Giornale di Augusta

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Direttore Giorgio Càsole Fondato nel 1976 IL GIORNALE DA COLLEZIONARE Leonardi Editore Anno XI - Numero 42 - Ottobre 2011 Camera Iperbarica 500 MILIONI DI LIRE BUTTATI AL VENTO! RIGASSIFICATORE MA I CINESI LO SANNO? IL COMUNE SOLLEVA LA STRADA E I CITTADINI RIPARANO I DANNI Mamma di Augusta, Bimbo di Lentini € 1,20

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n. 42 ottobre 2011

Transcript of Giornale di Augusta

Direttore Giorgio CàsoleFondato nel 1976

IL GIORNALE DA COLLEZIONARE

Leonardi Editore

Anno XI - Numero 42 - Ottobre 2011

Camera Iperbarica500 MILIONI DI LIREBUTTATI AL VENTO!

RIGASSIFICATOREMA I CINESI LO SANNO?

IL COMUNESOLLEVA LA STRADA

E I CITTADINIRIPARANO I DANNIMamma di Augusta, Bimbo di Lentini

€ 1,20

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Periodico di interesse cittadino e dintorniAnno XI - Numero 42 - Ottobre 2011

Direttore responsabile: Giorgio CàsoleFotocomposizione, impaginazione e stampa

HI-TECH s.r.l. - Via XIV Ottobre, 76 - AugustaTel. 0931.976311 - Fax 0931.973061 - [email protected]

Inserti fotografici a cura APFChiuso in tipografia il 7-10-2011

I pezzi non firmati si intendono del direttoree-mail: [email protected]

Facebook: giornale di augustaLEONARDI EDITORESo

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ario

3 Editoriale4Muscatello chiudere Ginecologia e Pediatria8Il comitato si scioglie10Il comitato ci ripensaManiscalco e la strategia abbassa tensione11500 milioni di lire buttati al vento13Ancora al buio la pista elisoccorso del Muscatello14Rigassificatore: le ragioni del no16Il Comune solleva la strada e i cittadini riparano i danni17Assessori e Consiglieri non chiedano il voto19Ricorre il decennale dell’attacco alle torri gemelle20Progetto Icaro21Tavole delle offerte in Gisira23Canottieri sulla cresta dell’onda24Sette medaglie alla Club Nuoto25Chiunque può riprendere le sedute del consiglio comunale26Il mostro di Oslo voleva far saltare le raffinerie di Augusta-Priolo, Gela e Milazzo27Festeggiati i 60 anni di sacerdo-zio di Matteo Pino28 La giunta Carrubba e la conven-zione con il tribunale di SRImprovvisa morte di Giovanni Fazio29 Tributi Italia: fuggita con la cassa dei contribuenti30Marcello Giordani canta nella sua città per beneficenza

3Editoriale

Dopo la “cascata” dei sì, ma-nifestatasi durante lo spo-glio delle schede votate in occasione dei referendum

del 12 e 13 giugno di quest’anno, è emerso ancora più drammatico il problema del rigassificatore non solo qui, nel triangolo Priolo-Augu-sta-Melilli, il cui vertice è rappre-sentato dal porto di Augusta, ma, in genere, in tutt’Italia, giacché in questa nostra terra, così povera di risorse energetiche tradizionali, che dipende dalla Francia nuclearizzata per l’approvvigionamento di ener-gia, non certo a basso costo, in que-sta nostra Italia si vogliono costrui-re rigassificatori un po’ dappertutto: dalla Sicilia, alla Puglia a Trieste.

Intanto, domandiamoci sùbi-to: che cos’è un rigassificatore? È un impianto che permette di riportare allo stato gassoso un fluido, di solito gas metano, che si trova allo stato liquido.

Il gas metano, per meglio esse-re trasportato,dalla Nigeria o da altri Paesi produttori, in un porto italia-no viene trasformato in stato liquido mediante il suo raffreddamento fino a raggiungere la temperatura di 160 gradi sotto zero, riducendone il volu-me di circa 600 volte. Il gas liquido ottenuto è caricato su grandi navi cisterna, dette gasiere o metanie-

re, di circa 140.000 tonnellate, per trasportare il carico fino all’impian-to chiamato rigassificatore perché riporta il liquido allo stato gassoso. Queste gasiere trasportano il liquido dal paese produttore fino all’impian-to rigassificatore in un porto italiano dove viene riportato allo stato gasso-so. Riportare allo stato gassoso il gas liquefatto, significa riscaldarlo. I ri-gassificatori, per riscaldare il gas allo stato liquido, utilizzano lo scambio di calore con l’acqua del mare che, in questo caso, funge da fonte di calore a costo quasi nullo.

Ogni settimana sarebbero uti-lizzati 500 milioni di litri di acqua di mare che riscalderebbe il gas liquido alla temperatura di 160 gradi sotto zero per riportarlo allo stato gasso-so. L’acqua sarebbe poi rigettata ge-lida in mare, con l’aggiunta di cloro per evitare la formazione di alghe. Dopo il processo di rigassificazione, il gas sarebbe immesso nelle reti di distribuzione per le utenze finali. Un rigassificatore è in impianto a rischio d’incidenti rilevanti ed è sottoposto alla direttiva Seveso. La realizzazione di un impianto di rigassificazione dev’ essere sottoposto a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), secondo le disposizioni di legge vigenti.

Un comitato scientifico di Livor-no ha stabilito che se un rigassificato-re dovesse esplodere, svilupperebbe un’energia pari a cinquanta ordigni atomici e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di cinquantacinque chilo-metri, senza contare i rischi di fuoriu-scita del gas naturale liquido dalle metaniere in caso di incidenti, con alta probabilità di incendi di vaste proporzioni.

Alcuni studi della guardia co-

stiera americana hanno accertato i rischi per la flora e la fauna marina a causa dell’uso dell’ acqua di mare per il funzionamento degli impian-ti. Infine, l’avvicinamento delle navi gasiere al rigassificatore impone il divieto di navigazio-ne per tutte le imbarcazioni nel raggio di 2-3 chilometri. È stato stimato che con il rigassificato-re arriverebbero circa 110 navi gasiere l’anno, della stazza di 130.000/140.000 tonnellate. Per ragioni di sicurezza vicino alle gasiere non vi può essere la presenza di nessun tipo di im-barcazione. Ne consegue che l’ordinaria attività del porto ne verrebbe seriamente com-promessa. Realisticamente, da questo punto di vista il pro-blema non si può porre per un porto di grandi dimensioni e di grande manovrabilità come quello di Augusta, dove già sono in costruzione banchine e infra-strutture tali da consentire l’ap-prodo di metaniere. Dove sorge allora il problema? Sorge dalla natura stessa dell’impianto, dal rischio po-tenziale del rigassificatore in un’area dove si convive con il rischio da oltre sessant’anni per la presenza di varie industrie inquinanti.

Si può continuare a convivere con un altro impianto che prende-rebbe il posto di impianti dismessi, che un tempo si affacciavano sul por-to di Augusta?

E i cinesi, che vorrebbero inve-stire sul porto di Augusta, i cinesi lo sanno che, all’interno della baia, sarà installato un ingombrante, nocivo e pericoloso impianto di rigassifficazio-ne?

Ma i cinesi lo sanno?

RISCHIO RIGASSIFICATORE

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Ippocrate (460-377 a. C.), il padre della Medicina, cosi definiva questa disciplina che lui stesso professava

con grande rigore morale: “De-scrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro, questo è il compito della medici-na”. Una definizione che, ancora oggi dopo più di 24 secoli, si pre-senta di grande attualità sia per la medicina clinica tradizionale sia per l’epidemiologia (la scien-za che si interessa della salute della collettività) il cui campo di applicazione è molto vasto, fra cui annoveriamo la program-mazione sanitaria e l’educazione alla prevenzione.

L’assessorato alla sanità della Regione Siciliana nell’ela-borare il programma di riordino degli ospedali della provincia di Siracusa, ha ignorato i princìpi ippocratici sopradetti poiché, pur disponendo di una gran mole di indicatori epidemiolo-gici (del passato e del presen-te), indispensabili per redigere un piano sanitario imparziale e adeguato alle esigenze di salute dei cittadini, ha privilegiato un sistema decisionale basato, non sulle evidenze scientifiche emer-se dagli innumerevoli studi epi-demiologici, ma su una logica politico-economica. Una scelta irrazionale con un epilogo tan-to insensato quanto ingiusto, la chiusura, per decreto, di due reparti dell’Ospedale Muscatel-

MUSCATELLO, chiudere Ginecologia e Pediatria:

decisioneirrazionale e iniqua

zionali provinciali, regionali e nazionali, che hanno prodotto una gran mole di dati, tali da aver consentito di disegnare una mappa completa delle patologie più frequenti in ciascuna area geografica dei 21 comuni della provincia. Mi riferisco al Re-gistro Territoriale di Patologia dell’ASL 8 di Siracusa, al Regi-stro Tumori della Provincia di Siracusa curato dall’ASL-8 e dal Dipartimento di Igiene dell’Uni-versità di Catania, all’OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale), al Registro IPIMC (Indagine Policentrica Italiana sulle Malformazioni Congenite), all’I.S.MA.C. (Indagine Sicilia-na Malformazioni Congenite), all’AIRTUM (Associazione Ita-liana Registri Tumori) oltre agli innumerevoli studi su Patologie specifiche, condotti da esperti in materia. Una preziosissima banca dati letteralmente igno-rata, come se non esistesse. Una banca dati particolarmente ricca di informazioni sulle patologie che più affiggono la popolazione di Augusta e delle aree limitrofe: i tumori, le malformazioni con-genite e le malattie perinatali, da cui derivano anche le frequenti interruzioni volontarie di gravi-danza.

Proprio quelle malattie che richiedono una specifica assi-stenza ginecologica e pediatrica.

lo di Augusta, la Ginecologia e la Pediatria, penalizzando oltre misura i cittadini che vivono in una vasta area dichiarata “a ele-vato rischio di crisi ambientale”, definita e conosciuta in tutto il mondo come “il triangolo del-la morte”. Una scelta che lungi dal ridurre gli errori, gli abusi e gli sperperi del passato sta com-piendo un nuovo errore, quello di sacrificare sull’altare del “ri-sparmio” il diritto alla salute di decine di migliaia di cittadini che da più di trenta anni vivono nel panico, terrorizzati da notizie drammatiche sull’accertata in-sorgenza di specifiche infermità che quasi quotidianamente ven-gono diffuse dai mezzi di infor-mazione. Una scelta che rasenta il paradosso: per combattere la malasanità del passato, indi-scussa e riconosciuta da tutti, ha creato un altro caso assimilabile a “malasanità”, il decreto asses-soriale n° 753/2010 che prescri-ve una yerapia, ossia la chiusura dei reparti di Ginecologia e Pe-diatria dell’ospedale di Augusta, ignorando la diagnosi, ossia il quadro sanitario reale del baci-no di utenza dell’ospedale di Au-gusta, quadro sanitario scaturito da una lunga serie di indaginie epidemiologiche.

In provincia di Siracu-sa, infatti, negli ultimi 15 anni, sono stati eseguiti moltissimi studi epidemiologici, condotti da prestigiosi organismi istitu-

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PERCEZIONE SANITARIA NEL TERRITORIO

Ebbene, cosa dicono i ri-sultati degli studi di questi ulti-mi 15 anni di osservazione nel distretto sanitario di Augusta e nelle aree limitrofe? La pruden-za vuole che, per evitare di incor-rere in errori di interpretazione, la risposta venga demandata alla comunità scientifica, la sola in grado di dare risposte credibili e affidabili. Infatti, l’esperienza insegna che, a volte, risultati di uno stesso studio, possono esse-re interpretati da persone diver-se in modo diverso (per superfi-cialità, emotività, opportunismo etc.), o peggio ancora che vengo-no divulgati dati assolutamente privi di fondamento scientifico, come è successo nel 1980 ad Au-gusta, caso che descriveremo in seguito.

Invece, quello che possiamo dire con certezza è che la situa-zione sanitaria, con particolare riferimento ai tumori e alle mal-formazioni congenite, comprese le patologie a esse connesse, vie-ne percepita dalla popolazione del distretto sanitario di Augu-sta, da più di trent’ anni, come

una tragedia ambientale e sani-taria senza precedenti, e che, col trascorrere degli anni, si sono manifestati nella popolazione se-gni di sfiducia e di sospetto verso la sanità regionale, verso la clas-se politica, verso le istituzioni in genere. Motivo: La popolazione di Augusta ancora oggi si sente abbandonata a sé stessa, delusa e indignata perché le istituzio-ni hanno sempre sottovalutato e spesso ignorato le legittime aspettative di uno dei bisogni primari dei cittadini, qual è il diritto alla salute. Eppure, no-nostante quest’ abbandono, i cit-tadini di Augusta hanno sempre mantenuto un contegno corretto e rispettoso verso le istituzioni, soffrendo dignitosamente in si-lenzio. Ma fino a quando?

A questo punto occorre fare un passo indietro nel tem-po per rinfrescare la memoria ai responsabili della salute pub-blica sulla reale situazione sani-taria dell’area orbitante attorno all’ospedale Muscatello, ritenu-ta, anche dall’OMS, disastrosa.

Iniziamo col descrivere l’evento che ha scatenato uno smisurato allarmismo nella po-polazione residente, da cui ha

avuto inizio la sopradetta perce-zione di tragicità sanitaria.

ENFATIZZAZIONE E

SUPERFICIALITÀ DELLE INFORMAZIONI

Il caso delle “malformazioni congenite ad Augusta” All’inizio del 1980 la città di Augusta viene scossa da un even-to traumatico per la rilevazione, all’ospedale Muscatello di un au-mento di bambini nati con gravi malformazioni congenite di 3 o 4 volte superiori a quello registra-to negli anni precedenti. La divulgazione di questa no-tizia fa precipitare la popolazio-ne in un angoscioso timore. In breve tempo la notizia sui nati malformati si diffonde non solo in tutti i comuni d’Italia (compresi quelli più sperduti), ma addirittura oltre i confini nazionali, grazie a una intensa campagna mediatica condotta dai potenti mezzi di informazio-ne. L’evento viene messo in gran-de risalto dalle principali agenzie di stampa nazionali e in-ternazionali; i quotidiani nazio-nali e locali pubblicano notizie

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allarmanti sulle “malformazioni congenite ad Augusta”, ponen-dole spesso in prima pagina con vistosi titoli a caratteri cubitali, così come fanno in modo ecla-tante i periodici d’informazione, i rotocalchi e le riviste specializ-zate. Le reti radiofoniche e tele-visive non sono seconde alla car-ta stampata nella divulgazione di questo allarmante fenomeno, in particolare la televisione che dai canali pubblici e privati, naziona-li e locali non usa mezzi termini nel mandare in onda interviste e immagini, talora raccapriccianti, sulle infermità di alcuni neonati, alimentando, oltre misura, il pa-nico tra la popolazione. Quello che più colpisce la gen-te è il modo con cui il fenome-no viene riportato e descritto. Spesso i titoli dei giornali e della televisione compendiano i loro servizi, senza alcun rossore in faccia di chi li pubblica, in quan-to immorali e altamente lesivi della dignità dell’essere umano, in titoli deliranti come quelli che seguono:

“Augusta - La città d’Italia col più alto tasso di malformati”“Augusta - La fabbrica dei mo-stri”“Augusta - La città dei baby mo-stri al petrolio”“Augusta – La città dove i bam-bini nascono dimezzati” “Polo industriale - il triangolo della morte” “Polo industriale - il triangolo maledetto”“Polo industriale - la fabbrica della diossina”“Augusta come Seveso? No, peg-gio!” “Augusta - the deadly ground”

E potremmo continuare a lungo con frasi del genere. Una tragedia immane si è ab-battuta su tutta la città, ma in

particolar modo sulle famiglie dei neonati colpiti da questa cru-dele morbosità prenatale. Il panico presto si trasforma in terrore per tutta la popolazione, in modo particolare per le giova-ni coppie sposate da poco, che hanno paura di mettere al mon-do dei figli e per le donne che si trovano in stato di gravidanza, molte delle quali scelgono (per precauzione) di interrompere volontariamente la gravidanza ricorrendo ad aborti, il più delle volte, clandestini. Vittima la città di Augusta che, colpita nel cuore da questa inaudita, continua, e irrespon-sabile campagna più spettaco-lare che di informazione, perde la sua vera tradizionale identità e da quel momento in poi, per il mondo intero, diventa “la città dei malformati “.

Questo scenario infernale, da “ultima chiostra di malebol-ge”, (altro titolo di giornale), di-vulgato in tutto il mondo, è sta-ta la causa determinante che ha dato origine alla percezione di tragicità ambientale e sanitaria in cui vivono i cittadini di Augu-sta e delle aree limitrofe.

INFORMAZIONI CONTRADDITTORIE

Ho voluto descrivere questo episodio per due motivi: primo per mettere in risalto in qua-le stato di tensione psicologica vive, da più di trenta anni, la po-polazione di Augusta e secondo perchè il “caso” descritto si tin-ge ancora oggi di mistero per le versioni contrastanti su come è stato valutato il fenomeno “mal-formazioni”. Misteriosamente, la Regione Siciliana ha ridimen-sionato drasticamente il quadro tragico dipinto dai mezzi di co-municazione. Infatti, da un’in-dagine sul “caso malformazioni congenite. ad Augusta”, condot-ta da una commissione tecnica, nominata dalla stessa Regione Siciliana (Decreto Assessoria-le 26883 del 16/10/80), inda-gine estesa ad altri tre ospedali del centro sud della provincia, emerse quanto segue: a) In 11 anni di osservazione (dal 1970 al 1980) la frequenza delle malformazioni congenite (n° di nati malformati su mille nati) osservata all’ospedale Muscatel-lo di Augusta è risultata molto al di sotto della media naziona-

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le e addirittura la più bassa tra i quatto ospedali indagati ; b) nel 1980 (l’anno critico in cui è scoppiato il “caso”) la frequenza risultava ancora più bassa della media nazionale e al secondo posto tra i 4 ospedali indagati;c) tutti i dati disponibili (pro-vinciali e nazionali) furono di-chiarati inattendibili in quanto prodotti con metodi privi dei minimi requisiti scientifici che la statistica richiede.

L’episodio descritto induce ad alcune inquietanti riflessioni: com’ è stato possibile creare “sul nulla” (risultati della Regione Siciliana) un caso allarmistico di portata internazionale, che ha seminato terrore tra le don-ne di Augusta? Come mai, dopo 30 anni, non è stata fatta ancora chiarezza? E’ stato un allarmi-smo fondato su fatti oggettivi oppure un allarmismo ingiustifi-cato e strumentale? A chi giova nascondere la verità? A questi interrogativi i cittadini aspetta-no ancora che sia data una rispo-sta chiara. La poca chiarezza non aiuta a risolvere i problemi anzi li aggrava, crea confusione tra la gente e fa perdere la credibilità nelle istituzioni, proprio quello che è successo alla popolazione di Augusta. E non poteva essere altrimenti se ancora oggi non si conosce quale delle due versioni, tragica secondo i mezzi di infor-mazione e normale secondo la Regione Siciliana, è quella giu-sta.

Non è da sottovalutare inol-tre il fatto che la leggerezza, la superficialità e l’irresponsabilità nel divulgare notizie allarmisti-che incontrollate, che poi ven-gono ridimensionate o smentite,

possano portare gravi conse-guenze di rilevanza emotiva e so-ciale, difficilmente prevedibili.

L’enfatizzazione del “caso malformazioni congenite, ad Augusta”, se da un lato ha crea-to il clima di tragicità che ancora persiste in città, dall’altro lato ha avuto l’effetto di sensibilizzare la Sanità sulla insorgenza di pa-tologie prenatali, di accelerare l’iter per l’istituzione del Registro I.S.MA.C. e del “Registro Tumori di Siracusa” e infine d’ aver fatto emergere lo stato primordiale in cui versava, all’epoca, l’epi-demiologia in provincia di Sira-cusa, da cui nacque l’esigenza di istituire in provincia una sezione di epidemiologia adeguata al bi-sogno. Il progetto fu realizzato in tempi relativamente brevi, tanto che dal livello zero del 1980 l’epi-demiologia provinciale nel 1995 aveva già raggiunto un livello di prestigio. Tutto questo ha per-messo, anche con la successiva istituzione del Registro Tumori di Siracusa, di disporre a partire dal 1995, con la collaborazione dell’Università di Catania, di un gran numero di dati epidemio-logici utili alla sanità. I soli dati attendibili e credibili per il rigo-re scientifico con cui sono stati prodotti, i soli dati da prendere in considerazione per valutare lo stato sanitario attuale del terri-torio. Tutti quelli precedenti al 1995 sono da scartare, perché inattendibili.

UTILITÀ DEI DATI EPIDEMIOLOGICI

Sull’utilità di questa banca dati riportiamo un brano tratto dal volume “I Tumori in Provin-

cia di Siracusa dal 1999 al 2002” redatto dall’ Azienda USL 8 Sira-cusa e dal Dipartimento di Igie-ne dell’Università di Catania: “…..oltre alla sorveglianza sa-nitaria e alla ricerca scientifica, l’altro vero scopo dell’informa-zione epidemiologica è quello del supporto guidato alla valuta-zione dei servizi e alla program-mazione sanitaria del territorio, senza i quali ogni studio diventa vano e fine a sé stesso. La verità, come non ci stanchere-mo mai di ripetere, è che il com-pito dell’epidemiologia è anche quello di informare, …e soprat-tutto di farlo col massimo rigore scientifico, senza superficialità e senza enfatizzazioni.Ai mezzi d’informazione, al ma-nagement e soprattutto al de-cisore politico l’arduo e nobile compito di fare buon uso di que-sti dati!” Questo è quanto scrive la comunità scientifica, “Far buon uso dei dati epidemiologici...” Altro che buon uso! L’assessora-to alla Sanità, nel programmare il piano sanitario della provincia di Siracusa, ha completamente ignorato i dati prodotti dal Re-gistro Tumori di Siracusa (11 anni di osservazione) e da altri importanti studi condotti negli ultimi 15 anni, sulla cui accura-tezza e credibilità non vi sono dubbi. Dati statistici che avreb-bero dovuto essere lo strumento di apporto alla preparazione di un piano sanitario provinciale imparziale, tale da assicurare un servizio sanitario equo e ade-guato alle esigenze del territorio, e invece, senza questo apporto scientifico, è stato prodotto un decreto ingiusto che dà minori servizi e maggiori disagi, in par-ticolare, ai cittadini di Augusta e delle aree limitrofe .

Fine I parte

Giuseppe Moschitto (chimico industriale)

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I cittadini di Augusta, soste-nuti dalle popolazioni dei paesi limitrofi, a distanza di quattro mesi dalla mobi-

litazione generale cittadina del 30 maggio, che vide la massiccia partecipazione della popolazio-ne locale, sono tornati a mani-festare avverso il decreto 1377 del 25 maggio 2010 che, come risaputo, porterebbe al depoten-ziamento del presidio ospeda-liero locale “Muscatello”, dopo paradossale investimento che ha visto l’ingente sperpero del denaro dei contribuenti “non parassiti”, cioè di quelli che pa-gano regolarmente le tasse, at-traverso la realizzazione di un nuovo padiglione che rischia di divenire l’ennesima cattedrale nel deserto in un drammatico periodo storico, di grave crisi economica. La gente, stufa e sfi-duciata, stenta ormai a credere alle rassicurazioni che arrivano da più parti; inutile quindi il tentativo compiuto il pomerig-gio del 26 settembre dal presi-dente della Regione, chiamato

munali e regionali. Così, martedì 27 settembre, di buon mattino (6:30/7:00), armati di ombrel-lo per ripararsi dalla scrosciante pioggia, i cittadini sensibili, non i nassa, però, si sono presenta-ti al raduno organizzato dal co-mitato nella la nuova darsena di Augusta, per annunciare ancora una volta la propria presenza e la propria perseveranza nella lotta per la difesa della salute, assie-me ai lavoratori della “Società Augustea S.p.A.” che, essendo del posto, hanno anch’ essi ade-rito a nome di tutta la comunità portuale. La manifestazione si è prolungata, stancamente fino alle 20. I negozi sono rimasti aperti tutta la giornata. Nono-stante l’appello lanciato attra-verso un altoparlante installato in un’autovettura, la gente non ha risposto. Eppure l’appello era stato “urlato” da molti giorni con migliaia di volantini e anche rin-forzato attraverso altoparlante “automontato”.

La sera del 27 settembre Mimmo Di Franco, esponente di rilievo del comitato, si è dimesso con questa lettera aperta:

“Il sottoscritto avendo fir-mato, in rappresentanza del suddetto Comitato tutte le ma-nifestazione indette per la sal-vaguardia dell’Ospedale Musca-tello, con la presente rassegna le dimissioni con effetto immedia-to. La sofferta decisione si è resa necessaria poiché con la visita del governatore Lombardo ad Augusta e le sue dichiarazioni, rispetto al nuovo riassetto, por-terebbero a muro contro muro.

L’ ULTIMA MANIFESTAZIONE IN DIFESA DEL MUSCATELLO

POCHI PROTESTANO SOTTO LA PIOGGIA IL COMITATO SI SCIOGLIE

governatore, Raffaele Lombar-do, psichiatra in aspettativa, in visita ad Augusta, e del sindaco Carrubba che, dopo avere capeg-giato le prime proteste cittadi-ne, appare alquanto “assopito”, stante ai commenti generali, e invita la popolazione a un “mo-derato ottimismo”, anche alla luce della recente nota del 21 settembre che garantirebbe, a suo dire, un primo risultato. “Potremmo avere 120 posti letto per acuti al Muscatello” - spiega ancora il sindaco Carrubba “e ci allontaneremmo dal paventato rischio di ridimensionamento della struttura”, e questo grazie anche alla conferenza dei sindaci del 28 luglio; in quell’ occasione, infatti, l’assessore regionale alla sanità Massimo Russo, magistra-to in aspettativa, annunciava la modifica del decreto 1377. Tante promesse ma al momento, nes-suna certezza e nessun risultato concreto, tanto che a distanza di tempo la popolazione stenta oramai a credere alle promesse annunciate dai nostri politici co-

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A ciò si è aggiunta la scarsa partecipazione della popolazio-ne alla manifestazione odierna, poche centinaia di persone su 33.000, mi ha convinto a pren-dere questa decisione. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le mamme, i ragazzi delle varie scuole e tutte le persone che in-sieme al Comitato si sono battute per reclamare un proprio diritto. Ringrazio tutte le forze dell’or-dine che, con professionalità, hanno salvaguardato l’ordine pubblico, facendo sì che tutte le manifestazione non degeneras-sero. Un particolare ringrazia-mento a tutti i componenti del Comitato, per le esperienze ma-turate in questi mesi e soprattut-to nei giorni cruciali del 30 e 31 maggio. Queste mie dimissioni - conclude Di Franco - le ritengo come una mia sconfitta. Ho per-so una battaglia, ma continuerò a battermi affinché anche i bam-bini abbiano il loro ospedale e non l’umiliazione di 2 posti di

assistenza pediatrica di base, su una popolazione del territorio di circa 12.000 bambini.

Sarò sempre al fianco di chiunque voglia, con tutti gli strumenti leciti a disposizione, continuare a servire Augusta.”

L’indomani 28 settembre, il comitato ha annunciato lo scio-glimento con quest’altra lettera aperta:

“Alla luce di quanto è suc-cesso nella manifestazione del 27, il comitato cittadino, che si era costituito volontariamente a difesa dell’ospedale Musca-tello, ha deciso con una sofferta decisione di sciogliersi autono-mamente. L’arrivo del governa-tore Lombardo che ha ribadito il nuovo riassetto del Muscatel-lo, cioè la rifunzionalizzazione dell’ospedale e 2 posti letto per un servizio di assistenza di base pediatrica, ci aveva convinto a non disdire lo sciopero del 27 settembre. La giornata della ma-nifestazione, non ha sortito gli

effetti sperati di coinvolgimento della popolazione augustana e ci assumiamo le nostre responsa-bilità, forse non abbiamo saputo dare le giuste informazioni. Ci rammarichiamo che l’ospedale verrà chiuso alle donne, mam-me e bambini, ma cerchiamo di avere fede su ciò che il governa-tore Lombardo ha detto nell’aula magna che l’ospedale sarà anzi potenziato con strutture d’ec-cellenza e che i trasferimenti dei reparti avverranno contestual-mente a quelli assegnati.

Il Comitato stigmatizza l’assenza di persone delle isti-tuzioni e dei sindacati politiciz-zati lasciando in abbandono dei cittadini che chiedevano un loro diritto, protestando per bloccare un’ingiustizia sociale. Ringra-ziamo tutte le donne, mamme, studenti, i lavoratori del porto operanti sui rimorchiatori che ci sono stati sempre vicino in que-sta vertenza e tutta la cittadinan-za sensibile che ci ha seguito.

Un ringraziamento partico-lare a tutte le forze dell’ordine che, con la loro professionalità hanno condotto, in piena sicu-rezza, l’ordine pubblico evitando che le manifestazioni degeneras-sero. Tutti i componenti del co-mitato saranno sempre presenti e affiancheranno coloro che in avvenire si prenderanno a cuore il problema dell’ospedale, quan-do ci saranno tempi migliori.

Un grazie a tutta la città.”G.T.

Il giorno prima Raffaele Lombardo

aveva parlato a operatori del settore e a esponenti

del Comitato pro ospedale

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Sabato 16 luglio, si è inse-diata all’ospedale Musca-tello di Augusta il nuovo direttore dell’Unità ope-

rativa complessa di Ginecologia e Ostetricia del Distretto ospe-daliero Sr 2, Lucia Lo Presti (nella foto). La dirigente pro-viene dall’Azienda Ospedaliera universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania. Lucia Lo Presti ha incontrato alla presen-za del direttore generale Franco Maniscalco, del direttore sanita-rio, dei coordinatori del Distretto ospedaliero Sr 2, dei capi Dipar-timenti e del dirigente medico di presidio, i responsabili delle

Unità operative, il personale del reparto di Ginecologia, i medici di base, dei consultori che affe-riscono al Distretto, rappresen-tanti delle associazioni di vo-lontariato locali, rappresentanti della stampa.

Nel corso dell’incontro sono state illustrate le linee pro-grammatiche dell’attività che caratterizzeranno il nuovo corso della ginecologia e ostetricia del distretto con particolare riferi-mento alla prevenzione e diagno-si delle patologie fetali, all’uma-nizzazione del percorso nascita nell’adozione delle linee guida che rispecchiano le conoscen-ze nazionale e internazionale in materia. In ambito ginecologico, oltre ai programmi di prevenzio-

ne e diagnosi dei tumori femmi-nili, il nuovo corso prevede, tra l’altro, l’attivazione di un ambu-latorio di uro-ginecologia per la diagnosi e terapia riabilitativa e chirurgica dell’incontinenza urinaria. Come mai quest’ inse-diamento in pompa magna della dottoressa Lo Presti?

Come mai ad Augusta se il reparto che dovrà dirigere è sta-to trasferito de iure a Lentini e non risulta che il decreto asses-soriale Russo sia stato cassato .

Si tratta d’un’abile manovra dilatoria del fedele (all’asses-sore Russo) direttore generale dell’ASP, Franco Maniscalco, per far credere agli augustani che la dottoressa si preoccuperà di Au-gusta? Staremo a vedere.

GdA

A distanza di appena due giorni dalla decisione di scioglimento, il co-mitato pro ospedale ha

deciso di ritornare sui suoi pas-si, dopo la decisione dell’Azien-da Sanitaria Provinciale (ASP) di trasferire subito a Lentini i reparti di ginecologia e pedia-tria e l’unità di day-hospital di talassemia, senza rispettare ciò che aveva affermato ad Augusta il signor Raffaele Lombardo “go-vernatore” di questa Regione, cioè che i reparti sarebbero stati trasferiti a fine ottobre e comun-

que contestualmente all’apertu-ra nel Muscatello del reparto di oncologia di qualche posto letto di pediatria. Il comitato ha defi-nito la decisione dell’ASP “una vera e propria ingiustizia sociale che si sta consumando ai danni dei cittadini augustani e del va-sto bacino d’utenza del nosoco-mio megarese a servizio anche delle popolazioni di Priolo – Me-lilli e Sortino”. La molla che ha fatto scattare questa decisione è la disposizione giunta proprio il 29 mattina da parte dell’Asp che prevede in tempi brevissimi

il trasferimento a Lentini dei re-parti di: ostetricia, ginecologia e pediatria e il day hospital di talassemia .Tutto ciò senza ne-anche rispettare la tanto decan-tata ed assicurata contestualità degli spostamenti. Riteniamo questo un ennesimo atto di arro-ganza che nulla ha a che vedere neanche con le assicurazioni ri-cevute dal governatore Raffaele Lombardo. Da oggi stesso, 30 settembre, saremo nuovamente in piazza per informare la po-polazione degli ultimi sviluppi della situazione che riguarda il Muscatello. Invitiamo il sindaco, l’amministrazione comunale e il consiglio comunale a intrapren-dere le azioni necessarie per far rispettare la piena integrità del nostro ospedale”. GdA

IL COMITATO CI RIPENSA

Ad Augusta il nuovo dirigente di ginecologia e ostetricia di SR 2

STRATEGIA ABBASSA TENSIONE DEL DIRETTORE GENERALE MANISCALCO?

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“Che fine ha fatto la camera iperbarica del Muscatello, costata 5oo milioni di lire nel 1997? Da diversi anni

non si hanno più notizie della costosa apparecchiatura che non è mai stata montata e giacereb-be inutilizzata nei magazzini dell’ospedale”.

A chiedere spiegazioni a Franco Maniscalco, direttore ge-nerale Azienda Sanitaria Provin-ciale (ASP) di Siracusa, è il de-putato regionale Enzo Vinciullo, segretario della Commissione Sanità all’Ars.

Il deputato siracusano, du-rante una conferenza-stampa

del 3 ottobre, ha reso noto di aver presentato sulla vicenda, un’inter-rogazione parla-mentare indiriz-zata al Presidente della Regione e all’Assessore re-gionale della Sa-lute.

Ecco alcu-ni passi salienti dell’intervento di Vinciullo:

“La mancata utilizzazione di questa struttura

costringe i medici dell’ospedale di Au-gusta a trasferire i malati presso l’ospe-dale Umberto I di Si-racusa, il più vicino centro ospedaliero fornito di camera iperbarica, con i con-seguenti e prevedibi-li rischi per chi, col-pito da embolia, ha la propria vita legata alla velocità di inter-vento sanitario.

Sino a pochi giorni fa era ancora

allocata nella sua sede (un pre-fabbricato di fronte al vecchio padiglione dell’ospedale). Tre giorni fa, 29 settembre, però, è stato fatto spostare il presidio del 118 ubicato in un prefabbri-cato attiguo a quello che ospita la camera iperbarica, poiché è atteso l’arrivo di una grossa gru per rimuovere l’apparecchiatura che pare sia stata destinata a rot-tamazione

Da una verifica fatta da specialisti del settore occorre-rebbero allo stato attuale circa 240 mila euro per rendere fun-zionante la camera iperbarica

La camera iperbarica del Muscatello mai entrata in funzione, destinata alla rottamazione

500 MILIONI DI LIRE BUTTATI AL VENTO

Chi ha favorito chi?Vinciullo chiede la “testa” di Maniscalco

Malasanità

Nella foto: Vincenzo Vinciullo

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che, tutto sommato, nonostante il non uso e qualche traccia di ruggine sarebbe in buono stato.

Non ho intenzione di fer-marmi alla sola interrogazio-ne all’Ars, innvierò un dossier anche alla Procura della Corte dei Conti. Il fatto che siano poi trascorsi tanti anni è un’ aggra-vante e il direttore sanitario in carica da tre anni non può non conoscere la vicenda.

Si tratta di una fatto grave e doloso per colpire l’ospedale di Augusta e fare gli interessi di altri. Intendo ora sapere cosa in-tende fare l’Asp.

Se oggi il Muscatello avesse avuto i 6 posti letto previsti a suo tempo per le terapie iperbariche non correrebbe il rischio di esse-re chiuso, ma non solo sarebbe un ospedale in attivo conside-rato anche l’alto costo di tratta-

menti”.Alla fine

, Vinciullo ha chiesto la “te-sta” di Mani-scalco, che gli ha risposto a muso duro attraver-so i quotidiani, provocando la reazione di Vin-ciullo che ha detto: “Nemmeno Ceausescub (dittatore comuni-sta romeno giustiziato nel 1989) inveiva così contro i rappresen-tanti del Popolo.

A prescindere dalle in-vettive, su cui sarà chiamata a esprimersi la Commissione Ser-vizi Sociali e Sanitari dell’ARS - quello che viene fuori da Ma-niscalco è l’individuazione di colui che avrebbe impedito, sino a oggi, l’utilizzazione o della ca-

mera iperbarica. Questa responsabilità gra-

va sulla Regione, secondo il manager dell’Asp, con la quale esisterebbe un “voluminoso car-teggio”, Regione che sino a ora, anziché rispondere alle richieste dell’Asp, si sarebbe rifiutata di prendere determinazioni sulla destinazione dell’apparecchia-tura.

Di conseguenza, liberatosi da ogni responsabilità, Mani-scalco, dopo tutta una serie di invettive che nemmeno Ceause-scu usava, giunge alle stesse mie conclusioni e cioè: che la camera iperbarica esiste, che non è sta-ta mai utilizzata dal giorno in cui è stata acquistata con i soldi dei siciliani, e si spinge, poi, ol-tre individuando nella Regione e nell’assessore Russo, il respon-sabile di questo sperpero di de-naro pubblico.

Occorreva, dunque, caro dottor Maniscalco, ricorrere a tante invettive per arrivare a condividere, pienamente, la mia denuncia?

Se fossimo nel mese di ago-sto, penserei a un colpo di sole, ma, in questa stagione, non comprendo cosa l’abbia potu-to spingere a fare dichiarazioni così offensive nei miei confron-ti e, soprattutto, incoerenti, non avendo il coraggio di fare nomi e cognomi dei veri responsabili che copre”.

GdA

Malasanità

Nella foto: Franco Maniscalco

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Ancora al buio la pista elisoccorso del MuscatelloMi sono chiesto se ci

fosse stata la pista dell’eliporto funzio-nante, all’interno

dell’ospedale Muscatello, Seby, quel ragazzo che ad Agosto ha avuto l’incidente a Brucoli e fu trasportato al “Garibaldi”, pote-va essere salvato anticipando i tempi di soccorso?

Considerando che sia-mo in una zona ad alto rischio sismico,ambientale e industria-le, in caso di necessità perché non possiamo utilizzare l’eli-soccorso anche nelle ore serali e notturne, avendo l’unica struttu-ra ospedaliera pubblica esistente

Le proteste e le strategie di “ inviluppo” per il porto di Augusta

Il consiglio provinciale ha votato all’ unanimità un ordine del giorno propo-sto dal capo gruppo del

PDL, Paolo Amato, augustano, che ha richiamato la vigile at-tenzione del consiglio su una questione molto importante che riguarda anche il futuro del porto di Augusta e della Sici-lia. Da indiscrezioni di stampa pare che recentemente dalla bozza relativa alle strategie dei trasporti europei sia stato cancellato il Corridoio Berlino-Palermo. Ecco la parte iniziale della firmata da Paolo Amato: “Il consiglio provinciale chie-

de agli Eurodeputati di prote-stare con forza a questo cambio di strategia, che la deputazione nazionale siciliana si muova e si mobiliti perché quello che si sta prospettando è di un’assurdità fuori dalla logica”. Ci si augura che dalla Sicilia , comuni, pro-vincia , regione parta una prote-sta così energica da fermare un progetto che fermerebbe per 10 anni ogni capacità di sviluppo regionale. La proposta da parte della Comunità Europea di abo-lire il Corridoio 1 “Berlino - Pa-lermo” e sostituirlo con il Cor-ridoio 5 “Helsinki - La Valletta”

ha scatenato diverse polemi-che, quest’a alternativa inserita nella proposta di bilancio della Comunità Europea per il 2020 sarebbe un colpo mortale per la Calabria e la Sicilia che verreb-bero taglia-te fuori dal dise-gno stra-tegico dei trasporti europei.”

A. P.

in zona ad avere l’eliporto?L’on. Enzo Vinciullo, se-

gretario della commissione sa-nità regionale,nel dicembre del 2009, fece un’interrogazione al presidente della regione sicilia-na e all’assessore alla sanità per avere un finanziamento straordi-nario, per l’ospedale Muscatello di Augusta e consentire il servi-zio dell’elicottero anche nelle ore notturne, con una spesa che si aggirava attorno ai 50 mila euro e ciò avrebbe permesso, a una utenza di circa 100 mila persone di usufruirne.

Basta 1 minuto per salvare una vita umana.

La domanda sorge sponta-nea, alle interrogazioni seguono le risposte?

Che fine hanno fatto gli 11,2 milioni di euro per completare il nuovo padiglione e quindi pre-levare, da questi finanziamenti, la cifra per l’illuminazione della pista?

Perché se si fa una pista di elicottero non si completa con l’impianto di illuminazione per essere utilizzato pure nelle ore notturne?

Gli augustani più che rispo-ste precise, attendono i fatti con-creti.

Mimmo Di FrancoVici-nanza a Cava del Sorciaro con

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Rigassificatore: tutte le ragioni del “NO”secondo Luigi Solarino

Sono uno dei “tanti am-bientalisti esagitati”, come ci definisce il segre-tario generale UIL Stefa-

no Munafò, che non condivide la costruzione del rigassificatore di Priolo, per i seguenti motivi:

Per la sua pericolosità legata al sito prescelto: vicinanza a cen-tri abitati, a ferrovia, a SS 114 ed autostrada CT-SR, a importanti parchi serbatoi di infiammabili, a impianti a rischio di incidente rilevante sottoposte alle diretti-ve Severo ed effetto domino (ri-cordiamo il disastro registratosi all’Icam nel 1985 e ai tanti suc-cedutesi a oggi).

Vicinanza a Cava del Sorcia-ro con i suoi depositi di materia-le bellico, per il traffico nel porto di petroliere e navigli della Mari-na Militare e Nato. Perché si è in zona sismica classificata S12.

Per chi lo avesse dimen-ticato esiste il parere negativo espresso dell’Assessorato regio-nale all’Ambiente il 26/11/2009, a firme dell’avv. Rossana Inter-landi e del dott. Antonio Cuspi-lici, in cui vengono elencate le prescrizioni da effettuare prima della realizzazione del rigassifi-catore.

Per la sua inutilità: perché la Sicilia non ha bisogno ener-getico, con le sue 5 raffinerie, di cui tre concentrate nella nostra zona, con i 25 miliardi di mc/anno di metano algerino che arriva a Mazara del Vallo, i 16 miliardi di metano libico che ar-rivano a Gela e ora con gli 8 mi-liardi del rigassificatore di Porto Empedocle, copre gran parte della necessità nazionale di gas metano stimata in 72 miliardi di

mc/anno (attualmente la Sicilia utilizza solo il 15% del metano che arriva da Algeria e Libia).

Per la diversificazione del polo Chimico e Petrolchimico in polo energetico:

Per esportare il metano in Europa. In questo caso, essendo di fatto una metaniera assimila-bile a un metanodotto mobile, bisognerebbe costruire i rigassi-ficatori nei porti del nord Italia e non in Sicilia.

Se invece si vuole generare energia elettrica con sistemi ad alto rendimento termodinami-co come i turbogas, pensando di esportarla nel resto d’Italia, bisognerebbe documentarsi sui danni arrecati dai turbogas con le loro emissioni di nanopolveri. I recenti studi del CNR di Bolo-gna, e delle Università di Trento e Padova e della California, so-stengono che detti impianti sono “meno puliti” di quanto ritenuto sinora.

La ministra Prestigiacomo sostiene che il rigassificatore è strategico per la sicurezza ener-getica, forse intendeva econo-micamente strategico per chi lo realizza, visto che, per legge, lo Stato gli garantisce, per 20 anni, il 71,5 % dei profitti in caso di mancanza di materia prima (me-tano liquido).

Per risolvere i problemi occupazionali:All’incremento temporaneo di occupazione du-rante la costruzione dell’impian-to, seguirebbe una diminuzione della occupazione attuale per la riduzione di traffico marittimo commerciale, militare e Nato all’interno del porto di Augusta, determinato dalla permanenza

delle metaniere durante le ope-razioni di scarico (fenomeno che si ripeterebbe tre giorni alla set-timana).

Incremento occupazionale si otterrebbe invece con la boni-fica del porto, dei siti inquinati e la messa in sicurezza degli im-pianti.

Controlli agli impianti in-dustriali

Sindacati e amministratori sicuramente hanno letto le let-tere aperte, a loro indirizzate, dagli “ambientalisti esagitati”, in cui sosteniamo la necessità di adottare misuratori in continuo (24/24 ore, per 365 giorni all’an-no) sui camini dei vari impianti, come avviene in altre industrie italiane ed europee, vedasi per esempio Porto Marghera, al fine di controllare anche organoclo-rurati, come diossine e Pcb, na-nopolveri e metalli pesanti.

Dai quotidiani del 27 luglio scorso abbiamo appreso che per Isab Nord e Sud tali misurato-ri verranno adottati per 6 anni, montandoli a monte delle torce e non ai camini. Noi chiedevamo i prodotti che si formano nella combustione e non la compo-sizione degli affluenti inviati in torcia. Infine, non compren-diamo il perché detti misuratori non vengano applicati a tutti gli impianti, come da noi suggerito.

Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e Comitato No rigassificatore di Melilli hanno presentato al Procuratore Ugo Rossi un esposto sull’iter auto-rizzativo del rigassificatore.

Luigi Solarino

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Rigassificatore: tutte le ragioni del “NO”

Porto

Premessa:50 anni di industria-

lizzazione senz’ alcun rispetto delle regole ci

hanno insegnato che non c’è svi-luppo senza sicurezza.

Mi riferisco a:a) Mancato rispetto delle

distanze di sicurezza degli im-pianti dai centri abitati.

b) Mancato r i s p e t t o dell’ ambiente con conseguenti danni alla salute.

c) Mancati ammoderna-menti e messa in sicurezza degli impianti.

Conseguenze: sfruttamen-to e…chiusura con conseguente perdita di posti di lavoro oggi ri-dotti a un terzo rispetto al perio-do di maggiore sviluppo.

Oggi cosa si viene a pro-porre? Ciò che nessuno vuole: inceneritori vari (rifiuti urbani, tossici e nocivi), proposta di uti-lizzazione della cementeria per bruciare rifiuti urbani e, infine, un rigassificatore che dovunque è stato proposto nessuno lo vuo-le.

Rigassificatore: il sito pre-scelto è sicuro?

Questo sarebbe stato il vero e unico problema da discutere oggi.

Vi sono tre importanti con-troindicazioni alla sua realizza-zione:

Rischio industriale: tratta-si di:

1) Impianti vecchi di 50 anni con adiacenti stoccaggi.

2) Adiacenza all’Icam(esploso nel 1985 e ricostruito).

3) Ubicazione in area dove si sono verificati numerosi inci-

denti (il più grave aprile 2006).Trattasi, infatti, di area di-

chiarata ad alto rischio di inci-dente rilevante dove si andreb-bero a stoccare oltre 500 mila m3 di gas metano liquido. Come termine di paragone il disastro verificatosi a Viareggio è stato causato da una cisterna di appe-na 100 m3 di gpl.

Rischio militare:considerata la situazione inter-nazionale la Marina Militare re-sterà o sarà costretta a cambia-re area per motivi di sicurezza, come già avvenuto per l’idrosca-lo? Se va via quanta gente sarà messa in difficoltà?

Rischio sismico:cito un documento: il voto n°

41/91 del CRU pervenuto a tutti i comuni a sei mesi dal sisma del 90. Sintetizzo ciò che è riportato a pagina 3 di detto documento dove viene stilato l’elenco di tut-ti i terremoti verificatisi nell’area in questione e da dove si evince che l’area è soggetta a sismi di varia intensità. I più importanti quelli tra il 7° e 9° grado con pe-riodo di ritorno di 144 anni.

Il sisma del 90 era atteso per il 92. Ancora più pericolosi quelli tra il 9° e l’11° grado con periodo di ritorno di 322 anni. Ultimo di questo tipo 1693 atteso all’incirca nel 2015. Per quest’ul-timo tipo di sisma infatti è previ-sto anche il maremoto.

In detto documento vengo-no indicati gli epicentri dei pas-sati sismi: 8 km al largo di Augu-sta, faglia Ibleo-Maltese sempre lo stesso punto.

A pagina 25 del suddetto documento testualmente si chie-

de di “riclassificare il territorio da S9 a S12”. Il declassamento era stato effettuato all’inizio de-gli anni 60 con decreto regionale ad hoc per le industrie (infatti non potrebbero sorgere in siti con sismicità superiore a S9).

Conferenza professor Bar-beri al Palajonio (dicembre 90) “dobbiamo aspettarci un terre-moto 100 volte superiore. L’at-tuale è stato solo un terremoti-no”.

Conclusione:non esistono per questi tre rischi i nullaosta di fattibilità (Nof) che possano garantire sicurezza a meno che i burocrati deputati a stilarli non siano in contatto di-retto con il Padreterno dal quale hanno ricevuto rassicurazioni.Il futuro della nostra area:

1) Bonifiche. 2) Messa in sicurezza degli

impianti rimasti e loro ammo-dernamento.

3) Delocalizzazione degli stoccaggi.

4) controlli in continuo 365/365 delle emissioni.

5) Lavorazione in loco del prodotto finito.

6) Porto commerciale (che sarebbe gravemente danneggia-to dalla presenza delle navi ga-siere per via delle disposizioni IMO).

Rivendico infine a nome del-la popolazione che si è espressa con il 98% di no al rigassificatore il diritto a vivere in sicurezza.

Giacinto Franco

secondo Giacinto Franco

16 Quartieri

adiacente”. Problema che se non risolto si ripresenterà con l’arri-vo delle prime piogge.

E allora i residenti ricorro-no ai ripari per porre fine agli annosi disagi che tanti danni hanno provocato alle loro abi-tazioni. Gli abitanti della zona hanno da sempre lamentato il fatto che non si sia posta soluzio-ne al problema nell’ambito degli interventi di riqualificazione del lungomare. Dagli uffici comu-nali competenti è stato più vol-te ribadito che dell’onere di tali interventi devono sobbarcarsi i residenti. I cittadini hanno già avuto modo di precisare alcuni aspetti di un’antica vicenda.

“Non furono i residenti a so-praelevare via delle Saline, ma il Comune che volle asfaltare, per agevolare il traffico veicolare, quella che era una strada ster-rata, palazzine sorte negli anni Sessanta del secolo scorso, cioè oltre cinquant’anni fa, su sali-ne colmate con regolare licenza edilizia, per edilizia cooperati-va convenzionata, ma solo da quando il Comune, acquisendo il terreno sopraelevò il manto, co-minciò a verificarsi il fenomeno dell’acqua alta. Prima il quartie-re non si allagava evidentemen-te chi non ha rispettato le giuste pendenze o non ha voluto le ca-nalizzazioni è stato il Comune, che avrebbe dovuto prevedere il fenomeno e rispettare i cittadi-ni che, regolarmente, avevano lì costruito le case”.

C. C.

lificazione del lungomare. Inter-venti che avranno una durata di circa 15 giorni, finanziati da 12 famiglie abitanti in due palaz-zine, per una spesa totale di 60 mila euro. I lavori comporteran-no la realizzazione di pompe di rilancio, caditoie, messa in ope-ra dell’asfalto in maniera tale da pareggiare il dislivello del piaz-zale antistantea gli edifici con la contigua carreggiata del lungo-mare, nonché la rimodulazione delle aiole esistenti.

La riqualificazione del co-siddetto lungomare Rossini - Granatello, come si ricorderà, è stata completata nel novembre del 2010. L’ultimo grave episo-dio di allagamento che ha visto i cittadini prigionieri nelle pro-prie case e richiesto l’intervento dei vigili del fuoco, si è registrato

lo scorso febbraio.“Palazzine circondate

dall’acqua in via delle Saline, e l’attiguo lungomare Rossini - Granatello percorso dagli auto-mobilisti in senso di marcia vietato, per evitare il lago crea-tosi lungo la strada

Sono stati avviati i lavo-ri per la riqualificazione d’una parte del popoloso quartiere del cosiddetto

Lungomare Rossini angolo Via delle Saline, ma i lavori saran-no a spese degli stessi abitanti del quartiere. Il Comune non sborserà un centesimo, anche se i danni sono stati provoca-ti dall’inadeguatezza dei tecni-ci comunali e dall’incuria delle passate amministrazioni. L’at-tuale sindaco, M. Carrubba, che ha abitato per circa quarant’anni proprio nella zona, nonostante le promesse non ha, tuttavia, fat-to nulla. E ora cittadini sborsano i quattrini, dando uno schiaffo morale al sindaco. I residenti si faranno carico degli interventi necessari per evitare gli allaga-menti che si sono continuati a

verificare durante il maltempo nella zona, anche in seguito alla realizzazione dei lavori di riqua-

Il Comune solleva la strada e i cittadini riparano i danni

I cittadini si tassano per evitare gli allagamenti

Nelle foto: acqua alta” lungofogna “Rossini, canalone Via delle Saline

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Dopo aver visto a Marina di Ragusa, il rinnova-to lungomare “Medi-terraneo” che colle-

ga l’ammirevole porto turistico, autentica meraviglia del Sud, al lungomare “Andrea Doria”, che non ha nulla da invidiare alle passeggiate sul mare di Rimini e dintorni, ci domandiamo come si possa continuare a chiamare “lungomare Rossini” una strada della nostra città che si affaccia sì sul mare, ma un mare forte-mente inquinato. Inquinato, da quasi un cinquantennio, dagli scarichi fognari, tanto che è as-solutamente vietato e farsi i ba-gni e pescare (ciò nonostante, ta-luni pescatori, nottetempo, sono visibili con le loro lampare). Nel 1968 fu progettato dall’ing. Oli-votti di Udine un impianto di depurazione per bonificare il

golfo, ma, a tutt’oggi, nonostan-te, da un lustro almeno, tutti noi cittadini paghiamo la non esigua tassa sul depuratore, il depura-tore è in mente Dei.

Per quanto riguarda l’area del cosiddetto lungomare Ros-sini, dove, periodicamente, si verifica il fenomeno dell’acqua alta, come a Venezia, i proprie-tari delle palazzine, regolarmen-te allagate, si sono riuniti nello studio di un avvocato affinché, tra l’altro, invii al sindaco una diffida ad adempiere e per chie-dere eventualmente un congruo risarcimento per i danni passati e, eventualmente, futuri.

Diffida simile era già stata inviata, un paio d’anni fa, dal no-stro nostro direttore al sindaco Carrubba, il quale non solo non si fece vivo nel quartiere, che pure conosce benissimo per averci

abitato per quasi quarant’anni, né agì per risolvere il problema annoso, ma non rispose nemme-no, così come non ha nemmeno risposto il direttore generale del Comune, Gaetano Petracca, (che riceve una busta paga di 80 mila euro annui), a una garbata lette-ra dello stesso Càsole, lettera in cui, a nome dei residenti, quasi lo supplicava di intervenire. “Ci pensino i residenti”, disse l’anno scorso al quotidiano La Sicilia il giovane assessore Rinzivillo.

“Per quanto ci compete, noi stiamo provvedendo (anche per questo ci siamo riuniti nel-lo studio legale)”, hanno detto i residenti, ma il buon assessore Rinzivillo, proprio perché giova-ne, non sapeva che non sono sta-ti i residenti a sopraelevare Via delle Saline, ma fu il Comune che volle asfaltare, per motivi sacro-

santi di traffico veicolare, quella che era una stra-da sterrata e appena un viottolo, come afferma il geometra Santo Carrub-ba, memoria storica del quartiere, uno dei primi residenti di quelle palaz-zine sorte negli anni Ses-santa su saline colmate, sì, come diceva Rinzivil-lo, con tanto di regolare licenza edilizia, per edili-zia cooperativa conven-zionata, ma solo quando il Comune, acquisendo terreno delle varie coo-perative e sopraelevando il manto, si è verificato il fenomeno dell’acqua alta. “Prima il quartiere

“Prima il quartiere non si allagava”, afferma Santo Carrubba

“ASSESSORI E CONSIGLIERI NON VENGANO A CHIEDERVI IL VOTO”

Il direttore generale del Comune (83mila euro annui) non si degna di rispondere

Quartieri e Polemiche

non si allagava”, afferma Car-rubba. Evidentemente chi non ha rispettato le giuste pendenze non ha voluto le canalizzazioni è stato il Comune, che avrebbe dovuto prevedere il fenomeno e avrebbe dovuto rispettare i citta-dini che, regolarmente, avevano lì costruito le palazzine. Citta-dini che non sono di serie B né possono essere trattati a pesci in faccia, quasi come i cani randagi che stazionano in permanenza di fronte all’area - altra grave piaga che, certo, non può essere estir-pata dai cittadini. Questi sono stati i sentimenti provati dagli abitanti, non solo per le parole del giovane Rinzivillo, ma per-ché altrove, vedi area di fronte al lido Granatello, circolo nautico, la ditta incaricata dei lavori per la realizzazione della strada di fuga (non chiamiamola lungo-mare) ha realizzato una serie di canalizzazioni per evitare il fe-nomeno dell’acqua alta ricorren-te anche lì, e ha realizzato per-sino il marciapiede, ciò che non è stato fatto nell’area della”calle veneziana”.

“Siamo cittadini di serie B o

al circolo nautico ci sono i soli-ti papaveri che godono dei soliti privilegi?”, Questo è il “grido di dolore” lanciato dai residenti.

Che il Comune non voglia provvedere a venire incontro a questi sfortunati residenti, lo si evince anche dal fatto che il man-to stradale del cosiddetto lungo-mare non ha le pendenze giuste, e risulta anche questo, come in Via delle Saline, talmente sopra-elevato nei pressi dell’area delle palazzine che queste sono come in un catìno, dove saranno con-vogliate l’acqua piovana e quella proveniente dalle ma-reggiate. Mareggiate che, puntualmente, in-vaderanno il “lungofo-gna”, non essendo pos-sibile considerare una vera barriera frangi-flutti la massicciata che è stata pota in essere.

Il giovane assesso-re Rinzivillo sosteneva che sono stati compiu-ti lavori per pulire il canalone di Via delle Saline, che costeggia la scarpata, che corre

sotto la linea ferra-ta. Ma, quand’an-che fosse stato fatto bene, il canalone o “saione” è stato ottu-rato dalla ditta che s ha svolto i lavori sul “lungofogna” Rossi-ni. Ditta che, come si può constatare dalla foto di p.16, ha collocato un tubo che dovrebbe convo-gliare l’acqua del ca-nalone stesso, ma ha posizionato il tubo talmente in alto che non pesca nel cana-lone. La ditta (sua sponte?) ha realiz-zato il marciapiede di fronte al circolo nautico. Perché non

lo ha fatto davanti alle palazzine della “calle venezia-na”? I cittadini residenti stanno facendo quanto è nelle loro fa-coltà per risolvere i problemi, il Comune faccia il proprio dovere e non discrimini nessuno. “As-sessori e consiglieri non venga-no poi a chiederci il voto”, diceva una signora agguerrita quando abbiamo preso appunti per rea-lizzare questo servizio.

D.C.

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Il nostro direttore, in occa-sione di quel terribile even-to, l’attacco terroristico che provocò il crollo delle tor-

ri gemelle e tremila morti cir-ca, scrisse una poesia che volle inviare, quasi due anni dopo l’evento, in segno di solidarietà al sindaco di New York, Michael R. Bloomberg, eletto nel 2001 come successore di Rudolph Giuliani, grazie a un’ imponente campagna elettorale.

Il mayor rimase toccato dalla poesia e volle personal-mente ringraziare il nostro con-cittadino, rispondendogli prati-camente a tempo di record, nel giro di poco più di un mese. Pub-blichiamo di seguito, in occasio-ne della decennale ricorrenza dell’attacco alle torri gemelle, la lettera del sindaco di New York e la poesia .

Giuseppe Tringali

Quando il sindaco di New York, Bloomberg, rispose al nostro direttore

11 SETTEMBRE 2001 - 2011NEL DECENNALE SI RICORDA L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE

COMPIANTO PER I MORTI DI NEW YORK

Si fermò di botto il tempo quel giornoquando volò bassa una nube oscuraquando al rombo nero seguì la pauraquando il cielo si coperse di odioe Manhattan fu come Hiroshima:da quel giorno non fu mai come prima.Si fermarono tutti gli orologialle nove e dieci di quel mattinodell’undici settembre duemilaunoe si fermò lo sguardo di ciascunonel seguire l’impresa inauditae scoppiarono gli occhi della gentequando la morte scoppiò tra le ditaa quelli ormai senza più la mente.Si fermarono tutti gli orologie un bambino lanciò alto un gridoacuto come freccia sibilantepoi muto s’arrestò di fronte al nidoe quindi volò giù come un aliantecome un aliante senza l’alettoneche il suo volo finisce in un burrone.E come lui anche madri e papàda quel titanic di ferro e cementoper sfuggire all’inutile tormentodelle fiamme assassine in libertà.Si fermarono tutti gli orologie le torri, titanici unciniper graffiare le olimpiche vettenuove babeli d’acciaio corretteper sfidare gli altissimi confini,le torri, cuore possente d’America,

le torri, ricche di pieni destini,fatali sirene di pietra, tragicavissero una sorte giammai prevista:colpite afflosciate implose annientatecon quelle genti nel fango mischiate:rapida agonia che più rattrista.Si fermarono tutti gli orologiin quell’istante di rabbia e doloretutti gli orologi di tutto il mondoinorriditi per il gesto immondoo infiammati d’odio e di rancore.Un’altra nube densa si levòdi carne e di fango, di sangue e di pianto,sull’isola tutta luttuosa mantolento un lamento lieve s’innalzò.Tacquero gli urli dell’ambulanzatacquero le grida dei poliziottitacquero i balli in lontananzae tacque il fremito dei giovanotti.Si fermarono tutti gli orologinel cratere immane, a ground zero:solo del silenzio s’ode ora il cantodei morti si sente ancora il respiro.Il vento spazzò via le illusionifervono però ora quelle azioniperché non rimanga solo un compianto.Si fermarono tutti gli orologialle nove e dieci di quel mattinodell’undici settembre duemilaunoe si posò lo sguardo di ciascuno.

Giorgio Càsole

Anniversari

20

Anche quest’anno il pro-getto Icaro sta portan-do avan ha realizzato i il campo estivo che ha

visto ragazzi con disabilità fisi-che e psichiche e ragazzi normo-dotati lavorare insieme in diver-se attività, dal 27 giugno a tutto luglio.

I laboratori, che sono stati programmati, sono stati gesti-ti da personale attento e qua-lificato, che cerca di stimolare in ogni modo le potenzialità dei ragazzi.: un laboratorio di mani-polazione curato dalla dott. Egle Ossino, un laboratorio teatrale curato dalla dott. Angela Scatà, un laboratorio di autonomia che vede i ragazzi impegnati anche in attività di integrazione con l’ambiente esterno, gestito dalla dott. Laura Licata e l’assistente alla comunicazione Francesca Tringali.

Le attività psicomotorie sono curate dalla dott. Laura Ciotta. Alcuni collaboratori sal-tuari, ma non per questo meno importanti, hanno dato un tocco nuovo al campo di quest’anno: Massimo Bari ha fatto fare ai ra-gazzi dei bellissimi lavoretti in legno mentre Anna Maria Sca-tà ha tenuto un breve corso di Yoga.

La coordinatrice di tutto il progetto è la dott. Agnese Ro-mano che, già da sei anni, di-rige questo progetto accanto al presidente Enzo Toscano. Sicu-ramente ammirevole è anche il contributo delle volontarie Anna Tringali, Manuela Fichera e Mo-nica Vattiata. Oltre alle suddet-te attività, che vengono svolte all’interno della sede sita in Via Orfanotrofio, i ragazzi hanno avuto la possibilità di godere anche di spazi alternativi grazie

alla collaborazione dell’Hangar Team lo scorso 6 luglio, ma an-che la visita guidata su una nave militare il 13 luglio. Salire su una nave è stata per alcuni di loro un’esperienza unica ed emozio-nante e di questo l’associazione deve ringraziare la Marina mili-tare e i componenti dell’equipag-gio della nave Spica, che hanno accompagnato i ragazzi e hanno risposto serenamente a tutte le loro domande.

Il 18 luglio i ragazzi hanno potuto usufruire degli spazi della pizzeria “La Palumma” messi a disposizione dalla dott.ssa Sam-peri. Una giornata calda, ma per molti piacevole perché sotto i bellissimi alberi d’ulivo hanno potuto esprimere tutta la loro voglia di stare insieme all’aria aperta.

Già da qualche hanno i ra-gazzi possono sperimentare la

magnifica esperienza del giro in barca a vela, che per molti di loro è veramente terapeu-tico.

Serata conclusiva il 3 agosto, durante la quale i ragazzi, insieme a tutti gli educatori, hanno manife-stato ancora una volta la loro gioia di stare insieme e han-no ringraziato quanti hanno appoggiato il loro “Progetto” permettendo anche a loro di vivere una serena vacanza estiva.

T. E.

Preziosa la presenza dei volontari, importante la collaborazione di Hangar Team, della M.M. e della “Palumma”

Progetto ICARO per “volare” con i ragazzi disabili

Volontariato

21Archeologia

Conviene intanto dire che in quei due manufatti (perché di manufatti si tratta, scolpiti a ri-sparmio nella tenera roccia mio-cenica da artigiani vissuti cin-que millenni addietro) abbiamo riconosciuto delle “tavole delle offerte”, o altari sacrificali, la cui tipologia, ripetuta sul territorio siracusano nella contrada Inter-rata-Pantano, tra S. Demetrio e Lentini, è stata vista anche in territorio di Pietraperzia e sem-pre connessa alla medesima cul-tura “Castellucciana”, fiorita in Sicilia, in particolar modo nella Sicilia sud orientale, nell’età del Bronzo Antico o Iniziale.

Una breve descrizione rico-nosce ai due manufatti di Gisi-ra, distanti l’uno dall’altro circa 15 metri, forma e dimensione diverse: una delle due strutture tende alla forma poligonale, un esagono irregolare ad angoli de-

Elementi di pietra riferibili a un culto preistorico esistenti sul territorio augustano

Due “tavole delle offerte” identificate in Gisira

Seppure corrose dal tem-po, si conservano anco-ra, sull’arida spianata di Gisira di Brucoli, due

piccole piattaforme risparmiate nella roccia calcarea. Le devasta-zioni operate in ogni tempo dai cavatori di pietre, impegnati a rifornire le numerose fornaci di calce del territorio, ma anche a sezionare grossi conci destinati all’edilizia, della cui attività in Gisira dà notizia già nella secon-da metà del diciannovesimo se-colo Jacques Elisée Reclus nella sua Relazione di Viaggio in Sici-lia, e ancora, attualissimi, i dis-sennati sbancamenti elaborati in discutibili piani di lottizzazione della nuova oscena edilizia abi-tativa, i cui autori mal ricordano o non conoscono affatto Frank Lloyd Wright e la sua Casa sulla Cascata, le devastazioni di ogni tempo, ripeto, non hanno ancora raggiunto due piccole piattaforme calcaree, le quali, per l’arche-ologia preistorica, rappresentano un monumento di inesti-mabile valore arche-ologico, ma, ahimè, soggette oggi alle biz-zarrie culturali (cul-turali?) della nuova intellighenzia roma-na la quale, in questo altrettanto bizzarro XXI secolo, vuol con-vincerci che quelle due piattaforme, non producendo reddito,

possono anche andar distrutte. Come il castello di Brucoli, oggi, o quello di Augusta o addirittura Mégara Hyblæa, che di reddito non ne producono affatto; anzi! E quindi possono essere ceduti per farne pizzerie.

Cosa scriverebbe oggi l’ar-cheologo Paolo Orsi, il più gran-de tombarolo di tutti i tempi, cui Siracusa ha intitolato un museo, un viale e una biblioteca, se fos-se chiamato, per avventura, a indirizzare a un novello comm. Corrado Ricci, novello direttore generale delle Antichità e Belle Arti, a Roma bellamente assiso e sistemato, una lettera sui monu-menti del territorio provinciale siracusano, a valere da Intro-duzione all’Elenco degli Edifi-ci Monumentali della Provin-cia di Siracusa, sulla falsa riga dell’elenco pubblicato nel 1917? Neanche a pensarci!

22

cisamente smussati, forse abra-si dal tempo, con due lati -i più lunghi- paralleli all’asse mag-giore, mentre la struttura, B, ha forma decisamente circolare, ma leggermente ovalizzata.

Entrambi i manufatti sono circoscritti da un solco, largo da 25 a 40 cm., oggi variamente profondo per la corrosione del tempo e in parte demolito. In tale solco si raccoglieva molto proba-bilmente il sangue delle vittime destinate al sacrificio, pecore, od altro? Chi lo sa!

Questa la loro fredda de-scrizione di massima, che abbia-mo ripreso dall’ Archivio Storico Siracusano ( s III, XIII, 1999), dove segnalammo la scoperta per la prima volta.

Che le due strutture siano da ritenersi canoniche, non è da escludersi, confortati in que-sta convinzione dai manufatti di Interrata-Pantano e di Pietra-perzia. Ma un altro manufatto (vediI SIRACUSANI, 52), identi-ficato sul Petraro di Villasmun-do e interpretato anch’esso come “altare sacrificale”, o “tavola del-le offerte”, presenta delle carat-teristiche che mal si confrontano con quelle viste negli altri manu-fatti oggetto della nostra segna-lazione. La struttura del Petraro, ci si ricorderà, non è circolare e non è circoscritta da un solco,

ma il suo perimetro è irregolare e il solco è sostituito da una se-rie di buche ellissoidali, ricavate nella piattaforma, dove veniva convogliato probabilmente il sangue delle vittime.

Questa seconda soluzione si riscontra negli altari di pietra na-batei esistenti nell’ antica città di Petra, sulla strada tra Medina e Damasco, il che ci convince della esistenza di rapporti culturali tra la Sicilia e il Medio Oriente già dalla preistoria dell’età dei primi metalli.

L’idea dell’altare così come lo concepiamo oggi, ovvero di una tavola, di legno o di pietra, ben sagomata e ben arreda-ta, dove si consuma il mistero dell’Eucaristia, storna la nostra attenzione, lo si voglia a no, da una realtà la quale, sebbene an-tica di millenni, è quella in cui annega, sepolta dallo scorrere dei secoli, un’altra consuetudine con meno rituali, si suppone, ma altrettanto seducente e coinvol-gente come lo può essere oggi il rito eucaristico cui accennavamo prima. Ma, in origine, l’altare era una semplice pietra, che magari i nomadi pastori del deserto si portavano appresso; una pietra che, all’occasione, assumeva una posizione centrale nella vita del-la comunità.

Già nei riti più arcaici tale

centralità della “pietra”, come luogo sacro in cui celebrare il sacrificio, è perfettamente iden-tificata; in Genesi, XXVIII, 18, Giacobbe “...si levò la mattina di buon’ora, prese la pietra che aveva posta come suo capez-zale, la eresse in monumento e versò dell’olio sulla sommità di essa. (omissis) Se Dio è con me (omissis) l’Eterno sarà il mio Dio, e questa pietra, che ho eret-to in monumento, sarà la casa di Dio...”. Il che dimostra che gli estensori della Bibbia non hanno fatto altro che riferire riti e culti già presenti in Medio Oriente prima che Abramo, nel 1790 ca. secondo la cronologia corrente, lasciasse la Caldea alla ricerca della terra promessa.

Si ritiene giusto segnalare che la Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa, informata dell’ esistenza dei due manufat-ti, e di altri e altrettanto preziosi reperti di interesse archeologico, ha provveduto già a sollecitare il vincolo dell’area interessata dal-la presenza degli indizi suddetti.

Italo Russo

23Denuncia

Canottieri Club Nuoto sempre sull’onda giusta, alla regata Nazionale e Trofeo delle Regioni

di Sabaudia (LT) svoltasi il 23-24-25 settembre 2011, hanno brillantemente conquistato una medaglia d’oro e due di bronzo onorando il nome della loro so-cietà sportiva e Augusta.

Oro alla regata Nazionale nella finale del singolo Allievi “C” per Sebastiano Galoforo, e un sorprendente quarto posto nella finale del doppio Cadetti con Marco di Mauro della C.C. Jonica anche lui Allievo “C” che hanno rappresentato la Sicilia al Trofeo delle Regioni.

Bronzo, per il bravissimo Giuseppe Cipriani nel 7,20 Allie-vi “C” e per il doppio Allievi “B” di Matteo Licata e Luca Dettori riconfermandosi equipaggi di valore, soddisfacente il quinto posto di Alessandro Ferraguto nel 7,20 Allievi “C”.

Buona la prestazione di Ro-sario Galoforo che ha gareggiato per la Sicilia nel singolo Ragazzi classificandosi settimo, e nella categoria unica della Coppa Ita-lia per Società, eliminato in se-mifinale, dopo un ottima batte-ria eliminatoria.

Malgrado tutto e tutti an-che questa stagione agonisti-ca si è conclusa e la Canottieri

Club Nuoto è stata all’altezza delle sue tradizioni sportive, delle sue capacità, della sua struttu-ra organizzativa e sopratutto tecnica così come ampia-mente dimostrato negl’ anni passati.

Poco importa se questi giovani atleti Augustani, da quest’anno senza

Nella 1^ foto da sinistra: Luca Dettori, Matteo Licata, Alessandro Ferraguto, Giuseppe Ciprianidietro da sinistra: Rosario Galoforo, Sebastiano Galoforo, Vin-cenzo Galoforo.Nella 2^ foto: Premiazione Sebastiano Galoforo

sede nautica, hanno dovuto va-gare da una città ad un’altra solo per allenarsi e praticare lo sport che amano, sostenendo il disa-gio di trasferimenti, la fatica e l’ impegno degli allenamenti, sa-crificando i loro pomeriggi estivi e tempo libero, forse solo per “ PASSIONE PURA” come dice il motto della Federazione Italiana Canottaggio.

Crediamo che chi ha il do-vere a tutti i livelli di occuparsi nella soluzione dei problemi di natura sociale che riguardano il nostro territorio e i nostri figli, dovrebbero avere più attenzione e dedicarsi alla loro soluzione, senza le solite frasi fatte, anche laddove la soluzione esiste ma vincolata dalla buona volontà. Ricordiamo a queste persone che lo sport aiuta a maturare i giovani dando insegnamento di convivenza, rispetto, sani prin-cipi, e come l’impegno da i suoi risultati, ecc., ecc... togliendoli dalla strada, dai vizi della vita moderna,e dagli ozi, o per loro era forse meglio il motto degli anni settanta ... SESSO, DROGA, (ALCOOL) E ROCK AND ROLL.

CANOTTIERI SULLA CRESTA DELL’ONDA

24 Sport

Sullo sfondo del parco dei divertimenti di Mirabi-landia si è svolto sul ba-cino della standiana di

Ravenna il “XXII festival dei giovani” manifestazione remiera che quest’anno ha avuto la par-tecipazione record con 1349 gio-vani atleti (tra gli 11 e 14 anni) in forza a 136 società.

Il settore giovanile della ca-nottieri club nuoto, malgrado tutto (ricordiamo che questi gio-vani si allenano ormai da 5 mesi a Siracusa in attesa di tornare a fare canottaggio ad Augusta), ha conquistato 7 medaglie, 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi classificandosi al 50° posto.

Le due vittorie, sono state conquistate da Sebastiano Galo-foro nel singolo olimpico allievi ”c”, da Salvatore Contento e Giu-seppe Cipriani nel doppio allievi ”c”. gli argenti sono arrivati da Sebastiano Galoforo e Savatore Contento nel singolo 7,20 allievi ” c” e da Luca Dettori nel singolo allievi “b”, bronzo per Giuseppe Cipriani nel singolo 7,20 allie-vi “c” e da Matteo Licata e Luca Dettori nel doppio allievi “b”.

Complessivamente si può considerare positiva l’esperienza

fatta da Beatrice Prato, Alberto Pedalino, Alessandro Ferragu-to, Stefano Tringali, Sebastiano Greco, Matteo Sciacca , Giuseppe Urso che hanno partecipato nel-le rispettive categorie ottenendo risultati soddisfacenti.

Questi 12 atleti componenti la squadra agonistica, insieme a quelli non agonistici del set-

“AUGUSTA È APATICA, ASSENTE, CIECA E MUTA”: questa la denuncia dei canottieri

SETTE MEDAGLIE ALLA CANOTTIERI CLUB NUOTO

AL XXII FESTIVAL DEI GIOVANI DI RAVENNA

tore giovanile della canottieri club nuoto urlano, di tutto fia-to, la voglia di voler continuare a fare sport nella propria città, uno sport sano, leale e ag-gregante.

Nonostante questi risultati, purtroppo, i giovani talenti sof-frono, a loro dire, la condizione <di non essere riconosciuti dai loro concittadini perché>, conti-nuano, <si ha la netta sensazione che Augusta sia apatica, assen-te, per l’ennesima volta sorda... cieca...e muta>.

Canottieri club nuoto

25

camera di consiglio del giorno 7 luglio 2011 facevano parte i magistrati: Biagio Campanella (Presidente), Salvatore Schilla-ci, (Consigliere), Agnese Anna Barone, (Primo Referendario, Estensore).

C. M.

TAR DI CATANIA ANNULLA DELIBERA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI AUGUSTA

CHIUNQUE PUO’ RIPRENDERE LE SEDUTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Il ricorso presentato dall’associazione “LAMIS”

Il Tribunale Am-m i n i s t r a t i v o Regionale per la Sicilia sezione

staccata di Catania (I sezione) ha sospeso la delibera del Con-siglio comunale di Augusta che impedi-va le riprese audiovi-sive a chiunque non fosse un giornalista iscritto all’albo e non fosse stato preventi-vamente autorizza-to.

Il Tar ha rite-nuto che il regola-mento comunale sia stato adottato in violazione dei “dirit-ti di partecipazione attiva dei cittadini all’attività dell’am-ministrazione co-munale”. Il ricorso era stata presentato dalla “Onlus Lamis”, rappresentata e di-fesa dall’avv. Mario Michele Giarrusso, contro il Co-mune, per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia, della delibera del Consiglio Comuna-le del 10 gennaio 2011 recante come oggetto l’approvazione del regolamento che disciplina le ri-prese delle sedute del Consiglio.

Relatore nella camera di consiglio dello scorso scorso 7

luglio, Agnese Anna Barone che uditi per le parti i difensori ha ritenuto che “il ricorso appa-re fondato avuto riguardo alla violazione dei diritti di parte-cipazione attiva dei cittadini all’attività dell’amministrazione comunale”.

Il Tar di Catania ha accol-to l’istanza cautelare formulata con il ricorso introduttivo Della

26 Avvenimenti

Dopo le immagini delle vittime che, prima di essere uccise, chiedeva-no pietà, adesso è pos-

sibile conoscere anche il delirio e i pensieri folli che si agitavano, e con ogni probabilità si agita-no ancora, nella mente di chi ha scatenato l’orrore. E che già era consapevole che sarebbe stato considerato «un mostro». «Il più grande mostro dalla seconda guerra mondiale in poi». E tra i suoi obiettivi da colpire c’erano anche gli impianti petrolchimici italiani, primi fra tutti quelli do Augusta-Priolo, di Gela e Milaz-zo.

Anders Behring Breivik, prima di prepararsi per la sua «missione», come egli stesso de-finisce la carneficina compiuta a luglio in Norvegia, aveva lancia-to sul web una sorta di memo-riale-manifesto, accompagnato da un video riassuntivo caricato su YouTube, nel quale appaiono anche sue foto armato di fucile di precisione e con un distintivo «cacciatore di marxisti» appun-tato sulla spalla della tuta.

Il documento è un volume di 1.500 pagine a metà strada tra un diario intimo, un piano di

battaglia e un manuale del perfetto terro-rista, è stato però «larga-mente copiato dal manifesto di Unabom-

ber». A scriverlo è il quotidiano norvegese «VG» che, mettendo a confronto i due documenti, quel-lo del folle norvegese e quello di Theodore Kaczynski, il criminale americano condannato per aver inviato pacchi esplosivi per 18 anni, facendo 3 morti e 23 feriti, rivela come siano state cambiate solo poche parole, sostituendo «sinistra» con «multiculturali-smo» e «marxismo culturale».

Si definisce «un eroe», Breivik, «un salvatore del no-stro popolo e della Cristianità europea, un distruttore del male e un portatore di luce». La sua ideologia si nutre di fantasie da gioco di ruolo, deliri geopoliti-ci e rimasticature di storia dei Templari, ordine a cui si richia-ma sostenendo di essere uno dei leader di un «movimento nazio-nale e pan-europeo di resistenza patriottica». Nel volume, scritto tra a partire dal 2002 e intitolato «2083 - Dichiarazione europea di indipendenza», Breivik prefi-gura una guerra civile in tre fasi che dovrebbe concludersi pro-prio nel 2083, 200/mo anniver-sario della morte di Karl Marx, con l’eliminazione dei «marxi-sti», e con la «deportazione» di tutti i musulmani dal Vecchio Continente. La parte che alla let-tura si presenta con un impatto emotivo più forte è però quella in cui Breivik racconta tutte le fasi preliminari agli attacchi che hanno sconvolto la capitale nor-vegese: il «duro» allenamento

fisico, il reperimento delle armi, le esercitazioni di tiro, la prepa-razione degli esplosivi.

Un «cammino» del quale Breivik intuiva già la fine: «Se sopravviverò alla mia missione - ha scritto - sarò etichettato come il più grande (nazi) mostro dalla Seconda guerra mondiale. Dovrò subire un processo multicultura-lista. Per me sarà un incubo».

Anche se ora, all’indomani del massacro, tramite il suo av-vocato fa sapere di desiderare un processo pubblico per «dare le sue spiegazioni».

Nel suo manifesto, Breivik lanciava minacce contro Bene-detto XVI, «un Papa codardo, incompetente, corrotto e ille-gittimo», e anche contro partiti italiani, in particolare Pdl, Pd, Idv e Udc, responsabili di boi-cottare la lotta contro l’Islam. E progettava anche attacchi contro le raffinerie petrolifere sparse in Europa, prime fra tutti 16 im-pianti italiani tra cui quelli sici-liani di Augusta («gli impianti a Sud e a Nord di Siracusa»), Gela e Milazzo. Un attacco a una raf-fineria, secondo il documento, richiederebbe per un «Cavaliere della Giustizia», una pianifica-zione di uno-tre anni, un budget di 30-100 mila euro e provoche-rebbe danni fino a 40 miliardi di euro.

Salvatore Lussui Fausto Gasparroni

(tratto da La Sicilia del 25/7/2011)

IL MOSTRO DI OSLO VOLEVA FAR SALTARE LE RAFFINERIE

DI AUGUSTA - PRIOLO GELA E MILAZZO

27Persone

“Dare, dare, dare sempre” non appoggiarsi a nessuno. Il sacerdote è un “sacro”, “separato”, che aiuta tutti,

ma per sé chiede solo a Dio. Con questo motto, di Chiara Lubich, padre Pino ha inteso simboleg-giare lo spirito che ha animato i suoi sessant’ anni di sacerdozio.

Domenica 27 giugno di un anno fa, con due giorni di anti-cipo rispetto alla data del 29 giu-gno del 1950 relativa alla propria ordinazione, un popolo di fedeli ha voluto essere vicino a colui che per ben 32 anni è stato l’ arciprete della chiesa Madre di Augusta.

Fra tanti discorsi ed elogi rivoltogli dai vari oratori inter-venuti al microfono e che han-no arricchito la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arci-vescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, le parole più sem-plici, dirette, chiare e genuine sono uscite dalla sua bocca e sempre con un sorriso e un sen-so profondo e sincero di affetto. Si è dovuto fermare più volte, ma non per la prevedibile stanchez-za, bensì per ripetuti, sentiti e scroscianti applausi. “Ricchezza e santità, metà della metà”, ha tenuto a precisare alla fine, “ vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto e detto di me, ma vi assicu-ro che ho fatto veramente poco, pochissimo in relazione a quello che avrei potuto o voluto fare.

In verità, don Matteo Pino ha ottenuto l’effetto opposto di

quello che intendeva ottenere e cioè di passare quasi inosservato o quanto meno assumere il ruo-lo di attore secondario se non di comparsa. Dalla spontaneità, dalla genuinità e dal suo dol-ce sorriso, espressione di vero amore e spirito di servizio, è ve-nuta fuori di gran lunga superio-re a quella degli altri attori della manifestazione.

Padre Pino si è sempre con-traddistinto per la sua umiltà, per il suo farsi ultimo e amico degli ultimi, e, lontano dai microfoni e dal frastuono dei mass media in-neggianti falsi ed effimeri valori, per aver portato sempre aiuto materiale e spirituale ai bisognosi in nome di un Dio che riconosce come vero Amore che abbrac-cia e unisce tutti i suoi fi-gli. Non a caso ha intro-dotto anche ad Augusta il movimento di Chiara Lubich dei Focolarini. Non a caso ha chiamato attorno a sé tutti i fede-li dei vari movimenti, associazioni, confrater-nite, delle varie fasce di età e di varie estrazioni socio-culturali-religio-se. Non a caso ha impie-gato tutti i suoi risparmi per costituire la sede di via XIV ottobre, l’Aga-pe, dove poter dare ai vari gruppi giovanili e non, la possibilità di incontro, di confronto e di formazione e non

ultimo anche per attività ludico-ricreative. In perfetta linea con i suoi principi la cerimonia è stata abbastanza semplice, e all’ar-monico e festoso canto del coro della chiesa Madre si è contrap-posto l’ordinato e solenne silen-zio del numerosissimo pubblico di fedeli. In padre Pino ognuno ha riconosciuto la continuità di affetto dei vari cari defunti, uno strumento di unione che nel tempo, per diverse generazioni, ha rappresentato un vero amico e un vero prete.

Grazie, padre Pino.

Gaetano Gulino

L’esempio di un sacerdote che ha voluto dare, dare, dare sempre

UN ANNO FA FESTEGGIATI I 60 ANNI DI SACERDOZIO DELL’EX ARCIPRETE

MATTEO PINO

28

La Giunta Carrubba ha ap-provato una delibera per l’adozione di uno schema di convenzione con il Mi-

nistero della giustizia e, su dele-ga di quest’ultimo, con il presi-dente del Tribunale di Siracusa, per lo svolgimento a detenuti del lavoro di pubblica utilità.

Dopo l’ adozione l’ammi-nistrazione comunale informerà tutti gli avvocati penalisti della città.

A svolgere mansioni per conto del Comune, che consiste-ranno per lo più in lavori di pu-lizia e manutenzione del verde pubblico, saranno i condannati a scontare una minima pena.

L’attività, non retribuita in favore della collettività, sarà svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di con-danna, nella quale, come negli Stati Uniti, il Giudice, indica il tipo e la durata del lavoro di pub-

blica utilità. L’ente che consente alla prestazione dell’attività non retribuita, individua quali sog-getti incaricati di coordinare la prestazione dell’attività lavorati-va dei condannati e di impartire a costoro le relative istruzioni: i dirigenti dei settori di attività svolta dal detenuto.

La convenzione avrà la du-rata di un anno è sarà proroga-bile.

G.d.S.

Detenuti al lavoro in città, come negli Stati Uniti

LA GIUNTA CARRUBBA STIPULERÀ CONVENZIONE CON IL TRIBUNALE DI SR

Folle imponente, lunedì 3 ottobre , nella chiesa di Cristo Re, ai funerali del commercialista 63enne

Giovani Fazio, morto in sèguito a un repentino male incurabi-le di cui si è accorto non più di venti giorni fa. Il decorso è stato, dunque, rapidissimo. Avverti-ti i primi sintomi, Fazio è stato ricoverato al “Muscatello” e lì operato immediatamente. Non c è stato nulla da fare. Il fratel-lo Riccardo, medico pediatra in pensione, che è stato portavoce del comitato pro ospedale, lo ha assistito fino all’ultimo e ha

preferito non esporsi durante la recente manifestazione in difesa dell’ospedale.

Giovanni Fazio era conti-tolare d’un avviato studio com-mercialista, con alle spalle quasi un biennio di amministratore pubblico all’interno dell’attuale Giunta Carrubba, quale respon-sabile dell’assessorato alle fi-nanze, entrato in Giunta più per meriti professionali che politici. Lascia la moglie Maria e i figli Alberto e Paola.

GdA (nella foto cortesia Augustaonline Giovanni Fazio

Era stato assessore alle finanze della Giunta Carrubba

IMPROVVISA MORTE DEL COMMERCIALISTA GIOVANNI FAZIO

29Finanze Municipali

«Non solo la Tributi Italia è fuggita con la cassa, ma si è portato anche tutto l’elenco dei contribuenti e

quindi stiamo lavorando per ri-pristinare l’archivio in modo che possiamo emettere le relative bollette».

A ribadirlo è stato il sindaco Massimo Carrubba, che ha fat-to rilevare che la Tributi Italia, ditta che riscuoteva le tasse per conto del Comune, non ha versa-to alle casse comunale 12 milio-ni di euro che aveva riscosso dai contribuenti augustani.

Ma quello che è più grave, visto che questa Società riscuo-teva le tasse comunali da circa trent’anni, aveva tutto l’elenco dei contribuenti, per cui il sinda-

co ha dato l’incarico per riela-borare questo elenco. Da quan-to ha fatto rilevare Carrubba, la restituzione dei 12 milioni di euro è stata richiesta al Gover-no, in quanto doveva vigilare sul comportamento di questa Società.

«C’era stato” - afferma Carrubba – “anche un mio in-tervento, con una una lettera al sottosegretario alle Finanze Giuseppe Vegas».

In quella lettera, il sindaco di Augusta faceva rilevare che, in attesa della conclusione giu-

diziaria della «Tributi Italia», risultava non più procrasti-nabile l’intervento del Gover-no al fine di affiancare i circa quattrocento Comuni che hanno vissuto la stesa, nega-tiva esperienza.

«Il mio Comune, come tanti altri” - scriveva Carrub-ba – “alla luce della gestione scellerata e della crisi ormai irreversibile nella quale ver-sa la «Tributi Italia», si trova in difficoltà finanziaria per i mancati versamenti. Per que-sto è costretto ad aumentare le tasse ai cittadini allo scopo di pareggiare i bilanci. Per noi i danni sono molto gravi, considerato che dobbiamo pagare interessi, «regolare» i fornitori ed espletare ser-vizi essenziali. Considerato

che il governo ha espresso la di-sponibilità ad aprire un tavolo tecnico per superare le proble-matiche connesse alla vicenda e che l’Anci /Associazione Na-

zionale dei ComuniItaliani/sta coordinando l’azione dei Comu-ni, si chiede di attribuire valore effettivo a tale disponibilità e convocare urgentemente i rap-presentanti del coordinamento dei Comuni per l’individuazione di un percorso istituzionale che salvaguardi l’interesse pubblico di centinaia di comunità locali».

Dopo un anno, Carrubba è ancora in attesa di una risposta.

Paolo Mangiafico

COMUNE SENZA SOLDI/ CARRUBBA ACCUSA TRIBUTI ITALIA

“E’ FUGGITA CON LA CASSA PORTANDOSI GLI ELENCHI DEI CONTRIBUENTI”

12 MILIONI DI EURO NON VERSATI NELLE CASSE MUNICIPALI

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Il tenore augustano Marcello Giordani il l° luglio è stato invitato da Andrea Bocelli a salire sul palco del teatro

greco di Siracusa, dove il cele-bre tenore toscano teneva un concerto, a interpretare con lui la popolare canzone napoleta-na “O sole mio”. Durante le fe-ste natalizie di un paio d’anni fa Marcello Giordani, nome d’arte di Marcello Guagliardo, aveva tenuto un concerto al cine-teatro Vasquez di Siracusa, per i nume-rosi stimatori augustani e della provincia. In precedenza, il te-nore aveva tenuto un concerto, per sponsorizzare giovani can-tanti di talento, nel teatro “Can-nata” del complesso “Città della notte”, ma qualcosa era andato storto, tanto che, alla fine della serata, Giordani , polemicamen-te, ma malinconicamente, aveva annunciato che non avrebbe più

cantato in Augusta, cui pure è legatissimo, non solo perché gli ha dato i natali, ma perché ha casa e residenza ufficiale, tanto che i figli frequentano le scuole locali. Gli augustani, dunque, per ascoltare il loro beniamino si sono dovuti re-care a Siracusa, al Vasquez prima, al teatro greco poi.

Invece, di recente sono apparsi vistosi manifesti, vere gigantografie, con il faccione mestamente sorridente, del te-nore che, sabato 30 luglio, alle 21, ha tenuto un concerto di beneficenza proprio ad Augu-

sta, nella nuova piazza intitolata all’Unità d’Italia dopo il concer-to, che fino a qualche mese fa ospitava il campo container ri-salente al dopo terremoto del 13 dicembre 1990.

Il concerto è stato promosso dall’attuale vicegovernatore del Kiwanis club, Domenico Morel-lo, ingegnere, dirigente provin-ciale del settore ambiente,che ha coinvolto tutti i club kiwaniani, dipendenti dalla sua giurisdizio-ne per riempire l’area destinata al concerto, ma, soprattut-to, per racco-gliere una con-grua somma da destinare a due importanti progetti, quel-lo di costruire una scuola in

Abruzzo e di completare la dota-zione di attrezzature per la bene-merita confraternita Misericor-dia di Augusta e per un bambino augustano affetto da leucemia, segnalato dallo stesso tenore.

Marcello Giordani cè stato coadiuvato dai finalisti del I° concorso Internazionale di Can-to “Marcello Giordani” svoltosi a Catania lnel maggio di quest’an-no al Teatro Bellini di Catania e da e altri amici. Con Marcello Giordani si sono esibiti : Audrey DuBois Harris, Jessica Nuccio, Noemi Muschetti, Sarah Mar-turana, Clara Calanna, Nelson Ebo, Giuseppe Talamo, Giu-seppe Veneziano, Giovanni Di Mare, augustano anch’egli come Giordani, Paul G. Song. Gli ar-tisti sono stati accompagnati da un’orchestra russa e dalle corali di Augusta, Lentini e Siracusa dirette dal maestro Giuseppe Acquaviva. La somma raccolta è stata di 12 mila euro.

M.M.

Nell’ ex campo container, oggi Piazza Unità d’Italia

IL TENORE MARCELLO GIORDANI È RITORNATO A CANTARE

PER LA SUA CITTÀ PER SCOPI BENEFICIRACCOLTI 12 MILA EURO,

ANCHE PER UN BAMBINO AUGUSTANO AFFETTO DA LEUCEMIA

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