Giornalino Scolastico

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Ne parlano i media, i film, le canzoni e i documentari, è uno degli argomenti più trattati anche sulla rete, molte- plici sono i pareri, tante le accuse e mille le ipotetiche cause che ne possano innescare l’utilizzo, ma una cosa è sicura, il consumo di qualsiasi tipo di droga sta dilagan- do sempre più nella nostra società. E’ un dato di fatto che ora più che mai a farne l’uso maggiore siano i giova- ni. Giovani e droga: no alla repressione, sì all’educazione Giovani e droga: no alla repressione, sì all’educazione 3 “Così vicini, così lontani” 4-5 “Perché non succe- da mai più: commemoriamo la Shoah” 6 Le tragedie del Novecento 7 L’accorata testimo- nianza di un sopravvissuto a Dachau 8-9 SOS Terra 10-11 La Mozzarella aliena 12-13 Dalla sede di Itri 14-15 16-17 Quelli del Teatro 18-19 Sportivamente 20-21 Le note della no- stra vita. Scelta da 22-23 Personaggio del mese 24 Scotti e bruciati 25 Sommario: Febbraio 2012 Numero 1 Prima edizione!!! Vivere il nostro Sapere di Daniela Fiorentini un giornalino scolastico na- to dall’iniziativa di alcuni professori di “dar vita” alle parole e ai pensieri degli studenti, ovvero coloro che in prima persona partecipa- no attivamente alla vita all’interno della scuola. È stata una grande opportuni- tà colta al volo con entusia- smo e interesse, che non mira solo a informare, ma anche a formarci collettiva- mente. Noi siamo i giovani, siamo il futuro, dobbiamo essere pronti a esplorare e a scoprire, dobbiamo essere curiosi e determinati nel conoscere e non c’è via mi- gliore di quella della scrit- tura per avvicinarci al mon- do dell’informazione. Uno degli scopi di questo giornalino è quello di favori- re il lavoro collettivo e coo- perativo, sviluppando le nostre capacità critiche e relazionali, attraverso l’or- ganizzazione redazionale. continua a pag. 3 continua a pag. 2 IL IL IL PERCHE’ IL IL IL PERCHE’ rebbero. Colgo l’occasione per invitare i ragazzi a comporta- menti civili, evitando atti di vandalismo che vanno a dan- no di tutti. Anche il semplice gesto di non gettare le cicche delle sigarette a terra sarebbe un atto di educazione e di rispetto. Il Perché: Cosa ne pensa dell’iniziativa del giorna- lino d’Istituto? Dirigente: E’ un’iniziativa molto interessante, direi, no- tevole. Ringrazio gli alunni che hanno deciso di aderirvi e i professori che hanno per- messo di metterla in pratica. Considero questo giornalino come una delle attività più belle, stimolanti ed istruttive proposte dalla scuola. Il Perché: Qual è l’augurio che ci vuole fare? Dirigente: Vi auguro di con- tinuare con costanza, di man- tenere vivo l’entusiasmo che anima il progetto e magari di coinvolgere più studenti pos- sibili alla produzione e alla lettura del giornalino per contribuire al suo successo. Mi raccomando, continuate così! Luca D’Ambrosio, Silvia Sessa, Marika Carnali IL PERCHE’ “La mia prima preoccupazione siete voi” I.I.S. “San Benedetto” Ing. Prof. Nicola Di Battista Il Perché: Quali sono i progetti futuri per la Scuola? Dirigente: I progetti sono nell’aria, ma una nostra aspi- razione è quella di migliorare l’Istituto, rinnovandolo, po- tenziandolo e abbellendolo, soprattutto dal punto di vista strutturale. Godiamo di un ampio spazio che può essere utilizzato al meglio. Per far sì che ciò accada, sono stati pre- si accordi con la Provincia di Latina, la quale ha volentieri deciso di aiutarci, anche per- ché considera la nostra scuola un “gioiello”, sia della Provin- cia stessa che dell’Italia inte- ra. Il Perché: Quali sono i la- vori in progetto per la Scuola? Dirigente: Lavori di manu- tenzione, al fine di rendere più sicura e migliore la scuo- la e di conseguenza stimolare maggiormente i ragazzi che vivono ogni giorno questi am- bienti. Un’opportunità per accelerare i lavori è stato l’ar- rivo degli Stati Generali del Turismo, del 20 gennaio scor- so. In realtà essi hanno costi- tuito solo una spinta ulteriore a lavori già progettati e av- viati. Il Perché: Cosa vorrebbe dire ai suoi studenti attra- verso Il Perché? Dirigente: Vorrei dire ai ragazzi che, per quanto si possa rendere più bella e per- fetta la scuola, è necessario che gli studenti che la fre- quentano siano in grado di mantenerla così come la vor-

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Giornalino Scolastico Febbraio 2012

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  • Ne parlano i media, i film, le canzoni e i documentari, uno degli argomenti pi trattati anche sulla rete, molte-plici sono i pareri, tante le accuse e mille le ipotetiche cause che ne possano innescare lutilizzo, ma una cosa sicura, il consumo di qualsiasi tipo di droga sta dilagan-do sempre pi nella nostra societ. E un dato di fatto che ora pi che mai a farne luso maggiore siano i giova-ni.

    Giovani e droga: no alla repressione, s alleducazione

    Giovani e droga: no alla

    repressione, s alleducazione

    3

    Cos vicini, cos lontani 4-5

    Perch non succe-da mai pi:

    commemoriamo la Shoah

    6

    Le tragedie del Novecento 7

    Laccorata testimo-nianza di un

    sopravvissuto a Dachau

    8-9

    SOS Terra 10-11

    La Mozzarella aliena 12-13

    Dalla sede di Itri 14-15 16-17

    Quelli del Teatro 18-19

    Sportivamente 20-21

    Le note della no-stra vita. Scelta da 22-23

    Personaggio del mese 24

    Scotti e bruciati 25

    Sommario:

    Febbraio 2012 Numero 1

    Prima edizione!!! Vivere il nostro Sapere di Daniela Fiorentini

    un giornalino scolastico na-

    to dalliniziativa di alcuni professori di dar vita alle parole e ai pensieri degli studenti, ovvero coloro che in prima persona partecipa-no attivamente alla vita allinterno della scuola. stata una grande opportuni-t colta al volo con entusia-smo e interesse, che non mira solo a informare, ma anche a formarci collettiva-mente. Noi siamo i giovani, siamo il futuro, dobbiamo essere pronti a esplorare e a scoprire, dobbiamo essere curiosi e determinati nel conoscere e non c via mi-gliore di quella della scrit-tura per avvicinarci al mon-do dellinformazione. Uno degli scopi di questo giornalino quello di favori-re il lavoro collettivo e coo-perativo, sviluppando le nostre capacit critiche e relazionali, attraverso lor-ganizzazione redazionale.

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    ILILIL PERCHE

    ILILIL PERCHE

    rebbero. Colgo loccasione per invitare i ragazzi a comporta-menti civili, evitando atti di vandalismo che vanno a dan-no di tutti. Anche il semplice gesto di non gettare le cicche delle sigarette a terra sarebbe un atto di educazione e di rispetto. Il Perch: Cosa ne pensa delliniziativa del giorna-lino dIstituto? Dirigente: E uniniziativa molto interessante, direi, no-tevole. Ringrazio gli alunni che hanno deciso di aderirvi e i professori che hanno per-messo di metterla in pratica. Considero questo giornalino come una delle attivit pi belle, stimolanti ed istruttive proposte dalla scuola. Il Perch: Qual laugurio che ci vuole fare? Dirigente: Vi auguro di con-tinuare con costanza, di man-tenere vivo lentusiasmo che anima il progetto e magari di coinvolgere pi studenti pos-sibili alla produzione e alla lettura del giornalino per contribuire al suo successo. Mi raccomando, continuate cos!

    Luca DAmbrosio, Silvia Sessa,

    Marika Carnali

    IL PERCHE La mia prima preoccupazione siete voi

    I.I.S. San Benedetto Ing. Prof. Nicola Di Battista

    Il Perch: Quali sono i progetti futuri per la Scuola? Dirigente: I progetti sono nellaria, ma una nostra aspi-razione quella di migliorare lIstituto, rinnovandolo, po-tenziandolo e abbellendolo, soprattutto dal punto di vista strutturale. Godiamo di un ampio spazio che pu essere utilizzato al meglio. Per far s che ci accada, sono stati pre-si accordi con la Provincia di Latina, la quale ha volentieri deciso di aiutarci, anche per-ch considera la nostra scuola un gioiello, sia della Provin-cia stessa che dellItalia inte-ra. Il Perch: Quali sono i la-vori in progetto per la Scuola? Dirigente: Lavori di manu-tenzione, al fine di rendere pi sicura e migliore la scuo-la e di conseguenza stimolare maggiormente i ragazzi che vivono ogni giorno questi am-bienti. Unopportunit per accelerare i lavori stato lar-rivo degli Stati Generali del Turismo, del 20 gennaio scor-so. In realt essi hanno costi-tuito solo una spinta ulteriore a lavori gi progettati e av-viati. Il Perch: Cosa vorrebbe dire ai suoi studenti attra-verso Il Perch? Dirigente: Vorrei dire ai ragazzi che, per quanto si possa rendere pi bella e per-fetta la scuola, necessario che gli studenti che la fre-quentano siano in grado di mantenerla cos come la vor-

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    potenzialit, devono poter uscire dallombra. Noi, studenti e cittadini della pro-vincia di Latina, speriamo davvero che gli Stati Generali del Turi-smo, che la nostra scuola ha avuto il vanto di ospitare, possano essere il trampolino per un rilancio econo-mico e culturale del nostro territo-rio e di tutti coloro che su esso ope-rano.

    Stati Generali del Turismo nostre capacit critiche e relazionali, attraverso lorganizzazione redaziona-le. Il giornalino scolastico un modo per collaborare tra di noi per raggiungere un obiettivo comune, un modo per esprimere il nostro pensiero e dire la nostra. Inoltre la possibilit di spe-rimentare nuove forme di scrittura diverse da quelle che solitamente ven-gono praticate tra le mura scolastiche, e che spesso ci annoiano. uno stru-mento che consente di vivere la scrit-tura in modo migliore, un mezzo attraverso il quale possiamo essere liberi di esprimerci e di dire la nostra, rispettando sempre lopinione e la dignit del prossimo. Un giornalino scolastico costituisce una forma di libert che istruisce piacevolmente. Il nostro scopo quello di interessare, di farvi conoscere, ma allo stesso tem-po anche quello di divertire e magari invogliare anche voi a partecipare attivamente al nostro e vostro giorna-le. Siamo determinati a portare avan-ti e nel migliore dei modi questattivi-t che ora solo agli inizi e speriamo vivamente che anche tra i lettori pos-sa ricevere consensi. Il giornalino sco-lastico un modo per ampliare i pro-pri orizzonti, per vedere oltre i banchi di scuola e andare pi a fondo, per uscire dagli schemi del normale cono-scere e diventare protagonisti attivi della voglia di scoprire cose interes-santi e coinvolgenti. Vogliamo vedere il mondo da unaltra prospettiva, una prospettiva nuova che ci insegni ad apprendere, sperando che anche voi lo vogliate. In questi mesi ci impegnere-mo a trattare argomenti che pi stret-tamente ci riguardano e che pi ri-guardano il mondo in cui viviamo. Quello che resta da fare allora di augurarvi una buona lettura, speran-do che in voi ci sia la nostra stessa grande voglia di sapere, che ci impe-gneremo sempre a sfamare nel miglio-re dei modi.

    segue da pag.1

    Numero 1

    Incontrarsi per fare il punto e pro-grammare insieme il futuro del turismo del Lazio Il giorno 20 gennaio 2012 si sono svolti, presso lIstituto agrario 'San Benedetto' di Borgo Piave, i primi Stati Generali del Turismo: Incontrarsi per fare il punto e pro-grammare insieme il futuro del turismo del Lazio- cos lassessore al Turismo del Lazio, Stefano Zap-pal, ha sintetizzato il significato degli 'Stati generali. Insieme allassemblea plenaria, durante la quale sono intervenute anche tutte le associazioni di setto-re, si sono svolti workshop tematici allinterno dei quali la Regione Lazio si confrontata con gli ope-ratori turistici e le varie associazio-ni di categoria. Presenze significa-tive quelle del Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, del Commissario europeo, Vicepre-sidente della Commissione, Anto-nio Tajani; dellAssessore al Turi-smo della Regione Lazio, Stefano Zappal, del Presidente del Consi-glio Regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, del Presidente della commissione consiliare Sviluppo economico, ricerca e innovazione, turismo, Giancarlo Miele, dell As-sessore alle Politiche Sociali e Fa-miglia, Aldo Forte. Dopo i saluti del sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, i lavori sono stati aperti dallassessore Stefano Zappal. La parola d'ordine 'promozione': far conoscere altrove i tesori nascosti del nostro territo-rio, attraverso una promozione mi-rata, senz'altro il punto di par-tenza per attirare flussi turistici nel Lazio. Il presidente del Consiglio regiona-le, Mario Abbruzzese, ha anche evidenziato limpegno concreto as-sunto dal Consiglio Regionale che ha approvato leggi adatte allo svi-luppo e alla regolamentazione del settore - sottolineando- Roma non ha bisogno di essere propagandata, sono le province che, pur avendo

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  • IIILLL PERCHE Giovani e droga: no alla repressione, s alleducazione Numero 1 Pagina 3

    Secondo alcune statistiche l80,3% dei giovani tra i 14 e i 30 anni in Italia ha ammesso di aver provato, almeno una volta, marijuana o hashish, pi della met di essi afferma di aver continuato a farne uso e un terzo di essi ne fa utilizzo regolarmente o addirittura pi volte al giorno (6%). La cosa pi allarmante non sono i dati in s per s, ci che preoccupa maggiormente pensare che giovani, in et sempre pi precoce, vengano a contatto con le dro-ghe: il 20% dei ragazzi compresi tra i 12 e i 15 anni ne fa un uso regolare. Il momento in cui si pi a rischio il periodo in cui si frequen-tano le scuole superiori, visto che si a contatto con la grande maggioranza che ne fa impiego e quasi sempre questo pu esse-re linnesco che spinge a provare. Sono mille le droghe diffuse tra i giovani, le pi consumate sono la Cannabis, la Cocaina, lEcstasy, lLsd, gli acidi e, nei casi pi estremi, leroina. Psicologi, dottori e stu-diosi ci aiutano e ci consigliano su come affrontare le diverse situazioni in cui si utilizza un certo tipo di droga. La Cannabis ad esempio fa parte di quelle droghe cosiddette leggere e il suo consumo, purch occasionale, non andrebbe demonizza-to. Il vero problema si ha quando ad essere utilizzate siano sostanze davvero rischiose per la psiche e per il corpo. Jim Morrison, uno dei pi grandi cantanti rock della storia, leader carismatico della band statunitense The Doors, fu uno dei maggiori esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta ed ricordato come uno dei massimi simboli dellinquietudine giovanile. La sua vita fu spenta precocemente, a soli 28 anni, dalluso di sostanze stupefacenti. Lui stesso della droga diceva: Comprare droga come comprare un biglietto per un mondo fanta-stico, ma il prezzo di questo biglietto la vita. E come non ricordare la recente scomparsa di altri due talenti musicali schiacciate da un peso troppo grande come leroina? Amy Winehouse e Whitney Houston? Ed proprio questo il punto. Spesso, troppo spesso si fa un utilizzo di sostanze stupefacenti nellincoscienza delle conseguenze a cui si va incontro. Ignoranza, su-perficialit, inconsapevolezza dei veri rischi spingono tanti giovani verso un baratro di dolore e di solitudine. Iniziare e provare veramente facile, ma come si fa a smettere? Le droghe sono come una gara con la mente, con i nostri limiti, con la nostra sensibilit, con la no-stra coscienza. Ladolescenza unet in cui si ha diffi-colt a separare nettamente il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. E unet in cui si disposti a rischiare e a provare, in cui si emulano spesso esempi sbagliati,

    segueda pag.1 pur di non sentirsi diversi dagli altri. Il buon senso alla nostra giovane et spesso in embrione, per questo risulta ancor pi difficile capire cosa si rischia per lo sballo di un momento. Sono molte le ragioni per cui ci si avvicina a determinate sostanze, inoltre su ognuno di noi influisce la forza danimo, il carattere e la vicinanza di una famiglia solida in grado di guidarci nel difficile cammino della vita. Quello che noi giovani dovremmo avere ben chiaro che proprio la vita una cosa che non riavremo mai pi indietro una volta persa e che il

    filo che unisce una canna a una spada di ero molto lungo ma allo stesso tempo molto sottile. Allora il modo migliore che il mondo degli adulti ha per aiutarci a capire non quello di reprimere, di proibire, di demonizzare, di accusare. Prima di tutto necessario educare le coscienze. E quale ambito migliore di quello scolastico? Oltre alla storia, alla matematica, allitaliano bene anche essere educati alla vita. E il modo migliore per farlo non quello di servirsi solo della presenza di forze dellor-

    dine nelle scuole, perch non si pu pensare che una pulita negli zaini coincida anche con una ripulita nelle nostre menti. Sarebbe invece uniniziativa pi formati-va quella di avere un approccio diretto con chi abbia fatto uso di queste sostanze, con chi ne stia uscendo, con chi stia lottando per la propria vita, con chi ci possa raccontare davvero cosa significa soffrire, cosa significa essere consapevoli di perdere la vita ma continuare lo stesso a farsi del male. Uno dei modi pi efficaci per combattere il male guardarlo in faccia, conoscere in prima persona, attraverso testimonianze, la crudelt di una scelta sbagliata che inizia come un sogno bellissi-mo ma che troppo spesso finisce con lincubo pi orren-do, la morte.

    Direttore: Daniela Fiorentini

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    Cos vicini, cos lontani Esperienza di solidariet presso la Mensa di SantEgidio

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    Intervista al prof Stefano Trichei Come nata lidea di portare gruppi di

    studenti alla mensa di sant Egi-dio? Trichei: Come approfondimento del tema scolastico essere protagonisti e responsabili della vita e del mondo che ci circonda, senza far finta di niente chiudendo gli occhi, e toccando con mano differenti realt.

    Perch, a suo pare-re, tale esperienza

    pu essere formativa? Trichei: Per uscire fuori dai precon-cetti che i media ci danno e per agire e non subire. Ci si rende conto che dietro ogni persona si nasconde una storia differente che merita di essere raccontata.

    Ha mai provato di-sagio o imbarazzo

    nel servire persone povere e in difficolt? Trichei: La mia formazione mi ha permesso di stare a contatto con per-sone disagiate, ci si sente sempre un po toccati, ma con lesperienza si rie-sce a superare determinati ostacoli al meglio. Soprattutto quando si alle prime esperienze facile farsi tra-sportare dalle emozioni e da mille dubbi che ti portano a chiederti se

    veramente il tuo contributo stato utile e se si riusciti al meglio

    nellintento.

    Voce alle emozioni Tra i tanti volti segnati dalla vita e dal tempo, ecco allimprovviso una vecchietta che ero pronta a servire. Lei mi ha preso la mano e in quella stretta ho sentito tutto il suo biso-gno daffetto e la sua profonda soli-tudine. Non so quanto conforto ab-bia potuto offrirle con i miei gesti, ma se ho potuto alleviare la sua solitudine anche solo per un atti-mo, questo oggi mi rende una per-sona migliore. Per ridere: Signora, come primo ci sono gnocchi al sugo e lei Ma sono fatti in casa?! ed io -No, si-gnoranon credo! E lei Va bene, allora mi porti il formaggio! Gra-zie!

    Arianna Amato (5E chi.) Ma le pi competitive erano le suo-

    re. I loro vassoi, come Ferrari rom-banti sulla linea di partenza, si muovevano tra curve spericolate e accelerate fulminanti! E allim-provviso il tremendo impatto; la dolce suorina mi ha travolto col suo bolide ed io l a raccogliere le pove-re pere, vittime anchesse della terribile sorella.

    Valentina Cassigoli (5F chi.) Negli occhi delle tante persone alle quali ho offerto il mio aiuto, ho vi-sto un pizzico di vergogna condita con tanta dignit. Ho toccato con mano le vere difficolt della vita, impresse nei volti di chi ha perso tutto.

    Daniela Modena (5E chi.) Allinizio ero un po intimorito dal servire e stare a contatto con per-sone cos diverse e distanti da me. Poi ho visto che erano persone uguali a me con sentimenti e biso-gni e tanta voglia di un contatto umano, anche solo di una stretta di mano, di un sorriso o di un piccolo scambio di convenevoli. Questa sera potr tornare a casa pi ricco nello spirito e consapevole dellesi-stenza di una realt tanto lontana e distante dalla mia.

    Giulio Buccini (5E chi.) Non facile descrivere con semplici parole tutte le emozioni vissute, le sensazioni trasmesse e provate. Quello che si ricava da un atto di solidariet non quantificabile perch una ricchezza immensa che va ad abbellire la nostra ani-ma. Posso solo dire che il semplice servire un pasto a persone come noi, ma meno fortunate perch segnate dalla vita e dalle difficolt, mi ha fatto capire che la distanza, che allinizio sembrava separarmi da loro, non in realt cos insor-montabile e che basterebbe davve-ro poco per rendere felice chi ha bisogno.

    Valerio Sigillino (5E chi.) Quella mensa era piena di persone: uomini, donne, ragazzi che chiede-

    Numero 1

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  • Numero 1 Pagina 5 IIILLL PERCHE vano un po di cibo per riempire la loro pancia vuota, vuota gi da molto tempo, se non da anni. Ognuno era diverso dallaltro ma una cosa li accomunava, la man-canza di affetti e di una famiglia. Tra le tante persone che ho visto, una in particolare ha catturato la mia attenzione: un povero vecchiet-to di circa 70 anni. Si quasi senti-to in colpa dopo che ho rischiato di far cadere a terra il piatto che gli stavo portando. Mi ha chiesto scu-sa per avermi messo in difficolt! In quel momento mi si stretto il cuore e mi ha fatto tanta tenerez-za. Non avrei mai immaginato che potesse avere quella reazione nei miei confronti, nei confronti di una ragazza che non aveva mai avuto quel tipo di esperienza e che lui non aveva mai visto nella sua vita.

    Maria Teresa Camilli (5E chi.) Un piccolo gruppo di noi, con il prof Trichei, si recato in un al-tro ambiente sempre legato alla comunit di SantEgidio. Si tratta di un appartamento utilizzato per la distribuzione di pacchi alimenta-ri e vestiti e dove possibile anche avere il ristoro di una doccia calda. Quando siamo entrate, abbiamo provato un certo disagio: scaffali pieni di abiti usati, disposti in ma-niera confusa e disordinata, decine di scarpe abbandonate sul pavi-mento, giocattoli appartenuti a chiss quale fortunato bambino oramai annoiato della loro compa-gnia. Poi una finestra sbarrata al di l della quale tanti volti in attesa di prendere la loro piccola parte. Questa brutta sensa-zione iniziale svani-ta non appena ci sia-mo messe allopera, smistando e dividendo i vari capi di abbiglia-mento e dando un posto a tutte quelle scarpe e quei giocattoli. Il nostro iniziale imbarazzo stato percepito anche da un anziano si-gnore che, incrociando il nostro sguardo, ci ha invitato con genti-lezza a non avere timore e a stare tranquille. Ma la persona che ci ha colpito pi di tutte stata una gio-vane mamma con la sua bambina di circa 2 anni. Quanta tenerezza

    negli occhi limpidi di quella bambi-na: lei, a differenza di tanti altri fortunati, eri l in attesa di un ve-

    stitino caldo che la riparasse dal freddo della strada e dallindiffe-renza degli altri. Questa esperien-za stata per noi molto forte e ar-ricchente, ma al tempo stesso ci ha lasciato anche un senso di amarez-za. Siamo infatti tristemente con-sapevoli che tutte quelle persone, nonostante il nostro gesto di soli-dariet, domani torneranno alla loro misera vita, ignorata dalla maggior parte di noi. Jessica Feudi, Federica Subia-

    co, Fausta Palombo (5E chi.) Quanti sono gli invisibili che popo-lano silenziosi le nostre citt! Quante volte tutti noi, per paura, ipocrisia, superficialit fingiamo di non vederli abbandonati per strada nei loro stracci, sotto freddi cartoni e con il vuoto nel cuore! Quante volte acceleriamo il passo per non essere importunati da mondi cos lontani dai nostri, cos scomodi da

    accettare e da accoglie-re nelle nostre vite do-rate! Questa stata la sen-sazione pi forte che mi ha trasmesso la vi-sta di tante anime in fila nellattesa dignito-

    sa di un pasto caldo, di uno sguar-do buono, di un gesto di solidarie-t. Ho temuto allinizio di non esse-re in grado di svolgere quel sempli-ce compito: servire loro un pasto. Mi sono sentita a disagio perch non facile accostarsi a chi spesso evitiamo per strada o ignoriamo perfino che esista. Ma quando li ho avvicinati, ne ho percepito lumani-t che non diversa dalla mia. Al-lora quel velo di pregiudizio, che offuscava i miei occhi, caduto e

    sono riuscita ad elargire sorrisi sereni e sinceri a chi forse non aspettava che quello. Il profu-mo intenso della mensa, che allinizio mi era sembrato fred-do e distaccato, diventato odo-re di casa, odore di buono misto a voci felici e occhi pieni di gra-titudine. Sicuramente si riceve molto di pi nel dare, perch quello che torna indietro un bagaglio preziosissimo di uma-nit e di amore che arricchisce e alimenta il nostro spirito. Anche io ho avuto un incontro ravvicinato con una suorina. La peggio per lha avuta lei dal momento che, infilatasi di pre-potenza per raggiungere il di-spensatore del pane, ha ricevu-to una discreta vassoiata in testa! Vorrei ringraziare il prof Ste-fano Trichei per aver dato a tutti noi la possibilit di fare questa intensa esperienza di solidariet che soprattutto nel

    periodo natalizio, tradizional-mente legato agli affetti fami-liari da vivere nel caldo del fo-colare domestico, assume un significato ancora pi profondo. Ma principalmente vorrei rin-graziare i ragazzi che in prima persona si sono messi in gioco, sacrificando il loro tempo libero per mettersi al servizio dellal-tro in un contesto non certo scontato n facile da affrontare. Ho visto in loro operosit, vo-glia di rendersi utili per chi meno fortunato, mettendo in campo il proprio modo di essere con spontaneit e genuinit. Questi studenti, smentendo lidea cos tanto diffusa oggi, che i giovani siano solo perdi-tempo senza ideali, hanno dato prova di grande maturit e sensibilit.

    Prof.ssa Cristiana Angiello

    Dar da mangiare un valore molto antico, diffuso in tutte le cul-ture, perch ha un richiamo diretto al valore della vita.

  • Numero 1 Pagina 6 IIILLL PERCHE

    Qualche domanda rivolta alle educatrici del semiconvitto

    Come nasce il progetto Perch non succeda mai pi: commemo-riamo la Shoah?

    Venuti: Esso parte integrante dellattivit pro-gettuale lettura e drammatizzazione, avviata dal mese di ottobre 2011 allinterno del semi-convitto. In modo particolare il progetto, Perch non succe-da mai pi: commemoriamo la Shoa?, nasce dalla riflessione che alcuni semi-convittori strutturano con le loro educatrici sul concetto di vita.

    Come si svolge lattivit proget-tuale?

    Venuti: Lattivit progettuale si articola a partire dalla collaborazione tra educatrici, semi-convittori e convittori allinterno delle seguenti attivit: letture e drammatizzazione, attivit sportive, cit-tadinanza attiva.

    Chi coinvolto nel progetto e con quale ruolo?

    Venuti: Nel progetto sono stati coinvolti attiva-mente 25 semi-convittori e convittori, il lavoro stato svolto da Loredana Treglia e Maria Venu-ti, per quanto riguarda ideazione, regia ed esecu-zione dello spettacolo. Fondamentale stata la col-laborazione di Giovanna Mule e Gabriella Ca-parco per lattivit di sensibilizzazione al tema, ricerca materiali scenici e costruzione della sceno-grafia. A Marialina Manno va il merito delli-deazione e della realizzazione dellaspetto coreuti-co. Binovelli Federica si occupata del trucco scenico, Barone Tiziana della ricerca materiale

    Perch non succeda mai pi: commemoriamo la Shoah

    storico-giuridico. E stato davvero un lavoro di squa-dra. Inoltre la manifestazione si svolta il giorno 27 gennaio 2012.

    Qual lobiettivo di questo proget-to?

    Venuti: Lobiettivo insegnare ai ragazzi ad appren-dere dagli errori della storia, respingendo ogni forma di violenza e di negazione della diversit.

    Lei sapr che allinterno dellIstitu-to viene portato avanti, oramai da

    vari anni, un altro progetto, Le tragedie del No-vecento, nellambito del quale ovviamente pre-sente anche la Shoa. Il nostro giornale, Il Per-ch, si interroga proprio sul come mai di questo strano doppione allinterno del medesimo Istitu-to? Venuti: La risposta che le posso dare che gli educa-tori e gli insegnanti lavorano in tempi scolastici diffe-

    renti e questo rende pi difficile una stretta collabora-zione tra le due realt. Sicuramente, in futuro vicino, ci sar la possibilit di una proficua e reciproca coope-razione. Il fine che tutti, indifferentemente, perseguia-mo quello di educare e sensibilizzare le giovani gene-razioni. Si ringraziano tutti coloro che hanno reso possibile tale attivit, nelle persone dei prof.ri Francesco Ca-valcanti, Stefano Minutolo.

    Matteo Santangelo

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  • Le tragedie del Novecento Numero 1 Pagina 7 IIILLL PERCHE

    Fino a qualche anno fa la trattazione delle tragedie del Novecento era limitata quasi esclusivamente a q u e l l a d e l l a Shoa, la p e r s e c u -zione e lo sterminio d e g l i E b r e i messo in atto dal r e g i m e n a z i s t a . In realt sono state anche altre le tragedie umane che hanno tristemente attraversato il XX secolo, delle qua-li si spesso fatto finta di non sapere per non dover dire Quello delle foibe carsiche costituisce un esempio di dramma umano taciuto per anni e che solo nellultimo pe-riodo della storia recente stato preso nella giusta consi-derazione ed analizzato nella sua complessit. Il progetto, Le tragedie del Novecento, si pone dunque lobiettivo di comprendere e valutare tali eventi senza al-cun pregiudizio di natura poli-tica ed ideologica, allo scopo di rendere gli studenti dellIstituto San Benedetto pi consapevoli dei dram-

    mi umani, sociali e politici vissuti dalle genera-zioni del XX secolo. Il progetto si articola in tre fasi: 1. Una serie di incontri sulla natura storica,

    politica ed economica dellIstria, di Fiume e della Dalmazia

    2. Un incontro con un sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti

    3. Un viaggio distruzione in Polonia, per vi-sitare i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, e nella zona di Trieste e Fiume, dove concentrato il maggior numero di foibe.

    I docenti, promotori oramai da anni del progetto, Le tragedie del Novecento, hanno anche in pro-gramma di sviluppare e rivalutare un altro dramma umano del XX secolo, quello del popolo armeno.

    Sar forse una parentesi nella sto-ria dellumanit, ma di certo si trat-ta di una parentesi molto particola-re, apertasi nel lontano XIX secolo, essa non mai stata chiusa. Si trattato anche in questo caso di Ge-nocidio, che secondo le ipotesi degli Armeni ha mietuto 3.500.000 ani-me, 950.000 secondo le fonti scritte turche.

    I docenti del San Benedetto hanno gi preso con-tatti con la Comunit Armena di Roma, al fine di avviare una proficua collaborazione nel rispetto di un dramma umano e storico da non dimenticare.

    ILILIL PERCHE

  • L'accorata testimonianza di UN SOPRAVVISSUTO A DACHAU

    perch non accada mai pi!!!

    ENNIO BORGIA Roma 1927

    IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 8

    con questa significativa poe-sia del pastore protestante, Martin Niemller, che i ra-gazzi del quarto e del quinto anno del nostro Istituto hanno aperto lincontro con Ennio Borgia, sopravvissuto al cam-po di Dachau. Prima vennero un evidente invito a non abbassare mai la guardia allintolleranza e alle persecuzioni, alle ingiustizie in generale e a resistere a ogni forma di violenza. Ennio Borgia, sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, ci ha dato lopportuni-t di rivivere la sua esperienza di vita, aprendosi con noi e rac-contandosi, con saggezza, natu-ralezza e anche un pizzico di tenerezza. Egli comincia il suo racconto precisando subito una cosa: Quando si parla di Shoa non bisogna ricordare solo lo ster-minio di sei milioni di Ebrei e del campo di Auschwitz, ma bisogna ricordare anche le altre sei milioni di persone come zin-gari, omosessuali, testimoni di Geova, malati di mente, disabi-li, oppositori del regime o chi, pi semplicemente, andava con-tro la folle idea di razza del Terzo Reich. Ennio Borgia fin nel campo di concentramento di Dachau quando, a sedici anni, per cer-care suo fratello che si era ar-ruolato, si ritrov a far parte di un gruppo di lotta partigiano, la Brigata Patrioti Davide, di matrice democratica. Nei suoi occhi ancora oggi c impressa quella la scritta sul cancello dellentrata, ARBEIT MACHT FREI, ovvero IL LAVORO RENDE LIBERI, ma in que-sto caso, con la morte. Nel cam-po di Dachau non era pi Ennio

    Prima vennero per i comunisti Prima vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perch non ero comunista. Poi vennero per i socialdemo-cratici e io non dissi nulla perch non ero socialdemocratico Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perch non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perch non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto pi nessuno che potesse dire qualcosa. Martin Niemller

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 9 Borgia, ma era solamente il numero 69791 e questa era la cosa pi terribile, non esistere pi come perso-ne, essere completamente annullati. Nel campo si doveva essere in buona salute per lavo-rare e non essere subito uccisi. Il signor Ennio si re-puta fortunato, il suo lavoro infatti era quello di sbucciare patate, forse uno dei meno massacranti e faticosi rispetto ad altri. Tra i pi terribili vi era quello di accatastare i corpi degli altri prigionieri morti. Ennio racconta che, quando si arrivava al campo, si veniva subito denudati e rasati. Ai pi an-ziani venivano date divise a righe, mentre a tutti gli altri, vestiti contraddistinti da pezze colorate cosic-ch, in caso di fuga, si potessero riconoscere facil-mente tra la folla. In pi, a ogni gruppo era assegnato un triangolo di colore diverso posto sul pet-to: viola per i testi-moni di Geova, rosa per gli omosessuali, nero per gli zingari, giallo per gli ebrei e gli italiani che, con russi erano i pi di-sprezzati. Questi avevano sul triangolo una riga verticale, la stessa che era rasata sulla loro testa, die-tro la divisa invece era riportata la scrit-ta ZK, ovvero campo di concentramento. Ennio ci ha portato a rivivere quelle scene che noi abbiamo visto solo nei film o letto sui libri di storia: sofferenza per fame - una pagnotta veniva divisa tra 26 persone e da bere acqua calda arricchita con scor-ze di patate o di carote - punizioni tremende e doloro-se, esperimenti effettuati nellinfermeria, al fine di ricerca, che il pi delle volte terminavano con la morte della cavia o che, nel migliore dei casi, causa-vano sofferenze fisiche e psicologiche tali da spingere la vittima alla disperazione. Ma un ricordo su tutti rimasto impresso nella men-te di Ennio Borgia: limpiccagione di un ragazzo rus-so, solo perch si era cucito sulla sua giacca il trian-golo di riconoscimento realizzato con resti di rame ricavato dallinterno di tubi. La vera forza per Ennio stata quella della fede, grazie anche a un sacerdote, Don Giovanni, che molto spesso si recava di nascosto nelle baracche a distribuire la comunione. Quando

    arrivarono gli americani, furono molti i morti, ma non perch vennero uccisi, bens perch, quando le SS scapparono dal campo, i magazzini pieni di cibo vennero assaliti da quella povera gente che, non pi abituata a mangiare, mor di dissenteria. Il 29 Aprile 1945 ci fu la liberazione da quel cam-po, i giorni successivi Ennio racconta di essere stato ospitato da una famiglia di quella zona, gli Smith. A loro un giorno chiese se sapessero di quello che ac-cadeva a Dachau e questi risposero di s, ma pur-troppo di non aver potuto nulla per non pagare con la propria vita. Il signor Ennio dice che allinizio voleva dimenticare e che, le poche volte in cui rac-contava la sua storia, non era creduto da nessuno,

    fino a quando non si seppe della Shoa. Alla fine dellincon-tro uno studente ha chiesto a Ennio se que l l e sper ienza avesse lasciato in lui un risentimento nei confronti dei tedeschi: No - la risposta di Ennio al contrario, ho impa-rato molte cose e ho sfruttato al meglio quello che avevo appreso per riam-bientarmi nella vita di tutti i giorni. La testimonianza di

    Ennio Borgia ci insegna con ancora pi forza che dobbiamo imparare dal passato, per far s che in futuro un evento cos tragico e drammatico, come lo sterminio nazista, non avvenga mai pi. Ringraziamo gli insegnanti responsabili del proget-to, Le tragedie del Novecento, prof.ri Remo DA-gostini, Francesco Ferruti, Claudio Danieli, Pietro Ricci per aver dato a noi, giovani genera-zioni, lopportunit di toccare con mano una parte della nostra storia da non dimenticare mai. Ma rin-graziamo con grande stima e affetto soprattutto il signor Ennio Borgia per la disponibilit mostrata a renderci partecipi della sua drammatica esperien-za che, da oggi, diventata anche un po la nostra.

    Daniela Fiorentini, Luca D'Ambrosio

  • SOS Terra Emergenza energia

    Nellambito del Progetto Obiet-tivo G.A.I.A. Ambiente, Ri-sparmio energetico ed Ener-gie alternative finanziato dal-la Provincia di Latina, Regione Lazio, Fondo Sociale Europeo, lOsservatorio Economico, in col-laborazione con La Sapienza Uni-versit di Roma (sede di Latina), lUniversit di Cassino, Confarti-gianato Latina, Cesma e GEOS, ha organizzato a Latina, presso lIstituto dIstruzione Superio-re San Benedetto B.go Piave, Latina, otto incontri seminariali dedicati allambiente. Le temati-che ambientali/energetiche af-

    frontate nei seminari hanno ri-guardato il fotovoltaico, la raccol-ta differenziata, altre fonti ener-getiche alternative: bio gas, eolico. In data 24 ottobre 2011, la classe 3 G chimicobiologico ha parteci-pato al seminario sulle energie rinnovabili. In tale sede si discusso del consumo di energie,

    ra . Ma circa il 90% di energia rinno-vabile, utilizzata nel Mondo, pro-viene dai combustibili fossili, proprio ci crea un grave allarme energia. La discussione ci ha portato a ri-flettere su quanto spreco energeti-co noi stessi mettiamo in atto nel-la nostra quotidianit. Quanto cibo, prodotto utilizzando combustibili fossili, viene portato sulle nostre tavole, causando a sua volta un altro grave problema, proprio della societ ricca, ovvero quello dellobesit? E quanto finisce nelle nostre pat-

    tumiere, in spregio a quanti nel Mondo soffrono la fame? Quante auto circolano sulle nostre strade consumando energia e pro-ducendo inquinamento? Non sa-rebbe meglio utilizzare trasporti pubblici, treni, aerei sicuramente meno inquinanti e con una mag-giore capacit di trasporto?

    delle fonti da cui esse provengono e del pericolo legato al loro esau-rimento, confrontando la situazio-ne di ieri con quella di oggi. Sem-pre pi spesso sentiamo dire che i combustibili fossili si stanno esaurendo. In realt essi sono energie rinnovabili che necessita-no per di molto tempo per for-marsi e per questo sono destinati a finire. La prima domanda su cui interro-garci la seguente: Che cos lENERGIA? La sua definizione recita in que-sto modo: Lenergia la capa-cit di compiere un lavoro.

    Tutta lenergia prodotta, viene ricavata da fonti: Risorse minerarie e vegeta-

    li: cio i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone)

    Manufatti: cio dighe e muli-ni a vento

    Corpi celesti: cio Sole e Te-

    IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 10

  • Numero 1 Pagina 11 IIILLL PERCHE Soprattutto la parte ricca del mon-do, Stati Uniti in testa, detiene il primato negativo nello spreco di energia. Basti osservare questa immagine satellitare, triste foto-grafia del consumo energetico sul Pianeta. Quanta luce illumina le nostre cit-t anche quando non serve? LAfrica, continente molto popola-to, quasi buia, gli Stati Uniti in-vece, sicuramente meno popolati dell Africa, spiccano per la quanti-

    t di luci accese e quindi per spreco energetico. In realt ognuno nel proprio picco-lo potrebbe contribuire a non peg-giorare il gi grave problema lega-to allenergia, soprattutto nel ri-spetto delle generazioni future e di chi vive nelle parti pi povere del Mondo. Ma cosa possiamo fare di concreto nelle nostre case per ri-sparmiare energia? Ci sono stati dati alcuni suggeri-menti allapparenza banali, in realt non sempre facili da attuare soprattutto perch implicano spes-so un cambiamento delle nostre

    CATTIVE ABITUDINI: Regolare il termostato di ca-

    sa tra i 19 e i 21 Indossare in casa indumenti

    pi pesanti durante la sta-gione invernale

    Non usare lo scaldabagno elettrico

    Non lasciare gli apparecchi in stanby ( Tv, PC, radio ... )

    Unaltra soluzione potrebbe essere utilizzare energie rinnovabili: Sole,

    vento, acqua In realt sarebbero molte le fonti di energia rinnovabile da poter im-

    piegare a tutela del nostro Piane-ta. Spesso per noi stessi non sia-mo pronti al cambiamento per-ch esso implica una modifica del-le nostre abitudini. Sarebbe im-portante per tutti rendersi conto che il Pianeta, nel quale oggi vi-viamo, un bene prezioso che non ci appartiene, del quale in realt siamo ospiti. Tutelarlo oggi, servir a garantire la vita di domani.

    Erika Agnoni (3G ocb)

    Consumo di elettri-cit per Paese in GWh (fonte: CIA factbook)

  • La Mozzarella aliena Il 27 maggio 2010 una signora torinese consegna ai NAS una mozzarella con il marchio italiano, prodotta in Germania, diventata blu. Undici mesi dopo, l8 apri-le, a Torino si ripete la stessa sce-na. Questa volta si tratta di mozza-rella italiana! Nellultimo anno si sono verificati decine di episodi di questo genere! Le ricerche indicavano come causa dellanomala colorazione i batteri della specie Pseudomonas fluore-scens e Pseudomonas aeruginosa, presenti nellacqua potabile utiliz-zata nella filiera di lavorazione. Negli ultimi mesi sono stati analizzati un centinaio di campioni prelevati dalle autorit sanitarie e una deci-na di mozzarelle portate direttamente dai cittadini

    (Istituto Zoo-p r o f i l a t t i c o

    Sperimentale

    del Piemonte,

    Liguria e Valle

    DAosta) riscon-trando in alcuni casi la presenza di Pseudomonas, in altri di muffe e lieviti abbinati a colorazioni sia rosa che blu. Tre le ipotesi avanzate: acqua contaminata da batteri fluorescenti, impiego di cagliate ottenute da latte in polvere per allevamenti a cui stato eliminato il trac-ciante per impedire luso alimentare, contaminazione da Pseudomonas delle cagliate tedesche congelate.

    La questione si complica ulteriormente perch i bat-teri, Pseudomonas, responsabili della colorazione, sono presenti sia nelle mozzarelle blu che in quelle

    bianche. Il riscontro si rile-vato anche in laboratorio do-ve sono state contaminate deliberatamente alcune moz-zarelle che non hanno per assunto colorazione anomala. Le considerazioni su cui tutti concordano che il colore si forma pi facilmente nelle mozzarelle consumate in par-

    te e lasciate in frigorifero. Anche la temperatura del frigorifero gioca un ruolo importante. Se il termome-tro segna 8C, il colore si forma dopo una settimana, se invece il formaggio resta a una temperatura am-

    biente superiore a 20C, bastano 48 ore. Fermo restando che la mozzarella blu un alimento alterato e in quanto tale deve esse-re ritirato immediatamente dal mercato, va anche precisato che non si tratta di un ali-mento patogeno, cio in grado di provocare malattie. Lo Pseudomonas infatti conferisce un brutto aspetto alla mozzarella ma non fa venire il mal di pancia. Il mistero della colorazione ad oggi non stato ancora risolto, per questo molte azien-de hanno deciso in via precauzionale di ri-

    durre la scadenza da 25 giorni a due settimane. La mozzarella blu o rosa quindi in agguato. Se apren-do il frigorifero capita la sgradita sorpresa, non biso-gna allarmarsi, perch la vista sgradevole ma il pericolo di ammalarsi per averla mangiata il giorno prima abbastanza remoto.

    Chiara Franceschetti

    IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 12 IIILLL PERCHE

    AIUTOOOOOO!!!!!

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 13

    Ma come si prepara la mozzarella? La mozzarella sfrutta la propriet della cagliata di latte vaccino di filare se fatta inacidire opportuna-mente e immersa in acqua a 85-95 gradi.

    Il latte viene addizionato con fermenti lattici e poi fatto cagliare con caglio di vitello, la cagliata viene poi fatta riposare per fare in modo che l'acidit au-menti ulteriormente.

    A questo punto la cagliata viene immersa in acqua bollente e mescolata energicamente, in modo tale che inizi a "filare", ovvero che si trasformi in lunghi na-stri molto elastici. Per formare una mozzarella biso-gna letteralmente arrotolare su se stessi i nastri di pasta filata e mozzarli, quando si raggiunge la dimen-sione desiderata, per gettarli infine in acqua gelida, affinch si mantenga la forma imposta dal casaro.

    Per questo motivo la mozzarella si presenta sfogliata al taglio: essa composta da nastri di pasta arrotola-ti. La mozzarella pu essere filata a mano o a macchi-na.

    Ricordiamoci soprattutto che la mozzarella un pro-dotto italiano!

    Silvia Vallone

    Perch non interrogarci ora sulle calorie e

    il valore nutrizionale della mozzarella? La mozzarella o fiordilatte un formaggio a pasta filata prodotto con latte vaccino. E conosciuto in tut-to il mondo e ovunque ha riscontrato un successo clamoroso.

    L'origine della mozzarella risale al Medioevo, nella pianura napoletana, dove le bufale producevano un latte che, a causa dei mezzi di trasporto molto lenti, giungeva inacidito ai caseifici, determinando una cagliata che si prestava molto bene ad essere filata.

    La mozzarella deve il suo nome all'atto della mozza-tura, che avviene quando il casaro trancia un pezzo di pasta filata dal lungo nastro formando una mozza-rella.

    Al 1996 risale la certificazione STG (Specialit Tra-dizionale Garantita), che attesta solo la me-todologia di produzione e non la provenienza delle materie prime, n la qualit delle stes-se. La mozzarella di bufala campana, invece ha ottenuto la DOP (Denominazione di Ori-gine Protetta).

    La mozzarella non un formaggio magro, come erroneamente credono ancora molti consumatori: come tutti i formaggi, prodotti da latte intero, essa ha una percentuale di grasso sul secco molto elevata (55% e oltre), inoltre il sapore molto delicato porta a consumarne notevoli quantit.

    La mozzarella light contiene la met di grasso della mozzarella normale, ma ha un gusto delicatissimo che ne limita di fatto l'utilizzo.

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 14 IIILLL PERCHE

    Certo, bisogner accontentarsi di assaporare il surrogato di un bacio reale attraverso labbra finte ricavate da una spugnetta umida, ma chi si accontenta gode, dice il proverbio. "I telefonini moderni - ha spiegato Hemmert sul palco svedese - sfrutta-no pochissimo i cinque sensi e le no-stre risorse personali. Sono ottimi per trasmettere informazioni, ma non comunicano alcun senso di vici-nanza". L'invenzione finora non ha suscitato l'entusiasmo di colleghi ed esperti del settore. Le critiche per non preoccupano il giovane co-ideatore, consapevole di aver solleticato la fantasia dei grandi magnati della telecomunicazioni. Anche la Artifi-cial Muscle, un'azienda collegata al Bayer Material Science, interessa-ta e sta studiando come dare agli schermi dei telefonini capacit moto-rie, mentre altri studi, condotti in America e in Giappone, stanno fa-cendo passi da gigante nel campo della sensorialit tattile e della tridi-mensionalit. A Singapore sono stati inventati dei maialini che trasmetto-no il bacio a distanza attraverso del-le vibrazioni. E qualcosa di simile in via di sviluppo anche in Italia:

    dalla sede di Itri Saranno veri que-sti baci ?!? L'ultima frontiera della telefonia il cellulare emozionale, un ap-parecchio sviluppato all'Univer-sit delle Arti di Berlino, in gra-do di simulare e riprodurre per-cezioni sensoriali delluomo.

    L'ultima frontiera della tecnologia il telefonino emozionale, un apparec-chio sviluppato dall'Universit delle Arti di Berlino, in grado di simulare grazie a dei sensori, l'intensit di una stretta di mano, il ritmo di un respiro, il calore di un bacio. A idear-lo stato il gruppo di studio della dottoressa Gesche Jost e del ricerca-tore Fabian Hemmert del Design Research Lab, di Stoccolma. Gli stu-diosi hanno dimostrato come sia pos-sibile simulare il contatto fisico con una telefonata: un micro getto d'aria posizionato sull'apparecchio trasmet-te, da un capo all'altro, l'intensit del respiro, e un manicotto da stringere, sistemato sulla cornetta, permette di capire quanto sia forte la stretta dell'interlocutore. La conversazione fatta col telefono emozionale non si limita alle parole, ma viene quindi integrata da sensazioni tattili che "riducono" la distanza tra noi e l'al-tra persona. Il momento clou della presentazione stata la trasmissione del bacio, la cui passionalit viene simulata grazie a un sensore che re-gistra il tasso di umidit della bocca e lo replica all'altro apparecchio.

    quest'anno, nell'ambito del premio nazionale sull'innovazione Working Capital, due studiosi modenesi della facolt di Ingegneria hanno ottenuto un assegno di ricerca 30 mila euro per il loro Errore. Riferimento a colle-gamento ipertestuale non valido., che punta a creare una piattaforma per smart phone in grado di interpre-tare le emozioni, consentendo ad esempio al telefonino di riconoscere dal tono di voce lo stato d'animo di chi parla. Ma siamo certi che questi "scambi tecnologici" non diventino sur-rogati della nostra realt emotiva? Prendiamo i social network: il rappor-to che si instaura viene definito amici-zia, ma non ha niente a che vedere con essa. La comunicazione efficace quando permette uno scambio aperto e trasparente. Ricreare artificialmente

    quello che per definizione un contat-to fisico, fatto di intimit, odori e sapo-ri, rischia di impoverire il dialogo e il rapporto stesso. Senza contare che questa nuova modalit comunicativa potrebbe spingere le persone ad accon-tentarsi di una soluzione a distanza quando invece avrebbero bisogno di un autentico contatto fisico.

    M. Isabella Cristofari

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 15

    denti degli appositi rioni, cos conosciuti: San Gen-naro alto, San Gennaro basso, Piazza Annunziata, lo Straccio, la Madonna delle Grazie, Giovenco che ha come degustazione la selvaggina del nostro terri-torio (cinghiale).

    Alla fine dei festeggiamenti verr acceso un fal nel centro storico del paese in localit San DAngelo.

    Matteo Capirchio, Domenico Saccoccio

    I fal di San Giuseppe

    Alle ore 20.00 si d fuoco al paese La ricorrenza di San Giuseppe del 19 marzo par-ticolarmente sentita a Itri. San Giuseppe il patrono dei falegnami e artigiani di cui il paese pieno.

    La festa stata interrotta nel 1942 a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale ed stata poi ripresa nel 1977.

    La tradizione vuole che con l accensione dei fal si dia il saluto all inverno. Fino a pochi anni fa i ragazzi dei vari rioni, quartieri del piccolo paese aurunco, si impegnava-no, accompagnati dagli adulti nei vicini boschi, a tagliare giovani lecci (in dialetto lecina, dalla parola latina elcine). Lo sco-po di questo festeggiamento era di potere accendere, il giorno della festa, il fal pi grande tra tutti i rioni del paese.

    La tradizione dura ancora oggi, solo che ora il Comune per evitare disboscamenti selvaggi fa arrivare in ogni rione le piante da bruciare. Il giorno di San Giuseppe, allimbrunire, in tutto il paese con un esplosione pirotecnica si accendono decine e deci-ne di fal. Ogni rione predispone la degustazione dei piat-ti tipici itrani tra cui le zeppole di San Giuseppe, fritte direttamente accanto ai fuochi e lottima salsiccia prodot-ta. diffusa labitudine, specie tra i pi giovani, di fare il giro dei fuochi per confrontare e degustare i prodotti a loro distribuiti.

    La festa anche questanno si svolger, dopo una lunghis-sima serie di preparativi che avranno inizio la stessa mattina.

    Si assumono la responsabilit dellorganizzazione i resi-

    dalla sede di Itri

  • IIILLL PERCHE Numero 1 IIILLL PERCHE dalla sede di Itri

    Verso unagricoltura mo-derna. Visita didattica presso il rivenditore di macchine

    agricole AGRI GREEN Il giorno 18/02/2012 gli studenti dellIstituto Professio-nale per lAgricoltura e lAmbiente San Benedetto di Itri (LT) si sono recati presso il rivenditore di macchi-ne agricole Agri Green situato in paese. Questa visi-ta ha avuto lo scopo di far conoscere ai giovani le nuo-ve tecnologie del settore agricolo. Nelloccasione sono stati illustrati alcuni dei pi moderni macchinari agri-coli quali: motocoltivatori, motozappe, rasaerba, trin-cia sarmenti, decespugliatori, atomizzatori, abbacchia-tori, motoseghe ecc Presso questo rivenditore vengo-no vendute soprattutto macchine agricole adatte alla-

    gricoltura montana dei Monti Aurunci e dintorni. I marchi pi presenti sono: Honda, John Deere, Snapper, Orec. Il rivenditore in questione si spe-cializzato soprattutto nei settori del giardinaggio e della coltivazione dellulivo. Oltre a vendere macchine agricole, qui vengono venduti anche prodotti fitosani-tari, i quali vengono tenuti in appositi armadi chiusi, proprio perch vietato tenerli a portata di tutti. Se-condo noi alunni importante fare queste visite didat-tiche per ampliare il nostro bagaglio culturale nel campo dellagricoltura con conoscenze concrete e mira-te al mondo del lavoro.

    F. De Luca, R. Mirabello

    Il prodotto umano della Ri-voluzione Industriale. A seguito della Prima Rivoluzione Industriale, la gran parte della popolazione europea viveva in condizioni miserabili. Infatti anche il lavoro umano venne considerato come una merce che, alla pari delle altre, doveva sottostare alla legge della domanda e dellofferta. La manodopera era sempre abbondante, perch lintroduzione di nuove macchine richiedeva sempre meno lavoro umano e creava ininterrottamente nuovi disoccupati. Agli ope-rai si aggiungevano per di pi i contadini che abbando-navano la campagna, perch non dava pi i mezzi suf-ficienti per vivere

    I proprietari delle fabbriche dovevano produrre e ven-dere a prezzi sempre pi bassi per vincere la concor-renza degli altri e ricavare maggiore profitto; cos ob-bligavano gli operai ad orari di lavoro massacranti e a salari bassissimi. Il gruppo di operai della serie diurna lavorava cinque giorni 12 ore e un giorno 18 ore, il gruppo della serie notturna lavorava cinque notti 12 ore e una 6 ore ogni settimana. In altri casi ciascuna delle serie lavorava 24 ore alternativamente. Una serie

    Pagina 16

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 17 dalla sede di Itri

    lavorava 6 ore il luned e 18 ore sabato per completare le 24 ore. Naturalmente un tale stile di vita non poteva che produr-re malattie di massa: i primi ad ammalarsi furono gli ope-rai. Viene da chiedersi se tutto ci avvenne di fronte alla tota-le indifferenza dellopinione pubblica e se vi fossero mezzi di informazione allaltezza di descrivere la condizione ope-raia. I giornali non furono indifferenti ai problemi dei lavorato-ri; infatti condannavano questo disumano sfruttamento degli operai. Uno dei tanti giornali a parlarne fu il Time che difendeva gli schiavi americani contro gli industriali inglesi Lo stesso Giuseppe Mazzini, che trascorse al Londra mol-ti anni del suo esilio, in uno dei suoi articoli scrisse: . (G. Mazzini, in apostolato popola-re, Londra , 10/11/1840, N1). Le macchine, crea-te per agevolare il lavoro umano, so-no dunque utili per produrre me-glio e di pi, ma

    allo stesso tempo creano disoccupazione, malat-tie e sfruttamento. Questa la lezione della rivoluzione che valida ancora oggi con lavvento delle nuove tecnologie.

    Salvatore Paparello

  • Pagina 18 Numero 1

    Allinterno del gruppo tutti portano il loro contributo: non solo chi sta sul palco come gli attori, i cantanti o i ballerini ma anche gli scenografi/costumisti, gli ad-detti alla regia tecnica fino a chi apre e chiude il sipa-rio. Ognuno fondamentale per la buona riuscita del Musical.

    Il giorno dello spettacolo poi si prova lesperienza pi intensa. Quando le luci si spengono ed il silenzio cade su tutta la sala; al buio, dietro le quinte la tensione diventa palpabile. Quando il sipario si apre e lo spet-tacolo si avvia, la tensione

    si scioglie quasi miracolosamente , si freme per chi in scena seguendo ogni battuta, ogni canzone ed ogni

    balletto. Se tutto va bene, si esulta e se qualcuno sba-glia lo si consola.

    E impossibile descrivere quello che tutti noi del grup-po teatro abbiamo avuto la fortuna di vivere in questi due anni: la gioia, la rabbia, il senso di incertezza del futuro, lesaltazione per gli applausi del pubbli-co...bisogna aver fatto parte di questa famiglia per comprendere, fino in fondo, e difficilmente, quelli che, avendone fatto parte, decidono di lasciarla.

    Ma il vero spettacolo quello che si vive dietro le quinte: ansia, timore misto ad adrenalina. E una ca-rica di energia pura capace di farti superare qualsiasi imbarazzo.

    Lattore, durante questo lavoro, scopre nuove parti di s e della propria personalit: interpretando Scar, tira fuori la parte cattiva di s, interpretando Drew si scopre timido ed innamorato

    Quelli del Teatro Noi del gruppo teatro S. Bene-detto affermia-mo con orgoglio di aver messo in scena la Pri-ma Europea del musical Rock of ages, visto che fino allini-zio dello scorso Settembre lo si trovava solo sui palcoscenici nord ame-ricani.

    Ma a parte le battute, il gruppo dei ragazzi Teatro, come amo chiamarli io, un gruppo speciale, fatto di tante individualit particolari, complesse, a volte diffici-li ma che, quando arriva il momento di lavorare per lo Spettacolo, smettono di essere singoli indi-vidui per diventare ununica persona pronta a spendersi completamente per amore della buona riuscita dello spettacolo.

    Il lavoro delle prove insieme difficilissimo e bel-lissimo: durante i mesi che vanno da Ottobre a Maggio si vivono stati danimo contrastanti: qualche volta si va a casa delusi e scoraggiati pensando che non si riuscir mai a completare il lavoro, altre vol-

    te ,quando le cose prendono il giusto corso, si dimenti-cano i momenti negativi, ci si ricarica di energia e ci si sente la compagnia pi forte del mondo.

    IIILLL PERCHE

  • Numero 1 Pagina 19

    Come premessa vorrei dire che amo molto il mondo del teatro, questo spiegher la mia totale imparzia-lit sullargomento. Ai miei occhi lo spettacolo, che ho avuto la fortuna di vedere allo Shafterbury Tea-tre di Londra, stato il musical pi bello al quale abbia mai assistito. Mi ha fatto rivivere lemozione di sentirmi protagonista e parte di quel mondo cos affascinate e magico. Dal primo giorno in cui ho messo piede a Londra, il mio pensiero correva sem-pre l, contavo le ore che mancavano alla visione di quello spettacolo, che il frutto del lavoro e del sa-crificio di tante persone che come noi, amano il pal-coscenico. Quella per la recitazione una vera passione: ore di prove, montaggio di scenografie, realizzazione di costumi, im-medesimazione nel personaggio portato sul palcoscenico, che diventa un po parte di noi, emozioni, risate e tanto talento. Mentre mi dirigevo con i miei amici verso il teatro, mi sentivo agitata come se avessi dovuto salire anchio sul quel palco con gli attori, e ho preso ad immaginare e sentire le loro emozioni, le loro trepidazioni rivi-vendo cos le mie e quelle dei miei compa-gni. Il teatro non solo unesperienza arti-stica ma anche di vita.

    Amato Arianna (5E chi.)

    Noi, ragazzi del teatro, vogliamo ringra-ziare la prof.ssa Romanina Ricci per la magnifica esperienza umana e culturale che ci ha permesso di vivere. Ringraziamo anche il prof. Giulio Palombi e la prof.ssa Stefania Falso per la loro di-sponibilit e lentusiasmo con cui ci hanno fatto vivere questa magnifica esperienza a Londra.

    IIILLL PERCHE

    DONT

    STOP

    BELIEVIN!!!

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 20

    Progetto Nuota con noi

    Come nato il Pro-g e t t o

    Nuota con noi? E qual il suo scopo? Prof.ssa Guarnieri: Il progetto nato nel 2000 da unidea del professor Paolo Ma-strantoni ed stato subito condiviso da tutti i docenti dellI-stituto. Lo scopo prin-cipale del progetto era ed lintegrazione scolastica, per dare la possibilit ai ragazzi in difficolt di conoscere meglio il proprio corpo e aumentare la loro autonomia personale, attraverso lat-tivit motoria.

    Dove si svolge latti-vit con i ragazzi del

    progetto? Prof.ssa Guarnieri: Non avendo le possibilit allinterno dellIstituto, la Scuola si rivolta a una nota piscina di Latina, lAmbra Nuoto, che si mostrata molto disponibile e adegua-ta alle esigenze del progetto, anche perch come struttura non molto grande.

    Quali sono le difficol-t principali che lei

    riscontra nella realizzazione del progetto? Prof.ssa Guarnieri: Le difficolt sono state e continuano ad essere molte, ma nonostante questo, sia il

    Dirigente scolastico che il Collegio dei Docenti hanno continuato ad ap-poggiare il progetto non curandosi delle difficolt e cercando di superar-le.

    Cos che lha spinta a mandare avanti il

    progetto? Prof.ssa Guarnieri: Il voler svilup-pare e migliorare la conoscenza dellacqua come habitat, migliorare lautocontrollo e favorire lacquatici-t, oltre alla volont di stare con i ragazzi.

    Quali sono le gratifi-cazioni che lei trae

    da questo progetto? Prof.ssa Guarnieri: Vedere che i ragazzi si impegnano e sono contenti. Inoltre partecipano a gare, come i Campionati Sportivi Studenteschi, che prevedono varie fasi: fase distret-tuale, provinciale, regionale e nazio-nale. Lo scorso anno i ragazzi del nostro Istituto sono arrivati alla fase regionale.

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    Qual il livello di partecipazione dei

    ragazzi al progetto? Prof.ssa Guarnieri: C chi parteci-pa dal primo allultimo anno scolasti-co ed sempre felice di farlo, perch si sta in compagnia, si formato un bel gruppo di ragazzi che stanno bene insieme e si vogliono bene.

    Che rapporto ha lei con i suoi ragazzi?

    Prof.ssa Guarnieri: comunque un rapporto docente-alunno in quan-to bisogna insegnare a ragazzi che, pur avendo delle difficolt, sono uguali a tutti gli altri. C per una componente affettiva da entrambe le parti: lalunno vede nellinsegnante una guida, un punto di riferimento e linsegnante vede nei ragazzi qualcu-no da proteggere, al quale dare tanto affetto. Sebbene i ragazzi abbiano bisogno di qualcuno che li tratti nor-malmente, come qualsiasi altro ra-gazzo, pur mantenendo un occhio di riguardo.

    Siamo contenti e orgogliosi che il no-stro Istituto continui questo progetto e per tanto ringraziamo la prof.ssa Guarnieri, il Dirigente Scolastico e il Collegio Docenti. Ma il nostro pensie-ro va ovviamente al prof.re Paolo Mastrantoni al quale vogliamo dedi-care questo progetto, il suo progetto, il Progetto Paolo Mastrantoni. Luca D'Ambrosio, Marika Carnali

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    Sportivamente

  • IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 21 Sportivamente (intervista doppia) Nome e Cognome: Fabrizio Fabio Et: 17 anni - Classe: 3G chi. Sport: Balli caraibici Da quanto tempo pratichi il ballo?: Da circa 4 anni Quanto ti alleni?: Circa 2 ore e mezzo al giorno, 6 giorni a settimana. Come iniziata questa pas-sione?: Questa passione nata vedendo le lezioni di ballo dei miei genitori ed salita an-che in me la voglia di ballare. Dopo quanto tempo la pri-ma gara?: Dopo circa 1 mese dalla prima lezione Cosa provi quando balli?: Il ballo evoca in me una sensazione di liberazione, una forma di sfogo fisica e mentale soprattutto perch quella caraibica una danza grintosa ed elegante. Nel ballo pi importante luomo o la donna?: Ovviamente luomo! E lui che conduce la propria partner che, certo, anche lei deve essere brava in que-sto Successi ottenuti: Rimini 2009, Campionato Ita-liano Juniores C 1Salsa, 1Bachata; Rimini 2010, Campionato Italiano Youth B 1Salsa, 1Bachata; Rimini 2011, Campionato Italiano Youth A 2Salsa, 1Bachata; Campionato Europeo, giugno 2011- Coreografia in gruppo 1posto Soddisfazione pi grande?: Vedere tutte le persone che mi seguono (i maestri, gli altri allievi, la mia fa-miglia) soddisfatti e orgogliosi di me. Programmi futuri?: Vorrei aprire una scuola di ballo, magari di fama internazionale e partecipare a tutti i congressi come professionista, io e la mia scuo-la.

    Chiara Franceschetti

    Nome e Cognome: Valentina Minchetti Et: 17 anni - Classe: 3G chi. Sport: Balli caraibici

    Da quanto tempo pratichi il ballo?: Da circa 4 anni Quanto ti alleni?: Circa 2 ore e mezzo al giorno, 1 volta a settimana. Come iniziata questa pas-sione?: Mi sempre piaciuto il ballo, in particolare questo ge-nere, ma non ho trovato subito il partner. Poi un giorno, par-lando con un mio amico, abbia-

    mo deciso di provare. E stata una vera emozione Dopo quanto tempo la prima gara?: Dopo circa 2 mesi dalla prima lezione Cosa provi quando balli?: Quando parte la musi-ca, i piedi iniziano a danzare, una sensazione di felicit mi avvolge e porta via tutte le negativit dal mio corpo. La danza il modo perfetto per me per sfogarmi e divertirmi al tempo stesso Nel ballo pi importante luomo o la donna?: Mi costa ammetterloma luomo! E lui che porta la donna ma questa deve comunque essere brava anche perch nella coppia di ballo chi viene mag-giormente osservato dalla giuria proprio la donna Successi ottenuti: Rimini 2009, Campionato Na-zionale Juniores D 1Salsa, 2Bachata; Campio-nato Interregionale 2010 e Campionato Nazionale 2010 Juniores A 1Salsa, 1Bachata Soddisfazione pi grande?: La prima soddisfa-zione quella personale: trovarti su un podio con la coppa in mano, di fronte a persone che applaudono ed esultano per te! E poi c quella di vedere i propri cari emozionati, soddisfatti ed entusiasti Programmi futuri?: Per me la danza solo una mia passione che mi permette di divertirmi e scari-carmi. Al momento la vedo cos, ma nella vita non si pu mai sapere.

  • Numero 1 Pagina 22 IIILLL PERCHE Le note della nostra vita Intervista a Sofia Scibetta

    (1A chi.)

    Da quanto tempo suoni il pianofor-te?

    Sofia: Suono il pianoforte da circa 4 anni, ho cominciato alle scuole medie allet di 11 anni.

    Quanto tempo al giorno dedichi allo studio dello stru-

    mento? Sofia: Studio da sola 2 ore al gior-no e prendo lezioni private 2 volte alla settimana.

    E molto impegna-tivo suonare que-

    sto strumento? Sofia: S, un po lo ma a me non pesa affatto perch la vivo come una passione e non come un lavoro.

    La tua famiglia ha assecondato questa passione?

    Sofia: In realt allinizio mi ha un po scoraggiata, dicendomi che sa-rebbe stato molto impegnativo stu-diare il pianoforte e allo stesso tem-po ottenere buoni risultati a scuola. Quando per hanno visto il mio entusiasmo e la mia voglia di farce-la, mi hanno lasciato libera di con-tinuare.

    Quali sono le emo-zioni che ti tra-

    smette suonare il pianoforte? Sofia: Mi sento felice, sento di esprimere quello che ho dentro. La musica ha per me un effetto libera-torio, con la sua capacit di tra-sportarmi in unaltra dimensione.

    Ti esibisci in con-certi durante lan-no?

    Sofia: S, faccio parte dellAssocia-zione Diapason che per fine anno organizza concerti al Teatro Euro-pa di Aprilia. In quelloccasione mi esibisco, con grande emozione!

    Puoi darci una tua definizione di mu-sica?

    Sofia: Parte della mia vita, essenza della mia anima.

    ideale tra realt e immaginazio-ne. Penso che la musica rappre-senti la miglior forma di evasione dai problemi e dalla realt circo-stante: nel momento in cui suono, non bado a ci che si trova intorno a me, ma soltanto alle emozioni che riesco ad evocare e a trasmet-tere.

    Qualche anno fa ho iniziato a suonare il clarinetto, uno dei tanti strumenti a fiato, usati maggior-mente nelle bande musicali. Dopo poco tempo sono riuscito ad entrare in con-servatorio e ad ini-ziare unesperienza molto elettrizzante ma allo stesso tempo

    impegnativa. La musica per me diventata un punto di riferimen-to, un strumento in grado di libe-rarmi da molti pensieri e soprat-tutto un eccezionale mezzo dal quale trarre conforto e da sfogo. A volte si rivela migliore di qualsia-si compagnia, sa rendermi felice. Io credo che la musica sia parte di ogni persona, ci caratterizza e ci segna in ogni momento della no-stra vita: lamore giovanile, la passione ingenua, la stanchezza, la noia, qualsiasi sentimento pu essere rievocato da un ascolto at-tento di una particolare melodia. In definitiva, ogni essere umano ha bisogno di musica per poter liberarsi dalla dimensione terrena ed entrare in una dimensione pi interiore, ideale, dove riuscire a realizzarsi e a vivere a fondo ogni singola emozione, come se la pro-vasse per la prima volta.

    Corinto Gianmarco (3B Agr.)

    La musica al giorno doggi si pre-senta in tante forme diverse, ma in ogni sua espressione viene con-siderata un importante strumento di sfogo, riposo e soprattutto per noi adolescenti, motivo di conforto e riflessione. Essa ha caratterizza-to la storia dellumanit, sin dalla sua nascita, ma anche quella di ogni singolo indivi-duo. Le prime fonti scritte risalgono allincirca al IV sec. a.C., anche se sono estremamente esi-gue. Nel corso dei secoli, la musica ha assunto maggior ri-lievo, accostandosi sempre pi alla cul-tura e alla fase stori-co-sociale di un popo-lo, fino ad arrivare ai primi del 900 quando, con lav-vento delle colonizzazioni, lo stu-dio della musica indigena ha per-messo di conoscere nuovi popoli e tradizioni. Esistono vari tipi di musica (pop, rock, jazz, classica, etc..) e tutte esprimono qualcosa di importante: sentimenti, ricordi, immagini suggestive o storie fan-tastiche, che si legano o meno alla persona, secondo il suo personale gusto. Molti ragazzi, come me, coltivano la passione per la musica sin da piccoli e crescendo, affinano le proprie abilit, maturando una propria coscienza basata sullin-terpretazione e la trasmissione di emozioni. E facile sentire un brano, magari anche passivamen-te, ma totalmente differente ascoltarlo: bisogna, infatti, com-prendere a fondo ed interiorizzare il messaggio o limmagine che la musica vuole trasmettere, crean-do sensazioni diverse a seconda dei generi. A mio avviso sublime esaltazio-ne della passione umana verso percezioni sensoriali: un legame

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  • Pagina 23 IIILLL PERCHE IIILLL PERCHE

    Numero 1

    Scelta da Someone Like You - Adele

    but I couldnt stay away I couldnt fight it I hoped youd see my face and be reminded that for me it isnt over nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the best for you too dont forget me I beg Ill remember you said sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead nothing compares no worries or cares regrets and mistakes and memories made who would have known how bittersweet this would taste nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the best for you too dont forget me i beg Ill remember you said sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the best for you too dont forget me I beg Ill remember you said sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead

    Traduzione

    Ho sentito che tu hai trovato una ragazza e adesso sei sposato ho sentito che i tuoi sogni sono avverati credo che lei ti abbia dato cose che io non ti ho dato

    vecchio amico perch sei cos timido non da trattenerti o nasconderti dalla luce

    Odio saltarmene fuori quando non sono invitata ma non potevo stare lonta-no non ho potuto farne a meno Speravo che avresti visto la mia faccia e ti saresti ricordato che per me non finita! Non ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male yeah sai come il tempo vola solo ieri erano i momenti pi belli della nostra vita siamo nati e cresciuti in una foschia estiva trattenuti dalla sorpresa dei nostri giorni di gloria Odio saltarmene fuori quando non sono invitata ma non potevo stare lonta-no non ho potuto farne a meno Speravo che avresti visto

    Testo I heard that youre settled down that you found a girl and your married now I heard that your dreams came true I guess she gave you things I didnt give to you old friend why you so shy aint like you to hold back or hide from the light I hate to turn up out of the blue uninvited but I couldnt stay away I couldnt fight it I hoped youd see my face and be reminded that for me it isnt over nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the best for you too dont forget me I beg Ill remember you said sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead yeah you know how the time flies only yesterday it was the time of our lives we were born and raised in a summer haze bound by the surprise of our glory days I hate to turn up out of the blue uninvited

    la mia faccia e ti saresti ricordato che per me non finita! Non ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male niente a confronto nessuna preoccupazio-ne o problema rimpianti ed errori e ricordi Chi lavrebbe detto che sarebbe stato dolce-amaro questo sapore Non ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male Non ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male a volte lamore dura ma a volte, invece, fa male.

  • Nome: Pietro Cognome: Lergetporer Nato il: 13 Ottobre 1962 A: Latina Cittadinanza: Italiana Stato civile: Coniugato Figli: 3 + Sofia (bassottina) Professione: Er Mejo Prof Statura: 1,75 Capelli: castani Occhi: verdi Segni particolari: troppo simpatico!

    Personaggio del mese Pagina 24 Numero 1 IIILLL PERCHE

    Quali sono i motivi che lhanno spin-ta a diventare insegnante?

    Prof: Non ci sono stati motivi in realt, capitato e ba-sta; pi che altro ci sono motivi che mi hanno spinto a continuare, come la volont di stare con i ragazzi.

    Quali sono le maggiori difficolt che riscontra nella sua professione?

    Prof: Una grande difficolt, che in realt gratifica, il fatto di mettersi sempre in discussione, per cercare di trovare strade nuove, nuovi percorsi che mi permettano di non sembrare noioso alla classe e di farmi amare, sia da chi gi mi conosce, che da chi conosco da poco; anche perch con il lavoro che faccio mi capita spesso di cono-scere gente nuova, in particolare adolescenti, che hanno bisogno di essere invogliati.

    Quali sono invece le gratificazione della sua professione?

    Prof: Quando un ragazzo fa un buon lavoro, o partecipa attivamente alla lezione, per me gi una grande grati-ficazione.

    Quali sono, a suo avviso, le ragioni dello straordinario rapporto che rie-

    sce ad avere con gli studenti? Prof: Direi di togliere straordinario! (ride)

    Comunque non saprei, bisognerebbe chiedere ai ragaz-zi. Per quanto mi riguarda, la spontaneit, la legge-rezza e il rispetto reciproco.

    Riesce a spiegarsi perch lei probabilmente il prof pi amato

    dagli studenti di questa scuola? Prof: Sinceramente no, forse grazie al grande rispetto che ho nei loro confronti e, di conseguenza, di quello che mi sono guadagnato da parte loro.

    Pu dirci di s 3 pregi e 3 difetti? Prof: Non saprei, un mio pregio po-

    trebbe essere la lealt e il voler sempre saperne di pi sulle cose; un difetto invece riguarda il mio carattere infatti, diversamente da quanto do a vedere qui a scuola, nella vita di tutti i giorni sono un orso, nel senso che non sembro molto simpatico. C poi la mia formidabile difficolt nel dimenticarmi le cose. Un altro difetto, che potrebbe anche essere visto come un pregio, che do troppa fiducia, anche a chi non se la merita.

    Silvia Sessa, Luca DAmbrosio

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  • Numero 1 Pagina 25 IIILLL PERCHE

    SFRAPPOLE DI CARNEVALE 500 g di farina 3 uova 2 cucchiai di zucchero 50 g di burro sale scorza di limone bicchiere danice Strutto o olio zucchero a velo

    20 cm e annodarle a vostro piacere. Friggere le sfrappole poche alla volta in abbondante strutto (in alternativa olio) bollente, facendole dorare appe-na. Scolare su carta assorbente e spolverizzarle di zucchero a velo. Sono ottime sia tiepide che fredde.

    cava il banchetto (maschere tra-dizionali italiane) che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (marted grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiu-no della Quaresima.

    Il Carnevale, sebbene apparten-ga alla tradizione cristiana, trae le sue origini da antiche feste greche (le dionisiache, in onore di Dioniso)) e romane (i saturna-lia, in onore di Saturno). La pa-rola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne"), poich anticamente indi

    Scotti e bruciati

    Curiosit

    per qualche minuto, quindi tagliarle a filetti. Mescolare la margarina con lo zucchero, aiutandosi con la frusta elettrica, fino ad ottenere un compo-sto soffice e spumoso, unire poi i tuorli duovo, uno alla volta, e il caff forte. Su un piatto di forma ovale, fare, con i savoiardi inzuppati nel liquore diluito con un po dacqua, un primo strato cercando di fare la for-ma di un riccio (con un biscotto smussato formare il musetto). Alter-nare ai biscotti uno strato di crema

    fino ad esaurimento degli ingredien-ti; ricoprire il dolce con il cioccolato fondente, sciolto a fuoco basso con un cucchiaio di latte. Lisciare bene con la lama di un coltello; con i filetti di mandorle fare gli aculei del riccio e con i chicchi di caff, gli occhi e il naso. Tene-re in frigo per qualche ora prima di servirlo.

    Anna Maule

    DOLCE DEL RICCIO E buono e non punge! 250 g di savoiardi 200 g di margarina 100 g di zucchero 3 tuorli duovo 100 g di zucchero a velo 1 tazzina di caff forte bicchiere di liquore dolce 150 g di mandorle 3 chicchi di caff 100 g di cioccolato fondente

    Sbucciare le mandorle dopo averle immerse nellacqua bollente. Farle asciugare bene tostandole nel forno

    "Cucinare un modo di dare" Michel Bourdin

    Numero 1

    Impastare 500 g di farina con 3 tuor-li duovo, 2 cucchiai colmi di zucche-ro, 50 g di burro, un pizzico di sale, la scorza grattugiata di limone e bicchiere danice. Se fosse necessa-rio aggiungere qualche cucchiaio di latte. Limpasto deve risultare co-munque piuttosto consistente. La-sciare riposare per qualche tempo e stendere sottilmente. Con la rotella dentata ritagliare la sfoglia in stri-sce larghe circa 3 cm e lunghe circa

  • Pagina 26 Numero 1 IIILLL PERCHE

  • Numero 1 Pagina 27 IIILLL PERCHE

  • I.I.S. San Benedetto

    Via Mario Siciliano, 4 04010 B.go Piave - Latina

    tel. 077369881-fax 0773662890 E-Mail: [email protected]

    Redazione: Daniela Fiorentini (direttore)

    Matteo Santangelo (caporedattore) Marika Carnali, Luca DAmbrosio

    Chiara Franceschetti, Silvia Sessa Luca Barreca, Sara Granini Silvia Vallone, Anna Maule

    Gianmarco Corinto Andrea Lusuardi (grafico) Responsabili del Progetto: Prof.ssa Cristiana Angiello

    Prof.re Claudio Cappelletto (grafico) Assistenza tecnica:

    Mauro Coppotelli Collaborazione fotografica:

    Prof.re Luciano Di Ciccio Luca Catrisano

    Siamo su internet! www.ipasanbenedetto.eu

    STUDENTI MERITEVOLI PROFESSIONALE AGRARIO

    4C COLANTONI SERISSA PIA 8 PROFESSIONALE CHIMICO

    3A GALLO LORENZO 8,52 4A VISSANI GIULIO 8,05 5A PRIMITIVO LUDOVICA 8,23 4B LEONARDI MATTEO 8 4B TEDESCO ANDREA 8,4 2B SESSA SILVIA 8,05 2C RAIA TIZIANA 8,65 4C CIARAMELLA GIADA 8,23 4C CUPELLARO SIMONE 8,35 5E DI LEO FRANCESCA 8,09

    TECNICO CHIMICO

    1A RAIA ALESSIA 8,55

    Alimonti Marco 25/02/1994 Aprilia (LT) Altobelli Filippo 13/02/1994 Latina (LT) Avvisati Andrea 22/02/1994 Latina (LT) Bonafiglia Ilenia 23/02/1994 Aprilia (LT) Capponi Danilo 25/02/1994 Priverno (LT) D'Annizzo Veronica Maria 25/02/1994 Latina (LT) Gomiero Andrea 04/02/1994 Latina (LT) Iannotta Samuele 04/02/1994 Velletri (RM) Luna Matteo 17/02/1994 Velletri (RM) Pepa Matteo 22/02/1994 Latina (LT) Punzetti Giannino 02/02/1994 Sezze (LT) Ruzza Matteo 14/02/1994 Sezze (LT) Savazzi Gianmarco 12/02/1994 Roma (RM) Vinante Emanuele 23/02/1994 Latina (LT)

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