Giornalino_I_12-13

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primo numero Giornalino Gulliver 2012/2013

Transcript of Giornalino_I_12-13

La libertà non è star sopra un albero,

non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,

libertà è partecipazione.Per

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Cos’è il Gulliver

L’Associazione Culturale Universitaria GULLIVER è nata nel 1987, in questi anni è cresciuta grazie a studenti che hanno avuto voglia di impegnarsi attivamente in tante iniziative, che spaziano da temi prettamente universitari a questioni politiche e sociali più ampie. Le attività dell’associazione nascono sempre da proposte e idee degli studenti, soci e non, e il Gulliver è lo strumento per realizzarle.

GULLIVER è attività culturali: anche grazie al finanziamento dell’Università Politecnica delle Marche, da sempre organizziamo moltissime iniziative come lo storico giornalino dell’Associazione, le conferenze, i cineforum, gli aperitivi, le feste… Le nostre attività sono gli appuntamenti più attesi dagli studenti.

GULLIVER è anche politica universitaria: indipendente ma collegata all’associazione culturale, esiste la Lista Gulliver – Sinistra Universitaria, completamente indipendente da partiti politici e sindacati, costituita da studenti che si riconoscono nei valori politici, sociali e culturali della Sinistra e aperta alla collaborazione di studenti indipendenti che si identifichino nella sua linea. Grazie all’aiuto di tutti, fino ad oggi siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati a livello di tutela dei diritti degli studenti. Da qualche anno siamo confederati all’Unione degli Universitari (UdU), che rappresenta la più grande rete di associazioni studentesche universitarie, pensata su un modello di stampo sindacale.

Quest’anno il Gulliver compie 25 anni: venticinque anni all’insegna della partecipazione attiva all’interno dell’Università e del tessuto cittadino, che ci hanno permesso di essere un’organizzazione di riferimento per gli studenti e per le istituzioni. In occasione del venticinquennale abbiamo organizzato molti eventi, tra cui una mostra che ripercorre la nostra storia e che puoi ancora visitare nella nostra sede.

Per continuare ad essere questa grande Associazione c’è bisogno dell’impegno di tutti, anche del tuo!

Se hai voglia di salire a bordo del veliero ti aspettiamo tutti i martedì alle 21:30, nella nostra sede in via Saffi, 22 (Casa dello studente ERSU), per decidere ed organizzare le attività da svolgere e per discutere dei problemi degli studenti e di come risolverli.

Periodico della Sinistra Universitaria

GulliverAnno 2012 - numero 1 (46)

Autunno 2012Finanziato dall’Università Politecnica delle Marche

ai sensi della Legge 390/91

Redazionevia A. Saffi , 22 - 60121 Ancona

[email protected]

Hanno collaboratoJacopo Sabbatinelli, Ludovica Crescenzi, Michele Agostini

Enrico Baldelli, Gianoberto Giampieri, Elisa Marchetti,Paola Tartufoli, Mattiasi Mengoni, Carlo Cotichelli

Marco Giobbi, Giacomo Ferroni, Giovanni Delli CarpiniAlessandro Betonica, Attilio Porchia, Luca Vescovi

Foto e disegniArchivio Gulliver

Impaginazione e StampaGulliver

Tiratura 1000 copie

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In questo numeroEditorialeQuesto numero del Giornalino Gulliver arriva in un momento di profondo cambiamento del Sistema Universitario: da una parte la Legge Gelmini mina all’Università come istituzione pubblica di formazi-one e Ricerca, dall’altra i provvedimenti economici adottati dal Governo Monti, prima tra tutti la Spend-ing Review, rischiano serialmente di compromet-tere il Diritto allo Studio, inteso dalla Costituzione come possibilità, per i capaci e meritevoli ma privi di mezzi, di accesso ai più alti gradi dell’istruzione.

La politica di tagli al sistema dell’istruzione in-trapresa dai precedenti Governi non sembra gi-ungere ad un punto di arresto: ormai quotidiana-mente viene fatto passare, più o meno velatamente, il messaggio che il nostro Stato ha deciso di non investire più su diritti fondamentali come la salute e l’istruzione. In assenza di alternative, le istituzi-oni pubbliche, prime tra tutte le Università, sono costrette a mettere le mani nelle tasche delle stesse famiglie che scelgono di far studiare i propri figli.

I continui tagli, inoltre, non possono non riflettersi nel disastroso declino del sistema del Diritto allo Studio: da qualche anno, nella nostra Regione e, in maniera evidente, nell’ateneo anconetano, a centi-naia di studenti viene negata la possibilità di otte-nere una borsa di studio completa, pur avendone diritto a pieno titolo.

La situazione degli idonei non beneficiari, unita ai possibili aumenti delle tasse per gli Studenti Fuo-ricorso e al brutale ingresso dei privati nella gov-ernance degli atenei riflette pienamente un’epoca in cui non sono più gli studenti, con le loro esi-genze di formazione, a dettare le regole del Siste-ma Universitario; a farla da padrone sono sempre più le logiche di mercato, che impongono la linea ad un’Università che somiglia sempre più ad una grande azienda a partecipazione pubblica.

C’è molto lavoro dunque per il Gulliver, che pro-prio quest’anno festeggia il suo venticinquennale: all’interno il racconto di 25 anni di rappresentanza e di associazionismo nel territorio Dorico.

Non ultime, le recenti notizie riguardanti il futuro del Programma Erasmus: è proprio di questi giorni la notizia del possibile esaurimento dei fondi a par-tire dall’anno 2013. In questo numero abbiamo rac-colto il contributo di un nostro compagno, che ha fatto un collage di testimonianze di diversi studenti che, come lui, hanno provato questa esperienza.

Buona lettura!

La Politica UniversitariaInizia il percorso della Carta dei Diritti degli Studenti .................................4Tassazione Studentesca: prove tecniche di equità .............................................5Nuovo Statuto: l’Università si rifà il vestito sempre più azienda, sempre meno istituzione ........7Diritto allo Studio:una coperta troppo corta? .........................................8Dalle Facoltà

Ingegneria ................................................................9Medicina ...............................................................10Economia .............................................................11

Progetto “Ancona Città Universitaria”Metamorfosi dorica a misura di studente ............12

L’AssociazioneL’Associazionismoè Partecipazione .......................................................13L’importanza diuna piccola grande realtà ........................................14Utopie ........................................................................15 “Essere studenti significa avere dei diritti,essere del Gulliver significa difenderli!” ...............16

L’AttualitàFree Software e libertà ............................................18Elezioni USA (e getta) ............................................20I mestieri che mancano ..........................................22Erasmus che vieni, Erasmus che vai ......................23Palestina. Il genocidio di un popolo .....................26Recensione: “Diaz” ..................................................28I Diritti Umani hanno bisogno di te! ....................29Fecondazione assistita: il dibattito continua ........30 Emergency per l’integrazione territoriale ............31

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Inizia il percorso della Carta dei Diritti degli Studenti

Grazie al nostro lavoro all’interno della Commissione Statuto dell’Università Politecnica delle Marche, sia-mo riusciti ad ottenere che la Carta dei Diritti degli Studenti sia inserita nel nuovo Statuto. Questo docu-mento ha lo scopo di raccogliere tutti quelli che a no-stro parere dovrebbero essere i Diritti degli studenti universitari. Essa, benché non abbia valore di regola-mento e non sia quindi vincolante, darà più forza alle nostre battaglie in difesa degli studenti. L’obiettivo della Carta è, infatti, quello di rappresentare una tu-tela e una fonte ufficiale alla quale appigliarsi per le nostre rivendicazioni.

Per la stesura inizieremo il lavoro a partire dal docu-mento che è stato approvato in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, un organo composto dai 30 rappresentanti nazionali eletti alla scorsa torna-ta elettorale di Maggio 2010 , tra cui 8 appartenenti all’Unione degli Universitari. Proprio dall’UDU è par-tita la proposta di una Carta dei Diritti degli Studenti, poi approvata all’unanimità dal Consiglio.

All’interno della nostra proposta di Carta sono previ-sti articoli inerenti lo status di studente, la didattica, gli esami e la prova finale, i tirocini e gli stage, le con-dizioni particolari di iscrizione (studenti part time e studenti lavoratori), gli studenti stranieri e la rappre-sentanza.

Allo studente in quanto tale non possono essere nega-ti diritti come quello ad accedere a tutti i gradi dell’i-struzione, a una didattica qualificata, ad usufruire dei luoghi interni alle Facoltà e ad organizzarsi colletti-vamente e in assemblee per esprimere liberamente il proprio pensiero. Poiché lo studio è un diritto, la tassazione studentesca deve essere commisurata a questo principio, garantendo a tutti la possibilità di sostenere gli studi universitari. Nelle città sede di poli universitari si devono attuare delle misure che renda-no tutto a misura di studente, dai trasporti all’accesso alla cultura, provvedimenti che rientrano nel proget-to Ancona Città Universitaria che stiamo promuoven-do presso le istituzioni locali.

Obblighi formativi, crediti formativi, blocchi didattici, modalità d’esame, corsi sdoppiati, accesso al materia-le didattico, tirocini sono solo alcuni degli argomen-ti toccati all’interno della carta. Abbiamo poi tutte quelle tematiche oggetto delle battaglie che portiamo avanti da anni in tutela degli studenti. La Carta rap-presenta un’occasione fondamentale per ufficializza-re le richieste che negli anni abbiamo fatto al nostro Ateneo. Vecchie e nuove battaglie troveranno final-mente spazio all’interno di un documento ufficiale, inserito nel nostro Statuto e al quale fare sempre ri-fermento per dare forza al nostro lavoro.

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La Carta ci ha dato anche occasione di introdurre una tematica nuova per la nostra Università: lo studente a tempo parziale. Questa forma di iscrizione dovrebbe permettere agli studenti in condizioni particolari, una su tutte lo studente lavoratore (ma come questo molti altri), di ottenere in un anno la metà dei crediti previ-sti da un piano di studi normale pagando la metà del-le tasse. Ora non resta che fare in modo che la nostra proposta sia approvata e diventi a tutti gli effetti una possibilità concreta per tutti i ragazzi che, magari per mantenersi gli studi o per altre situazioni personali, non possano svolgere la “professione” di studente a tempo pienoCi auspichiamo per questo che la stesura termini nel più breve tempo possibile e che un documento com-pleto esca quanto prima dal nostro Consiglio degli Studenti, per poi essere sottoposto all’approvazione del Senato Accademico.

Un titolo della Carta sarà dedicato alla rappresentan-za. Questo perché è nostra ferma convinzione che la rappresentanza studentesca sia un valore imprescin-dibile per la gestione dell’Università. Tutte le deci-sioni che riguardino gli studenti devono essere prese tenendo in considerazione l’opinione degli studenti, opinione che si concretizza proprio nell’esistenza della rappresentanza in tutti gli organi dell’Ateneo. Tramite la rappresentanza gli studenti possono dare voce alle loro esigenze. Questo è il compito che da 25 anni cerchiamo, con il vostro aiuto, di portare avanti quotidianamente.

Finalmente tradurremo in un documento completo tutte le istanze che ogni giorno portiamo all’interno di tutti gli organi dell’Ateneo.

Ludovica Crescenzi

Tassazione studentesca: prove tecniche di equità

Allo stato attuale l’Università italiana si regge per buona parte sulla tassazione studentesca. Nel nostro progetto ideale di Università gli studenti dovrebbe-ro contribuire in minima parte alle spese per l’istru-zione, bensì questa spesa dovrebbe essere spalmata sulla contribuzione generale, diversificata in base al reddito di ciascuno. L’istruzione, così come la salute, dovrebbe essere un diritto di cui dovrebbero poter fruire tutti, indipendentemente dalla propria situa-zione economica. Oggi siamo decisamente lontani da questo progetto, al contrario il sistema Universitario subisce tagli continui e sopperisce a queste mancanze incrementando gli importi delle tasse studentesche. Per noi tutto questo è inaccettabile: è assurdo che un diritto costituzionale, come quello alo studio, sia co-stantemente minato da politiche che vedono l’istru-zione solo come una voce di spesa da tagliare e non come un valore fondamentale per lo sviluppo di un Paese.

In quest’ottica si inquadrano tutte le riforme degli ul-timi anni, non ultima la Riforma Gelmini, che, oltre a tagli indiscriminati, prevede delle misure che minano la libertà della Ricerca, come l’ingresso di privati nei Consigli d’Amministrazione dei vari Atenei. Questo ha il chiaro obiettivo di dare un impianto aziendale a un sistema, quello dell’Istruzione, che, invece, non do-vrebbe avere nulla a che fare con imprenditori privati.Ma, tornando al tema della tassazione, non possiamo tralasciare la spending review del Governo Monti, nella quale non si fa altro che peggiorare la situazio-ne degli studenti. In questo provvedimento, infatti, è prevista una modifica al sistema di finanziamento all’Università: la tassazione studentesca è vincolata

da un limite, fissato al 20% rispetto al fondo di finan-ziamento ordinario (FFO, che corrisponde ai fondi statali per l’Università), oltre il quale per legge è vie-tato salire. Ciò significa che gli studenti non possono contribuire alle spese dell’Università per più del 20% dell’FFO. Ovviamente, anche questa forma di tutela è del tutto inadeguata (se aumenta l’FFO aumentano anche le tasse e viceversa), ma impedisce comunque che le tasse aumentino troppo, sebbene sappiamo che il problema delle casse nei nostri Atenei risieda pri-mariamente in un finanziamento statale insufficiente. Nella spending rewiev si revisiona questo sistema in modo che nel conteggio del 20% non si tengano in considerazione le tasse pagare dagli studenti fuori-corso. Il risultato è in primo luogo che le tasse aumen-teranno per tutti, poiché meno studenti (i “fuoricor-so” sono circa il 30% della popolazione studentesca totale) sono compresi in questo 20% e quindi il co-sto è ripartito tra meno soggetti, e aumenteranno in misura ancora maggiore per gli studenti fuori corso, il cui contributo può anche raddoppiare rispetto a quanto pagato negli anni passati.

Le singole università potranno applicare per i fuori corso tasse di iscrizione maggiorate fino al 25% se l’indicatore ISEE delle rispettive famiglie è situato tra i 40.000 e i 90.000 euro. Se l’ISEE è compreso tra 90 e 150 mila euro, le tasse potranno essere maggiorate del 50%, mentre sopra i 150mila euro la maggiorazio-ne potrà essere del 100%. Gli studenti con ISEE sotto i 40.000 euro non dovrebbero subire maggiorazioni.Ovviamente non si tiene affatto conto del perché così tanti studenti italiani siano fuoricorso. A nostro av-viso le motivazioni sono molto ampie; basti pensare

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alla riforma del Processo di Bologna e al cosiddetto 3+2, che ha prodotto un numero elevatissimo di fuori corso, proprio per problemi organizzativi dei vari percorsi di laurea. Inoltre, a causa dei continui tagli e dell’au-mento delle tasse, molti studenti sono costretti a lavorare per mantenersi gli studi, non potendosi dedicare a tempo pieno alla loro carriera accademica. Per non parlare della mancanza della copertura totale delle borse di studio, che va a penalizzare anche i meritevoli. Dunque, pare troppo semplicistico etichettare come “incapaci” tutti gli studenti furoicorso e si dovrebbero andare a cercare le motivazioni in maniera più attenta, in modo da sanare tutte quelle condizioni che rendono impossibile per gli studenti laurearsi in corso.

L’Unione degli Universitari sta promuovendo un sistema di tassazione unico nazionale, che non faccia distin-zioni tra studenti italiani e stranieri (inizialmente anche questi erano stati tenuti fuori dal conteggio del 20%) o tra fuoricorso e incorso.

Le tasse universitarie sarebbero le stesse su tutto il territorio nazionale, in modo da limitare la competizione tra Atenei sul piano della tassazione. Le tasse andrebbero da un minimo di 200 (ISEE 20.00) a un massimo di 3.000 (ISEE 120.000) euro, mante-nendosi comunque molto al di sotto degli importi attuali. L’obiettivo finale rimane quello di un accesso all’Università quasi gratuito, ispirato al modello francese (tassa unica per tutti di circa 300 euro). Un sistema del genere sarà possibile solo quando ci sarà reale equità nella contribuzione generale, che dovreb-be sopperire a quel punto alla spesa per l’istruzione, così come a quella per la sanità.

Ludovica Crescenzi

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A seguito della Riforma Gelmini, le Università italiane hanno subito profondi cambiamenti nella loro orga-nizzazione. L’Università Politecnica delle Marche si è dovuta adeguare modificando il proprio statuto nel corso dello scorso anno accademico e sta tuttora ap-portando le conseguenti modifiche ai Regolamenti di Ateneo.

Come saprete, l’Università è stata finora organizzata in Facoltà (nel nostro caso Agraria, Economia, Inge-gneria, Medicina e Scienze). Ai vari Consigli di Facol-tà spettava prendere decisioni in materia di didatti-ca, lasciando ai Dipartimenti il compito di curare gli aspetti della Ricerca.Con la Legge Gelmini, viene ad essere stravolto anche quest’aspetto, con il trasferimento ai Dipartimenti di tutte le competenze, sia in materia di didattica che di ricerca.

Nel nostro Ateneo i dipartimenti sono così organiz-zati: un dipartimento ad Agraria, un dipartimento a Scienze, due dipartimenti ad Economia, quattro di-partimenti ad Ingegneria e quattro a Medicina. Se-condo la legge Gelmini, ciascun Corso di Laurea deve essere incardinato in uno o più specifici dipartimenti della Facoltà, che si occuperanno di gestirne gli aspet-ti didattici.

Purtroppo, la suddivisione dei settori scientifici nell’ambito dei vari Dipartimenti è avvenuta in ma-niera del tutto arbitraria, senza seguire, nella maggior parte dei casi, criteri di affinità tra le varie discipline. Ciò ha creato varie problematiche soprattutto ad In-gegneria e a Medicina, in cui si ha il maggior numero di dipartimenti e quindi una maggiore frammentazio-ne. Ad Ingegneria, ciascun Corso di Laurea è stato in-cardinato in uno o più dei quattro dipartimenti sulla base delle percentuali dei crediti di cui è composto: nessun corso, tranne uno, afferisce in maniera speci-fica ed esclusiva ad un solo dipartimento. Per contro, a Medicina, i vari Corsi di Laurea sono stati incardi-nati nei quattro Dipartimenti in maniera equivalente.

Dal punto di vista degli studenti è evidente la proble-matica nell’individuazione delle proprie rappresen-tanze. I Dipartimenti, per come sono strutturati, non possono in alcun modo trattare questioni inerenti a singoli corsi di laurea, poiché nessun corso è comple-tamente contenuto in un unico dipartimento. La Fa-coltà intesa come Assemblea di tutto il corpo docente e delle rappresentanze degli studenti, unica struttura a nostro avviso in grado di mantenere la piena visione della didattica, viene quindi ad essere smantellata, in favore di strutture, che per loro stessa costituzione, si

dimostreranno incapaci di gestire le questioni legate alla didattica degli interi corsi di laurea.

Di conseguenza viene ad essere compromessa la rap-presentanza stessa, dal momento che uno studente, potendo essere eletto in uno solo dei Dipartimenti della propria Facoltà, non riuscirà a dare voce a tutte le istanze né dei singoli corsi di laurea, né, più global-mente, della sua Facoltà. Proprio contro questo siste-ma ci siamo battuti già all’interno della Commissione Statuto, una sorta di Assemblea Costituente incarica-ta della stesura del nuovo Statuto.

Ancora più grave è l’altro aspetto cardine previsti dalla Riforma Gelmini, ovvero l’ingresso di soggetti privati all’interno dell’Università. Proprio in questi giorni, infatti, il Senato Accademico del nostro Ateneo sta nominando i membri esterni del Consiglio di Am-ministrazione (3 su 11 membri totali). Fin dalle pri-me fasi della scrittura del nuovo Statuto, ci siamo bat-tuti contro il chiaro intento di conferire un’impronta aziendale all’Università.

Come avevamo previsto, i soggetti che hanno presen-tato la propria candidatura hanno evidenti interessi di tipo economico, che nulla hanno a che fare con il modello di Università pubblica da noi, e da molti al-tri, concepito. Basti pensare che molti dei candidati esterni fanno parte di aziende che attualmente finan-ziano borse di Dottorato della nostra Università; se a ciò si aggiunge il potere di attivare o disattivare corsi di laurea, conferito dalla Legge Gelmini al nuovo Con-siglio di Amministrazione, si comprende facilmente come l’offerta formativa del nostro Ateneo rischi di essere plasmata unicamente sulla base delle esigenze delle logiche di mercato piuttosto che sul reale biso-gno di formazione degli studenti.Come possono dunque dei privati, che provengono dal mondo dell’economia agire nel nome della libertà della Ricerca e difendere l’impianto pubblico dell’U-niversità?

A nostro avviso, pertanto, il modello ideale di Uni-versità si allontana sempre di più: oggi l’istruzione è sempre meno universalmente accessibile (continui aumenti delle Tasse, mancata copertura totale delle Borse di Studio) e sempre più a misura del mercato economico.

Di questo passo l’Università pubblica scomparirà, per lasciare spazio ad una azienda privata che ha come unico obiettivo l’essere competitiva sul mercato.

Ludovica Crescenzi

Nuovo Statuto, l’Università si rifà il vestito:sempre più azienda, sempre meno Istituzione

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Diritto allo Studio: una coperta troppo corta?

La situazione del Diritto allo Studio a livello nazionale e, ancora più in particolare, nel nostro Ateneo si sta facendo sempre più drammatica.E’ di poche settimane fa la notizia della mancata co-pertura totale delle Borse di Studio erogate dall’ER-SU. Per mancanza di fondi, quest’anno, come da tre anni a questa parte, a molti studenti idonei è stata as-segnata solo parte della Borsa, ovvero quella relativa ai soli servizi mensa e alloggio.

In un Paese che, stando almeno a quanto sancito nella Costituzione, mette il Diritto allo Studio tra le proprie priorità è inaccettabile l’esistenza della figura del-l’”idoneo non beneficiario”, ossia quello studente che, pur avendo pieno diritto alla Borsa di Studio, si vede negati i benefici che essa comporta.I dati della copertura delle Borse nei Paesi dell’Unio-ne Europea ormai da alcuni anni mettono l’Italia agli ultimi posti. Questa situazione, tuttavia, continua ad essere ignorata dai Governi che si succedono alla gui-da del Paese: il disinvestimento sul Diritto allo Studio viene sempre più spesso fatto passare come necessa-rio al risanamento dei conti pubblici.

Non solo, la normativa che disciplina il sistema del Diritto allo Studio e l’accesso ai benefici sta diventan-do sempre più obsoleta. La legge 390/91, l’ultima in materia fino a qualche mese fa, necessitava di essere profondamente rivista alla luce dei profondi cambia-menti del sistema universitario avvenuti negli ultimi 20 anni. Tutt’altra è stata la risposta giunta dal Gover-no, che si è limitato ad emanare a giugno un Decreto Legislativo che non modifica in maniera adeguata il panorama del Diritto allo Studio. E’ impensabile che, alla luce della mutata condizione di studente univer-sitario (basti pensare all’enorme aumento di studenti fuorisede), nel 2012 non vengano ritenuti indispen-sabili dalle leggi dello Stato servizi fondamentali come alloggi, assistenza sanitaria gratuita e trasporti.

Alle continue variazioni che subito la Didattica negli ultimi anni non è conseguita un’adeguata revisione del sistema dei requisiti di merito, che stabiliscono quali studenti possono avere accesso alle Borse di

Studio. L’ultima normativa in materia, che risale al 2001, stabilisce requisiti di merito fissi e che pertan-to non tengono conto dell’eterogeneità delle centina-ia di diversi Corsi di Laurea offerti dalle Università Italiane.

L’unico aspetto innovativo del nuovo Decreto era l’introduzione di una fasciazione in base al reddito per l’importo della Tassa Regionale per il Diritto allo Studio, quella Tassa, inclusa nell’importo delle tasse universitarie, che contribuisce a costituire parte dei fondi riservati alle Borse di Studio.La Regione Marche, nascondendosi dietro ai ritardi nell’emanazione del Decreto Legislativo, ha deciso di non applicare già da quest’anno la fasciazione inizial-mente prevista, limitandosi solamente ad aumentare da 90€ a 140€ l’importo della Tassa Regionale per tutti gli studenti.Ciò ha comportato, nel nostro Ateneo, l’aumento della prima rata delle Tasse Universitarie da 399€ a 449€.

Come se non bastassero i continui tagli ai finanzia-menti per l’istruzione, nella nostra Regione la situa-zione per gli studenti si complica anche a causa di vi-cissitudini politiche che nulla hanno a che fare con il Diritto allo Studio. Risale ormai a un anno fa la nostra proposta di Legge Regionale sul Diritto allo Studio, che, introducendo lo status di “Studente Marchigia-no”, si propone di andare a livellare le profonde diso-mogeneità di condizione del Welfare Studentesco sul territorio Regionale.Nella nostra proposta di Legge è contenuto anche un progetto di riordino degli ERSU in cui viene prevista la costituzione in unico Ente Regionale per il Diritto allo Studio, con l’obiettivo di ottenere da una par-te l’omogeneità di trattamento per tutti gli studenti marchigiani e dall’altra un notevole risparmio econo-mico sui costi di gestione.

Purtroppo, a causa di questioni politiche interne al Consiglio Regionale, la nostra proposta attende anco-ra di trovare applicazione, pur essendo già stata inta-volata una discussione a riguardo.

La situazione degli Studentati anconetani (in foto lo Studentato di Brecce Bianche) rispecchia a pieno quanto detto finora. Nel nostro Ateneo gli alloggi per gli studenti necessiterebbero di una manutenzione più efficace: attualmente tuttavia si preferisce atten-dere il reperimento di ulteriori fondi da destinare ad interventi di manutenzione straordinarie, destinati unicamente a tamponare situazioni che richiedereb-bero invece un’attenzione più costante da parte delle Amministrazioni Locali.

Ludovica CrescenziJacopo Sabbatinelli

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Dalle Facoltà: Ingegneriaa cura di Michele Bussolotto e Luca Vescovi

Ultime novità dal Consiglio di Facoltà... e non solo.

Vi siete mai chiesti come si riesce ad ottenere una Facoltà che ris-petta le tue esigenze?

La maggior parte dei problemi (fino dell’effettivo adeguamento alla Legge Gelmini previsto nelle prossime settimane) vengono af-frontati in Consiglio di Facoltà, dove si discute di Didattica, atti-vazione/disattivazione dei Corsi etc. Tale organo è composto da tutti i Professori, Ricercatori e dai Rappresentanti degli Studenti.Attraverso le vostre segnalazioni e il lavoro dei nostri Consiglieri di Facoltà, nell’ultimo anno si è riusciti ad arrivare a molteplici risultati.Sicuramente uno dei più impor-tanti è stata la possibilità per gli studenti del vecchio ordina-mento (D.M. 509) di sostenere gli esami con il programma da loro seguito e con lo stesso pro-fessore che ha tenuto il corso (fatta eccezione per i professori a contratto e i pensionamenti). Inoltre per tutti gli studenti del vecchio ordinamento è possibile sostenere gli esami tutto l’anno e non solo all’interno di specifiche finestre d’esame.

Con il D.M. 270/04 e il D.M 17 (i cosidetti “requisiti minimi”, in-

trodotti da Mussi e notevolmente peggiorati dall’ex Ministro Gelmi-ni) si è arrivati ad avere ben tre ordinamenti in tre anni.

Nel momento in cui questi 3 ordi-namenti danno origine a 3 corsi differenti per ogni “indirizzo”, gli studenti si trovano in gravi dif-ficoltà nel poter effettuare qual-siasi cambiamento al loro piano di studio tra un anno e l’altro. Per questo, i nostri rappresent-anti hanno chiesto al Consiglio di Facoltà di iniziare una profonda analisi del problema, proponen-do un sistema per consentire a tutti gli studenti vittime delle decisioni scellerate dell’ex Min-istro Gelmini di poter affrontare in modo più dignitoso il loro per-corso di studi. Il lavoro sembra essersi completato ma, potendo esservi ancora mille casi non considerati, vi invitiamo a segnal-arci qualsiasi problema di questo tipo.

Altra conseguenza dei “requisiti minimi” è la chiusura delle Lau-ree Specialistiche in Ingegne-ria Biomedica e Ambiente e Territorio. I nostri Rappresent-anti sono stati gli unici ad opporsi in tutti gli organi di Facoltà: rit-eniamo infatti che la priorità sia rispettare le esigenze di didattica degli studenti ed andare a chiu-dere da un giorno all’altro due corsi di Laurea Magistrale non va certo in questa direzione.

Un altro importantissimo risulta-to è stato quello di impedire che le sessioni di laurea di Ottobre e Dicembre fossero accorpate in un’unica data a Novembre: ques-ta scelta avrebbe creato notevoli problemi a tutti gli studenti ma,

grazie all’intervento dei nostri Rappresentanti, siamo riusciti a scampare da questa eventualità.Risultati a più breve periodo, ot-tenuti con il lavoro di tutti i rap-presentanti Gulliver di Ingeg-neria, sono le varie richieste di cambiamenti di orari, richieste di cambiamenti di aule, tutte realiz-zate per venire incontro alle esi-genze degli studenti.

L’organizzazione degli orari è un lavoro complesso e, per questo motivo, è facile che in diversi corsi ogni anno si creino orari impossibili, sovrapposizioni di aule e lezioni dello stesso corso. A seguito delle vostre segnalazioni, ad ogni inizio semestre ci rivol-giamo ai vari professori, Presi-denti dei CUCS (Consiglio Unifi-cati Corso di Studio) e al Preside per riuscire ad organizzare al meglio tutti i vari orari di lezione.Nel corso dell’anno accademico si è impedito a molti professori di applicare la regola del salto d’appello: in questo modo lo stu-dente può sostenere qualsiasi ap-pello a disposizione, anche se nel precedente appello è stato boc-ciato. Venite a segnalarci qualsia-si professore che sapete non ris-pettare questa regola: è un vostro diritto poter andare all’esame ogni volta che ci sia la possibilità.

La Rappresentanza Gulliver all’interno della Facoltà è ques-to e tant’altro. Per continuare a lavorare con questa intensità ci servono sicuramente le vos-tre segnalazioni e tutte le vostre proposte di soluzioni.

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Dalle Facoltà: Medicinaa cura di Jacopo Sabbatinelli

Introdotto un nuovo appello dell’esame di Tirocinio per tutte le Lauree Triennali.Il Consiglio di Facoltà, nella seduta del 27 settembre, ha istituito a par-tire dall’a.a. 2012/13 un secondo ap-pello per l’esame finale di Tirocinio di tutti i Corsi di Laurea Triennali delle Professioni Sanitarie.Da tempo lamentiamo, come rap-presentanti, l’assurdità di una situ-azione che vede il percorso forma-tivo di tirocinio di un intero anno (di durata, in alcuni casi, superiore alle 600 ore) giudicato in toto sulla base di un colloquio orale della durata di pochi minuti.L’istituzione di un secondo appello permetterà a tutti gli studenti di sostenere l’esame di tirocinio senza l’enorme pressione derivante dal fatto che un’eventuale bocciatura comporterà la ripetizione dell’anno con il relativo tirocinio. Inoltre, gli studenti respinti in prima istanza avranno la possibilità di compren-dere e colmare in breve tempo le lacune emerse in sede d’esame: ciò aumenterà enormemente il valore educativo dell’esame di tirocinio che, in ogni esame del sistema uni-versitario, dovrebbe sempre prev-alere sugli aspetti punitivi.A partire dal prossimo anno ac-cademico, i due appelli disponibili per sostenere l’esame finale di Ti-rocinio dovranno essere distanziati di minimo 15 giorni l’uno dall’altro e potranno essere previsti a par-tire dalla conclusione delle attività di tirocinio (comunque non prima dell’11 agosto) ed entro il 30 settem-bre.

Continua a Medicina il percorso di tutela del Diritto allo StudioCon l’entrata in vigore dei nuovi ordinamenti è venuta a crearsi una situazione tale per cui gli studenti dei Corsi di Laurea in Medicina e Od-ontoiatria erano difatto impossibili-tati a raggiungere i requisiti di mer-ito per ottonere le Borse di Studio dell’ERSU. Su nostra segnalazione,

la Facoltà ha avviato un percorso di revisione dei piani di studio che ha portato all’introduzione di una serie di prove in itinere certificative con le quali gli studenti potranno con-seguire i crediti formativi necessari. Per Medicina, questa problematica ha imposto anche delle modifiche nella distribuzione degli esami di IV e V anno: la revisione è avvenuta nell’ambito dell’introduzione della nuova Attività Formativa Profession-alizzante, in tempi utili per evitare disagi agli studenti del nuovo ordi-namento.Rimane problematica la situazione delle Professioni Sanitarie. Attual-mente, gli studenti non possono accedere ai crediti riservati al Tiro-cinio Formativo prima di settembre: ciò comporta grosse difficoltà nel raggiungimento dei requisiti di mer-ito, dal momento che la scadenza è fissata al 10 agosto di ogni anno.Proprio in questi giorni stiamo chie-dendo nelle sedi preposte la rein-troduzione della prova cosiddetta “di metà Tirocinio”, che garantirebbe la possibilità di ottenere parte dei crediti riservati al Tirocinio entro il 10 agosto.

Confermati gli Appelli Straordi-nari per il CLM in Medicina e Chi-rurgiaAnche per l’a.a. 2012/13, dopo un acceso confronto tra i Rappresent-anti degli studenti e i docenti della Facoltà di Medicina, sono stati con-fermati i due appelli straordinari di recupero per gli studenti iscritti al Corso di Laurea in Medicina e Chi-rurgia.La riconferma, deliberata dal Con-siglio di Facoltà del 27 settembre, ar-riva dopo un’attenta analisi condotta sulla base dell’esperienza degli ap-pelli straordinari dello scorso anno. I dati ufficiali dimostrano che, in occa-sione dell’appello di maggio, il 50% degli studenti ha superato l’esame che aveva deciso di sostenere: il dato, destinato a salire considerando gli studenti iscritti che non si sono pre-

sentati all’appello, è perfettamente in linea con quelli delle sessioni or-dinarie, dimostrando la reale utilità degli “appelli di recupero”.Anche per quest’anno, i nuovi ap-pelli sono stati attivati in via speri-mentale e saranno previsti nei mesi di novembre 2012 e maggio 2013. Le modalità rimangono le stesse dello scorso anno: ciascuno studen-te potrà sostenere un solo esame degli anni precedenti a quello di is-crizione.Continueremo a chiedere che i due appelli straordinari vengano confer-mati stabilmente anche per gli anni successivi e che siano estesi anche agli studenti degli Corsi di Laurea.

Esami disattivati: si salvi chi può!Una delle naturali conseguenzae dell’introduzione dei nuovi ordina-menti (270/04), avvenuta nel 2009 per le Lauree Magistrali e lo scorso anno per le Professioni Sanitarie, è la disattivazione di corsi integrati pre-senti nei vecchi ordinamenti ma non nei nuovi. Il rischio, per gli studenti del vecchio ordinamento, è di incon-trare grosse difficoltà per sostenere gli esami disattivati. Come nelle altre Facoltà, sorveglieremo attentamente le procedure che la Facoltà adotterà in merito, chiedendo che venga gar-antita la possibilità di sostenere gli esami disattivati con le stesse mo-dalità degli altri corsi almeno per i due anni successivi alla disattivazi-one.Per i corsi disattivati da più tempo, chiederemo invece che vengano pub-blicizzate ampiamente le modalità per richiedere le date di esame alla Segreteria Studenti e che il numero di appelli concessi non sia inferiore a quello previsto per gli altri esami.

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Dalle Facoltà: Economiaa cura di Paola Tartufoli

Di notevole importanza in questo periodo dell’anno è la modifica del piano di studi.

Innanzitutto è bene specificare da quando sarà possibile modificare il proprio piano. A causa di alcuni ritar-di tecnici, dovuti all’aggiornamento del sistema informatizzato che ges-tisce l’offerta formativa, la procedura per la modifica del piano di studi ad oggi (9 ottobre) non risulta ancora attiva, ma la data di apertura verrà comunicata entro pochi giorni dalla Segreteria Studenti. Il termine ultimo per la modifica è invece già fissato per il 30 novembre.Bisogna prestare attenzione al fatto che non tutti possono modificare il piano di studi. Possono, infatti, cam-biare il piano di studi gli studenti che non intendano laurearsi entro marzo 2013. Tutte le sessioni di laurea da qui a marzo 2013 sono infatti con-siderate appartenenti al precedente anno accademico (2011/2012), e chi si laureerà entro tali sessioni dovrà farlo secondo il piano di studi rego-larmente presentato e approvato a ottobre 2011.Passando ora alla parte pratica, la modifica si effettua online nell’area riservata alla voce “Presentazione Pi-ano” del menu “Piano di Studi”.Per cambiare il piano di studi è nec-essario rispettare due condizioni: aver pagato la prima rata delle tasse e scegliere esami ancora attivi.Per quanto riguarda le tasse, dato che tra il momento del pagamento della prima rata e la sua registrazione da parte dell’amministrazione nell’area riservata può intercorrere qualche giorno, può accadere che non si pos-sa cambiare il piano di studi il giorno stesso in cui si effettua il versamento. Di conseguenza è importante atten-

ersi alle scadenze considerando un congruo preavviso per evitare di in-correre nel pagamento di una mora per colpa di ritardi nella presentazi-one del piano di studi. Una volta che il pagamento compare in area riserva-ta, il sistema permetterà automatica-mente la modifica del piano di studi. Per essere sicuri dell’avvenuta regis-trazione del pagamento, basta contr-ollare che il versamento della prima rata risulti alla voce “Versamenti ef-fettuati” nella parte “Tasse” dell’area riservata.Per ciò che concerne gli esami, sono consentite soltanto quelle modifiche del piano di studi che riguardino in-segnamenti ancora attivi nel corrente anno accademico. Non è quindi con-sentito sostituire esami del proprio piano con altri che risultino disatti-vati. Gli esami inseriti nel piano negli scorsi anni e che ad oggi risultino disattivati possono comunque essere sostenuti in tutte le sessioni d’esame presenti (per gli esami disattivati da più di un anno seguire l’apposita pro-cedura indicata sul sito di economia, sezione “Studenti” → “Studiare e fare esami” → “Esami Disattivati: Proce-dura per sostenere gli esami”).Modificando il proprio piano di studi è possibile anche, per chi volesse, modificare il proprio curriculum, seguendo sempre la procedura on-line descritta precedentemente.

Un altro nodo da sciogliere sono gli esami a scelta da inserire nel piano di studi del III anno nell’ottica di una futura iscrizione ai corsi di Laurea Magistrale offerti dalla Facoltà.Chi attualmente frequenta il III anno della triennale, può far riferimen-to ai consigli per la compilazione del piano di studi indicati in calce all’Offerta Formativa del proprio anno di iscrizione e reperibili sul sito di Facoltà [menu “Studenti”, sotto la voce “Corsi offerti (manifesto degli studi)” → “Corsi di laurea triennale (DM 270/2004) 2° e 3° anno”].Questa parte del sito viene aggiorna-ta di anno in anno da parte dei Coor-dinatori dei vari corsi di Laurea Mag-

istrale in adeguamento a quelli che saranno i requisiti richiesti per le im-matricolazioni nell’anno successivo.Le materie che invece sono indicate tra i requisiti di ammissione nel bando di immatricolazione alle Lau-ree Magistrali per l’anno 2012/2013, sono rivolte a chi si iscrive o sta per iscriversi a tali corsi nell’attuale anno accademico e non è detto che riman-gano invariate di anno in anno!Viene spontaneo chiedersi come mai di anno in anno questi tipi di in-formazioni vengano modificati. Per spiegarlo è necessario fare un passo indietro: fino a qualche anno fa esist-evano diversi corsi di Laurea Trien-nale, ciascuno inerente ad un diverso settore dell’Economia (Economia e Commercio, Economia e Finanza, etc). Di conseguenza la scelta della (allora) Laurea Specialistica era per la maggior parte dei casi la naturale prosecuzione del percorso formativo di cui si erano gettate le basi nel cor-so del triennio.Ad oggi ciò non è più così scontato: la triennale unica introdotta con l’applicazione del D.M. 270/04 las-cia sicuramente più autonomia allo studente nella costruzione del pro-prio percorso formativo, ma vista la mole consistente di materie a scelta possibili, non garantisce che si arrivi alla magistrale con una preparazione adeguata per affrontare un percorso specialistico.

Di conseguenza, su nostra proposta, la Facoltà ha iniziato a pubblicare di anno in anno i famosi “consigli per la compilazione del piano di studi” nell’ottica di guidare gli studenti a scelte più consapevoli e lungimiranti. Ovviamente si tratta di consigli che ciascuno è libero di seguire o meno, ma è importante ricordare che per l’accesso alle Magistrali della nostra Facoltà sono richiesti dei requisiti d’accesso e seguire questi “con-sigli” può aiutarvi sia ad acquisire un’adeguata preparazione personale da spendere nel biennio, sia ad af-frontare la fase di ammissione alla Magistrale con maggiore serenità.

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Progetto “Ancona Città Universitaria”Metamorfosi dorica a misura di studente

In autunno vedrà la definitiva messa in opera il pro-getto “Ancona Città Universitaria” che raccoglie in un unico quadro progettuale un’estesa gamma di inter-venti locali atti ad agevolare lo studente nella realtà cittadina di Ancona e, indirettamente, a risanare al-cune delle problematiche che da sempre affliggono l’intera realtà dorica.

Ancona - Quella che emerge dall’ultima analisi socio-demografica (censimento 2011) è una città in conti-nua espansione e sempre più multietnica con più di 100’000 abitanti e un 10,9% di popolazione stranie-ra. Ogni giorno 10’000 anconetani, con mezzi pubblici o privati, si riversano per le strade della città; [traffi-co ed integrazione della popolazione straniera sono quindi due validi indicatori dello stato di progresso e benessere della città].In questo contesto lo studente universitario, soprat-tutto quando fuori sede possiede uno status sociale del tutto caratteristico, relativamente svantaggiato per quanto riguarda l’accesso ai servizi e comunque di notevole impatto sull’economia locale; di 17’000 studenti universitari anconetani ben 8’000 rientrano nella tipologia fuori-sede, costituendo l’8% dell’inte-ra popolazione cittadina con una spesa sostenuta dal-le famiglie intorno agli 8’000 euro annui per studente.

Il progetto - Ancona Città Universitaria nasce dalla raccolta delle numerose riforme proposte o già intra-prese dalle liste studentesche, rielaborate sotto forma di interventi coordinati e a lungo termine. Presentato dall’ l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Ancona con il Consiglio Studentesco e l’UNIVPM, il progetto è risultato vincitore del concorso indetto da ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani a tema “Servizi a favore degli studenti universitari” raggiun-gendo il secondo posto a livello nazionale dopo Man-tova ed ottenendo così un finanziamento ministeriale di 200’000 euro, cui s’aggiungeranno altri 179’000 stanziati dall’UNIVPM. È in fase di allestimento il ta-volo di concertazione per i partner del progetto, tra cui si contano Comune, ERSU, Conerobus e le nume-rose realtà culturali locali, dal Teatro delle Muse al Museo Omero. Dell’Università Politecnica delle Marche vengono consultati CSU - Consorzio Sportivo Universitario e CUS - Centro Universitario Sportivo. A questi si ag-giunge il Consiglio Studentesco, l’organo consultivo universitario che andrà a formare, assieme con il Co-mune, un apposito Tavolo Tecnico che porti la voce degli studenti al centro del dibattito sullo sviluppo del progetto.

Le proposte - Tra le priorità dello studente vi è da sempre quella di trovare un alloggio sicuro e conve-niente; l’Agenzia Casa per Universitari prevista dal progetto si farà carico della completa informazione e tutela dello studente. Verranno istituiti contratti con-cordati e questionari sulla qualità, e verrà creata una banca dati completa delle abitazioni disponibili ogni anno, analoga al Servizio Cercalloggio Online del Gul-liver.

Verranno inoltre coinvolti esperti del settore energe-tico per ottimizzare i consumi degli alloggi universi-tari e per formare la popolazione studentesca sulle misure di risparmio energetico più efficaci.Prevedendo una più ampia distribuzione della com-ponente studentesca sul territorio, si sono studiati piani di integrazione con le realtà locali, attraverso incarichi retribuiti di utilità sociale ed appositi spazi di incontro, che riducano il senso di isolamento per-cepito da chi abita lontano dal centro.

Non viene per questo trascurata l’importanza di un collegamento efficiente con le facoltà ed il centro; l’utilizzo di mezzi pubblici sarà incentivato con l’isti-tuzione di tariffe agevolate ed adattate alle diverse esigenze di studenti fuori sede, pendolari e in sede, sulla scia di quanto già ottenuto dalla lista Gulliver per l’abbonamento annuale urbano, assicurato anche quest’anno proprio perché facente parte del proget-to; è prevista anche l’istituzione di una rete di Car Pooling, che contribuirà a diminuire l’enorme parte del traffico relativa a mezzi privati. Sono poi previsti luoghi di studio e di aggregazione che coprano orari non convenzionali, e internet point strategici sul ter-ritorio. Accesso agevolato a luoghi di cultura, impianti sportivi e più in generale ad eventi musicali ed artisti-ci, ma anche l’applicazione di sconti presso le attività commercali aderenti saranno assicurati dalla creazio-ne di una Carta Studente.

Ulteriori servizi ed agevolazioni verranno istituiti a tutela di alcune categorie in particolare, come le studentesse madri e gli studenti diversamente abili; agli studenti stranieri iscritti o in visita presso l’Uni-versità verranno dedicati interventi di assistenza ed intgrazione.

Tra gli esiti del progetto è compresa una maggio-re partecipazione della popolazione studentesca nell’amministrazione delle risorse pubbliche; uffici informativi, pagine internet dedicate e sportelli per la raccolta di proposte costituiranno l’interfaccia diretta e trasparente tra lo studente e gli organi amministra-tivi cittadini.

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Riforme atte al miglioramento della condizione di vita studentesca, di pari passo con l’affermazione di un riconosciuto status di studente, fanno parte da sempre dei principi ed obbiettivi per cui la Lista di rappresen-tanza Gulliver si batte, anche attraverso gli organi di rappresentanza d’Ateneo. Numerose proposte e riforme intraprese dal Gulliver in questi anni giungono a compimento con l’attuazione del progetto, di fronte al quale la lista di rappresentanza non può che esprimere grande soddisfazione, rinnovando l’augurio che anche dopo questo progetto, Ancona divenga sempre più una Città Universitaria.

Enrico Baldelli

L’Associazionismo e’ Partecipazione

Questo, secondo noi, è il suo senso più profondo.

L’Associazionismo costituisce una delle forme più concrete di partecipazione della cittadinanza alla vita sociale e politica di una comunità. In questo risiede il suo grande valore all’interno del territorio in cui ope-ra, che in questo contesto è rappresentato dal comu-ne di Ancona.E’ innegabile il grande contributo che le Associazio-ni apportano al territorio, a prescindere dall’ambito in cui operino. Contributo che si realizza quotidiana-mente attraverso la promozione della cultura, la sen-sibilizzazione dei cittadini su tematiche sociali fonda-mentali, la tutela dell’ambiente, la salvaguardia dei diritti, l’incentivazione all’interesse ai temi della politica e tanto altro.

Costante necessità quella ottenere dalle istitu-zioni locali un pieno riconoscimento delle As-sociazioni come parte irrinunciabile del tessuto cittadino. Queste realtà costituiscono, infatti, un patrimonio culturale e sociale che chiediamo che il Comune valorizzi tramite azioni concrete, so-prattutto in periodi come quello attuale, in cui è indispensabile la collaborazione e la condivisio-ne tra le varie identità del territorio.

Le associazioni del territorio operano in campi fra loro anche molto diversi: dalla promozione della cultura e delle tradizioni, alla difesa dei diritti e dell’ambiente. Tanta diversità è accu-munata però da una tematica senza quale le As-sociazioni stesse non sussisterebbero: la parte-cipazione attiva e l’impegno di tante generazioni di uomini, cittadini, vite. Scorre il tempo, cam-biano le società, cambiano le persone; l’associa-zionismo vive e si evolve, muta con il contributo di persone sempre diverse. Il filo conduttore di tutto questo rimane la partecipazione, di tutti. Ogni piccolo sforzo, ogni piccolo sacrificio, ogni piccolo gesto fa crescere il tutto, ogni contributo è importante.

Nella nostra società attuale, in cui tanto spesso si sente parlare di mancanza di valori e disinteres-

samento dei giovani, l’Associazionismo costituisce la più palese smentita a questi frettolosi giudizi. In un clima di totale sfiducia nelle istituzioni e nei partiti, solo dalle Associazioni può partire un nuovo slancio, che coinvolga soprattutto i giovani, verso la politica e la res publica.L’Associazionismo con la sua storia e con quello che rappresenta è forse prima di tutto una risorsa ed una speranza per il nostro paese e per la nostra società.

L’Associazionismo è partecipazione, la libertà è parte-cipazione. L’Associazionismo è libertà.

Michele Agostini

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All’inizio, come in tante altre città, erava-mo solamente un gruppo di studenti che, spinti da ideali comuni e da una grande voglia di cambiare lo stato attuale delle cose, decisero di fondare un’associazione. Passarono gli anni, ci furono grandi cam-biamenti nella società e nelle università ed anche il nostro veliero è cresciuto passo dopo passo.Siamo diventati un’associazione radicata, fatta di tante persone che tutti i giorni si spendono per gli studenti e continuano a credere di poter cambiare le cose. Parten-do dai piccoli problemi quotidiani fino ad arrivare alle tematiche nazionali, che ora ci vedono protagonisti con le nostre idee all’interno di una realtà nazionale come l’Unione degli Universitari. Oltre a questo portiamo avanti un idea di società diver-sa, dove gli studenti e i giovani riescono a esprimersi per quello che valgono. Non ab-biamo paura di affermare che gli studenti sono il futuro di un paese e come tali van-no considerati.Crediamo in una città a misura di studente e di giovane, crediamo in una politica fon-data sugli ideali della sinistra, crediamo che la cultura individualista sia sempre perdente e crediamo di poter essere i pro-tagonisti della storia italiana.

Siamo orgogliosi di aver condiviso un pez-zo della nostra vita assieme a dei compa-gni veri con i quali, a bordo di un veliero

sempre contro corrente, abbiamo navigato uniti guidati solamente dai nostri ideali.

Proprio per questo abbiamo deciso di condividere con tutti voi, compagni, studenti, simpatizzanti, “gulliverini” di ogni generazione un momento tanto importante come il venticinquennale, con i festeggiamenti nella data dell’anniversario, il 29 maggio 2012, e con una mostra nella nostra sede in via Saffi 22 che ripercorre alcune tappe fondamentali e pezzi di storia della nostra associazione. La quale per tutti gli studenti dell’Università Politecnica delle Marche ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà la più importante realtà associativa dell’ateneo.Una mostra che unisce passato e presente, proiettata verso il futuro. Un’occasione per far conoscere a chi c’è stato prima di noi quello che, anche grazie al loro prezioso contributo, siamo oggi e per far scoprire a chi c’è oggi (e a chi verrà) quanta storia, quante esperienze, battaglie e persone ci sono dietro il nome Gulliver.

Per non dimenticare mai chi siamo e da dove veniamo, con quanto impegno siamo cresciuti e per non perdere mai la forza di credere e portare avanti i nostri ideali.

Michele Agostini

All’inizio, come in tante altre città, erava-mo solamente un gruppo di studenti che, spinti da ideali comuni e da una grande voglia di cambiare lo stato attuale delle cose, decisero di fondare un’associazione. Passarono gli anni, ci furono grandi cam-biamenti nella società e nelle università ed anche il nostro veliero è cresciuto passo dopo passo.Siamo diventati un’associazione radicata, fatta di tante persone che tutti i giorni si spendono per gli studenti e continuano a credere di poter cambiare le cose. Parten-do dai piccoli problemi quotidiani fino ad arrivare alle tematiche nazionali, che ora ci vedono protagonisti con le nostre idee all’interno di una realtà nazionale come l’Unione degli Universitari. Oltre a questo portiamo avanti un idea di società diver-sa, dove gli studenti e i giovani riescono a esprimersi per quello che valgono. Non ab-biamo paura di affermare che gli studenti sono il futuro di un paese e come tali van-no considerati.Crediamo in una città a misura di studente e di giovane, crediamo in una politica fon-data sugli ideali della sinistra, crediamo che la cultura individualista sia sempre perdente e crediamo di poter essere i pro-tagonisti della storia italiana.

Siamo orgogliosi di aver condiviso un pez-zo della nostra vita assieme a dei compa-gni veri con i quali, a bordo di un veliero

L’importanza di una piccola grande realta’

“Siamo nati come un piccolo collettivo di studenti e dopo 25 annici ritroviamo tutti assieme sotto il nostro veliero”.

Con questo pensiero si sono aperti i lavori per il venticinquennale della nostra Associazione.

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Utopie...

E pensare che ci rappresentavano come poveri illu-si. Assurdi masochisti a cui piaceva perdere tempo in estenuanti discussioni e in assurde elucubrazioni mentali.

Noi, i compagni del Gulliver, eravamo dei sognatori.Ci divertivamo ad immaginare un futuro differente da quello che ci prospettavano. Rimanevamo attaccati alla realtà ed alle questioni concrete cercando, tuttavia, una soluzione che venis-se da una diversa visuale del problema. È vero investi-vamo tanto del nostro tempo a confrontarci su come vedevamo l’Università ma attraverso quella vedeva-mo il Mondo.

Siamo stati la generazione di Universitari più toccata dalla promessa di “Un Altro Mondo è Possibile” del G8 di Genova. Oggi rimane ben poco di quella esperienza.Anche adesso i ragazzi si vedono una volta a settima-na di sera nella sede centrale e ogni giorno in auletta, proprio come noi.

Ed era proprio lì che nascevano le idee. La Comico-terapia per i compagni di Medicina, per relazionarsi meglio con i pazienti (ancora oggi in borsa porto sem-pre con me un naso rosso!); gli incontri e i dibattiti con il social forum, la Scuola di Pace o con le forze sindacali per quelli di Economia, il corso di teatro per quelli di Ingegneria. È risaputo che gli ingegneri han-no estremo bisogno di “sciogliersi”, gli economisti di aprire i loro orizzonti ed i medici di togliersi quella aria di spocchiosa superiorità sociale e morale che da sempre li contraddistingue. E poi la fotografia, la lin-gua dei segni ed una miriade di altre iniziative volte ad allargare i nostri orizzonti.

Non avevamo l’intenzione di sostituirci alla didattica classica, bensì agivamo attivamente per colmare quel-le voragini presenti nella nostra formazione.

Accanto a questo, emergeva in maniera sempre forte la volontà di mettere in pratica quotidiana quei sogni, di allargare gli orizzonti. A questo suppliva la Politica Universitaria. Politica sindacale studentesca. L’Uni-versità la vivevamo respirando a pieni polmoni la no-stra reciproca contaminazione. Cambiando e facendo cambiare allo stesso tempo. La sperimentazione era il nostro faro.

In questo, i compagni del Gulliver non sono cambiati nemmeno oggi. Le nostre battaglie allora erano utopi-che. Sembrava che solo noi comprendessimo cosa sta-vamo dicendo. Lo status giuridico di studente, l’acces-sibilità al trasporto pubblico, la garanzia di un diritto allo studio garantito. Oltre alla battaglia per una sele-

zione giusta e contro il numero chiuso, così come ce lo prospettavano, a Medicina come in ogni altra Facoltà.

Oggi molte delle nostre utopie sono realtà, se non tut-te, almeno in parte. E di nuove, molte ne sono nate e altrettante ne dovranno nascere. È così che si lavorava nel Gulliver. È così che si lavora ancora oggi nel Gulli-ver. Ricordo le battaglie per invocare il rispetto di quei Regolamenti Didattici così fortemente difesi da noi e così spesso disattesi dai nostri docenti (sono ancora loro, non sono cambiati credo). Troppo impegnati nella ricerca. Troppo impegnati nel reperimento dei fondi per la ricerca. Troppo impegnati in burocrazie per ricordarsi che la loro Mission in fondo era, ed è un’altra.

Allora, come oggi, formare i professionisti di domani non significava il mero insegnamento scientifico, che comunque è la prima cosa irrinunciabile.Essere docenti della futura classe dirigente non po-teva prescindere dall’insegnare oltre la tecnica, la capacità decisionale, l’autonomia, il lavoro d’equipe. L’importanza della valorizzazione dei propri saperi, della dignità della professione. L’importanza dei dirit-ti inalienabili dell’uomo come quello al lavoro e al suo rispetto. Non dirigenti proni come qualche parrucco-ne sognava e sogna ancora. Non pronti ad accettare qualsiasi futuro venisse imposto. Non disposti ad ac-cettare le decisioni altrui senza partecipare alle scel-te. Purtroppo non credo che le cose siano cambiate. Il metodo pedagogico che tanto speravamo venisse ap-plicato non ha mai attecchito se non in pochi illumina-ti.Molti leggendo queste parole si sentiranno assolti, senza rendersi conto di essere del tutto coinvolti.

Nell’era dell’inganno universale abbiamo imparato ad accettare qualsiasi condizione pur di ricevere un misero compenso. Siamo stati corrotti e poi immo-lati nell’altare dell’individualismo. Esistevano allora ed esitono ancora delle sacche di resistenza a questa deriva. Delle infezioni positive di collettivismo e di at-tivismo che possono funzionare. Io la mia l’ho trovata nel Gulliver e non ho smesso di sognare un futuro di-verso.

E ancora oggi lavoro, partecipo e mi attivo per le mie nuove utopie. Altri sono gli strumenti e altri i sogni, perchè ogni età ha il suo tempo delle mele. Il rimpian-to più grande sarebbe quello di non averci nemmeno provato. Ecco, quel rimpianto di cui molti non sento-no nemmeno il peso, io non ce l’ho. Molte battaglie sono state vinte e altrettante perdute.

Ma non ho smesso di sognare.Il Corsaro Rosso

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“Essere studenti significa avere dei diritti,Essere del Gulliver significa difenderli!”

l’hanno sottoscritta attraverso una raccolta firme.

Dopo il DSU, riteniamo di dover menzionare anche quan-to abbiamo realizzato in materia di “Didattica”. A cau-sa delle numerose riforme degli ordinamenti didattici, le battaglie condotte a livello locale sono “figlie” delle proteste nazionali condotte contro il Ministro di Turno.

L’introduzione del “3+2” (D.M. 509/99), la Rifor-ma Moratti (D.M. 270/04) e le varie Note Mini-steriali (17/2010) hanno dato vita alla coesisten-za di diversi ordinamenti didattici nello stesso periodo producendo fortissime tensioni interne.

La nostra “linea politica” è sempre stata coerente negli anni, cercando di mantenere una visione d’insieme del-le Facoltà, affinché a tutti gli studenti siano garantiti i loro diritti, indipendentemente dall’anno di iscrizione.

Possiamo sintetizzare buona parte del-la nostra rivendicazione riproponendo l’Art. 21 del Regolamento Didattico d’Ateneo:

Art. 21 - Diritti degli studenti Agli studenti deve essere garantito:

1. il diritto all’informazione, mediante pubbli-cizzazione tempestiva degli orari delle attività didat-tiche e di ogni eventuale loro modifica; 2. il diritto di conoscere, fermo restando il giudizio insindacabile della commissione, in modo esplicito gli elementi di giudizio che han-no portato all’esito della prova d’esame; 3. il diritto che la risoluzione della prova scritta sia resa disponibile; 4. il diritto che il materiale di riferimento per i pro-grammi di esame sia realmente disponibile; 5. il diritto a presentare eventuali piani di studio individuali nell’ambito dei limiti stabili-ti dall’organizzazione didattica in vigore e ad es-sere ascoltato dalla Commissione referente, che istruisce i piani di studio, qualora il suo piano non sia stato in prima istanza approvato; 6. il diritto all’assegnazione della tesi, ove pre-vista, in una delle materie relative al campo di studi prescelto secondo i criteri di assegnazione previsti dai regolamenti didattici dei corsi di studio; 7. il diritto di ricorrere al Preside e, in ul-tima istanza, al Rettore, ai sensi di quanto pre-visto dallo Statuto per l’esame e la risoluzione di eventuali controversie legate a disservizi o comportamenti lesivi dei diritti didattici.

Partendo da questo slogan, è facile e lineare riper-correre la storia del Gulliver, per lo meno la più recente, all’interno del panorama universitario.

Dal 1987, anno della nascita del Gulliver, sono state condotte numerose battaglie (alcune vinte, alcune an-cora in corso, alcune perse), tutte con un unico fine: difendere lo studente, i suoi diritti e i suoi interessi.

Partendo dalla quotidiana azione del Gulliver, cerchiamo di risolvere i problemi che lo studen-te incontra nell’arco della sua vita accademica: dall’iscrizione agli esami, all’orario delle lezio-ni, passando per le prepotenze dei socenti fino al più piccolo e banale problema con le strutture.

Accanto a queste istanza giornaliere, abbiamo af-frontato anche numerosi e frequenti vertenze di carattere più generale. Senza eccedere nella croni-storia delle battaglie nazionali (contro il provvedi-mento Visco/Bersani, la Riforma Gelmini o la Legge 133 solo per citare gli ultimi), vogliamo ricordare in questo articolo le istanze locali di maggiore rilievo.

Un capitolo importante riguarda il Diritto allo Stu-dio e il nostro “amato” ERSU, con il quale ci confron-tiamo da tanti anni. Ad esempio, nel 1998, a causa dell’applicazione repentina e tout court delle nuove direttive ministeriali ordinanti dal DPCM del 1997 si era creato un autentico disastro: le Case dello Studente rimasero vuote. In quell’occasione l’ERSU stilò una graduatoria di merito assoluto e non re-lativa all’anno accademico in corso ed alla Facoltà di appartenenza, come il Gulliver aveva proposto.

Altra data da ricordare in tal senso è il 2006 quando, grazie ad una mobilitazione che coinvolse centina-ia di studenti, venne scongiurata l’esternalizzazione della Mensa di Economia, proposta dalla Regione.

Dopo questa battaglia, possiamo annovera-re tra le vittorie più importanti lo stanziamen-to di 3,5 milioni di euro (1 milione nel 2009, 2.5 nel 2010) da parte della Regione per la ristrut-turazione degli studentati al termine di una lun-ghissima protesta che diede vita ad una fruttuosa concertazione con l’Amministrazione Regionale.

E, proprio da quest’ultima mobilitazione , è parti-ta l’idea di presentare una Proposta di Legge Re-gionale per riformare l’intero sistema marchigia-no, che, ad oggi, è allo studio della Ia Commissione Consiliare regionale dopo che più di 4000 studenti

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Voglio concludere questo paragrafo ricor-dando l’ultima grande battaglia vinta in ma-teria di Didattica. Il ripristino dell’iscrizione con riserva alle Lauree Magistrali a febbraio (l’Ateneo, in prima istanza, anticipò i termi-ni al 1° ottobre). In quella azione ritengo ci sia stata la migliore sintesi possibile tra l’a-zione sindacale nelle istituzioni e la capaci-tà di confrontarsi e coinvolgere gli studenti che il Gulliver rappresenta.

Termino l’articolo citando un’ultima ver-tenza che stiamo ancora conducendo e che parte da un’idea culturale che cerchiamo di portare ad Ancona da sempre, ovvero la “Cittadinanza Studentesca”. Con questa espressione riteniamo che lo studente debba poter vivere in piena libertà la città attraverso un sistema di servizi e agevolazioni che lo faccia sentire parte attiva del territorio.Non solo studente, ma anche cittadino.

Concludo con la stessa riflessione proposta all’inizio di questo articolo: ogni studente deve essere consapevole di avere dei diritti e che essi sono garantiti e difesi ovunque essi siano messi in discussione.

Carlo Cotichelli

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Free Software e libertà

Negli ultimi anni sono state diverse le iniziative che l’Associazione Gulliver ha promosso in favore del Sof-tware Libero. Prima di tutto è importante chiarire che il concetto di Free Software non significa semplice-mente gratuito, ma qualcosa di più profondo.Mutuando dalla definizione fornita dalla Free Softwa-re Foundation (FSF), un software si può riconoscere come Libero se gli utenti godono delle quattro libertà fondamentali:• Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi

scopo (libertà 0);• Libertà di studiare come funziona il programma

e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito;

• Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2);

• Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti apportati dall’u-tente, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.

Per poter garantire queste libertà e renderle valide sul piano legale nel 1989 venne creata da Richard Stallman, fondatore di FSF e iniziatore del progetto GNU, la licenza GPL (Gene-ral Public License).Questa è la licenza che sta alla base di tutti i progetti di Software Libero, in que-sti anni si è rivelata essere uno dei punti fermi essen-ziali a tutela di tutte le com-munity e gruppi di attivisti sparsi per il mondo.

Scorrendo i punti sopra enumerati, si capisce subi-to che queste esigenze sono nate per prime dal mondo della ricerca. Infatti si narra che Stallman abbia comin-ciato a rimuginare sull’idea di Free Software quando, ancora ricercatore al MIT, nel tentare di correggere il software di una stampan-te, non potendo accedere

al codice sorgente del driver poiché era di tipo pro-prietario, si trovò nell’impossibilità di modificarlo e quindi di far funzionare la periferica. Quelli erano i primi esperimenti di licenza proprietaria e copyright.Ovviamente l’idea che animava Stallman era che la ri-cerca vivesse della condivisione, poiché i risultati di uno potessero essere i punti di partenza per altri, cre-ando innovazione e stimolando il pensiero comune e comunitario.

Mai come ora questa visione si rivela attuale: stiamo vivendo un periodo di continui tagli e disinvestimenti sull’Università e la Ricerca pubblica, quest’ultima tac-ciata di inconcludenza e di nepotismo. La soluzione che si sta paventando agli occhi di tutti è la transi-zione a un modello anglosassone, dove il sapere e la ricerca vengono privatizzati, creando camere stagne all’interno delle quali la ricerca verrà fatta solo a uso e consumo del maggior azionista e i risultati sicura-mente non verranno condivisi con la “concorrenza”.

Questa soluzione, oltre a non garantire una ricerca li-bera da condizionamenti ha anche il grosso difetto di far lievitare costantemente le spese poiché si dovran-

no sempre corrispondere dei costi di licenza.In effetti non molti san-no che una buona fetta di spesa pubblica è desti-nata a pagare le licenze di tutti quei programmi che la pubblica ammini-strazione, dai comuni alle province alla sanità, uti-lizzano giornalmente per gestire tutte le procedure di archiviazione e comu-nicazione interna. Inoltre, con il tanto acclamato av-vento della digitalizzazio-ne delle scuole, si sono viste crescere aule infor-matiche zeppe di software proprietario; recente è lo stanziamento di fondi per registri e lavagne digitali, che utilizzeranno prodotti proprietari per funziona-re. Infine, da quest’anno è partita la distribuzione delle prove d’esame di ma-turità attraverso la rete, utilizzando un particolare

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sistema crittografato: anche in questo caso, il pro-gramma consigliato per aprire le prove è di tipo pro-prietario. Insomma, così applicata sembra evidente che la tanto ostentata austerità e il risparmio siano più una scusa per giustificare tagli pubblici che non un’effettiva necessità.

A questo proposito sono state molto interessanti le iniziative che abbiamo organizzato quest’anno come Gulliver, in particolare l’incontro con Stefano Zacchi-roli (Leader Mondiale del Progetto Debian) e la VI ConfSL (Conferenza Italiana sul Software Libero) or-ganizzata dal gruppo FLOSS (Free Libre Open Source Software), alla quale abbiamo dato il nostro contribu-to organizzativo assieme all’ADI Ancona (Associazio-ne Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani).

Il primo incontro, con Stefano Zacchiroli, è stato molto importante per capire come lavori una delle più gran-di community di sviluppatori per creare il più diffuso e stabile Sistema Operativo Libero al mondo, Debian. Nell’incontro Zacchiroli ci ha guida-to all’interno delle procedure che la comunità utilizza per condividere, modificare, patchare il software, ma anche per prendere importan-ti decisioni di indirizzo per tutta la comunità mondiale. Quello che ci ha colpito è stato il clima di auten-tica condivisione e trasparenza che questa community porta avanti e come sia aperta a qualsiasi contri-buto da parte dell’utente, sia essa una segnalazione o la traduzione di un documento. Particolarmente interessante è stato il concetto di “do-ocracy”, dove chi prende le de-cisioni su un particolare software è il team che lo mantiene e ci “la-vora”, questo nella consapevolez-za che solo chi si sporca le mani, sappia quale sia la strada migliore per migliorare un progetto, ovvia-mente sempre in osservanza delle linee guida e degli standards di De-bian. Lo scopo di questo incontro era quello di sensibilizzare la po-polazione studentesca all’utilizzo di sistemi liberi e all’occorrenza farne richiesta se questi non sono garantiti.

La seconda iniziativa invece, la ConfSL, è stata una tre giorni in-centrata sul software libero come motore di una ricerca libera e indi-pendente, tesa a migliorare le vite e abbattere spese e consumi. Sono stati presentati molti progetti re-

lativi alla scuola, da software per le lavagne digitali ad altri per l’apprendimento. Altre ricerche a favore dell’abbattimento del consumo energetico di data center o progetti per lo spostamento di database sa-nitari su strutture, che utilizzando software libero sono in grado di essere concorrenziali e spesso molto più scalabili e stabili di quelle proprietarie. Non sono mancate le testimonianze di colossi come Mozilla e Google che stanno investendo sempre di più nel sof-tware libero e nelle comunità.

Insomma, ormai sono molte le alternative a quello che una volta era un monopolio informatico, queste consentirebbero l’abbattimento di costi e barriere, soprattutto significherebbe ricominciare a investire sul territorio, valorizzando piccole aziende che fanno prodotti di alta qualità, sempre nel rispetto dell’etica e delle licenze del software libero.

Gianoberto Giampieri

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Elezioni USA (e getta)

Parafrasando Clint Eastwood nel popolare spot dell’edizione 2012 Superbowl, “It’s halftime in Ame-rica”. Una nazione “nell’intervallo tra il primo ed il se-condo tempo” di una partita contro la crisi finanziaria globale che imperversa dal 2007, a causa della quale si è piegata dovendo forse compromettere la sua lea-dership economica nel mondo. Una nazione contesa dal Presidente in carica Barack Obama, democratico, e dallo sfidante Mitt Romney, repubblicano, tra gli al-tri candidati dei partiti minori. Ma ora starà al popolo americano, vero arbitro-allenatore di questa tribolata partita a decidere a Novembre se la prima metà del mandato democratico è stata un successo o un falli-mento, se la rotta tracciata va perseguita o abbando-nata in favore della condotta repubblicana.

Certo è che la situazione odierna è ben diversa da quella della scorsa elezione, dove Barack Obama a suon di appelli populistici si era fatto “speranza” e difensore del sogno americano eroso dalla fallimen-tare America imperialista creata da Bush con un caro prezzo sia in termini economici che di vite umane. L’America allora voleva voltare pagina, dimenticarsi Guantanamo, l’Iraq ed il suo ruolo di “poliziotto glo-bale”, e scelse Obama come suo Commander in Chief perché credeva in una alternativa, fatta di rinnovate politiche sociali di assistenza alle fasce di popolazio-ne lasciate indietro dalla precedente amministrazio-ne. Tutto molto bello, ma l’amara verità è che di quel “Yes, we can!” è rimasto ben poco.

È fuori discussione come il presidente democratico si sia ritrovato a governa-re in una delle peg-giori situazioni af-frontate dagli altri presidenti nel post-Reagan, l’era del “nuovo corso ame-ricano” , dovendo spesso rinunciare alla sua facciata di “cambiamento” se non nel senso peg-giorativo del termi-ne. La crisi ha colpi-to proprio nell’anno che lo ha visto elet-

to ed ha colpito duro, richiedendo lacrime e sangue per salvare una nazione dal baratro. E così i posti di lavoro da lui promessi hanno ceduto rapidamente spazio a 23 milioni di disoccupati (che rapportati alla popolazione sono la percentuale più alta dalla Grande Depressione), ai “pacchetti stimolo” per l’economia statunitense, ai “bailout” delle banche americane (che ricordiamo essere state principale fonte, assieme alla finanza di Wall Street, della crisi economica del 2007) e dell’industria automobilistica nazionale.

Insomma, nessuna traccia di “Hope” né tantomeno di “Change”, con una società non meno diseguale di quella della presidenza Bush.

Dovendo mettersi di nuovo il vestito buono per par-lare davanti alla base democratica della Convention di Charlotte, il Presidente ha precisato che saranno tempi duri quelli che verranno, che non si potranno fare magie, che ci sarà da lavorare sodo, ma che lui è comunque lì per dire la verità e non fare ottimistiche ma vuote promesse. Sorge spontaneo chiedersi se si è ispirato alla politica nostrana per un discorso di que-sto calibro.

Dall’altro lato invece, il prode cavaliere che ha raccol-to il guanto di sfida e che promette giustizia alla tan-to decantata “middle class”, il motore degli Stati Uniti dalla loro fondazione, è Mitt Romney, ex Governatore del Massachusetts. Un multimilionario mormone che se eletto sarebbe tra i più ricchi della storia del paese.

Mentre in Italia la politica ci propone il solito sipario delle primarie del PD e gli ormai comuni (purtroppo) scandali a tutti i livelli, negli Stati Uniti d’America si è giunti al cuore della campagna elettorale ad un mese dalle elezioni presidenziali del prossimo Novembre.

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Quanto ricco? Nessuno può dirlo con precisione, in quanto a differenza di molti altri candidati alla Presi-denza non ha rilasciato le sue dichiarazioni dei reddi-ti, tradizione inaugurata ed acclamata dal suo stesso padre George Romney, il quale probabilmente si sta girando nella tomba. Ma ad occhio se si somma il red-dito degli ultimi otto presidenti americani (da Nixon ad Obama), moltiplicandolo per due, si può arrivare a capire la situazione economica del candidato repub-blicano, probabilmente secondo solo a Washington con i suoi 60.000 acri di terreno e 300 schiavi. Ciliegi-na sulla torta, non ha “mai lavorato in vita sua” stando alle sue stesse parole. A quanto pare ha fatto miliardi stando seduto con le mani in mano a fare consulenze per società finanziarie che egli stesso non vuole rive-lare (forse ha paura che si venga a sapere che è stato uno degli artefici della Crisi di Wall Street del 2007?). A questa gaffe si aggiungono innumerevoli altre, in una lista che segna probabilmente il record di gaffe politiche negli Stati Uniti: da quelle nei paesi alleati (in Israele si è complimentato per la costruzione del-le piramidi da parte degli ebrei, nel Regno Unito ha dichiarato che sono stati incapaci di organizzare le Olimpiadi, vista la sua esperienza come Presidente del comitato olimpico delle Olimpiadi Invernali del 2002 a Salt Lake City) a quelle dove ha definito il metà della nazione (ndr, il 47% che al momento supporta Obama) “parassiti che campano sugli aiuti del gover-no”.

Un candidato perfetto per la Presidenza, assieme al suo Vice Paul Ryan, uno dei repubblicani più esistano, basta solo citare la sua proposta di taglio delle tasse all’industria petrolifera a discapito dei fondi statali per le energie rinnovabili. Il “moderato” (così si de-finisce sebbene abbia dichiarato in un’altra gaffe che le campagne sono entità a sé stanti, dove finita una si può dire il contrario di tutto nell’altra, come ha lui stesso dimostrato cambiando idee da un giorno all’al-tro) Romney era forse ritenuto poco appetibile dalla frangia più conservatrice dei repubblicani. Viene da chiedersi se il partito l’abbia scelto perché secondo loro con lo scarso successo di Obama anche uno come lui poteva candidarsi, e probabilmente è così dato che egli stesso non gode del supporto pubblico dei suoi avversari alla nomination repubblicana e delle figure di spicco del “Grand Old Party” (ndr, il soprannome del Partito Repubblicano).

La sua ricetta per il post-Obama non è altro che “meno assistenzialismo, più America”, che si è concretizzata nel mero contraddire Obama sempre e comunque fi-

nendo inevitabilmente a contraddirsi egli stesso, spe-cialmente sulla questione sanità pubblica, attaccata aspramente dai repubblicani ma non dalla popolazio-ne che può soltanto trarne benefici, a differenza delle compagnie assicurative americane.La sanità pubblica, una vittoria storica per l’ammini-strazione Obama (così come per certi versi l’uccisione di Bin Laden) e criticata come spreco di fondi immane da Romney, non è altro che una versione su larga sca-la di una manovra simile effettuata da lui stesso nel Massachusetts del 2006.

Viene da chiedersi come possa Obama perdere con-tro un candidato del genere. Ed i recenti sondaggi lo dimostrano, con Obama che ha guadagnato un solido margine con gli stati “indecisi” schieratisi recente-mente tra i suoi votanti. Le proiezioni indicano Oba-ma attestato a 255 collegi elettorali contro i 206 di Romney, tra i 270 necessari per la vittoria di uno dei due candidati.

La battaglia è ancora aperta, ma lo svantaggio di Romney non sembra essere recuperabile se non con grandi e sofferti cambiamenti nella sua piattaforma politica. Ma forse è meglio così, eleggere a Presidente una persona così distaccata dai problemi dell’uomo comune e troppo invischiata nella stessa finanza che ha strangolato l’economia americana potrebbe non essere la soluzione migliore. Forse gli errori commes-si da Obama nella prima metà del suo mandato sono perdonabili al pensiero di quello che Romney potreb-be portare.

Non resta che sperare che gli americani facciano la scelta più coscienziosa, in quanto come è stato spes-so dimostrato i nostri politici nazionali agiscono di riflesso, a volte fino a sfiorare l’emulazione, ai venti politici d’oltreoceano. Il secondo tempo della “parti-ta” si preannuncia più difficile del primo: i primi ti-midi segnali di ripresa che le politiche di Obama han-no portato vanno capitalizzati e fatti evolvere in una ripresa in grande stile. Non sarà facile, ma forse c’è veramente speranza per il popolo statunitense nel-le populistiche parole di Obama, questa volta. A dif-ferenza di Romney, che sembra parlare per conto di qualcun altro. A proposito: il candidato repubblicano tanto per cambiare si è rifiutato di pubblicare i nomi di una delle fette più consistenti dei donatori alla sua campagna (ndr, negli Stati Uniti non esiste il finanzia-mento pubblico ai partiti), cosa che non accadeva da una decina di presidenti fa.

Mattias Mengoni

La situazione, secondo i sondaggi CNN, del conteggio dei voti elettorali (all’8 ottobre).

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I mestieri che mancano

Gli italiani iscritti all’agenzia del lavoro tedesca sono passati da 189.300 del 2011 a 232.800 del maggio 2012. Queste le cifre riportate da “L’Espresso” del 20 settembre 2012. Altro dato: a Gagliano del Capo, comune del Salento, dei 5.365 abitanti, 1.577 sono iscritti all’Aire, ana-grafe degli italiani all’estero.

E questo non faccia pensare che il problema riguarda solo il Sud Italia: infatti, le storie dei giovani emigranti raccontate da L’Espresso hanno come prota-gonisti anche i giovani del nord Italia.Giovani che se ne vanno insom-ma, ma che anche all’estero si ritrovano comunque a non fare quello per cui hanno studiato.

Eppure, in questo scenario di rassegnazione, qualche dato sembra poter riaccendere le speranze. Secondo un repor-tage del settimanale “Vita”, nel terzo trimestre del 2012 sono previste 148.000 assunzioni, stagionali esclusi. I settori? Ar-tigianato, mestieri della cura, professioni della cultura.

Andiamo per ordine.Nel 2011, 45.250 offerte di lavoro pubblicate da piccole e medie imprese artigiane non hanno trova-to risposta; in particolare, nel 47,6% dei casi non si sono presentati candidati, e per il restante 52,4%, chi aveva risposto non aveva i requisiti necessari. Inoltre, nei prossimi 10 anni potrebbero andar per-si 385.070 posti di lavoro definiti ad “alta intensità manuale”. Secondo il presidente della Confartigianato Giorgio Guerrini esistono due tipi di problemi. Da una parte una sottovalutazione dei lavori manuali: quel-lo dell’artigiano è, nella visione comune, considerato un mestiere poco qualificato, e questo si ripercuote anche sulla scelta del percorso di studi, in quanto la scuola professionale o tecnica è sempre vista come una scelta di serie B. Bisognerebbe invece tenere a mente che quel Made in Italy che tanto rivendichiamo e che tutto il mondo ci invidia, è frutto, anche e so-prattutto, di un lavoro artigiano altamente qualificato e che si inserisce in imprese collocate nei mercati in-

ternazionali e all’avanguardia tecnologica.Ma è proprio in relazione a questo che sorge l’altro problema, ovvero quel 52,4% di persone non idonee a svolgere il lavoro richiesto. Sempre secondo Guerri-ni, la situazione attuale è caratterizzata da una inade-guatezza dei percorsi scolastici rispetto alla necessita del mondo del lavoro.

Altro settore rivelatosi “bacino” di assunzioni è quello dei mestieri della cura: sia avrebbero 195 mila nuovi posti di lavoro se in Italia il 3% degli over sessantacin-quenni fosse assistito a domicilio. Al momento infatti, la copertura del nostro paese è solo dell’1%, contro, ad esempio, il 6,5% dell’Inghilterra. Il pensiero una-nime degli esperti del settore (G. Milanese, preseden-te Federazionesanità- Confcooperative, P. Moretti, presidente nazionale di Lega Coop sociali, e ancora G. Guerrini) è che, affinché si verifichi una maggiore diffusione dell’assistenza domiciliare, è necessaria una formazione mirata, per creare nuove figure con competenze maggiori rispetto a quella tradizionale dell’assistente domiciliare. Inoltre, nel campo delle strutture di assistenza sanitaria, è in atto un processo

ternazionali e all’avanguardia tecnologica.

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di aggregazione che porta alla nascita di enti capaci di operare su scala sempre più ampia; ovviamente questo fenomeno modifica anche i processi gestionali e organizzativi, per i quali si richiedono competenze molto so-fisticate, che sono difficilmente reperibili.

Infine la cultura. 4.340 musei; 46.025 beni architettonici vincolati; 47 siti Unesco, il primo posto nel mondo per esportazione di beni creativi, e il quarto per quanto riguarda il design. Non stupisce quindi il fatto che Symbola, la federazione per le qualità italiane, con una recente ricerca, abbia dimostrato che nel “triennio nero” 2007/2010, si sia avuta una crescita del 3% del valore aggiunto delle imprese del settore. Trend positivo che riguarda anche l’occupazione: ¬+ 0.9% (13.000 nuove assunzioni). Nel 2012 sono previste circa 32.000 assunzioni, ma anche in questo settore alcuni conti non tornano.

Perché negli USA, con la metà dei siti rispetto all’Italia, il ritorno commerciale è pari a 7 volte quello del nostro paese? Perché la Francia, con un terzo dei nostri siti, ha un ritorno economico tre volte superiore al nostro?

Ad esempio, perché c’è una forte richiesta di personale altamente specializzato che trova difficoltà ad essere soddisfatta. Ad esempio perché, come spiega Sante Bagnoli (fondatore della casa editrice Jaca Book), in seguito alla privatizzazione della gestione dei beni culturali, si è avuto un incanalamento dei flussi verso pochi luoghi famosi, a discapito del patrimonio diffuso che caratterizza l’Italia. Come sostiene lo stesso Bagnoli, l’arretrare dello Stato è solo un sintomo della mancata concezione dei beni artistici come beni comuni e quindi come “ele-mento di aggregazione civile e sociale” e anche come opportunità di lavoro per i giovani.

Forse, se questo discorso fosse esteso dai bei artistici alla cultura generale, qualche beneficio si potrebbe avere. Ad esempio, se lo Stato considerasse l’istruzione e la ricerca come beni comuni, capirebbe che, investendo su di essi (piuttosto che arretrare a favore del privato) si avrebbero dei benefici diffusi, come, ad esempio, proprio la formazione delle nuove figure professionali richieste nell’artigianato e nei settori della cura e della cultura.

Elisa Marchetti

Erasmus che vieni, Erasmus che vai...“Così scelsi di partire, mi informai sul progetto di scambio interculturale europeo:

si chiama Erasmus, ed è un casino infernale.”

dal fi lm “L’appartamento Spagnolo”Perchè partire...L’Erasmus è un progetto che permette agli studenti di più di 4000 università di effettuare un periodo di studio all’estero. Ed io sono appena tornato. Ok, appena è un po’ fuoriluogo se usato da me che sono ritornato a fine giugno, ma la sensazione è quella.

Dopo nove mesi a Santander non posso che definire il tutto come una delle esperienze più significative che abbia mai vissuto. È difficile parlarne senza sfondare la porta dei luoghi comuni. Facendo una semplice ricerca su Google si trovano migliaia di blog, siti e forum al riguardo. Prima di partire, ho cercato di evitare suggeri-menti ed informazioni per privarmi della sorpresa. Certo, non ho potuto fare a meno di ascoltare i racconti sull’Erasmus. A parte un amico che ha avuto problemi burocratici con l’università accogliente (“labirinti che neanche Inception...”), i restanti hanno speso solo commenti positi-vi. Storie epiche che fondono la leg-genda e l’improbabile.Dai viaggi assurdi alle feste esager-ate passando per le innumerabili conquiste del Casanova di turno.

Adesso che sono qui in Italia e ricorderò sempre i sorrisi, la web-

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“È una esperienza unica e irrepetebile che al-meno una volta nella vita va fatta”

Fabio

“El erasmus es una experiencia que te permite abrir tu mente al mundo y relativisar sobre tu propria existencia” Loic

“Para conocer gente más loca que el bat-man, nuevas culturas, aprender un idioma y abrir la mente” Fernanda

“Pasar el mejor ano de tu vida!!!!” Julia B.

“El Erasmus te abre la mente, te abre a la socialidad con personas que tienen una filosofia de vida diferente que la tuya, personas que tienen un idioma diferente, y si la mezcla es una riqueza, el Erasmus es la cosa mas mezclante que puedes hacer en tu experiencia universitaria! “ Alessandro

“E’ come rimuovere un paraocchi: dopo, nulla tornerà come prima.”

Massimo

“Para después visitar todos los nuevos amigos conocidos” Guglielmo

“L’erasmus penso sia l’esaltazione della varietà e della diversità, un’esperienza unica e incredibilmente formativa che apre, nei confini della città di riferimento, le porte del mondo.”

Antonio Paolo “Ramsay”

“Hacer el Erasmus significa conocer gente maravillosa, diferentes culturas, idioma... pero sobretodo te ayuda a crecer y es una de las mejores experiencias que se pueden hacer en la vida”

Giulia

“Compartir la vida, la comida, los pensamientos, la bebida...si mi palabra es compartir!”

Lucie

“La primera persona que aprendes a conocer cuando estas de Erasmus es tu mismo” Aurora

“Porquè ser un Erasmus es como ser un adulto de vacaciones en otro país por 6 meses. No trabaja y gasta un monton por allà...”

Danilo

“Prendere coscienza di sè stessi, di quello che potreemos e che vogliamo essere!!”

Roberta

“Para mi hay que ir en Erasmus para: crecer, compartir,conocer el mundo estando en un mismo lugar, darse cuenta

del hecho que realmente existen realidad diferentes de la propia ciudad, abrirse al mundo y quitarse la intolerancia y prejuicios hacia la gente de otros países. es una experiencia

increíble.”Graziano

“No solo un año universitario sino una experiencia de vidaen la cual te vas a conocer un montón de gente que nuncaen tu vida hubieras pensando que podría estar amigo con

ellos, compartir tantas cosas o sea viajes, fiestas ... por el mo-mento es el año de mi vida!!”

Clement

“Porque ir en Erasmus? Porque es la mejor experiencia de tu vida!

Una oportunidad única de vivir en otro país, hablar otro idi-oma, conocer gente de todo el mundo e aprovechar mucho!! El Erasmus cambia su forma de ver el mundo y te ayuda a crecer”

Amanda

“Por una vez sola en tu vida tu puedes decidir si ser como todas las otras personas......o ser uno Erasmus.....por siempre!!!!!”

Andrè

“Erasmus es algo que te cambia la vida.Verdaderas amistades que nunca acabaran!”

Aurora

“Para mas independiente, entonces ser mas fuerte para decidir en mi vida”

“Ahí todos los días algo inusual puede pasar”Jocelyn

radio del mio coinquilino, il divano, la baia, le cene con problemi per l’ordine pubblico ed i “cumpà”.Chiaro, io ho i miei ricordi. Voi avrete i vostri...ma prima dovete partire!

Attilio Porchia¿Erasmus? Ovvero...citazioni famose!

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“...ti passano davanti agli occhi tutti i ricordi di cinque mesi da favola: volti delle persone che hai conosciuto.Con le quali hai condiviso la tua vita. Con le quali hai bevuto e fatto festa. Per le quali hai preso dai tre ai cinque sberloni anonimi”

Alberto

“Ir de Erasmus te permite conocer costumbres, tradiciones y cul-turas de gente de todas partes del mundo. Te permite crecer no sólo como estudiante o profesional sino como persona. Es una experiencia única que será inolvidable”

Meghan

“Porque es la mejor experiencia de tu vida, donde aprovechas lo maximo de tu juventud y conoces a diferentes culturas... además, encontras amigos pra toda la vida!”

Mariana

“No se…porqué alguien quería ir a otro país a salir de fi esta to-dos los días, probar comida de todo el mundo, conocer gente increíble que aunque siendo del otro lado del mundo te das cuenta comparten los mismos sueños, los mismos gustos. Aprender cosas nuevas todos los días, conocerte mejor y todo patrocinado por la unión europea? No lo se....... Por que NO hacer Erasmus?”

Josè Ildefonso Rodriguez aka Poncho

“Es una experiencia de vida que no la vas a tener en otras cir-cunstancias. Personalmente Erasmus me ha regalado los me-jores recuerdos y amigos para toda la vida. Es difícil hablas sobre esta experiencia porque después de vivirla, los recuerdos solo te harán sufrir”

Andra

“In una sola parola se proprio si deve scegliere direi VENTANA perche è una fi nestra spalancata sul mondo che ti fa aff acciare al nuovo ed al diverso, cose che non puoi vedere e conoscere se resti chiuso nel tuo piccolo guscio. Ed al contempo si tratta di una fi nestra da aprire anche al contrario: dentro se stessi per farsi sorprendere da quel che si può essere crescendo e metten-dosi alla prova”

Mariantonietta

“Para disfrutar de un compañero de piso que cada día cuando vuelve de la universidad te grita “Frociaaaaardddoooooooooo” ahahahah...vale en serio es abrirte y darte cuenta que puedes aprender siempre cosas nuevas también de personas que no ibas a pensar! Pero pienso que sobretodo ayuda a conocerte mejor y entender que en el mundo hay mucho mas de lo que has visto hasta cuando no lle-gas tu primer día de Erasmus!”

Riccardo B.

“Erasmus es haber la posibilidad de vivir una experiencia de vida distin-ta de tu vida diaria...”mettersi in gi-oco” y aprender a vivir!! Erasmus es compartir tu mismo con los demás aprendiendo a conocerte también!!!

Andrea

“Crecer, aprender y abrir la mente!!!”Annalisa

“Descubrir, descubrir la cultura del país a donde vas pero tam-bién las culturas de los demás (de los otros Erasmus gracias a las cenas por ejemplo)”

Tony

“Mejorar el dominio del lenguaje, descubrir la cultura, la tradición, la naturaleza, conocer a nueva gente, comer nueva

comida, cambiar la propia personalidad por recibir nuevas experiencias, hacer amigos, fi estas, pensar en otras maneras

como otras personas…Erasmus signifi ca ser miembro de una gran familia! Erasmus cambia tu vida para siempre! es

único!!!”Julia S.

“Condividere un luogo dell’anima con una marea di gente stupenda per tutta la vita e nel quale puoi tornare periodica-

mente a sbronzarti! Costruire rapporti umani che ti permet-tono di viaggiare in luoghi stranieri trovando

familiarità e alloggio gratis”Giulia

“Es un mal a tu economía muy necesario!! Conocer lugares, personas de diferentes culturas, idiomas, comidas; descubrir

que tan capaz eres para vivir en otro país, y descubrir muy buenos amigos; aprender gracias a los demás y descubrir

enlaces o amistades en el mundo a los que puedes visitar y seguir tratando por muchos años más, siempre recordaré ese semestre de mi vida como algo especial!! Cambia tu vida y tu

forma de ver al mundo, y de pensar… al fi n y al cabo el mundo no es tan grande como pensaba!”

Oscar

“L’Erasmus è come il sesso orale. Non solo ti tremano di piacere le gambe mentre lo vivi, ma giá ti crogioli al solo pensiero del

ricordo che ne avrai quando sarà tutto fi nito”Riccardo T.

“È una cosa che solo chi ha provato può capire al 100%. Capire che al mondo non esiste solo il tuo paese, i tuoi usi e le tue

abitudini; a metterti in gioco. È come infi lare in un grosso im-buto una quantità d’esperienze che a volte non basta una vita intera...imparare talmente tante cose su sé stessi e sul resto del

mondo che a volte manco si ricordano”Stefano

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1840 Prima proposta di colonizzazione ebraica. Lord Palmerston, primo ministro inglese, suggerisce l’in-sediamento di ebrei in Palestina per “tener aperta la Porta d’Oriente alle truppe ed ai commerci inglesi”. 1882 Comincia la prima ondata migratoria di ebrei in Palestina (circa 25.000 dalla Russia), favorita dagli in-glesi, provocando i primi disordini con la popolazione araba. 1891 Petizione di notabili e protesta palestinese contro la vendita di terre agli ebrei e l’abuso dei co-loni ebraici. 1896 The-odor Herzl, giornalista ungherese, in seguito all’ “affare Dreyfuss”” (ufficiale ebreo france-se condannato per alto tradimento), pubblica Lo Stato ebraico, che segna l’atto di nascita del sionismo politico, del progetto e dell’or-ganizzazione di un mo-vimento per coloniz-zazione degli ebrei in Palestina.

1900 In Palestina vivono 50.000 ebrei e 600.000 arabi. 1915 L’alto commissario britannico a II Cairo, Mac Mahon, promette allo sceriffo della Mecca, Hus-sein, uno stato arabo indipendente che comprenda la Palestina, in cambio della partecipazione araba allo sforzo bellico contro gli ottomani nella prima guerra mondiale.

1916. Con gli accordi di Sykes-Picot, la Francia e la Gran Bretagna si spartiscono il Medio Oriente in zone di influenza, senza tenere in alcun conto le promesse britanniche allo sceriffo Hussein. 1917, 2 novembre, Lord Balfour a nome di Sua Maestà Britannica invia a Lord Rothschild, per la federazione sionista, una lettera in cui si dichiara che la Gran Bretagna “vede

con favore lo stabilirsi in Palestina di un fo-colare nazionale per il popolo ebraico…”. Al momento della di-chiarazione, la popo-lazione totale della Palestina è di 700.000 unità: 574.000 musul-mani, 74.000 cristiani e 56.000 ebrei. 1917/18 Le truppe inglesi con-quistano la Palestina. 1920 Conferenza di Sanremo: la Palestina diventa protettorato britannico. Manifesta-zioni e rivolte arabe contro il mandato bri-tannico. Gli inglesi ri-

conoscono come lingua ufficiale, insieme ad inglese ed arabo, l’ebraico. In Palestina gli arabi sono circa 800.000 e gli ebrei 80.000. 1927 Gli ebrei che vivono in Palestina sono ora 150.000. 1928 Insurrezione di grande portata scatenata dai contadini palestinesi: gli inglesi rispondono con una terribile repressione che fa migliaia e migliaia di vittime. 1935/36 Qassam inizia la lotta armata e viene ucciso dalle truppe in-

“Erasmus es una de las experiencias más increíbles que puedes experimentar y es algo que cambia tu forma de ser, la forma como vives tu vida y toda la perspectiva del mundo. Son meses que te permiten vivir la vida al máximo y disfrutar de nuevos amigos

para toda la vida! Si buscas un pequeño paraíso en este planeta, eso es Erasmus”Ricardo

“Ser Eramus es ser tu mismo, sin miedo de lo que las personas pueden pensar de ti, es aprovechar cada minuto porque sabes que todo una hora se acaba”

Apoena

“…mañana voy a volver a Italia, voy a volver a mi vida normal de siempre, voy a volver a mi familia, a mis amigos y al amor de mi vida...y cuando esté tumbado en mi cama y despierte el sábado, pensaré que todo esto ha sido un bonito sueño y que mi vida

sigue igual, como antes...ha sido simplemente un sueño que ha marcado mi vida...Gracias a todos!”Salvatore “Reina”

Il progetto Erasmus è ora a rischio chiusura. Vale la pena ricordare che però l’Europa del futuro nasce anche da lì.

Palestina. Il genocidio di un popolo“Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti alla stessa famiglia che è la famiglia umana”

Vittorio Arrigoni

“Restiamo Umani” con questa frase si concludevano i pezzi sul blog di Vittorio Ar-rigoni, 36 anni, giornalista del Manifesto, blogger pacifista, rapito a Gaza da un commando salafita.Un video su youtube lo mostrava al mondo con il volto tumefatto, gli occhi ben-dati, le mani legate dietro alla schiena e le scritte in arabo in sovraimpressione annunciavano l’esecuzione imminente nel caso in cui Hamas non avesse liberato i “confratelli arrestati” negli ultimi mesi nella Striscia.Arrigoni era “un amico del popolo palestinese”, viveva nella Striscia di Gaza da tre anni. Militante dell’International Solidarity Movement, un’organizzazione formata da volontari di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta con-tro l’occupazione israeliana.Nato a Besana in Brianza, cresciuto a Bulciago con la sorella e i genitori, la madre Egidia Beretta è il sindaco del paese. “Sono rimasta molto sorpresa, oltre che addo-lorata che sia successa una cosa del genere per l’attività che lui faceva lì: Vittorio non si metteva mai in situazioni di pericolo”, ha dichiarato la madre.Viveva nella Striscia, per raccontare, per condividere, per difendere i suoi ideali. “Restiamo Umani” ricordava ogni volta Vittorio. Ma cos’è che ci rende umani? Cosa, o chi, insegna l’umanità, il perdono, la condivisione e la fratellanza?

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glesi a Jenin. Gli ebrei in Palestina sono ora 355.000. Rivolta palestinese contro l’occupazione britannica e la crescente immigrazione ebraica. Lo sciopero gene-rale, durato sei mesi, si trasforma nell’estate del ’36 in aperta ribellione armata. Al termine della rivolta, nel’39, le vittime palestinesi saranno 15.000. 1939 Gli inglesi promettono la costituzione di uno stato ara-bo-ebraico; rifiuto risoluto da parte araba (stato per due popoli). 1939/45 In Europa inizia lo sterminio sistematico degli ebrei ad opera dei nazisti. L’Agenzia Ebraica organizza l’immigrazione clandestina in Pa-lestina respingendo le limitazioni imposte dal “Libro Bianco” britannico del ’39.

1945 Gli ebrei residenti in Palestina raggiungono il numero di 608.000 (un numero undici volte superio-re a quello del 1917), contro 1.200.000 arabi.1947 29 settembre La Gran Bretagna rimette il proprio man-dato sulla Palestina alle Nazioni Unite. 29 novembre Le Nazioni Uniti approvano la risoluzione 181, che prevede la divisione della Palestina in tre parti: 1) uno stato ebraico sul 56% del territorio; 2) uno stato palestinese; 3) una zona internazionale che compren-da Gerusalemme e Betlemme. Il confine tracciato vie-ne definito “Linea Verde”.

1948 nasce lo stato ebraico. I palestinesi rigettano il piano di spartizione delle nazioni Unite (due stati per due popoli) e una coalizione di stati arabi, tra i quali Iraq, Giordania, Siria ed Egitto attacca Israele che riesce a difendersi. I territori che per le Nazioni Unite spettano alla Palestina sono la Cisgiordania, Ge-rusalemme est e la Striscia di Gaza. Nel 1956 Israele, sfruttando la crisi di Suez, attacca l’Egitto ma viene fermato dalla comunità internazionale. Nel 1964 na-sce l’Organizzazione per la Liberazione della Palesti-na. Yasser Arafat sarà a capo di questa organizzazione fino alla sua morte. Nel 1967 scoppia la guerra dei Sei Giorni con la quale Israele occupa la Striscia di Gaza,

la Cisgiordania e Gerusalemme est. Nel 1973 Egitto e Siria attaccano Israele; è la guerra dello Yom Kippur. Israele occupa il Sinai in Egitto e le alture del Golan in Siria. Nel 1979 l’Egitto firma un accordo di pace con Israele. Nel 1982 Israele invade e occupa la parte me-ridionale del Libano per distruggere le basi palesti-nesi. Dal 1987 al 1992 i palestinesi cominciano una forma di resistenza popolare, chiamata Intifada. Nel 1994 la Giordania firma un accordo di pace con Isra-ele. 1996 dopo aver proclamato un autogoverno di quello che dovrebbe diventare il futuro stato palesti-nese, Arafat è eletto presidente. 2000 Israele si ritira dal Libano. Comincia la seconda Intifada scatenata da una provocatoria passeggiata dell’allora candidato premier israeliano Ariel Sharon. 2004 muore Arafat e il conflitto ha cominciato a calare d’intensità. 2005 si tengono le elezioni presidenziali in Palestina e suc-cessore di Arafat viene nominato Mahmoud Abbas (Abu Mazen). 2006 le elezioni politiche in Palestina sanciscono la vittoria del partito di Hamas. Il nuovo governo di Hamas ha però vita breve, dato che viene da subito boicottato dalla comunità internazionale e da Israele. 2007 La crisi inter-palestinese continua ad aggravarsi progressivamente, fino a quando, sfocian-do in scontri aperti che culminano con la conquista della Striscia di Gaza da parte di Hamas, mentre in Cisgiordania Fatah accusa il partito islamico di aver fatto un colpo di Stato, e fonda un governo di Emer-genza. Sull’altro fronte, nel novembre 2007, Israele e l’Autorità Palestinese di Abu Mazen e del premier Sa-lam Fayyad, iniziano un percorso di colloqui di pace con la supervisione Usa ad Annapolis. Le trattative, però, procedono da subito a rilento per l’indisponi-bilità da parte di Israele a discutere i temi chiave del conflitto: lo status di Gerusalemme e quello dei pro-fughi palestinesi. Non solo, Israele prosegue anche imperterrito la costruzione e l’ampliamento delle co-lonie in Cisgiordania.

2008 Hamas aveva dichiarato una tregua con Israe-le, impegnandosi a cessare il lancio di razzi verso il sud del territorio israeliano in cambio della riaper-tura dei valichi della Striscia, ma i confini della Stri-scia vengono aperti solo di rado, e la popolazione di Gaza continua a impoverirsi sfiorando in più periodi un’autentica crisi umanitaria. 2010 diversi sono stati i tentativi pacifisti della comunità internazionale, tra questi quello della nave della libertà diretta sulla stri-scia di Gaza con a bordo 700 pacifisti pro-palestinesi e 10.000 tonnellate di aiuti umani. Almeno dicianno-ve persone sono morte e una trentina sono rimaste ferite quando tre unità della marina israeliana hanno intercettato e attaccato una imbarcazione turca della «Freedom Flotilla», la missione di organizzazioni non governative internazionale partita dal porto ciprio-ta di Nicosia con aiuti umanitari per i palestinesi di Gaza. È quanto ha riferito la televisione israeliana.

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Recensione: DIAZ

Vicari, regista del film, fa una ricostruzione dettaglia-ta di quello che è successo nel Luglio del 2001, anche attraverso atti processuali.Non scade mai nel fazionismo. Non nega infatti i ter-ribili atti compiuti da quelli che sono chiamati “black bloc”, anzi, ripropone all’inizio una scena molto cruenta dei danni compiuti che hanno condotto alla morte di Carlo Giuliani.

Sono differenti le persone che la notte del 21 Luglio si trovano a pernottare nella scuola Diaz messa a dispo-sizione come dormitorio e sede del media center dal comune di Genova.Luca (Elio Germano), giornalista della Gazzetta di Bologna,presa coscienza dei fatti avvenuti in quei giorni, decide di partire per Genova così da poter ve-dere in prima persona quello che stava accadendo. Alma, un’anarchica tedesca, decide di aiutare Marco (Alessandro Roja) , un responsabile del Genoa Social Forum, e Franci, avvocato del Genoa Legal Forum, a ricercare i dispersi.Nick, manager francese, giunge a Genova per seguire un seminario. Anselmo (Renato Scarpa) è un anziano militante nella CGIL che aveva partecipato al corteo pacifico contro il G8. Questi sono alcuni dei protago-nisti che quella notte si trovavano nella scuola.

Durante la giornata un gruppo di no-global circonda-no e colpiscono un mezzo della polizia passato diver-se volte di fronte all’edificio. E’ in questo momento che avviene il lancio della bottiglia che il regista pone come anello conduttore della narrazione.

Questa aggressione viene presa come pretesto dal-le forze dell’ordine per mettere in atto il blitz nella scuola. Si voleva infatti bloccare ed arrestare i black bloc e ristabilire l’ordine pubblico che era venuto a mancare durante le violente manifestazioni dei giorni precedenti.Più di trecento i poliziotti che, prima della mezzanot-te, irrompono nella scuola. Novantatre i civili che si trovavano all’interno. Non si oppose resistenza, non venne commesso nes-sun reato, nessun black bloc venne trovato all’interno dell’edificio. Nonostante questo, le forze dell’ordine aggrediscono con estrema violenza coloro che erano nella scuola.

Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, si accorge di quello che stava accadendo e ferma l’operazione ordinando di uscire.Novantatre sono le persone che, senza aver commes-so nessun reato e senza aver opposto resistenza, ven-gono malmenate e molte di loro verranno trasportate in ospedale per le gravi lesioni riportate.La violenza non termina qui, lo stesso terrore si ritro-va nel carcere di Bolzaneto dove vengono rinchiusi i novantatre in seguito all’arresto. Costretti a rimanere per ore in piedi, con la faccia rivolta verso il muro e le mani dietro la nuca, indipendentemente da quali fos-sero le loro condizioni fisiche.La polizia falsificò verbali e portò prove costruite in precedenza per togliersi ogni colpa.

La struttura circolare scelta dal regista permette di comprendere al meglio le sensazioni che i protagoni-sti di questa terribile storia hanno vissuto.Il film termina con una serie di dati estrapolati dagli

Diaz, un �ilm che cerca di rappresentare nel profondo la violenza scatenata dentro all’omonima scuola e il carcere di Bolzaneto, ciò che è stato de�inito da molti come la più grande sospensione di diritti in un paese democratico occidentale.

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atti processuali: dei più di trecento poliziotti che parteciparono all’azione ventinove vennero processati e, nella sentenza d’ap-pello, ventisette sono stati condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti. Mentre per quanto accaduto a Bolzaneto si sono avute quaranta-quattro condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro detenuti e violenza privata (in Italia non esiste il reato di tortu-ra).

Per vedere il film e approfondire l’argomento insieme al dott. Vittorio Agnoletto invitiamo i lettori a partecipare al cineforum che si terrà il giorno 23 Ottobre alle ore 21:00 presso l’aula A della facoltà di Economia “G. Fuà”.

Paola Tartufoli

I Diritti Umani hanno bisogno di te!“Aprite il vostro giornale ogni giorno della settimana e troverete la notizia che da qualche parte del mondo qualcuno viene imprigionato, torturato o ucciso perché le sue opinioni o la sua religione sono inaccettabili al suo governo….Il lettore del giornale sente un nauseante senso di impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo

potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto”.

Da questo articolo, pubblicato il 28 maggio 1961 sul quotidiano londinese The Observer dall’avvocato Peter Benenson, dopo aver letto che due studenti portoghesi erano stati condannati a sette anni di detenzione per aver brindato alla libertà, e dalla campagna per i prigio-nieri dimenticati che ne seguì, nacque nel 1961 Amne-sty International. Dopo 50 anni Amnesty International è una comunità globale di difensori dei diritti umani co-stituita da due milioni e ottocentomila persone in più di 150 paesi. Persone comuni che mosse da un sentimento di indignazione profonda operano ogni giorno affinché ad ogni persona vengano riconosciuti i diritti sanciti nel-la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In mezzo secolo di lavoro molte campagne si sono susseguite e tanti risultati sono stati ottenuti. Centinaia di migliaia di persone hanno ritrovato la libertà o hanno avuto la vita salvata grazie ad un appello. La nostre mobilitazioni hanno aperto la strada alla approvazione di diverse nor-me internazionali, come il Protocollo opzionale dell’Onu sui bambini soldato o la Convenzione sulle sparizioni forzate, all’istituzione della Corte penale internazionale e in tempi più recenti ha convinto l’Onu ad approvare una moratoria globale sulla pena di morte.Tuttavia, parole come povertà, insicurezza, privazione, esclusione, discriminazione, violenza, tortura, pena di morte, detenzioni arbitrarie, processi iniqui sono ancora attuali. Fino a quando non diventeranno parole lontane,

Amnesty International continuerà a chiedere ai governi di rispettare i diritti umani e di porre fine alle loro vio-lazioni.Nel 2011, 50° anniversario della nostra nascita, gli atti-visti di Amnesty si sono impegnati per far liberare per-sone come Shi Tao che in Cina è in prigione dal 2004 per aver scritto una e-mail, come Hengameh Shahidi che in Iran è stata torturata ed è in prigione dal 2009 per aver manifestato e per tutelare persone come Norma Cruz che in Guatemala è minacciata dal 2008 per aver difeso una ragazza vittima di stupro. Se storie come queste ti muovono lo stesso sentimento di disgusto che provò Pe-ter Benenson 50 anni fa, allora unisciti a noi.

I diritti umani hanno bisogno anche di te e tu hai la liber-tà di difenderli!

Per il Gruppo Italia 34 –Ancona:Fabio Burattini

E-mail: [email protected]: Amnesty Gruppo Ancona

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La procreazione medicalmente assistita comprende le tecniche che hanno l’obiettivo di permettere a una coppia infertile di portare a termine una gravidanza. In Italia le modalità di esecuzione di queste metodi-che sono normate dalla legge 40/2004, che disciplina tutte le variabili implicate nel procedimento; in par-ticolare si esprime sulla tipologia di coppie che può accedere a tali trattamenti medici, sul tipo di fecon-dazione, sui tempi di esecuzione delle tecniche, sul-la gestione degli embrioni ottenuti. La legge preve-de che deve essere stata posta diagnosi di infertilità per l’esecuzione delle procedure e che non sia stato possibile ricorrere ad altre cure per la sterilità; che è possibile solo la fecondazione omologa, cioè con ga-meti appartenenti ai membri della coppia; che non è concessa alcuna sperimentazione sugli embrioni ot-tenuti, né alcuna diagnosi genetica preimpianto, né alcuna selezione a scopo eugenetico, né procedimenti di alterazione genetica.

Le limitazioni imposte dalla legge italiana riducono le possibilità di applicazione di tali tecniche ad un elevato numero di pazienti e stanno generando il co-siddetto “turismo procreativo”, fenomeno che vede l’accesso a cure di questo tipo in paesi esteri con norme meno restrittive. La legge 40/2004 ha solle-

vato delle criticità nella sua applicazione fin dai primi mesi dell’entrata in vigore e numerosi ricorsi sono stati inoltrati alla corte costituzionale italiana: per sedici volte i giudici hanno ordinato l’esecuzione del-le tecniche in salvaguardia dei diritti della coppia, in deroga agli articoli. La sentenza della corte dei dirit-ti dell’uomo di Strasburgo di agosto 2012 è la prima che dà risonanza europea alla questione: su ricorso di una coppia italiana, la suprema corte ha bocciato la legge 40 sul tema della diagnosi preimpianto. I co-niugi sono portatori sani di fibrosi cistica, malattia genetica che si trasmette in un caso su quattro al na-scituro, e hanno già avuto un figlio affetto da tale pa-tologia; desiderosi di altri bambini hanno chiesto di aver accesso alla procreazione medicalmente assisti-ta, con la possibilità (negata dalla legge) di effettuare una diagnosi preimpianto dell’embrione formato, in modo tale da non impiantarlo in caso di positività di malattia. Più di un anno fa tale coppia ha presentato ricorso alla Corte di Strasburgo, sostenendo nel ricor-so che la legge viola il suo diritto alla vita privata e familiare e quello a non essere discriminata rispetto ad altre coppie, in base agli articoli 8 e 14 della Con-venzione.

La Corte di Strasburgo si è espressa bocciando gli ar-ticoli 13 e 4 della legge 40. L’articolo 13 vie-ta “qualsiasi sperimentazione su embrione umano”, il 4 sostiene che la pratica è con-sentita solo alle coppie sterili: “Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accer-tata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico”. Alla luce di tale sentenza, numerose sono state le reazioni, con pare-ri discordanti: il ministro della salute Bal-duzzi sostiene che, aspettando di leggere le motivazioni della sentenza, va comunque affrontata una riflessione che “deve partire dal bilanciamento dei principi: sono beni da tutelare la soggettività giuridica dell’em-brione così come la salute della madre”.

Il segretario dell’Associazione Luca Coscio-ni, Filomena Gallo ha detto che “È una vit-toria importantissima che dà un duro col-po all’impianto proibizionistico della legge italiana sulla fecondazione assistita, della legge rimane ora solo il divieto per l’utiliz-

ticoli 13 e 4 della legge 40. L’articolo 13 vie-ta “qualsiasi sperimentazione su embrione umano”, il 4 sostiene che la pratica è con-sentita solo alle coppie sterili: “Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accer-tata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico”. Alla luce di tale sentenza, numerose sono state le reazioni, con pare-ri discordanti: il ministro della salute Bal-duzzi sostiene che, aspettando di leggere le motivazioni della sentenza, va comunque affrontata una riflessione che “deve partire dal bilanciamento dei principi: sono beni da tutelare la soggettività giuridica dell’em-brione così come la salute della madre”.

Il segretario dell’Associazione Luca Coscio-ni, Filomena Gallo ha detto che “È una vit-toria importantissima che dà un duro col-po all’impianto proibizionistico della legge italiana sulla fecondazione assistita, della legge rimane ora solo il divieto per l’utiliz-

Fecondazione assistita: il dibattito continua

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zo degli embrioni a fini di ricerca scientifica”. Di opinione opposta Eugenia Roccella, redattrice delle linee guida sulla legge 40 “Siamo certi che il nostro governo saprà difendere anche in questo caso le leggi votate dal Parlamento, e che presenti il ricorso alla Grande Chambre” e Scienza e Vita, coordinamento delle associazioni cattoliche nato nel 2005 per sostenere il provvedimento: “La legge 40 non è una legge né ideologica né con-fessionale, ma pensata per la tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi quelli del concepito”. La situazione è spinosa: sicuramente la legge 40 nella sua attuale formulazione lascia spazio a numerose criticità, confermate dalle sentenze giuridiche che si sono espresse contro specifici articoli.

Una attenta revisione, o probabilmente una riscrittura della legge è auspicabile in quanto attualmente i diritti e le libertà di tutti soggetti coinvolti sembrano essere limitati piuttosto che tutelati.

Giovanni Delli Carpini

Emergency per l’integrazione territoriale

Emergency è un’associazione italiana ONLUS (non lucrativa di utilità sociale) e ONG (non governativa). Fondata attorno ad un’idea di un gruppo di amici, al termine di una cena in un appartamento di Milano nel 1994, Emergency ha curato 4.794.000 persone in ol-tre 16 paesi. Tra questo gruppo di amici ricordiamo Gino Strada, medico e emblema dell’associazione, e Teresa Sarti, sua moglie, la quale ha ricoperto la cari-ca di presidente fino alla sua scomparsa avvenuta un paio di anni fa. L’attuale presidente è Cecilia Strada, figlia dei due.

Emergency ha due obiettivi principali: garantire il di-ritto alla salute e diffondere una cultura di pace. Molto spesso infatti questi due aspetti si sovrappongono: la guerra non è altro che una continua violazione dei di-ritti delle popolazioni colpite, e tra questi viene meno quasi sempre il diritto alla salute. Ecco perché Emer-gency porta assistenza sanitaria di alta qualità, gratu-ita e senza discriminazioni di nessun tipo a qualsiasi essere umano ne abbia bisogno, anche e soprattutto nei Paesi colpiti dalla guerra e dalla povertà, secondo il principio per cui “un diritto è per tutti, altrimenti è un privilegio”.

Alcuni dei Paesi in cui opera emergency sono Afghanistan, Iraq, SIerra Leone, Repubblica Centrafri-cana, Sudan, Italia. In-fatti, per quanto pos-sa suonare strano il nome del nostro pae-se al fianco di quelli di Paesi poveri o in guer-ra, dal 2006 è partito il “Progetto Italia”. Que-sto innovativo proget-

to vede ad oggi due poliambulatori,uno a Palermo e uno a Marghera, e dei polibus, che altro non sono che autobus attrezzati a poliambulatori mobili che girano per le zone più remote o con le più alte concentrazioni di immigrati del nostro Paese. Il grande successo rag-giunto da questo Progetto non solo fra gli immigrati, spesso costretti a vivere in condizioni socio-sanitarie disastrose, ma anche fra gli italiani (che sono il 20% degli utenti di questi servizio) è una prova lampan-te di come purtroppo la sanità abbia ancora tanto da migliorare anche in Italia, soprattutto nell’assistenza alle fasce più deboli della società.

Questo (e molto altro) è Emergency. Ovviamente per fare tutto quello che Emergency fa serve il contributo di quanta più gente possibile, sia dal punto di vista economico che di diffusione dei principi dell’asso-ciazione stessa, diventando volontario. Per questo motivo chiunque fosse interessato contatti il nostro gruppo emergency Ancona su Facebook o ci scriva [email protected]

Cristina Appignanesi

ALLE ELEZIONI UNIVERSITARIEDEL 28 E 29 NOVEMBRE 2012

VOTA

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Sede: Via Sa� 22 - Ancona

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Ingegneria - quota 150071.220.4509

Medicina - ex Risonanza Magnetica071.220.6137

Economia - aula T29071.220.7026

Agraria - atrio principale (Bar)071.220.4995

Alle prossime Elezioni Universitariescegli una Lista che non ha mai tradito i propri elettori

e che ha sempre cercato di mantenere gli impegni presi.Per il Gulliver fare rappresentanza signi� ca essere al servizio

degli studenti, lottare per una Università che metta la didattica al centro della propria attività e impegnarsi a rimuovere le barriere che impediscono l’accesso all’istruzione, al sapere e alla cultura.

“Essere Studenti signifi ca avere dei Diritti,essere del Gulliver signifi ca difenderli!”