giovanni campagnoli (2007), Le 11 ipotesi della partecipazione giovanili, Parma

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Prof. Giovanni Campagnoli Parma, 5 aprile 2007 Spazi, modalità, strumenti e significati della partecipazione giovanile.

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Comune di Parma Spazi, modalità, strumenti e significati della partecipazione giovanile. Le 11 ipotesi della partecipazione giovanile. giovanni campagnoli

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Prof. Giovanni Campagnoli

Parma, 5 aprile 2007

Spazi, modalità, strumenti e significati della partecipazione giovanile.

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Le 11 ipotesi di lavoro

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Alla ricerca della partecipazione

I Ipotesi:

Oggi la partecipazione non è un bisogno chiaramente espresso dalla maggioranza dei giovani (a differenza, ad es., degli spazi, informazioni, dell’orientamento, ecc.).

E’ più uno strumento per rispondere alla ricerca di identità.

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La partecipazione giovanile

La partecipazione però è il percorso cardine della democrazia!

E’ allora necessario e fondamentale sperimentare nuove forme di partecipazione, educando alla democrazia (attivando dei percorsi) nella Scuola e nell’Extrascuola (le istituzioni devono prendersi la funzione di educare alla partecipazione attiva).

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II Ipotesi: Percorsi di partecipazioneÈ possibile progettare percorsi di sviluppo della partecipazione giovanile* da parte delle Istituzioni che possano facilitare i processi di partecipazione dei giovani alla vita pubblica, attraverso peròforme e modalità pensati ad hoc.

* intesi come processi di apprendimento di abilità, competenze e senso dell’agire partecipativo (la partecipazione non nasce spontaneamente o per caso, ma è necessaria una intenzionalità).

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Percorsi di partecipazioneNel lavoro con i giovani non è detto che tutte le proposte debbano venire dal loro! Gli adulti (gli operatori), i docenti, hanno il doveredi fare proposte, anche forti!

Tra cui quelle di promuovere percorsi di partecipazione attiva alla vita locale, di educazione alla cittadinanza, alla legalità.

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Percorsi di partecipazioneSi tratta di percorsi che più difficilmente vengono proposti dai giovani, ma non per questo bisogna rinunciare a proporli! Se no vi è il rischio di giovanilismi facili “solo quello che vogliono i giovani”…). Se aggiungiamo poi l’attuale “crisi dei ruoli di autorità” ed il fatto che i media sono responsabili del 70% della trasmissione dei valori ai giovani, si rischia la “fine di proposte educative forti ”. Che invece piacciono ai giovani!

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III Ipotesi: partecipazione giovanile oggi

Oggi partecipazione non è più sinonimo di:

Rappresentanza: crisi delle forme tradizionali e poco spazio ai giovani all’interno di queste forme

Appartenenza: oggi più di tipo user (e, forse, massmediatiche, es. Nottibianche e Torino 2006)

Militanza : oggi più vicino al protagonismo dei giovani, a forme di espressione giovanile

Progetti con questi adolescenti

Bisogna trovare nuove forme e parole per la partecipazione giovanile!

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IV ipotesi: la lavagna delle nuove parole della

partecipazione giovanilePartecipazione: far parte e sentirsi parte (= star bene, relazione!)

Assetti variabiliGruppi e non gruppo

Pluriappartenenza

User partecipationProtagonismo

Organizzare/Fare

Coordinare

Vantaggio

Sussidiarietà orizzontale

Cittadinanza attiva giovanile

Carta Europea della partecipazione dei giovani alla vita locale

Mediatore/facilitatore

Entusiasmo, freschezza, energia, spontaneità, passione

Metodo aperto di coordinamentoCo-decisione

Informalità e Non formalità

Ascolto/comunicazione

Informazione/formazione

Partecipazione allargata (a nuove forme d’impegno + giovanili)

Capitale sociale locale=>fiducia

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La partecipazione attiva alla vita della città

Nei documenti europei il concetto di partecipazione ha una doppia dimensione :

1. quella del “prendere parte ” (il modo razionale legato al campo del diritto-fondamento) e

2. quella del “sentirsi parte ”(modalità più emotiva, legata ai processi, alla comunità, a varie forme di appartenenze per la ricerca di un “bene comune”, ma anche del proprio star bene ). Quindi relazione di qualità con adulto significativo (colorato )

Progetti con questi adolescenti

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3. Non solo: perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle decisioni e sulle attività, e non unicamente ad uno stadio ulteriore della loro vita (Carta…).

4. la partecipazione : “percorso permanente ” a cardine della democrazia (Libro Bianco…, Carta…). Progetti con questi adolescenti

La partecipazione attiva alla vita della città

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La partecipazione va intesa in senso “allargato”, intercettando le nuove e diverse forme e modalitàpartecipative. E lavorando con “chi ci sta”, nel senso che questi percorsi soprassiedono, soprattutto nella fase di avvio, la questione delle rappresentanze giovanili.

V IPOTESI: la partecipazione “allargata”

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Infatti la Carta europea di partecipazione dice che …

… le modalità di partecipazione alla vita della città sono :

• associazionismo giovanile (art. 53);

• il creare con le nuove tecnologie siti internet, il chattare, l’uso disms ed mms (art. 48);

• essere coinvolti in microprogetti/esperienze (art. 52).

• Ma anche il volontariato , la peer education , le leve civiche , fare sport e/o musica , frequentare i centri di aggregazione(oratori, centri sociali, Cag), le forme di espressione giovanile(graffiti e stikers ad esempio), fare skate , scambi internazionali , ma anche frequentare il gruppo informale di amici, il prendere parte ad eventi o movimenti .

• Perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle decisioni che li riguardano e sulle attività, e non unicamente ad uno stadio ulteriore della loro vita.

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Altre sperimentazioni in termini di partecipazione attiva partono dall’assunto che …

… i giovani stessi affermano che l’educazione alla “cittadinanza attiva” avviene trasmettendo loro i valori dell’impegno e della partecipazione , da parte di: a) docenti ; b) genitori ; c) adulti significativi . E poi la Scuola e l’Università svolgono funzione di “palestra di democrazia ”. Di conseguenza le sperimentazioni :

• l’educazione civile a Scuola e Uni, peer education e information

• percorsi di formazione per “orientatori alla cittadinanza ” rivolti agli operatori che lavorano con i giovani e docenti;

• sostenendo il potenziale delle organizzazioni giovanili, dei gruppi informali, dei Cag come “agenzie di educazione non formale alla cittadinanza ”;

• prevedere nuove forme di rappresentanza all’interno degli attuali modelli di governance territoriale (es. Piani di zona della L. 328);

• esperienze di bilancio partecipato nell’ambito delle politiche giov.

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Significa estendere la propostadi prendere parte ai percorsi di partecipazione a tutti i giovani (o a tutti quelli di un target preciso, es. una Scuola).Non ci si pone quindi la questione della rappresentanza (es. si inviterebbe il giovane dei partiti, degli imprenditori, quello delle ass. studentesche, ecc.).

Lavorare con “chi ci sta”

Si invitano quindi tutti i giovani (ad es. di un Comune), magari con una “card”, spedita a casa dall’Assessorato, per un primo appuntamento pubblico.Si lavora dunque con “chi ci sta” , spesso anche in “assetti variabili”, cioè con un gruppo fisso di ragazzi (“zoccolo duro”) guidati da un operatore (v. Ip VI).È poi il gruppo a fare da “volano” per altri che scelgono un coinvolgimento più“leggero”. In ogni caso poi le iniziative vengono proposte ad altri giovani (ed alla comunità), per coinvolgerli, comunicando orizzontalmente tra loro, entrando rapidamente in connessione.

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Esistono delle condizioni facilitanti la partecipazione.

A partire dal prevedere un facilitatore/mediatore (operatore socio-culturale?) a metà tra istituzioni e giovani, un “ponte ” tra territori spesso separati, un “garante ” di questi percorsi, in grado di coordinarli, ascoltare e comprendere, coinvolgere i giovani nelle decisioni che li riguardano (qui e ora! non làdomani…, la c.d. “co-decisione”), informarli e formali nel prendere e nell’esercitare la parola (Carta di partecipazione (“Assistenza alle strutture di partecipazione dei giovani”, art. 67-70).

Ma un operatore (adulto) che scommette anche sul loro bisogno di “fare”, di essere visibili e ri-conoscibili dalla comunità.

Operatore garante per le istituzioni (con un mandato, es. educare alla cittadinanza) e la comunità.

VI IPOTESI: le “condizioni facilitanti”

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Partecipazione è anche, e molto, relazione (conoscere altre persone” è tra le motivazioni principali dei giovani per prendere parte a questi percorsi…). Si tratta di una costruzione di legami sia tra giovani stessi, che con le istituzioni (il mondo adulto). Quindi per sviluppare partecipazione attiva alla vita della città è necessario:

• promuovere interventi che siano catalizzatori di processi di partecipazione giovanile, partendo anche dagli interessi dei giova ni, proprio grazie ad un soggetto “facilitatore ”;

• garantire spazi per ritrovarsi e scambiarsi idee , dove il “clima ” sia buono e con una dimensione di svago e di piacere , in modo che emergano potenzialità, idee e risorse di chi vi partecipa;

• occorrono “spazi” in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, luoghi in cui vi sia comunicazione e ascolto , in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media (luoghi invece di “non luoghi ”);

• sviluppare un più alto grado di relazionalità, di intensità dei legami, di livello di fiducia nella comunità (capitale sociale ). Come?

VII IPOTESI: Partecipazione è relazione!

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1. Attivando le esperienze ed i percorsi indicati dalla Carta di partecipazione sul protagonismo socialedei ragazzi, si contrasta il rischio che le città siano abitate da in-dividui , cioè soggetti che “non dividono”il loro spazio sociale con altri, senza un’idea di societàin testa perché non l’hanno sperimentata da giovani.

2. Questi interventi possono diventare uno spazio urbano laboratorio sociale e culturale dove i giovani possono trovare stimoli e strumenti per inventare nuovi mondi possibili, nuove “intra-prese”, contrastando la tendenza delle città a diventare “non-luoghi ”.

3. Lavorare con gruppi sociali di giovani in una cittànon è una scelta “povera”, ma “potente ”. Ogni gruppo è organismo che conta e con cui la città deve fare i conti, produce, ha possibilità e potere per produrre cambiamento.

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La partecipazione come moltiplicatore di capitale sociale

I percorsi di partecipazione giovanile sono processi nella comunità locale che partono dalle relazioni e poi diventano reti sociali (orizzontali, tipo sms, tra istituzioni, giovani, Scuola, volontariato, spazi, Informagiovani, ecc.), permettendo maggior conoscenza, quindi fiducia e quindi capitale sociale. Generando anche risorse, grazie ad un effetto moltiplicatore (che non deve giustificare mai interventi “low cost” nel lavoro con i giovani).

Significa avviare interventi per:

• aiutare la crescita sociale dei giovani nella comunità

• produrre piccoli (ma importanti) “beni pubblici ”, riconosciuti e riconoscibili dalla comunità in cui si possa scoprire la propria soggettività

• Aumentare il capitale sociale . Come?

VIII Partecipazione come “strategia delle connessio ni”

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La partecipazione come moltiplicatore di capitale s ociale

Facendo e dando vita a microprogetti/microesperienze in cui l’operatore “sta e produce” con i ragazzi (es. per l’organizzazione di eventi, scambi europei, ecc.), volontariato, media (Carta di partecipazione), o riflette e fa riflettere (es. i Tavoli, Consulte, Forum).

Ma anche continuando a “produrre azioni” insieme al “pensiero sull’azione ”, cioè prevedendo “tempi e luoghi” adeguati per riflettere e valutare quanto progettato ed attuato. Così l’esperienza può divenire apprendimento e sapere condiviso; ciò significa dare valore al lavoro sociale.

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Fare e pensare

Come trasformare le buone prassi in prassi? Perché si documenta così poco il lavoro sociale? Perché non c’è abitudine a tutto ciò, a partire dal far emergere

le condizioni di replicabilità?

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Se un’effettiva partecipazione dei giovani produce “capitale sociale”, sono necessari dei “luoghi” in cui ciò possa avvenire, in città però piene di “non-luoghi”. Spazi in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, in cui vi sia comunicazione e ascolto , in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media (luoghi invece di “non luoghi ”).

Bisogna, dunque, andare ad intercettare quella domanda di impegno e di voglia di sperimentare da parte dei giovani dando loro opportunità per produrre e poi proporre ad altri giovani, per coinvolgerli, comunicando orizzontalmente tra loro, entrando rapidamente in connessione, movendosi con rapidità. E poi tre attenzioni:

1. riconoscere i giovani nelle loro competenze, infond endo coraggio e fiducia ;

2. la relazione deve essere il mezzo per crescere e pr ogettare, “credendoci ”;

3. introdurre le categorie della “contrattualità ”, “responsabilità ” e “reciprocità ” con un “adulto colorato ”, credibile, autorevole agli occhi dei giovani (il c.d. “facilitatore” ).

IX Ipotesi : luoghi e non-luoghi della partecipazione giovanile

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Il bisogno di spazi fisici di incontro, sembra oscurare quello legato ai luoghi di pensiero.

Oggi infatti Consulte e Forum sembrano essere in difficoltà principalmente perquattro fattori:

1. il voler replicare meccanismi di partecipazione standard (es. voto e rappresentanze formali) oggi già in “carenza d’appeal” nei confronti dei giovani,

2. tempi lunghi nell’attuazione delle decisioni,

3. poca chiarezza dell’oggetto di lavoro,

4. difficoltà nel condurre questo tipo di percorsi in modo attivo, realmente partecipativo e coinvolgente e propulsivo.

X Ipotesi: La non formalità (o l’informalità ).

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Consulte e Forum e vannoriprogettati tenendo conto di quanto già fin ora detto e quindi simili a degli “Open Space” partecipativi, Tavoli con giovani ed istituzioni (la e al posto della o) insieme che, collaborando, fanno formazione e progettano, guidati ed organizzati da un “facilitatore” o da un “Bureau”o una “Segreteria Organizzativa”.

Un lavoro su più livelli: quello “per e con” i giovani e quello che prevede un incontro tra loro ed il mondo adulto, oltre che un lavoro più di riflessione/formazione con la parte adulta della città, che si interroga su come costruire relazioni educative con i propri giovani (figli).

X Ipotesi: La non formalità (o l’informalità ).

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- Libro Bianco: “ la partecipazione èindissociabile dall’informazione dei giovani”.

- Nuova Carta europea di partecipazione: “ l’informazione è elemento chiave della partecipazione e diritto d’accesso rispetto alle possibilità offerte e su temi che riguardano i giovani”.

- Nuova “Carta Europea dell’informazione”: “ l’informazione deve promuove la partecipazione dei giovani come cittadini attivi nella società” e “ l’informazione è motore di partecipazione e la partecipazione produce informazione”… “Va data poi un’attenzione privilegiata all’uso di nuovi media ed alle tecnologie di informazione e comunicazione, per rivolgersi ai giovani e sviluppandoli con loro” .

XI L’ipotesi del binomio informazione/partecipazione