percorsi, uno che attraversando Interamnia Praetuttiorum e seguendo il percorso del Fiume Tordino giungeva a Castrum Novum, l’altro che invece proseguiva in direzione di Hatria.L’archeologia di Castrum Novum è ricca di testimonianze del suo passato: fra gli scavi più noti in città c’è certamente quello della Domus di Bivio Bellocchio, che prende il nome dalla sua localizzazione; fu indagata negli anni 80 del secolo scorso dalla cattedra di Topografia dell’Università di Roma “La Sapienza” (Prof. P. Sommella), sotto la direzione della Prof.ssa L. Migliorati, in collaborazione con l’allora Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo. Gli scavi hanno messo in luce i resti murari e i pavimenti di quella che doveva essere un’abitazione di epoca romana, localizzata a sud dell’attuale Cimitero. Si conservano strutture murarie, pavimenti in opus signinum e scutulatum, nonché intonaco dipinto, che descrivono una realtà con continuità di utilizzo fra l’età repubblicana e quella imperiale. In un'area contigua al Cimitero furono rinvenute centinaia di lucerne, molte delle quali furono esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Villa Frigerj a Chieti nel 1989.Un ulteriore elemento di conoscenza per la città romana di Castrum Novum è fornito dalle indagini svolte in occasione dei lavori di realizzazione di un supermercato in Via Turati/S.S. 16; gli scavi, condotti sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, hanno visto al lavoro archeologi professionisti del territorio. Qui sono state rinvenute una ventina di sepolture databili al

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periodo romano imperiale e tardoantico. Soprattutto le tombe del I-II sec. d.C. ci forniscono un’importante informazione sulla topografia della città antica: questa zona doveva essere necessariamente fuori dalla cinta muraria della città, dal momento che all’epoca era assolutamente proibito seppellire i morti intra moenia. Nella precedente età repubblicana, però, il sito doveva aver avuto un’altra funzione, dal momento che sono state trovate una serie di anfore infisse nel terreno quasi integre: si tratta, per la maggior parte, di quelle che gli archeologi chiamano Lamboglia 2, contenitori da trasporto databili fra il II-I sec. a.C., usati per il vino, ampiamente prodotto nella nostra zona collinare in epoca romana. Oltre a queste anfore zono stati trovati dagli archeologi tantissimi frammenti di pareti di anfore e altra ceramica, a formare uno spesso strato forse necessario per il drenaggio di questa zona, che doveva avere problemi di risalita dell’acqua di falda.Un’ultima informazione ci viene dagli scavi di via Fratelli Cervi, condotti dalla Dott.ssa M.C. Mancini, dove sono venute in luce ulteriori sepolture, questa volta riferibili all’epoca medievale (probabilmente X-XI sec. d.C.), nonché degli splendidi frammenti lapidei, verosimilmente pertinenti a una decorazione presbiteriale e databili al IX sec. d.C.

Pianta della Domus di Bivio Bellocchio, da Angeletti 2006

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Pavimentazione in scutulatum dalla Domus di Bivio Bellocchio, da Angeletti 2006

Lucerne dagli scavi nei pressi di Bivio Bellocchio, da Migliorati 2006

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Anfore infisse nel terreno in Via Turati, da Angeletti 2006

Frammento di decorazione lapidea del IX sec. d.C. da Via Fratelli Cervi (foto M.C. Mancini)

Breve bibliografia per il testo e le immaginiANGELETTI 2006 = G. Angeletti, Giulianova archeologica, in Teramo e la valle del Tordino, DAT VII.1, Teramo 2006, pp. 174-179.MIGLIORATI 2006 =L. Migliorati, Castrum Novum, in Museo Civico Archeologico “F. Savini” Teramo, a cura di M.P. Di Felice – V. Torrieri, Teramo 2006, pp. 175-179.

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Pianta della Domus di Bivio Bellocchio, da Angeletti

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Pavimentazione in scutulatum dalla Domus di Bivio Bellocchio, da Angeletti 2006

Lucerne dagli scavi nei pressi di Bivio Bellocchio, da Migliorati 2006

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Anfore infisse nel terreno in Via Turati, da Angeletti 2006

Frammento di decorazione lapidea del IX sec. d.C. da Via Fratelli Cervi (foto M.C. Mancini)

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Breve bibliografia per il testo e le immaginiANGELETTI 2006 = G. Angeletti, Giulianova archeologica, in Teramo e la valle del Tordino, DAT VII.1, Teramo 2006, pp. 174-179.MIGLIORATI 2006 =L. Migliorati, Castrum Novum, in Museo Civico Archeologico “F. Savini” Teramo, a cura di M.P. Di Felice – V. Torrieri, Teramo 2006, pp. 175-179.