Gita al vuoto i iv racconto poesia

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GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

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Racconto in forma di poesia

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GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

GITA AL VUOTO I – IV

racconto in forma di poesia di Renato Grilli

“All’inizio era il caos”. Così recita il mito delle origini nella cultura greca. Ma caos non significa, come lo intendiamo oggi,

il mescolarsi scomposto delle forze, ma indica il vuoto, la voragine, l'abisso,

il "luogo delle forze primigenie.

GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

PRIMA 1 Quanti anni erano - decenni erano- che non mi trovavo così vicino al vuoto, all’abisso. Sul ciglio del mondo uno si trova sempre, ma qualche volta quel luogo si fa vasto, profondo e muto.

GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

2 Ore 3 del mattino, pioggia a rovesci : statale Lecce - Maglie, dalle parti di Cavallino. L’automobile tossisce, si ferma e non parte più. Deserto di notte, intorno. Nerissimo con riflessi d’abisso. E ti trovi, in un attimo, sul ciglio del vuoto. Passa un po’ di tempo prima che il tuo cuore si convinca che hai qualche ora di attesa davanti a te. E sai che non potrai dormire.

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3 Un’impennata dentro ti tende nervi e dita e fronte. Ogni gesto si fa presto misurato, rallenti, risparmi energie, per dopo, per quando serviranno, per reagire - senza reazione - per tenere duro - sempre più molle dentro. Ma quale Poesia ! Ma non vedi che non hai più risorse, nemmeno ti chiama l’invettiva, la protesta, lo sfogo. Tutto il vuoto del mondo davanti e dietro (dentro).

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4 Da venti minuti non passa un’auto e il silenzio è profondo come un oceano profondo. E’ umido, nero e sono trucchi quelle lontane luci. Il vuoto è il tutto. Non ci sono dormienti, invero, soli vegliano rari cani affannati. Non c’è niente. La farsa è finita. Il vuoto di cui il mondo è fatto, la vana angoscia che dite vita ORA SI RIVELA.

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SECONDA 1 Tocco con le dita l’umido dei piedi e NON ho i brividi. La stanchezza s’è fatta piccola, si nasconde. Proprio allora si presenta, non invitato, un Tipo : magro, tranquillo e burbero, lui bada al sodo. Umile, a suo modo, di certo profondamente consapevole: di sé, pare, del mondo e del suo vuoto, certamente.

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2 Quel tipo non ha fretta. Lo senti che cincischia e poi ti dice : rinuncia ! Ma tutto è già accaduto, non puoi che ripetere - in vita - che la tua gita al vuoto e ritorno. Se anche non ti iscrivi, poi lei viene, la gita, quando meno te l’aspetti, puntuale a suo modo a dirti qualcosa che già sapevi ma che dimentichi con gusto e supponenza:

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3 Tutto è vuoto, apparenza di realtà. L’unica verità è l’abisso, davanti e dietro. E non c’è isola in mezzo che sia più grande della suola delle tue scarpe ! In questo esausto contemplare la verità, quella nera, stanotte travestita da pantano, si fa strada una nota tenue. Non speranza, certo: che cosa mai ? Ma suona, con un lento cadenzato.

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4 Ma non canta davvero, né risuona. Si lamenta forse, con dignità profonda, angelo in un angolo, di luce di vita, che si dà il suo gioco. Il suo solo scopo, tenere a distanza la fine, TUTTO QUI .

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TERZA 1 Niente promette bene a questo mondo, niente che prometta, Niente. Quante montagne di parole per calare ombre gelide sul Vero, che stava qui davanti a te, all’angolo aspettava: e dice che non s’è mosso mai, dall’altra volta. Ma sorride maligno intanto, il curatore di trappole. Vano, finalmente, è ciascun pensiero.

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2 Ed ecco allora che tocchi l’esperienza, la stessa vita nella sua scabra essenza d’attimo, di pena e abisso, di nero Vuoto. Esperienza vivente, rara e inattesa, immobile.

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3 Come un pugnale sottile, come grido di vivente morto, al gran pasto del mondo, immondo, il veleno s’è instillato. Il farmaco d’anima, in pacchetti d’attimi, egregiamente ha fatto il suo lavoro.

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4 Nessuno degli infiniti tormenti che hanno funestato una vita buttata a rincorrere un vivente pensabile, un Vero che parente fosse almeno del Reale, ritorna. Svaniti sono tutti, precipitati nell’abisso; ma chi contempla il nero / vero sa già ogni angolo dell’orrido: scala e ciglio conosce, parete e fondo. Sorride quasi, d’amaro vero.

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QUARTA 1 Dico: da quanto non scrivevo tanto. Ma non è vero. Tanto a lungo non scrivevo di una cosa dentro che viene su a guardare tutto quel vuoto immenso, fuori. E intanto la nota segue e più non canta.

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2 Mai state così lontane, le lacrime, com’ora. Mai così lontani gli amori, così dimenticati i figli. Decapitata infine, quell’attitudine rozza di fingersi umani agli uomini. Se guardi bene, è solo vuoto quello che grida e che fa chiasso, ché tu possa non fissare in faccia il traslucido del suo cuore. Ma la nota, in calando, tiene.

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3 Produce un sentimento lungo e intento d’attese. Qualcosa ri - accadrà, o prima o poi, a schiarire di finta vita e finta luce la nera verità. Ma tu l’hai vista, stanotte. Attesa da tempo e inaspettata, il polso t’ha toccato, l’ha intinto nell’abisso, portato a verità: come altri disse, separato dall’umana condizione, e inconcludente inutile, un altro dice. In fondo, t’avevan già convinto.

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4 Ma quanti , quanti ! - chiamo a gran voce dal ciglio - al mondo quanti stan vegliando, separati, scrutatori d’abisso, con me ? Separati, dunque, non - vivi, afflitti a Verità, vi saluto, profeti assilenziati, del buio veggenti, eterni e sconosciuti, d’amor grande disamati. A rivederci. Al Vuoto.

Ai lettori . ai poeti, ai cani

GITA AL VUOTO racconto in forma di poesia di Renato Grilli

Renato Grilli

è nato a Nereto, tra Abruzzo e Marche, il 31 Dicembre …

Vive in Salento dal 2003.