Giornale di Brescia Mercoledì 3 Febbraio 2010 31 Cultura ... · Pérez-Vitoria nel saggio «Il...

1
Data e Ora: 02/02/10 23.21 - Pag: 31 - Pubb: 03/02/2010 - Composite S arà l’agricoltura a salvare la popolazio- ne haitiana in fuga dalla capitale Port- au-Prince devastata dal terremoto? Lo auspica il governo dell’isola caraibica, che ha elaborato un piano d’investimento di 700 milioni di dollari nel settore agricolo, e ha chiesto il sostegno della Fao e dei donatori in- ternazionali (Spagna, Belgio, Brasile e Canada hanno già offerto fondi) per stimolare la produ- zione alimentare e creare occupazione. Un pro- getto in controtendenza rispetto alla progressi- va industrializzazione e meccanizzazione del- l’agricoltura, così come è denunciata dall’eco- nomista, sociologa e documentarista Silvia Pérez-Vitoria nel saggio «Il ritorno dei contadi- ni» (Jaca Book, 205 pp., 17 u), vincitore del Pre- mio Nonino 2009. Francese di origine spagnola, l’autrice ha vissuto in Sudamerica e Africa do- ve ha conosciuto la realtà delle zone rurali; per il suo impegno accanto ai contadini è stata so- prannominata la «pasionaria dell’agricoltura». «Per millenni - spiega - le società hanno avu- to con la terra un rapporto mistico e religioso. Il mito della Terra Madre si ritrova in numero- se civiltà, dall’antica Grecia all’Africa, dall’Asia all’America dove gli indigeni venerano ancora oggi la Pacha Mama. Spesso sono stati stabili- ti legami tra la fecondità delle donne e la fertili- tà della terra. Da quando l’uomo ricorre alla macchina, a una energia non rinnovabile, a prezzi che non controlla, la terra è diventata solo un mezzo per produrre sempre di più a qualunque costo. In questo momento si stima che nel mondo ci siano circa 28 milioni di trat- tori, mentre 350 milioni di contadini ricorrono alla trazione animale e un miliardo lavora ma- nualmente. Con l’agricoltura delle macchine è nato un nuovo settore industriale, ma se i ren- dimenti a breve termine aumentano in manie- ra esponenziale, le macchine condurranno a lungo andare a un indebolimento della prote- zione dei suoli e delle colture». Quali mani e quali menti gestiscono e mono- polizzano il mondo contadino? Il monopolio ha dato un potere enorme all’in- dustria sia a monte che a valle del mondo dei contadini. A monte si trovano le sementi e gli insetticidi, a valle i grandi centri di distribuzio- ne. Quasi tutti gli Stati sono complici di que- sta situazione perché nessuno crede all’impor- tanza del mondo contadino. Tutte le politiche agricole sono andate verso l’industrializzazio- ne dell’agricoltura e la distruzione del mondo contadino. Questo è il risultato del cambio di produzio- ne da parte di molte industrie belliche che an- ziché armi ora producono concimi? Alla fine della guerra le industrie chimiche hanno cercato una riconversione indirizzando- si su due settori della produzione agricola: la fertilizzazione e la lotta contro le malattie e pa- rassiti delle piante e degli animali, prodotti e metodi molto diversificati che i contadini usa- vano da secoli. Più del 90% del mercato mon- diale dei prodotti agrochimici è controllato da una decina di grandi gruppi internazionali. L’applicazione di processi industriali corri- sponde alla distruzione totale della natura che ha dei ritmi suoi a lungo termine. È un essere vivente a tutti gli effetti e cercare di confinarla all’interno di precisi processi industriali vuol di- re condannarla a morte. L’avvelenamento progressivo del terreno, quali conseguenze potrà generare? In Francia si stima che in quasi tre quarti dei terreni agricoli è stata uccisa la vita organica dei suoli dallo sfruttamento intensivo e dall’ec- cessivo uso di fertilizzanti. Un contadino messi- cano mi ha raccontato che quando era bambi- no dormiva nei solchi dei campi di mais. Oggi i suoi figli non possono più farlo perché i veleni che esalano dalla terra sono letali per l’uomo. Che cosa bisognerebbe fare? Opporsi alle coltivazioni industrializzate. La proprietà della terra oggi è ripartita in modo disuguale. In America Latina i due terzi dei ter- reni appartengono all’1,5% dei proprietari. In Africa le proprietà dei contadini rappresenta- no soltanto il 4% della superficie complessiva. Questa situazione crea accentramenti di pro- prietari molto potenti, che però dipendono to- talmente dal sistema industriale e ne subisco- no gli alti e bassi. I movimenti contadini nati negli ultimi anni sono molto compatti e sono nati dal fatto che hanno preso coscienza della loro importanza e che possono rimediare ai danni causati dall’industrializzazione. Come? Rifiuteranno i concimi chimici? La prima cosa è rimediare ai danni ambien- tali coltivando diversamente da come è stato fatto fino ad adesso. In questo modo si mantie- ne lo strumento di produzione agricola che è l’ambiente, si crea più lavoro e una maggiore qualità degli alimenti. Che ruolo hanno gli Ogm in agricoltura? Gli organismi geneticamente modificati dal- le biotecnologie furono lanciate sul mercato nel 1994 dopo vent’anni di ricerche. Ciò spiega le pressioni che le aziende esercitano per ga- rantire la redditività di tale investimento. La tecnica di fabbricazione degli Ogm si basa sul- l’inserimento nella pianta di un gene che le con- ferisce particolari qualità. Questo gene provie- ne spesso da un’altra specie; si può, ad esem- pio, inserire anche un gene animale in una pian- ta. Così si supera la barriera delle specie con conseguenze che ignoriamo completamente. Una via d’uscita? Ci sono tante vie d’uscita e sono anche abba- stanza facili. Sappiamo come recuperare que- sti terreni e trasformare l’agricoltura industria- le in agricoltura contadina. Il problema è solo politico. Francesco Mannoni A Venezia un Carnevale tra Arlecchino e fantasy Al via sabato 6 febbraio: cinque percorsi sensoriali nei sestieri, tradizione e teatro di strada in piazza S. Marco L a violenza nazista che ha generato Au- schwitz non è sorta dal nulla: è l’erede di una tradizione di antisemitismo euro- peo lievitata a partire dalla fine del XIX secolo. A questo brodo di coltura Francesco Ger- minario, ricercatore della Fondazione Luigi Mi- cheletti di Brescia, ha dedicato anni di studio, travasati ora nel libro «Costruire la razza nemi- ca. La formazione dell’immaginario antisemita tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecen- to». Il volume, edito da Utet, è stato presentato ieri a chiusura delle manifestazioni bresciane de- dicate al Giorno della Memoria, nella sede della Fondazione che ne ha finanziato la stampa insie- me alla Casa della Memoria. Con l’autore hanno dialogato Manlio Milani della Casa della Memoria, Pier Paolo Poggio, di- rettore scientifico della «Micheletti», e Maria Grazia Meriggi, docente di Storia contempora- nea all’Università di Bergamo. Le quasi 400 pagi- ne del libro sono solo la prima parte della ricerca. Come ha spiegato Frederic Ieva, capo redattore di Utet Libreria, un secondo volume completerà l’opera, con un terzo dedicato a Céline. Dell’anti- semitismo in Francia tratta a lungo Germinario, che vede nell’Affaire Dreyfus scoppiato nel 1894 «il momento in cui emergono quasi tutti i caratte- ri culturali e teorico-politici dell’antisemitismo del Novecento». In questi anni, la pubblicistica antisemita si diffonde in Francia più che nel re- sto d’Europa. Hannah Arendt scrisse che i prota- gonisti dell’Affaire sembravano «impegnati in una grande prova generale per una rappresenta- zione che dovette essere rinviata per oltre tre de- cenni». Quando Hitler giunse al potere, una cer- ta «immagine differenziata dell’ebreo» era dun- que già stata costruita. Si era anzi formato «un vero e proprio universo ideologico», una «visione della vita, della politica e della storia» alla quale era però negato l’accesso al potere politico. Secondo Maria Grazia Meriggi, «l’antisemiti- smo emerge nel pieno del processo di democra- tizzazione della politica perché le promesse di de- mocrazia e trasparenza contrastano con la com- plessità della vita economica. La rivoluzione in- dustriale crea masse di spostati e gli antisemiti additano gli ebrei come i colpevoli di questa si- tuazione». Quello novecentesco è definito da Germinario come «antisemitismo maturo». Le sue caratteristiche sono l’odio verso gli ebrei «laicizzati», divenuti indistinguibili dai non ebrei; e la «critica radicale della società liberale», vista come «la fase storica in cui l’ebreo ha realiz- zato il suo dominio» attraverso i meccanismi del potere economico. Non soltanto l’ebreo, ma la presunta «ebraicità» della società diventa ogget- to di odio. La teoria del complotto è costitutiva di tale ideologia: «L’antisemitismo - dice la Me- riggi - tende a espellere il conflitto sociale attribu- endolo a un "corruttore" esterno». E il sogno di una società senza conflitti approda inevitabil- mente al totalitarismo, al quale per Germinario l’antisemitismo è vocato perché è stato «la pri- ma ideologia che ha immaginato una rivoluzione totalitaria che desse vita a un uomo nuovo e "de- ebreizzato". L’antisemitismo nazista e fascista condivide col totalitarismo la convinzione che bi- sogna inaugurare una nuova era dell’umanità». Molte questioni trattate nel libro, richiamate da Pier Paolo Poggio, possono divenire materia di discussione. Il problema, ad esempio, della re- lazione tra razzismo e antisemitismo: secondo la Meriggi, il razzismo considera l’«altro» inferiore, mentre l’antisemitismo ritiene gli ebrei «disprez- zabili ma al contempo temibili». Dibattuta an- che la tesi espressa da Germinario, secondo cui non vi sarebbe stato antisemitismo nella dittatu- ra sovietica: «Il marxismo - ha osservato la Merig- gi - elabora una lettura impersonale delle dinami- che economiche, non ha bisogno di una teoria del complotto. Ma settori e periodi del sociali- smo hanno condiviso l’antisemitismo». Nicola Rocchi PETRINI&SLOW FOOD: PRODUZIONI A MISURA D’UOMO In tema di attenzione all’agricoltura e di difesa del mondo e della produ- zione contadina, nessuno più di Carlo «Carlin» Petrini, fondatore e presi- dente del movimento cultural-gastronomico Slow Food, può compren- dere le preoccupazioni e le istanze di Silvia Pèrez-Vitoria di cui riferiamo nell’articolo qui accanto. Non a caso, fra le tante iniziative di Petrini per la tutela dell’attività agricola c’è il fiore all’occhiello di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo fondata da Slow Food e composta da migliaia di agri- coltori, pescatori, allevatori di 153 paesi. Petrini ne ha scritto nel libro uscito alla fine dello scorso anno, «Terra Madre. Come non farci mangia- re dal cibo» (12 euro, Giunti Slow Food Editori, 178 pagine, con dvd realizzato durante la convention torinese di Terra Madre nel 2008). Ora il patròn si accinge a pubblicare «Gente di Piemonte», 103 racconti che hanno per protagonisti persone o comunità che vivono e operano nella regione. Il classico della commedia dell’arte, Arlecchino, ma anche il «fantasy» delle fiabe e degli spazi monu- mentali come Piazza San Marco trasformati in giardini rinascimentali. Sono gli elementi sui quali gioca l’edi- zione 2010 di «Sensation», il Carnevale di Venezia ripro- posto anche quest’anno da Marco Balich. A festa ini- ziata arriveranno nel salotto cittadino anche una gran- de lumaca in versione fiabesca, che si aggira per la piaz- za, i carillon umani, le piante animate. Ma per il via, il 6 febbraio, si punterà su un classico collaudato, l’«Arlec- chino servo di due Padroni» di Goldoni, in piazza San marco nell’adattamento del grande Ferruccio Soleri. Anche quest’anno il filo conduttore del Carnevale ve- neziano saranno i cinque sensi, abbinati ad ognuno dei quartieri nei quali è suddiviso il centro storico della cit- tà: stand enogastronomici e lezioni di cucina anche per i più piccoli, svolte sempre in chiave di intratteni- mento, a Cannaregio sestiere del gusto; un «percorso del buio» a Castello (tatto); spettacoli di burattini, gio- coleria e clowneria per i bambini a San Polo (vista); percorsi dedicati all’olfatto a Santa Croce; party live con dj a Dorsoduro (udito); la mente avrà come palco- scenico San Marco con le rievocazioni storiche delle Marie, il volo dell’Angelo, e teatro di strada. RITORNO ALLA NATURA Questa sera, alle 20,45 nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia, Daniele Garrone, professore di An- tico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia in Roma, parlerà sul tema: «Unità e missione della Chie- sa. A 100 anni dalla Conferenza di Edimburgo». L’ini- ziativa è promossa dall’Ufficio diocesano per l’ecu- menismo e l’ebraismo, Padri della Pace e Cooperati- va Cattolico-democratica di Cultura. N ell’estate del 1910 si sono riuniti a Edimbur- go 1215 delegati di chiese e società missio- narie, appartenenti al mondo protestante e anglicano, per riflettere insieme sulle sfi- de che in quel momento la situazione mondiale pone- va alla missione cristiana e per cercare un coordina- mento tra gli sforzi compiuti dai diversi soggetti im- pegnati nell’attività missionaria. A distanza di cento anni noi ricordiamo oggi l’anniversario della Confe- renza di Edimburgo perché in essa si fissa abitual- mente la data di nascita del movimento ecumenico contemporaneo. I delegati delle chiese erano conve- nuti nella città scozzese con l’obiettivo di cercare un più efficace coordinamento delle attività missionarie. Le menti più lucide si resero però conto che, al di là di questa finalità di carattere pratico, si poneva la que- stione della credibilità dell’annuncio del Vangelo compiuto da cristiani divisi e da chiese che, insieme al messaggio cristiano, esportavano anche le loro divi- sioni. Da Edimburgo ha perciò preso avvio un cammi- no che ha portato le chiese ad assumere iniziative co- muni in campo sociale e ad avviare il dialogo sulle questioni dottrinali aperte tra di loro. Tale cammino ha portato nel 1948 alla formazione del Consiglio ecu- menico delle chiese. La chiesa cattolica, fino al Vaticano II, ha guardato con un certo sospetto a queste iniziative e non ha rite- nuto vi fossero le condizioni per una sua partecipazio- ne. La voce della chiesa cattolica non è però stata del tutto assente dalla Conferenza di Edimburgo. Ed è stata la voce del bresciano Geremia Bonomelli, vesco- vo di Cremona, che, su invito dell’americano Silas Mc- Bee, ha indirizzato un messaggio ai delegati riuniti nella città scozzese. Geremia Bonomelli dichiara di guardare con sim- patia all’iniziativa e osserva che una Conferenza di rappresentanti di tutte le denominazioni cristiane, te- nuta con il nobile intento di far conoscere Cristo e la sua chiesa alle coscienze, merita l’attenzione di tutti. Altri potranno guardare con sorriso scettico all’inizia- tiva e accusare i partecipanti di essere dei sognatori. Bonomelli non condivide questa valutazione ed è con- vinto che quello che ha riunito i delegati a Edimbur- go non sia «un idealismo ottimistico, né un sogno ide- ale». Sono infatti numerosi gli elementi su cui i conve- nuti concordano e questi elementi possono servire da base per il confronto, al fine di tendere verso l’uni- tà nella dottrina e nella pratica. «Siamo perciò uniti - conclude Geremia Bonomelli - nella profonda convinzione che una religione univer- sale è necessaria e che questa deve essere la religione cristiana; non una religione fredda e formale, una co- sa separata dalla vita umana, ma una forza vitale, che pervade l’anima umana nella sua essenza e nelle sue varie manifestazioni - una religione, in breve, che com- pleta e corona la nostra vita e porta frutti in opere di amore e di santità. D’altra parte, tutti voi sentite la necessità di una chiesa che possa esser la manifesta- zione esterna della vostra fede e del vostro sentimen- to religioso, la vigile custode qui e ora della dottrina e della tradizione cristiana. Essa sorregge e tiene viva la attività religiosa e individuale in virtù di quella po- tente forza suggestiva che sempre esercita collettiva- mente sull’individuo. (...) Infine, dalle varie chiese e denominazioni religiose in cui voi cristiani siete divisi sorge un nuovo elemento unificante, una nobile aspi- razione ad astenersi da un’eccessiva impulsività, ad appianare le barriere che dividono e ad operare per la realizzazione della Chiesa Una Santa tra tutti i figli della redenzione. E ora, mi domando, non sono que- sti elementi più che sufficienti a costituire un terreno comune di accordo e a offrire una solida base per un’ulteriore discussione che tenda a promuovere l’unione di tutti i credenti in Cristo?». Angelo Maffeis Con i contadini per salvare la terra Silvia Pérez-Vitoria: «L’industrializzazione ha distrutto un mondo e avvelenato l’uomo» L’ecumenismo «necessario» dimons. Bonomelli Alle radici dell’immaginario sulla «razza nemica» Presentato il saggio di Francesco Germinario sull’origine dell’antisemitismo in Europa tra Otto e Novecento Francesco Germinario «TERRA MADRE» RETE DELLE COMUNITÀ Cultura & Spettacoli Giornale di Brescia Mercoledì 3 Febbraio 2010 31

Transcript of Giornale di Brescia Mercoledì 3 Febbraio 2010 31 Cultura ... · Pérez-Vitoria nel saggio «Il...

Page 1: Giornale di Brescia Mercoledì 3 Febbraio 2010 31 Cultura ... · Pérez-Vitoria nel saggio «Il ritorno dei contadi- ... dimenti a breve termine aumentano in manie- ... lazione tra

Data e Ora: 02/02/10 23.21 - Pag: 31 - Pubb: 03/02/2010 - Composite

Sarà l’agricoltura a salvare la popolazio-ne haitiana in fuga dalla capitale Port-au-Prince devastata dal terremoto? Loauspica il governo dell’isola caraibica,

che ha elaborato un piano d’investimento di700 milioni di dollari nel settore agricolo, e hachiesto il sostegno della Fao e dei donatori in-ternazionali (Spagna, Belgio, Brasile e Canadahanno già offerto fondi) per stimolare la produ-zione alimentare e creare occupazione. Un pro-getto in controtendenza rispetto alla progressi-va industrializzazione e meccanizzazione del-l’agricoltura, così come è denunciata dall’eco-nomista, sociologa e documentarista SilviaPérez-Vitoria nel saggio «Il ritorno dei contadi-ni» (Jaca Book, 205 pp., 17 €), vincitore del Pre-mio Nonino 2009. Francese di origine spagnola,l’autrice ha vissuto in Sudamerica e Africa do-ve ha conosciuto la realtà delle zone rurali; peril suo impegno accanto ai contadini è stata so-prannominata la «pasionaria dell’agricoltura».

«Per millenni - spiega - le società hanno avu-to con la terra un rapporto mistico e religioso.Il mito della Terra Madre si ritrova in numero-se civiltà, dall’antica Grecia all’Africa, dall’Asiaall’America dove gli indigeni venerano ancoraoggi la Pacha Mama. Spesso sono stati stabili-ti legami tra la fecondità delle donne e la fertili-tà della terra. Da quando l’uomo ricorre allamacchina, a una energia non rinnovabile, aprezzi che non controlla, la terra è diventatasolo un mezzo per produrre sempre di più aqualunque costo. In questo momento si stimache nel mondo ci siano circa 28 milioni di trat-tori, mentre 350 milioni di contadini ricorronoalla trazione animale e un miliardo lavora ma-nualmente. Con l’agricoltura delle macchine ènato un nuovo settore industriale, ma se i ren-dimenti a breve termine aumentano in manie-ra esponenziale, le macchine condurranno alungo andare a un indebolimento della prote-zione dei suoli e delle colture».

Quali mani e quali menti gestiscono e mono-polizzano il mondo contadino?

Il monopolio ha dato un potere enorme all’in-dustria sia a monte che a valle del mondo deicontadini. A monte si trovano le sementi e gliinsetticidi, a valle i grandi centri di distribuzio-ne. Quasi tutti gli Stati sono complici di que-sta situazione perché nessuno crede all’impor-tanza del mondo contadino. Tutte le politicheagricole sono andate verso l’industrializzazio-ne dell’agricoltura e la distruzione del mondocontadino.

Questo è il risultato del cambio di produzio-ne da parte di molte industrie belliche che an-ziché armi ora producono concimi?

Alla fine della guerra le industrie chimichehanno cercato una riconversione indirizzando-si su due settori della produzione agricola: lafertilizzazione e la lotta contro le malattie e pa-rassiti delle piante e degli animali, prodotti emetodi molto diversificati che i contadini usa-vano da secoli. Più del 90% del mercato mon-diale dei prodotti agrochimici è controllato dauna decina di grandi gruppi internazionali.L’applicazione di processi industriali corri-sponde alla distruzione totale della natura cheha dei ritmi suoi a lungo termine. È un esserevivente a tutti gli effetti e cercare di confinarlaall’interno di precisi processi industriali vuol di-re condannarla a morte.

L’avvelenamento progressivo del terreno,quali conseguenze potrà generare?

In Francia si stima che in quasi tre quarti deiterreni agricoli è stata uccisa la vita organicadei suoli dallo sfruttamento intensivo e dall’ec-cessivo uso di fertilizzanti. Un contadino messi-cano mi ha raccontato che quando era bambi-no dormiva nei solchi dei campi di mais. Oggi isuoi figli non possono più farlo perché i veleni

che esalano dalla terra sono letali per l’uomo.Che cosa bisognerebbe fare?Opporsi alle coltivazioni industrializzate. La

proprietà della terra oggi è ripartita in mododisuguale. In America Latina i due terzi dei ter-reni appartengono all’1,5% dei proprietari. InAfrica le proprietà dei contadini rappresenta-no soltanto il 4% della superficie complessiva.Questa situazione crea accentramenti di pro-prietari molto potenti, che però dipendono to-talmente dal sistema industriale e ne subisco-no gli alti e bassi. I movimenti contadini natinegli ultimi anni sono molto compatti e sononati dal fatto che hanno preso coscienza dellaloro importanza e che possono rimediare aidanni causati dall’industrializzazione.

Come? Rifiuteranno i concimi chimici?La prima cosa è rimediare ai danni ambien-

tali coltivando diversamente da come è statofatto fino ad adesso. In questo modo si mantie-ne lo strumento di produzione agricola che èl’ambiente, si crea più lavoro e una maggiorequalità degli alimenti.

Che ruolo hanno gli Ogm in agricoltura?Gli organismi geneticamente modificati dal-

le biotecnologie furono lanciate sul mercatonel 1994 dopo vent’anni di ricerche. Ciò spiegale pressioni che le aziende esercitano per ga-rantire la redditività di tale investimento. Latecnica di fabbricazione degli Ogm si basa sul-l’inserimento nella pianta di un gene che le con-ferisce particolari qualità. Questo gene provie-ne spesso da un’altra specie; si può, ad esem-pio, inserire anche un gene animale in una pian-ta. Così si supera la barriera delle specie conconseguenze che ignoriamo completamente.

Una via d’uscita?Ci sono tante vie d’uscita e sono anche abba-

stanza facili. Sappiamo come recuperare que-sti terreni e trasformare l’agricoltura industria-le in agricoltura contadina. Il problema è solopolitico.

Francesco Mannoni

A Venezia un Carnevale tra Arlecchino e fantasyAl via sabato 6 febbraio: cinque percorsi sensoriali nei sestieri, tradizione e teatro di strada in piazza S. Marco

La violenza nazista che ha generato Au-schwitz non è sorta dal nulla: è l’erede diuna tradizione di antisemitismo euro-peo lievitata a partire dalla fine del XIX

secolo. A questo brodo di coltura Francesco Ger-minario, ricercatore della Fondazione Luigi Mi-cheletti di Brescia, ha dedicato anni di studio,travasati ora nel libro «Costruire la razza nemi-ca. La formazione dell’immaginario antisemitatra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecen-to». Il volume, edito da Utet, è stato presentatoieri a chiusura delle manifestazioni bresciane de-dicate al Giorno della Memoria, nella sede dellaFondazione che ne ha finanziato la stampa insie-me alla Casa della Memoria.

Con l’autore hanno dialogato Manlio Milanidella Casa della Memoria, Pier Paolo Poggio, di-rettore scientifico della «Micheletti», e MariaGrazia Meriggi, docente di Storia contempora-nea all’Università di Bergamo. Le quasi 400 pagi-ne del libro sono solo la prima parte della ricerca.Come ha spiegato Frederic Ieva, capo redattoredi Utet Libreria, un secondo volume completeràl’opera, con un terzo dedicato a Céline. Dell’anti-semitismo in Francia tratta a lungo Germinario,

che vede nell’Affaire Dreyfus scoppiato nel 1894«il momento in cui emergono quasi tutti i caratte-ri culturali e teorico-politici dell’antisemitismodel Novecento». In questi anni, la pubblicisticaantisemita si diffonde in Francia più che nel re-sto d’Europa. Hannah Arendt scrisse che i prota-gonisti dell’Affaire sembravano «impegnati inuna grande prova generale per una rappresenta-zione che dovette essere rinviata per oltre tre de-

cenni». Quando Hitler giunse al potere, una cer-ta «immagine differenziata dell’ebreo» era dun-que già stata costruita. Si era anzi formato «unvero e proprio universo ideologico», una «visionedella vita, della politica e della storia» alla qualeera però negato l’accesso al potere politico.

Secondo Maria Grazia Meriggi, «l’antisemiti-smo emerge nel pieno del processo di democra-tizzazione della politica perché le promesse di de-mocrazia e trasparenza contrastano con la com-plessità della vita economica. La rivoluzione in-dustriale crea masse di spostati e gli antisemitiadditano gli ebrei come i colpevoli di questa si-tuazione». Quello novecentesco è definito daGerminario come «antisemitismo maturo».

Le sue caratteristiche sono l’odio verso gliebrei «laicizzati», divenuti indistinguibili dai nonebrei; e la «critica radicale della società liberale»,vista come «la fase storica in cui l’ebreo ha realiz-zato il suo dominio» attraverso i meccanismi delpotere economico. Non soltanto l’ebreo, ma lapresunta «ebraicità» della società diventa ogget-to di odio. La teoria del complotto è costitutivadi tale ideologia: «L’antisemitismo - dice la Me-riggi - tende a espellere il conflitto sociale attribu-

endolo a un "corruttore" esterno». E il sogno diuna società senza conflitti approda inevitabil-mente al totalitarismo, al quale per Germinariol’antisemitismo è vocato perché è stato «la pri-ma ideologia che ha immaginato una rivoluzionetotalitaria che desse vita a un uomo nuovo e "de-ebreizzato". L’antisemitismo nazista e fascistacondivide col totalitarismo la convinzione che bi-sogna inaugurare una nuova era dell’umanità».

Molte questioni trattate nel libro, richiamateda Pier Paolo Poggio, possono divenire materiadi discussione. Il problema, ad esempio, della re-lazione tra razzismo e antisemitismo: secondo laMeriggi, il razzismo considera l’«altro» inferiore,mentre l’antisemitismo ritiene gli ebrei «disprez-zabili ma al contempo temibili». Dibattuta an-che la tesi espressa da Germinario, secondo cuinon vi sarebbe stato antisemitismo nella dittatu-ra sovietica: «Il marxismo - ha osservato la Merig-gi - elabora una lettura impersonale delle dinami-che economiche, non ha bisogno di una teoriadel complotto. Ma settori e periodi del sociali-smo hanno condiviso l’antisemitismo».

Nicola Rocchi

PETRINI&SLOW FOOD: PRODUZIONI A MISURA D’UOMOIn tema di attenzione all’agricoltura e di difesa del mondo e della produ-zione contadina, nessuno più di Carlo «Carlin» Petrini, fondatore e presi-dente del movimento cultural-gastronomico Slow Food, può compren-dere le preoccupazioni e le istanze di Silvia Pèrez-Vitoria di cui riferiamonell’articolo qui accanto.Non a caso, fra le tante iniziative di Petrini per la tutela dell’attivitàagricola c’è il fiore all’occhiello di Terra Madre, la rete mondiale dellecomunità del cibo fondata da Slow Food e composta da migliaia di agri-coltori, pescatori, allevatori di 153 paesi. Petrini ne ha scritto nel librouscito alla fine dello scorso anno, «Terra Madre. Come non farci mangia-re dal cibo» (12 euro, Giunti Slow Food Editori, 178 pagine, con dvdrealizzato durante la convention torinese di Terra Madre nel 2008). Orail patròn si accinge a pubblicare «Gente di Piemonte», 103 racconti chehanno per protagonisti persone o comunità che vivono e operano nellaregione.

■ Il classico della commedia dell’arte, Arlecchino,ma anche il «fantasy» delle fiabe e degli spazi monu-mentali come Piazza San Marco trasformati in giardinirinascimentali. Sono gli elementi sui quali gioca l’edi-zione 2010 di «Sensation», il Carnevale di Venezia ripro-posto anche quest’anno da Marco Balich. A festa ini-ziata arriveranno nel salotto cittadino anche una gran-de lumaca in versione fiabesca, che si aggira per la piaz-za, i carillon umani, le piante animate. Ma per il via, il 6febbraio, si punterà su un classico collaudato, l’«Arlec-chino servo di due Padroni» di Goldoni, in piazza Sanmarco nell’adattamento del grande Ferruccio Soleri.

Anche quest’anno il filo conduttore del Carnevale ve-neziano saranno i cinque sensi, abbinati ad ognuno deiquartieri nei quali è suddiviso il centro storico della cit-tà: stand enogastronomici e lezioni di cucina ancheper i più piccoli, svolte sempre in chiave di intratteni-mento, a Cannaregio sestiere del gusto; un «percorsodel buio» a Castello (tatto); spettacoli di burattini, gio-coleria e clowneria per i bambini a San Polo (vista);percorsi dedicati all’olfatto a Santa Croce; party livecon dj a Dorsoduro (udito); la mente avrà come palco-scenico San Marco con le rievocazioni storiche delleMarie, il volo dell’Angelo, e teatro di strada.

RITORNO ALLA NATURA

Questa sera, alle 20,45 nella Sala Bevilacqua di viaPace 10 a Brescia, Daniele Garrone, professore di An-tico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia inRoma, parlerà sul tema: «Unità e missione della Chie-sa. A 100 anni dalla Conferenza di Edimburgo». L’ini-ziativa è promossa dall’Ufficio diocesano per l’ecu-menismo e l’ebraismo, Padri della Pace e Cooperati-va Cattolico-democratica di Cultura.

Nell’estate del 1910 si sono riuniti a Edimbur-go 1215 delegati di chiese e società missio-narie, appartenenti al mondo protestantee anglicano, per riflettere insieme sulle sfi-

de che in quel momento la situazione mondiale pone-va alla missione cristiana e per cercare un coordina-mento tra gli sforzi compiuti dai diversi soggetti im-pegnati nell’attività missionaria. A distanza di centoanni noi ricordiamo oggi l’anniversario della Confe-renza di Edimburgo perché in essa si fissa abitual-mente la data di nascita del movimento ecumenicocontemporaneo. I delegati delle chiese erano conve-nuti nella città scozzese con l’obiettivo di cercare unpiù efficace coordinamento delle attività missionarie.Le menti più lucide si resero però conto che, al di là diquesta finalità di carattere pratico, si poneva la que-stione della credibilità dell’annuncio del Vangelocompiuto da cristiani divisi e da chiese che, insiemeal messaggio cristiano, esportavano anche le loro divi-sioni. Da Edimburgo ha perciò preso avvio un cammi-no che ha portato le chiese ad assumere iniziative co-muni in campo sociale e ad avviare il dialogo sullequestioni dottrinali aperte tra di loro. Tale camminoha portato nel 1948 alla formazione del Consiglio ecu-menico delle chiese.

La chiesa cattolica, fino al Vaticano II, ha guardatocon un certo sospetto a queste iniziative e non ha rite-nuto vi fossero le condizioni per una sua partecipazio-ne. La voce della chiesa cattolica non è però stata deltutto assente dalla Conferenza di Edimburgo. Ed èstata la voce del bresciano Geremia Bonomelli, vesco-vo di Cremona, che, su invito dell’americano Silas Mc-Bee, ha indirizzato un messaggio ai delegati riunitinella città scozzese.

Geremia Bonomelli dichiara di guardare con sim-patia all’iniziativa e osserva che una Conferenza dirappresentanti di tutte le denominazioni cristiane, te-nuta con il nobile intento di far conoscere Cristo e lasua chiesa alle coscienze, merita l’attenzione di tutti.Altri potranno guardare con sorriso scettico all’inizia-tiva e accusare i partecipanti di essere dei sognatori.Bonomelli non condivide questa valutazione ed è con-vinto che quello che ha riunito i delegati a Edimbur-go non sia «un idealismo ottimistico, né un sogno ide-ale». Sono infatti numerosi gli elementi su cui i conve-nuti concordano e questi elementi possono servireda base per il confronto, al fine di tendere verso l’uni-tà nella dottrina e nella pratica.

«Siamo perciò uniti - conclude Geremia Bonomelli- nella profonda convinzione che una religione univer-sale è necessaria e che questa deve essere la religionecristiana; non una religione fredda e formale, una co-sa separata dalla vita umana, ma una forza vitale, chepervade l’anima umana nella sua essenza e nelle suevarie manifestazioni - una religione, in breve, che com-pleta e corona la nostra vita e porta frutti in opere diamore e di santità. D’altra parte, tutti voi sentite lanecessità di una chiesa che possa esser la manifesta-zione esterna della vostra fede e del vostro sentimen-to religioso, la vigile custode qui e ora della dottrina edella tradizione cristiana. Essa sorregge e tiene vivala attività religiosa e individuale in virtù di quella po-tente forza suggestiva che sempre esercita collettiva-mente sull’individuo. (...) Infine, dalle varie chiese edenominazioni religiose in cui voi cristiani siete divisisorge un nuovo elemento unificante, una nobile aspi-razione ad astenersi da un’eccessiva impulsività, adappianare le barriere che dividono e ad operare per larealizzazione della Chiesa Una Santa tra tutti i figlidella redenzione. E ora, mi domando, non sono que-sti elementi più che sufficienti a costituire un terrenocomune di accordo e a offrire una solida base perun’ulteriore discussione che tenda a promuoverel’unione di tutti i credenti in Cristo?».

Angelo Maffeis

Con i contadiniper salvare la terraSilvia Pérez-Vitoria: «L’industrializzazioneha distrutto un mondo e avvelenato l’uomo»

L’ecumenismo«necessario»di mons. Bonomelli

Alle radici dell’immaginario sulla «razza nemica»Presentato il saggio di Francesco Germinario sull’origine dell’antisemitismo in Europa tra Otto e Novecento

Francesco Germinario

«TERRA MADRE» RETE DELLE COMUNITÀ

Cultura&SpettacoliGiornale di Brescia Mercoledì 3 Febbraio 2010 31