Girly Tech n° 1

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78 GIRLY TECH Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra - sia per i tacchi sia perché ho la testa sulle nuvole - e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice. CLOUD AND THE CITY C’ C’era una volta una pesante e polverosa scatola metallica, di un colore indefinito nelle sfumature del beige o del grigio, più recentemente anche ricoperta di una elegante plastica nera. Una scatola affascinante che conteneva piatti di alluminio o di vetro, avvolti da uno strato magnetico, che venivano letti grazie a testine simili a quelle dei vecchi giradischi. Proprio lì venivano registrati e conservati tutti i dati e i programmi. che costituivano, di fatto, l’insieme delle sue risorse. Quella strana scatola era il computer nel suo assemblaggio standard. Comodamente adagiato sulla scrivania, tra la trousse dei trucchi e il tupperware del pranzo. Ora per questa macchina non rimane che un posto nei musei di modernariato o, al peggio, nei mercatini delle pulci. I preziosissimi dati e gran parte dei programmi stanno infatti passando nel mondo immateriale di Internet, in quella che volgarmente viene chiamata “la nuvola” o, come piace ai veri tecnici, il “cloud computing”. Per rendere l’idea di questo nebuloso concetto, basti pensare a cosa vuol dire leggere la posta direttamente dal browser, senza scaricarla sul proprio computer: è anche più facile ritrovare il buono di Groupon per la ceretta, che magari si era dimenticato di stampare prima di uscire dall’ufficio. Così il cloud computing, grazie all’archiviazione di file in una non meglio definita “nuvola” e alla loro gestione in rete, rende possibile avere l’agenda sempre in ordine e aggiornata senza appesantire la borsa con una Moleskine colma di Post IT, o ancora leggere un ebook scaricato, a casa sull’iPad o sul computer del lavoro, accedendo al proprio account del negozio di libri on line. Ma a chi è venuta questa idea? Tutto iniziò quando il sito di ecommerce più famoso al mondo, Amazon, che si era dotato di macchine

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La rubrica Girly Tech di Digitalic. In questa puntata spiega i vantaggi del Cloud per le donne.

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Girl in the CloudCammino sempre sollevata da terra - sia per i tacchi sia perché ho la testa sulle nuvole - e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

CLOUD AND THE CITY

C’C’era una volta una pesante e polverosa scatola metallica, di

un colore indefi nito nelle sfumature del beige o del grigio, più recentemente anche ricoperta di una elegante plastica nera.Una scatola affascinante che conteneva piatti di alluminio o di vetro, avvolti da uno strato magnetico, che venivano letti grazie a testine simili a quelle dei vecchi giradischi.Proprio lì venivano registrati e conservati tutti i dati e i programmi. che costituivano, di fatto, l’insieme delle sue risorse. Quella strana scatola era il computer nel suo assemblaggio standard. Comodamente adagiato sulla scrivania, tra la trousse dei trucchi e il tupperware del pranzo.Ora per questa macchina non rimane che un posto nei musei di modernariato o, al peggio, nei mercatini delle pulci.I preziosissimi dati e gran parte dei programmi stanno infatti passando nel mondo immateriale di Internet, in quella che volgarmente viene chiamata “la nuvola” o, come piace ai veri tecnici, il “cloud

computing”.Per rendere l’idea di questo nebuloso concetto, basti pensare a cosa vuol dire leggere la posta direttamente dal browser, senza scaricarla sul proprio computer: è anche più facile ritrovare il buono di Groupon per la ceretta, che magari si era dimenticato di stampare prima di uscire dall’uffi cio.Così il cloud computing, grazie all’archiviazione di fi le in una non meglio defi nita “nuvola” e alla loro gestione in rete, rende possibile avere l’agenda sempre in ordine e aggiornata senza appesantire la

borsa con una Moleskine colma di Post IT, o ancora leggere un ebook scaricato, a casa sull’iPad o sul computer del lavoro, accedendo al proprio account del negozio di libri on line.

Ma a chi è venuta questa idea? Tutto iniziò quando il sito di

ecommerce più famoso al mondo, Amazon,

che si era dotato di macchine

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MA L’INFINITA SEMPLIFICAZIONE CHE LA NUVOLA PORTA CON SÉ, PER LA QUALE

NOI CONSUMATRICI SIAMO TENUTE SOLO A RICORDARCI LA PASSWORD

PER ACCEDERE A QUEI SERVIZI CHE FLUTTUANO “NONSISABENEDOVE”,

SENZA DOVERCI PIÙ PREOCCUPARE DELL’INFRASTRUTTURA (VD. SCATOLA

PESANTE E DA SPOLVERARE), È UN BENE PER IL MERCATO E PER NOI.

RIS

OR

SE

http://youtu.be/lm-Vnx58UYoSi rovescia il ca� è sulla tastiera, si lascia sul taxi, brucia o congela. Non importa cosa succeda al proprio competer, ma i documenti sono sempre lì, nella nuvola, basta ricordarsi una password. Chiaro e ad alto impatto, un video di Google illustra i vantaggi del Chromebook: riuscirà Glen a stampare un cartello per ritrovare il gattino della sua amica Alice nonstante il suo computer sia distrutto 24 volte da un misterioso uomo in bianco?

Cosa dice la legge?Quali sono le implicazioni giuridiche del cloud computing? Ernesto Belisario tenta di darne una panoramica tutta italiana nel ebook “Diritto sulle nuvole – Pro� li giuridici del cloud computing” (Altalex, 2011, 5 euro).L’autore a� ronta questioni quali la legge applicabile,gli accordi tra utente e fornitore del servizio, la riservatezza dei dati personali.

La nuvola va al cinemaIl cloud computing è utile anche al cinema. Un esempio di � lm realizzato sfruttando questa tecnologia è il lungometraggio di animazione Dragon Trainer (USA, 2010), che racconta le imprese di un bambino vichingo che cerca di addomesticare un drago. Per il rendering del � lm Dreamworks ha deciso di utilizzare Cerelink, un provider privato di cloud computing dedicato all’industria cinematogra� ca.

molto potenti (server) per sostenere gli ordini nei periodi di picco come il Natale, decise di vendere parte della propria potenza di calcolo ad altre imprese quando non gli occorreva. Un po’ come quando un’amica si presenta per lo shopping con la Neverfull semivuota (un modello di Louis Vuitton molto capiente, per i maschietti che stiano inavvertitamente leggendo) e le si chiede di ospitare per il pomeriggio il proprio portafoglio perché la propria Gilli, coi suoi 17 cm di larghezza, stenta a chiudersi. Analogamente, la potenza dei server di Amazon poteva essere presa in affi tto da imprese che non riuscivano a sostenere i costi fi ssi di un’infrastruttura così potente. Il passo successivo è stato compiuto da Google, che ha sviluppato un sistema operativo (quel programma fondamentale che fa accendere e partire una macchina), Chrome OS, che funziona solo grazie a un collegamento Internet

e senza bisogno di un hard disk. Basato sul browser Chrome, questo sistema operativo ha la sua massima espressione montato sui Chromebook, computer portatili totalmente “cloud”, che funzionano tramite il browser e le applicazioni che vi si possono installare, le quali rispondono a innumerevoli scopi, dall’elaborazione dei testi ai ritocchi fotografi ci.A consacrare la bontà dell’idea è arrivato anche Steve Jobs, che nell’ultima delle sue famose presentazioni, lo scorso maggio, ha illustrato i prodigi

di iCloud. Basta cavetti, penne Usb, Cd e memory card: canzoni, fotografi e,

video, sofware, libri sono contenuti tutti da qualche parte nell’etere (o meglio, in uno dei tre datacenter Apple) e

vi si può accedere da qualsiasi supporto,

che sia un MacBook, un iPad o un iPhone. Questa

smaterializzazione, oltre ai già descritti

vantaggi, porta con sé però anche dei problemi: dalla questione della proprietà dei dati una volta archiviati nella cloud a problemi come privacy, sicurezza ed elevati costi di mantenimento. Perché, si sa, le nostre informazioni personali, non le lasceremmo mai nelle mani di uno sconosciuto e per di più spiantato.Ma l’infi nita semplifi cazione che la nuvola porta con sé, per la quale noi consumatrici siamo tenute solo a ricordarci la password per accedere a quei servizi che fl uttuano “nonsisabenedove”, senza doverci più preoccupare dell’infrastruttura (vd. scatola pesante e da spolverare), è un bene per il mercato e per noi. Da un lato si allarga la base dei potenziali utenti della tecnologia, dall’altro la nuvola si presta benissimo a fungere da memoria virtuale, una protesi per il nostro cervello che arricchisce le nostre capacità cognitive. E ci rende ancora più intelligenti e ben organizzate.