GIORNALE DI AUGUSTA

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Bellezza 1 Aprile - Maggio 2003

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N. 12 - MAGGIO 2003

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Bellezza1Aprile - Maggio 2003

Aprile - Maggio 20032

2 Decoro Cittadino 3 Totosindaco, IV puntata 4 Ultimo appello 9 Monumenti da salvare10 Favela del terzo mondo11 Solidarietà e sport nei 3 licei12 Alabo = S. Cusmano13 13 maggio’43 - La memoria14 Nuova bretella 15 Augusta Basket16 Maria Marasà18 La Misericordia spiegata19 Pace, innanzitutto20 Mafia, legge del taglione21 Gossip 21 Augustani, tutti ballerini22 Carrellata - revival 23 Lettere16 Teresa Pignato17 10° compleanno dell’Olimpia

Basket18 Spazio giovani19 Un miliardo in fumo per un

piano regolatore da buttare20 L’educazione comincia dai cit-

tadiniperiodico di interesse cittadino

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96011 AUGUSTA (SR)Autorizzazione Tribunale di Siracusa

n. 8/1980Direttore responsabileGiorgio prof. Càsole

Fotocomposizione e stampaStamperia d’arte “Il Torchio”

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96011 AUGUSTA (SR)Chiuso in tipografia il 17-05-2003

Tiratura 1.600 copieI pezzi non firmati s’intendono del

direttoreLEONARDI EDITORE

Sommario

Augusta, tempo di campa gne elettorali e di elezio ni. Dai muri, facce sorri-

denti, sussiegose, sensuali al pari delle belle signorine della pubblicità che ti invitano a “fare il tuo dovere”. Facce, tante facce. Facce, troppe facce. In que-ste elezioni in particolare poi, alle quali si stanno presentando “unni e visigoti”. “Venghino signori venghino”, ammira-te le meraviglie artistiche di Augusta, ammirate tra piazza San Domenico e via Garsia il palazzotto “istoriato” con

immagini di candidati. Stupitevi davanti alla “nuova” Porta Spagnola ricca di storia, d’impalcature e ora anche di poster! Ammirate i muri lungo via Ca-racciolo o verso la cittadella degli studi o lungo tutta via Xifonia. Non v’interes-sano i monumenti? Preferite forse una bella passeggiata fuori porta, magari non so… al monte? Ma allora via, an-diamo, ma facciamo un giro un po’ più lungo, magari attraversando il ponte de-dicato a Federico II e soffermiamoci ad ammirare (gl) i (s)pregevoli manifestini sui guar-rail, oltrepassiamo la “monu-mentale” rotatoria alla fine del viale e via, tutti su per la strada che da Villa delle Rose conduce a monte Tauro. Che bella giornata di sole, aria pulita e… ma cos’è che maestosa si staglia da lontano tra i sassi? Un’altra faccia sorridente… questa poi quasi in posizione ieratica! Io direi che la misura è colma o meglio non c’è mai stata. Destra, sinistra o centro, Augusta ha già perso. Ha perso il suo

decoro, soffocata e sfregiata, come se non ne avesse viste abbastanza, nella sua oramai quasi ottecentenaria storia, da “santini” poster e cartacce e il bello è che di notte in notte più se ne coprono e più aumentano, come le teste dell’idra di Lerna. Ma qual è la loro linfa vitale? L’elemento della loro sostanza? Chi ha detto la carta? Beh, sì, la carta… moneta! Sarebbe divertente chiedere ai diretti interessati la provenienza nonché l’ammontare del denaro stanziato per

ridurre la città a un immondezzaio, quasi non bastassero i già stracolmi cassonetti, a proposito, anche qualcuno di questi è “istoriato”, forse un gesto di autocritica? Un tardivo mea culpa? Mah… L’unico augurio sensato, in que-sta baraonda sicuramente destinata ad aumentare man mano che ci si avvicina al giorno delle elezioni è che il sindaco, chiunque sarà a vincere, abbia il buon gusto di ripulire la nostra città da tutta quella spazzatura che anch’egli in una certa misura ha contributo a creare.

Marco Di Chiara

Il decoro cittadino

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Totosindaco: IV puntata

Duello all’ultimo voto

Editoriale

Nell’editoriale precedente (n. 11: to-tosindaco III puntata) mi domandavo dove si sarebbero collocati, in sede cittadina, il movimento L’Italia dei valori (fondato e guidato in sede nazionale dall’ex pubbli-co ministero milanese di “Mani pulite”, Antonio Di Pietro) e l’Udeur, di recente formazione in città (accoglie gli ex demo-cristiani facenti capo a Clemente Mastella e, in un primo tempo, all’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga). Era il 7 marzo scorso. Oggi è il 17 maggio. Manca una settimana. Poi il 25 maggio alle 8.00 del mattino gli elettori potranno recarsi ai seggi per esprimere la loro preferenza per l’Udeur, L’Italia dei valori o per tutte le altre numerose liste che sono scese in cam-po per spartirsi 30 scranni di consiglieri comunali, 10 di assessori, 6 di presidenti di quartieri e altrettanti di vicepresidenti, ma, soprattutto, per far sedere sul posto di comando il sindaco-podestà o il sindaco-manager (scegliete voi la locuzione per definire il sindaco con i poteri che gli sono stati attribuiti dal 1994 e con il recente premio di maggioranza). Il sindaco che, a meno d’una mozione di sfiducia consi-liare, resterà in carica indisturbato per cinque buoni anni (altro regalo ottenuto di recente: quando si andò a votare nel ’94 e nel ’98 era prevista una tornata di quattro anni: difatti il primo mandato del sindaco Gulino per suffragio popolare durò fino al 1998).

Se poi si viene rieletti, un’ammini-strazione guidata da una sola persona dura dieci anni – un tempo sufficientemente lungo per lasciare il segno. Per coincidenza della sorte, l’amministrazione Gulino è durata dieci anni: dal 1993, quando il consigliere comunale Giuseppe Gulino fu eletto dal consesso civico, con il vecchio sistema, a capo d’una giunta di coalizione tradizionale. Gulino è stato, sì, sospeso (per una vicenda giudiziaria ancora in itinere) a metà 2002, ma, in pratica, ha continuato a governare fino a metà aprile scorso, attraverso il suo alter ego Danilo Circo, vicesindaco di uno dei tanti rimpasti operati dallo stesso Gulino (qualcuno ha contato più di trenta assessori avvicendatisi al governo della città, in questi dieci anni).

Se si fosse dimesso formalmente dalla carica non appena irrogatagli la sospensione giudiziaria, Pippo Gulino avrebbe consen-

tito l’azzeramento di tutti gli organi civici elettivi e la gestione commissariale sarebbe durata a lungo. Invece così, il commissario straordinario, Casarrubea, s’è insediato ap-pena due giorni fa (calato direttamente da Palermo, dopo una non tempestiva decisione dell’assessore regionale agli enti locali) e rimarrà in carica pochissimo tempo, quel-lo necessario per consentire il conteggio preciso dei voti e, quindi, la proclamazione degli eletti. Gulino s’è dimesso in zona Cesarini perché si è visto abbandonare dal suo fido Circo (com’è stato abbandonato da tanti altri che gli erano o si dichiaravano fedelissimi).

Perché uso il verbo “abbandonare”? Perché Gulino, pur non potendosi ricandida-re personalmente, ha sperato fino all’ultimo di poter imporre come candidata la moglie Emy D’Onofrio (cfr. la citata puntata di “totosindaco”). A chi avrebbe dovuto imporla, se il polo di centro-sinistra s’era già stretto attorno a Massimo Carruba e quello di centro-destra si stava aggregando attorno a Pippo Spanò? Date le ambizioni di quest’ultimo e le critiche di Forza Italia (cui Spanò appartiene) alla gestione Guli-no, appariva improponibile l’imposizione della moglie. Evidentemente, in cuor suo, ricordandosi delle sue 11 mila preferenze ottenute nel ’98, Gulino sperava di poter ancora gettare sul piatto della bilancia i suoi trascorsi e la sua “carica di simpatia” sempre attuale. Non gli hanno dato retta e attorno a lui s’è quasi creato il vuoto. Morto il re, viva il re – sembra che siano stati in tanti a mormorare l’antico detto monarchico. Gli ex fedelissimi sono andati chi a sinistra, vedi lo stesso Circo, chi a destra. Pippo Gulino s’è dovuto accontentare d’un quasi neonato partito di marca regionalista, Nuova Sicilia (in cui militano due suoi ex assessori, Ci-priano e Rinzivillo), per il posto di capolista alla moglie Emy (che, negli ultimi tempi, è ridiventata, pour cause, presenzialista). Nuo-va Sicilia si è collocata nello schieramento di centro-destra, cioè con Spanò; la stessa cosa ha fatto l’Udeur (che, invece, in campo provinciale s’è adeguato a sinistra) mentre L’Italia dei valori fa parte del movimento ulivista, che sostiene Massimo Carruba. Il quale, è vero, ha sulla carta più liste a sostenerlo, ma Spanò ha – lo sostengono pure i suoi avversari – un maggior numero di portatori di voti, pur con un numero in-

feriore di liste. Infatti, si sono viste vecchie facce riemergere dagli anni, che sembrano lontani, quanto in politica contavano la DC e il PSI. Quest’ultimo (fatto che, in quegli anni, sarebbe apparso inaudito), compare, seppure con l’aggettivo “nuovo”, a destra, con Spanò, mentre i “Socialisti uniti” di Nino Trincali appoggiano Carruba.

Chissà che cosa succederà all’interno delle cabine elettorali!

Gli ulivisti sostengono che basta loro avere il 40% più un voto perché possa scattare per loro il premio di maggioranza, visto che Carruba ha il vento in poppa e, comunque, la gente di Augusta non vuole che uno spirito di Banquo possa addensarsi (come un tempo e gravare come seria ipo-teca) sull’amministrazione civica. Dall’altra parte, Spanò, che alle ultime regionali ot-tenne un considerevole successo personale riportando oltre cinquemila voti e mancando per poco il seggio a Palazzo d’Orleans, è sicuro della forza propria, del suo partito e della coalizione. Poiché i candidati sono due, non ci sarà ballottaggio. Mentre scrivo, la tensione “elettorale” si taglia a fette e la lotta è serratissima e può portare la lacera-zione anche nelle famiglie, vista la pletora dei candidati. I quali aspirano al maggior numero di voti, anche in vista d’un possi-bile incarico di governo o di sottogoverno. Visto che tutti i candidati si battono per la pulizia di Augusta, sarebbe bello se tutti, in nome di quest’unico ideale collettivo, si mettessero a ripulirla, prima del 25 maggio, da tutta l’immondizia “elettorale” e ripristi-nassero lo status quo ante delle facciate imbrattate dai manifesti, considerato che per legge la propaganda elettorale si deve obbligatoriamente estrinsecare sui tabelloni predisposti. Sarebbe davvero bello, encomiabile e degno di propagan-da se tutti si mettessero a ramazzare e a scrostare, considerato altresì lo stato di agitazione dei netturbini. Sarebbe educa-tivo assistere a una gara a chi raccoglie l’ultima carta e a chi insegue l’ultimo topo. Invece, sarà un duello all’ultimo voto e… all’ultimo santino.

17 maggio 2003 Giorgio Càsole

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Nostra intervista esclusiva ai due candidati a sindaco

Massimo CarrubbaUltimo appello

- Come pensa di poter risolve-re a breve gli innumerevoli e quasi insormontabili problemi di Augusta, lasciati in eredità dalla passata am-ministrazione?

“Allo stato attuale delle cose, è imperativo impegnarsi in tutti i settori dell’amministrazione comunale, atteso lo stato di degrado in cui versa la nostra città. Sono un ottimista per natura e pertanto, non ritengo che esistano pro-blemi insormontabili, ma situazioni di oggettiva difficoltà che possano essere risolte, mettendoci maggiore impegno e dedicandoci passione.

- Evidentemente, Lei richiede il consenso agli elettori oltre che per la propria persona, anche in base a un programma, che sia serio, fattibile e risponda alle esigenze della città.

“La nostra città, che allo stato at-tuale, si trova purtroppo in grave crisi in quasi tutti i settori, è un grande centro, sicuramente il secondo nella provincia dopo il capoluogo. Il programma che ho presentato, ha come scopo princi-pale quello di restituire alla città la dignità perduta, l’orgoglio dei cittadini e il recupero delle tradizioni, dando ad Augusta un ruolo centrale all’interno della provincia di Siracusa”.

- Può chiarire meglio il suo pensiero?

“La città è stata emarginata dal contesto della provincia a seguito di un inspiegabile isolazionismo voluto dalle precedenti amministrazioni. Io intendo riattivare i rapporti con l’ente provin-ciale, facendomi altresì promotore di un associazionismo intercomunale che sia volto alla risoluzione dei problemi comuni ai municipi limitrofi.

- Quali sono i punti più qualifi-canti del Suo programma?

“Ritengo innanzitutto che non vi possa essere una crescita della città senza una macchina amministrativa più efficiente e senza risorse finanziarie adeguate. Per questo è mia intenzione valorizzare le risorse umane presenti anche attraverso la formazione e la ri-qualificazione del personale comunale e rafforzare la capacità dell’amministra-

zione di reperire maggiori finan-ziamenti, facen-do anche leva su quelli privati”.

- Immagino che avrà senti-to le lamentele degli Augusta-ni; quali sono le situazioni più urgenti?

“La gente vuole il recupero del centro storico, già al centro del mio programma, considerato in stato di abban-dono, ma soprat-tutto vuole una città più pulita. Gli Augustani pretendono e hanno diritto a una città più pulita e rispettosa dell’ambiente. E’ necessario pertanto da un lato rafforzare la raccolta dei rifiuti attraverso il siste-ma della gestione integrata prevista dal decreto Ronchi, dall’altro procedere alla pulizia straordinaria dei siti più a rischio ambientale.

- E poi c’è la questione del la-voro.

“Lo sviluppo economico e la questione del lavoro è un altro punto qualificante del mio programma: ab-biamo previsto l’adozione di misure di sostegno alle piccole e medie imprese, agli artigiani e prevediamo l’adozione di un piano commerciale da adottare col consenso delle associazioni di cate-goria. Sarà poi importante stabilizzare tutte le attuali situazioni di lavoro pre-cario. Abbiamo previsto finalmente la effettiva realizzazione dello sportello unico per le attività produttive che, grazie a vari protocolli di intesa con i vari Enti interessati, quali l’ASI, l’ASL, la CAMCOM aiuterà molto chi vuole realizzare un’impresa”.

- E poi c’è la questione del porto. Che posizione ha rispetto ala nomina del presidente della Port Authority?

“ Il porto ha enormi potenzialità e deve essere ben gestito, saremo molto esigenti con chi dovrà gestirlo. Perso-nalmente non ho preclusioni verso alcun nome, ma mi auguro che si definisca al più presto la questione della presi-denza guardando esclusivamente alle competenze e alla professionalità, senza lottizzazioni politiche e ambiguità”.

- Anche a seguito di alcuni arti-coli su giornali nazionali, si è ripro-posto il problema della convivenza tra rispetto per l’ambiente e zona industriale, cosa ne pensa?

“La mia opinione, condivisa dai cittadini, è che non si possano passi-vamente subire i danni ambientali che le industrie procurano, ma riuscire in termini propositivi, a tutelare le esigenze della produzione e della occupazione con le esigenze ambientali. E’ nostra intenzione pretendere dalle industrie un risarcimento sociale per la comunità in termini di finanziamenti per strutture sportive, ricreative, culturali e per la realizzazione di verde pubblico”.

- Sicuramente la parte di pro-gramma fin qui da lei illustrato sem-bra interessante ma, mi consenta, vi sono anche altri e variegati problemi ad Augusta, i cui tentativi di risolu-

Politica

Bellezza5Aprile - Maggio 2003Politica

zione creerebbero più di un problema a qualunque politico, atteso anche il grave stato di dissesto finanziario in cui versano le casse comunali. Mi riferisco anche al nostro grande patri-monio storico e culturale ormai abban-donato da tempo, al Castello Svevo, al convento e alla chiesa di S. Domenico, alla Porta Spagnola simbolo stesso della città, all’Hangar per dirigibili, ai forti Garsia e Vittoria o a problemi quotidiani quali le questioni relative al deposito Maxicom, al depuratore cittadino, al lungomare. Problemi im-portanti e annosi per i quali la città, chiede finalmente risposte, Lei pensa nell’immediato di poter fare qualcosa di concreto?

”Purtroppo ad Augusta, anche per incuria delle passate amministrazioni, non solo la città non ha un lungomare degno di questo nome, ma lo stesso mare che la bagna , non è fruibile in quanto l’alto tasso di inquinamento per gli sca-richi a mare dei reflui urbani, rende non balneabile lo stesso; il primo impegno pertanto è restituire ai cittadini il mare

realizzando gli allacci necessari per il convoglio delle acque nere presso il depuratore consortile IAS.Per quanto riguarda il lungomare ne-gato, sarà mia cura, se gli elettori me ne daranno la possibilità, sistemare e riunire tutti quei progetti già redatti ma che non hanno avuto corso, per far si che finalmente Augusta si riappropri delle sue splendide coste e del suo mare. Quanto al deposito costiero, il suo spo-stamento si colloca all’interno di un più generale programma di risistemazione della borgata che prevede anche l’eli-minazione della cintura ferroviaria e un nuovo piano del traffico. Questioni che possono essere risolte senza gra-vare sulle casse comunali, accedendo ai fondi nazionali del piano di risana-mento ambientale. Preliminare a tutto ciò sarà però l’approvazione del piano regolatore per il quale abbiamo previsto la predisposizione di un apposito “Uffi-cio del Piano” cha serva a velocizzare i

tempi per la sua approvazione”.- E il patrimonio artistico? “Abbiamo intenzione di stipu-

lare delle intese con i principali tour operator che operano nella nostra pro-vincia per far godere ai turisti il nostro patrimonio. Naturalmente sarà prima necessario provvedere a opere di re-stauro e provvedere ai servizi necessari. Il degrado in cui versano quelli che io definisco i “nostri gioielli di famiglia” e di cui Lei faceva cenno è a uno stato tale che difficoltoso si presenterà il loro recupero e utilizzo. Devo dire infatti, con grande rammarico, che la passata amministrazione non è stata in grado di accedere ai fondi europei di agenda 2000 che avrebbero consentito all’am-ministrazione il recupero del nostro patrimonio”.

- I suoi detrattori dicono che quando è stato amministratore pro-vinciale in qualità di assessore ai lavori pubblici, non si sia occupato di Augusta.

“A questa domanda voglio ri-spondere con l’elenco delle opere che

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Pippo Spanò - La prima domanda è quella

classica: perché si è candidato a sin-daco?

“ La domanda è meno banale di quanto sembri, perché ritengo che un candidato vada giudicato dagli elettori innanzitutto dalle motivazioni che lo spingono. Certamente non dà grande fiducia chi si candida per trovare scor-ciatoie di carriera, per soddisfare quelle ambizioni personali che non è riuscito ad appagare nel mondo del lavoro, per trovarsi una fonte di reddito visto che non sa fare altro.

Sembrerebbe banale, ma non lo è, rispondere che mi muove uno spirito di servizio. La voglia di mettersi al servizio della collettività cittadina, è la prima molla che mi ha spinto in politica. Che non sia una frase fatta, lo dimostra la mia storia personale. Ho una professio-ne, quella di ingegnere navale, che mi ha dato molte soddisfazioni. La politica non aggiungerebbe nulla ai traguardi professionali che ho già raggiunto.

La mia decisione di partecipare attivamente alla vita politica nasce nei giorni seguenti il terremoto del 1990. Quando, nonostante le macerie e i senzatetto, le Istituzioni sembravano ignorare la gravità di quanto accaduto ad Augusta. Siamo stati in tanti, allora, che abbiamo capito una cosa importan-te: non si può restare chiusi nel proprio piccolo mondo, fatto di lavoro, famiglia, e hobby, disinteressandosi di quanto accade intorno.

Dopo aver lottato per la ricostru-zione, è stato quasi un fatto naturale pro-seguire nell’impegno civile e politico. Erano anche gli anni in cui Tangentopoli spazzava via la cosiddetta Prima Repub-blica. La necessità di mobilitare forze nuove della società, per rifondare la

politica dal basso, partendo dalla società civile, fece nascere Vienuove. In questo movimento popolare, di gente comune, lontana dagli intrighi dei politicanti, mi sono fatto le ossa come uomo politico al servizio della collettività.

Quando “Vienuove” ha deciso di sciogliersi è stato perché era maturata la convinzione che fosse finito il tempo dei movimenti di base a carattere loca-le, animati da grande entusiasmo, ma poco efficaci per un’attività politica, come quella di un’amministrazione co-munale, interconnessa con gli altri enti territoriali. Un’azione politica incisiva, anche per amministrare un piccolo Co-mune, richiede un collegamento stretto con partiti diffusi a livello regionale e nazionale.

Confluire in “Forza Italia” è stata per me una cosa naturale. Era un par-tito completamente nuovo, moderato, fondato sui valori della famiglia e del lavoro, senza alcun legame con ideo-logie superate dalla storia, attento alle problematiche di una società che chiede occupazione e benessere. In Forza Italia ho trovato quella spinta ulteriore per fare politica di ampio respiro, attenta certamente ai problemi di Augusta, ma strettamente legata anche al con-testo regionale e nazionale. Da questo background nasce la mia candidatura a sindaco”.

- D’accordo, questa è la sua sto-ria. Ma già la scorsa tornata elettorale ha tentato di diventare sindaco, senza successo. Perché ci riprova?

“Quel risultato elettorale fu estremamente lusinghiero, in termini di consensi elettorali. In corsa c’erano 5 candidati, fra cui il sindaco in carica molto popolare, come Pippo Gulino, che poteva fare la campagna elettorale

dalla posizione privilegiata di capo dell’amministrazione. L’altro candidato arrivato al ballottaggio era un deputato uscente di grande prestigio, come Puccio Forestiere, che alla lunga esperienza politica personale poteva sommare la forza di un partito come Alleanza Nazio-nale. Arrivare terzo, con un consistente consenso elettorale, per un neofita come me, sostenuto dai movimenti, è stato un grande risultato.

Oggi, quelle due forze politiche ed elettorali che arrivarono al ballot-taggio sono entrambe nella coalizione che sostiene la mia candidatura. Se a questo si aggiunge che i partiti che mi appoggiano sono partiti di governo, che guidano la Regione e la Nazione, allora

sono state realizzate e sono in fase di realizzazione effettuate dalla Provincia Regionale di Siracusa, durante il mio mandato assessoriale: le opere di cui vado più orgoglioso sono certamente la progettazione e la definizione del-l’ultimo tratto dell’autostrada Siracusa – Catania per la quale abbiamo reperito i fondi,istruito la pratica e i progetti e che andrà in appalto entro queste mese di maggio, e poi un’opera di fonda-mentale importanza, atteso che ormai la zona del monte Tauro è ad altissima

densità urbanistica e non ha in atto, nessun tipo di servizio. Si tratta della realizzazione della strada Provinciale Monte Tauro – Monte Sant’Elena n.61, che sarà ammodernata per un importo di 12 miliardi di lire a totale carico dello Stato e che è già finanziata e ope-rativa. Inoltre abbiamo già approvato e finanziato per 5 miliardi e mezzo delle vecchie lire il secondo lotto della strada provinciale Monte Tauro-Monte San-t’Elena, quello che per intenderci va da “Villa delle rose” all’ospedale, la strada

verrà ampliata sistemata e riadattata alle nuove esigenze di traffico e lo stesso ponticello stretto da dove passa il treno verrà allargato e risistemato”.

Giacomo Càsole

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è evidente una cosa: mai come in questo momento Augusta ha una grande oppor-tunità di uscire dall’isolamento politico in cui si trova, e diventare protagonista in provincia e in Sicilia.

Siracusa, con un’amministrazione di centrodestra legata a filo doppio con il governo regionale, sta rifiorendo. Nella Siracusa del sindaco Bufardeci si mol-tiplicano gli alberghi, i negozi, i ritrovi, le presenze turistiche, le manifestazioni culturali di livello addirittura mondiale.

L’amministrazione di centrodestra che guida Melilli, sta facendo conoscere alla sua città una nuova prosperità. A Me-lilli, grazie al sindaco Sorbello, che ha pro-seguito quanto iniziato dal predecessore Ternullo, sono nati grandi centri commer-ciali e altri se ne apriranno, spuntano come funghi piccole attività imprenditoriali, si avviano grandi restauri.

Siracusa e Melilli, ma potrei parlare anche di Noto, inserita dall’Unesco nel-l’elenco delle città patrimonio mondiale dell’umanità, sono la dimostrazione di cosa significa il buon governo del centrodestra locale.

Augusta, con le potenzialità che ha, può giocare un ruolo di primo piano nello scenario politico provinciale. Un sindaco che riesce a farsi ascoltare a Palermo e a Roma dà maggiori garanzie di far entrare la città in questo circuito virtuoso di ri-nascita, che sta toccando i Comuni a noi vicini. Durante la campagna elettorale sono venuti in città ministri della Repubblica, vi-ceministri, esponenti di spicco del governo regionale, e parlamentari di primo piano, per prendere un impegno preciso non solo verso di me, ma verso l’intera città. E que-sta cambiale in bianco, che hanno firmato con gli augustani, ho intenzione di fargliela onorare fino in fondo”.

- Ha parlato di coalizione. Il cen-trosinistra ha polemizzato parlando di una candidatura calata dall’alto, decisa nelle sedi siracusane che contano e alle quali dovrà poi rendere conto.

“ A un centrosinistra senza alcun punto di riferimento, che spara alla cieca per la necessità di dare un senso alla pro-pria inconsistenza politica locale, potrei rispondere rivoltandogli la frittata: se la mia candidatura è decisa da presunte “sedi che contano”, allora anche come sindaco sarò tenuto “in grande conto” laddove si amministrerebbe il potere.

In realtà la mia candidatura è stata avanzata da Forza Italia, certamente, ma alla fine è stata decisa in maniera collegiale. E’ l’espressione di una coalizione in cui ogni partito del centrodestra di Augusta, An, Udc, Nuovo Psi, Nuova Sicilia,

avrebbe potuto presentare un proprio candidato altrettanto valido. La scelta è caduta su di me perché frutto di un ragionamento politico basato su un programma, e sulla capacità di realizzarlo.

La dimostrazione della validità di questo ragionamento è la deci-sione dell’Udeur di apparentarsi ad Augusta con questa coalizione. Se la candidatura Spanò fosse stata “cala-ta” dai siracusani, come si potrebbe spiegare che a Siracusa l’Udeur ha deciso di sponsorizzare il candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia?”

- Finora si è parlato di politi-

ca, ma agli elettori interessa sapere cosa volete fare per la città.

“Premetto che sono un augustano,nato e cresciuto ad Augusta. Le mie radici, i miei parenti sono qui. Mia figlia va a scuola qui, e mia moglie, Irene Noè, augustana anche lei, lavora qui come medico di base. Quindi sicuramente conosco i problemi e le necessità del posto dove vivo meglio di chi ha le proprie radici a Villasmundo, e si fa vedere in giro solo durante le campagne elettorali. Quindi come augustano, ancora pri-ma che come candidato sindaco, ho interesse a rendere questa più città vi-vibile. Ecco, questa è la parola chiave del mio programma: vivibilità.

Vivibilità significa tante cose. Significa strade pulite, un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti efficiente. Significa depurazione delle acque e coste pulite. Significa strade che non si impantanano con la piog-gia e scuole degne di questo nome. Significa manifestazioni culturali, attività sportive e ricreative. Ma vi-vibilità significa anche eliminazione

del disagio sociale, perché nemmeno la città più bella, più ricca e più pulita può definirsi vivibile se ci sono cittadini che vivono nel bisogno.

Ora, per apparire i solutori di tut-to, in campagna elettorale è facile fare programmi chilometrici. Ma, mi chiedo, sono realisti? Che senso ha proporre una pletora di progetti, che al 90 per cento sono irrealizzabili nel breve periodo di un’amministrazione? O forse pensano che il mandato sindacale duri 120 anni? E poi, con quali soldi si dovrebbero fare tutte quelle miriadi di cose promesse?

Se il centrosinistra ha trovato il petrolio da qualche parte, ce lo dica su-bito così possiamo sperare di rimettere in sesto Augusta in pochi mesi. Diver-samente, è meglio che metta da parte la retorica populista sul programma omni-bus. A meno che la marea di velleitarie realizzazioni proposte all’elettorato non siano altro che una cortina fumogena, dietro cui nascondere i reali progetti della loro amministrazione. Ma se in 5 anni come assessore provinciale, Mas-simo Carruba non è riuscito a risolvere un problema, almeno uno, relativamente semplice come quello dei plessi per le scuole superiori, come pensa di fare per tutto il resto?”

- Ancora però non ha detto cosa vuole fare come sindaco.

“Cito alcuni punti salienti, con i quali partire subito in quanto più urgen-ti, e di più facilmente realizzabili con le risorse a disposizione.

Il porto, innanzitutto. Perché cre-diamo che è la vera ricchezza di questa città, che madre natura e la tenacia dei nostri padri ci ha lasciato in dotazione. Il porto non è come le fabbriche del petrolchimico, non dipende dalle deci-sioni di un consiglio di amministrazione a Milano, e non si può spostare come si sposta una raffineria. Il porto, e il suo

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indotto, è la chance occupazionale per i nostri giovani.

Edilizia. Non c’è stata ammi-nistrazione comunale che non abbia promesso la definizione del nuovo piano regolatore. In perciò non prometto il nuovo strumento urbanistico: lo assicu-ro. Assicuro norme urbanistiche certe e uguali per tutti. Perché tutti hanno il diritto di farsi una casa, rispettando le leggi urbanistiche, e tutti hanno il diritto di costruire se ci sono le condizioni di legge. L’amministrazione che presentia-mo agli elettori vuole dare un taglio netto con il passato: niente corsie privilegiate per gli amici degli amici, basta con le norme edilizie oscure, che si prestano alle interpretazioni ad personam.

Solidarietà. Le politiche sociali devono essere potenziate. E’ una ne-cessità che, purtroppo, si scontra con la riduzione dei fondi trasferiti ai Comuni. Ma l’impegno deve essere massimo, e sfrutterò fino in fondo quella cambiale che il governo regionale ha sottoscritto con questa coalizione durante la campa-gna elettorale. Augusta non può assolu-tamente permettere che crescano ulte-riormente le fasce di disagio sociale. Se sarà necessario, si rinuncerà ad abbellire un’aiuola per dare un sostegno ad una

famiglia in difficoltà. Brucoli. E’ l’altra

grande risorsa, come il porto, che questo ter-ritorio si trova in dote. Come il porto, Brucoli è il “pozzo di petrolio” su cui la collettività può contare. Fino a ora le potenzialità turistiche di Brucoli sono state sminuite. Per sfruttar-le occorre, per prima cosa, risolvere i problemi dell’abitato. Provvedere immediatamente alla fo-gnatura, e assicurare un approvvigionamento idri-co regolare. Poi occorre un vasto programma di riordino paesaggistico, con la realizzazione di lungomari attrezzati. Ma soprattutto, a Brucoli serve subito una presenza stabile della polizia mu-nicipale. E gli serve un servizio di smaltimento rifiuti ancora più efficien-te di quello previsto per Augusta, proprio perché è il nostro gioiello turisti-co, e deve essere tenuto

come una famiglia tiene il salotto buono quando riceve visite in casa.

Porto, Brucoli, edilizia e so-lidarietà sono le linee principali del programma. Però questo non significa che sono state dimenticate, o passano in secondo piano le scuole, la nuova sede del tribunale, il riordino della burocra-zia comunale, l’impiantistica sportiva, la promozione culturale, il recupero del patrimonio storico e artistico, la lotta all’evasione tributaria. Ognuno di questi aspetti sarà affrontato con attenzione, sviscerando caso per caso, e affidandosi a professionalità autore-voli, anche esterne se sarà necessario, per trovare soluzioni e fondi. Sempre tenendo comunque presente la necessità di un riordino immediato del bilancio comunale.

Queste sono le line principali.Ma non è un programma rigido. Lasciamo la porta aperta al contributo di tutti, per ascoltare proposte e suggerimenti. Vogliamo iniziare un dialogo con i cit-tadini che deve proseguire giorno per giorno, anche dopo le elezioni. Perché credo fermamente che l’intelligenza non si misura con i numeri elettorali, ed anche il più piccolo partito, o movi-

mento, o lista civica, o associazione, o bocciofila può esprimere idee vincenti per la collettività.

Per questo sarà stretto e serrato il dialogo con il consiglio comunale. La mia decennale presenza fra i banchi dei consiglieri comunali mi hanno insegnato quanto sia importante, per il bene della città, che il sindaco e la giunta dialoghi-no con il consiglio comunale, istituzione che meglio di qualunque altra esprime le istanze di tutti i cittadini, anche di quelli che non hanno votato per la maggioranza.

Lo stesso ragionamento vale per i consigli di quartiere, da troppo tempo bistrattati e mortificati, nonostante le grandi potenzialità di rappresentanza degli elettori. E anche di questo parlo per esperienza diretta, perché grazie all’impegno di mia moglie Irene nella circoscrizione Borgata ho toccato con mano quanto potrebbero fare i quartieri per la città, e quante iniziative valide sono state sprecate perché le circoscri-zioni non sono state tenute nella giusta considerazione.

Sindaco, giunta municipale, con-siglio comunale, consigli di quartiere: solo con tutte queste quattro gambe insieme, e tutte della stessa lunghezza, il tavolo della politica può reggere il peso della città”.

- Un’ultima provocazione. Per-ché i due candidati a sindaco non vi siete sfidati in un confronto pub-blico, affinché gli elettori potessero facilmente mettere a raffronto i due programmi?

“La credibilità di un candidato e del suo programma nasce da un lavoro quotidiano, e svolto nel tempo. Sindaco di Augusta, cioè rappresentante di questa città e dei suoi cittadini, si diventa gior-no per giorno: con l’impegno personale, il servizio, la disponibilità, il sacrificio. Le elezioni sono il momento in cui si sancisce, legalmente e formalmente, ciò che si è già da tempo nel cuore e nelle menti degli elettori. La gente di Augusta vuole come sindaco un augu-stano a tempo pieno, credibile e fattivo. Sono convinto che gli elettori hanno già le idee chiare: per capire le differenze sicuramente non gli non serve un talk-show”.

Bellezza9Aprile - Maggio 2003Girotondo

Monumenti da salvare: il convento di S. DomenicoFotoservizio di Francesco Tringali

Aprile - Maggio 200310 Quartieri

Quando le alunne del liceo socio-psico-pedagogico ci han-no esposto le loro doglianze, ci hanno mostrato della lettera che pubblichiamo la copia con tanto di timbro del protocollo d’entrata e le ricevute delle varie raccoman-date. I genitori di queste ragazze ci hanno fatto osservare che niente s’è mosso alla Provincia, nonostante per un quinquennio un augustano abbia avuto la responsabilità d’un prestigioso assessorato e altri due cittadini di Augusta siano stati no-minati assessori nel 2002 e lo sono ancora. Potranno far qualcosa alla fine del loro mandato?

GdA

Quando i Consigli di quartiere fanno sentire la loro voce

Favela da terzo mondo

La situazione igienico-sanita ria del territorio del quartie re “Dogali - Saline - Pez-

zagrande” è probabilmente il problema più grave; il quartiere è invaso da ve-getazione spontanea, sterpaglia, rifiuti, cani randagi, ratti, scarafaggi, ecc.; riceviamo continuamente lamentele di residenti riguardanti la presenza di ratti nella pubblica via e all’interno delle pri-vate abitazioni, altrettante segnalazioni giungono per l’incredibile numero di cani randagi che, soprattutto, nelle ore serali costituiscono un serio pericolo per la cittadinanza. Tutte le pubbliche vie risultano sporche, con la presenza di car-tacce, escrementi di animali, il servizio di spazzamento non funziona o funziona poco e male, la vegetazione spontanea ai bordi dei marciapiedi non viene rimossa nonostante sia di competenza della società che gestisce il servizio di nettezza urbana. La situazione però diviene critica nelle zone abbandonate, che costituiscono un’offesa alla civiltà, si tratta di lotti di terreno, insistenti sul nostro territorio, che per vari motivi non hanno ancora una esatta destinazione urbanistica, e sono completamente ab-bandonati. In tali zone la vegetazione (specialmente canneti e roveti) raggiun-ge sovente i due metri d’altezza e funge da habitat ideale per la riproduzione degli animali di cui sopra, ma anche di serpenti e zecche; inoltre a tale stato d’incuria si aggiunge la negligenza dei cittadini che, ritenendo tali siti semplici discariche, vi gettano il materiale più incredibile e vario che, ovviamente, non viene rimosso dall’amministrazione. Ai margini di tali zone è avvenuto, inoltre, il ritrovamento di alcune siringhe usate nonché profilattici. Fin qui un panorama generico della situazione, l’amministra-zione e in particolare l’assessorato alla sanità ed ecologia interpellato più volte dal sottoscritto è solamente in grado di ripetere che tali lavori di bonifica non vengono eseguiti per mancanza di fon-di; devo, con una piccola digressione, confessare come ci si senta demora-lizzati quando, entrando in un ufficio del Comune, si venga trattati con aria di sufficienza e quasi disinteresse dai funzionari preposti, anche nel caso in cui si tratti di un Presidente di un Consiglio di Circoscrizione. Vorrei focalizzare adesso l’attenzione del prefetto sulla pe-

ricolosità di tali siti, rappresentata dalla presenza di animali randagi, frammenti di vetro e altro materiale, ma soprattutto dai possibili incendi della vegetazione e del materiale che viene impunemente scaricato. A tal proposito non sappiamo se il prefetto ha appreso dai giornali come domenica 25 agosto un incendio, con tutta probabilità di origine dolosa, si sia sviluppato in uno dei siti che ab-biamo sopra descritto, proprio accanto a una cabina di distribuzione dell’energia elettrica, a qualche metro dalle private abitazioni e delle automobili in sosta sul ciglio della strada; solo il veloce e puntuale intervento dei VV. FF. ha evitato che le fiamme si estendessero a tutto il sito. Già la settimana prima vi era stato un primo tentativo di appic-care il fuoco da parte di anonimi. Lo scrivente e l’intero Consiglio di Cir-coscrizione attribuisce tali accadimenti alla situazione di generalizzato e diffuso malumore dei residenti nei confronti di tale stato dei luoghi, le persone sono stanche di trovare ratti, scarafaggi e altri animali all’interno degli stabili o persino dentro casa, sono stanchi di dover convivere a contatto con i rifiuti e probabilmente qualcuno comincia a perdere la pazienza.

Il secondo punto della presente per segnalare come anche la situazione degli arredi urbani non versi in uno stato migliore, circa il 50% (stimato) dei marciapiedi della circoscrizione sono impraticabili e/o praticabili con difficoltà; abbiamo già ricevuto due segnalazioni di persone anziane cadute, per fortuna senza conseguenze, per tale causa; il manto stradale è in pessimo stato, ma quello che vorremmo portare alla pregiata attenzione del prefetto sono il crocevia di corso Sicilia e l’attraversa-mento pedonale nella medesima via. Il crocevia di corso Sicilia è il più grande incrocio di pubbliche strade di Augusta, vi si incontrano ben cinque carreggiate a doppio senso di marcia, due delle quali sono arterie di primissimo ordi-ne. Si deve sapere che tale crocevia è sfornito di segnalazione semaforica, il semaforo esistente è guasto a tre anni e nonostante i ripetuti solleciti del no-stro Consiglio di Circoscrizione non si riesce a giungere a una conclusione della vicenda. La situazione è ancora più grave a circa 500 metri di distanza dal crocevia appena menzionato, sulla stessa via come si può vedere dalle foto, in tale sito insiste un attraversamento pedonale estremamente pericoloso, pra-

Bellezza11Aprile - Maggio 2003Spaziogiovani

ticamente i pedoni devono attraversare il corso Sicilia in entrambe le direzioni di marcia, passando attraverso delle siepi che rendono praticamente impossibile, se non molto difficile, l’individuazione dei pedoni da parte degli automobilistì, chiediamo la massima attenzione del prefetto sulla vicenda in oggetto; in tale sito esiste un semaforo attivabile dai pe-

doni attraverso un tasto; tale semaforo è stato guasto per anni e per poco non c’è scappato davvero il morto. Il grottesco dì tutta la vicenda è che noi abbiamo mandato decine di avvisi e segnalazioni all’Amministrazione senza mai avere risposte, abbiamo allora deciso di chie-dere un incontro ufficiale all’assessore ai lavori pubblici per discutere di questo

e di altri problemi, ma l’assessore non si è nemmeno degnato di risponderci (ecco perché, riferivo come i Consigli di Circoscrizione sono letteralmente ignorati dalla Giunta), abbiamo allora mandato una seconda comunicazione di lamentela e abbiamo deciso di rivolger-ci direttamente al prefetto.

Cenno a sé stante merita il campo containers, non molto dissimile da una favela: le condizioni di vita sono disu-mane, si abita in mezzo alle immon-dizie, si convive con ratti e serpenti, i bimbi giocano coi rifiuti in mezzo alle sterpaglie. Si vuole segnalare inoltre la necessità di rimuovere i container non più abitati per evitare che altre famiglie

di senza casa possano occuparli, come succede regolarmente; tutti gli occupanti abusivi pretendono, infine, un alloggio popolare per lasciare il container occu-pato senza valido titolo.

Riccardo Cannavò

Ai giochi sportivi studente schi, che si sono svolti re centemente alla Cittadella

dello Sport di Siracusa, gli studenti del 1° Istituto di Istruzione Superiore di Augusta, allenati dalle insegnanti Ma-sotti, Muscolino e Valenti, si sono fatti onore gareggiando nelle varie discipline con gli alunni che rappresentavano le altre scuole della nostra provincia.

Bravi sono stati specialmente i ra-gazzi della squadra juniories maschile, cioè Fabrizio Bassetta, Giuseppe Mar-tinetti, Giuseppe Passanisi e Carmelo Scamporrino, che hanno conquistato il 1° posto della loro categoria. Altret-tanto bravi i tre ragazzi e le tre ragazze che sono anch’essi piazzati al 1° posto nel cosiddetto staffettone: sono Giusy Amata, Cristina Pastore, Daniela Min-niti, Andrea Trincali, Guido Pitruzzello, Giulio Vittorio.

Il posto a livello provinciale è stato conquistato nella pallavolo disputatosi ad Avola. Questi i nomi degli alunni: Mirko Peluso, Stefano Ianniello, Ema-nuele Cerrito, Andrea Barreca, Marco Meloni, Stefano Intagliata, Antonio Sangiorgi, Gaetano Balsamo, Domenico Fassari, Gianpaolo Toscano e Andrea Altamore.

La squadra maschile allievi, com-posta da Andrea Bassetta, Davide Di

Stefano, Carlo Gigli e Pierpaolo Sara-ceno, ha conquistato un onorevole IV posto.

Alla corsa campestre hanno parte-cipato Agnese Blandino, Angela Abate e Francesca Alicata.

Rappresentative maschile e fem-minili dei tre licei classico, scientifico e pedagogico, facenti parte del 1° isti-tuto di istruzione superiore, hanno dato buona prova nella pallavolo femminile, nella pallacanestro maschile e nel calcio a cinque maschile.

La sensibilità è di casa fra gli alunni dei tre licei.Hanno risposto alla grande, infatti, in due occasioni in cui è stata loro richiesta una prova concreta di solidarietà: la prima riguardante la do-nazione del proprio sangue per la bene-merita Fraternita “Misericordia/Fratres”: hanno risposto in 50, dei maggiorenni ovviamente (com’è noto, i minori non possono donare il sangue) e almeno la metà è stata dichiarata idonea, dopo gli accertamenti preliminari: i medici della Fratres, Di Bono e Di Fazio, sono tornati soddisfatti al centro trasfusionale con le loro preziose sacche di sangue.

700 euro: questa è la cifra comples-siva raccolta per i poveri di Bafatà, nella lontana Guinea Bissau, su sollecitazione del docente di religione del “Classi-co”, Angelo Saraceno. Alcuni alunni

del sacerdote hanno organizzato una festa danzante nel cortile della scuola, con il permesso dell’attuale dirigente scolastico, Carmelo Gulino, ordinario di matematica e fisica allo scientifico “Saluta”. Una festa che è terminata, con grande piacere dei ragazzi, all’1.30 dopo mezzanotte.

Cecilia Càsole

SOLIDARIETA’ E SPORT NEI TRE LICEI

Aprile - Maggio 200312 Cultura

Finalmente la piazza della Po sta ha un nome, Sant’An drea, e a abbellirla ulterior-

mente, vi è stata collocata una pregevole statua dell’apostolo, fratello di Pietro e patrono dei pescatori, scolpita da Giu-seppe Gagliardi, di origine ragusana.

Ma temo che sarà ancora chiamata la Posta, almeno da quanti avrebbero voluto intitolarla a Colui che inaugurò la nuova monumentale sede delle Poste e Telecomunicazioni (Mussolini, n.d.r.), come continueremo usare i nomi inven-tati di Limpetra e Xiacche.

Sono, infatti, convinto che nessuno avrà l’ardire di cambiare i nomi delle vie Limpetra e Xiacche con un unico nome: Selinunte. Eppure ciò varrebbe più di qualsiasi gemellaggio, che, si sa, la gente non sempre condivide nelle motivazione o nei risultati.

Ma in ogni caso è doveroso indi-care le motivazioni storiche di un cam-biamento che ha sempre qualche costo e valutarne l’opportunità: nel caso non penso possano esserci dissensi seri.

Selinunte fu una subcolonia dei Megaresi Iblei: il sito che fu scelto cade nel territorio dell’odierna Sciacca. Ma perché questa decisione dei Megaresi Iblei? Di sicuro la polis e la chora (il territorio coltivabile) soffrivano della pressione dei Corinzi di Siracusa e dei Calcidesi di Leontini: non si possono escludere i danni procurati dalle piene stagionali del fiume Alabo. Per questo

scelsero assai bene il sito tra i fiumi Mo-dione e Belice, rispettivamente chiamati, allora, Sélinos e Hypsas. Il più piccolo, per così dire, e cioè il Sélinos, oggi Modione, diede il nome alla città, perché più idoneo a fare da confine con la zona della necropoli, mentre l’altro è il Belice odierno, anticamente chiamato Hypsas, come uno dei due fiumi di Agrigento. L’altro, l’Akragas, diede il nome alla città (come il Sélinos a Selinunte).

Non potendo scendere nei dettagli, posso solo accennare che Sélinos pro-babilmente ha a che fare con la parola greca selinon, che significa “apio, se-dano” o “petroselino”, che nel nostro dialetto diventa puddisino attraverso Petrosino, cognome assai diffuso: non dubito che questo nome Selino sia stato dato dai Megaresi Iblei.

Infine, una reintitolazione a Seli-nunte delle vie Limpetra e Xiacche non dovrebbe far rivoltare nella tomba don Tommaso Fazello.

Di sicuro, invece, lo farebbe non solo rivoltare, ma sobbalzare se qual-cuno decidesse di aggiungere sotto Via Alabo la presente dizione: oggi S. Cusmano. Infatti il Fazello, saccense e

quindi contiguo dell’antica Selinunte, purtroppo per lui, decise che l’Alabo degli antichi era il Càntera odierno e il suo errore doveva essere fatalmente scoperto e corretto già dal Cluverio e da

La proposta dell’ex preside A. Terranova

ALABO = S. CUSMANOEtimologia e nomi delle strade

don Vito Amico, suo commentatore.Eppure ancora oggi resiste qualche

autorevole sostenitore del Fazello che si rifiuta d’ammettere il collegamento Alabo – S. Cusmano: dovrebbe bastare questo collegamento evidente e osser-vare conseguentemente che il Càntera non si prestava ad alcuno sbarramento e che se Federico II volle nel S. Cu-smano un vivarium doveva esserci uno spunto, un motivo: inoltre, l’unica altra città fondata in Sicilia da Federico II, la cui pianta somiglia a quella di Augusta, fu Heraclea nel sito dell’antica Gela. Magari attraverso gli Arabi, Federico doveva avere qualche notizia sulle per-dute città greche della Sicilia e, quindi, sia di Gela sia di Mégara-Ibla, e, perché no? della Colimbetra di Dedalo.

Ma poiché il S. Cusmano è stato captato completamente e cementificato verso la foce, che non se ne parli più!

Del resto, per fortuna, oggi ci sono due vie intitolate a fiumi, Alabo, e Cantera, e la gente pensa che siano due diversi fiumi e ha ragione: con buona pace di don Tommaso Fazello da Sciacca.

Alberto Terranova

La statua di S. Andrea dello scultore Gagliardi

“Dopo le rovine di Megara segue la foce del fiume che prende il nome di S. Cusmano, dov’è un lago, costruito, con blocchi squadrati, da Federico II Cesare a scopo di pescicoltura”. (Fazello)

Bellezza13Aprile - Maggio 2003Storia

Ho scritto in più notiziari, ho con-segnato la “memoria” a personalità che, a parole o fumo d’incenso, sono pronte a esaltare o sproloquiare sulla memoria storica.

Purtroppo al sole di questo giorno, nulla è apparso e continua, fantasma nel buio, il cammino della “Colonna infame”.

Ma l’argomento “Augusta 13 maggio 1943 – La Memoria Tradita”, non va mollato.

E invero, questa triste, seppure eroica, pagina di storia cittadina, non merita affatto di essere cancellata de-finitivamente dalla memoria storica. Consapevolmente o indolentemente chi ha detenuto e detiene lo scettro del-l’Autorità Civica ha versato il proprio spirito, ovvero le proprie attenzioni a “memorie” più redditizie, e non anche a dare dignità storica al più alto olocausto di vite umane della comunità cittadina nello spaventoso bombardamento della città del 13 maggio del 1943.

E’ paraddosale, come in piccoli remoti paesi di Sicilia ho potuto notare la sensibilità di quelle popolazioni a onorare la memoria e il sacrificio dei

Un appello appassionato dell’avv. Francesco Migneco

13 maggio 1943 – LA MEMORIA TRADITA

propri cittadini caduti al fronte, quanto di quelle vittime cadute nella contin-genza bellica del paesaggio delle armate anglosassoni nell’Isola.

E Augusta? Città militare di fron-tiera e di prima linea, martoriata e sa-crificata, generosa e obbediente, al pari dei cittadini in uniforme, non ha dato per onor di Patria, il proprio contributo di vite umane? Quale pezzo di marmo, quale ceppo, quale simbolo li ricorda? Rimediare alla carenza storica è sempre possibile, in quanto la storia anela a non morire.

La riprova di questa immortalità sta nella recente comparsa in un frontale del cimitero comunale di due grandi lapidi di marmo bianco, ove sono incisi i nomi di militari e civili militarizzati, d’ogni ordine e grado, che in Augusta persero e simularono la loro vita nel-l’adempimento del dovere.

Per tale segno di rispetto e d’onore per questi caduti, e verso cui chiniamo il capo riverenti e commossi, si sono mosse le varie Associazioni d’Arma. E’ giunto il momento, riscattando il passato, che la Civica Amministrazione, i comitati di storia patria e quant’altri sentono di dare dignità a questo fatto

storico cittadino, finalmente ascrivano il 13 maggio 1943 alla memoria storica della Città di Augusta.

Ancora una volta tentia-mo di scuotere l’intorpidita coscienza di chi può fare e non fa, e se quanto abbiamo scritto e indicato avrà un senso e raggiungerà l’obiettivo se-gnato, senza dubbio, colmerà un grosso vuoto di indolenza e colpevole negligenza storica.

Per dovere di cronaca il 13 maggio 1943, persero la vita: Grazia Algeri (di anni 26), Salvatore Alicata (di anni 70), Rosa Amara (di anni 7), Vita Amato (di anni53), Fran-cesca Archimede (di anni 17), Carmela Bellistri (di anni 7), Salvatore Bellistri (di anni 5), Sebastiana Bellistri (di anni 9), Rosaria Bramanti (di anni 65), Giovanna Castorina (di anni 65), Maria Danieli (di anni 68),

Giuseppe Di Carlo (di anni 51), Gaetana Di Franco (di anni 14), Domenica Di Grande (di anni 18), Marianna Faciolà (di anni 30), Angelo Fazio (di anni 20), Cesare Fazio (di anni 2), Giuseppa Fazio (di anni 5), Giuseppe Fazio (di anni 4), Giuseppe Fazio (di anni 3), Sebastiana Franco (di anni 30), Marisa Pianino (di anni 20), Domenico Giannitrapani (di anni 50), Giuseppe Giardina (di anni 40), Salvatore Giummo (di anni 70), Rosa Guerra (di anni 61), Giuseppa Im-prescia (di anni 7), Salvatore Miceli (di anni 36), Concetta Midore (di anni 59), Concetta Modica (di anni 67), Riccardo Naccari (di anni 33), Giuseppe Noè (di anni 65), Maria Ortesi (di anni 59), Se-bastiana Peluso (di anni 42), Antonino Piazza (di anni 15), Aurelia Piazza (di anni 1), Carmela Piazza (di anni 11), Giuseppa Piazza (di anni 15), Palmino Piazza (di anni 3), Salvatore Piazza (di anni 7), Sebastiana Piazza (di anni 42), Sebastiano Piazza (di anni 41), Vincenzo Piazza (di anni 7), Vincenzo Pitruzzello (di anni 17), Provvidenza Pugliares (di anni 56), Vito Paolo Ravalli (di anni 63).

Francesco Migneco

Le truppe inglesi in via P. Umberto dopo i bombardamenti

Aprile - Maggio 200314 Progetti

Prima di inoltrarci nell’esa me dell’intervento proget tuale è necessario “analiz zare” la struttura urbana

della città storica nei rapporti che sono intercorsi, e che tutt’ora intercorrono, tra tessuto urbano e fortificazioni anche quando queste ultime sono scomparse da tempo.

Questi rapporti, è indubbio, condi-zionano la storia urbana della città; così Augusta e anche Siracusa, sono strette e racchiuse tra le loro mura; tagliate dalla terraferma da opere monumentali di arte edificatoria.

Le opere militari rappresentano, quindi, una traccia storica non trascura-bile nelle riflessioni sulla città, special-mente se su questa si deve intervenire con un progetto di riqualificazione ur-bana che, ricalca, in qualche maniera, quelli che erano i siti di fondazione delle difese a mare della citta.

Augusta è una città di fondazione, ma certamente non nasce dal nulla. Si-curamente Federico II ha fatto leva su un insediamento umano precedente per organizzare la fondazione della citta.

Significativo è il toponimo Ter-ravecchia che non avrebbe senso se a questa non si fosse sostituita una Terranuova, cioè Augusta, la città di fondazione.

Lo storico Rocco Pirri data al 1219 l’atto simbolico di fondazione a opera di Frate Reginaldo d’Orleans, compagno di San Domenico, con la messa in loco del palo sacro, il cipresso dalle virtù

taumaturgiche, “mundus” del nuovo spazio urbano che verrà legittimato in seguito dall’Imperatore Federico II. Fra Reginaldo vi fonda un “hospitium” nel senso medievale del termine, e cìoe una casa per ospitare religiosi e pellegrini. Si può ipotizzare, quindi, nella peni-sola, un ancoraggio conosciuto legato a un raggruppamento umano. Come si può spiegare altrimenti la fondazione in un luogo deserto di un ospizio di pre-dicatori, la cui attività era intimamente legata ai centn urbani?

Regolarità e ortogonalità sono le caratteristiche della città di nuova fondazione (tutto questo facilita la gestione e la distribuzione dei lotti ai nuovi abitanti).

Non è semplice definire l’esten-sione del progetto al momento della fondazione.

Si può immaginare la città fe-dericiana attestata presso il castello e gravitante verso il porto, organizzata intorno all’asse principale - il Cassero - con un’ampia riserva di terreni a sud e ad est, là dove i venti e il mare si abbattono più violenti.

L’insieme della penisola rappre-sentava un sito sufficiente e anche estremamente esteso per essere conve-nientemente difeso. Così alla fine del Duecento, si pensò di ridurre la super-ficie di un terzo nella parte meridionale, costruendo un muro che avrebbe separa-to Augusta dalla Terravecchia fino alla fine del XIX secolo.

Il sistema difensivo era, quindi, costituito dalla roccaforte del Castello e via via, a cominciare dal Cinquecen-to, dalle fortificazioni lungo le marine di levante e di Ponente e dal sistema bastionato su Terravecchia.

Nel corso dei secoli, modifiche; nuovi progetti - alcuni in parte realizzati altri rimasti sulla carta - eventi naturali imprevisti, eventi bellici, hanno inte-ressato sempre i “margini” della città confermandone il ruolo principale sia in rapporto ai problemi della difesa che relativamente alla interazione con l’ambiente circostante.

Fino all’Ottocento la struttura ur-bana ha avuto un progressivo sviluppo con la saturazione delle insulae all’inter-no della cinta urbana storica che andava via via scomparendo per arrivare fino alla situazione attuale dove rimangono solo alcune tracce (vedi il Bastione dei

Forni e parte delle fortificazioni di Ter-ravecchia incluse nel Convento di Santa Maria del Soccorso) per altro viziate dai nuovi interventi edilizi.

LE CONDIZIONI ATTUALI DELLA CITTÀ

L’impianto urbano dell’isola di Augusta ha come testa il castello fe-dericiano, struttura difensiva verso la terraferma ed elemento generatore della città. Il tracciato ippodameo si sviluppa lungo l’asse nord-sud con insulae di 50 per 150 metri (i cui lotti originari hanno uno sviluppo estovest con fronte di 5 e profondità di 25 metri).

Fino all’Ottocento la città ha avuto un progressivo sviluppo con la satura-zione delle insulae all’interno della cinta urbana storica.

Solo recentemente si è iniziato un processo di radicale trasformazio-ne dell’isola con l’urbanizzazione di Terravecchia e con interventi di sosti-tuzione edilizia che hanno cambiato, pur mantenendo l’impianto planime-trico, l’immagine della città. Edifici di altezza fuori scala hanno creato un fenomeno anomalo (chiaramente leg-gibile dal mare) dovuto all’inversione del rapporto gerarchico tra le volumetrie degli edifici civili e religiosi - elementi significativi della struttura urbana - e il tessuto edilizio omogeneo; in alcuni casi un edificazione indiscriminata ha occultato complessi come i1 Convento di S.Francesco precludendone la vista dal mare.

Della struttura urbana storica per-mane l’impianto, il rapporto della città con il mare è precluso a ovest dalla Ma-rina Militare, a est dal degrado urbano in cui versa la marina di Levante.

In sintesi i fenomeni che appaiono oggi più evidenti sono:

- la radicale trasformazione del-l’immagine della città che ha perso, con gli interventi di sostituzione edilizia, la forma originaria;

- la progressiva saturazione degli spazi verdi pubblici e dei giardini privati che costituivano la struttura tipologica e morfologica della città storica;

- il congestionamento dovuto al-l’urbanizzazione intensiva del dopoguer-ra e all’ aumento del traffico veicolare;

- la negazione del rapporto con il mare, inibito ad ovest dalla Marina Militare e ad est dal degrado urbano.

Nuova bretella per la completa circonvallazione

Bellezza15Aprile - Maggio 2003Progetti

FINALITÀ DELL’INTERVEN-TO

L’obiettivo prioritario del progetto è la realizzazione della via di fuga car-rabile che interessa tutta l’intera Marina di Levante (da Cala Paradiso alla Piscina Comunale) e contestualmente la sua riqualificazione attuabile con i seguenti interventi:

-arresto dei fenomeni di smotta-mento ed erosione e consolidamento del fronte delle pendici verso il mare;

-definizione di una passeggiata continua lungo tutte le pendici orientali con slarghi e piazze belvedere che segua la quota stradale;

- ripristino della continuità della

fronte urbana verso il mare con una quinta arborea;

- valorizzazione delle aree urbane noda-li quali cala Paradiso, l’affaccio di via Alabo e piazza Madonna delle Grazie.

L’intervento sul lungomare che va da Cala Paradiso alla Pisci-na Comunale è interes-sato fondamentalmente dalla realizzazione di una strada carrabile di fuga a doppia corsia e

dalla contestuale realizzazione, per i tratti indicati negli elaborati progettuali, di segmenti viari di servizio ai garage e ai retri delle abitazioni, paralleli all’ar-teria principale.

Un percorso pedonale, che segue la pendenza della strada, segna il bordo della spiaggia alla quale si raccorda con un piano inclinato. L’ampia passeggiata alberata costituisce un filtro tra la strada e la spiaggia che potrà essere utilizzata, come in passato, per la balneazione. Inohre viene mantenuto il ricovero di barche all’aperto.

In corrispondenza della via Alabo (strada che attraversa l’intera struttura urbana collegando anche visivamente

la marina di Ponente con la marina di Levante) il percorso a quota stradale si allarga definendo una piazza belve-dere, proiezione della via Alabo verso il mare.

Da via Alabo in poi il tracciato via-rio viene spostato lungo la costa creando un collegamento esterno (parallelo alla via Marina di Levante) che si raccorda a piazza Madonna delle Grazie.

Le aree libere a quota stradale divengono giardini di palme, filtro verde tra le abitazioni e la passeggiata lungomare.

La via di fuga, (come strada di collegamento esterna) interessa anche un’area poco definita e degradata sui cui si affacciano i retri di alcune abi-tazioni.

L’intervento di progetto, oltre alla funzione prioritaria di creare una bretel-la che svincola il traffico dalle anguste vie interne, risolve con la sistemazione a verde dell’area la scarsa definizione e il degrado attuale.

L’intervento su piazza Madonna delle Grazie tende, attraverso lo sposta-mento del parcheggio sul lato nord e il ridisegno della piazza, a restituire allo spazio la valenza di luogo urbano teso verso il mare.

Sebastiano Gulino

L’Aprile Augusta basket del pre-sidente Raffaele Aprile e del coach Di Pietrantonio e del vice De Luca si trova al secondo posto in classifica a soli due punti di distacco dalla capo-lista Marsala che dovrà affrontare la seconda forza del campionato Ragusa, gara che deciderà le sorti del campio-nato stesso, poiché solo la prima in classifica potrà affrontare gli spareggi per la promozione in A2.

La stagione è stata segnata da gare che hanno entusiasmato il pubblico pre-sente soprattutto nelle gare interne come la squillante vittoria contro la capolista Marsala e contro il Ragusa.

Il campionato dell’Augusta è da ri-tenersi molto positivo poiché l’obiettivo

iniziale di ottenere uno dei sette posti per la B\l nazionale è stato ottenuto con largo anticipo.

Altro lato positivo la maturazione di un gruppo di atlete con molte giovani e alcune atlete esperte che hanno fatto da traino per tutte le compagne durante la stagione.

Un gruppo composto dalle “vecie “Drago, Serafica e Bruni arrivata a gennaio dalla Palmares Catania, dalle sorelle Mazziotta uniche due atlete au-gustane e con la più lunga militanza in squadra, dalle giovani provenienti dalla Palmares Ferlitoto ,Manganaro, Naike ed Erica, inoltre dalla ragusana Mazzone e dalla siracusana Salvo.

L’Augusta dovrà affrontare, nelle

Sport

Sempre più forte l’Augusta Basketdue partite rimanenti per completare la stagione, l’ostica squadra del Piazza Armerina e in casa al Palasasol il Ca-stellamare del Golfo.

Altro importante impegno sostenu-to dal presidente Aprile e dal suo team-manager Iano Mazziotta lo sviluppo del settore giovanile per permettere ai giovani augustani di fare sport diver-tendosi.

M.A.

Iano Mazziotta punta sui giovani

Aprile - Maggio 200316 Personaggi

Ha un sorriso schietto e cor diale che si stampa subito nella memoria. E’ gio-

vane, appena ventenne, ma ha già un curriculum di tutto rispetto, che rivela la sua determinatezza, la sua voglia di affermazione nel difficilissimo e infìdo mondo dello spettacolo, segnatamen-te nel mondo della canzone. Stiamo parlando di Maria Marasà, un’altra augustana di talento. Perché scriviamo un’altra? Perché, intanto, potremmo ricordare altre donne di Augusta dotate da madre natura d’una bella voce, che hanno visto ricoriosciute le loro capa-cità vocali e artistiche: ci riferiamo a Nunzia Lia Lantieri, emigrata a Venezia quasi trent’anni fa, che, periodicamente, ritorna ad Augusta per apprezzati con-certi, e a Maria Arghiracopulos altra bella voce lirica, come quella di Nunzia (finalista, quest’ultima, a un’edizione del prestigioso premio “Maria Callas” per voci nuove). Arghiracopuls sog-giorna frequentemente a New York, dove risiede per una parte dell’anno, un augustano che sicuramente ha sfondato nel mondo del bel canto, quel Marcello Guagliardo, oggi Marcello Giordani, cui, giovanissimo, vaticinammo un brillante avvenire.

Qualche mese fa (n. 10) abbiamo recensito le belle prove offerte di recen-te, in Augusta e fuori, da un altro gova-nissimo, lo studente in giurisprudenza Giovarni Di Mare, che in Marcello Gior-dani vede un modello da seguire, come Maria Marasà ha come idolo (e non solo lei) l’augustano Rosario Fiorello, in arte semplicemente Fiorello, popolarissimo showman televisivo cui tutto sembra permesso (recentemente, al Quirinale, in occasione dell’82° compleanno del presidente Ciampi, ha sfidato il rigido protocollo, intonando, all’americana, il canto augurale di circostanza). Altro augustano di talento, meno famoso di Fiorello, ma già personaggio televisivo presso emittenti regionali e nazionali, Antonello Costa, che va in giro per i teatri di tutt’Italia con uno spettacolo da one-man-show in cui mette in evidenza le sue abilità. di cabarettista, mimo e cantante.

Con Antonello Costa Marasà ha in comune l’essersi esibita in una delle reti Mediaset, Rete 4 , avendo partecioato a un’edizione del Festival di Napoli: quella del 2001, dove. ha raggiunto un’invidiabile posizione: il 4° posto.

Con il promettente Giovanni Di Mare, Marasà, anch’ella non comune

Il fotografo Francesco Castori na mi ha vivamente pregato di

volere accompagnare con una breve nota questa sua originale iniziativa che, in maniera esclusiva, riesce a coniugare professionalità e impegno culturale. Quella che viene sottoposta al vostro

giudizio, infatti, la pri-ma di una serie di sche-de telefoniche aventi per soggetto monumen-ti e scorci particolari di Augusta realizzati da questo apprezzato ed eclettico professionista dalle sempre originali iniziative nel campo

della fotografia.La scheda raffigurante Torre Ava-

los è stata realizzata in una tiratura limitata sicché, per come ho piacevol-mente appreso, pare stia già diventando una rarità anche a livello nazionale tra i collezionisti del settore. Al di là comun-que di questo dato, l’amico Francesco Castorina ha posto il primo tassello di un

promessa, condivide la scuderia artisti-ca: quella di Totò del terzo Millennio, un singolare, estroverso personaggio, nati-vo di Mazzarino, trapiantato in Augusta per motivi di lavoro, come tantissimi, che s’è scoperto talent scout all’età in cui i suoi coetanei tirano i remi in barca. Salvatore De Simone è il vero nome di questo personaggio che, al suo attivo, ha l’esperienza, più che ventennale, di manager artistico di Vittorio Ribaudo,

Giovani emergenti

Maria Marasà studia da diva

Monumenti cittadini nelle carte telefoniche

L’idea è di Francesco Castorina

Il nostro direttore intevista Maria Marasà, accompagnata da De Simone

più vasto mosaico di iniziative tutte im-perniate sulla fotografia e dirette paral-lelamente alla più ampia divulgazione, attraverso le immagini, del patrimonio monumentale della nostra città.

Esclusivamente per queste ragioni delle quali conosco la sincerità e alla luce dell’esclusivo impegno personale di questo professionista nel realizzare l’iniziativa, ho aderito al suo invito esternando i miei auguri per il risultato conseguito al quale, sono certo, non mancherà adesso l’apprezzamento del pubblico.

Antonello Forestiuere

Bellezza17Aprile - Maggio 2003

Aprile - Maggio 200318

La visita guidata presso la Mi sericordia di Augusta ha rappresentato una delle

tappe che costituiscono il progetto scuola-società proposto dal liceo socio psico pedagogico di Augusta, referen-te la professoressa Agata Bosco.

Le classi quarte del liceo nella sede della Misericordia hanno incontrato il presidente dell’associazione, Salvatore Cannavà, che ha illustrato tutte le ca-ratteristiche della Confraternita, i modi e i momenti in cui è necessario il suo supporto.

La sede di Augusta è stata fondata nel 1985 ed è costituita da un direttivo di 9 membri e un corpo di volontari di circa 50 membri: alcuni, sulla base delle loro caratteristiche psicofisiche vengono preparati per il pronto soccorso; svol-gono dei turni, devono essere reperibili 24 ore su 24, intervengono in base alla loro disponibilità. Altri svolgono fun-zioni amministrative e logistiche. Tutti

operano a titolo gratuito.

Per entrare a far parte dell’as-sociazione occorre presentare un’ap-posita domanda, sottoporti poi a un colloquio con lo psicologo della Confraternita ed eventualmente fre-quentare il corso di addestramento che permetterà di acquisire le caratte-ristiche specifiche per conseguire il I livello.

Oltre ai vo-lontari vi sono an-che gli “obiettori di coscienza” ov-vero i ragazzi che, in alternativa al servizio militare, scelgono di svolge-re il servizio civile. La legge prevede che il numero mas-simo di obiettori sia di 5 per ogni

Confraternita. Essi vengono utilizzati come portantini, centralinisti, autisti (se abilitati) oppure come volontari attivi (se hanno frequentato il corso di adde-stramento specifico, nella stessa sede della Confraternita).

La Misericordia, come supporto alla Protezione Civile, non opera solo nel territorio augustano, ma anche nel territorio regionale e nazionale, collabo-rando e coordinandosi con le altre 703 associazioni di Misericordia d’Italia, mettendo a disposizione le proprie tende e l’assistenza sanitaria; questo è molto importante perché permette di interagire in modo rapido e ordinato ovunque ci sia un’emergenza in caso di calamità naturali (frane, terremoti, alluvioni) e quando si verificano sbarchi di profughi e di clandestini.

Nell’ambito sociosanitario la Confraternita svolge diverse funzioni: assistenza agli infermi, pronto soccor-so, noleggio di attrezzature, assistenza sportiva, assistenza ai cardiopatici del

carcere, supporto al tele-soccorso e all’elisoccorso.

Un aspetto molto importante dell’associazione è la collaborazione con il gruppo Fratres, perché dispone di un’emoteca, l’unità mobile per la donazione del sangue.

Per diventare donatore abituale, bisogna sottoporsi a una visita medica e all’analisi del sangue che ne accerta l’idoneità; di preferenza si scelgono do-natori abituali perché il loro sangue è già classificato e controllato. La donazione può essere effettuata ogni 4 mesi dagli uomini e ogni 6 mesi dalle donne. Una volta al mese, la domenica, la Confrater-nita contribuisce alla donazione metten-dosi a disposizione dei volontari.

Il presidente Cannavà ha infine illustrato ai ragazzi le varie attrez-zature di cui l’associazione dispone: ambulanze fornite di barella, bombola dell’ossigeno, defibrillatore, aspiratore liquidi, ossigenatore forzato, zaino di primo soccorso. Oltre a lettini, stam-pelle e collari offre anche attrezzature particolari come la barella a cucchiaio, il materassino a compressione, la barella bivalva, l’immobilizzatore spinale, la barella autocaricante. Tutto viene accu-ratamente e periodicamente controllato, sterilizzato e, nel caso di guasti alle apparecchiature, riparato.

Per quanto riguarda l’aspetto finan-ziario, l’associazione, grazie soprattutto alle offerte dei privati, riesce a comprare e a mantenere efficienti le attrezzature e i mezzi che ha a disposizione. Anche il Comune contribuisce economicamente, ma in maniera sporadica e minima.

La visita alla Misericordia di Augusta è stata molto utile perché ha mostrato agli alunni una realtà di cui conoscevano ben poco, sensibilizzandoli a un tipo di attività per la quale non basta solo dedicare una parte del tempo libero. Sono indispensabili altruismo, spirito di sacrificio e un profondo senso di solidarietà: aspetti di un impegno morale sia individuale che collettivo, oggi inderogabili se si pensa che la sofferenza e il bisogno d’aiuto prima o poi riguardano tutti.

B. A.

La Misericordia spiegata alle alunne del terzo liceo

La nuova sede di Via Gramsci

Scuola e società

Bellezza19Aprile - Maggio 2003Manifestazioni

La mattina del 31 marzo, gli stu denti delle scuole medie supe riori sono scesi in piazza per

protestare contro la guerra voluta dal go-verno statunitense di George W. Bush nei confronti dell’Iraq di Saddam Hussein. I liceali e gli altri studenti augustani avevano già manifestato il loro dissenso a scopo preventivo. “Preventiva” è stata dichiarata da Bush questa guerra, dopo la tragedia dell’11 settembre 2001. Una guerra produce sempre morte e distruzione in tutti i campi di battaglia (in passato le guerre si vincevano causando i sacrifici di migliaia di vite uma-ne; nelle due guerre mondiali le vittime sono state contate a decine di milioni); perciò, mi meraviglia che si possa definire umanitaria una guerra; umanitaria per me è solo la pace, perché solo la pace aiuta le persone a conoscersi, favorisce lo scambio delle mer-ci, delle idee, della cultura dei vari popoli. Solo attraverso la conoscenza, impariamo ad accettare gli altri, se non conosciamo gli altri e se gli altri non conoscono noi nello stesso modo, siamo dominati dai pregiudizi, dalle incomprensioni, dalle ostilità. Solo la pace ci consente di viaggiare liberamente, di vivere in mezzo agli altri e, quindi, di accettare i punti di vista degli altri. E’ un processo faticoso e lungo che deve partire da ciascuno di noi e dall’interno di ciascuna nazione, sforzandoci tutti di conciliare le esigenze di ciascuno nel rispetto delle diver-sità altrui: diversità che rappresentano una grande ricchezza dell’umanità: pensate se tutti fossimo uguali, che noia! Ma tutti siamo uguali nella dignità di essere umani, come ha insegnato Gesù Cristo oltre 2000 anni fa. Mio padre mi ripete spesso la risposta che il grande fisico Albert Einstein diede a un funzionario nazista che gli chiese a quale “razza” appartenesse. E Einstein: “Alla razza umana!”. Questi concetti non poteva capirli Adolf Hitler, che voleva popolare il mondo di uomini e donne tutti biondi con gli occhi azzurri, tutti appartenenti alla cosid-detta razza ariana, che, comunque, avrebbe sottomesso il resto del genere umano: uber alles, cioè sopra tutti, era il motto dei nazisti. Degli animali superiori solo la specie umana ha individui che nuocciono ai loro simili o li uccidono per il piacere di farlo. Se qualche anno fa il signor Milosevic non si fosse comportato come una specie di Hitler nei confronti dei kosovari di origine albanese, colpevoli solo di non essere serbi e di rap-presentare il 90 per cento della popolazione del Kosovo, probabilmente non sarebbe

scoppiato alcun conflitto in quella regione. Temo, al contrario di quello che sosteneva Cicerone, che la storia non insegni nulla. Appena sessant’anni fa, Hitler teorizzava e applicava, come oggi Milosevic, le sue idee di “purezza etnica”, pianificando lo sterminio sistematico delle “razze inferiori” (ebrei, zingari, omosessuali, polacchi...). Se i palestinesi si ricordassero che la loro terra era abitata ànche dagli ebrei, prima della diaspora (Gesù risiedeva a Nazareth, oggi città palestinese), se i cristiani ricordas-sero che Gesù era ebreo, un rabbi (radice di “rabbino”), cioè un .maestro esperto di Sacre Scritture, se i musulmani ricordas-sero che Maometto riconosceva Gesù come profeta suo predecessore e che, comunque, annunciò il suo verbo fondendo elementi dell’ebraismo e del cristianesimo, se i bian-chi ricordassero che la prima grande civiltà umana si sviluppò in Egitto, terra africana, cioè terra dei neri, se, infine, la smettessimo di usare termini senza senso come “razza, “razze” e “razzismo”, forse potremmo com-piere un passo in avanti verso la reciproca comprensione. Persino la Bibbia, quando fa riferimento agli animali da ospitare nell’arca di Noè, parla di specie: “dei volatili, secondo

la loro specie, del bestiame, secondo la loro specie, e di tutti i rettili della terra, secondo la loro specie...” (Genesi 20-21).

E, invece, continuiamo a leggere nei testi di geografia adottati nella nostra scuola che esiste la razza negroide, quella europoide, quella mongoloide, ecc.. Non sarebbe più giusto, più corretto - se proprio necessario continuare in questa distinzione - parlare di gruppi etnici, di tipi umani? Se-condo me, la comprensione tra le persone non può prescindere dalla comprensione dei concetti e, quindi, dall’uso dei termini. L’uso della lingua è una delle più grandi conquiste dell’umanità. Facciamola fruttare. E faccia-mo fruttare la memoria storica. Due secoli fa i ricchi proprietari terrieri della Virginia e degli altri stati del profondo sud statunitense ritenevano senz’anima, simili alle bestie, i loro schiavi neri. E, in passato i padri della Chiesa ritenevamo pure la donna un essere senz’anima. Intelligenti pauca!

Diletta CàsoIe

Gli alunni protestano in piazza contro la guerraPace, innanzitutto

Einstein diceva: “Appartengo alla razza umana”

In questo delicato momento in cui su tutta l’umanità incombe lo spettro della morte che arriva con la guerra, in cui i mass media ci bombardano costantemente sulle brutture di combattimenti che non risparmiano uomini, donne e bambini, è ne-cessario fermarsi e fare qualche riflessione sulla necessità di tutto ciò.

Non è sicuramente il colore della pelle, la religione praticata, l’etnia d’ap-partenenza, la latitudine in cui si vive con le proprie risorse, ricchezze o povertà, che possono giustificare le atrocità che continuiamo a vedere; ma soprattutto non è tollerabile, ancora, che un uomo uccida un altro uomo.

Dove sono andati a finire gli insegna-menti delle guerre passate, e dell’ultima in particolare (la II guerra mondiale) non ci siamo detti mille e mille volte “per non dimenticare”?

I ricordi, le immagini, i documentari sono ancora vivi, forse ormai lontani ma tristemente veri, veri come le deportazioni di massa degli Ebrei, come la famigerata fabbrica della morte di Auschwitz, come la piccola Anna Frank, come la Shoa, come i cadaveri accatastati uno sull’altro, come i sopravvissuti, che hanno quei momenti scol-

piti dentro e che spesso ancora, sconvolgono i loro sogni.

E’ brutto avere voglia di cancellare un pezzo della propria vita e invece rimanerne eternamente vittima perché il ricordo sovra-sta qualsiasi altra necessità.

A che cosa serve piombare nella tran-quillità di una città facendo una strage di innocenti, a che cosa serve costruire “bom-be intelligenti” se poi vengono scaraventate anche sulla popolazione civile a migliaia provocando altrettante vittime inermi, a che cosa serve avere un organismo internazio-nale al di sopra di tutto e di tutti, almeno così si fa credere, se poi non lo si prende in considerazione perché gli interessi, compre-si quelli economici, sono l’unica strategia da perseguire anche a costo di…Tutto questo certamente serve a ben poco, se non a dimostrare supremazia, potere e comando sull’intera umanità; se questo poi significa una nuova schiavitù, un nuovo servilismo o una certa dipendenza dal più forte, probabilmente vuol dire che gl’insegnamenti del passato e i ricordi delle vittime sono serviti solo a saper ce-lare meglio i veri obiettivi del presente.

Alessandro D’Oscini

Aprile - Maggio 200320 Conferenze

Mafia, legge del taglioneRelatrice Tiziana Carrubba, magistrata augustana

Conferenza sulla legalità per studenti delle medie inferiori e superiori al “S. Biagio”

Gìovedì 10 marzo a palazzo “S. Biagio” è stata tenuta una conferenza sulla legali-

tà, organizzata dalla scuola media statale Todaro al fine di informare i giovani su un mondo che spesso ignoriamo, quello della criminalità. All’incontro - che do-veva essere presieduto dall’onorevole Lumia, che però non è potuto venire — erano presenti la giudice Tiziana Carrubba, magistrata del tribunale di Siracusa, originaria di Augusta e padre Maurizio Sierna, cappellano del carcere di Augusta. Erano stati invitati, oltre gli alunni della scuola media Todaro, anche alunni del liceo scientifico “A. Saluta”, e alcuni dell’ ITIS. Presiedeva questa conferenza il preside della scuola media, Filadelfo Ossino, il quale dopo aver

introdotto 1’argomento dicendo “che la scuola ha un ruolo importante per vivere dei valori in una comunità, dove esisto-no regole di vita e di convivenza”, ha ceduto la parola alla dott.ssa Carrubba, che ha cercato di sintetizzare in poco tempo gli aspetti principali della crimi-nalità e in particolare della mafia.

“La mafia è un fenomeno che in-teressa l’intero Meridione, sia che la si voglia chiamare camorra, ndrangheta, o sacra corona unita. Essa “si nutre” di appalti e finanziamenti pubblici, estor-sioni, usura, traffico di stupefacenti e prostituzione.”- ha detto la magistrata, “Il mafioso si mostra inizialmente come un benefattore, contattando per telefono un commerciante e chiedendogli denaro per una protezione, minacciandolo quin-

di indirettamente.” Ha poi specificato cosa si può fare per uscire da questa situazione. “Esistono infatti due strade per il piccolo o grande imprenditore: o pagare la tangente richiesta, non denun-ciando nulla e ricadendo nell’ormertà, oppure denunciare il tutto e subire ritorsioni. Ci sono però, associazioni antiracket, che aiutano l’imprenditore, che nel processo si costituiscono parte civile e possono avere diritto al risar-cimento del danno subito”.

Ha preso poi la parola padre Mau-rizio, il quale essendo maggiormente a contatto con i detenuti ha potuto soffermarsi sul loro lato umano e so-ciale, dicendo che “si tratta di gente il più delle volte povera e ignorante, come nel caso della mafia pastorizia.

Per ognuno di loro finire in carcere è semplice, basta avere parenti ex-carcerati e essere stato educato con le leggi della mafia.” Ha poi aggiunto che “le leggi dei mafiosi sono simili alla “leg-ge deI taglione”, ed esse pur essendo simili a quelle dello Stato, riescono nello stesso tempo a eluderle.”

“Anche i mafiosi han-no una loro moralità: non sopportano, infatti, ne gente come i pedofili, nè i pentiti che fanno nomi”. Egli è d’ac-cordo sul fatto che “i pentiti

debbono confessare solo i loro pecca-

ti.” Aggiunge che “poi però la polizia giudiziaria, li incentiva a fare nomi, e dopo averli spremuti come un limone, non li protegge più e li abbandona alla giustizia mafiosa”.

Dopo aver commemorato le vitti-me delle stragi mafiose con un minuto di silenzio la conferenza si è conclusa con delle domande rivolte verso entrambi i relatori, tra cui una sul “41 bis”, rivolta da un ragazzo delle medie alla giudice Carrubba.

Pietro Artoni

Bellezza21Aprile - Maggio 2003Gossip

Mentre lei insegnalui la tradisce sul letto coniugale

Come al solito, sta insegnan do matematica, materia ostica per eccellenza, in uno

degli istituti superiori. A un certo punto, timidamente, bussa un collaboratore scolastico. Entra. La prof sembra infa-stidita; immersa com’era nel tentativo di far passare nella mente dei discenti ardui concetti, mal digerisce intrusioni di vario genere. “Professoressa”, timida-mente esordisce l’infausto messaggero, “è desiderata al telefono”. La prof ha una reazione di sorpresa. “Pare che sia una cosa urgente”, conclude sbrigativo l’altro. La prof si decide a lasciare la cattedra, non senza qualche perplessità. Un oscuro presentimento s’addensa sul suo capo. In un momento un turbinio di inespressi timori.

Esitante, la prof porta all’orecchio la cornetta del telefono: “Pronto?”, quasi scandisce lentamente le due sillabe con tono lievemente interrogativo.

“La professoressa...? “ si assicura burocraticamente una voce impersonale all’altro capo del filo. “Sì, sono io!” risponde d’un fiato e decisa la burbera insegnante.

“Suo marito è con la sua amante

sul letto di casa vostra”. E il clic sug-gella le parole studiate e pronunciate velocemente, ma pienamente e atroce-mente comprensibili.

La professoressa rimane impietrita, con il telefono pervicacemente attaccata all’orecchio per istanti interminabili e poi penzonante in mano prima d’essere rimesso a posto.

Che fare? (se lo domandava anche Lenin)

Un altro turbinio di emozioni sconvolge il cervello ordinato della prof compassata. Ritornare in classe per riprendere la lezione?

Ma come si fa?Anche se si tratta d’uno scherzo, è

talmente di pessimo gusto che non si può riprendere come se niente fosse.

E’ sempre una donna di carne e sangue, anche se insegna matematica. E se fosse vero?

Meglio sincerarsene. La decisione è presa e corre a casa. Non era uno scherzo. E questa non. è nemmeno una leggenda metropolitana.

Sempre più diffusa la passio ne per la danza ad Augusta non solo tra i giovani, ma

anche tra la gente di età più avanzata. E’ una passione resa ancora più viva, negli ultimi anni, dall’ introduzione di nuovi balli latino-americani e dall’influenza di programmi televisivi, che propongono show e vere e proprie lezioni di tecnica impartite da professionisti ai giovani anche di poca esperienza. Così tutti si sentono coinvolti e si lasciano traspor-tare dal ritmo della musica! Ad Augusta sono ormai numerose le scuole di ballo e altrettanto numerosi gli iscritti, che spesso esibiscono le capacità aquisita con molta grinta e disinvoltura nelle serate in discoteca o nei vari locali. Quindi, dal semplice desiderio di prati-care un hobby o anche solo per curiosità, possono scaturire veri e propri interessi per quest’arte e magari possono spiccare personalità valenti. Chissà quanti talenti sono ancora nascosti, talenti che non

aspettano altro che crescere, maturare con l’ambizione e il desiderio di inserirsi nel mondo dello spettacolo. Ma, soprat-tutto, sono gli adulti che negli ultimi anni si rendono partecipi attivi di lezioni di samba, merengue, cha-cha-cha e che si apprestano a fornirsi di scarpe e abiti adatti al ballo che desiderano eseguire in un insita competizione fra amici e conoscenti. Crediamo che tutto questo sia sintomo di vitalità nella nostra città, i cittadini di Augusta hanno voglia di di-vertirsi e di esprimersi: è davvero bello e importante! Ci auguriamo che sempre più gente affluisca alle scuole di ballo e che Augusta renda ancora più viva ed esuberante il suo animo, offrendo sempre nuove opportunità significative per imparare, divertirsi, socializzare e ,perché no, mantenersi anche in forma.

Lucia BlancoClaudia Curcuruto

Augustani, tutti ballerini

I coniugi Sebastiano Lombardo e Maria Teresa Sammito durante una loro esibizione

Trasgressioni De luxe (da Panorama del 29-9-2002)

Aprile - Maggio 200322Lettere Febbraio 2003

Amarcord

Ad Augusta, come certamen te in tutti i paesi d’Italia, i complessi musicali oggi sono

legione. In vario modo organizzati e varia-mente ispirati, cercano di far musica. Nella quasi totalità dei casi i complessi della nostra cittadina imitano o scimmiottano le forma-zioni di fama nazionale e internazionale, sono esterofili, hanno un repertorio esclu-sivamente finalizzato alle feste danzanti, dove il segno più vistoso della loro presen-za e quello del baccano. Usano strumenti sofisticatissimi e quindi, costosissimi, ma generano più suoni che note. L importante per loro è stordire e non fare ascoltare.

Più rompono i timpani e più si sentono soddisfatti. La loro e una degustazione del rumorcanoro a cui cercano di abituare il pubblico delle sale da ballo, che accetta tutto senza scomporsi. Giovani e giovanis-simi sono i componenti di questi complessi che, per lo più, suonano a orecchio uno o più strumenti e non si pongono alcun pro-blema di studio, di ricerca, di affinamento. (Qualche anno fa, dal ‘72 al ‘74, ha operato un complesso diverso dagli altri «Il Bazaar» che ha rifiutato decisamente la musica di intrattenimento palatale o comunque di tipo caramelloso, cercando di inserirsi, per tematica e produzione, nella cerchia di quei pochi complessi strumentali che lavo-rano con passione e serietà, sperimentando moduli espressivi nuovi, collegandosi alle manifestazioni dell’avanguardia, dove si rinviene “il gusto della provocazione ricer-cata dello scandalo voluto, accanto a impen-nate misticheggianti”; il complesso Bazaar era composto da Andrea Tich, Giampiero Mellea, Enzo Bianca, Elio e Claudio Pa-narello). Questi complessi, formati nella stragrande maggioranza da studenti medi, non operano mai con regolarità. Regolare era, invece, l’attività della banda comunale, formata quasi esclusivamente da artigiani, che provavano due ore al giorno, che toccò il suo apogeo durante il regime fascista.

Erano tempi quelli in cui il corpo della banda, finanziata dal Municipio (i suoi componenti erano considerati dipendenti comunali), esercitava una grande attrazio-ne in un paese agricolo-marinaro, com’era allora Augusta, privo di altre occupazioni di svago e di promozione culturale. La banda aveva alle sue spalle una grande tradizione e eseguiva repertori di qualità. Il farne parte era titolo ambito per i molti seri cultori che allora vantava la nostra cittadina. La banda suonava ogni domenica mattina in piazza Duomo dalle 11 all’una di pomeriggio ese-

guendo circa sei pezzi com-prendenti, oltre alle marce, bra-ni sinfonici di opere liriche e operette.

D’estate, la banda suo-nava sul palco della villa, oggi fatiscente, due volte la setti-mana: la sera del giovedi e quella della domenica, fa-cendo accorre-re quasi l’inte-ra popolazione del paese, che non raggiunge-va ovviamente le attuali cifre. Non c’erano ancora i cinema all’aperto, nè tantomeno la televisione, nè l’abitudine di andar fuori con l’automobile. Era uno spettacolo magnifico vedere tante famiglie riunirsi come in una sola. Durante quei concerti, diretti dal glorioso Umberto Spedalieri spesso fiorivano amori che di soltio andavano in porto.

Nel dopoguerra, la banda, privata della guida di Spedalieri, non conobbe più i fasti di un tempo, fors’anche perchè il Co-mune non la sosteneva più finanziariamente, ma riusci a mantenere gli impegni estivi /ino o quando la televisione non entrò mas-sicciamente nelle case. Chi scrive, allora era un fanciullo, ma si ricorda ancora con vivezza di quelle eccezionali sere estive che vedevano una folla strabocchevole attorno al palco della villa. Molti portavano con· sé le sedie da casa, molti invece, che non potevano trovare posto sui’sedili di ferro o di pietra, affittavano, per la modica somma di «lire dieci», una sedia di corda presso un magazzino vicino al palco che fu poi smantellato non appena la banda cessò questi concerti estivi.

Il dopoguerra vide il fiorire di com-plessi strumentalcanori fra i quali il più famoso fu senza dubbio quello dell’Hot Za-Bu, formato dai fratelli Santino e Pietro Zanti (Za), Oreste e Giovanni Buccheri (Bu), Mico Fazzino e Peppino Passanisi. Santino Zanti a quell’epoca era il direttore della nuova banda civica.

L’Hot Za-Bu furoreggiò non solo ad Augusta, ma anche a Melilli, a Sortino, a Carlentini, dove conobbe un successo addirittura eclatante: succedevano episodi

di fanatismo simili a quelli che, stabilite le dovute proporzioi (a causa dei tempi mutati) accadono oggì ‘in occasione dell’arrivo di complessi di grido. Era un fanatismo certa-mente meno estremistico, ma pur sempre una dimostrazione vistosa del vertice rag-giunto.

Le ragioni del successo sono facili da ricostruire: l’Hot Za-Bu eseguiva un reper-torio di musica leggera di stampo americano (quella dei vincitori della guerra), francesi e brasiliano. Il pubblico che andava ad ascoltare l’Hot Za-Bu, voleva, per qualche ora, dimenticare le ristrettezze congiunturali, l’inflazione, la disoccupazione e si lasciava cullare (come accade anche oggi) dall’onda dei sogni e delle illusioni che quella musica sapeva suscitare. Si avvertiva, in sostanza, la necessità di una compensazione psicolo-gica al momento presente, d’una proiezione verso un futuro migliore. L’Hot Za-Bu, grazie all’affiatamento dei suoi componenti, riusciva a procurare quest’innocente droga ovunque fosse chiamato, sia in occasione dei festeggiamenti matrimoniali (tenuti di solito al caffè Noè o al Kursaal Augusteo) sia nei concerti d’estate (al lido Badiazza) sia durante le feste organizzate da privati come Ciccio Motta, o dal Circolo Saop (Società anonima ozio pubblico) Dopo la partenza di Giovanni e Oneste Bucceni alla volta del Venezuela, l’Hot Za-Bu si trasformò nell’orchestra Zanti formata dai fratelli Zanti al completo e da Agostino Sole (al contrabbasso); i fratelli Zanti erano: Santino (al sax contralto, clarinetto eflauto), Carmelo (al sax tenore e claninetto), Pietro (alla tromba), Bruno (alla batteria) e Lucia (al pianoforte) L’orchestra Zanti pantecipò

Carrellata revival dei complessi musicali augustani

Bellezza23Aprile - Maggio 2003Lettere

Egregio prof. Giorgio Càsole, aven do ricevuto il Giornale di Augusta da lei firmato come direttore re-

sponsabile, mi permetto di dare un mio semplice giudizio dopo averlo attentamente letto. Mi è piaciuto. E le spiego perché.

Apri il giornale e subito, a pagina 3 leggi la seconda puntata del Totosindaco che già nel “catenaccio” dimostra la grinta e la verve del suo direttore.

Le successive quattro pagine sull’ambiente sono attualissime, in quanto l’effetto Condorelli ancora oggi fa testo nelle ricorrenti problemati-che di inquinamenti e di eco-mafie, a cui fa eco l’intervento del senatore Franco Greco, come sempre paladino degli indifesi e dei poveri.

Mi è piaciuto l’articolo di Giovanni Rug-giero: “Augusta, vietato nascere sani per la sua drammatica attualità; non mi è piaciuta, invece, la foto di pagina 11 con quelle belle natiche di ragazze americane al vento e alla salsa di pomo-doro che protestavano in favore della pace: ma solo la foto (messa lì forse per fare audience? O procurare uno shock?) e non il pezzo storico che ricorda i tristi bombardamenti alleati su Augusta nel maggio del 1943.

Ho trovato interessante la cronaca che in definitiva è quella che deve sostenere il giornale: il processo a Letizia Di Tommaso, l’inaugura-zione del rinnovato teatro della Base navale di Augusta, la lettera di lamentele delle alunne

alla trasmissione radiofonica, promossa dal centro Rai di Palermo,, «Il Buttafuori», rassegna di musica leggera per dilettanti. A un’analoga rassegna per dilettanti, orga-nizzata a Melilli, l’orchestra Zanti vinse una coppa che fece la gioia di tutti i componenti. Altreformazioni musicali che operarono con una certa regolarità negli anni Cinquanta furo-no: «L orchestra cubana Andalusa», con Enzo Roggio (alla batteria), Michele Zuppello (al clarinetto), Vito Vinci (alla tromba), Ottavio Petracca al sax tenore) FioMadragona alla chitarra, Agostino Sole (alla fisarmonica); l’orchestra Falco con Mimmi Lanzerotti (alla batteria), Enzo Lanzerotti (alla fisarmonica), Giuseppe Falco (al violino), Giuseppe Ma-meli (al sax tenore), Nuccio De Santis (alla tromba), Mimmo Pugliares (al sax contralto), Agostino Sole (al contrabbasso).

Come si può facilmente intuire dalla natura degli strumenti, la loro produzione era prevalentemente melodica e specializzata nel liscio. Suonavano al «Vaccarizzo», ma anche a Sortino, Pniolo, Lentini, Siracusa, Acireale, nei locali pubblici e sulle terrazze private dove sovente si riunivano i giovani di allora per ballare alla luce dei lampioni multicoloni. Non erano ancora sorti tutti quei locali caratteristici fuoni città dove la gioventù d’oggi si reca per evadere dal tran tran quotidiano. Allora il cosiddetto boom economico era di là da venire e si ena perciò più casalinghi anche perché i genitori erano pia rigidi e volevano tenere sotto controllo i movimenti delle loro figlie. Questi complessi trovavano anche spazio nei nicevimenti nu-ziali allora molto diversi da quelli attuali. Infatti, poiché si consumavano dolci e ge-lati e non un pranzo con diverse portate, si passava il tempo ballando a ritmo di suoni dolci melodiosi, che non di rado, favorivano lo sbocciare di nuovi amori. Molte di queste notizie ci sono state fornite da Agostino Sole, simpatico artigiano al pani di molti suoi colleghi musici, ottimo giocatore di dama e valente cultore di scacchi, appassionato filatelico, che all’età di otto anni fu collocato dal padre presso una barbenia non solo per-ché imparasse presto e bene il mestiere, ma perché non subisse la tentazione di recarsi nelle «marine» dove sovente i ragazzi, orga-nizzati in bande, si scontravano ingaggiando funibonde sassate.

Questo pezzo fu pubblicato sul quo-tidiano Il Diario di Siracusa il 17-5-1977

e le proteste dei liceali per la carente edilizia scolastica. La descrizione dei “personaggi”, inoltre, rende il Giornale di Augusta divulgativo, informato, popolare sulle cose “giornaliere”, quelle che si commentano durante le chiacchiere al bar, nei salotti, nei circoli o in piazza: Carmelo Salemi, Augusta com’era, le mucche nelle saline, il pensiero di un operatore turistico, Di Mare come Giordani?, Fradella e Luciano campioni di calcio a 5. Mi sono soffermato a leggere, curioso come sono, 1’ intervista a Giancarlo Ranno, ma sono state le pagine 21 e 22, quelle di Gil Ca-gnè, a piacermi di più: quasi una bella favola! Infine, il pezzo di storia sui Borboni ci proietta sulle nostre radici di sudisti e di “borbonici” che forse ancora ci trasciniamo dietro. Nel chiudere questo breve commento mi permetto di suggerire alla redazione una maggior cura nella correzione delle bozze, in quanto troppi refusi impediscono a questo “lodevole” giornale di essere perfetto; ma penso che con un ulteriore sforzo sarà possibile, perché le 24 pagine sono tutte da leggere.

Mi stavo dimenticando una cosa, la pagina più bella in assoluto: la 4 sui monumenti da salvare: l’obiettivo di Enzo Quartarone impre-ziosisce il Giornale di Augusta.

Ancora complimenti e viva cordia1itàGiuseppe Aloisio (Siracusa)

Aprile - Maggio 200324

IL CONSIGLIERE PROVINCIALECAPO GRUPPO UDEUR

PAOLO AMATO

Lettera aperta agli Augustani

La mia esperienza, in due legislature di consiglio provinciale, è decisamente positiva.

Ho considerato fondamentale, nel mio ruolo di consigliere, il dovere di servizio nei confronti del territorio, portando avanti battaglie che spero vengano continuate da chi, della zona nord, prenderà il mio posto nella prossima legislatura. Ho deciso, infatti, di non ri-candidarmi, una scelta questa maturata dopo attente riflessioni personali, che nulla hanno a che vedere con la politica, molto sofferta, ma necessaria per recuperare quella sfera del privato che ritengo indispensabile curare meglio.

Resta comunque immutato il mio impegno sociale, che penso di poter ancora impiegare, con spirito di servizio tra la gente della mia Augusta.

Ringrazio adesso gli elettori che mi hanno votato nel 1994 e rieletto nel 1998, consentendomi di con-tinuare l’esperienza in consiglio provinciale.

Quella che si è appena conclusa è stata una tornata ricca di battaglie all’insegna dell’impegno civile, attraverso interrogazioni e interpellanze, pro-mozioni d’iniziative, progetti esecutivi.

Non ci sono state associazioni di solidarietà, gruppi cittadini socialmente impegnati, comitati, che non hanno trovato in me un punto di riferimento al-l’interno dell’ente provincia per difendere e portare avanti le loro giuste istanze.

Spero che in futuro Augusta e la zona nord della provincia di Siracusa, continuino a contare molto in via Malta.

Non possiamo certo abbassare la guardia proprio adesso che la sfida è sta-ta lanciata e vi sono in itinere importanti programmi da concludere: Autorità Portuale, viabilità della zona nord e collegamento autostradale con Catania; progetti di sviluppo legati a finanziamenti europei; attività finalizzate al rilancio occupazionale e al risanamento ambientale. Sono questi solo alcuni punti di un piano di lavoro di vastissima portata che chiunque rappresenti la nostra area deve adesso saper portare avanti.

Saluto e ringrazio