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Relazione semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato denominato “BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015” istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR

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Relazione semestrale

al 30 giugno 2014del Fondo Comune di Investimento

Mobiliare Aperto Armonizzato

denominato

“BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015”

istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR

e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR

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INDICE

Relazione Semestrale al 30 Giugno 2014 del Fondo Comune diInvestimento Mobiliare Aperto Armonizzato

BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito

daBNP Paribas Investment Partners SGR

Nota Illustrativa

Premessa

Considerazioni generali

Mercati

Prospettive

Regime di tassazione

Fondo Obbligazionario Giugno 2015

Situazione Patrimoniale del Fondo

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PremessaLa Relazione Semestrale al 30 giugno 2014 (ultimo giorno di borsa italiana aperta del 1° semestre 2014) del fondo comune di

investimento mobiliare aperto armonizzato denominato “BancoPosta Obbligazionario Giugno 2015”, istituito da BancoPosta

Fondi S.p.A. SGR (Società Promotrice) e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR S.p.A. (Società Gestore), è stata

redatta dalla Società Gestore in conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento dell’8 maggio 2012

e successive modifiche. La Società Gestore assume piena responsabilità sulla completezza e sulla veridicità dei dati e delle

informazioni contenute nel presente documento. La Relazione Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale

accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro, indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella

gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con

socio unico - Patrimonio BancoPosta, Società controllante di BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle

quote del fondo comune di investimento illustrato nella presente Relazione Semestrale.

Considerazioni generaliCon l’ausilio ancora una volta di politiche monetarie espansive delle principali Banche Centrali, l’indice MSCI AC World ha

guadagnato nei primi sei mesi dell’anno il 4,94%, sostenuto soprattutto dal mercato americano e da quelli europei, in salita di

circa il 6,05% (S&P500) e 4,8% (EuroStoxx 50) mentre il mercato giapponese è sceso del -6,93% (Nikkei225). I mercati

emergenti hanno guadagnato il 4,8% (MSCI Emerging Markets), nonostante un inizio d’anno piuttosto incerto condizionato dal

rallentamento economico registrato dai principali paesi dell’area (Cina, Brasile e Russia) e dal ritorno dell’avversione al rischio

alimentata dalle tensioni tra Ucraina e Russia. La crescita economica mondiale rimarrà con ogni probabilità positiva e

leggermente superiore rispetto all’anno precedente supportata dalla ripresa delle economie sviluppate. Secondo le ultime stime

del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, aprile 2014), nel 2014 il PIL mondiale è atteso espandersi ad

un tasso del 3,6% (3% nel 2013): nelle economie avanzate la crescita dovrebbe attestarsi mediamente intorno al 2,2% (1,3% nel

2013) mentre i paesi emergenti dovrebbero crescere di circa il 4,9% (4,7% nel 2013). Dato il permanere di un’elevata

disoccupazione in molte economie sviluppate, l’inflazione media attesa in questi paesi non è elevata (1,5% nel 2014 secondo il

Fondo Monetario Internazionale), mentre in molti paesi emergenti dovrebbe attestarsi intorno al 5,5%.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, nella prima parte dell’anno l’economia si è contratta di circa il 2,9% annualizzato, a causa principalmente

delle condizioni climatiche particolarmente avverse dell’inverno. Tuttavia gli indicatori macroeconomici prospettici, pubblicati

a fine periodo, lasciano pensare ad un’accelerazione della crescita nel corso della seconda parte dell’anno. Il tasso di

disoccupazione è sceso significativamente portandosi a fine periodo al 6,1%. Nonostante le difficoltà registrate dall’economia

domestica, la FED ha continuato a ridurre l’allentamento monetario in atto passando da 85 a 35 miliardi di dollari al mese.

Venendo alla politica monetaria convenzionale, le riunioni del FOMC non hanno invece portato ad alcun cambiamento dello

status quo americano. Il tasso di riferimento dei fondi federali è rimasto nell’intervallo in vigore dal dicembre 2008 (0%-0,25).

Il nuovo presidente della FED, Janet Yellen ha tuttavia iniziato a comunicare su un possibile rialzo a partire dalla seconda metà

del 2015 qualora venissero confermati i miglioramenti registrati dal mercato occupazionale, la cui ripresa purtroppo non si

accompagna ad una dinamica salariale altrettanto di supporto.

Area Euro

Secondo il FMI l’Area Euro nel 2014 vedrà un’espansione della propria economia pari a circa l’1,2%. Le discrepanze tra le

differenti aree geografiche dovrebbero attenuarsi anche perché si dovrebbe ridurre significativamente la lista dei paesi in

recessione. La Germania dovrebbe continuare a crescere ad un ritmo dell’1,7% e la Francia dell’1%. L’Italia e la Spagna, dopo

un 2013 in contrazione, dovrebbero vedere le loro economie espandersi rispettivamente dell’1% e dello 0,6%. Dopo mesi di

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inattivismo, a giugno in occasione del Consiglio dei Governatori della BCE, il presidente Mario Draghi ha tagliato il tasso di

interesse ufficiale (refi) da 0,25% a 0,15%. Contestualmente è stato ridotto il cosiddetto “depo rate”, portato per la prima volta

in territorio negativo (- 0,10%) per incentivare l’immissione di liquidità da parte delle Banche nel sistema economico. Mario

Draghi ha inoltre esteso temporalmente i prestiti alle Banche facenti parte del cosiddetto programma MRO, ha annunciato la

fine della sterilizzazione degli acquisti nell’ambito del programma SMP e ha annunciato due nuove operazioni di

rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) per un ammontare complessivo di 400, successivamente innalzato a 1000 miliardi di

euro, a patto che le Banche che ne faranno ricorso concedano maggior credito alle piccole e medie imprese. Il presidente della

BCE non ha escluso, qualora tutto ciò non fosse sufficiente ad allontanare la minaccia della deflazione, un programma di

“credit easing” (ovvero un “quantitative easing” realizzato sul credito societario).

UK

Secondo le stime più recenti del FMI, la crescita del Regno Unito dovrebbe attestarsi intorno al 2,9%, confermandosi di gran

lunga la più elevata del Vecchio Continente. In deciso miglioramento nella prima parte dell’anno il mercato occupazionale che

ha visto una drastica riduzione del tasso di disoccupazione (sceso al 6,6%). Ciò nonostante la politica monetaria è rimasta al

momento accomodante con tassi di interesse fermi allo 0,5% e l’allentamento monetario in atto per un ammontare complessivo

pari a 375 miliardi di sterline dopo l’ultimo aumento avvenuto a luglio 2012. Nelle ultime settimane tuttavia il presidente della

BOE, Carney non ha escluso la possibilità di un rialzo dei tassi entro la fine dell’anno.

Giappone

Il FMI per il 2014 stima una crescita dell’1,4%. L’attività economica, seppur ben supportata da investimenti privati ed

esportazioni, è in parte rallentata nella prima parte dell’anno in risposta alla stretta fiscale in programma per quest’anno e per

l’anno prossimo. La tassazione sui consumi è stata alzata dal 5 all’8% in aprile causando nel secondo trimestre un calo dei

consumi e verrà ulteriormente incrementata (al 10%) nel quarto trimestre del 2015. Dopo le “due frecce” degli stimoli monetari

(QE) e fiscali (spesa pubblica) che sembrano aver allontanato lo spettro della stagflazione –essendosi l’ultimo dato

sull’inflazione portato all’1,25% se non si considera l’impatto della tassazione sui consumi- il primo ministro Abe ha presentato

a fine giugno la cosiddetta terza freccia, un mix di riforme strutturali per rilanciare la crescita del paese che coinvolgerebbero la

corporate governance, la tassazione aziendale, gli investimenti nei fondi pensione pubblici, la partecipazione femminile alla

forza lavoro, ecc . Nel corso dell’ultimo incontro, la BOJ ha mantenuto inalterati i tassi ufficiali (0,10%) ed il programma di

QE, che continuerà a procedere ad un ritmo annuale di 60-70 trilioni di Yen.

Cina

Secondo le ultime stime del FMI la Cina crescerà nel 2014 del 7,5%. Il rallentamento economico in atto rispetto al 2012 - 2013

è dovuto principalmente alla scelta operata dal Governo Centrale cinese di traghettare l’economia domestica verso un modello

di crescita interna a favore quindi di una maggiore espansione dei consumi locali. Se le riforme, però, hanno un effetto sul

lungo termine, sul breve periodo hanno un impatto limitato e la crescita nella prima parte dell’anno è risultata più debole del

previsto. La Banca Centrale cinese ha mantenuto i tassi di interesse al 6% essendo l’inflazione rimasta sostanzialmente stabile

nel periodo intorno al 2,5%.

MercatiDopo un 2013 positivo, beneficiando di un contesto molto favorevole in termini di politica monetaria che ha portato l'indice

S&P500 ad un nuovo record il 31 dicembre 2013, i mercati azionari a partire dal 23 gennaio hanno iniziato una brusca

inversione di tendenza a causa della situazione geopolitica e delle preoccupazioni per le economie emergenti. La pubblicazione

di un indice PMI deludente in Cina e il forte deprezzamento delle diverse valute dei paesi emergenti (peso argentino, lira turca,

rublo, rupia indiana, rand sudafricano) sono state le principali ragioni di questa reazione. Il calo è stato violento soprattutto per

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le azioni emergenti in quanto gli investitori hanno cominciato a temere seriamente la fragilità di alcune economie caratterizzate

da un’elevata inflazione e da significativi deficit esterni. Gli investitori si sono riposizionati sulle azioni nel mese di febbraio,

nonostante gli eventi in Ucraina. La propensione al rischio tuttavia è rimasta altalenante poiché gli investitori da un lato hanno

continuato a temere la fragilità dell'economia globale e la situazione geopolitica, dall’altro sono stati rassicurati a più riprese dai

discorsi delle principali banche centrali. Quest'ultimo elemento è stato determinante a maggio, permettendo un rialzo

significativo mentre a giugno i riflettori si sono accesi sui dubbi sulla crescita (in particolare nell’Area Euro) e sulle tensioni

geopolitiche in Iraq (ed i potenziali effetti sul prezzo del petrolio). E’ anche probabile che una parte degli investitori abbiano

deciso di prendere i profitti prima dell'estate, dato che il 19 giugno l’indice MSCI AC World segnava un rialzo del 5% rispetto

a fine 2013. La volatilità è significativamente scesa rispetto ai primi mesi dell'anno e ha raggiunto alla fine del periodo un

livello particolarmente basso (inferiore al 12% quella calcolata sulle opzioni sull'indice S&P500, VIX). Il bilancio del semestre

resta positivo nonostante il difficile inizio d’anno ed il rallentamento di fine periodo. L'indice MSCI AC World e l'indice MSCI

Emerging (entrambi in Dollari) sono saliti parimenti registrando un incremento del 4,9% e del 4,8% rispettivamente. Dopo un

inizio molto difficile l'anno, che ha portato ad un calo dell’8,6% il MSCI Emerging in poco più di un mese, le azioni dei

mercati emergenti hanno significativamente recuperato a partire da aprile. Da inizio anno, l'S&P500 è salito del 6,1%, mentre

gli indici principali dell’Area Euro mostrano incrementi compresi tra il 3% ed il 4% mentre il cambio Euro/Dollaro nello stesso

periodo è rimasto sostanzialmente invariato (-0,6%). Se l'S&P500 ha chiuso il semestre oltre quota 1.960, molto vicino al

nuovo massimo toccato un paio di giorni prima, i mercati europei sono stati influenzati dai dati economici deludenti. A Tokyo,

l'indice Topix, grazie alle migliori prospettive economiche per il secondo semestre, è riuscito a fine periodo a recuperare parte

delle perdite accumulate da inizio anno chiudendo tuttavia in ribasso del 3,1%. Il mercato azionario italiano ha registrato nel

primo semestre del 2014 una performance positiva con un rialzo dei suoi indici principali pari a circa il 12% (FTSE Mib +

12,2%, FTSE Allshare +11,8%). Nonostante un’elevata volatilità determinata dalla crisi delle valute di alcuni paesi emergenti e

dal tema legato ai nuovi stress test e dall’Asset Quality Review che ha aumentato il rischio sulle Banche patrimonialmente più

deboli, il listino domestico ha beneficiato di alcuni lievi miglioramenti a livello macroeconomico, della progressiva discesa

dello spread Btp/Bund, del permanere di elevati flussi di liquidità e della normalizzazione dello scenario politico con la relativa

attesa delle nuove riforme strutturali implementabili dal nuovo governo del Primo Ministro Renzi. I settori migliori sono stati le

telecomunicazioni, il bancario, le utilities e l’energetico. In linea all’andamento dell’Indice sono risultati il chimico e l’auto

mentre performances più deboli sono state registrate dai comparti delle costruzioni e dei metalli, gli alimentari e l’industriale.

Tra i segmenti peggiori si annoverano infine il comparto del lusso e quello del risparmio gestito. I primi hanno subito il

rallentamento delle vendite in alcuni paesi emergenti e stime più caute sullo sviluppo nei prossimi trimestri; gli asset managers

hanno scontato invece le brillanti performances degli ultimi anni, nonostante i dati di raccolta di molti operatori non evidenzino

segnali di rallentamento. Il listino italiano, nel periodo in esame, ha evidenziato un ritorno di interesse da parte delle società alla

quotazione: si sono registrate infatti quindici nuove Ipo. I nuovi afflussi di risorse finanziarie hanno poi compreso anche undici

operazioni di aumenti di capitale per un totale di 8 miliardi di Euro. Da inizio dell'anno, la FED ha tagliato i suoi acquisti

mensili di titoli ad un tasso di 10 miliardi di dollari in ciascuno dei quattro incontri del semestre. Dopo la riunione di giugno, gli

acquisti sono stati ridotti a 35 miliardi di dollari (contro gli 85 tra la fine del 2012 e la fine del 2013). Una volta partita, la

normalizzazione della politica monetaria è stata sostanzialmente ben accolta dagli operatori. Le aspettative sui tassi di interesse

hanno invece alimentato qualche inquietudine. Come successo precedentemente con Ben Bernanke, anche Janet Yellen,

divenuta presidente della FED nel febbraio 2014 - ha ribadito che il tasso sui fondi federali rimarrà basso ancora a lungo.

Tuttavia, le dichiarazioni non sempre sono state così chiare. In primo luogo, la FED è stata costretta ad abbandonare a marzo

ogni riferimento al "target" di disoccupazione fissato al 6,5% come soglia per un eventuale rialzo dei tassi, in quanto il mercato

occupazionale ha avuto un’evoluzione più rapida del previsto da quando questa soglia era stata esplicitamente fissata nel

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dicembre 2012 e la disoccupazione era pari al 7,9%. Allo stesso tempo, durante la sua prima conferenza stampa come

presidente della FED, Janet Yellen ha dato l'impressione che i tassi di interesse potessero venir alzati già nella primavera del

2015, un po’ prima di quanto previsto dai mercati. I commenti seguiti a quelle dichiarazioni hanno rapidamente dissipato

l’equivoco, ma gli investitori sono rimasti particolarmente sensibili ai segnali della FED. Alla conferenza stampa del mese di

giugno, Janet Yellen ha rassicurato ribadendo che l'inflazione è rimasta al di sotto dell'obiettivo della FED e che il mercato del

lavoro rimane fragile sebbene in miglioramento. Questi due fattori giustificano il mantenimento di tassi di interesse vicino allo

zero "per un periodo di tempo considerevole", nonostante la ripresa economica registrata nel secondo trimestre. A fine

semestre, la BCE ha tagliato il tasso di interesse ufficiale in risposta ad un’inflazione molto bassa (0,5% a maggio). Da inizio

anno, varie dichiarazioni hanno preceduto gli annunci in tema di politica monetaria dell’ultimo mese alimentando le aspettative

anche sull’implementazione di misure cosiddette non standard. E’ stato però solo all'inizio di giugno che la BCE ha fatto il

grande passo. Il tasso refi è stato portato allo 0,15%, il tasso sui prestiti marginali allo 0,40% e il tasso sui depositi a – 0,10%,

livelli chiaramente senza precedenti. Inoltre, le operazioni di finanziamento a tasso fisso senza limitazione (MRO) sono state

prorogate fino alla fine del 2016, la BCE ha inoltre aggiunto un nuovo strumento: le cosiddette TLTRO (Targeted longer term

refinancing operations) per stimolare l'attività di prestito bancario destinato al settore privato non finanziario (escludendo i

mutui immobiliari). Inoltre, per migliorare la trasmissione della politica monetaria, la BCE ha deciso di accelerare i lavori

preparatori per gli acquisti di titoli sul mercato ABS. Infine, la sterilizzazione della liquidità iniettata nel programma per i

mercati dei valori mobiliari (SMP) è stata sospesa. Il programma annunciato è molto ambizioso e, anche se alcune questioni

restano da chiarire, evidenzia la volontà di sostenere l'attività reale come quella di allontanare le aspettative deflazionistiche nel

momento in cui gli indicatori economici pubblicati alla fine del semestre sembrano riflettere un rallentamento della crescita. Il

rendimento del Treasury a 10 anni, che si attestava a 3,03% a fine 2013, ha conosciuto una discesa abbastanza significativa,

nonostante il graduale declino negli acquisti di titoli da parte della FED. La normalizzazione della politica monetaria sembra

alle spalle degli investitori, il che può essere considerato un successo dopo la violenta reazione verificatasi a maggio 2013,

quando Ben Bernanke per la prima volta ha parlato di una riduzione futura degli acquisti di titoli. Il tasso a 10 anni si è

rapidamente portato in un range abbastanza ristretto di oscillazione (2,6% - 2,8%), seguendo gli indicatori economici prima di

iniziare, da aprile 2014, una discesa ininterrotta che lo riportato sotto 2,5% a fine maggio. Senza tener conto della

pubblicazione dei dati economici più recenti che evidenziano la ripresa dell'attività nel secondo trimestre e l'accelerazione

dell'inflazione. L'impegno della FED a mantenere i tassi di interesse vicino allo zero ha senz’altro giocato un ruolo in questa

evoluzione, così come hanno pesato le tensioni geopolitiche emerse nel periodo (la situazione ancora instabile in Ucraina, gli

scontri in Iraq). Dopo alcune oscillazioni nel mese di giugno, i titoli di Stato hanno chiuso un periodo segnato dalla minore

propensione al rischio in netto calo. Il rendimento a 10 anni ha infatti chiuso a 2,53%, in discesa di 50 punti base in sei mesi.

Allo stesso tempo, il tasso a 2 anni è sceso di 8 punti base portandosi 0,46%. Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni (1,93%

a fine 2013) è sceso quasi ininterrottamente a seguito: 1) dei commenti ufficiali della BCE che hanno a più riprese alimentato le

aspettative su nuove misure di politica monetaria accomodante e di un taglio dei tassi; 2) dei dati economici un po' deludenti

soprattutto a fine periodo; 3) della bassa inflazione; 4) degli eventi in Ucraina che hanno riportato l’interesse degli investitori

sulle obbligazioni ritenute più sicure. Il rendimento del Bund decennale ha chiuso il semestre a 1,25%, in discesa di 68 punti

base in sei mesi al suo livello minimo. I rendimenti periferici hanno registrato performance decisamente migliori. Alla ricerca

di rendimento (in uno scenario relativamente "tranquillo", dopo le dichiarazioni di Mario Draghi dell’estate 2012) si è aggiunta

la rassicurazione giunta dalla BCE di mantenere condizioni monetarie accomodanti e di essere pronta ad un quantitative easing.

Il mercato spagnolo ha beneficiato dei buoni risultati economici e dell'innalzamento del giudizio sul debito sovrano da parte

delle agenzie di rating. Il rendimento a 10 anni è sceso dal 4,15% al 2,66%, di 149 punti base in sei mesi. Anche l’andamento

del rendimento decennale italiano è stato favorevole, grazie soprattutto all’entusiasmo generato dai programmi economici del

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governo di Matteo Renzi, nominato Presidente del Consiglio nel mese di febbraio. Il rendimento dei BTP a 10 anni è sceso di

128 punti base al 2,85% a fine semestre. Simbolicamente, la Grecia è tornata sul mercato obbligazionario il 10 aprile con

un’emissione, completamente assorbita dagli investitori, di 3.000.000.000 di euro a 5 anni al tasso di 4,95%.

PRINCIPALI INDICI DI MERCATO

Azionario Variazioni*

USAS&P 500 Index (Dollaro USA) 6,47%Dow Jones (Dollaro USA) 1,95%Nasdaq (Dollaro USA) 6,11%

EuropaEurostoxx 50 Index (Euro) 4,11%DAX Index (Euro) 2,94%CAC 40 Index (Euro) 3,44%FTSE 100 (Sterlina) 0,19%

PacificoNikkei (Yen) -6,93%Hang Seng Index (Dollaro HKD) -0,23%

ItaliaFTSE Mib (Euro) 12,21%

Obbligazionario Variazioni**

EuropaGermania 1-3 anni (Euro) 0,43%Germania 3-5 anni (Euro) 2,30%Germania 7-10 anni (Euro) 6,99%

ItaliaItalia 1-3 anni (Euro) 2,08%Italia 3-5 anni (Euro) 5,85%Italia 7-10 anni (Euro) 11,23%

Corporate EuropaCitigroup Eurobig 1-3 1,27%Citigroup Eurobig 3-5 3,45%Citigroup Eurobig 7-10 8,47%

* Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014, (fonte Bloomberg).**Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sonorappresentativi dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni).

Nei primi mesi del 2014, la principale novità sul mercato dei cambi è stata la significativa oscillazione di alcune valute

emergenti (peso argentino, lira turca, rand sudafricano, rublo, rupia, ecc.) a seguito dei timori innescati dalle crescenti

difficoltà registrate dall’Argentina, da un'analisi obiettiva degli squilibri di molti paesi emergenti in termini di deficit correnti,

dai dubbi sulla crescita cinese e sulla salute del suo sistema finanziario, dalle tensioni politiche e dall'incertezza circa le

conseguenze della normalizzazione della politica monetaria della FED. Le Banche Centrali interessate hanno reagito

rapidamente alzando i tassi di interesse ufficiali, consentendo di stabilizzare la volatilità sulle valute emergenti per il

proseguo del semestre. Di fronte all’aumentato nervosismo, nei primi mesi dell'anno il Dollaro ha riacquistato il suo status di

bene rifugio e il cambio Euro/Dollaro, che si attestava a 1,37 a fine 2013 è sceso sotto 1,35 a fine gennaio (il minimo del

semestre), riflettendo anche le aspettative di un taglio dei tassi da parte della BCE. L’inattivismo di Mario Draghi ad inizio

febbraio e i dati economici degli Stati Uniti più deboli del previsto a causa delle condizioni climatiche eccezionali, hanno

spinto la parità nuovamente al rialzo, portandola a 1,40 in marzo. Il movimento è stato abbastanza erratico, in riposta alle

decisioni e alle dichiarazioni della BCE e della FED. Il punto più alto nel semestre è stato osservato subito dopo l'annuncio

dello status quo sui tassi di interesse della BCE agli inizi di maggio, poi il discorso accomodante di Mario Draghi durante la

conferenza stampa seguita allo stesso Consiglio dei Governatori ha portato ad un modesto deprezzamento dell’Euro,

successivamente alimentato dalle dichiarazioni dei membri della BCE sulla relazione tra apprezzamento dell'Euro e basso

livello di inflazione che hanno portato a valutare un tasso di deposito negativo. All'annuncio di questa nuova misura il 5

giugno, il cambio Euro/Dollaro si è avvicinato a 1,35 per poi tornare a salire fino alla riunione del FOMC del 17e 18 giugno.

Ribadendo la sua intenzione di mantenere il rendimento sui fondi federali vicino allo zero per molti mesi, Janet Yellen ha

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spinto la parità di nuovo a 1,36. Infine, la pubblicazione a fine semestre di dati economici deludenti negli Stati Uniti

(contrazione del PIL del primo trimestre maggiore del previsto, modesto aumento dei consumi in maggio) ha certamente

pesato sul Dollaro, che ha nuovamente invertito il senso di marcia. Il cambio Euro/Dollaro ha finito il semestre a 1,369, in

calo solo dello 0,6% rispetto alla fine del 2013, nonostante le numerose misure adottate da Mario Draghi. A fine 2013, il

cambio Dollaro/YEN ha raggiunto il suo livello più alto da ottobre 2008, sopra quota 105. Le parti interessate in quel

momento credevano che, dato il prevedibile rallentamento economico a causa dell'aumento dell'IVA previsto per la

primavera del 2014, la Banca del Giappone (BoJ) sarebbe stata costretta ad aumentare rapidamente e massicciamente gli

stimoli monetari introdotti nell’aprile 2013. Ma non è accaduto. La BoJ da un lato, ha deciso di fare solo piccoli interventi a

favore del settore bancario e del credito, dall’altro ha indicato che l'obiettivo di inflazione a medio termine (fissato al 2%) è

raggiungibile. Le inchieste presso le imprese pubblicate in primavera hanno anche dimostrato che l'attività dovrebbe

riprendersi dopo il vuoto d'aria del secondo trimestre, allontanando a poco a poco le aspettative di un nuovo allentamento

della politica monetaria. In questo contesto, il cambio Dollaro/YEN ha chiuso il semestre a 101,29, in calo del 3,7% nel

periodo. Il cambio Euro/YEN, che aveva raggiunto il picco a oltre 145 a fine 2013 mostra nello stesso periodo un calo del

4,2%.

PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO Variazioni*

Dollaro USA/Euro 0,81%Yen/Euro 4,58%Sterlina/Euro 4,41%

*Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 - fonte Bloomberg Composite London 18:00.

Prospettive

Dopo gli annunci fatti dalle grandi Banche Centrali nel corso degli ultimi mesi le prossime settimane dovrebbero essere,

almeno sotto questo punto di vista, piuttosto tranquille. La BCE ha già lasciato intendere che aspetterà di vedere gli effetti

delle misure già annunciate prima di adottare nuove misure. Tenuto conto delle ultime dichiarazioni ufficiali, è poco

probabile che Janet Yellen davanti al Congresso o a Jackson Hole invii ai mercati segnali differenti. D’altra parte la visibilità

sullo scenario economico del secondo semestre è piuttosto limitata e potrebbe limitare l’appetito per il rischio degli investitori

soprattutto qualora dovessero riemergere nuove o vecchie tensioni politiche. In questo contesto i dati microeconomici

potrebbero essere la principale guida dei mercati nelle settimane a venire così come altri fattori quali il posizionamento e le

valutazioni. Un rialzo della volatilità implicita, scesa a livelli minimi a giugno, non è da escludere.

Regime di tassazione

Dal 1° luglio 2014, il D.L. n. 66/2014 ha elevato al 26% l’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie e, quindi, anche dei

proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito alla

sezione: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml.

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FONDO BANCOPOSTA OBBLIGAZIONARIO GIUGNO 2015

Il fondo ha realizzato nel semestre una performance del -1,87% espressa al lordo dell’effetto fiscale; la performance lorda dal

lancio è pari al 5,04%. Nel mese di gennaio, è stato distribuito un provento (€ 0,1375 per singola quota), pertanto la

performance “total return”, comprensiva dell’impatto di tutti i proventi distribuiti, è pari a 0,71% circa nel primo semestre e

pari all’11,73% circa dal lancio. In relazione allo stile di gestione adottato, non è possibile individuare un parametro di

riferimento (benchmark) rappresentativo della politica d’investimento posta in essere. Come previsto dalla politica di

investimento, lo stile di gestione è stato orientato al tendenziale mantenimento del portafoglio costituito da titoli

obbligazionari con vita residua media prossima all’orizzonte temporale del fondo e dunque con vita residua decrescente con il

trascorrere del tempo. Nel corso del semestre non sono state effettuate sostituzioni di emittenti con la finalità di

miglioramento del profilo di rischio di credito del fondo; sono state effettuate operazioni anche ai fini della gestione della

politica distributiva. Al 30 giugno 2014, con riferimento alla componente investita in obbligazioni societarie, il portafoglio è

investito in emissioni del settore finanziario (circa il 18,2%), telecomunicazioni (circa il 10,4%), consumi durevoli (circa

l’8,4%), servizi di pubblica utilità (circa il 7,2%), energetico (circa il 5,7%), materie prime (circa il 4,3%), consumi

discrezionali (circa il 3,8%) e industriale (circa il 2,1%). Con riferimento alla componente investita in obbligazioni

governative, il portafoglio a fine periodo è investito in sette emissioni dello Stato italiano (circa il 39,7%). Dal punto di vista

del rischio, il portafoglio nel suo complesso è investito principalmente in emissioni dell’Unione Europea (Italia circa il

50,5%, Francia circa il 17,5%, Germania circa il 5,4%, Regno Unito circa il 6,5%, Spagna circa l’11,8%, Paesi Bassi circa il

4,3%, Lussemburgo circa il 2,2%, Svezia circa lo 0,3%) e in via residuale in emissioni non UE denominate in Euro (Norvegia

circa il 2%). Al 30 giugno 2014, la duration del portafoglio è pari a 9 mesi. Il rating medio ponderato del portafoglio è pari a

BBB (scala S&P). Pari a BBB (scala S&P) anche il rating medio ponderato della componente societaria e di quella

governativa. Per quanto riguarda la suddivisione per classi di rating, il portafoglio a fine giugno è esposto a titoli con rating

pari ad AA- (1,24% circa), pari ad A+ (2,15% circa), pari ad A (9,1% circa), pari ad A- (8,98% circa), pari a BBB+ (7,9%

circa), pari a BBB (61,86%), pari a BBB- (6,54% circa), pari a BB+ (2,21% circa). Nel corso del periodo non sono state

invece attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Il portafoglio oggetto di investimento

viene monitorato costantemente. Con riferimento al merito creditizio dei titoli presenti in portafoglio, nel corso del periodo di

riferimento sono state effettuate dalle agenzie di rating variazioni di giudizio su una serie di emittenti, con una valutazione

finale che per tutte le emissioni rimane comunque al di sopra dell’investment grade, tranne che per il titolo ArcelorMittal

(BB+, scala S&P) che rappresenta circa il 2,2% del portafoglio; la politica di investimento prevede la possibilità di detenere

in via al più contenuta (massimo 30%) obbligazioni corporate con rating inferiore a BBB- in conseguenza di modifica del

rating dell’emittente intervenuta successivamente al momento dell’acquisto da parte del fondo (il giudizio di rating

dell’emissione è avvenuto successivamente all’acquisto del titolo in portafoglio). Le prime cinque posizioni a cui risulta

esposto il portafoglio sono il BTP giugno 2015 con un peso del 28% circa e rating dell’emittente pari a BBB, il BTP marzo

2015 con un peso del 9% circa e rating dell’emittente pari a BBB, il titolo Intesa Sanpaolo aprile 2015 con peso pari al 4%

circa e rating pari a BBB, il titolo BBVA aprile 2015 con peso pari a circa il 2% e rating dell’emittente pari a BBB, il titolo

Santander marzo 2015 con peso pari al 2% circa e rating pari a BBB. Non sono state attuate strategie di copertura del rischio

di credito mediante strumenti derivati. Con riferimento alle emissioni governative, nel corso del semestre l’agenzia di rating

Moody’s ha migliorato l’outlook sull’Italia da “Negativo” a “Stabile” lo scorso 14 febbraio seguita dall’agenzia di rating

Fitch lo scorso 25 aprile. La performance “total return” del fondo nel periodo di riferimento è stata positiva. Tale andamento

positivo è riconducibile anche alla riduzione dei tassi d’interesse - rispetto a quelli che caratterizzavano il mercato ad inizio

anno - ed al conseguente aumento dei prezzi dei titoli governativi e societari dei Paesi periferici, tra cui l’Italia. Tuttavia per

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questa tipologia di fondo, con titoli in portafoglio con scadenza prossima al termine dell’orizzonte temporale del fondo (Buy

and Hold), gli effetti dei movimenti dei tassi d’interesse (effetti positivi in seguito ad una riduzione dei tassi, e viceversa)

sono temporanei e tendono comunque, a parità di altre condizioni e del livello di qualità del credito, a riassorbirsi con il

trascorrere del tempo fino ad annullarsi al termine dell’orizzonte temporale del fondo stesso. Più nello specifico,

contribuiscono positivamente alla performance sia la componente governativa sia la componente societaria, con un contributo

leggermente maggiore della componente societaria; pressoché nullo, considerato anche il peso in portafoglio, il contributo

della componente fondi. Con riferimento alla componente societaria risultano positivi i contributi di tutti i settori, in

particolare il settore finanziario e delle telecomunicazioni. Tra gli emittenti societari il maggior contributo positivo deriva nel

settore finanziario da Intesa Sanpaolo; da Telecom Italia e Telefonica nel settore delle telecomunicazioni.

Prospettive del Fondo

Fino al termine dell’orizzonte temporale (giugno 2015) la politica di investimento è orientata al tendenziale mantenimento della

attuale composizione di portafoglio. I titoli sono tendenzialmente detenuti fino alla loro naturale scadenza e costantemente

monitorati. Per finalità di contenimento del rischio complessivo del fondo, il gestore potrà effettuare sostituzioni dei titoli stessi

o strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Al fine di migliorare il rapporto rischio/rendimento, il

gestore valuterà se effettuare ulteriori sostituzioni dei titoli attualmente presenti nel portafoglio o se attuare strategie di

copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Il gestore potrà altresì effettuare operazioni di arbitraggio di titoli

che hanno realizzato elevate plusvalenze con titoli a maggiore potenziale di rendimento e con vita residua coerente con

l’obiettivo di investimento.

Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore

STRUMENTI FINANZIARI Codice ISINControvalore in

Euro% incidenza su

attività del Fondo

BTP 3% 15/06/2015 IT0004615917 32.118.078 28,321BTP 2,5% 01/03/2015 IT0004805070 10.140.500 8,942INTESA SANPAOLO 3,875% 01/04/2015 XS0215743252 4.503.796 3,971BBVA SENIOR FIN 3,25% 23/04/2015 XS0503253345 2.757.699 2,432SANTANDER INTL 3,5% 10/03/2015 XS0491856265 2.702.178 2,383SOCIETE GENERALE 3% 31/03/2015 XS0498717163 2.701.039 2,382CREDIT AGRICOLE 3% 20/07/2015 XS0526903827 2.668.536 2,353TELEFONICA 3,406% 24/03/2015 XS0494547168 2.652.676 2,339GAS NATURAL CAP 3,375% 27/01/2015 XS0479542150 2.641.106 2,329ENI 4% 29/06/2015 IT0004503717 2.582.950 2,278GENERALI FIN 3,875% 06/05/2015 XS0218469962 2.568.400 2,265BTP 3% 15/04/2015 IT0004568272 2.561.078 2,258KPN 4% 22/06/2015 XS0222766973 2.531.021 2,232AXA 4,5% 23/01/2015 XS0434882014 2.505.664 2,209VOLKSWAGEN INTL FIN 3,5% 02/02/2015 XS0470518605 2.494.688 2,200ENEL 5,25% 14/01/2015 IT0004292683 2.459.520 2,169ARCELOR FIN 4,625% 07/11/2014 XS0204395213 2.431.608 2,144REPSOL INTL FIN 4,625% 08/10/2014 XS0202649934 2.425.728 2,139WPP FIN 5,25% 30/01/2015 XS0329479728 2.414.014 2,129BRITISH TEL 6,5% 07/07/2015 XS0372358902 2.385.877 2,104BAT INTL FIN 5,875% 12/03/2015 XS0352065584 2.334.870 2,059SODEXO 6,25% 30/01/2015 XS0408827409 2.324.497 2,050AKZO NOBEL 7,25% 27/03/2015 XS0419378236 2.309.384 2,036METRO 7,625% 05/03/2015 DE000A0XFCT5 2.302.718 2,030AUTOROUTES PARIS 7,5% 12/01/2015 FR0010766857 2.280.740 2,011ST GOBAIN 8,25% 28/07/2014 XS0409153110 2.211.396 1,950LVMH 3,375% 07/04/2015 FR0011033281 1.738.998 1,533STATOIL ASA 4,375% 11/03/2015 XS0416848363 1.387.530 1,223DEUTSCHE TEL FIN 5,75% 14/04/2015 DE000A0TT2M2 1.250.076 1,102BELGELEC FIN 5,125% 24/06/2015 FR0000475741 1.198.661 1,057ELECTRABEL 4,75% 10/04/2015 BE0934260531 1.029.970 0,908

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EDF 5,125% 23/01/2015 XS0409744744 667.394 0,588TELIA AB 4,125% 11/05/2015 XS0218734118 309.582 0,273BTP 4,25% 01/02/2015 IT0003719918 10.225 0,009BTP 6% 15/11/2014 IT0004780380 10.208 0,009BTP 4,25% 01/08/2014 IT0003618383 10.032 0,009BTP 4,25% 01/07/2014 IT0004750409 10.000 0,009

Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso

del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi).

Incrementi: a) sottoscrizioni:- reinvestimento cedole 5.933

Decrementi: b) rimborsi:- riscatti- conversione quote verso altri fondi

-4. 951.748-127.967

Raccolta netta del periodo -5.073.782

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Situazione Patrimoniale al 30/06/2014

ATTIVITA’

SITUAZIONE AL 30/06/2014SITUAZIONE A FINE

ESERCIZIO PRECEDENTE

Valorecomplessivo

%tot. attività

Valorecomplessivo

%tot. attività

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI

A1. Titoli di debito

A1.1 Titoli di Stato

A1.2 Altri

A2. Titoli di capitale

A3. Parti di O.I.C.R.

110.602.467

110.602.467

44. 860.119

65.742.348

97,527

97,527

39,577

57,970

116.756.306

116.753.170

44.411.459

72.341.711

3.136

96,721

96,718

36,791

59,927

0,003

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI

B1. Titoli di debito

B2. Titoli di capitale

B3. Parti di O.I.C.R.

1.029.970

1.029.970

0,908

0,908

1.047.560

1.047.560

0,868

0,868

C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia

C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

D. DEPOSITI BANCARI

D1. A vista

D2. Altri

E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI EOPERAZIONI ASSIMILATE

F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’

F1. Liquidità disponibile

F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare

F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare

382.367

391.912

666

-10.211

0,337

0,345

0,001

-0,009

435.283

434.866

417

0,361

0,361

0,000

G. ALTRE ATTIVITA’

G1. Ratei attivi

G2. Risparmio d’imposta

G3. Altre

1.392.539

1.392.539

1,228

1,228

2.475.006

2.475.006

2,050

2,050

TOTALE ATTIVITA’ 113.407.343 100,000 120.714.155 100,000

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PASSIVITA’ E NETTO

SITUAZIONE AL 30/06/2014SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO

PRECEDENTE

Valore complessivo Valore complessivo

H. FINANZIAMENTI RICEVUTI

I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI EOPERAZIONI ASSIMILATE

L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI

L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI

M1. Rimborsi richiesti e non regolati

M2. Proventi da distribuire

M3. Altri

95.661

88.785

6.876

57.473

55.620

1.853

N. ALTRE PASSIVITA’

N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati

N2. Debiti d’imposta

N3. Altre

51.511

51.500

11

57.754

57.300

454

TOTALE PASSIVITA’ 147.172 115.227

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 113.260.171 120.598.928

NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE 21.566.948,205 22.531.714,206

VALORE UNITARIO DELLE QUOTE 5,252 5,352

MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE

Quote emesse 1.135,857

Quote rimborsate 965.901,588

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BancoPosta Fondi S.p.A. SGR con Socio Unico