giovanni campagnoli (2008), Linee guida di un centro giovani e lavoro di rete,.Bolzano

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Provincia Autonoma di Bolzano Coordinamento degli spazi giovanili Linee guida di un centro giovani e lavoro di rete Bolzano, 26 maggio 2008

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Bolzano, 26 maggio 2008

Linee guida di un centro giovani e lavoro di rete

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Valore dell´identita´di un centro giovani

Agio/disagio

Occuparsi di trasgressioni

Legalita´

Stranieri

Lavoro di rete (e strumenti per)

Prodotto/processo

Eventi/quotidianitá

Ipotesi (es. Centro giovani tematico)

TEMI GENERATORI

Risorse e progettualita´

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Spazio giovanile, spazi di aggregazione e progettaz ione

Le 4 finalità di uno spazio di aggregazione giovanile:

• 1: rappresenta il contenitore per la “nuova nascita” del giovane

• 2: da stabilità, visibilità, continuità nel territorio e nella comunità

• 3: funge da palestra, laboratorio di partecipazione e democrazia

• 4: favorisce la produzione culturale giovanile tramite l’azione rielaborata

Se l’obiettivo del Centro è il raggiungimento di queste quattro finalità, il centro diventa un’efficace strumento di politiche giovanili, in grado di generare protagonismo, cittadinanza, democrazia.

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A cosa serve uno spazio per (e dei) giovani

A diventare cittadini, formandosi quindi un’identità sociale e sviluppando tutte quelle competenze sociali che servono per crescere e diventare adulti qui e oggi (partecipare, dialogare, responsabilizzarsi, promuovere, prendere decisioni, risolvere problemi, gestire gli errori, ascoltare, inventare, creare, rispettare…).

Si tratta di competenze ad alto valore, spendibili sul mercato del lavoro, acquisite grazie a percorsi di educazione non formale, che dai centri partono nella comunità

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A chi serve?

Ai giovani di questa generazione, caratterizzata da:

- MULTIAPPARTENENZA,

- UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA,

- RICERCA D’INDENTITA’,

- IMMEDIATEZZA,

- INCERTEZZA E DISORIENTAMENTO

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Gli obiettivi dell’animazione di un Centro Giovani:

1) ricerca dell’equilibrio io/noi. Senza l’equilibrio io /noi èimpossibile attivare un processo in cui le persone vivono l’esperienza comune di gruppo e di comunità come mutuamente arricchente e solidale (fiducia, accoglienza).

2) costituzione di una nuova soggettività sociale attraverso lo scambio culturale. Il gruppo è uno strumento privilegiato di animazione solo se non rimane sistema relazionale ma diventa un crogiolo di senso, un luogo di costruzione di significati e interpretazione di se e della realtà. L’animazione è vista come strumento per cambiare, che consente al singolo di crescere nel e per il gruppo di appartenenza, facendolo crescere a sua volta (il gruppo, binomio io-gruppo, gruppo-mondo, mondi-io).

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3) capacità di agire progettualmente. E’ essenziale che il metodo dell’animazione si fondi sulla capacità di far vivere esperienze in cui si avviano delle azioni per realizzarle e si valutino i risultati raggiunti. Progetti ed azioni in cui tutti i membri del gruppo possono sperimentare un adeguato protagonismo (agire strutturato, valutazione, costruzione di azioni concrete).

4) rielaborazione dei significati. Dopo aver agito è importante partire dalle esperienze vissute nelle tappe precedenti e sperimentare come la diversa lettura e combinazione degli elementi presenti nella realtà del gruppo e della comunitàpossono produrre una nuova realtà culturale, innovativa e creativa (una diversa sensibilità porta ad una diversa comprensione della realtà).

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Le attenzioni del percorso:

- 1. la definizione del clima di accoglienza (con la considerazione dell’unicità dell’altro, della presenza di segnali positivi latenti)- 2. la centratura sul piccolo gruppo- 3. i cambiamenti (individuali-gruppali-culturali)- 4. la valutazione come feed-back del processo di animazione

- 5. l’esercizio di democrazia diretta

Considerazioni da M. Pollo: “Il percorso ovvero il metodo dell’animazione”