GIOVANNINO NON LO VOGLIO - icnovigliocasarile.gov.it · Quando la mamma gli cucinava il pesce,...

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1 GIOVANNINO NON LO VOGLIO In una città non molto lontana da qui viveva “Giovannino non lo voglio”. Strano nome vero? In realtà si chiamava Giovannino, ma lo avevano soprannominato così perché era un bambino un po’ particolare. Quando la mamma gli cucinava il pesce, Giovannino protestava: - Non lo voglio! Non mi piace! Il pesce puzza come un topo morto! BLEAH! Non andava meglio quando la mamma gli preparava il minestrone! - Non lo voglio! Sembra il vomito di un orco! - brontolava il bambino. Insomma, a ogni cibo trovava un difetto: il formaggio puzzava come i calzini di una strega, la bistecca sembrava la suola di una scarpa, le uova erano mollicce. Per non parlare della verdura e della frutta: s’inventava ogni tipo di scusa! I genitori erano esasperati, non ne potevano più, ma pur di fargli mangiare qualcosa lasciavano che ingurgitasse solo quello che voleva: torte, caramelle, patatine fritte, cioccolata, lecca-lecca... insomma, soltanto schifezze! Anche a scuola “Giovannino non lo voglio” si comportava allo stesso modo. I suoi compagni, durante la mensa, cercavano di convincerlo. - Se non mangi un po’ di tutto, non diventerai grande e forte come noi! - diceva uno - Se mangi solo porcherie, prima o poi ti ammalerai! diceva un altro. - A furia di mangiare solo dolci rimarrai sdentato! diceva un altro ancora. Ma Giovannino se ne infischiava e il suo piatto rimaneva sempre pieno. Non lo voglio!

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GIOVANNINO NON LO VOGLIO

In una città non molto lontana da qui viveva “Giovannino non lo voglio”. Strano nome vero? In realtà si chiamava Giovannino, ma lo avevano soprannominato così perché era un bambino un po’ particolare.

Quando la mamma gli cucinava il pesce, Giovannino protestava: - Non lo voglio! Non mi piace! Il pesce puzza come un topo morto! BLEAH! Non andava meglio quando la mamma gli preparava il minestrone! - Non lo voglio! Sembra il vomito di un orco! - brontolava il bambino. Insomma, a ogni cibo trovava un difetto: il formaggio puzzava come i calzini di una strega, la bistecca sembrava la suola di una scarpa, le uova erano mollicce. Per non parlare della verdura e della frutta: s’inventava ogni tipo di scusa!

I genitori erano esasperati, non ne potevano più, ma pur di fargli mangiare qualcosa lasciavano che ingurgitasse solo quello che voleva: torte, caramelle, patatine fritte, cioccolata, lecca-lecca... insomma, soltanto schifezze!

Anche a scuola “Giovannino non lo voglio” si comportava allo stesso modo. I suoi compagni, durante la mensa, cercavano di convincerlo.

- Se non mangi un po’ di tutto, non diventerai grande e forte come noi! - diceva uno

- Se mangi solo porcherie, prima o poi ti ammalerai! – diceva un altro.

- A furia di mangiare solo dolci rimarrai sdentato! – diceva un altro ancora.

Ma Giovannino se ne infischiava e il suo piatto rimaneva sempre pieno.

Non lo

voglio!

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La maestra le aveva provate tutte: castighi, note, compiti a valanghe... una volta lo aveva addirittura imboccato, con il risultato che Giovannino, disgustato, aveva sputato il cibo che era finito dritto in faccia alla povera maestra!

Pensate che venne un esaurimento nervoso anche alla cuoca della scuola. Aveva cucinato per lui ogni ben di Dio, ma Giovannino immancabilmente diceva: - Non lo voglio! Non mi piace! Finché un giorno, fuori di sé, si era licenziata ed era scappata dalla scuola strillando: - IO LO UCCIDOOOO! LO STRANGOLOOOOO! LO RIDUCO IN POLPETTE! - e da quel giorno nessuno l’aveva più vista.

Ma... adesso resterete a bocca aperta! Non immaginate infatti quello che successe una sera.

Dopo i soliti capricci a tavola, Giovannino era finito a letto senza cena. Nel cuore della notte si era svegliato con una fame tremenda e con la pancia che brontolava come una pentola di fagioli!

- Che fame! Quasi quasi vado in cucina di nascosto a cercare qualcosa di buono - pensò Giovannino - Speriamo che mamma e papà non mi scoprano! Così, quatto quatto, uscì dalla sua stanza e si avviò verso la cucina: nella casa regnava il silenzio e ogni cosa era avvolta nel buio. Gli oggetti che di giorno gli erano familiari, apparivano in quel momento come mostri spaventosi.

Giovannino si faceva coraggio da solo: - Ancora pochi passi... ce la posso fare!

Mentre pensava queste cose, Giovannino si sentiva un po’ strano: aveva la testa pesante, le braccia e le gambe gli sembravano rigide e in bocca avvertiva qualcosa di insolito - Boh, sarà la paura ! - disse tra sé Giovannino.

Finalmente arrivò in cucina, accese la luce e si precipitò verso il frigorifero in cerca di qualcosa di buono ma... ORRORE! Passando davanti allo specchio che si trovava vicino alla porta, Giovannino fu preso dal panico: la sua testa era diventata un’enorme caramella, al posto delle braccia aveva due lunghe patatine fritte e le gambe si erano trasformate in due enormi lecca-

Veronica Bonfichi

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lecca! E i suoi poveri denti? Tutti spariti! Ne era rimasto solo uno e per giunta tutto cariato! Giovannino avrebbe voluto urlare a squarciagola, ma era talmente terrorizzato che la voce non gli usciva. Allora cercò di correre dalla mamma e dal papà ma... la porta si chiuse improvvisamente e lui non riusciva ad aprirla. Le gambe, anzi, i lecca-lecca gli tremavano come gelatina e il suo cuore era un tamburo impazzito!

A questo punto successe un fatto incredibile. Lo sportello del frigorifero si spalancò e dall’interno cominciarono ad uscire peperoni, zucchine, insalata, broccoli, arance, mele, carote, banane, pere... che minacciosamente avanzavano verso Giovannino gridando:

“Guarda cosa è capitato, perché non ci hai mai assaggiato!

La tua testa a caramella non è certo molto bella! Tu sei stato capriccioso e adesso sei mostruoso!

Gambe e braccia più non hai passerai dei grossi guai.

La tua bocca sorridente

non ha più neanche un dente!

I tuoi amici che diranno?

Di sicuro rideranno!

Tu eri stato già avvisato

te ne sei proprio infischiato.

Ora piangi, poverino...

perché sei assai bruttino!

Non volevi la verdura? Ora guarda che figura!

Disdegnavi anche la frutta, ora te la vedi brutta!

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Giovannino non riusciva a respirare per quanto era spaventato, non sapeva cosa fare, ma usò l’ultimo fiato che gli rimaneva in corpo per gridare disperatamente: - AIUTOOOO!!! - e mentre il suo urlo rimbombava nella casa immersa nel silenzio... il bambino, grondante di sudore, si ritrovò nel suo letto. Era stato solo un sogno! Un terribile incubo! I genitori, preoccupati, si precipitarono nella cameretta del figlio e lo trovarono rannicchiato che piangeva a dirotto.

- Tesoro mio, ma cosa ti è successo? - gli chiese la mamma. Giovannino riuscì solo a farfugliare qualche parola confusa: - La testa! Una caramella! I miei denti e... le patatine! I peperoni ... urlavano, le gambe lecca-lecca! La mamma, ovviamente, non riuscì a capire niente di quella spiegazione strampalata ma, poiché le mamme intuiscono sempre tutto, disse:

- E’ stato solo un brutto sogno, calmati, non è successo niente. Adesso è ora di alzarsi: preparati e vieni a fare colazione.

Giovannino, ancora un po’ frastornato, scese dal letto e andò a fare colazione. Si avvicinò pian piano alla porta della cucina, sbirciò dentro per assicurarsi che fosse tutto a posto e che non ci fossero in giro vegetali parlanti e si sedette a tavola... naturalmente dopo aver dato anche una controllatina allo specchio! Era tutto ok. Si sentiva un po’ sciocco... cosa pensava di trovare? Era stato solo un terribile sogno! Così scacciò i brutti pensieri e si concentrò sulla colazione.

La mamma gli aveva preparato del pane tostato, un bel bicchiere di latte e una grossa arancia...

Ora sicuramente ognuno di voi si aspetta che Giovannino, imparata la lezione, abbia mangiato tutto. Ma non andò così perché, guardando la colazione, ricominciò con il solito ritornello: - Non la voglio! Non mi piace! Voglio la brioche!

Ma ecco che subito si sentì una vocina che diceva: - Aaah... ma allora hai la memoria corta! Non ti ricordi cosa è successo questa notte? Il bambino un po’ allarmato chiese: - Mamma, hai detto qualcosa?! - Ma che mamma! Sono io che sto parlando! - riprese la vocina - Mi vedi? Sono qui sulla tavola, proprio davanti a te!

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Giovannino guardò verso la tavola e... incredibile! L’arancia gli stava parlando e, tendendo un ditino minaccioso, urlava: - Ricordi come eri brutto questa notte? Non ti è servita la lezione? Vuoi che apra il frigorifero e che chiami i rinforzi? Se non vuoi più sentirmi nelle orecchie, devi mangiarmi!

Quindi... non era stato un sogno! A questo punto Giovannino, sconvolto, mangiò non solo l’arancia ma anche tutte le altre cose che la mamma gli aveva preparato.

La storia finisce qui.

- Come finisce qui?! - vi chiederete - E Giovannino che fine ha fatto? E’ diventato un bravo bambino? Ora mangia un po’ di tutto?

Beh, proprio bravo non si può dire, fa ancora qualche capriccio ma... quando ci prova, i cibi gli parlano e non smettono di martellargli le orecchie finché almeno non li assaggia! A dire il vero, ha scoperto che molte cose che non mangiava in realtà sono molto gustose e gli piacciono. Le persone che lo conoscono non sanno spiegarsi il perché di questo cambiamento, ma tutti sono molto contenti e ora... lo chiamano solo “Giovannino”.

E tu che bambino sei? Assaggi e mangi un po’ di tutto? Speriamo di sì, perché non si sa mai cosa potrebbe succederti!

Storia inventata, scritta e disegnata

dagli alunni della

classe III A

Andrea Bonati

Filippo Piccioni