Giornalino Marzo 2004 · 2012. 10. 9. · Una serie di pervertimenti che si acca-vallano e...

20
SE I VECCHI RITI DEL CONFLITTO SOCIALE NON VALGONO PIU’ F.P.S.-Cisl 1RWL]LH Azienda Sanitaria ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, “Molinette S.G.A.S. Dermatologico San Vito Banca del Sangue Istituto Carlo Alberto I.R.V.” Non c’è che l’imbarazzo della scelta. E sì che quella del sindacalismo nel pub- blico impiego è sempre stata una storia ad alti tassi di turbolenza! Ma in quest’ultima fase si ha la netta sensa- zione di un cedimento allarmante dei pilastri portanti dell’organizzazione del lavoro pubblico. Un rapido zoom ristretto agli ultimi giorni vede, citando alla rinfusa tra piccole e grandi vicende, l’esaspe- razione della vertenza nelle agenzie fiscali, con i 70 mila dipendenti in at- tesa da due anni del loro contratto; un altro importante contratto, quello delle autonomie locali (regioni, comuni, province, enti e comunità) firmato da due mesi ma di cui si sono perse le tracce in chi sa quali uffici di revisori e controllori (ed è inutile invocare le norme che indicano il limite massimo di 40 giorni per quest’iter); per non parlare degli strascichi del contratto dei lavoratori della sanità; e poi episo- di infiniti di lobbismo burocratico, ma- gari limitati ma devastanti, come quel- lo delle 300 promozioni alla Ragione- ria generale dello Stato, con valenza retroattiva al 1990 e decorrenza eco- nomica a spese del salario di produtti- vità di tutto il personale... Una serie di pervertimenti che si acca- vallano e precipitano in un buco nero senza uscita nel quale vengono travol- ti e si perdono diritti, affidamenti, re- gole, rapporti e procedure di normale gestione non solo delle relazioni sin- dacali ma della stessa organizzazione del lavoro pubblico, delle sue missio- ni, dell’efficienza ed efficacia dei suoi servizi. E’ in atto dunque un processo di crisi progressiva degli apparati, messo in moto da un’iniziativa dato- riale pubblica che ha accelerato il suo ruolo guastatore allo stesso indomani di quell’accordo-quadro del 5 febbraio 2002, solennemente e autorevolmente firmato a Palazzo Chigi. Un accordo che sembrava aprire una pagina di promettente e fattiva normalità nei rapporti sindacali del pubblico impie- go, consolidando altresì un percorso che la CISL ave- va sviluppato con coerenza e lungimiranza da- gli anni ’70, por- tandolo avanti nelle diverse contingenze del- la politica nazio- nale, con governi e amministrazio- ni dei più diversi colori e delle più varie composi- zioni. Continua a pag.2 Sommario

Transcript of Giornalino Marzo 2004 · 2012. 10. 9. · Una serie di pervertimenti che si acca-vallano e...

  • �����������

    ���������������������������� ! !"

    SE I VECCHI RITI DEL CONFLITTO SOCIALE NON VALGONO PIU’

    F.P.S.-Cisl 1RWL]LH�Azienda Sanitaria ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, “Molinette – S.G.A.S.

    Dermatologico – San Vito – Banca del Sangue – Istituto Carlo Alberto – I.R.V.”

    Non c’è che l’imbarazzo della scelta. E sì che quella del sindacalismo nel pub-blico impiego è sempre stata una storia ad alti tassi di turbolenza! Ma in quest’ultima fase si ha la netta sensa-zione di un cedimento allarmante dei pilastri portanti dell’organizzazione del lavoro pubblico. Un rapido zoom ristretto agli ultimi giorni vede, citando alla rinfusa tra piccole e grandi vicende, l’esaspe-razione della vertenza nelle agenzie fiscali, con i 70 mila dipendenti in at-tesa da due anni del loro contratto; un altro importante contratto, quello delle autonomie locali (regioni, comuni, province, enti e comunità) firmato da due mesi ma di cui si sono perse le tracce in chi sa quali uffici di revisori e controllori (ed è inutile invocare le norme che indicano il limite massimo di 40 giorni per quest’iter); per non parlare degli strascichi del contratto dei lavoratori della sanità; e poi episo-di infiniti di lobbismo burocratico, ma-gari limitati ma devastanti, come quel-

    lo delle 300 promozioni alla Ragione-ria generale dello Stato, con valenza retroattiva al 1990 e decorrenza eco-nomica a spese del salario di produtti-vità di tutto il personale... Una serie di pervertimenti che si acca-vallano e precipitano in un buco nero senza uscita nel quale vengono travol-ti e si perdono diritti, affidamenti, re-gole, rapporti e procedure di normale gestione non solo delle relazioni sin-dacali ma della stessa organizzazione del lavoro pubblico, delle sue missio-ni, dell’efficienza ed efficacia dei suoi servizi. E’ in atto dunque un processo di crisi progressiva degli apparati, messo in moto da un’iniziativa dato-riale pubblica che ha accelerato il suo ruolo guastatore allo stesso indomani di quell’accordo-quadro del 5 febbraio 2002, solennemente e autorevolmente firmato a Palazzo Chigi. Un accordo che sembrava aprire una pagina di promettente e fattiva normalità nei rapporti sindacali del pubblico impie-go, consolidando altresì un percorso

    che la CISL ave-va sviluppato con coerenza e lungimiranza da-gli anni ’70, por-tandolo avanti nelle diverse contingenze del-la politica nazio-nale, con governi e amministrazio-ni dei più diversi colori e delle più varie composi-zioni. Continua a pag.2

    #�$&%('*) + ,-,.$�/0$&1�+ 23) 4 5�276&8 9:�;&@?3E=F=�>7GH>JILK�K�M NOQP(RTS�UWVEXZY3[�\H]_^�` ]�a�]3\cbcV7[�` a�]3b.] d

    e3f3gHh7i f�j�k h&gHj3l mBn_o�pcf7q&i l f3grn�lBs0h7t�p-l u

    v&w x�y�z3{ z3|rw }�~BEw(~B(}3�wB�}&~(-|Hz3--w �3 &r07��& J&_� B!-&33 �

    ! �! &(��& _ & W¡£¢c¤( ¥-¢§¦3 ¨©�ª&«Z¬�-®3¯�°B±3²B³0ª�´ ±Zµ!±3²B³0±Z¶·H¬ ¸

    ¹º&»�¼7½�¾ ¿ ÀZÀ&ÁÂÁ�Ã3ÄEÅ!¾ º&Ä(¾(ÄB¼E¿ ¿ ¼�ÆEÇ ÈÉÇ Ê

    ËÍÌZÎ3Ì(ÌBÏDÐ3ÑBÒ!Ñ Ó(Ô Ñ Ï&Õ.Ö&×�Î ÊØ7Ù Ú3Û3ÜHÝEÞ.Þ.Û�ßÍàá&âDã!Ù ä_å!Ú3ÜrÛ_æ!Ù Ý çè_é3êë�ì�í&îFî�ï ðFë�ì�ñ7òcî�ï î�ó-ñ7ô(ó.ñ õ@ö÷£ø ù3ú.û�ü�ý7þ£ÿ ��� ý�������� þ�3ý����� ����&þHû7þHû�����&þHý���ú����!ø û�(ø@÷�

    &ø ù��(ú-ø ��ý ���� ��� ��!#"�$���%�&('�!*)+��!�,+�-)/.�,+. 0 1 2�3/4�564 7(7894�:�:�; @(; A/2�5*B/; CED�

  • ÎÏÃÐ�Ï Ñ�Ï Ò ÓÕÔ Ö�×�ØÚÙÜÛÔ ÝÔ Þ ß¦àÚàâáäãå�àÜæÕçÚè�éVáëêì�åçÕߦé(íáïîMð�ð�ñ

    Continua dalla prima pagina Niente nostalgie Ma un sindacato come il nostro non può certo fermarsi al rimpianto no-stalgico di ciò che poteva essere. Dobbiamo interrogarci a fondo sulla nuova fase e chiederci cosa possia-mo proporre al Paese, partendo dal-la situazione data. Ed è una rifles-sione che dobbiamo sviluppare in parallelo con le altre categorie, a partire da quelle dei servizi pubbli-ci, anch’esse nell’occhio del ciclo-ne. E’ scandaloso, in questo senso che, prima della protesta esasperata dei tranvieri di Milano o prima dei blocchi stradali a Fiumicino, nessun mezzo di comunicazione avesse sentito il bisogno di spiegare all’opinione pubblica che c’erano i contratti già in essere e regolarmen-te sottoscritti, con clausole d’adeguamento salariale che da due anni venivano disattese dalla parte datoriale. Ammesso e non certo concesso che ci sia una parte, co-scientemente e consapevolmente inadempiente e che per suoi disegni politici o economici voglia destrut-turare e seppellire un sistema di contrattazione collettiva, com’è concepibile che nessun giornale o radio o TV dell’intero “SIC” (sistema integrato di comunicazio-ne, come lo chiamano adesso) non abbia sentito il bisogno di fare un’indagine, un’inchiesta, un servi-zio giornalistico, un flash d’agenzia su questo problema? E’ forse un ar-gomento che non interessa i lettori? Non c’entra nulla col decantato plu-ralismo dell’informazione? La banale ovvietà di questi elemen-tari interrogativi vale un intero trat-tato sociologico sul degrado della nostra convivenza civile. Ma non saremo noi della CISL a suonare la tromba della ritirata e a certificare che “se non ci sono più regole, tor-niamo alla legge bruta del tutti con-tro tutti e che vinca il più forte o al-meno chi, dalla rissa, esce col minor numero d’ossa rotte”. Se cioè è stata fatta (non da noi) la scelta di rompere il sistema dei rap-porti contrattuali e dunque il quadro di reciprocità degli impegni, di gra-dualità procedurali, di azioni e rea-

    zioni negoziali bilanciate in modo flessibile e prevedibile, cosicché l’intensità e il calore dello scontro degli interessi contrapposti si svi-luppasse, minimizzando i traumi per entrambe le parti e anche in rappor-to agli interessi collettivi... Se i co-dici di regolamentazione degli scio-peri debbono (non per nostra volon-tà) essere dichiarati decaduti... non possiamo rassegnarci a trarre le due sole automatiche e meccaniche con-seguenze: - che le libertà e le guarentigie sin-dacali sono abolite e viene restaura-to il regime autoritario, con i prefet-ti e la “forza” delegati a mantenere l’ordine nella caserma; - che vengono richiamate in servizio le dottrine dell’anarco -sindacalismo rivoluzionario e ci si mette a caval-care spensieratamente l’ondata di protesta spontaneista ed estremista. Nonostante tutto, la CISL non ab-bandonerà mai la linea del sindaca-lismo democratico e riformista. E si tratterà dunque di trovare nuove re-gole. Con quale logica e con quale filo razionale? Nuovi argini al conflitto Innanzi tutto l’imperativo di rima-nere dentro gli argini della civiltà, come è stato storicamente possibile nelle due grandi democrazie anglo-sassoni all’epoca delle rivoluzioni neo-conservatrici guidate dalla si-gnora Thatcher e da Reagan. In secondo luogo chiarendo e facen-do emergere una nuova serie di e-scalation progressive, mano a mano che il conflitto sociale e sindacale s’inasprisce e non riesce a trovare sbocchi condivisi o comunque ac-cettati sulla base dei rapporti di for-za. In altri termini, costatato sul lato datoriale padronale c’è, per esem-pio, un contratto scaduto, un com-portamento dilatorio che dura un mese, un anno, due anni... dall’altro lato e parallelamente ci dev’essere dapprima la piattaforma rivendicati-va, poi il congruo preavviso della mobilitazione, poi lo sciopero pro-grammato, poi la fermata con termi-ni di preavviso sempre più brevi e rispondenti all’intensità del con-fronto alla lunghezza e al danno che ne deriva ai lavoratori. E ancora il blocco a scacchiera, lo sciopero

    bianco, la rigida applicazione delle re-gole e insomma tutto ciò che la fantasia della parte più debole è obbligata ad in-ventare per resistere più a lungo e pie-gare a proprio vantaggio il rapporto di forza. In una parola il rispetto delle re-gole o è reciproco oppure le regole si modificano e si “aprono” in modo paral-lelo per entrambe le parti in campo. Og-gi il sindacato è condizionato da regole rigide e fisse mentre la controparte è so-stanzialmente libera di gestire le regole come vuole. Non sembri paradossale e provocatoria una tale impostazione. Non è lo scena-rio che la CISL o la FPS preferiscono. Va da sé. Ma è molto meglio riflettere su questo scenario che non accettare su-pinamente e fatalisticamente, come pure la magistratura sarà costretta a fare, la deriva dei blocchi stradali e ferroviari, dei certificati medici a migliaia e, giù giù per la china, i sabotaggi della produ-zione e (Dio non voglia) le azioni crimi-nose di minoranze “giustiziere”. Occorre gestire le dinamiche del conflit-to. Questo il dovere etico al quale non verrà mai meno il nostro sindacato. Pa-rimenti non saremo mai, noi della CISL, a mettere in dubbio la legittimità di un Governo figlio e frutto di libere e demo-cratiche elezioni. Ma da ciò non dovrà derivare la delegittimazione della nostra funzione e rappresentatività sociale. Non è uno scenario futuro e ipotetico quello che abbiamo richiamato. E tanto per concludere tornando allo specifico del pubblico impiego, quale segnale di serenità possiamo trarre, per esempio, di fronte ad una finanziaria che non preve-de una posta sul differenziale tra infla-zione programmata e inflazione reale? Se questo significa che il Governo fissa arbitrariamente un tasso d’inflazione teorico che rimarrà comunque tale di fronte alla smentita della realtà, non è forse consequenziale per noi, nella logi-ca di quella escalation graduale e reci-proca di cui abbiamo detto, assumere questo dato e sganciare le nostre piatta-forme rivendicative dai vincoli di una politica dei redditi che non si vuole più onorare? Non sono certo piacevoli pensieri quelli qui accennati. Ma il 2004 per noi non può essere la prosecuzione di sole nega-tività che non possiamo né dobbiamo più sopportare.

    òóQôöõ ÷Qó ø

  • Continua dalla prima pagina Niente nostalgie Ma un sindacato come il nostro non può certo fermarsi al rimpianto no-stalgico di ciò che poteva essere. Dobbiamo interrogarci a fondo sulla nuova fase e chiederci cosa possia-mo proporre al Paese, partendo dal-la situazione data. Ed è una rifles-sione che dobbiamo sviluppare in parallelo con le altre categorie, a partire da quelle dei servizi pubbli-ci, anch’esse nell’occhio del ciclo-ne. E’ scandaloso, in questo senso che, prima della protesta esasperata dei tranvieri di Milano o prima dei blocchi stradali a Fiumicino, nessun mezzo di comunicazione avesse sentito il bisogno di spiegare all’opinione pubblica che c’erano i contratti già in essere e regolarmen-te sottoscritti, con clausole d’adeguamento salariale che da due anni venivano disattese dalla parte datoriale. Ammesso e non certo concesso che ci sia una parte, co-scientemente e consapevolmente inadempiente e che per suoi disegni politici o economici voglia destrut-turare e seppellire un sistema di contrattazione collettiva, com’è concepibile che nessun giornale o radio o TV dell’intero “SIC” (sistema integrato di comunicazio-ne, come lo chiamano adesso) non abbia sentito il bisogno di fare un’indagine, un’inchiesta, un servi-zio giornalistico, un flash d’agenzia su questo problema? E’ forse un ar-gomento che non interessa i lettori? Non c’entra nulla col decantato plu-ralismo dell’informazione? La banale ovvietà di questi elemen-tari interrogativi vale un intero trat-tato sociologico sul degrado della nostra convivenza civile. Ma non saremo noi della CISL a suonare la tromba della ritirata e a certificare che “se non ci sono più regole, tor-niamo alla legge bruta del tutti con-tro tutti e che vinca il più forte o al-meno chi, dalla rissa, esce col minor numero d’ossa rotte”. Se cioè è stata fatta (non da noi) la scelta di rompere il sistema dei rap-porti contrattuali e dunque il quadro di reciprocità degli impegni, di gra-dualità procedurali, di azioni e rea-

    zioni negoziali bilanciate in modo flessibile e prevedibile, cosicché l’intensità e il calore dello scontro degli interessi contrapposti si svi-luppasse, minimizzando i traumi per entrambe le parti e anche in rappor-to agli interessi collettivi... Se i co-dici di regolamentazione degli scio-peri debbono (non per nostra volon-tà) essere dichiarati decaduti... non possiamo rassegnarci a trarre le due sole automatiche e meccaniche con-seguenze: - che le libertà e le guarentigie sin-dacali sono abolite e viene restaura-to il regime autoritario, con i prefet-ti e la “forza” delegati a mantenere l’ordine nella caserma; - che vengono richiamate in servizio le dottrine dell’anarco -sindacalismo rivoluzionario e ci si mette a caval-care spensieratamente l’ondata di protesta spontaneista ed estremista. Nonostante tutto, la CISL non ab-bandonerà mai la linea del sindaca-lismo democratico e riformista. E si tratterà dunque di trovare nuove re-gole. Con quale logica e con quale filo razionale? Nuovi argini al conflitto Innanzi tutto l’imperativo di rima-nere dentro gli argini della civiltà, come è stato storicamente possibile nelle due grandi democrazie anglo-sassoni all’epoca delle rivoluzioni neo-conservatrici guidate dalla si-gnora Thatcher e da Reagan. In secondo luogo chiarendo e facen-do emergere una nuova serie di e-scalation progressive, mano a mano che il conflitto sociale e sindacale s’inasprisce e non riesce a trovare sbocchi condivisi o comunque ac-cettati sulla base dei rapporti di for-za. In altri termini, costatato sul lato datoriale padronale c’è, per esem-pio, un contratto scaduto, un com-portamento dilatorio che dura un mese, un anno, due anni... dall’altro lato e parallelamente ci dev’essere dapprima la piattaforma rivendicati-va, poi il congruo preavviso della mobilitazione, poi lo sciopero pro-grammato, poi la fermata con termi-ni di preavviso sempre più brevi e rispondenti all’intensità del con-fronto alla lunghezza e al danno che ne deriva ai lavoratori. E ancora il blocco a scacchiera, lo sciopero

    ùúQûöü ýQú þÿ������ ��� � � ��������� ����������������� �!�"�#$�&%(')��!��#+*,�.-0/�/�1

    bianco, la rigida applicazione delle re-gole e insomma tutto ciò che la fantasia della parte più debole è obbligata ad in-ventare per resistere più a lungo e pie-gare a proprio vantaggio il rapporto di forza. In una parola il rispetto delle re-gole o è reciproco oppure le regole si modificano e si “aprono” in modo paral-lelo per entrambe le parti in campo. Og-gi il sindacato è condizionato da regole rigide e fisse mentre la controparte è so-stanzialmente libera di gestire le regole come vuole. Non sembri paradossale e provocatoria una tale impostazione. Non è lo scena-rio che la CISL o la FPS preferiscono. Va da sé. Ma è molto meglio riflettere su questo scenario che non accettare su-pinamente e fatalisticamente, come pure la magistratura sarà costretta a fare, la deriva dei blocchi stradali e ferroviari, dei certificati medici a migliaia e, giù giù per la china, i sabotaggi della produ-zione e (Dio non voglia) le azioni crimi-nose di minoranze “giustiziere”. Occorre gestire le dinamiche del conflit-to. Questo il dovere etico al quale non verrà mai meno il nostro sindacato. Pa-rimenti non saremo mai, noi della CISL, a mettere in dubbio la legittimità di un Governo figlio e frutto di libere e demo-cratiche elezioni. Ma da ciò non dovrà derivare la delegittimazione della nostra funzione e rappresentatività sociale. Non è uno scenario futuro e ipotetico quello che abbiamo richiamato. E tanto per concludere tornando allo specifico del pubblico impiego, quale segnale di serenità possiamo trarre, per esempio, di fronte ad una finanziaria che non preve-de una posta sul differenziale tra infla-zione programmata e inflazione reale? Se questo significa che il Governo fissa arbitrariamente un tasso d’inflazione teorico che rimarrà comunque tale di fronte alla smentita della realtà, non è forse consequenziale per noi, nella logi-ca di quella escalation graduale e reci-proca di cui abbiamo detto, assumere questo dato e sganciare le nostre piatta-forme rivendicative dai vincoli di una politica dei redditi che non si vuole più onorare? Non sono certo piacevoli pensieri quelli qui accennati. Ma il 2004 per noi non può essere la prosecuzione di sole nega-tività che non possiamo né dobbiamo più sopportare.

    sentativa, sul pluralismo, sulla ga-r a n z i a d e l l ’ a u t o n o m i a dell’organizzazione, e facendo in modo che le decisioni siano sempre costruite sul consenso degli associati. Ti rivolgiamo un invito a venirci a trovare per creare un momento di scambio d’idee ed opinioni per raffor-zare il nostro mandato. Ricorda che nella nostra organizzazione fonda-mentali sono il pluralismo e la par-tecipazione per cui vieni a trovarci e partecipa alle nostre attività, perché solo insieme saremo più forti...

    inerentemente alle decisioni che lo riguardano Possibilità di fornire idee, suggeri-menti e critiche ai dirigenti sindacali. Autonomia, solidarietà, uguaglian-za e contrattazione sono da sempre i valori ispirati dall’azione sindacale della CISL, un’organizzazione la cui natura e il cui scopo è essere strumen-to di liberazione e di giustizia quoti-diana per i lavoratori e per la società. A questi valori è strettamente legato il modello organizzativo che negli anni la CISL ha creato. Soltanto un patto associativo forte, in cui viene afferma-ta la cen t ra l i tà de l l ’ i sc r i t to all’associazione, può infatti generare un sindacato autonomo, solidale, orientato dinamicamente ad affer-mare la centralità della persona nel mondo del lavoro. Perciò il modello associativo della CISL, è impostato sulla democrazia delegata e rappre-

    Presso la nostra sede sindacale, po-trai ritirare la tessera di adesione alla CISL-FPS. Contestualmente alla consegna della tessera riceverai la Guida ai servizi che la CISL ti offre ed un elenco di enti e negozi che hanno riservato sconti e partico-lari convenzioni esclusive per i no-stri iscritti. Cogliendo l’occasione per ringraziarti per la fiducia che anche quest’anno ci riconosci vo-gliamo ricordarti che ogni iscritto alla CISL ha i seguenti diritti: Partecipazione all’elaborazione delle linee di politica sindacale a-ziendale. Tutela dei propri diritti contrat-tuali e possibilità di usufruire, in modo privilegiato rispetto ai non iscritti, dei servizi dell’organiz -zazione. Informazione e coinvolgimento

    CONSEGNE TESSERE 2004

    Con le elezioni nel prossimo no-vembre per la quarta volta i lavora-tori di tutti comparti del pubblico impiego saranno chiamati ad eleg-gere il consiglio delle R.S.U. (Rappresentanze Sindacali Unita-rie) della nostra Azienda. I criteri progettuali di fondo delle R.S.U. sono stati la ricerca e la sal-vaguardia di un equilibrio tra le diverse tradizioni e concezioni sin-dacali, tra l’investitura generale da parte di tutti i lavoratori e la ricon-ferma delle prerogative del princi-pio associativo. Infatti, da un parte i membri delle R.S.U. sono eletti da tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti, ma dall’altra s’inseriscono molti vincoli strutturali e funzionali che esaltano il principio associati-vo: le competenze contrattuali rela-tive alla contrattazione integrativa sono delegate dai contratti naziona-li, e vengono esercitate dalle R.S.U. e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali di catego-

    ria firmatarie del C.C.N.L. Ma le elezioni delle R.S.U. sono im-portanti anche per un altro motivo: esse sono la concretizzazione di scelta del sindacalismo confederale nella quale la CISL si sente protago-nista. La parcellizzazione del sinda-calismo con la nascita di una miriade di sindacatini professionali e pseu-do autonomi che riuscivano ad otte-nere diritti e legittimità contrattuali spesso sulla base di un riconoscimen-to solo “politico” della loro forza o sulla base di sentenze dei tribunali, di fatto “inquinano” la naturale concor-renzialità del sistema di relazioni sin-dacali. Mentre tale ruolo non solo è importante ma soprattutto serio. Qualcuno afferma che le R.S.U. non svolgano il proprio mandato, ma la verità è ben diversa: la maggioranza dei rappresentanti R.S.U. di CGIL–CISL-UIL non hanno sicuramente deluso sull’operato poiché i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti. Appartenere ad un sindacato confede-

    rale significa far parte un organizza-zione sindacale che unifica i com-portamenti ed i metodi a difesa dei lavoratori, in modo da operare non secondo scelte e metodi propri ma come un gruppo con l’obiettivo di salvaguardare tutti i lavoratori. Tutto ciò è il sindacalismo confederale. Ma non è solo un’idea nostra poiché è un dato ineludibile che oltre l’80% dei lavoratori voti per le liste dei confederali, ed il peso poli-tico ci pare ovvio e conseguente. Ed è un peso, perfino istituzionale, an-che l’ affluenza alle urne, che nelle ultime tornate elettorali si è sempre rilevata molto soddisfacente. Tutto ciò a disconfermare coloro che professano il “ declino sindacale “ sulla base di dati inesistenti, quando invece i risultati dimostrano chiara-mente quanto i lavoratori credano nel sindacato confederale e quanto abbiano dato fiducia alla CISL con il voto, l’adesione e la parteci-pazione.

    R.S.U., DEMOCRAZIA PARTECIPATA: NOI CI CREDIAMO!

  • Una notte quasi tranquilla di gennaio in una regione del nord e precisamente la Lombardia. Una donna anziana, si sente male. Arriva al pronto soccorso della sua città: è grave. Ci vorranno diverse ore e troppe telefonate (32 o-spedali) prima di trovare un posto-letto. Dopo poche ore, l’anziana muo-re. Il caso ha suscitato scalpore: se in una notte d’inverno nel 2004 non si trova un posto-letto in Lombardia, la cosa dà da pensare. E’ la Sanità il ve-ro malato? Il taglio dei costi va a sca-pito delle cure urgenti? Oppure abbia-mo troppa privatizzazione e poco pub-blico? “ Né pronto né soccorso” risul-ta in ogni modo la considerazione più appropriata. “ Avanti, non c’è posto!” in realtà, nel nostro pronto soccorso lavorano medi-ci, infermieri, OTA ed ausiliari ragion per cui l’assistenza viene garantita a tutti. Grazie allo sforzo di tutti gli ope-ratori nessuno viene rifiutato, anche quando non si riesce a trovare subito un posto letto in corsia, creando un po-sto in barella, magari non molto con-fortevole ma sicuramente riconoscente del bisogno di cure di chiunque bussi

    2(354,6 753 8 9;: ?@ =�AB�C�D�@ E�@�F G�H H�IKJ�L�H�M�N�O�PQISR(T)L�NG�P$U�IWV0X�X�Y

    alle porte del nostro ospedale. Comun-que, purtroppo, l’emergenza posti-letto è la regola. D’inverno i letti in medicina sono sempre tutti pieni. Morale: ci si ar-rangia come si può. E poi mancano per-sonale e strutture. Ma il governo e gli amministratori della Sanità sviluppano la guerra tra economia e terapia sulla pelle dei cittadini. Da quando gli ospe-dali sono aziende non si cura più, “ si cu-rano i bilanci”. Ovunque c’è una forte pressione affinché siano ridotti i costi. Anche se i politici parlano solo di “sprechi”, ogni anno il budget assegnato ai reparti è sempre più basso. Parola d’ordine: tagliare, tagliare, tagliare! Il medico deve seguire precisi protocolli diagnostico-terapeutici, quasi lavorasse ad una “catena di montaggio”. Un altro problema è il criterio con cui le aziende ospedaliere sono finanziate dalle Regio-ni. Secondo il sistema dei DRG ad ogni dimissione corrisponde un rimborso fis-so per classi di patologia. Il risultato è che, per fare cassa, si punta a dimettere gli utenti il prima possibile. Secondo molti tale sistema andrebbe cambiato, affinché non sia il paziente a pagare, ma-gari con la vita.

    Alla grande insufficienza di posti-letto della città di Torino, si è pensato bene di ridurre di almeno altri sette-ottocento posti-letto, nonché di co-struire la “ Cittadella della salute” chiudendo le Molinette, l’Ospedale Sant’Anna ed il Regina Marghe rita pri-vandoci del Pronto Soccorso delle Mo-linette vitale per una città sempre più malata. Ma cosa ancor più grave e che perderemo almeno altri mille posti di lavoro. La decisione di privatizzare la sanità pubblica sobbarcandola sulle spalle dei cittadini, trova tutti d’accordo, partiti di destra e di sinistra, nonostante si sap-pia, per esperienza, che la sanità privata non risponderà mai alle esigenze dei cittadini. Appare sempre più palese l’incapacità di chi ci governa ed anche se diagnosticata, tale malattia, non è di facile cura…

    PAROLA D’ORDINE NELLA SANITA: TAGLIARE I COSTI!

    Un aumento economico dell' 8% per tutelare il potere di acquisto dei dipen-denti pubblici "falcidiato dall'inflazio-ne reale": è questa la richiesta salariale dei sindacati che si preparano all'aper-tura della nuova stagione contrattuale nel pubblico impiego. Preannunciando "iniziative di mobilitazione e di lotta" contro le politiche retributive contenu-te nella Finanziaria CGIL, CISL e UIL, che in vista dei rinnovi contrattuali hanno avviato il percorso per presenta-re le piattaforme di tutti i comparti del settore pubblico, chiedono al Governo "l'immediata apertura di un tavolo" per

    affrontare non solo il problema dell'in-flazione reale, ma anche "i ritardi nella definizione dei contratti del passato biennio e la mancanza di governo de-gli aumenti dei prezzi e delle tariffe". Il punto sulla situazione contrattuale dei comparti pubblici è stato fatto nel corso della riunione delle segreterie nazionali di CGIL, CISL e UIL con le categorie del pubblico impiego. I sindacati, in particolare, ritengono "grave la mancanza delle risorse neces-sarie per aprire la stagione contrattuale per il biennio 2004-2005". I sindacati, inoltre, ritengono "particolarmente grave" che, a biennio scaduto e nonostante il protocollo del febbraio 2002 siglato col Governo, siano ancora non conclusi accordi contrattuali o avviate le trattative per altri comparti, tra i quali l'università, la ricerca e la pre-sidenza del consiglio. Per questo CGIL, CISL e UIL e le cate-gorie "nel dichiarare lo stato di agitazio-ne, preannunciano iniziative di mobilita-zione e di lotta per ottenere un radicale cambiamento di quanto previsto nella

    Finanziaria in merito alle politiche retri-butive e normative del pubblico impie-go". La mobilitazione partirà con tre assemblee interregionali di tutte le cate-gorie pubbliche. Di seguito riportiamo le considerazioni della segreteria confederale della CISL: dubitiamo della reale volontà del Go-verno di portare avanti una politica con-certativa, e questo non può che riavvia-re lo stato di agitazione del settore. La legge Finanziaria di fatto ha disattivato i meccanismi che fino ad ora avevano consentito il rinnovo contrattuale, senza rispettare quanto previsto dall'accordo del luglio '93. In particolare mancano le somme necessarie al recupero del dif-ferenziale tra inflazione reale e pro-grammata; inoltre, i tassi di inflazione programmata non sono stati concordati con il sindacato, che reputa la stima del Governo non condivisibile e decisa-mente troppo distante dal trend dell'in-flazione reale. Infine questa Finanziaria dimezza la quota destinata alla produ-zione, che dal 5% viene ridotta al 2% circa".

    PUBBLICO IMPIEGO, PIU’ SALARIO NEI NUOVI CONTRATTI

  • Z([Q\,] ^5[ _`;a�b�a c)a d ef c�gh�i j,f klfnmo�p p�qKr�s�p�t�u�v�wQqSx(y)s�uo�w$z�qW{0|�|�}

    Una notte quasi tranquilla di gennaio in una regione del nord e precisamente la Lombardia. Una donna anziana, si sente male. Arriva al pronto soccorso della sua città: è grave. Ci vorranno diverse ore e troppe telefonate (32 o-spedali) prima di trovare un posto-letto. Dopo poche ore, l’anziana muo-re. Il caso ha suscitato scalpore: se in una notte d’inverno nel 2004 non si trova un posto-letto in Lombardia, la cosa dà da pensare. E’ la Sanità il ve-ro malato? Il taglio dei costi va a sca-pito delle cure urgenti? Oppure abbia-mo troppa privatizzazione e poco pub-blico? “ Né pronto né soccorso” risul-ta in ogni modo la considerazione più appropriata. “ Avanti, non c’è posto!” in realtà, nel nostro pronto soccorso lavorano medi-ci, infermieri, OTA ed ausiliari ragion per cui l’assistenza viene garantita a tutti. Grazie allo sforzo di tutti gli ope-ratori nessuno viene rifiutato, anche quando non si riesce a trovare subito un posto letto in corsia, creando un po-sto in barella, magari non molto con-fortevole ma sicuramente riconoscente del bisogno di cure di chiunque bussi

    alle porte del nostro ospedale. Comun-que, purtroppo, l’emergenza posti-letto è la regola. D’inverno i letti in medicina sono sempre tutti pieni. Morale: ci si ar-rangia come si può. E poi mancano per-sonale e strutture. Ma il governo e gli amministratori della Sanità sviluppano la guerra tra economia e terapia sulla pelle dei cittadini. Da quando gli ospe-dali sono aziende non si cura più, “ si cu-rano i bilanci”. Ovunque c’è una forte pressione affinché siano ridotti i costi. Anche se i politici parlano solo di “sprechi”, ogni anno il budget assegnato ai reparti è sempre più basso. Parola d’ordine: tagliare, tagliare, tagliare! Il medico deve seguire precisi protocolli diagnostico-terapeutici, quasi lavorasse ad una “catena di montaggio”. Un altro problema è il criterio con cui le aziende ospedaliere sono finanziate dalle Regio-ni. Secondo il sistema dei DRG ad ogni dimissione corrisponde un rimborso fis-so per classi di patologia. Il risultato è che, per fare cassa, si punta a dimettere gli utenti il prima possibile. Secondo molti tale sistema andrebbe cambiato, affinché non sia il paziente a pagare, ma-gari con la vita.

    Alla grande insufficienza di posti-letto della città di Torino, si è pensato bene di ridurre di almeno altri sette-ottocento posti-letto, nonché di co-struire la “ Cittadella della salute” chiudendo le Molinette, l’Ospedale Sant’Anna ed il Regina Marghe rita pri-vandoci del Pronto Soccorso delle Mo-linette vitale per una città sempre più malata. Ma cosa ancor più grave e che perderemo almeno altri mille posti di lavoro. La decisione di privatizzare la sanità pubblica sobbarcandola sulle spalle dei cittadini, trova tutti d’accordo, partiti di destra e di sinistra, nonostante si sap-pia, per esperienza, che la sanità privata non risponderà mai alle esigenze dei cittadini. Appare sempre più palese l’incapacità di chi ci governa ed anche se diagnosticata, tale malattia, non è di facile cura…

    FACCIAMO CHIAREZZA SULLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE

    scere né in termini di consenso né in termini d’attendibilità ma serva-no solo a creare confusione e sfidu-cia tra i lavoratori. Siamo certi che il giudizio dei lavoratori non si fer-merà alle parole spese da qualcuno bensì osserverà, e premierà, i fatti e l’impegno dimostrato da altri. Ad ogni modo, reduci dell’espe -rienza, per il biennio 2004-2005 CGIL, CISL e UIL hanno già prov-veduto ad inviare al Direttore Ge-nerale una comunicazione scritta chiarendo che il finanziamento del-le Posizioni Organizzative andrà preventivamente discusso con le stesse per la creazione di un fon-do e per la sua esigibilità.

    PAROLA D’ORDINE NELLA SANITA: TAGLIARE I COSTI!

    Un aumento economico dell' 8% per tutelare il potere di acquisto dei dipen-denti pubblici "falcidiato dall'inflazio-ne reale": è questa la richiesta salariale dei sindacati che si preparano all'aper-tura della nuova stagione contrattuale nel pubblico impiego. Preannunciando "iniziative di mobilitazione e di lotta" contro le politiche retributive contenu-te nella Finanziaria CGIL, CISL e UIL, che in vista dei rinnovi contrattuali hanno avviato il percorso per presenta-re le piattaforme di tutti i comparti del settore pubblico, chiedono al Governo "l'immediata apertura di un tavolo" per

    affrontare non solo il problema dell'in-flazione reale, ma anche "i ritardi nella definizione dei contratti del passato biennio e la mancanza di governo de-gli aumenti dei prezzi e delle tariffe". Il punto sulla situazione contrattuale dei comparti pubblici è stato fatto nel corso della riunione delle segreterie nazionali di CGIL, CISL e UIL con le categorie del pubblico impiego. I sindacati, in particolare, ritengono "grave la mancanza delle risorse neces-sarie per aprire la stagione contrattuale per il biennio 2004-2005". I sindacati, inoltre, ritengono "particolarmente grave" che, a biennio scaduto e nonostante il protocollo del febbraio 2002 siglato col Governo, siano ancora non conclusi accordi contrattuali o avviate le trattative per altri comparti, tra i quali l'università, la ricerca e la pre-sidenza del consiglio. Per questo CGIL, CISL e UIL e le cate-gorie "nel dichiarare lo stato di agitazio-ne, preannunciano iniziative di mobilita-zione e di lotta per ottenere un radicale cambiamento di quanto previsto nella

    Finanziaria in merito alle politiche retri-butive e normative del pubblico impie-go". La mobilitazione partirà con tre assemblee interregionali di tutte le cate-gorie pubbliche. Di seguito riportiamo le considerazioni della segreteria confederale della CISL: dubitiamo della reale volontà del Go-verno di portare avanti una politica con-certativa, e questo non può che riavvia-re lo stato di agitazione del settore. La legge Finanziaria di fatto ha disattivato i meccanismi che fino ad ora avevano consentito il rinnovo contrattuale, senza rispettare quanto previsto dall'accordo del luglio '93. In particolare mancano le somme necessarie al recupero del dif-ferenziale tra inflazione reale e pro-grammata; inoltre, i tassi di inflazione programmata non sono stati concordati con il sindacato, che reputa la stima del Governo non condivisibile e decisa-mente troppo distante dal trend dell'in-flazione reale. Infine questa Finanziaria dimezza la quota destinata alla produ-zione, che dal 5% viene ridotta al 2% circa".

    PUBBLICO IMPIEGO, PIU’ SALARIO NEI NUOVI CONTRATTI

    In data 30/07/2003, l’ammini -strazione aziendale, nella figura del Direttore Generale, decideva in mo-do unilaterale, senza nessun accordo con le R.S.U. e con la forte contra-rietà della CISL, di riconoscere le “ Posizioni Organizzative” per il biennio 2002/2003. Tale beneficio economico previsto dagli art. 20, 21 e 36 del CCNL 1998/2001 viene attribuito al perso-nale che svolge mansioni ad alta responsabilità e complessità, con elevato grado di esperienza e au-tonomia gestionale ed organizzati-va. L’onere economico per il finanzia-mento di tale indennità è stato gra-duato su tre fasce: − fascia A alla quale sono stati ri-

    conosciuti 17.000 ~

    per due anni; − fascia B alla quale sono stati ri-

    conosciuti 14.000 ~

    per due anni; − fascia C alla quale sono stati ri-

    conosciuti 8.700 ~

    per due anni. Tutte le cifre si riferiscono al bien-nio 2002-2003, sono da intendersi lorde e prevedono un contestuale assorbimento di tutti i compensi per i lavoro straordinario. A tal proposito riteniamo corretto segnalare l’errore commesso alcuni giorni fa da un sindacato autonomo che riportava le cifre calcolando an-che gli oneri riflessi (a carico dell’Azienda) che non c’entrano nulla con il beneficio suddetto. No-nostante l’indennità sia prevista dal

    contratto abbiamo ritenuto corretto esprimere un forte dissenso verso la Direzione Generale poiché la stessa non ha tenuto conto della posizione delle organizzazioni sindacali. Infatti le R.S.U. avevano individuato 23 soggetti tra i 48 proposti dall’amministrazione con l’obiettivo di risparmiare i soldi prelevati dal fondo previsto dall’art. 39 del CCNL da destinare al finanziamento delle fasce retributive e delle indenni-tà professionali del personale. Ma la Direzione Generale non ha vo-luto sentire ragioni ed ha deciso in maniera unilaterale; a nulla sono val-se le nostre rimostranze, poiché an-che a dirla tutta qualche organizza-zione sindacale appoggiava l’amministrazione ed altre invece manifestavano scarsissima conte-stazione. Se invece le organizzazioni sindacali avessero adottato una strate-gia sindacale dura e compatta, chia-mando i lavoratori alla lotta come in altre occasioni, i risultati ottenuti sa-rebbero stati ben differenti. Noi, ad ogni modo, abbiamo preferito non piegarci e sporgere denuncia al Presidente della Regione, al Prefet-to di Torino, a tutti i partiti del Consiglio Regionale, al Collegio dei Sindaci e a tutti gli organi di stam-pa. Parallelamente l’assemblea degli iscritti CISL decideva di dare al via, a sostegno della denuncia, ad un’imponente raccolta firme che, in tre giorni di presidio nell’atrio dell’azienda, rilevava circa 800 ade-sioni. Concludiamo ponendo due riflessio-ni: Che interesse ha avuto il Direttore Generale ad applicare l’istituto con-trattuale senza un accordo sottoscritto con le R.S.U.? P e r c h é o l t r e a n o i n e s -sun’organizzazione sindacale ha da-to il via a qualsiasi forma di protesta sindacale, chiamando i lavoratori alla lotta? La chiarezza é d’obbligo, riteniamo che le false notizie non aiutino a cre-

    ENTRA A FAR PARTE DELLA

    NOSTRA SQUADRA

    Abbiamo saputo che l’amico Francesco Colucci ha dato le dimissioni dall’Organizzazione di cui faceva parte. In questi anni di lavoro nelle RSU abbiamo avuto modo di apprezzare la sua serietà e il suo impegno verso la catego-ria di lavoratori da lui rappresen-tata. Cogliamo l’occasione per tendere la mano all’amico Colucci e a tutti coloro che abbiano voglia di impegnarsi seriamente a difesa dei diritti dei lavoratori. Vi invitiamo ad entrare a far parte della nostra organizzazio-ne affinché capacità ed impegno non vadano dispersi e trovino mo-do di essere valorizzati in un sin-dacato che, come noi, si sforza, nonostante le difficoltà, di rappre-sentare tutti e di trovare l’equilibrio tra esigenze e spinte spesso contrastanti per realizzare l’interesse di tutti i lavoratori colmando le differenze nel rispet-to delle peculiarità che ogni professione esprime.

  • CGIL-CISL-UIL aziendali hanno deciso di presentare una lista unita-ria per il rinnovo del Collegio Ar-bitrale di Disciplina, attualmente in carica in regime di prorogatio, per la componente in rappresentan-za del personale del comparto. L’individuazione dei componenti avverrà, come è previsto dal vigente regolamento per i procedimenti di-sciplinari, mediante elezione diretta sulla base di liste nominative com-poste ciascuna da cinque coppie di nomi di dipendenti appartenenti ai diversi quattro ruoli. Ma vediamo insieme quali sono i compiti e le funzioni del Collegio Arbitrale di Disciplina. Come previsto dagli. art. 20, 21, 22 del regolamento per i procedimenti disciplinari la sanzione disciplina-re può essere impugnata davanti

    (5, 5 ;�� ) ���� l� � �K������QS()��$�W0�� 

    al Collegio Arbitrale, entro 20 gior-ni dalla notificazione del provvedi-mento di adozione, dal dipendente anche per mezzo di un procuratore o di un rappresentante sindacale cui il dipendente conferisce mandato. Il collegio è tenuto ad emettere la deci-sione entro 90 giorni dall’impugnazione con l’obbligo per l’amministrazione di conformarsi al-la stessa. Durante tale periodo la san-zione rimane sospesa. L’impugnazione, da inoltrare alla se-de dell’Ufficio Disciplinare, deve essere presentata per iscritto ed indi-rizzata al Segretario del Collegio Ar-bitrale, specificando esattamente i motivi proposti. Il segretario del Col-legio comunica quindi al dipendente e per conoscenza all’Ufficio Disci-plinare, la data della riunione, con un preavviso di almeno 10 giorni. Nella riunione, fissata per la trattazione o-rale, il Presidente riferisce del caso in presenza del dipendente, previa sua autorizzazione, ai componenti del collegio che possono rivolgergli domande in merito. Chiusa la tratta-zione orale e ritirati il dipendente ed

    il segretario, il Collegio delibera a maggioranza di voti. Supplemento di istruttoria: qua-lora ritenga necessarie ulteriori in-dagini, il Collegio può richiedere chiarimenti ai soggetti interessati ovvero può assumere direttamente qualsiasi mezzo di prova, e, se si renda necessario, viene fissata una nuova riunione. Il Collegio adotta deliberazione con la quale propone la conferma o la riforma, soltanto in senso migliorativo, della deci-sione impugnata. La deliberazione motivata viene stesa dal Presidente e sottoscritta da tutti i componenti del Collegio. Data l’importanza dell’argomento invitiamo tutti i lavoratori al voto sostenendo e votando la lista di CGIL, CISL e UIL che annovera i seguenti colleghi: Boris Pesce, Branciforte Lino, Brunetta Ugo, Caporaso Mario, Corbo Provvi-denza, Di Giglio Claudio, Rove-ra Mauro, Russo Francesco, Stella Liliana e Zen Maria Gra-zia.

    ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL COLLEGIO ARBITRALE

    Abbiamo inviato alla Direzione a-ziendale un’importante segnalazio-ne (denuncia) per l’errata applica-zione degli art. 40 del C.C.N.L. In-tegrativo del 7/4/99 e art. 33 del C.C.I.A. del 6/2/01 inerenti l’accantonamento delle ore stra-ordinarie nella “Banca Ore”. Tali articoli prevedono che le ore prestate in eccedenza rispetto al do-vuto contrattuale debbano essere pagate, qualora a discrezione del lavoratore non vengano recuperate, nel corso dell’anno successivo a quello di maturazione senza condi-zione alcuna. Invece, a noi risulta che nella prassi quotidiana della ns. azienda, senza nessun accordo con le Organizza-

    zioni Sindacali, siano stati creati due fondi distinti ed impermeabili relativi all’accantonamento delle ore maturate nell’anno in corso e nell’anno precedente. Pertanto, nel caso in cui il dipenden-te voglia usufruire di ore di recupero queste vengono attinte dal fondo dell’anno precedente (e non dell’anno corrente, come prevede il principio di competenza contabile) creando una situazione di “svuotamento” del fondo medesi-mo tale da non consentire il paga-mento di un eventuale saldo. IN QUESTO MODO NON TUTTI I LAVORATORI RIUSCIRAN-NO A RAGGIUNGERE LA CON-

    DIZIONE PER POTERSI VE-DERE RETRIBUITO IN BU-STA PAGA QUANTO REGO-LARMENTE LAVORATO. Attendendo una risposta dall’Am -ministrazione stiamo attivando il nostro Ufficio Vertenze per la riso-luzione del problema, nel frattem-po vi invitiamo in aula sindacale per avere delucidazioni su questo macchinoso sistema e per poter ve-rificare la presenza di tali errori sui vostri tabulati.

    COME TI “SBANCO” LA BANCA ORE

  • CGIL-CISL-UIL aziendali hanno deciso di presentare una lista unita-ria per il rinnovo del Collegio Ar-bitrale di Disciplina, attualmente in carica in regime di prorogatio, per la componente in rappresentan-za del personale del comparto. L’individuazione dei componenti avverrà, come è previsto dal vigente regolamento per i procedimenti di-sciplinari, mediante elezione diretta sulla base di liste nominative com-poste ciascuna da cinque coppie di nomi di dipendenti appartenenti ai diversi quattro ruoli. Ma vediamo insieme quali sono i compiti e le funzioni del Collegio Arbitrale di Disciplina. Come previsto dagli. art. 20, 21, 22 del regolamento per i procedimenti disciplinari la sanzione disciplina-re può essere impugnata davanti

    al Collegio Arbitrale, entro 20 gior-ni dalla notificazione del provvedi-mento di adozione, dal dipendente anche per mezzo di un procuratore o di un rappresentante sindacale cui il dipendente conferisce mandato. Il collegio è tenuto ad emettere la deci-sione entro 90 giorni dall’impugnazione con l’obbligo per l’amministrazione di conformarsi al-la stessa. Durante tale periodo la san-zione rimane sospesa. L’impugnazione, da inoltrare alla se-de dell’Ufficio Disciplinare, deve essere presentata per iscritto ed indi-rizzata al Segretario del Collegio Ar-bitrale, specificando esattamente i motivi proposti. Il segretario del Col-legio comunica quindi al dipendente e per conoscenza all’Ufficio Disci-plinare, la data della riunione, con un preavviso di almeno 10 giorni. Nella riunione, fissata per la trattazione o-rale, il Presidente riferisce del caso in presenza del dipendente, previa sua autorizzazione, ai componenti del collegio che possono rivolgergli domande in merito. Chiusa la tratta-zione orale e ritirati il dipendente ed

    il segretario, il Collegio delibera a maggioranza di voti. Supplemento di istruttoria: qua-lora ritenga necessarie ulteriori in-dagini, il Collegio può richiedere chiarimenti ai soggetti interessati ovvero può assumere direttamente qualsiasi mezzo di prova, e, se si renda necessario, viene fissata una nuova riunione. Il Collegio adotta deliberazione con la quale propone la conferma o la riforma, soltanto in senso migliorativo, della deci-sione impugnata. La deliberazione motivata viene stesa dal Presidente e sottoscritta da tutti i componenti del Collegio. Data l’importanza dell’argomento invitiamo tutti i lavoratori al voto sostenendo e votando la lista di CGIL, CISL e UIL che annovera i seguenti colleghi: Boris Pesce, Branciforte Lino, Brunetta Ugo, Caporaso Mario, Corbo Provvi-denza, Di Giglio Claudio, Rove-ra Mauro, Russo Francesco, Stella Liliana e Zen Maria Gra-zia.

    Dopo il blocco dell’ultimo bien-nio, nelle pubbliche amministra-zioni, per fine aprile il Consiglio dei Ministri dovrebbe dare il via, tramite una delibera di attuazione, a novemila nuove assunzioni a tempo indeterminato. Da maggio, dunque, le amministrazioni po-trebbero cominciare ad assume-re, iniziando dai ricercatori uni-versitari. Tra i novemila assunti, infatti, ci saranno anche i vincitori dei con-corsi già espletati fino al settembre 2003, i “vincitori di concorsi per ricercatore universitario (ricercatore, primo ricercatore, dirigente di ricerca, tecnologo, primo tecnologo e dirigente tecno-logo) e gli idonei nella procedura di valutazione comparativa a pro-fessore universitario”. Ma prima del via libera del Gover-no saranno necessari due passaggi tecnici: una prima “istruttoria tec-nica del ministero della Funzione Pubblica” e successivamente una

    ¡(¢Q£,¤ ¥5¢ ¦§�¨�©�¨ ª�¨ « ¬� ª�®°¯�±�²� ³��´

    seconda “istruttoria della Ragione-ria Generale dello Stato” per una verifica delle compatibilità econo-miche. Oltre ai ricercatori, diversi i com-parti interessati: dalle Forze Arma-te ai Corpi di Polizia, dai Vigili del Fuoco ai Beni Culturali. Nella so-stanza si tratta di un pacchetto di assunzioni in deroga al precedente blocco così come ha stabilito la Legge Finanziaria. Per questo intervento è prevista una spesa annuale a regime pari a 280 milioni di Euro. Prima però di procedere con le as-sunzioni il ministero della Funzio-ne Pubblica dovrà verificare che “le richieste di assunzioni vengano incontro ad una serie di esigenze prioritarie stabilite dalla legge”. Tra queste, il ministro ha indicato “la sicurezza pubblica, il rispetto degli impegni internazionali, la difesa nazionale, la prevenzione antincendio e la protezione civile, la tutela ambientale, la vigilanza

    µ�¶ ¶�·K¸�¹�¶�º�»�¼�½Q·S¾(¿)¹�»µ�½$À�·WÁ0Â�Â�Ã

    ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL COLLEGIO ARBITRALE

    antibracconaggio, il settore della giustizia (esclusi i magistrati), la tutela dei consumatori, la sicu-rezza e la ricerca agroalimentare, la tutela dei beni culturali. Le assunzioni, inoltre, dovranno venire incontro a “motivate e indilazionabili” esigenze di ser-vizio, e solo dopo aver percorso le procedure di mobilità. A questo proposito le amministra-zioni interessate dovranno pre-sentare la richiesta fornendo in-formazioni dettagliate sugli orga-nici, il personale in servizio, le unità di personale per le quali siano avviate procedure di mobi-lità; e dovranno specificare il numero di dipendenti che vorreb-be assumere, compresa la retri-buzione complessiva annua da corrispondere. Siamo soddisfatti per questa pro-spettiva ed attendiamo con ansia l’arrivo di nuova linfa per il ca-rente organico della nostra azien-da.

    Abbiamo inviato alla Direzione a-ziendale un’importante segnalazio-ne (denuncia) per l’errata applica-zione degli art. 40 del C.C.N.L. In-tegrativo del 7/4/99 e art. 33 del C.C.I.A. del 6/2/01 inerenti l’accantonamento delle ore stra-ordinarie nella “Banca Ore” . Tali articoli prevedono che le ore prestate in eccedenza rispetto al do-vuto contrattuale debbano essere pagate, qualora a discrezione del lavoratore non vengano recuperate, nel corso dell’anno successivo a quello di maturazione senza condi-zione alcuna. Invece, a noi risulta che nella prassi quotidiana della ns. azienda, senza nessun accordo con le Organizza-

    zioni Sindacali, siano stati creati due fondi distinti ed impermeabili relativi all’accantonamento delle ore maturate nell’anno in corso e nell’anno precedente. Pertanto, nel caso in cui il dipenden-te voglia usufruire di ore di recupero queste vengono attinte dal fondo dell’anno precedente (e non dell’anno corrente, come prevede il principio di competenza contabile) creando una situazione di “svuotamento” del fondo medesi-mo tale da non consentire il paga-mento di un eventuale saldo. IN QUESTO MODO NON TUTTI I LAVORATORI RIUSCIRAN-NO A RAGGIUNGERE LA CON-

    DIZIONE PER POTERSI VE-DERE RETRIBUITO IN BU-STA PAGA QUANTO REGO-LARMENTE LAVORATO. Attendendo una risposta dall’Am -ministrazione stiamo attivando il nostro Ufficio Vertenze per la riso-luzione del problema, nel frattem-po vi invitiamo in aula sindacale per avere delucidazioni su questo macchinoso sistema e per poter ve-rificare la presenza di tali errori sui vostri tabulati.

    COME TI “SBANCO” LA BANCA ORE

    NOVEMILA ASSUNZIONI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

    Il 27 marzo 2004 la Biblioteca “Franco Gheddo” (iscritta al regi-stro nazionale delle Biblioteche a-ziendali) ubicata nell’auletta sinda-cale CISL-FPS compie un anno. Vediamo quali sono i dati salienti dell’attività del primo anno. Libri in prestito all’inaugurazio-ne: 89 (dei quali il 70% acquistato dalla CISL-FPS aziendale ed il 30% donato dalla casa editrice della CISL “Edizioni Lavoro”) Libri presenti al momento attua-le: 169 (dei quali il 32% acquistato dalla CISL-FPS aziendale ed il 68% donato dagli iscritti) Libri prestati in un anno: 79 (il 47% dei libri ben oltre ogni stima di previsione) Libri in media non presenti in bi-blioteca poiché in prestito: 9

    (periodi di maggior prestito: Agosto con 16 libri e Natale con 12) Libro più prestato: “Io uccido” di Faletti che nonostante sia di 600 pa-gine è stato prestato 9 volte restan-do sugli scaffali della Biblioteca so-lamente un giorno. Lettore più assiduo: un’iscritta che ha preso in prestito 13 libri in un anno. Siamo molto soddisfatti del ser-vizio creato poiché, come si e-vince anche dai dati, il risultato ottenuto è stato di molto superio-re ad ogni più rosea previsione, ciò premia il nostro impegno e cancella ogni dubbio avanzato sull’utilità dell’attività prestata; inoltre il tutto rafforza la nostra determinazione ad impegnarci anche nel futuro per fornire sem-

    pre maggiori servizi e di maggior qualità ai nostri iscritti. Adesso che hai visto quali sono i brillanti risultati ottenuti dalla no-stra Biblioteca, che ricordiamo prevede il prestito gratuito di libri agli iscritti, non esitare, richiedici un elenco aggiornato, o vieni a trovarci in aula sindacale perché c’é un libro che ti aspetta …

    UN ANNO DI BIBLIOTECA

  • Ä(Å5Æ,Ç È5Å É Ê;Ë�Ì�Ë Í)Ë Î ÏÐ Í�ÑÒ�Ó�Ô�Ð ÕlÐ�Ö ×�Ø�Ø�ÙKÚ�ÛÜØ Ý�Þ ß�à$Ù

    SIGARETTA? NON PIÙ, GRAZIE. All’Ospedale Molinette il divieto non viene rispettato

    Ecco i confini con i quali il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, si è do-vuto confrontare nel corso del 2003. In tale anno, infatti, prima con lo specifi-co art.51 della Legge n.3 del 20 gen-naio 2003 relativo alla “ Tutela della salute dei non fumatori” (modificata dalla L.306/2003), poi con il recente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, attuativo della legge, da-tato 23 dicembre 2003, si è comples-sivamente regolamentata in Italia la questione del divieto di fumo nei luo-ghi di vita e di lavoro. Una prima importante decisione, per quanto concerne il nostro ordinamen-to, era stata presa nei riguardi del di-vieto di fumare in misura assoluta già dal legislatore del 1975 con la Legge 584 disponendo, a quel tempo senza alcuna eccezione, l’assoluto divieto di fumare in determinati locali, quali le corsie d’ospedale, le aule di scuola, le sale d’attesa delle stazioni ferroviarie e mezzi di trasporto pubblici. Si tratta-va di tutelare la salute pubblica dei cit-tadini e dei lavoratori, sia in quanto fumatori attivi che fumatori passivi, e il legislatore del tempo, di circa trent’anni fa, non pose alcuna esenzio-ne. D’altra parte il riconoscimento del diritto alla salute come diritto fonda-mentale della persona e quale bene primario, dal 1948, rappresenta uno dei principali diritti soggettivi che la Carta Costituzionale (art.32) garanti-sce a ciascun cittadino e che, attraver-so un combinato disposto nel codice civile, porta ad estendere ed indirizza-re i suoi effetti anche nei riguardi dei lavoratori, per i quali si prevede, a ca-rico del datore di lavoro, un pieno di-ritto alla “massima sicurezza tecnolo-gicamente possibile”, all’adozione, cioè, da parte di quest’ultimo di tut-te le misure necessarie al fine di tu-telare l’integrità fisica e morale dei lavoratori. Il fumo, attivo e passivo, fa male. Il fumo uccide. Lo sostiene da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) denun-

    ciando la morte nel mondo di 560 persone l’ora, lo confermano i dati che annualmente registrano un incremento preoccupante del numero dei decessi per tumori, in specifico, polmonari (circa 30mila l’anno solo in Italia), lo ha stabilito l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) clas-sificando il fumo passivo come cance-rogeno di Gruppo I (inserendolo, cioè, tra le sostanze di cui l’evidenza delle conoscenze scientifiche è sufficiente per concludere che c’è una relazione causa–effetto tra l’esposizione alla so-stanza in esame e la comparsa di tumo-ri nell’essere umano). Eppure, a fronte di così tanta evidenza, le disposizioni normative di recente va-rate, pur integrando il quadro normati-vo vigente sul tema, dimostrano ancora significativi cedimenti sul fronte della piena tutela della salute dei non fu-matori e al contempo, ancora una vol-ta, dimostrano la sopraffazione della libertà degli uni (fumatori) nei confron-ti dei diritti degli altri (non fumatori), soprattutto considerando che fra quest’ultimi si annovera una parte si-gnificativa della popolazione rappre-sentata da soggetti “deboli” quali i bambini, gli adolescenti e gli anziani. Se nel 2001 in occasione della pubbli-cazione della circolare esplicativa sul tema, n.4 del 2001, il Ministro della Sanità affermava che: “Il fumo, sia at-tivo che passivo, costituisce uno dei principali fattori di rischio per le pato-logie dell’apparato respiratorio e car-diovascolare”, l’approvazione oggi di disposizioni normative, a distanza di meno di tre anni, caratterizzate da ecce-zioni al “ divieto di fumare nei locali chiusi” fa indiscutibilmente sorgere qualche dubbio sull’insorgenza di pres-sioni ad interesse contrastante. Ma entriamo nel merito. Il 29 dicembre scorso, come si è detto, è giunto a pub-blicazione sulla Gazzetta Ufficiale l’atteso decreto attuativo della Legge n.3/2003, in specifico, dell’art.51 riferi-to alla “ tutela della salute dei non fu-matori”. Previsto formalmente a cen-tottanta giorni dal varo della legge

    (entro quindi Luglio 2003), nessuno concretamente si aspettava un ritardo così minimo da parte del Governo, al quale per questo va un plauso, nel predisporre le caratteristiche tecniche essenziali per poter concretamente avviare le novità contenute nella nor-mativa. Oggetto centrale del decreto, difatti, è il contenuto dell’allegato I che costituisce, come recita il secon-do ed ultimo articolo, parte integran-te del decreto nel quale sono previsti i requisiti tecnici dei locali per fuma-tori, dei relativi impianti di ventila-zione e di ricambio d’aria e dei mo-delli dei cartelli connessi al divieto di fumo. I “ locali per fumatori”, in vero, rap-presentano la reale novità (e al con-tempo l’espressione concreta di una regressione nella tutela degli indivi-dui poiché a fronte di un “divieto e-spresso generale di non fumare nei locali chiusi” si prevedono due speci-fiche eccezioni: si può fumare nei luoghi “ privati non aperti ad utenti o al pubblico” e si può fumare nei luoghi “ riservati ai fumatori e co-me tali contrassegnati”. Nella prima eccezione, non si può certo affermare che sia stata scelta la via più lineare per chiarire in maniera diretta ed ine-quivocabile a quale contesto il redat-tore intendeva riferirsi, tenuto conto che se il riferimento voleva essere all’abitazione privata o a luoghi ana-loghi (come logica interpretativa la-scerebbe presumere) meglio sarebbe stato se si fosse fatto riferimento a locali “ad esclusivo uso privato” sgombrando definitivamente il cam-po da qualsiasi altra possibile inter-pretazione, ad oggi invece ancora ac-coglibile. Precisa e diretta, invece, la seconda eccezione che difendendo in contro-tendenza la libertà dei fumatori nel perseguire una “dipendenza che dan-neggia chi la pone in essere e chi, so-prattutto, passivamente la subisce” (Circ.n.4 del 2001), prevede espres-samente la disposizione di “locali per fumatori”, innovando e discostandosi dalla normativa principale di riferi-mento (Legge n.584/75) secondo la

    “Tutela della libertà” oppure “libertà di tutela”?

  • á;â ã0â ä�â å æç ä�èé�ê�ë�ç ì�ç�íî�ï ï�ðKñ�ò�ï�ó�ô�õ�öQðS÷(ø)ò�ôî�ö$ù�ðWú0û�û�ü ã(ýQþ,ç é5ý ÿ

    SIGARETTA? NON PIÙ, GRAZIE. All’Ospedale Molinette il divieto non viene rispettato

    Ecco i confini con i quali il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, si è do-vuto confrontare nel corso del 2003. In tale anno, infatti, prima con lo specifi-co art.51 della Legge n.3 del 20 gen-naio 2003 relativo alla “ Tutela della salute dei non fumatori” (modificata dalla L.306/2003), poi con il recente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, attuativo della legge, da-tato 23 dicembre 2003, si è comples-sivamente regolamentata in Italia la questione del divieto di fumo nei luo-ghi di vita e di lavoro. Una prima importante decisione, per quanto concerne il nostro ordinamen-to, era stata presa nei riguardi del di-vieto di fumare in misura assoluta già dal legislatore del 1975 con la Legge 584 disponendo, a quel tempo senza alcuna eccezione, l’assoluto divieto di fumare in determinati locali, quali le corsie d’ospedale, le aule di scuola, le sale d’attesa delle stazioni ferroviarie e mezzi di trasporto pubblici. Si tratta-va di tutelare la salute pubblica dei cit-tadini e dei lavoratori, sia in quanto fumatori attivi che fumatori passivi, e il legislatore del tempo, di circa trent’anni fa, non pose alcuna esenzio-ne. D’altra parte il riconoscimento del diritto alla salute come diritto fonda-mentale della persona e quale bene primario, dal 1948, rappresenta uno dei principali diritti soggettivi che la Carta Costituzionale (art.32) garanti-sce a ciascun cittadino e che, attraver-so un combinato disposto nel codice civile, porta ad estendere ed indirizza-re i suoi effetti anche nei riguardi dei lavoratori, per i quali si prevede, a ca-rico del datore di lavoro, un pieno di-ritto alla “massima sicurezza tecnolo-gicamente possibile”, all’adozione, cioè, da parte di quest’ultimo di tut-te le misure necessarie al fine di tu-telare l’integrità fisica e morale dei lavoratori. Il fumo, attivo e passivo, fa male. Il fumo uccide. Lo sostiene da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) denun-

    ciando la morte nel mondo di 560 persone l’ora, lo confermano i dati che annualmente registrano un incremento preoccupante del numero dei decessi per tumori, in specifico, polmonari (circa 30mila l’anno solo in Italia), lo ha stabilito l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) clas-sificando il fumo passivo come cance-rogeno di Gruppo I (inserendolo, cioè, tra le sostanze di cui l’evidenza delle conoscenze scientifiche è sufficiente per concludere che c’è una relazione causa–effetto tra l’esposizione alla so-stanza in esame e la comparsa di tumo-ri nell’essere umano). Eppure, a fronte di così tanta evidenza, le disposizioni normative di recente va-rate, pur integrando il quadro normati-vo vigente sul tema, dimostrano ancora significativi cedimenti sul fronte della piena tutela della salute dei non fu-matori e al contempo, ancora una vol-ta, dimostrano la sopraffazione della libertà degli uni (fumatori) nei confron-ti dei diritti degli altri (non fumatori), soprattutto considerando che fra quest’ultimi si annovera una parte si-gnificativa della popolazione rappre-sentata da soggetti “deboli” quali i bambini, gli adolescenti e gli anziani. Se nel 2001 in occasione della pubbli-cazione della circolare esplicativa sul tema, n.4 del 2001, il Ministro della Sanità affermava che: “Il fumo, sia at-tivo che passivo, costituisce uno dei principali fattori di rischio per le pato-logie dell’apparato respiratorio e car-diovascolare”, l’approvazione oggi di disposizioni normative, a distanza di meno di tre anni, caratterizzate da ecce-zioni al “ divieto di fumare nei locali chiusi” fa indiscutibilmente sorgere qualche dubbio sull’insorgenza di pres-sioni ad interesse contrastante. Ma entriamo nel merito. Il 29 dicembre scorso, come si è detto, è giunto a pub-blicazione sulla Gazzetta Ufficiale l’atteso decreto attuativo della Legge n.3/2003, in specifico, dell’art.51 riferi-to alla “ tutela della salute dei non fu-matori”. Previsto formalmente a cen-tottanta giorni dal varo della legge

    (entro quindi Luglio 2003), nessuno concretamente si aspettava un ritardo così minimo da parte del Governo, al quale per questo va un plauso, nel predisporre le caratteristiche tecniche essenziali per poter concretamente avviare le novità contenute nella nor-mativa. Oggetto centrale del decreto, difatti, è il contenuto dell’allegato I che costituisce, come recita il secon-do ed ultimo articolo, parte integran-te del decreto nel quale sono previsti i requisiti tecnici dei locali per fuma-tori, dei relativi impianti di ventila-zione e di ricambio d’aria e dei mo-delli dei cartelli connessi al divieto di fumo. I “ locali per fumatori”, in vero, rap-presentano la reale novità (e al con-tempo l’espressione concreta di una regressione nella tutela degli indivi-dui poiché a fronte di un “divieto e-spresso generale di non fumare nei locali chiusi” si prevedono due speci-fiche eccezioni: si può fumare nei luoghi “ privati non aperti ad utenti o al pubblico” e si può fumare nei luoghi “ riservati ai fumatori e co-me tali contrassegnati”. Nella prima eccezione, non si può certo affermare che sia stata scelta la via più lineare per chiarire in maniera diretta ed ine-quivocabile a quale contesto il redat-tore intendeva riferirsi, tenuto conto che se il riferimento voleva essere all’abitazione privata o a luoghi ana-loghi (come logica interpretativa la-scerebbe presumere) meglio sarebbe stato se si fosse fatto riferimento a locali “ad esclusivo uso privato” sgombrando definitivamente il cam-po da qualsiasi altra possibile inter-pretazione, ad oggi invece ancora ac-coglibile. Precisa e diretta, invece, la seconda eccezione che difendendo in contro-tendenza la libertà dei fumatori nel perseguire una “dipendenza che dan-neggia chi la pone in essere e chi, so-prattutto, passivamente la subisce” (Circ.n.4 del 2001), prevede espres-samente la disposizione di “locali per fumatori”, innovando e discostandosi dalla normativa principale di riferi-mento (Legge n.584/75) secondo la

    quale in locali chiusi come i cinema, i teatri, le sale da ballo, i musei e le biblioteche, il conduttore poteva otte-nere l’esenzione al divieto di fumo installando unicamente un impianto di condizionamento dell’aria o un impianto di ventilazione. Tralasciando qualsiasi possibile elen-co di luoghi, la nuova normativa va ad estendere i termini dell’azione a tutti gli ambienti di vita e di lavoro, ricomprendendo così, per la prima volta, gli esercizi pubblici quali i bar, i ristoranti, gli alberghi, ma anche, senza distinzione, tutti i luoghi di lavoro. In un tempo massimo di un anno (primi giorni del 2005) i diversi “locali per fumatori”, da quelli da realizzare nei locali pubblici a quelli nei posti di lavoro, dovranno rispet-tare i requisiti tecnici introdotti senza poter in alcun caso, a fronte di im-possibilità strutturali di realizzare “locali per fumatori” idonei, consen-tire/spingere il gestore o il datore di lavoro, a disporre un divieto assoluto di fumo. Si denota, infatti, che nel disporre i requisiti tecnici dei “locali per fumatori” si sarebbe dovuto pre-vedere che in tutte le strutture in cui le persone sono costrette soggiornare non volontariamente dovrebbero es-sere previsti locali adibiti ai fumato-ri. La conferma in questo senso ci perviene anche attraverso l’analisi attenta del testo dello “Schema di regolamento applicativo dell’arti-colo 51, comma 2, della legge 16 gennaio 2003, n.3, in materia di tute-la della salute dei non fumatori”. In data 18 Aprile 2003, si ricorda, il Consiglio dei Ministri varò uno sche-ma di regolamento che richiamando

    indicativamente i requisiti tecnici fon-damentali relativi ai locali per fumatori disponeva il preciso “ divieto di fumo in presenza di un unico locale e di impossibilità di assicurare idonea se-parazione degli ambienti”. Tale di-sposizione è venuta a cadere nell’elaborazione del testo definitivo del Decreto del Presidente del Consi-glio dei Ministri, rafforzando così l’obbligo e la conseguente irrinunciabi-lità, da parte di qualsiasi gestore/datore di lavoro di poter ovviare al realizzare un “locale per fumatori” decidendo per un divieto assoluto di fumo in tutti gli ambienti. Una modifica questa che si accompagna ad un’altra di natura mera-mente tecnica relativa alla portata di aria supplementare minima prevista per assicurare un adeguato ricambio per la quale si rileva il passaggio da 22 li-tri/secondo previsti nello schema di re-golamento a 30 litri/secondo previsti dal suddetto decreto. Alla libertà concessa ai fumatori di “ farsi del male” non vietando loro di fumare, ma disponendo obbligatoria-mente dei “locali per fumatori” sia nei luoghi di lavoro che negli esercizi pub-blici, va di contro il rigore con cui il legislatore ha previsto i requisiti tecni-ci. Dagli spazi dei “locali per fumatori” delimitati da pareti a tutta altezza su tutti i quattro lati, all'obbligo della por-ta d'ingresso con chiusura automati-ca, alla segnaletica specifica e lumi-nosa, al non poter essere adibita a “locale per fumatori” una stanza di passaggio, al preciso rispetto del rap-porto tra mq/numero delle persone pre-senti contemporaneamente (indice di affollamento) e litri di aria pulita di ri-cambio, alle multe (da un minimo di 25 euro, aumentabili fino a 100 euro in

    caso di trasgressione in pre-senza di bambini e donne in-cinta, ad un massimo di 2.000 euro), occorre riconoscere l’impegno e l’attenzione che a questo tema, il nostro Paese, seppur in ritardo e per adesso solo sulla carta, sta dimo-strando di dare. Dal 10 Gennaio l’Irlanda è il primo Paese europeo ad aver bandito il fumo dai pub e dai ristoranti, mentre con il 10 Maggio prossimo partirà il divieto di fumo in tutti gli e-difici della Commissione Eu-

    ropea. Le esperienze degli altri Paesi saranno importanti in questo anno di tempo che l’Italia avrà per predisporre tutti i locali nel rispetto dei requisiti previsti, perché molti saranno i proble-mi che nella realizzazione emergeran-no, tenuto conto anche della comples-sità di tutte le realtà lavorative e di vita con le quali ci si andrà a confrontare e nelle quali si dovrà andare ad applica-re regole e requisiti non sempre imme-diatamente trasferibili e adattabili. Tre per tutti: come verrà calcolato il tem-po di assenza del lavoratore-fumatore dal proprio posto di lavoro durante il trasferimento verso il “luogo per fumatori”, in confronto ad un lavo-ratore che non fuma? e ancora, in rife-rimento al numero di persone ammis-sibili, in base alla portata dell’impianto, all’interno dello spazio adibito ai fumatori, in caso di raggiun-gimento del numero massimo consen-tito, la persona potrà/dovrà aspettare fuori fino a quando qualcuno non esce o potrà/dovrà ritentare in un tempo successivo? e poi, chi conterà le perso-ne per verificare il rispetto dell’indice di affollamento in relazione alla porta-ta dell’impianto? Forse un anno ad og-gi può sembrare un tempo lungo, ma ben presto ci si accorgerà che dodici mesi passeranno troppo in fretta prima di aver affrontato tutte le questioni in-terpretative che la realtà ci suggerirà. Tornando alle Molinette si evince dal-le segnalazioni dei colleghi, dai so-pralluoghi nei reparti, negli uffici e nei corridoi che in ospedale si fuma anco-ra. Ma una domanda è d’obbligo: per-ché la direzione non interviene ener-gicamente, per far rispettare questo divieto? Con la pubblicazione di questo artico-lo esprimiamo il nostro dissenso ed il nostro impegno a far comprendere i già più volte descritti rischi del fumo attivo e passivo, inoltre richiamiamo fortemente tutti al rispetto delle regole, per la salvaguardia della salute propria ed altrui ancor più in un ambiente deli-cato come quello ospedaliero. Ed ancora, da questo giornalino in a-vanti dedicheremo uno spazio ad uno slogan contro il fumo, poiché ritenia-mo che il non fumare sia un’importante forma di rispetto nei confronti propri e degli altri.

    “Tutela della libertà” oppure “libertà di tutela”?

  • ������� ��� � � ��������� ���� �������������! #"�$�%&�('*)+��"#��%-,.�0/21�1�3

    Il risultato dei nuovi esperimenti dei laboratori europei di Ispra è che il fumo non si disperde a-rieggiando gli ambienti. La con-centrazione di sostanze dannose emesse dal fumo delle sigarette non diminuisce significativamente con la ventilazione dell’ambiente, ad esempio aprendo le finestre o utilizzando i normali sistemi di ventilazione. Lo affermano i nuovi risultati de-gli esperimenti sull’inquinamento degli ambienti interni, condotti nei laboratori di Ispra (VA) del Centro Comune di Ricerca dell’UE. L’esito dei nuovi test, effettuati nella stanza “Indoortron” utiliz-zando un maggior numero di siga-rette, ha confermato quanto già e-

    videnziato nel settembre 2003, nella prima fase della ricerca. Il fumo di sigarette rappresenta u-na notevole fonte di un elevato nu-mero di sostanze chimiche, come idrocarburi volatili, carbonili, idro-carburi aromatici policiclici, gas e particelle inorganici. Queste sostanze sono prodotte ad alte concentrazioni durante il pro-cesso di combustione e non sono rapidamente e sostanzialmente eli-minate dall’ambiente interno, an-che quando sono applicati alti li-velli di cambio d’aria. La diffusione dei componenti e-messi è relativamente lenta, così la d i l u i z i o n e a t t r a v e r s o l’immissione di aria fresca non è molto efficace.

    Una diluizione efficace delle sostanze nocive è stata ottenuta sono con livelli di ventilazioni pari a quelli delle “gallerie del vento”. Pensiamo che i più attenti abbiano qualcosa su cui riflettere al momento di accendere una sigaretta.

    �*465� 64 7 8

    FUMO PASSIVO PERSISTENTE

    Si sono rivolti a noi alcuni lavora-tori della Medicina d’Urgenza per lamentare la grave situazione che si è creata nel loro reparto a causa della forte carenza di personale in organico rispetto all’elevato nume-ro di posti letto. Inoltre evidenziano le gravi carenze strutturali di un reparto, la cui struttura risale al 1975 e che presenta camere piccole con ridotti spazi di mobilizzazione ed assistenza al paziente, servizi igienici inadeguati nel numero, mancanza di un locale per il depo-sito delle attrezzature ed arredi ob-soleti ed inadeguati rispetto alle

    norme Tutto ciò si somma alle proble-matiche tipiche delle patologie gestite dal reparto che ricovera pa-zienti totalmente dipendenti con pluripatologie, spesso monitoriz-zati, dipendenti da ventilatore pol-monare, e che necessitano sovente-mente di essere trasportati in giro per l’ospedale per l’esecuzione di esami. Il risultato è l’impossibilità di pro-grammare il lavoro per problemi assistenziali costringendo alla me-ra programmazione per attività, a non riuscire a collaborare attiva-mente con il gruppo medico, con il risultato di non essere in grado di provvedere ad un’adeguata assi-stenza e di non riuscire a salva-guardare la sicurezza dei degenti. Come organizzazione Sindacale ci uniamo alle lamentele dei col-leghi della Medicina d’Urgenza per segnalare quanto sopra alla Direzione Aziendale affinché sia trovata al più presto una solu-zione.

    E’ URGENTE UN AIUTO PER LA MEDICINA D’URGENZA

    PROROGA DELLE PRE-STAZIONI AGGIUNTIVE

    PER IL 2004

    Riportiamo di seguito l’art. 16 del De-creto Legge 355 del 24 dicembre 2003 (Proroga di termini previsti da disposi-zioni legislative): Prestazioni aggiuntive programmabili da parte degli infermieri e dei tecnici sanitari di radiologia medica: Per ga-rantire la continuità assistenziale e fron-teggiare l'emergenza infermieristica, le disposizioni previste dall'articolo 1, commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 del Decreto Leg-ge 12 novembre 2001, n. 402, converti-to, con modificazioni, dalla legge 8 gen-naio 2002, n. 1, sono prorogate al 31 dicembre 2004, in armonia con le di-sposizioni recate in materia di assunzio-ni dai provvedimenti di finanza pubbli-ca. Nell’attesa di concludere un accordo con l’Amministrazione per la program-mazione delle Prestazioni Aggiuntive, ci dichiariamo soddisfatti per il risultato ottenuto con l’emanazione di un decreto che, almeno per tutto il 2004, garantisce i minimi requisiti per l’erogazione dell’assistenza all’utenza ospedaliera e per la salvaguardia dell’integrità psi-co-fisica del personale.

  • Il risultato dei nuovi esperimenti dei laboratori europei di Ispra è che il fumo non si disperde a-rieggiando gli ambienti. La con-centrazione di sostanze dannose emesse dal fumo delle sigarette non diminuisce significativamente con la ventilazione dell’ambiente, ad esempio aprendo le finestre o utilizzando i normali sistemi di ventilazione. Lo affermano i nuovi risultati de-gli esperimenti sull’inquinamento degli ambienti interni, condotti nei laboratori di Ispra (VA) del Centro Comune di Ricerca dell’UE. L’esito dei nuovi test, effettuati nella stanza “Indoortron” utiliz-zando un maggior numero di siga-rette, ha confermato quanto già e-

    videnziato nel settembre 2003, nella prima fase della ricerca. Il fumo di sigarette rappresenta u-na notevole fonte di un elevato nu-mero di sostanze chimiche, come idrocarburi volatili, carbonili, idro-carburi aromatici policiclici, gas e particelle inorganici. Queste sostanze sono prodotte ad alte concentrazioni durante il pro-cesso di combustione e non sono rapidamente e sostanzialmente eli-minate dall’ambiente interno, an-che quando sono applicati alti li-velli di cambio d’aria. La diffusione dei componenti e-messi è relativamente lenta, così la d i l u i z i o n e a t t r a v e r s o l’immissione di aria fresca non è molto efficace.

    Una diluizione efficace delle sostanze nocive è stata ottenuta sono con livelli di ventilazioni pari a quelli delle “gallerie del vento”. Pensiamo che i più attenti abbiano qualcosa su cui riflettere al momento di accendere una sigaretta.

    9;:� ?#@ =�ACB�D!E.@ FG@IHJ�K!K�L�M�N�K�O�P�Q�RSL(T*U+N�P#J�R&V�LXW2Y�Y�Z

  • _�`�a�` b�` c d�e b�f�g�h�i�e j�e�k l�m�m�n�o�p�m!q#r�s�t&n(u*v+p�r#l�t-w.n0x2y�y�z

    Ormai da qualche tempo ci occu-piamo di un problema molto senti-to, il Mobbing. La sua importanza è sancita anche dal nuovo C.C.N.L. 2002-2005 che prevede la creazione di un Comitato Parite-tico sul tema. Ma vediamo nel det-taglio di cosa si tratta. Il mobbing, è un atteggiamento persecutorio realizzato tramite una serie di violenze psicologiche per-duranti nel tempo, eseguite ad arte da un superiore gerarchico (mobber) e/o da colleghi, al fine di danneggiare il lavoratore (vittima) e, normalmente, per estrometterlo dall’attività lavorativa. Contrariamente a quanto si possa pensare, il mobbing non danneggia soltanto il lavoratore causandogli danni alla salute, alla vita di rela-zione, alla professionalità, ecc. Questo, infatti, tocca negativamen-te anche la famiglia, influendo sul-le problematiche di natura econo-mica e relazionale (figli, coniuge, genitori). Ma il danno si estende anche alla stessa comunità: il siste-ma sanitario nazionale, infatti, de-ve sostenere costi per terapie, rico-veri, medicine, con un aumento degli oneri sociali, quali sussidi, pensioni anticipate, mobilità, inva-lidità, ammortizzatori, ecc. Paradossalmente, il mobbing dan-neggia anche chi per ignoranza, leggerezza, incapacità lo mette in atto (o permette che avvenga). L’azienda, infatti, rischia di colpi-re l’efficienza e la produttività di un lavoratore, ne diminuisce la motivazione e fa aumentare l’assenteismo, la conflittualità e il contenzioso. Crea in questo modo un clima negativo e può dover so-stituire il lavoratore in malattia con ulteriori costi da sopportare, vedendo aumentare il costo del prodotto a scapito della qualità.

    Un piccolo test Chiariamoci le idee sul Mobbing, con un piccolo test: Hai problemi sul lavoro? Da qualche tempo qualcosa ti sem-

    bra cambiato? Hai subito una dequalificazione? I tuoi colleghi ti evitano? Subisci rimproveri o richiami im-motivati? Sei emarginato senza ragione? Vieni deriso per il tuo aspetto o per il tuo abbigliamento? Vengono fatti girare ad arte pette-golezzi sul tuo conto? Sei sorvegliato in ogni tuo movi-mento? Scompaiono improvvisamente be-nefit o strumenti di lavoro? Vieni provocato, per indurti a rea-gire in modo incontrollato? Sei sempre nervoso, preoccupato? Tutto ciò ti fa trascurare la fami-glia? Non hai più interesse in quello che ti circonda, sei depresso?

    doti a disposizione medici e legali e-sperti nella legislazione del lavoro. In questo modo, possiamo evitarti di im-battere in personaggi che promettono soluzioni miracolistiche, finalizzate solo al guadagno. Possiamo intervenire all’interno della tua reparto al fine di porre termine all’atteggiamento persecutorio. Naturalmente questo non basta: un fe-nomeno come quello descritto va ri-mosso dalle radici, senza trovare con-sensi, creando un clima che impedisca il perseverare del mobbing, addirittura un clima di vergogna, indirizzato a chi lo applica. Per quest’obiettivo siamo parte di un processo formativo tramite i nostri R.L.S. (Rappresentanti dei Lavora-tori per la Sicurezza, garanti dell’applicazione della legge 626/94) atto ad individuare le cause per porre rimedio sul nascere del problema. Insieme agli enti pubblici organizzia-mo e partecipiamo a convegni al fine di concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla realtà di questo problema diffuso. Stimoliamo e proponiamo, inoltre, la nascita di accordi di clima tra rappre-sentanti dei lavoratori e parte padrona-le, dei quali possano beneficiare azien-da e lavoratori. Suggeriamo agli organi parlamentari argomenti validi per la nascita di leggi specifiche, sulla linea di altri paesi. Abbiamo continui scambi d’informazione con gli altri sindacati europei, per trovare soluzioni a proble-matiche comuni. Siamo disponibili a qualsiasi suggeri-mento possa dare un contributo alla soluzione del problema.

    Con questa finalità la CISL tramite il patronato INAS-CISL ha attivato uno Sportello di ascolto in grado di fornire risposte esaurienti e consigli sulle ini-ziative da prendere per contrastare il fenomeno. Per ogni informazione o consiglio in merito non esitare a con-tattare le sedi INAS-CISL o telefona-re al 5090 per fissare un appuntamen-to con l’avv. Pecchio presente ogni 15 giorni presso la nostra sede aziendale.

    a*{6|�e g6{ } ~

    MOBBING

    SE HAI RISPOSTO POSITIVA-MENTE AD ALCUNE DOMAN-DE, FORSE SEI VITTIMA DEL MOBBING. Cosa possiamo fare per aiutarti, dinanzi al fenomeno distruttivo del mobbing? Innanzi tutto, come Organizzazio-ne Sindacale in collaborazione con il patronato INAS-CISL, pos-siamo prenderci cura della tua si-tuazione, grazie ad anni d’esperienza, guidandoti nelle giu-ste scelte. Possiamo chiarirti quali sono i tuoi diritti e cercare di focalizza-re, insieme a te, gli abusi che stai subendo, consigliandoti e metten-

  • Ormai da qualche tempo ci occu-piamo di un problema molto senti-to, il Mobbing. La sua importanza è sancita anche dal nuovo C.C.N.L. 2002-2005 che prevede la creazione di un Comitato Parite-tico sul tema. Ma vediamo nel det-taglio di cosa si tratta. Il mobbing, è un atteggiamento persecutorio realizzato tramite una serie di violenze psicologiche per-duranti nel tempo, eseguite ad arte da un superiore gerarchico (mobber) e/o da colleghi, al fine di danneggiare il lavoratore (vittima) e, normalmente, per estrometterlo dall’attività lavorativa. Contrariamente a quanto si possa pensare, il mobbing non danneggia soltanto il lavoratore causandogli danni alla salute, alla vita di rela-zione, alla professionalità, ecc. Questo, infatti, tocca negativamen-te anche la famiglia, influendo sul-le problematiche di natura econo-mica e relazionale (figli, coniuge, genitori). Ma il danno si estende anche alla stessa comunità: il siste-ma sanitario nazionale, infatti, de-ve sostenere costi per terapie, rico-veri, medicine, con un aumento degli oneri sociali, quali sussidi, pensioni anticipate, mobilità, inva-lidità, ammortizzatori, ecc. Paradossalmente, il mobbing dan-neggia anche chi per ignoranza, leggerezza, incapacità lo mette in atto (o permette che avvenga). L’azienda, infatti, rischia di colpi-re l’efficienza e la produttività di un lavoratore, ne diminuisce la motivazione e fa aumentare l’assenteismo, la conflittualità e il contenzioso. Crea in questo modo un clima negativo e può dover so-stituire il lavoratore in malattia con ulteriori costi da sopportare, vedendo aumentare il costo del prodotto a scapito della qualità.

    Un piccolo test Chiariamoci le idee sul Mobbing, con un piccolo test: Hai problemi sul lavoro? Da qualche tempo qualcosa ti sem-

    bra cambiato? Hai subito una dequalificazione? I tuoi colleghi ti evitano? Subisci rimproveri o richiami im-motivati? Sei emarginato senza ragione? Vieni deriso per il tuo aspetto o per il tuo abbigliamento? Vengono fatti girare ad arte pette-golezzi sul tuo conto? Sei sorvegliato in ogni tuo movi-mento? Scompaiono improvvisamente be-nefit o strumenti di lavoro? Vieni provocato, per indurti a rea-gire in modo incontrollato? Sei sempre nervoso, preoccupato? Tutto ciò ti fa trascurare la fami-glia? Non hai più interesse in quello che ti circonda, sei depresso?

    doti a disposizione medici e legali e-sperti nella legislazione del lavoro. In questo modo, possiamo evitarti di im-battere in personaggi che promettono soluzioni miracolistiche, finalizzate solo al guadagno. Possiamo intervenire all’interno della tua reparto al fine di porre termine all’atteggiamento persecutorio. Naturalmente questo non basta: un fe-nomeno come quello descritto va ri-mosso dalle radici, senza trovare con-sensi, creando un clima che impedisca il perseverare del mobbing, addirittura un clima di vergogna, indirizzato a chi lo applica. Per quest’obiettivo siamo parte di un processo formativo tramite i nostri R.L.S. (Rappresentanti dei Lavora-tori per la Sicurezza, garanti dell’applicazione della legge 626/94) atto ad individuare le cause per porre rimedio sul nascere del problema. Insieme agli enti pubblici organizzia-mo e partecipiamo a convegni al fine di concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla realtà di questo problema diffuso. Stimoliamo e proponiamo, inoltre, la nascita di accordi di clima tra rappre-sentanti dei lavoratori e parte padrona-le, dei quali possano beneficiare azien-da e lavoratori. Suggeriamo agli organi parlamentari argomenti validi per la nascita di leggi specifiche, sulla linea di altri paesi. Abbiamo continui scambi d’informazione con gli altri sindacati europei, per trovare soluzioni a proble-matiche comuni. Siamo disponibili a qualsiasi suggeri-mento possa dare un contributo alla soluzione del problema.

    Con questa finalità la CISL tramite il patronato INAS-CISL ha attivato uno Sportello di ascolto in grado di fornire risposte esaurienti e consigli sulle ini-ziative da prendere per contrastare il fenomeno. Per ogni informazione o consiglio in merito non esitare a con-tattare le sedi INAS-CISL o telefona-re al 5090 per fissare un appuntamen-to con l’avv. Pecchio presente ogni 15 giorni presso la nostra sede aziendale.

    MOBBING

    ��� � � ����� �� �����!#��&*+�#�-.02��

    L’INAIL risarcisce il danno da mobbing. Rientrano nella tutela le situazioni di "costrittività organizzativa" (svuotamento di mansioni, mancata assegnazione degli strumenti di lavoro) e di "mobbing strategico" ricollega-bile a situazioni lavorative. Questo è quanto è contenuto in una circolare emanata dall’Istituto assicuratore in cui vengono precisati i principi e le istruzioni operative per la cor-rettezza della trattazione delle pratiche. La tutela del rischio legato alle patologie psichiche causate dalle condizioni orga-nizzativo-ambientali di lavoro trova fondamento giuridico nel-

    la sentenza della Corte Costitu-zionale n°179/88 e nel D.Lgs. n° 38/00. In relazione a questa normativa, sono considerate malattie professionali tutte quelle per cui è dimostrata la causa lavorativa compren-dendo anche quelle legate all’organizzazione aziendale delle attività lavorative. Sono esclusi dalla tutela i fattori or-ganizzativo-gestionali legati al normale svolgimento del rap-porto di lavoro (nuova assegna-zione, trasferimento, licenzia-mento) e le situazioni legate al-le dinamiche psicologico-relazionali comuni sia all’ambiente di lavoro che di vita (difficoltà relazionali, con-

    flittualità interpersonali). L’INAIL spiega che, riguardo la prova, l’obbligo di presentare la documen-tazione che supporta la richiesta ri-cade sul lavoratore. All’Istituto è riservato il potere-dovere di verifi-care l’esistenza dei presupposti at-traverso indagini ispettive per rac-cogliere le prove testimoniali dei colleghi di lavoro, del datore di la-voro, del responsabile dei servizi di prevenzione e protezione delle a-ziende e di ogni persona informata sui fatti. La circolare sottolinea che le denuncie di disturbi psichici da costrittività organizzative verranno definite direttamente dalle sedi sen-za il parere preventivo della dire-zione generale.

    *6. 6 � 

    LAVORO: AL VIA IL RISARCIMENTO DA MOBBING

    Gli obiettivi prefissi per il rinno-vo contrattuale erano: ampliare le tutele e rafforzarne l'esigibili-tà, strutturare e consolidare il si-stema di relazioni sind