gioventù Incontro conIncontro con - Sito ufficiale del Comune di … · 2002-10-22 · degli...

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Biblioteca comunale “Renato Fucini” Incontro con Incontro con Incontro con Incontro con Lidia Ravera Lidia Ravera Lidia Ravera Lidia Ravera Venerdì 8 novembre 2002, ore 16.45 Sala Maggiore dell’ex convento di S. Stefano degli Agostiniani Via Cavour, 36 - Empoli (FI) Un rigido inverno in una Torino addormentata dal benessere e dalla routine quotidiana vede l’estremo, disperato tentativo da parte di Alexandra, donna dallo charme ancora intatto, di ricucire le trame di un passato eroico sostenuto da ideali ormai superati da un presente senza storia, di un amore bruscamente lasciato in sospeso, ma mai sopito, alimentato da una passione incontenibile, capace di resistere ad anni di assenza e di straziante nostalgia, di rimpianti per gioie mai vissute, per attimi di felicità strappati a due vite segnate da un comune destino, dolorosamente lontane per evitare un legame intenso a tal punto da risultare distruttivo. Eppure il trascorrere degli anni richiama il desiderio di incontrarsi, di risvegliare emozioni sepolte da una giovinezza strozzata, escogitando l’organizzazione di una festa, una rimpatriata tra vecchi “compagni di scuola” che si rivela ricca di suspense per la mancata presenza dell’ospite più atteso, Carlo Ronchi, un tempo leader della contestazione giovanile negli anni caldi del ’68, benestante alleato di battaglie perdute ora divenuto un famoso direttore d’orchestra, emigrato negli Stati Uniti e richiamato al suo passato torinese da un invito tanto inatteso quanto gradito e accattivante. Ma il ritorno del musicista si trasforma in un incubo, inspiegabilmente prigioniero di Angelo Cugno, imponente operaio sessantottino del Sud un tempo dipendente della Fiat, vecchio amico “proletario” di Carlo in credito con la vita, alla continua ricerca di una giustizia sociale irraggiungibile, nostalgico assertore di un’utopia naufragata sulle spiagge dell’indifferenza, pieno di rabbia e di rancore verso coloro che hanno optato per una vita agiata e soprattutto verso il compagno di sempre, simbolo del tradimento ideologico e generazionale. La narrazione, intensa e coinvolgente, ripercorre le tappe salienti del ’68, ponendone in risalto i risvolti più deludenti e fallimentari rivissuti attraverso il ricordo dei protagonisti, colorando di mistero le loro vicende che vengono ad intrecciarsi in modo rocambolesco, con un finale sorprendentemente tragico. Un ottimo romanzo, avvincente come un giallo e struggente come il più romantico racconto ottocentesco, in un cocktail misurato di rievocazione storica, passione politica, ideali rinnegati ed amori perduti. A cura di Francesca Palareti Biblioteca comunale “R. Fucini” - Via Cavour 36 - Empoli (FI) Tel. 0571/757840 Fax 0571/757832 URL: http://www.comune.empoli.fi.it/biblioteca/biblioteca.htm E-mail: [email protected] Romanzo scaturito da suggestioni maturate durante un viaggio compiuto dalla scrittrice in India, Maledetta gioventù narra le vicende di Linda, madre e moglie delusa, vittima di un tradimento da parte del marito Carlo, affermato docente universitario, alla ricerca di una rigenerazione interiore in una terra lontana e sconosciuta, per assaporare la cadenza lenta e magica degli itinerari indiani in contrapposizione al ritmo convulso ed incalzante delle relazioni romane. Le storie che si intrecciano sono scandite dalla condizione di turista, viaggiatore e pellegrino, metafore di un’ideale ascesi, in una sorta di allontanamento e ridimensionamento dell’io. L’incontro con Claire, colpita più duramente di lei dalla sventura, avendo subito la perdita dei figli, fa sentire alla protagonista la fatuità dell’evento che ha improvvisamente sconvolto la sua esistenza. Il viaggio, quindi, diventa per Linda uno strumento per confondersi col mondo, lasciandosi sommergere e travolgere da una realtà diversa da quella abituale, alla quale suo malgrado farà ritorno per occupare lo stesso posto di sempre nella società, ma portando dentro di sé i segni di una purificazione interiore indelebile. Lidia Ravera La festa è finita Milano, Mondadori, 2002 Lidia Ravera Maledetta gioventù Milano, Mondadori, 1999 Lidia Ravera Né giovani né vecchi Milano, Mondadori, 2000 Riprendendo la linea dei pensieri e sentimenti tracciata nell'ideale colloquio col figlio di In quale nascondiglio del cuore, Lidia Ravera si misura con il tema del tempo che passa, e che trasforma in modo inesorabile chi oggi è tra i quaranta e i cinquant'anni in persone che non rientrano in nessuna tradizionale classe d'età: non sono più giovani, ma non sono ancora vecchi. Si tratta di una generazione di mezzo, che ha avuto vent'anni quando sembrava possibile ridisegnare il mondo, quando i giovani si arrogavano il diritto di modificare i destini del mondo, facendo della gioventù la vera e propria bandiera del cambiamento. Oggi quella generazione è chiamata alla resa dei conti da un lato con i propri genitori, portatori di valori segnati dal sacrificio e dalla responsabilità, dall'altro con i propri figli, a cui hanno insegnato “il diritto a prendersi la vita, invece di pagarne il prezzo”.

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B i b l i o t e c a c o m u n a l e

“ R e n a t o F u c i n i ”

Incontro conIncontro conIncontro conIncontro con

Lidia Ravera Lidia Ravera Lidia Ravera Lidia Ravera

Venerdì 8 novembre 2002, ore 16.45 Sala Maggiore dell’ex convento di

S. Stefano degli Agostiniani Via Cavour, 36 - Empoli (FI)

Lidia Ravera La festa è finita Milano, Mondadori, 2002

Un rigido inverno in una Torino addormentata dal benessere e dalla routine quotidiana vede l’estremo, disperato tentativo da parte di Alexandra, donna dallo charme ancora intatto, di ricucire le trame di un passato eroico sostenuto da ideali ormai superati da un presente senza storia, di un amore bruscamente lasciato in sospeso, ma mai sopito, alimentato da una passione incontenibile, capace di resistere

ad anni di assenza e di straziante nostalgia, di rimpianti per gioie mai vissute, per attimi di felicità strappati a due vite segnate da un comune destino, dolorosamente lontane per evitare un legame intenso a tal punto da risultare distruttivo. Eppure il trascorrere degli anni richiama il desiderio di incontrarsi, di risvegliare emozioni sepolte da una giovinezza strozzata, escogitando l’organizzazione di una festa, una rimpatriata tra vecchi “compagni di scuola” che si rivela ricca di suspense per la mancata presenza dell’ospite più atteso, Carlo Ronchi, un tempo leader della contestazione giovanile negli anni caldi del ’68, benestante alleato di battaglie perdute ora divenuto un famoso direttore d’orchestra, emigrato negli Stati Uniti e richiamato al suo passato torinese da un invito tanto inatteso quanto gradito e accattivante. Ma il ritorno del musicista si trasforma in un incubo, inspiegabilmente prigioniero di Angelo Cugno, imponente operaio sessantottino del Sud un tempo dipendente della Fiat, vecchio amico “proletario” di Carlo in credito con la vita, alla continua ricerca di una giustizia sociale irraggiungibile, nostalgico assertore di un’utopia naufragata sulle spiagge dell’indifferenza, pieno di rabbia e di rancore verso coloro che hanno optato per una vita agiata e soprattutto verso il compagno di sempre, simbolo del t radimento ideologico e generazionale. La narrazione, intensa e coinvolgente, ripercorre le tappe salienti del ’68, ponendone in risalto i risvolti più deludenti e fallimentari rivissuti attraverso il ricordo dei protagonisti, colorando di mistero le loro vicende che vengono ad intrecciarsi in modo rocambolesco, con un finale sorprendentemente tragico. Un ottimo romanzo, avvincente come un giallo e struggente come il più romantico racconto ottocentesco, in un cocktail misurato di rievocazione storica, passione politica, ideali rinnegati ed amori perduti.

A cura di Francesca Palareti

Biblioteca comunale “R. Fucini” - Via Cavour 36 - Empoli (FI) Tel. 0571/757840 Fax 0571/757832 URL: http://www.comune.empoli.fi.it/biblioteca/biblioteca.htm E-mail: [email protected]

Romanzo scaturito da suggestioni maturate durante un viaggio compiuto dalla scrittrice in India, Maledetta gioventù narra le vicende di Linda, madre e moglie delusa, vittima di un tradimento da parte del marito Carlo, affermato docente universitario, alla ricerca di una rigenerazione interiore in una terra lontana e sconosciuta, per assaporare la cadenza lenta e magica

degli itinerari indiani in contrapposizione al ritmo convulso ed incalzante delle relazioni romane. Le storie che si intrecciano sono scandite dalla condizione di turista, viaggiatore e pellegrino, metafore di un’ideale ascesi, in una sorta di allontanamento e ridimensionamento dell’io. L’incontro con Claire, colpita più duramente di lei dalla sventura, avendo subito la perdita dei figli, fa sentire alla protagonista la fatuità dell’evento che ha improvvisamente sconvolto la sua esistenza. Il viaggio, quindi, diventa per Linda uno strumento per confondersi col mondo, lasciandosi sommergere e travolgere da una realtà diversa da quella abituale, alla quale suo malgrado farà ritorno per occupare lo stesso posto di sempre nella società, ma portando dentro di sé i segni di una purificazione interiore indelebile.

Lidia Ravera La festa è finita Milano, Mondadori, 2002

Lidia Ravera Maledetta gioventù Milano, Mondadori, 1999

Lidia Ravera Né giovani né vecchi Milano, Mondadori, 2000

Riprendendo la linea dei pensieri e sentimenti t racciata nell ' ideale colloquio col figlio di In quale nascondiglio del cuore, Lidia Ravera si misura con il tema del tempo che passa, e che trasforma in modo inesorabile chi oggi è tra i quaranta e i cinquant'anni in persone che non rientrano in nessuna tradizionale classe d'età: non sono più giovani, ma non sono ancora vecchi. Si

tratta di una generazione di mezzo, che ha avuto vent'anni quando sembrava possibile ridisegnare il mondo, quando i giovani si arrogavano il diritto di modificare i destini del mondo, facendo della gioventù la vera e propria bandiera del cambiamento. Oggi quella generazione è chiamata alla resa dei conti da un lato con i propri genitori, portatori di valori segnati dal sacrificio e dalla responsabilità, dall'altro con i propri figli, a cui hanno insegnato “il diritto a prendersi la vita, invece di pagarne il prezzo”.

Pubblicato per la prima volta venticinque anni fa da Savelli, questo romanzo ha segna-to l'esordio narrativo di Lidia Ravera, ac-compagnata in questa avventura da Marco Lombardo Radice. Ripubblicato più volte negli anni successivi, il libro ci restituisce a distanza di tempo tutta la disperata voglia di

cambiare dei ragazzi del Sessantotto, impegnati a filtrare attraverso i must della politica la propria scoperta di se stessi, del mondo dei sentimenti e della sessualità. Rocco e Antonia sono due sedicenni che al Liceo Mamiani di Roma partecipano attivamente alle occupa-zioni e ai dibattiti sull'autogestione scolastica, attorniati da funzio-nari di partito a caccia di consensi politici e di effusioni amorose, genitori di sinistra incapaci di comunicare, collettivi studenteschi che impongono i riti dell'autocoscienza di gruppo a detrimento degli spazi di coppia. Un libro tenero e divertente, per rileggere una pagi-na del nostro recente passato, e scoprirne le distanze dall'oggi.

Scrive una madre al figlio quattordicenne: la famiglia, che ai miei tempi era conside-rata una galera, per voi e' un rifugio. Tenete da conto parentele che noi scacciavamo via come le mosche. Vi preoccupate delle no-stre debolezze, ci rimproverate di non riu-

scire a tenere insieme la coppia. Ma voi, in quale nascondiglio del cuore sperimentate il distacco dalla generazione che vi ha precedu-to? Dove imparate a diventare grandi? Tante domande, intessute in una trama intensa e colorata di riflessioni sull'essere giovani oggi e sull'essere stati giovani nei mitici anni del Sessantotto, quando all'o-rizzonte si stagliavano le linee - poi sfumate - di un Futuro da pro-gettare con l'ottimismo della volontà. Tante domande, accostate tra loro in un caleidoscopio di impressioni e sentimenti da una “madre anche”, una di quelle donne che per prime in Italia hanno avuto modo di vivere la maternità come scelta consapevole, e non come destino di genere: che hanno deciso di avere un figlio con il cuore e con la testa, prima che col corpo, e non si sono affatto pentite.

Il volume raccoglie tre racconti, diversi fra loro per stile e intonazione, ma accomuna-ti dal fatto di parlare di sorelle: sorelle divise dal divorzio dei genitori, sorellastre unite dai nuovi matrimoni dei genitori, sorelle definitivamente separate dalla mor-

te. Il primo racconto, allegro e scanzonato, parla di due ragazzine che fanno fronte alla lontananza imposta dalla separazione dei genitori scrivendosi continue lettere piene di arguzie e giochi verbali. Il secondo racconto, più dolente, getta lo sguardo sul rap-porto stridente fra due sorellastre diverse per storia personale, indole, educazione, età. Al termine, lo straziante monologo di una donna ormai adulta, che non riesce a far fronte alla perdita della sorella maggiore, alla quale è stata legata da un rapporto di dipen-denza che, paradossalmente, ha reso entrambe più forti.

Genitori infantili ed assenti, incapaci di proporre regole comportamentali e di im-partire sani principi morali, di rappresenta-re modelli da emulare e punti di riferimen-to per i propri figli costretti a districarsi faticosamente tra le diverse famiglie di appartenenza che l’avvicendarsi degli

eventi casualmente costituisce. Protagonista e voce narrante del romanzo è un adolescente, Rocco, pienamente consapevole di avere in sorte una madre-bambina, ambiziosa, egoista, per nulla votata al sacrificio e alle incombenze domestiche e per lo più latitante, ed un padre alcolizzato, violento e con assurde velleità di poeta, scomparso circostanze misteriose, non disposto ad accet-tare l’abbandono di una moglie capricciosa ed immatura, alla disperata ricerca di una felicità irraggiungibile al fianco di una nuova compagna tanto tenera e remissiva quanto incapace di sca-tenare in lui l’emozione di una passione travolgente. La Ravera, maestra nel trattare il tema del confronto generazionale, delinea il ritratto di una giovinezza difficile, di una vita precocemente con-sumata dai dissidi familiari, spinta ad una dolorosa e rabbiosa ricerca di un posto stabile nel mondo, ingiustamente usurpato da genitori-figli che non hanno mai rispettato il proprio ruolo, tutto ciò a scapito di un giovane costretto ad una improvvisa maturità.

In questo romanzo garbato e piace-vole nella sua semplicità la Ravera mette in scena ancora una volta piccole, grandi storie di quotidiani-tà, ordinarie vicende di legami familiari ambigui e sfuggenti, mi-nati da rancori e incomprensioni, la consueta commedia della vita do-minata da contrasti generazionali e

da adolescenze difficili da gestire, con il ricorrente filo con-duttore di figure femminili immature e un po’ bambine, inca-paci di accettare fino in fondo il proprio ruolo e la realtà della propria dimensione esistenziale, desiderose ora di cre-arsi vite parallele, ora di ricucire dentro di sé i fili di una vita strappata bruscamente ai propri sogni e di sfuggire agli oneri quotidiani che mortificano le aspirazioni e l’appagamento personale. Tre sono i racconti, tre le donne protagoniste di altrettante vacanze non volute, rispettivamente a Parigi, Ansedonia e Boston, vacanze che non rappresentano un riposante distacco dalle incombenze quotidiane, ma una dolorosa pausa di ri-flessione, un’occasione per fare i conti con il proprio passato e per prendere coscienza del rifiuto del presente e, nelle pri-me due storie, della propria solitudine giovanile dovuta a genitori irresponsabili ed assenti proprio nella fase più deli-cata della crescita. L’ultimo racconto, invece, si discosta in parte dagli altri con la narrazione di una maternità fallita, di una quarantenne borghese annoiata, delusa e frustrata scam-pata casualmente ad un disastro aereo, fatalità che la spinge ad intraprendere un’esistenza nuova assumendo una diversa quanto improbabile identità, ma come il migliore personag-gio pirandelliano rimane prigioniera dei fantasmi del passato, dei rigidi schematismi sociali che precludono ad una donna ogni via d’uscita, impedendole osticamente di trasgredire alle regole del gioco. Da giugno 2001 la scrittrice organizza a Maratea un conve-gno annuale sul tema “Chi ha paura delle vacanze?”, appun-tamento che riunisce scrittori, sociologi, filosofi, storici e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo per confrontare ricerche, esperienze e testimonianze sul fenome-no di costume delle vacanze e sull’uso del tempo libero.

Lidia Ravera I compiti delle vacanze Milano, Mondadori, 1997

Lidia Ravera Porci con le ali Roma, Savelli, 1976

Lidia Ravera Nessuno al suo posto Milano, Mondadori, 1996

Lidia Ravera In quale nascondiglio del cuore. Lettera a un figlio adolescente Milano, Mondadori, 1993

Lidia Ravera Sorelle Milano, Mondadori, 1994