GIOVANI DI UN’ITALIA GIOVANE DA CENTOCINQUANT’ANNI · mi piacciono anche i miei amici e la...

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1 GIOVANI DI UN’ITALIA GIOVANE DA CENTOCINQUANT’ANNI CIOFS-FP LIGURIA Sede Operativa della Spezia Viale Amendola n. 2 - 19121 La Spezia Tel / fax 0187 770904 Mail [email protected]

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GIOVANI DI UN’ITALIA GIOVANE DA

CENTOCINQUANT’ANNI

CIOFS-FP LIGURIA

Sede Operativa della Spezia

Viale Amendola n. 2 - 19121 La Spezia

Tel / fax 0187 770904

Mail [email protected]

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QUESTI SIAMO NOI

Ci presentiamo uno a uno.

Mi chiamo Dania, la mia famiglia è originaria in parte della Spezia e in parte di Trani,

siamo in questa città perché la mia mamma è nata qui.

Sono felice di essere Italiana perché l’Italia è bagnata dal mare, mi piace la nostra cucina e

credo che le nostre tradizioni pugliesi e liguri siano un grande patrimonio, per noi e per tutti

gli altri. L’Italia è n paese ricco di cultura e di arte e noi tutti siamo liberi di andare a

scuola per avere un’istruzione e una dignità.

Mi chiamo Samantha,o se preferite Smergana per la mia gente, la mia famiglia è originaria

di Sarajevo, i miei genitori sono venuti in questa città perché in Sarajevo c’era la guerra.

Prima di venire in Italia sono stati in Germania. Mio zio era un poliziotto, era contro la

guerra, dopo che l’hanno colpito ha smesso di fare il poliziotto, perché mio nonno non

voleva che continuasse a fare quel lavoro e da allora sono venuti tutti in Italia.

Alla mia famiglia piace l’Italia, anche a mio fratello,ma a me non tantissimo perché mi

piacerebbe essere a Sarajevo. L’Italia è un bel posto, si imparano tante belle cose, per me c’è

la scuola e ci sono tanti amici. Sto imparando la lingua e la cultura e avrò delle possibilità.

Mi piace l’Italia perché ci sono tanti bravi cantanti che ci fanno emozionare con le loro

canzoni, in particolare Laura Pausini e Gigi D’Alessio.

Io sono Debora, vengo da una famiglia di Genova e della Sardegna, siamo venuti in questa

città perché i miei bisnonni da parte della mia mamma hanno sempre abitato in questa

zona.

Io sono molto felice di essere italiana perché in Italia ci sono molte città meravigliose, che

voglio conoscere prima o poi, ma soprattutto perché in Italia siamo un popolo tranquillo e

non ci sono guerre, come in tanti posti nel mondo. Inoltre mi piace molto il cibo italiano e mi

dedicherò ad un lavoro che riguardi proprio il cibo.

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Io mi chiamo Alessio, una parte della mia famiglia è di Carrara e una parte di Sarzana. I

miei hanno scelto di abitare in questa città per ragioni di lavoro. Io sono felice di essere

italiano perché qui in Italia si vive bene, il mio è un Paese che ama la pace, ha una storia

meravigliosa e ricca e posti bellissimi. Io amo molto lo sport e anche in questo l’Italia ha

tante possibilità. Siamo molto fortunati ma abbiamo anche la responsabilità di mantenere

l’Italia bella come è, e anche di migliorare se è possibile.

Mi chiamo Mohamed, la mia famiglia è originaria del Marocco, precisamente da Aulad Sidi

Mansur, siamo venuti in questa città prima di tutto per avere un lavoro e avere buone

scuole. Noi siamo contenti di essere qui, perché c’è lavoro e c’è la scuola, e l’Italia è un paese

ricco di bellezze artistiche e naturali che poi conoscerò meglio.

Mi chiamo Giulia, la mia famiglia è originaria in parte di Pisa e in parte della Spezia.

Siamo in questa città perché la mia mamma, che è nata a Pisa, è venuta qui seguendo i suoi

genitori per il loro lavoro. Io sono felice di essere italiana perché io mi trovo bene in questo

Paese e non ne sogno un altro, mi piace il mare, mi piace la nostra musica, mi piacciono

anche le usanze del mio Paese. Non credo che starei altrettanto bene in nessun altro posto

come sto bene in Italia, a essere Italiana.

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Sono Jessica, la mia famiglia è originaria in parte del Guatemala e in parte di questa città,

abitiamo a Spezia, proprio perché è la città della mia mamma e mio padre è venuto qui per

lavoro.

Siamo contenti di essere qui perché ci sono posti stupendi e perché avrò un futuro bellissimo,

almeno lo penso io. Sono felice di essere italiana perché questo è un paese senza difetti e ci

sono persone che ho conosciuto con il tempo, brave e buone, come il mio miglior amico. In

Italia io ho una vita serena, anche se a volte ci sono dei punti oscuri, ma la mia vita è piena

di speranze. Amo l’Italia per tutto quello che mi ha dato.

Sono Enrico, la mia famiglia è originaria in parte di Messina e in parte di Carrara, siamo in

questa città perché mio padre per lavoro si è trasferito a Spezia dove ha conosciuto la mia

mamma e si è fermato. Noi siamo felici di essere italiani, perché nel nostro Paese le persone

sono meravigliose. L’Italia è un paese ricco di storia, con importanti scavi archeologici,

monumenti, bellezze artistiche, abbiamo avuto grandi scrittori, grandi poeti e grandi

scienziati, ma l’Italia vanta record e atleti di tutti i tipi, per questo dobbiamo essere

orgogliosi

Mi chiamo William, la mia famiglia è originaria in parte della Sardegna, in parte delle Isole

Tonga, nell’Oceano Pacifico. Noi siamo venuti in questa città per ragioni di lavoro. Sono

contento di essere qui in Italia, sono felice di essere Italiano perché l’Italia ha una natura

bellissima, perché la gente vive in pace e tutti qui hanno qualche possibilità: io studio e

spero di riuscire ad essere una brava persona che vive con il suo lavoro.

Mi chiamo Antonio, la mia famiglia è originaria di Benevento, siamo venuti in questa città

per mio padre che, facendo il marinaio, doveva stare sul mare, e così ci siamo trasferiti a La

Spezia, sono contento di essere qui perché ormai conosco molte persone e abbiamo stretto un

legame di amicizia molto forte.

Siamo felici di essere Italiani, perché ormai vivendo in Italia e rispettando le leggi, i diritti e

i doveri italiani, so di essere al sicuro, protetto e tutelato. Naturalmente ci sono altri motivi

per essere contenti: secondo me la cucina italiana è la migliore e conoscendo la lingua

italiana sin da quando ero piccolo non vorrei doverne imparare un’altra, altrettanto bella.

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Mi chiamo Ionela, la mia famiglia è originaria della Romania, precisamente di Buzan.

Noi siamo venuti in Italia per motivi di lavoro. Siamo contenti di essere qui, perché qui

abbiamo la possibilità di vivere meglio, perché l’Italia è un bel paese e perché qui abbiamo

trovato delle persone che ci vogliono bene e, per quanto possibile, ci hanno aiutato. In Italia

ho trovato le cure e la scuola, le cose a cui come persona ognuno ha diritto.

Sono Ramona, la mia famiglia è originaria in parte di Parma e in parte dalla Francia, siamo

venuti in questa città per trovare lavoro e ci troviamo bene.

Sono felice di essere italiana perché mi piace la natura e a Spezia mi piace il mare. A me

piacciono i cibi italiani, come la pizza. A me piace tutto del mio Paese, in particolare la

musica.

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Sono Roberto, la mia famiglia è originaria della Bosnia, precisamente di Sarajevo. Siamo

venuti via per scappare dalla guerra che è durata anni, io sono nato qui e noi qui siamo

rifugiati.

Siamo venuti in questa città per trovare un bel lavoro, siamo contenti di essere qui, perché

mi piace la scuola e amo il cibo italiano, ma soprattutto mi piace qui il modo di vivere, sto

imparando la lingua e tante altre cose.

Mi chiamo Eleonora, la mia famiglia proviene in parte da Fivizzano e in parte da Lucca.

Siamo venuti in questa città perché mia mamma e mio padre si sono trasferiti a Spezia per

lavoro.

Sono felice di essere Italiana perché l’Italia è bellissima e la nostra cucina è la migliore di

tutte, poi abbiamo una grande cultura che io conosco solo in parte.

Io sono Nicolò, la mia famiglia è originaria di Carrara, noi siamo venuti in questa città per

motivi di lavoro. Siamo contenti di essere qui, perché abbiamo amici, lavoro e casa, tutto

quello di cui abbiamo bisogno.

Io sono felice di essere italiano, perché l’Italia ha una bella natura, e il cibo è molto buono,

almeno secondo me, la gente del mio paese è molto gentile e ospitale.

Mi chiamo Dileysi, la mia famiglia è originario di Santo Domingo. Siamo venuti in questa

città per il mio fratellino più piccolo che ha bisogno di cure particolari.

Noi siamo molto contenti di essere qui, perché ci troviamo bene e perché qui mio fratello è

migliorato molto, io ho potuto studiare e abbiamo amici e la speranza di un futuro migliore.

Io sono Matteo, la mia famiglia è originaria di Torino e in parte di Spezia, mia madre si è

trasferita a Spezia da mio padre quando era ancora minorenne. Sono felice di essere italiano

perché il mio Paese è ricco di monumenti e di cultura, soprattutto nel mio paese si vive bene

e in pace e noi abbiamo conosciuto delle persone bellissime. Inoltre l’Italia ha una cucina

piena di ricette favolose.

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Mi chiamo Franchesca, la mia famiglia è originaria della Repubblica dominicana, siamo

venuti in questa città per lavorare e siamo contenti di essere qui perché mia mamma e mio

padre guadagnano più soldi, mio fratello ha avuto una operazione e io posso studiare

meglio.

Mi piace l’Italia perché qui posso avere un futuro, mi piacciono il mare e i fiumi e i monti,

mi piacciono anche i miei amici e la cultura italiana per quello che so e mi piace molto la

pizza che fanno qui in Italia e tutta la cucina italiana.

Io sono Valeria, la mia famiglia è originaria di Genova Voltri. Io sono molto felice di essere

in Italia, capisco che gli altri ci invidiano: abbiamo un buon clima, un certo benessere, una

grande musica e una grande cultura, poi gli italiani sanno fare tante cose: sono scienziati,

poeti, scrittori, artisti, atleti. Non so che cosa farò da grande ma mi preparo a un buon

lavoro.

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Io sono Sharon, la mia famiglia è originaria in parte della Spezia e in parte del Sud d’Italia,

io abito nel quartiere di Piazza Brin, della piazza più antica della mia città. Io sono

contenta di essere italiana perché capisco le grandi possibilità che ci dà la scuola, di avere

un avvenire e una dignità

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ESSERE ITALIANI, ESSERE IN ITALIA

Che cosa significa essere italiani? Che cosa significa essere in Italia?

In realtà otto tra noi non sono nati in Italia, sei non sono cittadini italiani, ma abbiamo voluto comunque

vedere che cosa è per noi l’Italia unita, lo abbiamo fatto ripercorrendo la storia delle nostre famiglie, alcuni

sono risaliti fino ai bisnonni e abbiamo trovato che nessuno, nessuno di noi ha avuto tutti e quattro i nonni

spezzini, quindi per noi l’Italia è prima di tutto questo: essere insieme in una stessa classe, trovarci bene,

stare insieme, parlare la stessa lingua e venire da tanti posti diversi, anche molto lontani tra loro.

Ci siamo raccontati le storie di famiglia, abbiamo chiesto in casa e possiamo dire con sicurezza che il bene

più prezioso dell’Italia unita è la pace. Lo sanno bene Samantha e Roberto: le loro famiglie vengono da

Serajevo, le mamme ricordano la guerra, hanno avuto dei famigliari feriti e morti. Loro non hanno mai visto

la loro terra, ma la madre di Samantha che una volta è ritornata nella sua città, ha parlato di distruzioni e di

tanti amici perduti. L’Italia ripudia la guerra.

La storia di Samantha e di Roberto ci ha fatto capire anche una caratteristica molto importante del nostro

paese che non sempre ricordiamo: siamo un popolo accogliente, disponibile ad accettare gli altri e

riconosciamo i diritti dei rifugiati, offrire accoglienza, per qualsiasi motivo siano fuggiti dalla loro terra.

Abbiamo sentito quanto è doloroso non conoscere la propria città, Samantha ci ha parlato della sua

nostalgia per una patria che ha perduto per sempre, siamo molto orgogliosi che ne abbia trovato un’altra,

di adozione.

Una frase di Antonio ci ha fatto riflettere molto: il nostro Paese tutela chi rispetta le leggi. Quindi uno dei

valori dell’Italia unita è la sua Costituzione e la grande forza della legalità. Alcuni hanno sentito storie di

famiglia, di regioni del mondo in cui la legge non ha forza e la gente vive nel pericolo, quindi noi dobbiamo

mantenere le nostre leggi, difendere la nostra Costituzione perché essa difende gli uomini e le donne in

questo Paese.

Come si può leggere dalla storia delle nostre vite, una nostra compagna ha trovato in Italia le cure

necessarie al suo cuore, le cure a cui ogni persona, in quanto essere umano, ha diritto. Il fratello di

Franchesca ha avuto il trapianto della cornea, il fratellino di Dileysi ha avuto le cure necessarie per vivere

meglio. Siamo molto orgogliosi che il nostro paese protegga la salute di ogni essere umano e conceda ad

ogni essere umano le cure mediche alle quali ha diritto.

Molti dei nostri compagni immigrati ci hanno spiegato che sono venuti in Italia anche per le scuole, per

avere un’istruzione. Ora la scuola alle volte è pesante, non tutte le materie ci riescono bene, ma è

bellissimo sapere che in tante parti del mondo l’Italia è lodata per l’istruzione gratuita, un diritto che viene

riconosciuto a tutti.

Mohamed ha detto che se c’è scuola e lavoro, c’è un’opportunità per tutti. Pensiamo che Mohamed abbia

ragione: il nostro paese offre pari opportunità a tutti senza distinzioni di sesso, di razza, di religione, di

opinione politica. Questo è molto bello, nella nostra classe sono rappresentate quattro religioni, sei o sette

paesi del mondo, tanti colori della pelle ma una sola razza, la razza umana con le stesse possibilità per tutti.

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A tutti noi piace la musica, magari musica diversa, ma viviamo con gli auricolari sempre pronti, a tutti noi

piace la cucina e ci dedichiamo ad essa per avere un avvenire professionale, a tutti noi piacciono certi

quadri o certi monumenti, in una parola tutti amiamo la cultura italiana.

Sappiamo di conoscere molto poco della grande storia d’Italia, della romanità, dell’arte, ma la scuola ci

insegnerà molto, impareremo molte altre cose a poco a poco nella nostra vita, lo faremo perché abbiamo

capito che la cultura è un valore, anche se non sempre ci piace studiare, anche se non sappiamo tanto,

abbiamo questa certezza: sapere è bello e dove potremmo trovare tanta storia e tanta arte come in Italia?

Come abbiamo detto le nostre famiglie nascono da grandi movimenti, da migrazioni nel nostro paese e nel

mondo, quindi sono venute qui per cercare lavoro. Il lavoro è stato importante nella vita dei nostri nonni,

dei nostri genitori e nostra, abbiamo capito quanto la formazione che riceviamo possa significare per il

nostro futuro.

Nel raccontarci la storia delle nostre famiglie abbiamo ripercorso la storia della nostra città, del nostro

paese e un po’ addirittura del mondo: centocinquant’anni fa Spezia non esisteva proprio, poche centinaia di

pescatori e contadini abitavano il golfo, ma prima Napoleone, poi Cavour videro le grandi possibilità di

questo golfo e decisero di sfruttarle per la costruzione di un arsenale. Allora in cerca di lavoro vennero qui

migliaia e migliaia di persone, fu una migrazione di massa, nessuna città nell’Europa moderna ha mai avuto

un incremento così rapido, nel 1861 gli abitanti erano circa cinquemila, cinquant’anni dopo erano oltre

centomila. Erano venuti dalla pianura Padana, dalle campagne di Reggio e di Parma, dalle Puglie e dalla

Calabria, stavano accampati in baracche, non avevano acqua né scarichi fognari, ma avevano un lavoro e la

volontà di crescere, una grande speranza nel futuro. La Spezia è la città più italiana d’Italia, qui troviamo

cognomi di tutte le regioni e già noi, i ragazzi della prima A, siamo un campionario di regioni italiane. Ora la

città ospita migranti dall’Europa, dal Mediterraneo, dalle Americhe. Sembra che la storia si ripeta, altre

famiglie partono alla ricerca di lavoro e di scuole, per la speranza di un futuro migliore. La città non può

dimenticare il proprio passato di accoglienza e su questo sta costruendo il suo futuro.

I nostri nonni, i nostri genitori hanno trovato qui lavoro, casa e spesso meravigliose storie d’amore, ci

consegnano un tesoro, sono loro la vera lezione dell’Unità d’Italia, ma siccome siamo una scuola

professionale che si occupa di cucina e di sala, abbiamo deciso di presentare ognuno un piatto che dalla

nostra regione è diventato piatto di tutti gli spezzini, ma ricordiamo anche qualche piatto tipico di quei

primi cinquemila spezzini. Come diceva un piccolo grande poeta locale: spezzini si diventa.

Il nostro ricettario sarà un po’ il simbolo dell’unità nazionale perché avremo ricette da tutta Italia, ma anche

simbolo del messaggio di pace perché qualche ricetta viene dal resto del mondo.

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RICETTARIO DELL’ITALIA UNITA OGGI …

MESCIUA

Ingredienti: Fagioli secchi 250 g , Ceci secchi 250 g , Olio extravergine 2 dl, Grano duro 250 g , Sale q.b.

Preparazione

Mettete a bagno in una terrina i ceci due giorni prima della preparazione della ricetta. Mettete a bagno,

utilizzando terrine diverse, i fagioli ed il grano la sera precedente all'esecuzione.

Preparate la zuppa mettendo a cuocere il cereale ed i legumi in tre diverse pentole di coccio, ciascuna

coperta da circa 1 l di acqua non troppo salata. Il tempo di cottura è variabile a seconda del tipo di legume e

di cereale utilizzato. Per i ceci è di almeno 1 h, per il grano duro circa 45 m, mentre per i fagioli basteranno

circa una ventina di minuti.

Scolate i legumi quando saranno quasi cotti. Mescolate insieme i ceci, i fagioli ed il grano, prelevando il

liquido di cottura da ciascuna pentola in modo da avere in totale circa 1, 5 l di liquido e lasciate cuocere fino

a che non saranno diventati morbidi e teneri.

Versate la minestra nelle scodelle individuali, condite con l'olio extravergine, che è l'ingrediente

indispensabile per dare gusto e sapore a questa ricetta.

Se vi fa piacere macinate un poco di pepe.

La ricetta, presentata da Dania, o meglio dalla sua mamma spezzina, è tipica della nostra città, si dice che

nasca dalla povertà della nostra terra, perché probabilmente ad essa le donne ricorrevano quando non

avevano abbastanza ceci per una zuppa di ceci, né abbastanza fagioli per una zuppa di fagioli. La zuppa è

ora servita nei locali tipici.

TRENETTE AL PESTO

Il pesto: 50 g di basilico (peso lordo dei rametti), 30 g di pinoli, 2 spicchi di aglio, 3 cucchiai di pecorino

sardo grattugiato (30 g), 3 cucchiai di parmigiano-reggiano grattugiato (30 g), 4 cucchiai di acqua, 1

bicchiere di olio extravergine di oliva (180 ml), 10 grani di sale grosso

300 g di trenette, 200 g di fagiolini, 500 g di patate, 2 bicchieri di pesto (360 ml)

Preparazione

Lavate i fagiolini, asportate le 2 estremità e spezzateli in due. Pelate le patate e tagliatele a dadi grossolani

di 2 cm di lato. Quando l'acqua per la pasta bolle, salate e buttate le sole verdure. Dopo 7 minuti

aggiungete le trenette. Quando queste saranno cotte, saranno cotte anche le verdure. Scolate la pasta con

le verdure e versate nella zuppiera di portata che già conterrà la metà del pesto. Mescolate, aggiungete il

resto del pesto, mescolate ancora e servite.

A tavola: pecorino sardo o, in alternativa, parmigiano.

Pesto: Pulite le foglie di basilico con uno straccio umido e spezzettatele con le mani. Pestatele nel mortaio

con 10 grani di sale grosso e i pinoli. Se proprio non avete un mortaio potete usare il mixer con l’avvertenza

di sospendere ogni poco la triturazione, per evitare che il basilico si riscaldi. Dopo che il composto è ridotto

a una poltiglia, trasferitelo in una scodella, unite il formaggio e versate, sempre mescolando, 4 cucchiai di

acqua. Aggiungete l'olio a filo e lavorate con un cucchiaio di legno il pesto finché gli ingredienti non sono

amalgamati.

La ricetta è della mamma di Debora, in origine il pesto era tipicamente ligure, meglio ancora genovese, ma

ormai è di tutta Italia. Il basilico più adatto sarebbe quello di Pra, ma la cosa più importante è che le foglie

siano piccole, tenere, non abbiano un retrogusto di menta. La ricetta è “arricchita”, perché in realtà qualche

volta si fa a meno dei fagiolini. Il formaggio adeguato è il pecorino, ma si può sostituire con un buon

parmigiano stagionato.

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BOLLITO MISTO

Matteo ci presenta il piatto più semplice e monumentale della cucina piemontese, un piatto che

evidentemente la sua mamma si è portata nel cuore e nel ricettario. La carne lessata in acqua e sale con un

bouquet di verdure e nient'altro: niente condimenti elaborati, niente intingoli.

Si tratta di carne da gustare semplicemente bagnando i bocconi nel sale oppure con la classica sfilata di

salse: il bagnetto verde (a base di prezzemolo, acciughe e aglio), il bagnetto rosso (a base di pomodoro), la

cognà (mele cotogne e pere cotte nel mosto) la saussa d'avijie (una salsa rinascimentale con miele, noci e

senape), la salsa di cren.

Nelle osterie il bollito arriva fumante su grandi patti di porcellana sistemati su un carrello e lo chef armato

con coltellaccio e forchettone a due punte, prima vi servirà la testina (il taglio più grasso) poi la scaramella e

i muscoli. Dopo la triade principale, gli altri quattro pezzi canonici: lingua, coda, cappone e cotechino. Il rito

conviviale del bollito vuole dosi consistenti. In famiglia questo compito viene assegnato al padre, è un ruolo

che richiede autorevolezza. Il piatto è, a suo modo, ricco perché ha tante varianti di carni e povero perché

sceglie pezzi “poveri”.

CIMA ALLA GENOVESE (la cimma)

INGREDIENTI (per 6 persone): 1 kg. di pancia di vitello, 100 gr. di polpa di vitello, 100 gr. di poppa di vitella,

50 gr. di cervella, 40 gr. di burro, 6 uova, 2 cucchiai di pinoli, parmigiano grattugiato, alcune fette di funghi

secchi, maggiorana, uno spicchio d'aglio, 40 gr. di piselli, 2 cipolle, 1 carota, olio extravergine, mollica di

pane, mezzo bicchiere di latte, mezzo bicchiere di vino bianco, sale.

PREPARAZIONE: Dal macellaio potete farvi preparare il pezzo di pancia di vitello cucito con filo 16 in modo

da ottenere una sacca rettangolare con aperto uno dei due lati pi corti. Controllate che non ci siano perdite

riempiendola d'acqua. Poi svuotatela e lasciatela asciugare.

Tritate finemente la polpa, la poppa e la cervella. Mettete un po' d'olio in una grossa terrina e fate rosolare

un trito di cipolle e carota. Unitevi quindi le carni tritate, i piselli sgranati, i funghi (che avrete

precedentemente ammollato in acqua tiepida), i pinoli, l'aglio tritato, la maggiorana, le uova

precedentemente sbattute, la mollica di pane bagnata nel latte ed il parmigiano. Mescolate accuratamente

con un cucchiaio di legno senza fare troppa pressione per non schiacciare gli ingredienti. Salate secondo

gusto. Unite in vino bianco e fate cuocere fino a che il vino non evaporato.

Servendosi di un mestolo riempire la sacca di vitella con il composto appena preparato. Cucite il lato

rimasto aperto. Mettete sul fuoco una grossa pentola piena d'acqua salata con una cipolla intera, una costa

di sedano e una carota intera. Quando l'acqua tiepida immergervi la CIMA (la sacca ripiena di carne). Fare

bollire a fuoco medio facendo cuocere per circa due ore, coprendo a 3/4 la pentola con un tegame. E'

molto importante ricordarsi di tanto in tanto di forare la sacca con un grosso spillo onde evitare che

cocendo si gonfi e si spacchi.

A cottura terminata estrarre la cima e lasciarla raffreddare in un piatto. Coprirla con un altro piatto. Porre

un tagliere sopra il piatto ed eventualmente un altro peso cos che la cima con il peso possa far fuoriuscire

l'eventuale brodo che ha assorbito durante la cottura. Una volta raffreddata ponete la cima su un tagliere

di legno e tagliatela a fette di circa 1 cm. di altezza, pronte a essere degustate da sole o con contorno di

verdura caldo.

E’ una grande ricetta ligure che Valeria ci presenta. I liguri hanno fama di persone attente alla spesa e gli

spezzini sono molto attenti, per questo spesso si ricorre ai ripieni (verdure ripiene, muscoli ripieni, carne

ripiena) o anche polpettoni perché non si butta via niente e il cibo è sacro.

CIPOLLATA ALLA PISANA

Pietanza della cucina contadina tipica del periodo invernale

Ingredienti: 1 Kg di cipolle, 500 g di costine di maiale, 50 g di pancetta, 40 g di salsiccia, 1 carota, 1 gambo

di sedano, 1 spicchio di aglio, Olio e sale q.b., Brodo anche di dado, Pane casalingo circa 8 fette

Tempo di cottura 3 ore circa

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In abbondante acqua salata mettere a cuocere la carota, il sedano, l’aglio e una cipolla, quando inizia a

bollire aggiungere le costine e far cuocere finché la carne non si stacca dall’osso.

Colare il brodo, togliere le ossa e tenere da parte la carne.

Nel frattempo tagliare finemente le cipolle e farle soffriggere in padella larga insieme alla pancetta a dadini

e alle salsicce sbriciolate, mescolando bene e bagnando via via con brodo (anche di dado), far cuocere

molto lentamente finché le cipolle non si saranno sfatte, unire a questo punto la carne delle costine e far

cuocere ancora per venti minuti. Servire questo composto su fette di pane toscano raffermo volendo anche

abbrustolito. La ricetta è pisana, della famiglia di Giulia, ma è conosciutissima in una vasta area, fino alla

Lunigiana e allo Spezzino, viene utilizzato un taglio di carne economico, è un piatto unico del periodo

invernale e per la sua sostanza e per il fatto che tradizionalmente si macellava il maiale a novembre.

MUSCOLI RIPIENI ALLA SPEZZINA

Ingredienti: Per preparare un piatto tipico della cucina spezzina come i "muscoli ripieni" alla spezzina,

appunto, occorrono un chilo di muscoli belli grossi, due uova, mollica di pane, un etto di mortadella,

formaggio grana, un mazzetto di prezzemolo, olio d'oliva proveniente dalla colline di la spezia, un bicchiere

di vino bianco come il vermentino dei Colli di Luni (altro ingrediente classico dei piatti della cucina

spezzina), un paio di spicchi d'aglio, pomodori pelati, sale e pepe quanto basta.

Preparazione: Occorre pulire bene i muscoli, lavandoli accuratamente e togliendo loro lo "spaghetto".

In una terrina tritare una decina di muscoli, insieme all'aglio e al prezzemolo, alla mollica, al parmigiano,

alle uova e alla mortadella. Aggiungete il pepe nero e un pizzico di sale.

Con il ripieno ottenuto, riempire i muscoli aperti senza dividerli in due e una volta terminata questa

procedura adagiateli in una casseruola, dove avete precedentemente preparato un soffritto di aglio e

prezzemolo tritati.

Bagnate i muscoli con il vino bianco e aggiungete successivamente i pomodori.

Cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti.

La ricetta di Jessica è tipicamente spezzina, occorre una certa abilità e una buona manualità per aprire le

cozze, che noi chiamiamo muscoli, in modo da ricompattare le due parti in un tutto unico e tale che non si

riapra nella cottura.

BACCALA’ ALLA CARRARINA

Ingredienti: per 4 persone 800gr di baccalà già ammollato o 500gr sotto sale ( va tenuto 4 giorni sott'acqua

cambiandola 1 volta al giorno), 250gr di pomodoro, aglio, rosmarino, peperoncino, olio, 3/4 di bicchiere di

aceto.

Preparazione: tagliare il baccalà in tranci di circa 6 per 7 cm, infarinarli e cuocerli in abbondante olio

bollente, disporlo in una ciotola capiente. A parte far cuocere nell'olio il soffritto di aglio, rosmarino e

peperoncino, aggiungervi poi il pomodoro, un bicchiere d'acqua ed il sale, appena prende il bollo

aggiungere l'aceto e far cuocere per circa 20 minuti. Una volta pronto il sugo disporlo sulle fette di baccalà

ricoprendolo completamente e lasciarlo marinare per un giorno intero.

Il baccalà è una ricetta indicata da Niccolò, sappiamo che anche in questa ricetta ci sono varianti personali

ma sono sempre ben accette.

FARINATA

Ingredienti: 300 grammi di farina di ceci, 1 litro d'acqua, 3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva

Preparazione: Diluire lentamente la farina di ceci con l'acqua e salare (per evitare grumi eventualmente

passarla prima al setaccio). Fate riposare il composto per almeno 2 ore. Versare quindi l'olio di oliva in una

teglia (idealmente nel testo in rame) per farinata ed aggiungete il composto rimestando lentamente fino a

quando non sia ben amalgamato. Fate scaldare bene il forno ed infornate a calore massimo. Cuocere fino

alla comparsa di una crosta dorata. Va servita molto calda.

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La farinata, di cui Sharon ci ricorda la ricetta, è per gli spezzini cara come la mamma, è un cibo economico

che può essere consumato in casa ma anche negli antichi locali o per strada, da solo o in mezzo alla

focaccia. E’ presente con varianti in altre regioni d’Italia, con nomi diversi come cecina in Toscana.

ARANCINI DI RISO ALLA MESSINESE

Ingredienti: Riso 500 gr. ;Carne a pezzetti 400 gr. ; Piselli 200 gr.; 1 Cipolla piccola; Pangrattato 250 gr.;

Formaggio grattugiato (a scelta); 1 Mozzarella (media); Uova 4; Salsa di Pomodoro 3 dl.; Concentrato di

pomodoro (1 cucchiaio); Vino bianco secco; Basilico; Olio per friggere; Sale q.b.

Preparazione: Gli arancini sono un primo piatto tipico della cucina siciliana e la preparazione ha piccole

differenze in tutte le province siciliane, altrove in Italia (pessime le imitazioni) è meglio non avventurarsi. A

Messina si fanno così: “In un tegame far rosolare in poco olio la cipolla tritata, aggiungere la carne e, dopo

aver mescolato, a fiamma viva, versare il vino e farlo sfumare. Aggiungere la salsa di pomodoro insieme al

concentrato, coprire la carne aggiungendo dell'acqua calda. Salare, pepare, aggiungere alcune foglioline di

basilico e cuocere per circa 1 ora. Aggiungere i piselli e cuocere per altri 20/30 minuti, quindi, aiutandosi

con un colino, separare la parte liquida del sugo dalla carne e dai piselli e metterla da parte.

Si cuocerà, nel frattempo, in abbondante acqua salata il riso che verrà scolato tassativamente al dente,

condito con parte del sugo e mescolato bene fino ad assumere un colore appena arancione. Aggiungere il

formaggio grattugiato e mescolare bene. Il riso deve raffreddare completamente e deve essere ben

asciutto per poter aggiungere un uovo intero, quindi, mescolare. Sul tavolo si preparerà una ciotola con del

pan grattato, una con la mozzarella sgocciolata, asciugata bene con un tovagliolo e tagliata a cubetti,

un'altra per sbattere le rimanenti uova e una ciotola di acqua per umettare le mani. Dalla pentola si

prenderà un poco di riso formando, nel palmo della mano inumidito d'acqua, una conca nella quale si

metterà un po' di ragù di carne con i piselli e due o tre pezzetti di mozzarella; coprire la calotta con altro

riso e, modellando con le mani, formare un'arancia "particolare", con la base piatta e allungata al vertice

come un bel tarocco. Si passerà nell'uovo e poi nel pan grattato. Finita la preparazione, friggere in

abbondante olio ben caldo servendosi di un tegame dai bordi alti (le friggitrici sono sconsigliate) per coprire

interamente gli arancini (3/4 per volta). Scolare non appena la doratura sarà perfetta su tutti i lati

uniformemente. Gli arancini vanno serviti caldi, la mozzarella deve risultare morbida e filante.” La ricetta è

suggerita da Enrico, potrebbe anche non essere ortodossa e certo ne esistono varianti, ma come per ogni

piatto l’Italia è unita ma le differenze sono ammesse!

TORTA DI RISO ALLA CARRARINA

Ingredienti: 150 gr di riso, 500 gr di zucchero, 15 uova, un litro di latte, un bicchierino di anice, la scorza

grattugiata di un limone, 2 cucchiai di farina bianca, burro per la teglia, sale

Preparazione: bollire il riso in abbondante acqua salata per 5 minuti. lavorare bene le uova con lo zucchero

e il sale ed aggiungervi lentamente, sempre mescolando, il latte e la scorza di limone. ungere con il burro il

fondo e le pareti di una teglia da forno e cospargerli con la farina. sistemare il riso sul fondo e coprirlo con

l'impasto di latte e uova. cuocere in forno medio (180°) per circa 45-50 minuti.

E’ una ricetta della mamma di Alessio, tipica di Carrara, ma ogni famiglia ha la sua ricetta, il suo modo di

preparare la torta che si serve con vini passiti delle nostre parti, se possibile con lo Sciacchetrà. La torta di

riso è tipica della notte di San Giovanni.

NOCINO DI SAN GIOVANNI

La notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 Giugno cade nel solstizio d’estate, periodo legato ad una serie di riti

magici, credenze e usi popolari, in molti paesi d’Europa e del Nord Italia si celebrano ancora i fuochi di

memoria celtica. E’ una notte in cui secondo le tradizioni si compenetrano eventi diversi e strani, come

racconta Shakespeare in Sogno di una notte di mezza estate. E’ una notte considerata magica al femminile,

la tradizione vuole che le ragazze che raccoglieranno le noci troveranno marito, mentre si narrava che tutte

le streghe volassero in cielo quella notte per riunirsi sotto il gran noce di Benevento. Il gran noce fu

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abbattuto per volontà del vescovo Barbato nel 665, dopo averlo abbattuto il vescovo fece estirpare le radici

ma vi trovò sotto un diavolo che con l’acqua santa cacciò via. Ma non bastò nel 1427 S. Bernardino da Siena

è costretto a maledire nuovamente i malefici raduni nella zona, mentre ancora Pietro Piperno nel 1635

scrive un trattato De nuce maga Beneventana. Noi abbiamo la ricetta del Nocino, grazie ad Antonio e alla

sua famiglia e quindi abbiamo un motivo pratico per cercare noci nella notte di San Giovanni. Occorre

raccogliere 19 noci, portarle a casa e dividerle in quattro parti, pestarle lievemente in un mortaio di legno o

di pietra. In un recipiente a chiusura ermetica riporre le noci e 350 gr. a 95°. Il mattino seguente aggiungere

4 chiodi di garofano, 3 scorze di limone e 2 grammi di corteccia di cannella, chiudere di nuovo

ermeticamente fino al 3 agosto, scuotendo leggermente ogni tre giorni. Il 3 agosto preparare uno sciroppo

con 350 gr di acqua calda non bollente e 500 gr di zucchero, aggiungere al liquore di noci filtrato e

imbottigliare possibilmente in bottiglie di vetro scuro. Non consumare fino al 3 Novembre. La ricetta è

piuttosto macchinosa, forse non tutti i vincoli di data sono necessari, ma la tradizione del Noce di

Benevento è antichissima, risale all’età imperiale romana, quindi perché non provare?

BUCCELLATO DI LUCCA

Ingredienti (per 6 persone): Farina: gr. 500; Zucchero: gr. 150; Burro: gr. 50; Lievito di birra: gr. 20; 2

uova; Un bicchiere di latte; Uvetta: gr. 50; 2 cucchiaini di semi di anice; Poco sale

Preparazione Impastate la farina, lo zucchero, un uovo, il burro morbido, il latte, un pizzico di sale e il

lievito sciolto in poca acqua tiepida. Lavorate bene ottenendo un specie di pasta da pane, quindi unite

l'uvetta e i semi d'anice pestati. Fatene una palla e mettetela a lievitare, in luogo tiepido, coperta con un

canovaccio. Con la pasta fate poi dei filoncini o delle ciambelle e con un coltello fate un taglio per il lungo in

superficie (facilita la lievitatura) e lasciate riposare ancora per circa un'ora in un luogo tiepido. Spennellate

con un uovo sbattuto e cuocete in forno medio per circa un'ora

Anche per il buccellato, come per tante ricette, l’Italia è unita, ma ogni nonna ha una sua via all’unità,

questa ricetta è di Eleonora.

RICETTE PER L’ITALIA FUTURA … nuove entrate

ZUPPA DI SERAJEVO

Si tratta di una minestra a base di okra, uno strano ortaggio di origine tropicale, in apparenza un incrocio

tra una zucchina e un cetriolo, che cresce rigogliosamente in tutto l’est europeo e in Grecia. In Italia forse è

un po’ difficile da trovarsi, ma sarebbe molto interessante provare.

Cosa vi occorre: 300 g di polpa di vitello, 30 g di burro, 1 cipolla, 1 carota, 15 g di prezzemolo tritato, 50 g di

okra fresco, 1 dl di panna acida, 30 g di farina, 2 tuorli, 1 limone, sale e pepe.

Come si prepara: in una padella sciogliete il burro e rosolatevi la cipolla e la carota tritate finemente, quindi

aggiungete la carne fatta a pezzetti e cuocete a fuoco medio. Unite la farina, un po’ d’acqua e l’okra pulita e

tagliata a rondelline, salate, pepate e portate a ebollizione, quindi mandate avanti la cottura per 30 minuti

o finché l’okra non diventerà tenero Unite alla zuppa i tuorli sbattuti con la panna acida, togliete subito dal

fuoco e servite con una spruzzata di succo di limone. Cercheremo l’okra per far piacere a Roberto ma

proveremo anche a sostituirla con gli zucchini.

COUS COUS ALLA MAROCCHINA

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Ingredienti e necessario: una couscoussiera, una pentola a bordi alti, 1/2 kg di cous cous non precotto a

grana fine o media (mai a grana grande), 2 zucchine grandi, 2 carote grandi, 2 cipolle, 2 patate, 1 piccolo

pollo, 250 gr. di ceci ammollati per una notte, 1 bustina di zafferano, acqua, olio extravergine.

Preparazione

Cuciniamo le verdure, il pollo e i ceci: Laviamo le zucchine e le carote, peliamo e laviamo le patate.

Tagliamoli in pezzi grandi (le verdure tagliate a pezzi grandi è una caratteristica del cous cous marocchino).

Nella pentola far soffriggere nell’olio le cipolle tagliate a dadini, aggiungere le verdure, far rosolare un po’,

aggiungere i ceci scolati, circa un litro d’acqua, una bustina di zafferano (per colorare il brodo) e far cuocere

a fuoco medio per circa 15 min. Trascorso questo tempo aggiungere il pollo tagliato a pezzi coprire la

pentola, e cuocere il tutto per almeno un’ora, fino a quando i ceci saranno morbidi ed il pollo cotto.

Prepariamo la couscoussiera: Riempiamo la parte inferiore della couscoussiera con l’acqua, facendo molta

attenzione che l’acqua non tocchi il recipiente superiore forato. Ora bisogna sigillare l’attaccatura dei due

recipienti della couscoussiera, passaggio molto importante, perché serve a non far uscire il vapore

lateralmente ma a convogliarlo in alto sul cous cous e cuocerlo. La couscoussiera si può sigillare con un

panno di cotone inumidito che va messo tutto intorno al bordo tra i due recipienti, in modo da sigillarli.

La ricetta è di Mohamed, ma a dire il vero ormai il cous cous è un piatto italiano, nella nostra città ci sono

molti locali in cui è servito.

POLPETTE DI MELANZANE ALLA RUMENA

Ingredienti per 6 persone: 6 Melanzane, 2 Uova, 3 Cucchiai Prezzemolo Tritato, 1 Presa Origano, 1 Fetta

Pane Bagnato Nel Latte, 2 Cucchiai Farina, 3 Cucchiai Olio D'oliva, 1 Manciata Pinoli Tritati, 1 Pugno Uvetta

Sultanina, Per La Salsa:, 500 G Pomodori Freschi, 1 Cipolla, 1 Cucchiaio Prezzemolo, alcune Foglie Basilico,

poco Olio D'oliva, Sale, Pepe.

Preparazione: Lavate le melanzane, arrostitele sul fuoco e toglietene la pelle. Mettete la polpa ben cotta in

un piatto e schiacciatele con la forchetta. Ponete la poltiglia in una terrina e aggiungetevi il pane strizzato,

l'uovo sbattuto, i pinoli, l'uvetta, una parte della farina, il prezzemolo, l'origano in polvere e poco olio.

Ricavate delle polpette, passatele nella farina rimanente e friggetele nell'olio. In precedenza avrete già

preparato la salsa di pomodoro con gli aromi. Disponete quindi le polpette di melanzane in un tegame,

versatevi sopra la salsa e lasciatele andare per alcuni minuti, a fuoco moderato.

PESCE SPADA ALLA TONGANA CON BANANA

IKA OPA

Ingredienti per 6 persone: 1 trancio di pesce spada da 1 kg; 2 cipolle, a rondelle; 3 banane; latte di cocco

q.b. ; sale e pepe; olio per friggere

Preparazione: Tagliate il trancio di pesce spada in modo da ottenere dei filetti da circa 1 dito di spessore,

passateli nella farina e friggeteli, un minuto per parte. Adagiateli in una pirofila e ricopriteli con la cipolla

che avete fatto appassire in un po' di olio. Tagliate ora le banane per il lungo, friggetele fino a quando

hanno assunto un bel colore dorato e mettetele sul pesce e le cipolle: devono ricoprirle completamente.

Versate sul tutto il latte di cocco che deve ricoprire solo a metà il cibo nella pirofila. Cuocete a 180 gradi per

circa 40 minuti.

E’ difficile trasferire in Italia una ricetta delle Isole Tonga, soprattutto per la mancanza di alcuni ingredienti

e per l’impossibilità di sostituirli con prodotti analoghi.

FRIJOLES NEGROS DE DONA ELVIA

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Ingredienti: Due tazze di fagioli neri secchi, 4 spicchi d'aglio, 2 cucchiaini di origano essiccato, ½ pugno di

cilantro fresco (foglie di coriandolo), 1 cucchiaino di sale, 12 tazze d'acqua fredda.

E’ da notare che la nostra città ha una comunità proveniente dalla Repubblica Domenicana molto

numerosa, quindi i prodotti sono facilmente reperibili.

Preparazione: Lavare i fagioli, immergerli per una notte in acqua fredda. Trascorso il tempo necessario

scolarli scartando l'acqua, sciacquarli sotto l'acqua corrente di rubinetto e metterli in una zuppiera con 12

tazze d'acqua.

Sbucciare gli spicchi d'aglio e tritare grossolanamente il cilantro compreso il gambo. Aggiungere il sale,

l'aglio, l'origano e il cilantro ai fagioli e portare ad ebollizione. Ridurre il fuoco, coprire e far sobbollire per 3-

4 ore. Rimuovere gli spicchi d'aglio. Scolare e servire.

GALLO PINTO

Ingredienti: 1 cipolla spagnola o vidalia media, tritata finemente, ½ pugno di cilantro fresco (coriandolo),

affettato, 2/3 cucchiai di olio di oliva, 6 tazze di fagioli neri, 6 tazze di riso cotto, ½ tazza di salsa, salsa HP o

similari, sale a piacere, pepe a piacere.

Preparazione: Saltare le cipolle ed il coriandolo in olio d'oliva fino a che non siano soffici per circa 2 ore; a

cottura ultimata unire i fagioli e schiacciarli dolcemente per aprirli.

Aggiungere il sale, il pepe, la salsa e il riso e miscelare bene. Cuocere a fuoco basso, mescolando

occasionalmente per 5/10 minuti. Servire con fette di avocado.

ASOPAO

Tutti sappiamo che cosa è l’asopao, ma è stato difficile individuare la ricetta corretta, perché sembra che

ogni famiglia o meglio ogni persona della famiglia abbia un suo ricordo della minestra della nonna.

Per sei persone occorre ½ kg di riso, mezzo pollo, due etti di gamberetti, un granchio grosso o una aragosta.

E’ evidente che in origine si trattava di un piatto di recupero, oggi è una ricetta gustosa e molto “estiva”, la

ricchezza del piatto dipende dalle scelte della famiglia, come ci dicono Franchesca e Dileysi.

PLATANI MATURI IMPANATI

Ingredienti: 2 etti di formaggio morbido (a scelta), 4 platani maturi, ¼ di tazza di Parmigiano, 4 cucchiai

d'olio, farina.

Preparazione: Sbucciare i platani e schiacciarli con una forchetta. Formare delle palle e riempirle con il

formaggio. Impanarli con un po' di farina per mantenere la consistenza. Scaldare l'olio in una casseruola.

Mettere le palline nella padella e friggere per 2/3 minuti.

DIOSH PITA

Ingredienti: (dosi per 4 persone) 120 gr Farina, 6 Uova, 300 gr Zucchero, 100 gr Cioccolato Fondente, 125 gr

Burro, 150 gr Gherigli Di Noci, 4 Cucchiai Latte, 2 Cucchiai Rum, Zucchero a velo

Preparazione: In una terrina, sbattete i tuorli d'uovo con metà dello zucchero; incorporate alla crema il

cioccolato grattugiato, gli albumi montati a neve e la farina. Versate il composto in uno stampo imburrato e

cuocetelo in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 30 minuti. Nel frattempo tritate le noci, aggiungetele

al latte insieme al burro mescolato con il resto dello zucchero. Mescolate vigorosamente tutti gli ingredienti

aggiungendo anche il rum. A cottura ultimata lasciate sfreddare la torta, tagliatela a metà e farcitela con la

crema. Cosparge in superficie con lo zucchero a velo. E’ un dolce che ci fa provare Ionela.

PALACINKE

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Ingredienti: 250 gr di farina - 1/2 l. latte - 4 uova intere - 2 tuorli - 100 gr di burro - sale - 250 gr di

marmellata d'arance

Preparazione: fare una fontana con la farina, al centro mettere un pizzico di sale, 4 uova, un po' di latte e

mescolare, unendo gradatamente la farina. Se necessario aggiungere latte. Aggiungere I tuorli ed il burro

fuso in una padellina che servirà poi per friggere. Far riposare 20 minuti. Con un mestolino prendere un

quantitativo di pasta pari a circa 1/2 guscio d'uovo, versarlo nella padella calda e friggere come per le

crepes. Spalmare ogni crepe con la marmellata, arrotolarla su se stessa e servire calde.

La ricetta, presentata da Samantha, è semplice, ma piacevolissima, è la merenda tipica dei bambini

bosniaci.

SARAJEVO FREE

In omaggio a Roberto e Samantha abbiamo anche una ricetta famosa di un cocktail famoso.

Ingredienti: 3/10 Vermouth Rosso Martini, 2/10 succo d’arancia, 5/10 Jameson Irish Whisky

Per guarnire 2 mezze fettine di arancia, un ciliegina rossa

Preparazione: si prepara nel mixing glass con ghiaccio. Mescolare delicatamente e servire nel bicchiere old

fashion con 2-3 cubetti di ghiaccio. Guarnire con due mezze fettine d’arancia e una ciliegina rossa.

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CONCLUSIONI

Abbiamo esaminato la vita delle nostre famiglie, quando è stato possibile abbiamo cercato di capire che

cosa facevano i nostri nonni e i nostri bisnonni. La gran parte di loro, in varie regioni d’Italia, ma anche

all’estero, erano contadini, mentre le nonne erano quasi tutte casalinghe. Il mondo è cambiato molto, ora

quasi nessuno vive con il lavoro della terra, in genere si coltiva la terra nel tempo libero, come fanno molti

nonni pensionati. Quasi tutte le famiglie si sono spostate nel corso degli ultimi settant’anni e hanno

cambiato città per ragioni di lavoro, alcune fabbriche in cui i nonni lavoravano non esistono più, il lavoro dei

campi non rendeva abbastanza, quindi hanno dovuto cercare soluzioni.

Nessuno dei nonni ha raccontato di aver avuto problemi nel cambiare città in Italia, ma dall’estero hanno

voluto tornare in Italia. Così dobbiamo capire i nostri compagni che vengono da altri paesi e che vogliono

ritornare, ma amano anche l’Italia e studiano nel nostro paese.

La più grande ricchezza che tutti cerchiamo è la pace, la tranquillità, la serenità del nostro paese, garantita

dalle leggi e dalle forze dell’ordine, ma anche la speranza di un lavoro e di un futuro.

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APPENDICE:

LE NOSTRE STORIE, LE NOSTRE FAMIGLIE, IL PASSATO E IL FUTURO

Sono Dania, io sono nata a Sarzana, ma la mia famiglia è tutta un miscuglio di Liguria e

Puglia: la mia mamma è nata a La Spezia ma mio padre è nato a Barletta. Se poi pensiamo

ai lavori e ai nonni la vita si complica ancora. Mio padre fa l’operaio in una mensa, i suoi

genitori, cioè i miei nonni paterni sono pugliesi: la nonna è nata a Bari ed è una casalinga,

mentre il nonno di Barletta era un camionista.

Sono riuscita a sapere qualcosa dei miei bisnonni, infatti la famiglia del mio nonno paterno

era una famiglia contadina di Barletta, mentre i miei bisnonni per parte materna hanno

avuto una storia più complicata, il mio bisnonno infatti è morto in guerra e la mia bisnonna

si è risposata. Il patrigno della mia nonna che pure era un militare le ha voluto molto bene,

con la sua famiglia viveva a Bari.

Ci sono dei militari anche nella famiglia della mia nonna materna, del resto è abbastanza

logico in una città tanto legata alla Marina Militare: il mio bisnonno era di La Spezia ed

era ufficiale di macchina, ha sposato la mia bisnonna che era una casalinga.

Per la parte del mio nonno materno, la mia bisnonna era di Soliera e lavorava nella celebre

Filanda di Forno, oggi sede di un Museo Multimediale, che ricostruisce lo sviluppo

dell’industria tessile nel nostro territorio e anche le fasi della nostra storia fino alle stragi

della II guerra mondiale. I tempi erano difficili e la bisnonna aveva anche un secondo

lavoro, vendeva le uova, anche il mio bisnonno faceva due lavori, era un calzolaio ma fu

anche un impiegato della Marina.

Io mi chiamo Mohamed, sono nato in Marocco, in un paese vicino (per così dire) a

Marrakech, la mia mamma è nata anche lei nel villaggio dove sono nato io e in patria

faceva la casalinga, mio padre è nato anche lui lì, lavorava nella raccolta del pesce. Noi oggi

viviamo in Italia perché a poco a poco il lavoro nel mio paese è mancato, addirittura nei

campi è arrivato il deserto, in Italia stiamo bene ma non vogliamo dimenticare il Marocco e

ci piacerebbe avere una doppia cittadinanza.

Io conosco la storia dei miei nonni in Marocco. Infatti i genitori della mia mamma vivono

ancora in Marocco, dove il mio nonno faceva il contadino e la mia nonna la casalinga.

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Anche i miei nonni paterni vivono in Marocco, in una città che si chiama El Kalaa, il mio

nonno faceva il contadino e la mia nonna allevava galline e vendeva le uova.

Le mie origini sono in Marocco e in casa parliamo arabo, ma con i miei amici e a scuola

parlo italiano. L’Italia è il mio paese di adozione e in qualche modo le sono molto

affezionato. Dell’Italia mi piacciono tante cose che non so dire, tra queste il cibo e in

particolare la pizza, gli spaghetti ai funghi e la pasta al pomodoro.

Il mio nome è Enrico, sono nato a Carrara, ma in me si incrociano diverse regioni d’Italia e

un po’ tutti i mestieri nella nostra storia. Il mio papà infatti è nato a Messina e fa il

ferroviere, la mia mamma invece è nata a Carrara e ha lavorato a lungo in un negozio di

vestiti.

So ricostruire almeno in parte la storia della mia famiglia. Infatti il mio nonno paterno è

nato a Messina e faceva il militare, mentre la mia nonna paterna, anche lei di Messina,

faceva la casalinga. So che anche i genitori di mio nonno erano di Messina, non conosco

quale lavoro facesse il bisnonno, mentre è forte in famiglia il ricordo della bisnonna

casalinga, abile nel cucinare cibi tipici siciliani.

La famiglia della mia mamma era di Carrara, la nonna faceva la casalinga e il nonno era un

contadino. Suo padre lavorava in una carbonaia, una specie di “fabbrica del carbone”, sua

madre di Carrara anche lei faceva la pantalonaia.

Sono Giulia, sono nata a La Spezia, mio padre che è spezzino fa l’operatore ecologico,

mentre la mia mamma che è nata a Pisa fa la casalinga. I miei nonni paterni erano di

Riomaggiore, la prima delle famose Cinque Terre, il nonno era un ristoratore e forse da lui

ho preso l’amore per la cucina, mentre sua moglie era una impiegata.

I miei nonni materni erano di Lucca, il padre della mia mamma faceva il poliziotto mentre

la mia nonna era una casalinga. Purtroppo non ho molte notizie dei genitori del mio nonno

paterno, mentre il padre del mio nonno materno è nato a Lucca e lavorava come agricoltore,

anche la madre del nonno era agricoltore, ma era nata a Modena.

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Il padre della mia nonna materna, il mio bisnonno, era nato a Lucca e faceva il minatore, la

bisnonna invece era nata in Sardegna e lavorava in fabbrica. Come vedete si incrociano in

me almeno quattro regioni italiane, sono la prova, spero, del buono che l’Unità ha portato.

Mi chiamo Ionela, sono nata a Rommica Sarote in Romania, tutta la mia famiglia proviene

dalla Romania, la mia mamma è nata a Domineoni e lavora molto a contatto con la gente,

infatti la mia mamma fa le pulizie nelle case di alcune persone e accudisce una signora

anziana. Invece mio padre è nato a Valea Solciei ed ora lavora in un cantiere navale a

Spezia. Valea Solciei è il paese d’origine della famiglia di mio padre, lì mio nonno faceva il

pastore e lì ha sposato mia nonna che veniva da Buda e faceva la casalinga. I miei nonni

materni in Romania vivono a Donideni, paese del nonno, dove fa l’agricoltore, mentre la

nonna che veniva da Romanesti fa la casalinga. La mia famiglia si è trasferita per un

lavoro migliore ma anche per cure più adatte per me, ora io studio molto volentieri in Italia

e spero di avere un avvenire sereno.

Il mio nome è Jessica, io sono nata a Spezia come mia mamma che faceva la parrucchiera ed

ora lavora in un Call Center stipulando contratti per grandi aziende multinazionali, ma ha

anche una grande passione per gli animali e cerca di mettere su una piccola attività con

animali domestici nel mio paese. Mio padre è nato a Zacapa in Guatemala e lavorava sulle

navi quando ha incontrato la mia mamma. Purtroppo si sono separati, così conosco solo i

miei parenti materni, la mia nonna è nata a Spezia e faceva la commerciante, mentre il

nonno guidava i camion, anche mio zio materno guidava i camion, ma ora è disoccupato per

via di una malattia, così ha molti problemi. Mia zia, almeno, lavora in un’azienda, la

figlia, mia cugina, è una ragazzina delle medie. Tutti in famiglia abbiamo la passione per

gli animali e anche mia sorella vorrebbe frequentare un istituto agrario per imparare ad

allevare gli animali.

Mi chiamo Debora, sono nata a Genova, la mia mamma è nata a Genova come me e ha

lavorato in ferrovia, poi ha dovuto smettere. Mio padre è nato a Sao Paolo, in Brasile, dove

la sua famiglia era emigrata, ora lavora come artigiano. I miei nonni paterni vengono tutti e

due da Limena, in provincia di Padova, da dove molti veneti emigrarono in varie parti del

mondo, tutti e due lavoravano in fabbrica e infatti lì si sono conosciuti. Invece i miei nonni

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materni venivano da luoghi diversi: mia nonna è nata a Genova e da giovane possedeva un

mar, mio nonno, invece, è sardo, viene da Bosa e ha trovato lavoro qui a Spezia nel porto.

Sono molto fiera della mia famiglia perché c’è tutta la storia d’Italia, la ricerca del lavoro in

varie regioni d’Italia e addirittura nelle Americhe e l’unione di persone da regioni

diversissime, dal Veneto, dalla Sardegna, dalla Liguria.

Sono Valeria, io sono nata a Genova Voltri, ma i miei genitori sono nati in Sicilia, mia

mamma fa la cuoca, mio padre fa il posteggiatore. I miei nonno paterni, Gino e Franca,

lavoravano per la produzione dei limoni, mentre i miei nonni materni, Lina e Salvatore,

erano contadini. Non ho molte notizie della loro vita, li ho conosciuti poco. I miei genitori

hanno cercato di migliorare e si sono trasferiti a Genova. Il lavoro è un problema serio, io

studio e spero di costruirmi un avvenire.

Mi chiamo Antonio, sono nato a Benevento come i miei genitori. La mia mamma è

casalinga ma fa anche lavori come sarta, mentre mio padre è sottufficiale della Marina

Militare, proprio per seguire lui la famiglia si è trasferita dalla Campania a La Spezia. A

Benevento il mio nonno paterno faceva il camionista mentre la mia nonna materna

lavorava nella produzione tabacchi nella stessa fabbrica in cui lavorava anche la mia nonna

paterna, la produzione di tabacchi è stata un tempo molto importante a Benevento, poi c’è

stata un po’ di crisi. Il mio nonno materno era un poliziotto e ha conosciuto mia nonna

proprio quando lei usciva dalla fabbrica. Torniamo spesso a Benevento durante l’estate e

così conosco bene tutta l’Italia.

Sono Ramona, sono nata a La Spezia come mia madre che è casalinga e mio padre che

lavora come meccanico. Il mio nonno paterno è originario di Spezia e lavorava come

elettricista, mentre mia nonna è nata in Francia ed ha avuto un lavoro molto avventuroso:

pilota di macchine. Conosco anche i bisnonni, il mio bisnonno è nato a La Spezia ed è stato

un ufficiale fascista, mentre la mia bisnonna era una casalinga. La famiglia di mio padre è

numerosa, i miei nonni hanno avuto altri tre figli, due sono i miei zii Lorenzo e Maximilien

che sono meccanici, mentre mia zia Samanta è ancora studentessa. Anche il mio nonno

materno è nato a La Spezia e ha fatto l’imbianchino, mentre la nonna casalinga è nata a

Parma, anche il padre di mio nonno, il mio bisnonno è nato a La Spezia e lavorava come

Page 24: GIOVANI DI UN’ITALIA GIOVANE DA CENTOCINQUANT’ANNI · mi piacciono anche i miei amici e la cultura italiana per quello che so e mi piace molto la pizza che fanno qui in Italia

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muratore, mentre la mia bisnonna, anche lei spezzina, faceva la chiromante. Anche la

famiglia di mia madre è numerosa, i fratelli di mia mamma sono cinque: Ulisse che fa

l’operatore ecologico, Antonella che è aiuto cuoca come anche Alessandra, Daniele che è

operaio ed Enea che è pontista.

Sono Eleonora, sono nata a Fivizzano dove è nata anche la mia mamma che faceva l’aiuto

cuoca, mentre mio padre è nato a Lucca, lavorava in una cartiera, ora fa il portiere. I miei

nonni sia quelli materni che quelli paterni erano contadini, mentre le nonne erano

casalinghe. La vita nella campagna è molto bella ma è anche faticosa, oggi forse un po’

meno di un tempo. I miei nonni amano ancora molto la terra.

Sono Alessio, il mio papà è originario di Carrara e lavora in officina, mentre la mia mamma

che è di Sarzana fa la giardiniera. Il mio nonno paterno lavorava alla ceramica Vaccari ed è

morto, come è successo a molti che lavoravano in quella produzione, mia nonna fa ancora la

casalinga. I miei nonni materni sono ancora vivi, mio nonno lavorava per la Nato e ora fa il

contadino, invece mia nonna aveva un negozio di frutta e verdura.

Sono Nicolò, la mia famiglia è di origine toscana. Mia mamma che prima lavorava in un bar

viene da Carrara, come i suoi genitori: mia nonna era una casalinga, mentre mio nonno

lavorava come camionista. Mio padre è nato a Barga, che è in provincia di Lucca, in

Garfagnana, lavorava come carpentiere, ma ora fa il saldatore, era carpentiere anche suo

padre mentre mia nonna era casalinga.