GIORNALE DI BRESCIA SABATO 30 APRILE 2011 CULTURA · «Epistole» di Cassandra Fedele sono state...

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Lunedì 2 maggio alle 18 alla Libreria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, in via Trieste 17 D, si presenta il volume «Cassandra Fedele - Orazioni ed Epistole», traduzione e cura di Antonino Fedele. Interverranno Bortolo Martinelli (Università Cattolica di Brescia), Gianenrico Manzoni (Università Cattolica di Brescia), Elisabetta Selmi (Università di Padova). Sarà presente il curatore. Il volume è pubblicato dalla casa editrice Il Poligrafo di Padova. Figura affascinante e per certi versi misteriosa del nostro Rinascimento, la veneziana Cassandra Fedele (1465-1558), poetessa, musicista e scrittrice, fu paragonata in vita, dal Poliziano, a Pico della Mirandola per la sua erudizione, ma venne ricordata anche come donna di rara bellezza ed eleganza. Si distinse per la vastità della sua cultura. Un patrimonio di conoscenze e di ingegno, risultato di una precoce educazione filosofica e letteraria, che suscitò ammirazione tra i massimi protagonisti del mondo umanistico. Le «Orazioni» e le «Epistole» di Cassandra Fedele sono state tradotte in italiano per la prima volta e nel libro sono presentate con testo latino a fronte. Teresa Celeste, il tempo raccontato con gli haiku Festa e musica per una bresciana di 83 anni che ama un insolito genere di poesia «Le grandi mostre? Controproducenti per la cultura della nostra città» U na donna-letterata nell’età dell’Umanesimo? Strano ma vero. Torna infatti a rifulgere Cassandra Fedele: dico torna, poiché le sue opere superstiti si possono ora leggere, nell’originale veste latina con traduzione a fronte, in un volume del Poligrafo, casa editrice dell’Universi- tà di Padova e di Venezia («Orazioni ed Epistole», pp. 470, 28 u; riferiamo qui so- pra l’annuncio della presentazione in cit- tà). Ne è curatore Antonino Fedele, a lun- go insegnante e preside nella nostra pro- vincia ed autore di varie monografie, fra cui un bel profilo di Don Primo Mazzola- ri (Messaggero, Padova 2009). Fedele ha riunito i testi, li ha tradotti con gusto e passione, vi ha preposto un accurato ri- tratto biografico. Un ritratto della fanciulla-prodigio l’ave- vano fatto con il pennello Giovanni Belli- ni e con la penna Angelo Poliziano, che la incontra nel 1491 e ne scrive l’indoma- ni a Lorenzo il Magnifico: «È cosa, Loren- zo, mirabile, né meno in vulgare che in latino: discretissima et meis oculis etiam bella». Poi il poeta delle «Stanze» scrive alla stessa Cassandra: sa bene che la na- tura non ha condannato il sesso femmi- nile all’ottusità, ma nel nostro tempo, do- ve tanti uomini si levano alla gloria del sapere dopo il buio medievale, «l’unica a venir fuori sei tu, fanciulla, che maneggi il libro al posto della lana, la penna al po- sto del belletto, la scrittura al posto del ricamo e che non ricopri la pelle con il bianchetto ma il papiro con l’inchio- stro». Era nata a Venezia, nel 1465, da famiglia patrizia cui la cultura premeva più degli affari. Il padre le fece studiare latino e gre- co, retorica e diritto, filosofia e scienze. Legata all’ambiente dell’università di Pa- dova, dove tenne una laudatio per la lau- rea di un congiunto, partecipò a dibattiti pubblici, filosofici e teologici, suscitan- do ammirazione unanime. La cattedra universitaria che le era destinata in Spa- gna sfumò per gli impedimenti della sto- ria: prima le guerre seguite alla calata di Carlo VIII, poi il matrimonio con un me- dico (1499) con cui si trasferì a Creta, allo- ra possedimento di San Marco. I suoi corrispondenti furono di gran no- me: Poliziano, Lorenzo de’ Medici, i so- vrani di Spagna, e in particolare Eleono- ra d’Aragona, sua figlia Beatrice d’Este e suo marito Ludovico Sforza, duca di Mi- lano... E tutte le testimonianze convergo- no: ingegno, cultura, saggezza, insom- ma le qualità della più nobile humani- tas, ma in aggiunta l’ammirazione per la grazia fisica e morale: la bella chioma e quell’abito bianco semplice la fanno sembrare una ninfa antica, ma ella si adorna anche di pudore e fedeltà (no- men omen). Le amazzoni, le dicono, sep- pero emulare i maschi nelle prove virili della guerra? Lei ha fatto di più, egua- gliandoli nel culto della parola quale stru- mento di elevazione civile e spirituale. E, in effetti, il suo elogio della parola meri- ta di figurare nell’antologia delle più bel- le pagine umanistiche (il traduttore ha reso assai bene l’elegante classicismo dell’originale). A trent’anni aveva l’Europa ai suoi piedi, ma sacrificò la gloria alla famiglia. Isola- ta a Creta, depose la penna. Non depose però il coraggio quando, tornata a Vene- zia, si trovò povera e sola. Morti il marito e il padre, perduti i beni in un naufragio, bussò invano alle porte dei potenti che l’avevano a suo tempo lusingata. Final- mente, il papa le affidò la direzione di un ospizio veneziano di orfane, che resse fi- no alla morte, avvenuta nel 1558 a 93 an- ni, età ragguardevole oggi ma allora dav- vero eccezionale. Ed eccezionale fu la classe con cui la nonagenaria pronun- ciò, a nome della Serenissima, l’orazio- ne di benvenuto per accogliere Bona Sforza, vedova del re di Polonia Sigi- smondo. La sua parola, la sua mente e il suo cuore non si erano arrugginiti. Pietro Gibellini LUNEDÌ 2 MAGGIO La presentazione allaLibreria dellaCattolica S arà una festa piena di poesia l’«Omag- gio a Teresa Celeste», in programma oggi, sabato, alle 16 nel Salone del Centro Balestrieri-Anziani in linea di via Moretto 55 in città; ingresso libero. Ottan- tatre anni, quelli della bresciana Anna Tere- sa Celeste, scanditi, soprattutto dopo la pen- sione, dalla passione per le arti: prima la pit- tura, quindi la poesia dialettale, per approda- re agli «haiku», i brevi e folgoranti versi di cui è maestro il giapponese Bashô, e che tanto successo hanno da alcuni anni anche da noi. Haiku equivale a un modo di pensare anti- chissimo e modernissimo insieme, e Cele- ste, oggi ospite della Casa di accoglienza del Centro Balestrieri, ne ha riempiti tre agili li- bretti. «Se nella neve» (2007); «Lungo la stra- da», 2009; «Sussurri», 2010. Ne parleranno oggi, all’incontro introdotto dalla dott. Ma- ria Rosa Inzoli, i prof. Alberto Bonera e Clau- dio Bedussi. Lisa Materzanini e Vittorio Be- lardi offriranno momenti musicali, la prof. Mariarosa Bertellini leggerà poesie dialettali della festeggiata; la prof. Liberata Stefanini e Bedussi leggeranno gli haiku. Le brevi composizioni di Teresa Celeste (per quelle in dialetto ebbe un premio alla carrie- ra al concorso Broletto-Città di Brescia 2007, intitolato a Giovanni Scaramella) volano leg- gere, fanno pensare. Alludono alla condizio- ne delle anziane («e lì sedute / attendono confuse / bambole rotte»), appuntano senti- menti passeggeri («Splendido giorno. / Mi cammina accanto / una canzone»). Alcuni sono favole in tre battute («Baldo ranocchio / per corteggiar la luna / rimase roco»). Non mancano riflessioni sull’avanzare del- l’età («Sulla salita / s’affanna il vecchio cane. / Gli cedo il passo»). Oggi la festa è aperta a tutti coloro che condi- vidono la preziosità del tempo che ci è dato, e vogliono osservare come possa essere mes- so a frutto e condiviso. Parole come doni per gli altri, che oggi vengono restituiti all’autri- ce, con gioia. p. car. HokusaiKatsushika, «La grande onda» La lunga vita di Cassandra Fedele letterata-prodigiofamosa in Europa Antonino Fedele ha riscoperto e tradotto le Orazioni e le Epistole di una pioniera delle lettere ammirata da Poliziano e Lorenzo de’ Medici Umanista In alto: Vittore Carpaccio, «Una giovane lettrice». Qui sopra: una raffigurazione di Cassandra Fedele «P ensare che Brescia possa essere considerata una cit- tà d’arte è pura utopia». Non ha usato mezzi termi- ni Vasco Frati, presidente dell’Associa- zione artisti bresciani, nell’introdurre l’altra sera l’incontro «Grandi e piccole mostre, identità ed immagine», ultimo del ciclo dedicato dal sodalizio al tema delle strutture museali cittadine. «Affida- re il sistema delle grandi mostre a orga- nizzazioni private che obbediscono a lo- giche mercantili - ha proseguito - può so- lo logorare il territorio urbano. Antepo- nendo il profitto alla cultura, le manife- stazioni espositive promosse dall’attua- le amministrazione comunale, come dal- la precedente, hanno innescato un pro- cesso involutivo e autodistruttivo desti- nato a un repentino esaurimento. Bre- scia esige un progetto culturale ampio e partecipato, fondato sullo studio, sulla ri- cerca e sulla critica». Un assunto polemico sottoscritto dagli ospiti intervenuti al dibattito. Tino Bino, docente di Economia della cultura al- l’Università Cattolica, ha riflettuto sul concetto di identità, intesa come «un va- lore mutevole, aleatorio, vincolato a di- namiche di tipo geografico, economico e ambientale. Brescia è alla ricerca della propria identità e seguiterà a cercarla fin- ché non saranno ripristinate le cosiddet- te "grandi emergenze", come sono state in passato l’Ospedale Civile o l’Asm. Le chimere coltivate negli ultimi quindici anni hanno sortito esiti sterili e inibito il confronto dialettico, indispensabile per fondare il tessuto culturale di ogni città: le grandi mostre costituiscono un tentati- vo legittimo ma vacuo di conferire presti- gio alla città. L’"effimero" serve per crea- re qualcosa di stabile e quotidiano, non per inseguire propositi velleitari. La nuo- va identità di Brescia può scaturire solo dall’Università, che dovrebbe assurgere a livelli di eccellenza». Roberto Ferrari, presidente dell’Associa- zione Rizzi e Ferrari, ha invitato l’ente pubblico a «rinunciare a ogni ambizione autoreferenziale e monopolistica per at- tuare una strategia programmatica da condividere con l’intero sistema cultura- le: galleristi, accademie, artisti, editori, critici. E garantire ai piccoli allestimenti una visibilità più ampia». Fausto Loren- zi, critico d’arte, si è invece soffermato sulla tendenza a eludere il confronto cri- tico imponendo contenuti autarchici e predefiniti: «Le grandi mostre sono l’em- blema di una cultura spicciola, consumi- stica, che imbonisce il pubblico impo- nendogli un punto di vista omologato e rassicurante. È palpabile il timore di af- frontare i contenuti, anche eversivi, del- l’arte contemporanea, fucina di riflessio- ni e stimoli. Brescia dovrebbe mettersi in discussione, cambiare la percezione di se stessa e risvegliare la coscienza critica sopita aprendosi a nuove esperienze. Le strutture museali vanno riorganizzate, il centro rivitalizzato, recuperati gli spazi dimenticati». Alessandra Troncana GIORNALEDIBRESCIA SABATO 30 APRILE 2011 59 CULTURA

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■ Lunedì 2 maggio alle 18 allaLibreria dell’Università Cattolicadel Sacro Cuore di Brescia, in viaTrieste 17 D, si presenta il volume«Cassandra Fedele - Orazioni edEpistole», traduzione e cura diAntonino Fedele. InterverrannoBortolo Martinelli (UniversitàCattolica di Brescia), GianenricoManzoni (Università Cattolica diBrescia), Elisabetta Selmi(Università di Padova). Sarà

presente il curatore. Il volume èpubblicato dalla casa editrice IlPoligrafo di Padova.Figura affascinante e per certi versimisteriosa del nostroRinascimento, la venezianaCassandra Fedele (1465-1558),poetessa, musicista e scrittrice, fuparagonata in vita, dal Poliziano, aPico della Mirandola per la suaerudizione, ma venne ricordataanche come donna di rara bellezza

ed eleganza. Si distinse per lavastità della sua cultura. Unpatrimonio di conoscenze e diingegno, risultato di una precoceeducazione filosofica e letteraria,che suscitò ammirazione tra imassimi protagonisti del mondoumanistico. Le «Orazioni» e le«Epistole» di Cassandra Fedelesono state tradotte in italiano per laprima volta e nel libro sonopresentate con testo latino a fronte.

Teresa Celeste, il tempo raccontato con gli haikuFesta e musica per una bresciana di 83 anni che ama un insolito genere di poesia

«Le grandi mostre?Controproducentiper la culturadella nostra città»

Una donna-letterata nell’etàdell’Umanesimo? Strano mavero. Torna infatti a rifulgereCassandra Fedele: dico torna,

poiché le sue opere superstiti si possonoora leggere, nell’originale veste latinacon traduzione a fronte, in un volumedel Poligrafo, casa editrice dell’Universi-tà di Padova e di Venezia («Orazioni edEpistole», pp. 470, 28€; riferiamo qui so-pral’annuncio della presentazione incit-tà).Ne è curatoreAntonino Fedele,a lun-go insegnante e preside nella nostra pro-vincia ed autore di varie monografie, fracui un bel profilo di Don Primo Mazzola-ri (Messaggero, Padova 2009). Fedele hariunito i testi, li ha tradotti con gusto epassione, vi ha preposto un accurato ri-tratto biografico.Un ritratto della fanciulla-prodigio l’ave-vanofatto con il pennello Giovanni Belli-ni e con la penna Angelo Poliziano, chela incontra nel 1491 e ne scrive l’indoma-nia Lorenzo il Magnifico:«È cosa, Loren-zo, mirabile, né meno in vulgare che inlatino: discretissima et meis oculis etiambella». Poi il poeta delle «Stanze» scrivealla stessa Cassandra: sa bene che la na-tura non ha condannato il sesso femmi-nileall’ottusità, manel nostro tempo,do-ve tanti uomini si levano alla gloria delsapere dopo il buio medievale, «l’unica avenir fuori sei tu, fanciulla, che maneggiil libro al posto della lana, la penna al po-sto del belletto, la scrittura al posto delricamo e che non ricopri la pelle con ilbianchetto ma il papiro con l’inchio-stro».Era nata a Venezia, nel 1465, da famigliapatrizia cui la cultura premeva più degliaffari. Il padre lefecestudiare latino egre-co, retorica e diritto, filosofia e scienze.Legata all’ambiente dell’università di Pa-dova, dove tenne una laudatio per la lau-rea di un congiunto, partecipò a dibattitipubblici, filosofici e teologici, suscitan-do ammirazione unanime. La cattedrauniversitaria che le era destinata in Spa-gna sfumò per gli impedimenti della sto-ria: prima le guerre seguite alla calata diCarlo VIII, poi il matrimonio con un me-dico(1499) con cuisi trasferì aCreta, allo-ra possedimento di San Marco.I suoi corrispondenti furono di gran no-me: Poliziano, Lorenzo de’ Medici, i so-vrani di Spagna, e in particolare Eleono-

ra d’Aragona, sua figlia Beatrice d’Este esuo marito Ludovico Sforza, duca di Mi-lano...E tutte le testimonianze convergo-no: ingegno, cultura, saggezza, insom-ma le qualità della più nobile humani-tas, ma in aggiunta l’ammirazione per lagrazia fisica e morale: la bella chioma equell’abito bianco semplice la fannosembrare una ninfa antica, ma ella siadorna anche di pudore e fedeltà (no-menomen). Le amazzoni, le dicono, sep-pero emulare i maschi nelle prove virilidella guerra? Lei ha fatto di più, egua-gliandolinelculto dellaparola quale stru-mento di elevazione civile e spirituale.E, in effetti, il suoelogiodella parolameri-ta di figurare nell’antologia delle più bel-le pagine umanistiche (il traduttore hareso assai bene l’elegante classicismodell’originale).

A trent’anni aveva l’Europa ai suoi piedi,ma sacrificò la gloria alla famiglia. Isola-ta a Creta, depose la penna. Non deposeperò il coraggio quando, tornata a Vene-zia, si trovò povera e sola. Morti il maritoe il padre, perduti i beni in un naufragio,bussò invano alle porte dei potenti chel’avevano a suo tempo lusingata. Final-mente, il papa le affidò la direzione di unospizio veneziano di orfane, che resse fi-no alla morte, avvenuta nel 1558 a 93 an-ni, età ragguardevole oggi ma allora dav-vero eccezionale. Ed eccezionale fu laclasse con cui la nonagenaria pronun-ciò, a nome della Serenissima, l’orazio-ne di benvenuto per accogliere BonaSforza, vedova del re di Polonia Sigi-smondo. La sua parola, la sua mente e ilsuo cuore non si erano arrugginiti.

Pietro Gibellini

LUNEDÌ 2 MAGGIO

La presentazionealla Libreriadella Cattolica

Saràunafestapiena dipoesial’«Omag-gio a Teresa Celeste», in programmaoggi, sabato, alle 16 nel Salone delCentro Balestrieri-Anziani in linea di

viaMoretto 55in città; ingressolibero. Ottan-tatre anni, quelli della bresciana Anna Tere-sa Celeste, scanditi, soprattutto dopo la pen-sione, dalla passione per le arti: prima la pit-tura,quindi la poesiadialettale,per approda-re agli «haiku», i brevi e folgoranti versi di cuiè maestro il giapponese Bashô, e che tantosuccesso hanno da alcuni anni anche da noi.Haiku equivale a un modo di pensare anti-chissimo e modernissimo insieme, e Cele-ste, oggi ospite della Casa di accoglienza del

Centro Balestrieri, ne ha riempiti tre agili li-bretti. «Se nella neve» (2007); «Lungo la stra-da», 2009; «Sussurri», 2010. Ne parlerannooggi, all’incontro introdotto dalla dott. Ma-ria Rosa Inzoli, i prof. Alberto Bonera e Clau-dio Bedussi. Lisa Materzanini e Vittorio Be-lardi offriranno momenti musicali, la prof.Mariarosa Bertellini leggerà poesie dialettalidella festeggiata; la prof. Liberata Stefanini eBedussi leggeranno gli haiku.Le brevi composizioni di Teresa Celeste (perquelle in dialetto ebbe un premio alla carrie-ra al concorso Broletto-Città di Brescia 2007,intitolato a Giovanni Scaramella) volano leg-gere, fanno pensare. Alludono alla condizio-

ne delle anziane («e lì sedute / attendonoconfuse / bambole rotte»), appuntano senti-menti passeggeri («Splendido giorno. / Micammina accanto / una canzone»). Alcunisono favole in tre battute («Baldo ranocchio/ per corteggiar la luna / rimase roco»).Non mancano riflessioni sull’avanzare del-l’età («Sulla salita / s’affanna il vecchio cane./ Gli cedo il passo»).Oggi la festa è aperta a tutti coloro che condi-vidono la preziosità del tempo che ci è dato,evogliono osservare come possa essere mes-so a frutto e condiviso. Parole come doni pergli altri, che oggi vengono restituiti all’autri-ce, con gioia. p. car. Hokusai Katsushika, «La grande onda»

La lunga vita di Cassandra Fedeleletterata-prodigio famosa in EuropaAntonino Fedele ha riscoperto e tradotto le Orazioni e le Epistoledi una pioniera delle lettere ammirata da Poliziano e Lorenzo de’ Medici

Umanista■ In alto:VittoreCarpaccio, «Unagiovanelettrice». Quisopra: unaraffigurazione diCassandraFedele

«Pensare che Brescia possaessereconsideratauna cit-tà d’arte è pura utopia».Nonhausato mezzitermi-

ni Vasco Frati, presidente dell’Associa-zione artisti bresciani, nell’introdurrel’altra sera l’incontro «Grandi e piccolemostre, identità ed immagine», ultimodel ciclo dedicato dal sodalizio al temadellestrutture museali cittadine. «Affida-re il sistema delle grandi mostre a orga-nizzazioni private che obbediscono a lo-gichemercantili - ha proseguito - può so-lo logorare il territorio urbano. Antepo-nendo il profitto alla cultura, le manife-stazioni espositive promosse dall’attua-leamministrazionecomunale,come dal-la precedente, hanno innescato un pro-cesso involutivo e autodistruttivo desti-nato a un repentino esaurimento. Bre-scia esige un progetto culturale ampio epartecipato, fondato sullostudio,sulla ri-cerca e sulla critica».Un assunto polemico sottoscritto dagliospiti intervenuti al dibattito. Tino Bino,docente di Economia della cultura al-l’Università Cattolica, ha riflettuto sulconcetto di identità, intesa come «un va-lore mutevole, aleatorio, vincolato a di-namiche di tipo geografico, economicoe ambientale. Brescia è alla ricerca dellapropriaidentità e seguiteràa cercarlafin-ché non saranno ripristinate le cosiddet-te "grandi emergenze", come sono statein passato l’Ospedale Civile o l’Asm. Lechimere coltivate negli ultimi quindicianni hanno sortito esiti sterili e inibito ilconfronto dialettico, indispensabile perfondare il tessuto culturale di ogni città:legrandi mostre costituiscono untentati-volegittimo ma vacuo di conferire presti-gio alla città. L’"effimero" serve per crea-re qualcosa di stabile e quotidiano, nonper inseguire propositi velleitari. La nuo-va identità di Brescia può scaturire solodall’Università, che dovrebbe assurgerea livelli di eccellenza».RobertoFerrari, presidente dell’Associa-zione Rizzi e Ferrari, ha invitato l’entepubblico a «rinunciare a ogni ambizioneautoreferenziale e monopolistica per at-tuare una strategia programmatica dacondividere con l’intero sistema cultura-le: galleristi, accademie, artisti, editori,critici. E garantire ai piccoli allestimentiuna visibilità più ampia». Fausto Loren-zi, critico d’arte, si è invece soffermatosulla tendenza a eludere il confronto cri-tico imponendo contenuti autarchici epredefiniti: «Le grandi mostre sono l’em-blemadi una cultura spicciola, consumi-stica, che imbonisce il pubblico impo-nendogli un punto di vista omologato erassicurante. È palpabile il timore di af-frontare i contenuti, anche eversivi, del-l’arte contemporanea, fucina diriflessio-ni e stimoli. Brescia dovrebbe mettersi indiscussione, cambiare la percezione dise stessa e risvegliare la coscienza criticasopita aprendosi a nuove esperienze. Lestrutture museali vanno riorganizzate, ilcentro rivitalizzato, recuperati gli spazidimenticati».

Alessandra Troncana

GIORNALE DIBRESCIA SABATO 30 APRILE 2011 59CULTURA