Giovanni Verga Due opposte concezioni di vita: padron...

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1 © Pearson Italia spa Paolo Di Sacco, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori Nella seconda parte del romanzo, Verga focalizza il racconto interamente sulla famiglia Malavo- glia. Diversamente da quanto accadeva nei primi capitoli, ora l’incompatibilità non separa più la volgare mentalità paesana dai buoni e semplici Malavoglia, perché la divisione si è incuneata al- l’interno della famiglia stessa. Da un lato ci sono coloro che custodiscono la tradizione (il non- no, la Longa, Mena), dall’altro chi la mette in discussione (il giovane ’Ntoni). Due opposte concezioni di vita: padron ’Ntoni e ’Ntoni I Malavoglia, capitolo XI Anno: 1881 Temi: il drammatico confronto tra diversi criteri di vita l’ancoraggio alla tradizione di padron ’Ntoni la «brama di meglio» da parte di ’Ntoni Giovanni Verga Una volta ’Ntoni Malavoglia, andando gironi 1 pel paese, aveva visto due giovanotti che s’erano imbarcati qualche anno prima a Riposto, 2 a cercar fortuna, e tornavano da Trieste, o da Alessandria d’Egitto, 3 insomma da lontano, e spendevano e spande- vano all’osteria meglio di compare Naso, o di padron Cipolla; si mettevano a caval- cioni sul desco; 4 dicevano delle barzellette alle ragazze, e avevano dei fazzoletti di se- ta 5 in ogni tasca del giubbone; sicché il paese era in rivoluzione per loro. ’Ntoni, quando la sera tornava a casa, non trovava altro che le donne, le quali mu- tavano la salamoia 6 nei barilotti, e cianciavano in crocchio colle vicine, sedute sui sassi; e intanto ingannavano il tempo a contare storie e indovinelli, buoni pei ragaz- zi, 7 i quali stavano a sentire con tanto d’occhi intontiti dal sonno. Padron ’Ntoni ascoltava anche lui, tenendo d’occhio lo scolare della salamoia, e approvava col capo quelli che contavano le storie più belle, e i ragazzi che mostravano di aver giudizio come i grandi nello spiegare gli indovinelli. – La storia buona, disse allora ’Ntoni, è quella dei forestieri che sono arrivati oggi, con dei fazzoletti di seta che non par vero; e i denari non li guardano cogli occhi, 8 quando li tirano fuori dal taschino. Hanno visto mezzo mondo, dice, 9 che Trezza ed Aci Castello messe insieme, sono nulla in paragone. Questo l’ho visto anch’io; 10 e laggiù la gente passa il tempo a scialarsi 11 tutto il giorno, invece di stare a salare le ac- ciughe; e le donne, vestite di seta e cariche di anelli meglio della Madonna dell’Ogni- na, vanno in giro per le vie a rubarsi i bei marinari. Le ragazze sgranavano gli occhi, e padron ’Ntoni stava attento anche lui, come quando i ragazzi spiegavano gli indovinelli [...]. Le file dei barilotti si allineavano sempre lungo il muro, e padron ’Ntoni, come ne metteva uno al suo posto, coi sassi di sopra, diceva: – E un altro! Questi a Ognissan- ti son tutti danari. ‘Ntoni allora rideva, che pareva padron Fortunato 12 quando gli parlavano della ro- ba degli altri. – Gran denari! borbottava; e tornava a pensare a quei due forestieri che andavano di qua e di là, e si sdraiavano sulle panche dell’osteria, e facevano suonare 5 10 15 20 25 1. andando gironi: a spasso, a zonzo. È un sintomo di irrequietezza. 2. Riposto: un grosso paese vicino a Catania. 3. Trieste... d’Egitto: nella mentalità dei paesani, due porti lontani e favolosi, luo- ghi però anche di dispersione e morte: nel mare di Trieste era morto Luca Malavoglia e da Alessandria non era più tornato il pa- dre della Nunziata, lasciandola sola ad ac- cudire i suoi fratellini. 4. desco: tavolo. 5. di seta: pregiati, dunque. 6. la salamoia: acqua e sale per conserva- re il pesce. Se veniva venduto salato, il pe- sce dava maggiore guadagno. 7. buoni pei ragazzi: ’Ntoni disprezza la sapienza di proverbi e indovinelli popolari, che gli sembra adatta solo a chi, come ai ragazzi, crede ancora alle favole. 8. non li guardano cogli occhi: cioè li spendono senza badarci troppo. 9. dice: dicono; ma il singolare è la forma colloquiale. 10. anch’io: quando è stato soldato a Na- poli. 11. scialarsi: divertirsi, con contrasto vo- luto rispetto a salare. 12. padron Fortunato: padron Cipolla, che possiede terreni e case e disprezza la roba altrui.

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1 © Pearson Italia spa Paolo Di Sacco, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

Nella seconda parte del romanzo, Verga focalizza il racconto interamente sulla famiglia Malavo-glia. Diversamente da quanto accadeva nei primi capitoli, ora l’incompatibilità non separa più lavolgare mentalità paesana dai buoni e semplici Malavoglia, perché la divisione si è incuneata al-l’interno della famiglia stessa. Da un lato ci sono coloro che custodiscono la tradizione (il non-no, la Longa, Mena), dall’altro chi la mette in discussione (il giovane ’Ntoni).

Due opposte concezioni di vita: padron ’Ntoni e ’Ntoni

I Malavoglia, capitolo XI

Anno: 1881Temi: • il drammatico confronto tra diversi criteri di vita • l’ancoraggio alla tradizione di padron ’Ntoni • la «brama di meglio» da parte di ’Ntoni

Giovanni Verga

Una volta ’Ntoni Malavoglia, andando gironi1 pel paese, aveva visto due giovanottiche s’erano imbarcati qualche anno prima a Riposto,2 a cercar fortuna, e tornavanoda Trieste, o da Alessandria d’Egitto,3 insomma da lontano, e spendevano e spande-vano all’osteria meglio di compare Naso, o di padron Cipolla; si mettevano a caval-cioni sul desco;4 dicevano delle barzellette alle ragazze, e avevano dei fazzoletti di se-ta5 in ogni tasca del giubbone; sicché il paese era in rivoluzione per loro.

’Ntoni, quando la sera tornava a casa, non trovava altro che le donne, le quali mu-tavano la salamoia6 nei barilotti, e cianciavano in crocchio colle vicine, sedute suisassi; e intanto ingannavano il tempo a contare storie e indovinelli, buoni pei ragaz-zi,7 i quali stavano a sentire con tanto d’occhi intontiti dal sonno. Padron ’Ntoniascoltava anche lui, tenendo d’occhio lo scolare della salamoia, e approvava col capoquelli che contavano le storie più belle, e i ragazzi che mostravano di aver giudiziocome i grandi nello spiegare gli indovinelli.

– La storia buona, disse allora ’Ntoni, è quella dei forestieri che sono arrivati oggi,con dei fazzoletti di seta che non par vero; e i denari non li guardano cogli occhi,8

quando li tirano fuori dal taschino. Hanno visto mezzo mondo, dice,9 che Trezza edAci Castello messe insieme, sono nulla in paragone. Questo l’ho visto anch’io;10 elaggiù la gente passa il tempo a scialarsi11 tutto il giorno, invece di stare a salare le ac-ciughe; e le donne, vestite di seta e cariche di anelli meglio della Madonna dell’Ogni-na, vanno in giro per le vie a rubarsi i bei marinari.

Le ragazze sgranavano gli occhi, e padron ’Ntoni stava attento anche lui, comequando i ragazzi spiegavano gli indovinelli [...].

Le file dei barilotti si allineavano sempre lungo il muro, e padron ’Ntoni, come nemetteva uno al suo posto, coi sassi di sopra, diceva: – E un altro! Questi a Ognissan-ti son tutti danari.

‘Ntoni allora rideva, che pareva padron Fortunato12 quando gli parlavano della ro-ba degli altri. – Gran denari! borbottava; e tornava a pensare a quei due forestieri cheandavano di qua e di là, e si sdraiavano sulle panche dell’osteria, e facevano suonare

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1. andando gironi: a spasso, a zonzo. Èun sintomo di irrequietezza.2. Riposto: un grosso paese vicino a Catania.3. Trieste... d’Egitto: nella mentalità deipaesani, due porti lontani e favolosi, luo-ghi però anche di dispersione e morte: nelmare di Trieste era morto Luca Malavogliae da Alessandria non era più tornato il pa-dre della Nunziata, lasciandola sola ad ac-cudire i suoi fratellini.

4. desco: tavolo.5. di seta: pregiati, dunque.6. la salamoia: acqua e sale per conserva-re il pesce. Se veniva venduto salato, il pe-sce dava maggiore guadagno.7. buoni pei ragazzi: ’Ntoni disprezza lasapienza di proverbi e indovinelli popolari,che gli sembra adatta solo a chi, come airagazzi, crede ancora alle favole.8. non li guardano cogli occhi: cioè li

spendono senza badarci troppo.9. dice: dicono; ma il singolare è la formacolloquiale.10. anch’io: quando è stato soldato a Na-poli.11. scialarsi: divertirsi, con contrasto vo-luto rispetto a salare.12. padron Fortunato: padron Cipolla,che possiede terreni e case e disprezza laroba altrui.

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i soldi nelle tasche. Sua madre lo guardava come se gli leggesse nella testa; né la face-vano ridere le barzellette che dicevano nel cortile. [...]

– Il peggio, disse infine Mena, è spatriare13 dal proprio paese, dove fino14 i sassi viconoscono, e dev’essere una cosa da rompere il cuore15 il lasciarseli dietro per la stra-da. «Beato quell’uccello, che fa il nido al suo paesello».

– Brava Sant’Agata!16 conchiuse17 il nonno. Questo si chiama parlare con giudizio.– Sì! brontolò ’Ntoni, intanto, quando avremo sudato e faticato per farci il nido ci

mancherà il panico;18 e quando arriveremo a ricuperar la casa del nespolo, dovremocontinuare a logorarci la vita dal lunedì al sabato; e saremo sempre da capo!

– O tu che non vorresti lavorare più? Cosa vorresti fare? l’avvocato?19

– Io non voglio fare l’avvocato! brontolò ’Ntoni, e se ne andò a letto di cattivoumore.

Ma d’allora in poi non pensava ad altro che a quella vita senza pensieri e senza fa-tica che facevano gli altri; e la sera, per non sentire quelle chiacchiere senza sugo,20 simetteva sull’uscio colle spalle al muro, a guardare la gente che passava, e digerirsi lasua mala sorte;21 almeno così si riposava pel giorno dopo, che si tornava22 da capo afar la stessa cosa, al pari dell’asino di compare Mosca,23 il quale come vedeva pren-dere il basto gonfiava la schiena aspettando che lo bardassero! – Carne d’asino! bor-bottava; ecco cosa siamo! Carne da lavoro!24 E si vedeva chiaro che era stanco diquella vitaccia, e voleva andarsene a far fortuna, come gli altri; tanto che sua madre,poveretta, l’accarezzava sulle spalle,25 e l’accarezzava pure col tono della voce, e cogliocchi pieni di lagrime, guardandolo fiso26 per leggergli dentro e toccargli il cuore. Maei diceva di no,27 che sarebbe stato meglio per lui e per loro; e quando tornava poisarebbero stati tutti allegri. La povera donna non chiudeva occhio in tutta la notte, einzuppava di lagrime il guanciale. Infine il nonno se ne accorse, e chiamò il nipotefuori dell’uscio, accanto alla cappelletta,28 per domandargli cosa avesse.

– Orsù, che c’è di nuovo? dillo a tuo nonno, dillo! – ’Ntoni si stringeva nelle spal-le; ma il vecchio seguitava ad accennare29 di sì col capo, e sputava, e si grattava il ca-po cercando le parole.

– Sì, sì, qualcosa ce l’hai in testa, ragazzo mio! Qualcosa che non c’era prima. «Chiva coi zoppi, all’anno zoppica».30

– C’è che sono un povero diavolo! ecco cosa c’è!– Bè! che novità! e non lo sapevi? Sei quel che è stato tuo padre, e quel ch’è stato

tuo nonno! «Più ricco è in terra chi meno desidera». «Meglio contentarsi che lamen-tarsi».

– Bella consolazione!Questa volta il vecchio trovò subito le parole, perché si sentiva il cuore sulle lab-

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13. spatriare: allontanarsi. Mena ha no-stalgia del fidanzato Alfio Mosca, partitoda Trezza senza più tornare.14. fino: perfino. Anche Alfio Mosca, an-dandosene, aveva detto: «Sarei rimastoqui, che fino i muri mi conoscono...».15. rompere il cuore: “spezzare il cuore”;ma l’immagine di Mena è più efficace nelsuo realismo.16. sant’Agata: il solito soprannome diMena: come la martire siciliana, ella im-persona le virtù femminili. 17. conchiuse: concluse.18. panìco: miglio; una volta recuperata lacasa del nespolo, non avremo di che man-giare, in un circolo vizioso immutabile acui ’Ntoni vuole sottrarsi.19. l’avvocato: nella mentalità popolare èl’approfittatore che campa sulle disgrazie

altrui (cfr. l’azzeccagarbugli nei Promessisposi).20. senza sugo: inconcludenti, vuote; laconversazione familiare, che gira e rigirasempre sui medesimi argomenti, non loattrae più.21. e digerirsi.. sorte: a ruminare il suodisgraziato destino.22. che si tornava: la congiunzione chesegnala l’inserzione del discorso indirettolibero; l’autore lascia spazio al punto di vi-sta di ’Ntoni.23. compare Mosca: il carrettiere vicinodi casa dei Malavoglia, allontanatosi daTrezza per cercar fortuna (� nota 14).L’asino è il simbolo della rassegnazione,della passività.24. Carne da lavoro: destinati, come be-stie da soma, a vivere una vita di stenti e

di fatiche, senza raccogliere mai altro chebastonate. 25. l’accarezzava sulle spalle: la Longapercepisce il disagio profondo del figlio, manon sa come rispondere alle sue esigenze;può solo comunicargli il proprio affetto.26. fiso: fisso, in profondità.27. diceva di no: non accoglieva l’affet-tuoso richiamo materno.28. cappelletta: l’altarino con un’immagi-ne sacra posto sul muro esterno della casa.29. accennare: far cenno.30. all’anno zoppica: in breve finisce perzoppicare anche lui. Il nonno è convintoche siano state le cattive compagnie amettere in testa al nipote le smanie di no-vità.31. il cuore sulle labbra: le parole glivengono dal cuore, spontanee e sincere.

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3 © Pearson Italia spa Paolo Di Sacco, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

– Almeno non lo dire davanti a tua madre.– Mia madre... Era meglio che non mi avesse partorito, mia madre!– Sì, accennava padron ’Ntoni, sì! meglio che non t’avesse partorito, se oggi dovevi

parlare in tal modo.‘Ntoni per un po’ non seppe che dire: – Ebbene! esclamò poi, lo faccio per lei, per

voi, e per tutti. Voglio farla ricca, mia madre! ecco cosa voglio. Adesso ci arrabattia-mo colla casa e colla dote di Mena; poi crescerà Lia, e un po’ che le annate andrannoscarse staremo sempre nella miseria. Non voglio più farla questa vita. Voglio cam-biar stato,32 io e tutti voi. Voglio che siamo ricchi, la mamma, voi, Mena, Alessi e tut-ti.

Padron ’Ntoni spalancò tanto d’occhi, e andava ruminando quelle parole, comeper poterle mandar giù. – Ricchi! diceva, ricchi! e che faremo quando saremo ricchi?

‘Ntoni si grattò il capo, e si mise a cercare33 anche lui cosa avrebbero fatto. – Fare-mo quel che fanno gli altri... Non faremo nulla, non faremo!... Andremo a stare incittà, a non far nulla, e a mangiare pasta e carne tutti i giorni.

– Va, va a starci tu in città. Per me io voglio morire dove son nato; – e pensando al-la casa dove era nato, e che non era più sua si lasciò cadere la testa sul petto. – Tu seiun ragazzo, e non lo sai!... non lo sai!... Vedrai cos’è quando non potrai più dormirenel tuo letto; e il sole non entrerà più dalla tua finestra!... Lo vedrai! te lo dico io cheson vecchio!

Il poveraccio tossiva che pareva soffocasse, col dorso34 curvo, e dimenava trista-mente35 il capo: – «Ad ogni uccello, suo nido è bello». Vedi quelle passere? le vedi?Hanno fatto il nido sempre colà, e torneranno a farcelo, e non vogliono andarsene.

– Io non sono una passera. Io non sono una bestia come loro! rispondeva ’Ntoni.Io non voglio vivere come un cane alla catena, come l’asino di compare Alfio, o co-me un mulo da bindolo,36 sempre a girar la ruota; io non voglio morir di fame in uncantuccio, o finire in bocca ai pescicani.

– Ringrazia Dio piuttosto, che t’ha fatto nascer qui; e guardati dall’andare a morirelontano dai sassi che ti conoscono. «Chi cambia la vecchia per la nuova, peggio tro-va».37 Tu hai paura del lavoro, hai paura della povertà;38 ed io che non ho più né letue braccia né la tua salute non ho paura, vedi! «Il buon pilota39 si prova alle burra-sche». Tu hai paura di dover guadagnare il pane che mangi; ecco cos’hai! Quando labuon’anima di tuo nonno40 mi lasciò la Provvidenza e cinque bocche da sfamare, ioera più giovane di te, e non aveva paura; ed ho fatto il mio dovere41 senza brontolare;e lo faccio ancora; e prego Iddio di aiutarmi a farlo sempre sinché ci avrò gli occhiaperti, come l’ha fatto tuo padre, e tuo fratello Luca, benedetto! che non ha avutopaura di andare a fare il suo dovere. Tua madre l’ha fatto anche lei il suo dovere, po-vera femminuccia, nascosta fra quelle quattro mura; e tu non sai quante lagrime hapianto, e quante ne piange ora che vuoi andartene; che la mattina tua sorella trova illenzuolo tutto fradicio! E nondimeno sta zitta e non dice di queste cose che ti ven-gono in mente; e ha lavorato, e si è aiutata come una povera formica42 anche lei; nonha fatto altro, tutta la sua vita, prima che le toccasse di piangere tanto, fin da quando

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32. stato: condizione sociale.33. si mise a cercare: ’Ntoni ha le ideepiù chiare su quel che vuole abbandonare,piuttosto che su ciò a cui aspira.34. dorso: schiena; è prostrato dall’emo-zione, perché si sente chiamato a una pro-va decisiva: difendere presso il nipote ciòin cui crede e per cui ha vissuto.35. dimenava tristamente: scuoteva tri-stemente.36. bindolo: macchina a cui si attaccaval’asino o il cavallo; serviva per attingere

acqua dal pozzo.37. chi cambia peggio trova: è l’ennesi-ma formulazione dell’ideale dell’ostrica.38. Tu hai paura... povertà: secondo lui,il nipote ha paura di misurarsi con la realtàe d’impegnarsi in essa. Questa è la più lun-ga battuta pronunciata dal vecchio in tuttoil romanzo.39. pilota: timoniere; l’uomo di caratteresi rivela cioè solo nelle difficoltà.40. tuo nonno: in realtà, bisnonno; è det-to familiarmente.

41. ho fatto il mio dovere: nella mentali-tà patriarcale, il bene del singolo individuoè sempre subordinato al bene collettivodella famiglia; è la legge cui ’Ntoni si ribel-la.42. come una povera formica: al nonnoche propone a modello le passere e la for-mica, come esempi di virtù, ’Ntoni con-trappone il cane, l’asino e il mulo, rifiutan-do di doversi identificare in una bestia co-me loro.

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ti dava la poppa,43 e quando non sapevi ancora abbottonarti le brache, che alloranon ti era venuta in mente la tentazione di muovere le gambe, e andartene pel mon-do come uno zingaro.

In conclusione ’Ntoni si mise a piangere come un bambino, perché in fondo quelragazzo il cuore ce l’aveva buono come il pane; ma il giorno dopo tornò da capo.44

G. Verga, Tutti i romanzi, a cura di E. Ghidetti, Sansoni, Firenze 1983

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43. ti dava la poppa: ti offriva il seno, tiallattava.44. tornò da capo: le lacrime di ’Ntoni neindicano la momentanea resa emotiva; ma

il giovane è intimamente tutt’altro checonvinto dagli argomenti del nonno.

■ Esplode apertamente, in questo brano, il confronto rav-vicinato tra nonno e nipote e, con esso, il contrasto, in-sanabile, fra due ordini di opposti valori. • Da una parte vi è il vecchio ordine immutabile della fa-miglia patriarcale: sono i valori della tradizione incarnatidall’anziano patriarca della casa. • Dall’altra parte, il giovane nipote viene a incarnare il rifiu-to di tale tradizione e insieme l’ansia, ancora vaga e anco-ra indefinita, del «nuovo». Era il tema messo a fuoco nella Prefazione del romanzo:adesso il racconto è arrivato a uno snodo fondamentaleper quanto riguarda la sua struttura ideologica di fondo.■ La prima sequenza. L’inizio del capitolo fotografa pre-cisamente l’antitesi tra la famiglia unita e compatta nel la-voro, da una parte, e ’Ntoni, che se ne va gironi (r. 1) peril paese e che irride, quasi con la freddezza di un raziona-lista, le favole e gli indovinelli raccontati dalle donne di ca-sa. Egli si sente un realista, uno che conosce le leggi dellavita, che non sono quelle che legano la famiglia e si con-chiudono nel breve giro delle case di cui è fatto il paese.Nasce in lui, insieme al rifiuto di quella vita, il desiderio diluoghi lontani, carichi di fascino: le città di cui parlano i ma-rinai, da dove si può ritornare con fazzoletti di seta per ledonne e soldi che escono dal taschino.■ La sequenza centrale. Nonno e nipote incarnano dueculture profondamente diverse. Il contrasto è marcato anzi-tutto dal fuoco di fila di proverbi e sentenze cui padron’Ntoni e altri familiari sottopongono il giovane irrequieto:Beato quell’uccello, che fa il nido al suo paesello (r. 33); Chiva coi zoppi, all’anno zoppica (rr. 58-59) ecc. È una vera epropria rassegna dell’infallibile sapienza degli antichi. ’Ntoni non può combattere ad armi pari con il nonno suquel terreno; usa allora le armi dell’ironia e del sarcasmo.A chi gli ricorda che è Meglio contentarsi che lamentarsi (rr.62-63), replica dunque con un amaro Bella consolazione!(r. 64); oppure, al nonno che gli mostra come ad ogni uc-cello, suo nido è bello (r. 88) oppone un deciso Io non so-no una bestia come loro! (r. 90).■ Il contrasto fra nonno e nipote coinvolge anche diversi piani:• la vita delle bestie: ’Ntoni rifiuta l’esempio delle «bestie»(Carne d’asino! borbottava; ecco cosa siamo! Carne da lavo-ro!, rr. 46-47), ed è un vero affronto, per la civiltà contadina;

• il piano del sapere e del non sapere: alle ingenue bra-mosie del giovane, il vecchio oppone la propria esperienzadella vita: Tu sei un ragazzo, e non lo sai!... non lo sai...• il piano del dovere (sostenuto dal nonno) e del volere(sostenuto dal nipote). Più volte padron ’Ntoni rimarca ilconcetto del dovere (Tu hai paura di dover guadagnare il pa-ne che mangi; Ho fatto il mio dovere senza brontolare; e lofaccio ancora; tuo fratello Luca, benedetto! che non ha avutopaura di andare a fare il suo dovere. Tua madre l’ha fatto an-che lei il suo dovere, rr. 98-103): nella civiltà patriarcale idoveri verso il gruppo vengono sempre e comunque primadei diritti del singolo. ’Ntoni contrappone al gruppo la pro-pria volontà individualistica, anche se la maschera con sen-timenti di solidarietà: Voglio farla ricca mia madre, ecco cosavoglio [...] non voglio più farla questa vita! Voglio cambiarestato, io e tutti voi. Voglio che siamo ricchi (rr. 72-75).

LAVORIAMO SUL TESTO

1. Da che cosa nasce l’insofferenza di ’Ntoni per la pro-pria condizione? E come si esprime? Quali argomenti ilnonno contrappone alle irrequietezze del giovane? .......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................2. Che cos’è l’«ideale dell’ostrica»? Quali espressioni dipadron ’Ntoni la esprimono meglio........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................3. I tre capoversi iniziali sono giocati sulla contrapposi-zione tra ’Ntoni e il crocchio familiare: essi indicano conchiarezza l’impossibilità d’integrazione tra vecchio e nuovo.Sei d’accordo con questo giudizio? Spiega perché........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

LE CHIAVI DEL TESTO