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1 L’ADOLESCENZA: LO SVILUPPO AFFETTIVO (2) Di Franco Pastore In questa fase di sviluppo, l’adolescente va oltre il semplice divertimento, egli cerca di costruire dei legami sociali, perfettamente consapevole sull’effetto devastante che può avere sulla propria autostima una serie di “no” provenienti dai “nuovi oggetti”. Oltre al dolore quasi insopportabile della mortificazione narcisistica, l’insuccesso del proprio debutto manomette la rappresentazione di sé nelle nuove vesti. Un insuccesso nel giorno del debutto non è mai senza conseguenze gravi e comporta il rischio di provocare un grave ritardo anche nella realizzazione delle altre prove, e nella scelta dei tempi più adatti per effettuare gli altri incombenti debutti. Durante gli anni dell’adolescenza è frequente, la sensazione di essere soli. il ragazzo è solo apparentemente proiettato all’esterno, nel mondo circostante e nella vita. Al contrario, si ascolta interiormente e cerca d’interpre-tare le proprie emozioni, incontrando serie difficoltà a confidarsi ed esprimere i propri sentimenti, temendo di non essere ascoltati, o peggio ancora, di trattati come bambini. L’adolescenza è un’età difficile, perché vengono a mancare il dialogo e gli interlocutori, in un momento in cui ci sono tante domande da fare e tante risposte da trovare. I punti di riferimento dell’infanzia e le certezze degli anni magici della fanciullezza, sono scomparsi o non sono più sufficienti. Il mondo degli adulti è ancora lontano e inaccessibile. È possibile desiderarlo, ma intanto bisogna negarlo e rifiutarlo. Il gruppo dei pari, gli amici e i compagni di scuola, e qualche volta l’amico del cuore, quello che raccoglie le intimità e i desideri, le trasgres- sioni effettuate e quelle possibili, sono un naturale rimedio alla solitudine dei giovani, perché hanno la funzione di supportare e di permettere l’esplora- zione di nuovi confini e nuovi spazi sia territoriali, sia emotivi e relazionali. Da ciò, nasce il bisogno di appartenere a un gruppo, per praticare insieme delle attività, o semplicemente per trascorrere lunghe ore al telefono. L’adolescenza è l’età dell’incoerenza, l’epoca degli opposti, dei contrari. C’è la voglia di fare tutto e subito, di risolvere i grandi problemi dell’esistenza. Ma ci sono anche la paura e lo sconforto, l’angoscia di non capire ancora come va il mondo. Alla gioia e all’entusiasmo si sostituiscono la malinconia e la tristezza. E poi c’è la delusione di non essere presi sul serio dai grandi, di essere sottovalutati. Così le discussioni diventano infuocate. Gli scontri in famiglia frequenti. Gli si chiede di capire, di essere grande, di rinunciare agli atteggia-menti concessi fino a poco prima e nello stesso tempo si squalificano le sue idee. Ha sempre più l’impressione di non essere compreso ed incomincia a sentirsi sempre più solo. 1 (Continua) ___________________________ 1 PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI”; RAFFAELLO CORTINA EDITORE. * Lo sv.ppo affettivo 2 * Aspasia di Mileto * Quando è nato Gesù * Le tue labbra note * Carducci Giosuè * L’Eracle di Euripide * Nedda * Caporali della morte * L’onda anomala * Ottavia minore * Proverbi ed altro * Scafati * Giocando con i class. * Le Arpie * L’eros degli antichi * Passeggiando per… * Fuochi clandestini * Attacchi di panico * Gennaro Rainone * Lettere al direttore * Odoardo Spadaro * Lettere al Direttore * La musica a Roma * Giovani e lavoro ARCHEOMEDIA.net – L’Archeologia on line http://www.archeomedia.net - MEDIARES Edizioni

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L’ADOLESCENZA: LO SVILUPPO AFFETTIVO (2)

Di Franco Pastore

In questa fase di sviluppo, l’adolescente va oltre il semplice divertimento, egli cerca di costruire dei legami sociali, perfettamente consapevole sull’effetto devastante che può avere sulla propria autostima una serie di “no” provenienti dai “nuovi oggetti”. Oltre al dolore quasi insopportabile della mortificazione narcisistica, l’insuccesso del proprio debutto manomette la rappresentazione di sé nelle nuove vesti. Un insuccesso nel giorno del debutto non è mai senza conseguenze gravi e comporta il rischio di provocare un grave ritardo anche nella realizzazione delle altre prove, e nella scelta dei tempi più adatti per effettuare gli altri incombenti debutti. Durante gli anni dell’adolescenza è frequente, la sensazione di essere soli. il ragazzo è solo apparentemente proiettato all’esterno, nel mondo circostante e nella vita. Al contrario, si ascolta interiormente e cerca d’interpre-tare le proprie emozioni, incontrando serie difficoltà a confidarsi ed esprimere i propri sentimenti, temendo di non essere ascoltati, o peggio ancora, di trattati come bambini. L’adolescenza è un’età difficile, perché vengono a mancare il dialogo e gli interlocutori, in un momento in cui ci sono tante domande da fare e tante risposte da trovare. I punti di riferimento dell’infanzia e le certezze degli anni magici della fanciullezza, sono scomparsi o non sono più sufficienti. Il mondo degli adulti è ancora lontano e inaccessibile. È possibile desiderarlo, ma intanto bisogna negarlo e rifiutarlo. Il gruppo dei pari, gli amici e i compagni di scuola, e qualche volta l’amico del cuore, quello che raccoglie le intimità e i desideri, le trasgres-sioni effettuate e quelle possibili, sono un naturale rimedio alla solitudine dei giovani, perché hanno la funzione di supportare e di permettere l’esplora-zione di nuovi confini e nuovi spazi sia territoriali, sia emotivi e relazionali. Da ciò, nasce il bisogno di appartenere a un gruppo, per praticare insieme delle attività, o semplicemente per trascorrere lunghe ore al telefono. L’adolescenza è l’età dell’incoerenza, l’epoca degli opposti, dei contrari. C’è la voglia di fare tutto e subito, di risolvere i grandi problemi dell’esistenza. Ma ci sono anche la paura e lo sconforto, l’angoscia di non capire ancora come va il mondo. Alla gioia e all’entusiasmo si sostituiscono la malinconia e la tristezza. E poi c’è la delusione di non essere presi sul serio dai grandi, di essere sottovalutati. Così le discussioni diventano infuocate. Gli scontri in famiglia frequenti. Gli si chiede di capire, di essere grande, di rinunciare agli atteggia-menti concessi fino a poco prima e nello stesso tempo si squalificano le sue idee. Ha sempre più l’impressione di non essere compreso ed incomincia a sentirsi sempre più solo.1 (Continua)

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1 PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI” ; RAFFAELLO CORTINA EDITORE .

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ASPASIA DI MILETO (Ἀσπασία)

Aspasia di Mileto, vissuta tra il 470 ed il. 400 a.C., era una donna ionia che, pur originaria di Mileto, visse ad Atene. Aspasia di Mileto è conosciuta soprattutto come l’amante straniera di Pericle, il grande statista dell’Atene del V sec. a. C. La tradizione antica, proveniente per lo più dalla commedia attica, ha visto in lei un’etèra e un’ammaestratrice di ragazze da avviare alla stessa professione; ma altre fonti ci parlano di lei come riconosciuta maestra di retorica e intellettuale. Secondo una recente ipotesi di Peter J. Bicknell, Aspasia sarebbe giunta in Atene al seguito di Alcibiade il vecchio, come sorella nubile della moglie del nobile ateniese; Pericle, anch’egli appartenente alla famiglia degli Alcmeonidi: l’avrebbe allora incontrata semplicemente frequentando il proprio clan familiare, senza dover pensare a un adescamento in ambienti di malaffare. Su Aspasia, Plutarco, nella Vita di Pericle, riporta la cattiva fama proveniente dai comici, ma affianca anche la testimonianza delle fonti del circolo socratico: Eschine di Sfetto, Antistene e lo stesso Socrate, secondo costoro, Aspasia insegnò retorica a Pericle e a molti altri ateniesi di spicco; inoltre, il legame che la unì a Pericle fu solido e nella aveva a che fare con l’ eterismo. Lo stesso processo per empietà che avrebbe coinvolto Aspasia, costituisce un episodio che non ha nessun fondamento, perché non supportato da alcuna fonte storica. Nell’ opera di Senofonte, Socrate cita Aspasia e la menziona come sua magistra nei Memorabilia, e nell’ Economico, come formatrice delle future spose. Socrate in questi brani usa una terminologia che ci riporta al sofista Gorgia, inducendoci a pensare che Aspasia sia stata allieva del grande maestro siciliano, da cui avrebbe assunto l’amore per la parola, con quell’ enorme potere di persuasione, che usò sia nei rapporti privati che nell’ambito politico. In un dialogo di Eschine di Sfetto, Socrate consiglia al ricco Callia, di mandare suo figlio a scuola da lei. In un frammento dell’Aspasia di Eschine, giunto a noi attraverso Cicerone e Quintiliano, Aspasia interroga la moglie di Senofonte e Senofonte stesso sul tema: sono da preferire cose più belle appartenenti ad altri, o quelle che si hanno? arrivando al dubbio se è lecito preferire anche i partners degli altri, Aspasia conclude che tutti ricercano per sé il partner migliore in assoluto, ma che la ricerca è vana se non è accompagnata anche da un perfezionamento individuale, poichè la ricerca del partner migliore è reciproca negli amanti. Antistene invece avversava il sapere e il modus viventi di Aspasia e, nei frammenti rimasti della sua Aspasia, attacca violentemente Pericle ed i figli della prima moglie, Santippo e Paralo, che conduce-vano vita dissoluta; egli che aveva in spregio l’amore e il piacere. Platone nel Menesseno fa recitare a Socrate un discorso retorico, che dice fosse composto da Aspasia; l’intenzione è di parodiare l’orazione pubblica, che Platone disprezza per la sua mancanza di riferimento al vero, risultando un vuoto esercizio di parole. Proprio attaccando Aspasia e il suo genere di retorica egli ci consente di evidenziare, con un proficuo confronto con discorsi dello stesso genere, pervenuti di Lisia, Demostene, Isocrate ed Iperide, la fiducia di Aspasia nel potere della parola e la sua capacità di creare un grande affresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese. Il legame, che ella dichiara con gli antichi poeti encomiastici e tra questi Pindaro, serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non più un potere sacrale ma pubblico e civico. Sinesio di Cirene nel Dione ci testimonia una fondamentale intuizione di Aspasia: l’esercizio dell’arte della parola e della filosofia non sono tra loro incompatibili; egli dice che lo stesso Socrate, attendendo la morte in carcere, iniziò a poetare, testimoniando che il Vero e il Bello non sono categorie inconciliabili, come vorrà la tradizione filosofica posteriore, ma due aspetti di una stessa elevazione dell’anima il cui nesso è ancora l’eros, tema su cui Aspasia è ancora una volta ‘εροτοδιδασκαλή (maestra).

Assiotea, la donna che sfidò Platone e l’Accademia Un romanzo storico di Adriano Petta

Il libro è edito da Stampa Alternativa - collana “Eretica Speciale”

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Molti si interrogano se Gesù sia nato veramente il 25 dicembre. Ma cosa sappiamo in realtà sulla storicità della sua data di nascita? I Vangeli, come è noto, non precisano in che giorno è nato il fondatore del cristianesimo. E allora, come mai la Chiesa ha fissato proprio al 25 dicembre il suo Natale? È vero, inoltre, che questa festa cristiana - seconda solo alla Pasqua - è stata posta al 25 dicembre per sostituire il culto pagano del dio Sole, celebrato in tutto il Mediterraneo anche prima della nascita di Gesù? Cominciamo col dire che il solstizio d’inverno – data in cui si festeggiava nelle culture politeiste il Sol Invictus - cade il 21 dicembre e non il 25. In secondo luogo è bene precisare che la Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte. Dato che è stato ricavato dallo studio della primitiva tradizione di matrice giudeo-cristiana - risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei - e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina.E allora, se la Chiesa ha subito fissato al 25 dicembre la nascita di Gesù, abbiamo oggi prove documentali e archeologiche che possono confermare la veneranda tradizione ecclesiale? La risposta è si. Nel 1947 un pastorello palestinese trova casualmente una giara, semisepolta in una grotta del deserto di Qumran, un’arida regione a pochi chilometri da Gerusalemme. La località era stata sede della comunità monastica degli esseni, che oltre all’ascetismo praticava la copiatura dei testi sacri appartenuti ai loro antenati israeliti. I monaci del Mar Morto produssero in pochi decenni una grande quantità di testi, poi nascosti in grandi anfore per salvarli dall’occupazione romana del 70 d.C. All’indomani della fortunata scoperta, archeologi di tutto il mondo avviarono una grande campagna di scavi nell’intera zona desertica, rinvenendo ben 11 grotte, che custodivano, da quasi venti secoli, numerosi vasi e migliaia di manoscritti delle Sacre Scritture israelitiche, arrotolati e ben conservati. Tra questi importanti documenti, uno ci interessa particolarmente: è il Libro dei Giubilei, un testo del II secolo a.C. La fonte giudaica ci ha permesso di conoscere, dopo quasi due millenni, le date in cui le classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, quindi sempre nello stesso periodo dell’anno. Il testo in questione riferisce poi che la classe di Abia, l’VIII delle ventiquattro che ruotavano all’officiatura del Tempio - classe sacerdotale cui apparteneva il sacerdote Zaccaria, il padre di Giovanni Battista - entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre. La notizia apparentemente secondaria si è rivelata invece una vera bomba per gli studiosi del cristianesimo antico. Infatti, se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo il vangelo di Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, che gli ha comunicato - nonostante la sua vecchia età e la sterilità della moglie Elisabetta - che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, questo vuol dire che il Precursore del Signore potrebbe essere nato intorno al 24 giugno, nove mesi circa dopo l’Annuncio dell’angelo. Guarda caso gli stessi giorni in cui la Chiesa commemora nel calendario liturgico, già dal I secolo, sia il giorno dell’Annunciazione a Zaccaria che la nascita di Giovanni. Detto ciò, Maria potrebbe avere avuto la visita, sempre di Gabriele, giorno dell’Annunciazione, proprio il 25 marzo. Infatti, quando Maria si reca da sua cugina Elisabetta, subito dopo le parole dell’Arcangelo, per comunicare la notizia del concepimento di Gesù, l’evangelista annota: “Elisabetta era al sesto mese di gravidanza”. Passo evangelico che mette in evidenza la differenza di sei mesi tra Giovanni e Gesù. E allora, se Gesù è stato concepito il 25 marzo, la sua nascita può essere ragionevolmente commemorata il 25 dicembre, giorno più, giorno meno. Se così stanno i fatti - e la fonte qumranica li documenta - possiamo affermare senza tema di smentita che grazie alla scoperta della prezioso testo, avvenuto appena sessant’anni fa, la plurimillenatria tradizione ecclesiastica è confermata: le ricorrenze liturgiche dei concepimenti e dei giorni di nascita, sia di Giovanni che soprattutto di Gesù, si sono rivelati pertanto compatibili con la scoperta archeologica del Deserto di Giuda. Cosa sarebbe accaduto se, per esempio, avessimo scoperto che il sacerdote Zaccaria fosse entrato nel Tempio nel mese di marzo o di luglio? Tutte le date liturgiche che ricordano i principali avvenimenti dei due personaggi evangelici sopra citati sarebbero diverse da quelle indicate dalla tradizione ecclesiale. E subito gli scettici, strappandosi le vesti, avrebbero gridato al mondo intero che la Chiesa si è inventata tutto, compreso la data di nascita del suo fondatore. Ma l’indagine non è ancora terminata! Alcuni detrattori della storicità della data del Natale al 25 dicembre hanno, infatti, osservato che in quel mese - cioè in pieno inverno - gli angeli non potevano incontrare in aperta campagna e di notte greggi e pastori a cui dare la lieta notizia della nascita del Salvatore dell’umanità. Eppure, quanti sostengono questa ipotesi dovrebbe sapere che nell’ebraismo tutto è soggetto alle norme di purità. Secondo non pochi antichi trattati ebraici, i giudei distinguono tre tipi di greggi. Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere obbligatoriamente al di fuori del centro abitato. Un terzo gruppo, infine, è formato da pecore la cui lana è nera: questi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate. Non dimentichiamo, poi, che il testo evangelico riferisce che i pastori facevano turni di guardia: fatto che appare comprensibile solo se la notte è lunga e fredda, proprio come quelle d’inverno. Ricordo che Betlemme è ubicata a 800 metri sul livello del mare. Alla luce di queste considerazioni, possiamo ritenere risolto il mistero: i pastori e le greggi incontrati dagli angeli in quella santa notte a Betlemme appartengono al terzo gruppo, formato da sole pecore nere. Prefigurazione, se vogliamo, di quella parte della società, composta da emarginati, esclusi, derelitti e peccatori che tanto piacerà avvicinare al Gesù predicatore. In conclusione, possiamo dunque affermare non solo che Gesù è nato proprio il 25 dicembre ma che i vangeli dicono la verità storica circa i fatti accaduti nella notte più santa di tutti i tempi: coloriamo di nero le bianche pecorelle dei nostri presepi e saremo più fedeli non solo alla storia quanto al cuore dell’insegnamento del Nazareno.

( M. Loconsole – dott. in Sacra Teologia ecumenica - Pr esidente dell’Ass. int.le ENEC – Da noi cattolici.it )

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Franco Pastore, LE TUE LABBRA – Liriche d’amore - Pagani 2009.

Postfazione di Renato Nicodemo

All’amico Franco Pastore non posso dire di no. Già altre volte ha sollecitato un mio intervento su una sua opera.Ho scritto, infatti, per “ All’ombra del Cervati ”, “ Esopo e Fedro in napoletano ” e per “ Il Nazareno”. Ora “Le tue labbra”: ben 46 liriche sull’AMORE, sentimento già cantato in passato in quanto esso è” l’unica ragione della nostra esistenza, la motivazione reale dello scorrere del tempo… ed approda in una dimensione, dove la morte non ha più potere ed i sensi si trasfigurano nella totalità del sentire”, come dichiara l’Autore nella Premessa, chiamando a testimoni Dante, Saffo, Prevert, Browning, Neruda, Lorca e persino il Cantico dei cantici: Come può essere un caso l’amore, // ch’è motore della vita // e memoria che vince // il tempo e pur la morte. ( da Percezione)

D’altra parte Franco Pastore “possiede – come ha evidenziato il Prof. Mirabella nella sua puntuale Presentazione - un’interiorità lirica che gli deriva da stati d’animo particolari, che si tramuta in immagini poetiche, in allegorie e metafore singolari. Il linguaggio diviene, allora, veicolo di sentimenti celati, intimi, inconfondibili”. A questo punto a me non resta che far proprie le osservazioni dell’Autore e del Presentatore ed aggiungere che la poesia, in fondo, si commenta da sé per le emozioni che provoca, le immagini che suggerisce, la musica che produce, l’immedesimazione che crea nel lettore, per cui essa, la poesia, o c’è o non c’è. E in tutte queste liriche di Franco Pastore, in una parte più e meno altrove, c’è ed è sublime. La stessa grafica del Liguori traduce in immagini, attraverso i delicati profili di donne (Nedda, Ivana, Laura…), la “tenerezza” e le “morbidezze” (sono due liriche della silloge) dell’Eros espresso in parole come gioia, turbamento ed estasi: Rubo piacere // Ai tuoi seni, assorti, // alti, // silenziosi, come l’altare // di un dio pagano. (Dai Ricordi)

Con il patrocinio del Comune di Terni ed in collaborazione con l’Istituto di studi teologici e storico sociali, L’Associazione Culturale I 2Colli organizza il premio

“ DON FABIO LEONARDIS “

Concorso di arte contemporanea – prima edizione - La anifestazione è inserita negli Eventi Valentiniani.

IV° PREMIO CITTA' di NARNI

...qual dorme in Santo Giovenale... grande a cavallo il tuo Gattamelata... Scadenza 10 febbraio 2010.

Partecipa al premio “Oscar della Vittoria” SEZIONE UNICA Possono partecipare cittadini di qualsiasi nazionalità ed età. Poesia in lingua italiana a tema libero di non

più di 36 versi. Per informazioni: [email protected]

DOCUMENTA LATINA http://www.vatican.va/latin/latin_index.html

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OMAGGIO AD UN GRANDE POETA

GIOSUE’ CARDUCCI ù

Giosuè Carducci nacque il 27 luglio 1835 a Valdicastello nei pressi di Lucca. Studiò presso la Scuola Normale di Pisa, dove ottenne il diploma in magistero. A venticinque anni giunse a Bologna, il 10 novembre 1860, professore di letteratura italiana. Nell’ aula universitaria di Via Zamboni 33, non ripetè, in tanti anni, mai la stessa lezione. Era infastidito dagli intrusi spinti da curiosità e fu proprio questo sentimento a risolvere l’allontanamento dall’aula di Dino Campana, che lo venerava e l’aveva studiato a lungo. Inizia il suo impegno politico, dapprima nella sinistra mazziniana e, contemporanea-mente, con la sua ricerca poetica intrisa di classicismo si oppone al romanticismo. Nel 1878, con l’ Ode alla regina d’ Italia diventa anche poeta ufficiale di Casa Savoia. Le poesie degli ultimi anni cedono a una visione più pacata e intimistica. Nel 1906, gli fu assegnato il Premio Nobel, un anno prima della sua morte a Bologna. Parlare oggi di Carducci è sfida non facile, lontano da tutto ciò che impregna la vita attuale. Ma se è vero che la poesia ha un valore eterno, allora si può avanzare la tesi che Carducci fu come le sue “fonti” all’origine della stessa. La natura, il cosmo, l’uni- verso, il paesaggio, le città, fu pittore e scultore di immagini e uomini. Le Odi barbare e le Rime nuove ne sono sensibile testimonianza. Walt Whitman cantò l’America, Emile Zola cantò la Parigi di fine ‘800, Carducci cantò dell’Italia le origini mitiche, la cultura contadina, i campi di grano trionfanti al sole o il freddo dell’inverno e della morte, le città silenziose o vocianti, i grandi uomini, come un antico greco cui fosse stata restituita la lira. Poeta civile, dal sensuale linguaggio originario, ma allo stesso tempo epico ed eroico, fu con-sapevole di uno straordinario passato da tradurre in versi. Il poeta vate che deve educare l’uomo, conservare e diffondere ideali. Da qui una certa retorica nel Carducci che usava, con un linguaggio impressionistico, che sono il nerbo per così dire “virile” del suo scrivere. La poesia di Carducci per poter sorreggere il pathos patriottico inseguì più la perfezione tecnica che un profondo e intimo percorso. Per questo, ne è difficile, oggi, la lettura, così soggettiva com’è l’interpretazione dell’uomo contemporaneo, dopo gli stravolgimenti formali del verso libero, dell’erme-tismo. Oggi si comprende più il frammento che non la costruzione classica di poesie che sono sculture ma anche opere di architettura monumentale e, dicendola con il Momigliano: «Carducci è l’ultima tempra d’uomo che abbia avuto la nostra poesia, l’ultimo poeta che nel mondo non abbia veduto solo se stesso, ma anche il prossimo» Così Gabriele D’Annunzio, studente di liceo, gli scrive: «Illustre signore, quando ne le passate sere d’inverno leggevo avidamente i suoi bei versi, e gli ammiravo dal profondo dell’animo e sentivo il cuore battermi forte di affetti nuovi e liberi, mi venne mille volte il desiderio di scriverle una letterina in cui si racchiudessero tutti questi sentimenti e questi palpiti giovanili… Io voglio seguire le sue orme: voglio anch’io combattere coraggiosamente per questa scuola che chiamano nuova… anch’io mi sento nel cervello una scintilla di genio battagliero, che mi scuote tutte le fibre, e mi mette nell’anima una smania tormentosa di gloria e di pugne…». Morì a Bologna il 16 febbraio 1907 NEVICATA Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi, suoni di vita più non salgono da la città, non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro, non d’amor la canzon ilare e di gioventù. Da la torre di piazza roche per l’aere le ore gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì. Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati:gli amici spiriti reduci son, guardano e chiamano a me. In breve, o cari, in breve -tu càlmati, indomito cuore- giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.

“ La utopía es la resistencia desde los sueños //el hombre transformado en lo que sueña // el porvenir con la cara del soñador // rebeldía en estado de gracia // rebelión con olor a futuro // revolución químicamente pura...” ( L’utopia è la resistenza dai sogni e l’uomo // è trasformato in quello che sogna, // quasi disubbidienza in stato di grazia // ribellione con odore di futura // rivoluzione chimicamente pura…) L i l i a n a L u c k i

Sinossi: Inverno del 1889, il poeta si trova nella pro-pria casa a Bologna . Fuori nevica, La neve attutisce ogni rumore e dalla città non arrivano i suoni soliti della vita quotidiana: il grido della fruttivendola e il cigolio dei carri che passano. Anche i rintocchi dell'orologio della torre giungono ovattati, così che sembrano sospiri di un altro mondo. Gli uccelli, alla ricerca di cibo e di un riparo, picchiano sui vetro appannati. E’ come il richia-mo di amici che non ci sono più: il richiamo al destino di morte che lo attende e al quale il poeta, nonostante la vitalità del suo animo, si dice pronto.

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II TT RR AA GG II CC II GG RR EE CC II A cura di Franco Pastore

ll teatro tragico per i Greci era una rappresentazione drammatica dell'esistenza, ma soprattutto la "realtà poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le ansie e le miserie del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comunicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα, dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono, però, molti punti oscuri sull'origine della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola trago (i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος "capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in premio al vincitore della competizione tragica.

EURIPIDE (Εὐριπίδης) Nacque, secondo la tradizione, a Salamina lo stesso giorno in cui avvenne la famosa bat- taglia, (480 a.C.) da una famiglia ateniese rifugiata sull'isola per sfuggire ai Persiani. Il suo nome verrebbe dall'Euripe, il canale dove si svolse la battaglia. Aristofane suggerisce a più riprese nelle sue commedie la bassa estrazione sociale del poeta, confermata da Teofrasto contemporaneo di Socrate e suo amico. Si propose pubblicamente come tragediografo, a partire dal 455 a.C.. La sua prima opera, Peliadi, ottenne il terzo premio. Divenne presto popolare. Compose: La Medea, l’ Andromaca, l’Ecuba, l’Alcesti, le Supplici, l’Eracle, Le Troiane, L’ Elet-tra, l’Ifigenia in Tauride, l’Elena, Ione, Fenicie, l’Oreste, l’Ifigenia in Aulide, le Baccanti, Il Ciclope e Reso. Morì a Pella, il 406 a.C..

L’Eracle (Ἡρακλῆς) Rappresentata intorno al 423 a.C.

Ambientazione: Tebe Antagonista: Lico Protagonista: Eracle Personaggio d’aiuto: Teseo

Trama : Impegnato nella sua ultima fatica con Cerbero, Eracle è assente da casa e Lico ne approfitta per usurpare il trono di Tebe. A nulla valgono i lamenti dei Tebani, interpretati dal coro, perché l'usurpatore minaccia di togliere la vita a Megara, moglie di Eracle, e ai suoi figli, nonché al vecchio padre Anfitrione: la scena si svolge intorno all'altare di Zeus dove la famiglia dell'eroe implora per la salvezza. Quando ogni speranza sembra perduta ed i bambini sono già vestiti con i paramenti funebri, giunge Eracle che ha portato Teseo fuori dagli inferi nel corso della lotta contro il cane infernale: accecato dall'ira, uccide Lico. Ma Era, nemica giurata di Eracle, invia Iris, la sua messaggera, e Lissa, il demone della follia, con uno scopo: fare impazzire Eracle per costringerlo ad uccidere i suoi stessi figli. Lissa tenta di convincere Iris dell'ingiustizia che compirebbe nell'indurre l'eroe alla follia, ma la volontà di Era non può essere disattesa. Un messo giunge in scena per raccontare dell'eccidio compiuto da Eracle: credendo i suoi figli la progenie di Euristeo, che gli aveva imposto le fatiche, li uccide senza pietà insieme alla moglie Megara. Atena giunge in tempo per salvare solo Anfitrione, fermando Eracle con un masso lanciatogli in petto: successivamente viene legato e, al suo risveglio, si ritrova incatenato alle colonne del suo palazzo, in preda all'amnesia. Anfitrione gli mostra i cadaveri dei familiari e gli svela che è lui stesso l'artefice dello scempio: Eracle, in preda allo sconforto, medita il suicidio. A salvarlo dal suo intento sarà Teseo, giunto a Tebe dopo essere venuto a conoscenza delle minacce di Lico nei confronti di Megara e dei figli dell'amico, e lo invita a seguirlo ad Atene. Prima di andare via sorretto da Teseo, l’eroe affida ad Anfitrione l’incombenza dolorosa di seppellire i suoi cari. Sinossi: L'Eracle di Euripide è una tragedia tipica del grande poeta, problematica validità della religione olimpica e la precarietà dell'uomo di fronte al divino. Euripide ha inteso creare intorno all'eroe il vuoto totale: al culmine della gloria, egli diviene oggetto della peggiore delle catastrofi per sua stessa mano. Euripide modifica alcuni particolari della storia - nel racconto tradizionale le fatiche erano imposte ad Eracle in qualità di espiazione dell'assassinio di Megara e dei figli - per fare di Eracle l'eroe di fronte alla tragedia della vita. Il doloroso rimprovero agli dei , in particolare ad Era, che per gelosia di una mortale (v. 1305) ha permesso tanta sofferenza, è il grido dell'uomo impotente di fronte al fato. L'umanizzazione dell'eroe dinanzi al dolore è disarmante e ancora più sconvolgenti sono le motivazioni addotte da Teseo per consolare l'amico, secondo cui "Nessuno è senza colpa, né uomo né Dio" . Euripide ha inteso modificare il ruolo di Eracle rispetto alla tradizione che va da Pindaro in poi, secondo un’idealizzazione etica nuova e umana.

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L’ANGOLO DELLA TENEREZZA

Da “ LE TUE LABBRA “ di franco Pastore (Andropos) : (Ediz. Andropos in the Word - Sa. dic.2009)

CONCORSO DI POESIA 2009/10 BANDITO DALL'ITG "VANVITELLI” DI CAVA DE’ TIRRENI

“PAROLE SU UNA PAGINA BIANCA” (seconda edizione)

Al concorso possono partecipare solamente gli alunni dell'ITG "VANVITELLI". Il fine è di affinare le capacità espressive: l’esercizio di scrivere seguendo regole ben precise e scegliendo con accuratezza le parole per raggiungere il massimo significato con il minimo di elementi linguistici permetterà agli alunni di migliorare queste capacità. Ogni alunno può inviare, entro il 10 Marzo, una oppure due poesie a tema libero allo sportello dell’ITG “VANVITELLI” su CD oppure su floppy disk o mediante e-mail [email protected], inserendo dati anagrafici e classe di appartenenza. Le poesie saranno tutte pubblicate sul sito http://www.itgvanvitelli.it/ nella sezione CONCORSO POESIE RAGAZZI. Saranno giudicate da una giuria presieduta dalla DS Prof.essa Matilde Piselli e omposta dai seguenti docenti : Prof. Baldo Bruno (coordinatore), Prof.essa Rocco Rosa, Prof.essa Imparato Leonilde, Prof. Martelli Roberto e Prof.essa Liberti Gabriella.Il giudizio della giuria sarà insindacabile. Le prime 10 opere scelte dalla giuria saranno poi giudicate tramite Internet da importanti poeti collegati da ogni parte d’Italia: Franco Pastore, Franco Maccioni, Gianni Sapere, Felice Serino, Luciano Somma, Silvia Trabanelli, Anna Maria Cuccu e Michael Santhers, i quali potranno rilasciare anche dei commenti sulle poesie vincitrici. Ai primi due alunni classificati sarà assegnato un premio in euro ed un regolare attestato .La premiazione avverrà a chiusura dell’anno scolastico. Tutte le notizie saranno diramate sul sito http://www.itgvanvitelli.it/. Per altre informazioni si può fare riferimento al coordinatore Prof.Baldo Bruno.

fu atto di coraggio. L'ardore dell'amore sentì nelle sue vene, e tutto fu delirio lanciato sulle pene. Un gallo non lontano cantò forte il suo verso, scapparono lontano, ma nulla fu diverso. Una morale sterile lo giudicò peccato: il frutto del suo ventre fu presto condannato. Perse, alla fine, il sogno, la vita la sconfisse, rimase sola al mondo: dolor la crocifisse. _______ Ispirata dalla celebre novella del Verga “La Lupa”, della raccolta “Vita dei campi”.

Nedda

Il sole riscaldava come se fosse giugno, solo morte e miseria ella stringeva in pugno. L'amore del suo Janu era l'unica certezza, per una volta sola desiderò l'ebbrezza. Le cime dei castagni, le mosse, adagio, il vento, nei grandi occhi neri ondate di sgomento. L'estate ancor durava sull'erba che ingialliva, un misero sorriso sul lavoro che finiva. Dopo ci fu silenzio nel caldo del meriggio, sognare e non morire

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IL RACCONTO DEL MESE : I CAPORALI DELLA MORTE

( Da “IL GUSTO DELLA VITA” di Franco Pastore Ed. Palladio – Sa. 2006)

Il lungomare era gremito in tutta la sua lunghezza. Nella parte interna dei giardini vec- chi‚ due travestiti passeggiavano scimmiottando verso un gruppetto di giovinastri‚ seduti su motociclette di grossa cilindrata. Più avanti‚ dal lato della strada‚ alcuni anziani della Salerno vecchia guardavano‚ con occhi lucidi‚ i cartelloni del "DIANA"‚con scene di coito orale rese ancora più gustose dal piccolo riquadro nero del sesso. Un nutrito gruppo di "dritti"‚davanti al Varese‚commentava vivacemente l’ultima partita della Salernitana‚men- tre macchine si dirigevano velocemente verso la piazza della Concordia. Faticosamente le filovie avanzavano verso la fermata del bar Nettuno‚ dove gruppi di giovani attendevano i "caporali della morte". Poveri figli di mamma‚ con le pupille dilatate e lo sguardo di chi ha perso la strada della vita. Il locale‚ angusto ed affollato‚ raccoglieva giovani di ogni ceto sociale; sul gradini‚ a lato della porta a vetri‚ una quindicenne‚ con gli occhi cerchiati parlava ad un ragazzo più grande di lei di qualche anno. La voce era sottile‚ quasi un pianto. Un rombare di motociclette ed eccoli i caporali della morte‚ con le zazzere pidocchiose e le catene d’oro che ballavano‚ tra i lembi delle camicie aperte‚ sul petto. Una renault parcheggiò più avanti e ne discese un giovine sui trent’anni‚ col viso da idiota‚ che si avvicinò ai ragazzi i quali‚ mossi da ansia e paura‚ l’attorniarono. Passò una "pantera"‚ rallentò‚ un uomo in divisa guardò‚ osservò‚ poi l’auto prese la sua corsa verso il Bar Canasta, dove alcune puttane pigliavano il caffè, in attesa del primo turno di lavoro. La sera era afosa ed il lungomare‚ dalla parte delle piscine, puzzava di meno. Sul muretto che delimitava la spiaggia tra le scuole e la carnale, coppiette isolate di giovani amoreggiavano, incrociando le lingue e frugandosi con le mani incerte tra le cerniere aperte dei jeans. Una prostituta attendeva clienti‚ fumando nervosamente una sigaretta‚ mentre‚ ad un centinaio di metri‚ una folla di bambini godeva l’infanzia al suono allegro delle giostre. Dietro le baracche‚ verso il mare tra giovani si iniettava la droga. Mario buttò via la fiala vuota ed imprecò mentre calava la manica della camicia: non avvertiva ancora gli effetti del suo "paradiso artificiale"‚ gli occorreva una dose più forte. Intanto‚ una bambina scese dal cavalluccio e si avviò con la madre sul largo del marciapiede; ad un tratto‚ il rumore del mare attirò la sua attenzione e scappò sulla spiaggia. La mamma la chiamò‚ poi la rincorse raggiungendola nell’istante in cui la piccola si chinava per prendere la sabbia. Mario vide la borsetta che pendeva dal gomito della donna e si avvicinò. La bimba faceva i capricci‚ sfuggendo alla mano della mamma, che cercava di afferrarla; quell’istante che il giovane cercò di scippare la borsetta che resisté. Mario non ebbe scelta: diresse la mano verso il collo della poveretta e tirò con forza la catenina‚ finché l’oro non venne via‚ lacerando la pelle dal lato della gola. La donna portò una mano al collo e le dita divennero rosse come lo smalto delle unghie. - Mamma‚ Mamma! - gridò la bimba piangendo. Mario salì sulla motocicletta e si diresse velocemente verso Pontecagnano. I giornali non riportarono la notizia del Fatto‚ ma "TeleSalerno uno” parlò a lungo della bambina e del ricovero in ospedale della povera donna. Mario seguì fino in fondo il telegiornale‚ poi scappò via‚ sbattendo l’uscio di casa. La moto sfrecciò per lungomare‚ in una gimcana verso la morte: il motore, schiantandosi contro un autocarro‚ tacque. Una renault ferma lì‚ a poca distanza‚ come un carro funebre; l’uomo la volante imprecò contro la malasorte: la morte di Mario significava un consumatore in meno. La fila si mosse e la renault scomparve nel nel traffico. Settembre era ormai finito e le spiagge andavano sgombrandosi di coppiette e di cabine‚ solo la lunga passeggiata del "Pennello” era gremita; i giovani‚ nella complice oscurità‚ vi facevano all’amore o si drogavano‚ martoriando con piccoli aghi le braccia segnate. Angela avanzò barcol-lando‚ attraversò faticosamente piazza della Concordia e si diresse verso il grande parcheggio‚ al lato del Bar Canasta. La renault era ferma nei pressi della cabina Telefonica‚ la ragazza la rag-giunse e si chinò parlando all’uomo al volante: - Ti prego, ho bisogno di una dose! - - Li hai i soldi? - le chiese l’uomo con un sogghigno, - Li avrò domani, dammela ti prego! -

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-Entra in macchina e guadagnatela! – Angela passò dall’altro lato ed entrò. L’uomo si sbottonò e, artigliandole i capelli biondi, calò con forza la testa della ragazza. Angela non sentì dolore e, lasciandosi andare, ebbe la speranza di ottenere quel che aveva chiesto. La prestazione non fu pagata e l’infelice si allontanò col disgusto più profondo: odiava il mondo in disprezzava se stessa ed aveva voglia di farla finita. Verso le ventidue, rientrò a casa e non rispose alla mamma, che le chiedeva dove fosse andata. Si rinchiuse nella sua stanza, lasciandosi cadere sul letto. Dalla camera accanto, intanto‚ giungevano le voci concitate dei genitori: era la solita musica, interrotta più tardi dal silenzio della notte. Si svegliò di soprassalto, con un cerchio alla testa e la bocca disgustosamente impastata. Guardò l’orologio: erano due del mattino. Andò in bagno e vomitò. Ritornò nella sua camera con un senso di angoscia e di solitudine: sentiva sporca, inutile. Aprì il balcone, e tenda si mosse, mentre la lampada sul comodino disegnava lunghe ombre sulla parete della porta. Si girò lentamente, dirigendosi verso il basso comò, lo raggiunse, fissò a lungo una bambola di stoffa, la prese e la strinse al seno cullandola e bagnandola di lacrime: dov’erano i sogni della sua infanzia? Aveva conosciuto solo sesso e violenza, nella famiglia, nella sua città e nella scuola, dove pensava di conquistarsi un avvenire. Si diresse nuovamente verso il balcone: era come se la vita si fosse fermata alle soglie del tempo e desiderò conquistare il nulla. All’alba, trovarono il suo corpo senza vita sulla strada; nella mano destra stringeva la sua bambola, la sua ultima bambola di pezza. Lentamente la città riprese il ritmo di tutti i giorni e la vita continuava con la voce di sempre, una voce caotica, disumana e senza pietà per i deboli. Una Renault passò sotto il balcone di Angela‚ rallentò riprese la sua corsa, poi si allontanò, mescolandosi alle macchine dei pendolari, alla periferia della città. I “Caporali della morte” avevano colpito ancora; d’altronde avevano Buon gioco su tutti coloro che erano alla ricerca di un equilibrio smarrito. L’uomo, rifiutando una realtà sconfortante‚ si nutre di illusioni; sono sempre i migliori che soccombono e stracciano la loro vita come le pagine di un diario appena iniziato. Tutti condannano, ma nessuno fa niente in questa foresta di valore distrutti, di mamme ipocrite, di padri senza autorità, di poltrone di paglia e di sensazioni squallide. La morale cristiana non si identifica più con quella biologica e l’era del caos prepara la fine di un mondo in crisi, perché superato dall’esigenza di un nuovo ordine sociale, fondato sul rispetto della vita, sostituendo la religione settaria e feticistica dei bigotti‚ con la fede nell’amore.

TÇwÜÉÑÉá APPROFONDIMENTI LINGUISTICI: L'anacoluto (dal greco anakólouthos = che non segue) è la figura retorica in cui non è rispettata volutamente la coesione tra le varie parti della frase. È quindi una rottura della regolarità sintattica della frase. È un effetto della mimesi del parlato.Diffuso anche nel linguaggio comune, nell'anacoluto il costrutto sintattico è privo di coerenza e di accordo logico-grammaticale tra gli elementi dello stesso periodo. Alcuni esempi:

• Quel birbone che, se non fosse stato lui, Lucia sarebbe mia da venti mesi (A. Manzoni) • Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro (Alessandro Manzoni) • Qui habet, dabitur illi (chi ha, a lui sarà dato) (Vangelo secondo Matteo) • mi pasco di quel cibo, che solum è mio, et che io nacqui per lui (Niccolò Machiavelli) • colui che l'acque cantò fatali (Ugo Foscolo) • I soldati, è il loro mestiere di prendere le fortezze (A. Manzoni) • Il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare (A. Manzoni) • Lei sa che noi altre monache, ci piace sapere le cose (A. Manzoni) • Noi qui dentro si vive in un lungo letargo, si vive afferrandosi a qualunque sguardo (R.Vecchioni)

B R O N T O L O

M e n s i l e Sa t i r i c o U m o r i s t i c o L e t t e r a r i o F o n d a t o e d i r e t t o d a N e l l o e D o n a t e l l a T o r t o r a

Redaz ione : V ia Margo t ta 18 – 84127 Sa le rno – te l . 089 . 797917

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L’ONDA ANOMALA: SALTARE OH! OH

di Renato Nicodemo

L’allora ministro della Pubblica Istruzione On. Berlinguer tentò di riformare l’ordinamen- to scolastico ab imis fundamentis. Il tentativo fortunatamente fallì perché concepito da menti affette dal morbo della "mucca pazza". Tra l’altro il marchingegno produceva alcuni effetti perversi non del tutto previsti. Uno di questi effetti – per il ciclo primario ridotto da 8 a 7 anni - era la cd. "Onda anomala", che consisteva nell’arrivo contemporaneo alla prima classe del ciclo secondario nell’anno scol. 2007/8 delle bambine e dei bambini, di seguito chiamati bambini, che con l’avvio della riforma (o rivoluzione d’ottobre?) avrebbero frequentato la 2^ del ciclo di base e la 3^ elementare. Qualcuno si accorse dell’inghippo e pensò subito di eliminarlo utilizzando, pensa un po’ tu, l’art. 27 del Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1848 che, in occasione delle visite a bordo delle navi delle Alte Autorità del Regno, dava le suenti disposizioni: « All’ordine “Facite ammuina” tutti chilli che stann’a prora, vann’a poppa e chilli che stann’a poppa vann’a prora; chilli che stann’a dritta vann’a sinistra e chilli che stann’ a sinistra vanno dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann ‘ncoppa e chilli che stanno ‘ncoppa vanno abbascio, passann’ tutti p’o tesso pertuso; chi nu tiene nient’a ffa, s’arromeni a’cca’ e a’lla’ ». Il testo della bozza di decreto, che non raggiungeva la chiarezza del suddetto Regolamento per incapacità nella copia, era quasi criptico. Esso recitava: "Le scuole elementari, le scuole medie e gli istituti comprensivi possono[…] riorganizzare i propri percorsi didattici secondo modalità fondate su obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni. In tal caso, può essere consentito, in sede di scrutinio, a singoli o a gruppi di alunni, il passaggio anticipato alla classe successiva a quella di ammissione […]” (art. 11/2 bozza). Ciò voleva dire che si innescava un meccanismo di "promozioni anticipate", per cui nell’a.s. 2001/2 una parte (pare il 25%) di quelli di terza elementare saltava in quinta, una parte di quelli di quarta saltava in prima media, una parte di quelli di quinta saltava in seconda media, una parte di quelli di prima media saltava in terza. Questo nell’a.s. 2001/2, perché l’anno successivo una parte di quelli di quarta, ormai ridotti al 75%, avrebbe saltato in prima media, una parte di quelli di quinta in seconda media e una parte di quelli di prima media in terza; l’anno ancora dopo, una parte di quelli di quinta, ridotti al 50%, avrebbe saltato in seconda media e una parte di quelli della prima media in terza media; ed ancora una parte di quelli della prima media, ridotta ormai al 25%, sarebbe andato in terza media, fino alla scomparsa in itinere di una classe (la 3^ del 2001/2). Ed ancora, nell’a.s. 2001/2 le classi successive alla terza avrebbero perduto il 25% di bambini e ne avrebbero acquistato altrettanti. Insomma ‘na ‘mmuina; è come se ci fossimo trovati in un circo equestre di soli canguri! E quelli che avrebbero fatto la cd, "primina" e cioè che avrebbero saltato già al primo anno? Boh! E quelli che non avrebbero saltato? Ancora boh! E guai se ti fossi permesso di suggerire a qualche capataz di soprassedere per qualche anno per rivedere,correggere, predisporre meglio (es. programmi, libri di testo, organici, formazione insegnanti, per indicare qualche quisquilia), questi si sarebbe incazzato in malo modo: con i paraocchi della sua ideologia dogmatica sarebbe andato avanti coi bulldozer senza guardare in faccia a nessuno. ____________ 1) Renato Nicodemo – Nato a Laurito (Sa), risiede a Nocera Inferiore. Laureato in Pedagogia, è Dirigente scolastico in pensione. Abilitato per l’insegnamento delle lettere negli istituti superiori, è autore di articoli pedagogico-didattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I nuovi programmi della Scuola elementare, Verso i nuovi Orien-tamenti ed altro. Osservatore attento e sagace dei fatti umani, il Nicodemo riesce a cogliere, nella dinamica della vita, quelle peculiarità che di solito sfuggono alla maggior parte degli uomini. Lo stile, semplice ed immediato, è perfettamente adeguato alla vivacità ed all’arguzia del suo pensiero.

Quo s v u l t p e r d e r e Deu s d e m e n t a t p r i u s

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LLL AAA DDD OOO NNN NNN AAA NNN EEE LLL LLL AAA LLL EEE TTT TTT EEE RRR AAA TTT UUU RRR AAA d i Franco Pas tore (Andropos)

Sharāzād

Il re persiano Shāhrīyār era molto legato alle sue mogli, particolarmen- te ad una: la favorita. Costei, profittando dell’amore e della fiducia del suo re e marito,lo tradì con un giovane giardiniere. Shāhrīyār,come eb- ebbe notizia del tradimento, dalle guardie del palazzo, tagliò la testa al giardiere e mise a morte la sposa infedele. Tuttavia, tutto ciò non riuscì a placare la rabbia che provava nel suo animo ferito ed allora decise di uccidere sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze.E fu così che il re scelse la bellissima Sharāzād, che divenne sua sposa, ma siccome la giovane fanciulla amava la vita,escogitò un truc- co per salvarsi:ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per mille e una notte; e alla fine il re, in- namoratosi, le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali delle Mille e una notte è quindi narrata da Sherazad. Questo espediente narrativo di narrazione nella narrazione può essere paragonato a quello del teatro nel teatro che giunge attraverso Shakespeare fino a Pirandello . Shéhérazade, Op. 35, è una suite sinfonica composta da Nikolai Rimsky-Korsakov nel 1888. La musica fu usata in un balletto di Michel Fokine; mentre Il fiore delle Mille e una notte è un film del 1974. di Pier Paolo Pasolini.

Parole clandestine Il nuovo libro di Amerigo Iannacone

È appena uscita la nuova raccolta di poesie dello scrittore venafrano Amerigo Iannacone, che porta il titolo “Parole clandestine” (Ed. Eva, Venafro 2010, pp. 56, € 8,00), di cui scrive Ida Di Ianni: «Poesia che si fa meditazione e si dona come patrimonio affettivo e testamentario, quella di Parole clandestine. Bilancio del poeta-uomo Amerigo, che si misura senza fingersi altri con il proprio vissuto, e dell’uomo-poeta Iannacone, che afferma invece la marginalità della parola non assoldata nello schiamazzo ciarliero contemporaneo.

Una lucida, non amara coscienza guida dunque i versi in questa silloge di composta bellezza e, se il sentire del poeta appare piú acuto allo scorrere ineludibile per l’uomo delle stagioni della vita (quelle che, imbiancando i volti, sottraggono anche affetti e frantumano idealità), si coglie in questa raccolta un ricercato approdo: noi siamo quel che scegliamo di essere. E il poeta, qui, non ha dubbi nell’esibire il suo stendardo, la sua distinta e distintiva scelta di vita. Sento cosí nella mente soavemente riecheggiare l’oraziano “Exegi monumentum aere perennius” e l’anima appagarsene.» ____________________

Amerigo Iannacone è autore di piú di una trentina di pubblicazioni che abbracciano vari generi. I piú recenti libri di poesia sono: “Mater” (1995); “L’ombra del carrubo” (2001), poi tradotto in spagnolo col titolo “La sombra del algarrobno”; “Semi” (2004); “Stagioni” (2005), haiku; “Versetti e versacci” (2006), epigrammi; “Oboe d’amore - Ama hobojo” (2007), poesie bilingui, in italiano e in esperanto, “Luoghi” (2009). Ha tradotto inoltre diversi libri, dal francese in italiano e dall’italiano in esperanto. Nel 2000 è uscito l’opuscolo di Aldo Cervo “Le ‘Testimonianze’ di Amerigo Iannacone”, nel 2004, il volumetto di Leonardo Selvaggi, “Tra crisi di transizione la poesia di Amerigo Iannacone in stimolazioni etico-sociali”, nel 2006, on line (stampa a richiesta), “La poesia di Amerigo Iannacone”, sempre di Leonardo Selvaggi. Sue poesie e libri sono stati tradotti in varie lingue. Redige il mensile letterario e di cultura varia “Il Foglio Volante - La Flugfolio”, al suo venticinquesimo anno di vita.

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PROVERBI E MODI DI DIRE

• 'A meglia vita è cchella de’ vaccare,pecché, tutta 'a jurnata, manejano zizze e denare.

• 'A vacca pe' nun movere 'a coda se facette magnà 'o culo de mosche. • A panz è na pellecchia, chiù ‘a rigne e chiu se stennelecchia. • Haje voglia 'e mèttere rrumm, nu strunz' nun addevènta babbà.

Esplicatio: La vita dei commercianti di vacche è privilegiata perché toccano per tutto il giorno soldi e mammelle. E’ il cibo che gonfia la pancia. Non serve camuffare per tirar fuori dal niente qualcosa, così come un escremento non può snaturarsi. Analisi semantica:

VACCAR E: sost. ed agg., chi commercia in vacche, o chi ha i modi da… Etimologia: dall’accusativo latino vacca-m. MANEJANO: da manià, trans., palpeggiare, toccare a lungo. Dall’acc. lat. mānu-m, con l’infisso frequentativo i .Derivati: maniata, maniariello.

ZIZZE: sostantivo femminile, quasi sempre usato al plurale, seni, mammelle. Etimologia: adattamento fonetica dall’accusativo lat. titta-m= capezzolo, forse tramite una forma aggettivale tittia, da cui tj in zz, tra vo

cali. Fraseologia: zizza ‘mmòcca, zizz’e pacchiàna, bella zizzòna.

CULO: sost. masch., sedere. Dall’acc. latino cùlu-m.

PANZA: sost. femm., pancia. Etim.: dall’acc. lat. pāntice-m, con sincope della sillaba centrale e metaplasmo cj > z. Derivati: panzella, panzuto, panzata, panzone.

REGNERE: transitivo, riempire. Etim.:dal latino re (pref. intens.)+im- plēre, con omorganizzazione d’accento tonico per cambio di coniugazione nel lat. volg. énchiere.

STENNELECCHIA: variazione del nap. stennere e stennecchià, trans., stendere, allungare. Etim. : tutti dal verbo latino ex-tendere.Derivati: Stennicchiàta, stennùta, ‘a stésa.

STRUNZE: sost. ed agg., sterco, escremento di forma cilindrica, ma anche riferito ad uomo, col significato di sciocco, spregevole. Dal longobardo strunz = sterco. Derivati: strunzata, strunziamiento, strunziare. Al femm. strònza.

Dora Sirica

I TAMBURANOVA ______

Ermanno Pastore voce e tammorra Nuccia Paolillo

voce e ballo Cristiana Cesarano

voce e ballo Michele Barbato e

Giovanni del Sorbo chitarre

A. Benincasa Bassoacustico

Pasquale Benincasa percussioni

Enrico Battaglia mandolino e violino.

Un

UN INCONTRO FELICE

CON LA MUSICA DELLA NOSTRA

TERRA

BBBllluuueee TTTeeeaaammm http://www.bluteam.net

VVVeeesssuuuvvviii ooowwweeebbb...cccooommm Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, su lla vasta area tra il vulcano ed il mare - La porta di Capoto rre – Villa Angelica – Le torri aragonesi – Vico Equense -Sorre nto e

Capri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese. -----------

NOVITA’ : Poggiomarino. Scoperte due ville imperiali - Eros a Pompei e gastronomia alle falde del Vesuvio.

Manuscrits Grec en Italie sud du haut moyen age www.vesuvioweb.com

MBUTONZONE

http://www.mbutozone.it/

ASSOCIAZIONE CULTURALE GUIZART http://www.guizart.com

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NOVITA’ DAL MONDO LA NUOVA PROTESI LIQUIDA INIETTABILE - La ricerca biologica ha recentemente messo a disposizione il bio-alcamid® , un prodotto costituito da una molecola polimerizzante, con il 95% di acqua, stabile nel tempo, sicura e non tossica. Queste caratteristiche consentono di iniettare il bio-alcamid® nello strato sottocutaneo ed ottenere così l'immediato aumento di volume della zona. Il bio-alcamid® grazie alla rapida formazione di una sottile capsula, diventa subito stabile cosicché non si disperde e non si riassorbe, mantenendo l'effetto estetico per anni. Il bio-alcamid® é presente in due preparazioni iniettabili: BODY, forma poco fluida adatta all'immissione di grandi quantità (oltre 10/15 ml) e per regioni a bassa sensibilità (es. i glutei e le gambe). FACE, forma più fluida e modellabile, che richiede un particolare trattamento, adatta all'immissione in piccole o medie quantità (da 0.1 a 10/15 ml) e per regioni a media/alta sensibilità (es. viso,pene) I costi e le attenzioni necessarie sono corrispondenti a quelli di inserimento di una qualunque protesi, di cui il bio-alcamid® , mantiene il grande vantaggio della possibile totale rimozione, ma in più ha il vantaggio di poter essere aumentato il volume tramite una ulteriore iniezione in tempi successivi.

LO SAPEVATE CHE …

• E' impossibile starnutire con gli occhi aperti e che Il "Quac, Quac" delle oche non dà eco? • Talete (640-546 a.C.), noto come uno dei sette saggi dell'antica Grecia, era chiamato "il

padre del ragionamento deduttivo".Egli introdusse in Grecia lo studio della geometria. Fu matematico, filosofo ed astronomo. Predisse esattamente l'eclisse solare del 585 s.C. e stupì gli egiziani, calcolando l'altezza della grande piramide basandosi sulle ombre e sui triangoli simili?

• Nel mondo, il 23% dei problemi alle macchine fotocopiatrici sono causate da persone che si siedono sull'apparecchio per fotocopiarsi il sedere?

• Nel Bahrein, la legge consente a un medico di sesso maschile di fare una visita ginecologica a una donna, ma non di guardare direttamente i suoi genitali. Può soltanto vederli riflessi in uno specchio?

• A Hong Kong, una moglie tradita può uccidere il marito adultero, la legge glielo consente; ma può farlo solo a mani nude. Mentre può uccidere come più le aggrada l'amante del marito?

• Alcuni leoni s’accoppiano 50 volte al giorno, mentre l’orgasmo del maiale dura trenta minuti?

Da “ Sole Siciliano”- di Giovanna Li Volti Guzzard i

AAAAscolto il canto del mio universo, // dove splendono gli aranceti // in una primavera senza tempo, // mentre limoni e mandarini // urlano in coro, // sotto lo sfavillìo // del loro smagliante vestito // color del sole siciliano. //

UUUUn grido d’amore // che fa venire i brividi // al solo pensiero //di dover ripartire, // senza poter dire quando sarà // un altro ritorno. // IIIIntorno, // tra rocce e verdi colline // si arrampicano dappertutto // i pungenti, saporitissimi,// coloratissimi fichidindia, // ed è la

festa del cuore, // del cuore della mia Sicilia // che non vuol lasciarmi // andare ancora via! Giovanna Li Volti Guzzardi - E’ nata a Vizzini provincia Catania il 14 Febbraio 1943. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in Australia, negli Stati Uniti ed in Europa. È corrispondente e delegata di parecchie Accademie, Associazioni letterarie e Riviste, sia in Italia che altrove. Nel 1987, è insignita dell’Onorificenza Onoraria di corrispondente della rivista italiana “GRANDHOTEL”. Nel Maggio 1992, fonda a Melbourne, in Australia, dove si è trasferita dal 1964,l’ASSOCIAZIONE LETTERARIA ITALO-AUSTRALIANA SCRITTORI. “A.L.I.A.S.”, ora ACCADEMIA, in seno alla quale, ogni anno, organizza il prestigioso Concorso Internazionale Scrittori.

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NAPOLI, UNA REGIONE DA SCOPRIRE

SCAFATI

“ Sca f a t e , s c a f i é t e , m a l ’ a c q u a , m a l a g e n t e , p u r e l l ’ è v e r a è m a l a m è n t e . ” “ Sca f a t e , s c a f i é t e b o n ’ a c q u a , b o n a g e n t e , p u r e l l ’ è v e r a a d d ò r a ‘ e m e n t a . ”

Il toponimo Scafati deriva dal termine scafa, ossia "battello fluviale", che a sua volta deriva dal latino scapha. Tali mezzi, chiamati poi lontri, simili alle gondole, ma con fondo piatto, erano fondamentali mezzi per la navigazione del fiume Sarno. Ed è proprio per questa ragione, ma anche per il fatto che i palazzi del centro si affacciano pittorescamente sul fiume, la città di Scafati era un tempo indicata con il nome di Piccola Venezia. Il primo nucleo abitativo di Pompei e zone limitrofe era stato fondato da genti osche dedite al commercio più che all'agricoltura. Il fiume Sarno era il naturale tratto d'unione fra la costa campana e il suo entroterra; su di esso, gia' dai tempi della civilta' osca, correvano le imbarcazioni mercantili. I primi segni di attivita' economica nel territorio di Scafati si ebbero sul fiume prima dei campi. Due avvenimenti politici segnarono l'estendersi dell'agricoltura verso Scafati: il primo fu conseguenza della politica com-merciale di Napoli che oriento' le proprie attivita' verso il retroterra vesuviano, il secondo va collegato a un fenomeno di riversamento dei sanniti più poveri delle montagne verso zone rimaste scoperte. Duran-te le guerre sannitiche Roma lego' Nocera ai suoi interessi economici e militari mediante un patto fede-rale, grazie al quale il territorio della confederazione nocerina sarebbe rimasto esente da ogni influenza di legislazione romana, insomma, in piena autonomia economica e amministrativa. Il territorio pompeia-no continuò a godere dei benefici della feracita' del suolo e la popolazione a fruire delle conseguenze degli intensi scambi commerciali con le altre regioni italiche, finché il terremoto del ‘62 e l'eruzione del 79 a.C. vennero a turbare una vita fondata sul lavoro e sull'agiatezza. Nella storiografia locale, tutta la campagna dell'Ager Nucerinus viene associata alla stessa sorte delle campagne pompeiane, ma in realta' le cose dovettero andare in altro modo. Infatti i ritrovamenti nella zona dimostrano che essa costitui' una via di scampo, dove, chi era riuscito a salvarsi ha potuto rifarsi una vita. Quindi la vita economica riprese a dispetto di ogni difficolta', e la produttivita' agricola crebbe al punto di destare le mire dei duchi napoletani a partire dal VI secolo. La valle continuo' a gravitare nell'area bizantina, finché, nel 601, Arechi, duca di Benevento, l'occupo' dopo feroci devastazioni. Nel 652 Sarno passava sotto la domina-zione longobarda. Il corso del fiume Sarno cesso' di essere la linea di delimitazione tra i due principati. Fu cosi' che il territorio di Scafati rimase ancora assegnato al ducato di Napoli, ma la sepa-razione fra i due stati non garantiva una pace sicura alle popolazioni poste lungo la linea di confine. Infatti, alcuni mutamenti politici portarono alla ridefinizione dell'assetto territoriale e dall'anno 848 il territorio di Scafati entro' a far parte della valle del Sarno, passando dalla denominazione bizantina a quella longobarda del principato di Salerno.Nel 1140 Ruggiero II divenne re di Sicilia e di Puglia. Ciò porto' sicurezza nelle campagne, perché determino' la cessazione delle furibonde guerre combattute fra i conti e i principi. Il Catalogus baronum riporta notizia di un Signore a Lettere e di un altro a Nocera, e nulla piu'. L'assenza di altri baroni nella valle conferma l’ipotesi della demanialita' della zona, che era sottoposta a particolare amministrazione, per cio' che concerneva il rendimento dei terreni e la loro concessione, ma a nessuna soggezione politica. Quando quella terra s’avvio' a ridiventare coltivabile e una popolazione inizio' a fermarsi per lavorarla e abitarvi, fu donata a Riccardo Filangieri. Estintasi la famiglia Filangieri, la terra di Scafati ritorno' al regio demanio e segnatamente alla corona angioina. La nuova situazione non fu certo migliore: alla tolleranza degli Svevi si sostitui' un'ostinata e crudele intran- sigenza, che impedi' all' Italia meridionale e alla Sicilia di raggiungere lo splendore che aveva cominciato ad annunciarsi. La presenza di una monarchia stabile a Napoli, pero',determino' miglio- ramenti nelle condizioni di vita nella città e un nuovo e più intenso rapporto con la vicina campagna. L' Agro Nocerino-Sarnese, si trovo' così investito di più larghe e frequenti richieste di vettovagliamento, il che dette impulso allo sviluppo e all'incremento dell'agricoltura. Nel 1284, Carlo II d'Angio' concesse la terra di Scafati al monastero di S. Maria di Realvalle come un feudo nobile. L'abbazia tenne il feudo sino ad alcuni anni prima del 1355, quando la regina Giovanna I lo concesse al Gran Siniscalco del Regno, Niccolo' Acciaiuoli.

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Da qui il feudo torno' nuovamente nelle mani dell'abbazia alla quale fu tolto definitivamente nel 1464 per donazione fattane da papa Pio II a suo nipote Antonio Piccolomini, liberatore della terra scafatese per conto di Alfonso d'Aragona. Con quest'ultimo passaggio si chiuse la lunga serie di infeudazioni cui fu esposta la terra di Scafati. Nel 1532 si verificarono alcuni fattori favorevoli al miglioramento dell'economia agricola: ai terreni vulcanici fertilissimi, si aggiunsero quelli ricavati dalla riduzione dell'area boschiva, rendendo così possi-bile l’estendersi dell'area messa a coltura; furono impiantati opifici e mulini feudali in localita' Bottaro e fu aperta la strada regia, lungo la quale si intensifico' il traffico commerciale. Erano i segni della nuova mentalita' rinascimentale e dell'influenza economica e finanziaria della scoperta dell'America, seguita dal rialzo dei prezzi e dalla rivalutazione dei terreni. Questa situazione di benessere richiamò, sul posto più vicino al fiume, nuova gente, e avrebbero di lì a poco dato inizio a una floridezza economica senza precedenti, se il signore di Scafati non avesse modificato l'alveo del fiume, causando il disastroso impaludamento di buona parte dei terreni. Nel biennio 1647-48 la valle fu teatro della guerra fra le forze popolari e quelle baronali, come riflesso immediato della rivolta di Masaniello, scoppiata pochi mesi prima a Napoli. La sua caduta in mano alle forze baronali segnò l'inizio di un triste periodo di sottomissione alla volonta' dei baroni. sotto il Regno delle Due Sicilie, Scafati fu un importante centro industriale tessile e di produzione di armi. Infatti, l'allora re Ferdinando II istituì un polverificio e realizzò un'opera di rettifica del basso corso del fiume Sarno, per il trasporto delle polveri da sparo dall'opificio verso il mare. L’ intervento risolse anche il problema delle continue inondazioni. Fu senpre sotto Ferdinando II, che fu costruito uno scalo ferroviario sulla storica linea Napoli - Portici, la prima ferrovia dell'Europa continentale, che collegò anche Nocera Inferiore. Durante la Seconda Guerra Mondiale le dure rappresaglie tedesche portarono alla nascita del primo gruppo armato resistente del meridione d'Italia, successivamente denominato "Gruppo 28 Settembre" guidato da Don Vittorio Nappi, nelle azioni di guerra caddero Raffaele Cavallaro, il giovanissimo Mimì Catalano ed a causa delle ferite riportate, morirono anche Pasquale Nappo e Luigi Cavallaro. Il "Gruppo" contribuì alla liberazione del territorio comunale. Oggi, Scafati è una bella cittadina di 50.000 abitanti, a circa 34 chilometri dal capoluogo di Provicia ed altrettanti dal capolugo di Regione. Ricca di tradizioni e di cultura, è suddivisa da varie frazioni; tra le principali c'è San Pietro, dove è possibile trovare la chiesa di San Pietro in piazza e l'Abbazia di Santa Maria di Realvalle a via lo Porto.

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Da “ Primo ottobre “Da “ Primo ottobre “Da “ Primo ottobre “Da “ Primo ottobre “ di S.A.Santoro

Quant'acqua è già passata sotto i ponti, // quanta neve è caduta sopra i monti? Quante rondini son volate verso il mare, // quante lacrime di bimbi e di scolare?...

Or mi rivedo ancora in un bambino // che mi passa piangendo da vicino,... Lo guardo triste con il cuore in gola, // come quel primo mio giorno di scuola.

________________________ Salvatore Armando Santoro - Santoro Salvatore Armando è nato a Reggio Calabria, il 16 Marzo 1938. Laureatosi in Scienze politico-sociali presso l'Università di Torino, fu tra i primi dirigenti della Cisl di Reggio Calabria. All'inizio degli anni '60, si trasferisce in Valle d'Aosta e, dal 1986, è stato Segretario Regionale e componente dell'Esecutivo Nazionale del Sindacato Elettrici della CISL. Vasta la sua produzione poetica e numerosi i premi letterari ottenuti. Nel 2005 ha costituito a Boccheggiano (GR) il Circolo Culturale "Mario Luzi” ed ha promosso il Premio Letterario Europeo di Poesia e Narrativa “ Città di Montieri” che, nel 2006, è stato patrocinato dal Presidente della Repubblica.

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GIOCANDO CON I CLASSICI A cura di andropos

LLL iiibbbeeerrr aaa rrr iiiddduuuzzziiiooonnneee dddeeelll lllaaa CCCooommmmmmeeedddiiiaaa iiinnn nnnaaapppooollleeetttaaannnooo dddiii FFFrrr aaannncccooo PPPaaassstttooorrr eee (((111)))

Dante Alighieri (Firenze, tra il 22 maggio ed il 13 giugno 1265 – Ravenna, 14 settembre 1321) fu un poeta, scrittore e politico

italiano. Considerato il padre della lingua italiana, è l'autore della celebre Commedia. A Firenze ebbe una carriera politica di

discreta importanza: dopo l'entrata in vigore dei regolamenti di Giano della Bella (1295), che escludevano l'antica nobiltà dalla

politica permettendo ai ceti intermedi di ottenere ruoli nella Repubblica, purché iscritti a un'Arte, Dante si immatricolò all'Arte dei

Medici e Speziali.

“ O voi che siete in piccioletta barca, // desiderosi d’ascoltar, seguiti //3 dietro al mio legno che can-tando varca, // tornate a riveder li vostri liti: // non vi mettete in pelago, ché forse, //perdendo me, rimar-reste smarriti. // L’acqua ch’io prendo già mai non si corse; // Minerva spira, e conducemi Appollo, …”

Incipit Canto secondo

‘O CANTO SECONDO DO’ PARAVìSO 44 Se differissero per la densità una sola virtù sarebbe ca e là; cùmme ‘e princìpi, so’ virtù diverse. 47 Ma mo finìmmele cu’ sti trasparenze, ‘a luna, ‘e ciéle e tutte sti’ scemènze fa cumme ‘st’argomenti fossero cassi 7 50 si no, sensa pensà, i mo’ te lasse. 8

A luce nasce sule d’allegrezza, 9 penzà diversamente è ‘na sciucchézza. 10 54 dove più densa vide tu ‘a luce cchiù forte è ‘a virù che t’’a prodùce. 11

29 ch’’a ggènte riferisce all’invenziòne di quello sporco e lurido Caìno da Dio punito per la vile azione?1 32 Beatrìce me guardaje cu ‘nu surrìse: -Si segue ‘e sensi la ragiòne tua n’arrìva cchiù luntàne da’ cammìsa; 2

35 ma tu che staje dìnt’a gràzia ‘e Dìe, dìmme che piènze, pescetièlle mie? - 3

-Colpa da’ densità è chill’aspètto -

38 ‘e rispunniétte, parlanne cu’ rispette. 4 Allora ridènne cu la faccia bella me ripetètte ancora ‘a riturèlle: 5

41 -mo’ te n’accuòrge ‘e tutt’’e fessarìe 6

ca tiéne mìse dìnte a ‘sta cervèlla: 7 diversi sono gli astri pe’ livèlla;

1) I mortali riferiscono a Caino l’uccisore di Abele; 2) Se segui i dettami della tua ragione non arriverai lontano; 3) Lasciandoti guidare dalla grazia divina, cosa ne pensi?; 4) le risposi, parlandole con devozione; 5) mi ripeté allora il solito ritornello; 6) ora smettiala con le trasparenze,’a luna, ‘o cielo ed altre scemenze, considera questi argomenti già chiariti; 7) altrimenti, senza pensarci due volte, ti lascio; 8) l’intensità della luce è rapportata a quella della gioia; 9) pensare diversamente è pura follia; 10) dove la luce è più intensa; 11) lì, la virtù che la produce è più forte.

Beatrice Dante e in Paradiso Illustrazione di Gustav Doré

(II parte)

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DI POESIA “ CONTEMPORANEI D’AUTORE ” Tel. 393 4955662 E-mail: [email protected]

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LE ARPIE (αρπίε, le rapitrici)

Creature mostruose, vennero a personificare le avversità che colpivano intere popolazioni: guerre, carestie, epidemie e cataclismi. La parola arpia deriva dal greco αρπάζω, ovvero "rapire". Figlie di Echidna e Tifeo, erano tre sorelle: Aello ("tempesta"), Ocipete ("colei che vola rapida") e Celeno ("oscura", con riferimento alle nubi tempestose). Quest'ultima, secondo Omero, si sarebbe chiamata Podarge, cioè "piè veloce". Si credeva fossero le portatrici della vendetta divina e che volassero con la rapidità delle tempeste. Erano le "furie" del mare, rapivano i naufraghi e ,successivamente, vennero dipinte come divinità infernali, che rapivano le anime dei morenti, simili alle divinità del nord: le valkirie. Rappresentate fino al petto come donne bellissime poi hanno il corpo di uccello, in altre leggende sono vecchie con i seni cadenti. Sono presenti in numerosi classici della letteratura: Eneide, libro III, vv. 354-368: "Strofadi grecamente nominate Son certe isole in mezzo al grande Jonio, Da la fera Celeno e da quell'altre Rapaci e lorde sue compagne arpie Fin d'allora abitate..." ………………………………………… Più sozzo mostro, altra più dira peste Da le tartaree grotte unqua non venne. Sembran vergini a' volti, uccegli e cagne A l'altre membra; hanno di ventre un fedo Profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta, Le man d'artigli armate, il collo smunto, La faccia per la fame e per la rabbia Pallida sempre, e raggrinzita e magra..."

Divina Commedia, Inferno, canto XIII, vv. 10-15): "Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto l'gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani..."

ONOMASTICA E TOPONOMASTICA

TORINO: Nel periodo dell'espansione romana nell'Italia settentrionale l'antico insediamen- to torinese fu teatro di guerre, rappacificazioni ed alleanze con Roma, fino alla fondazione - per decisione di Caio Giulio Cesare - di una vera e propria postazione militare. Presidio di confine e accampamento sotto Augusto, la città prese il nome di Augusta Taurinorum (29 - 28 A.C.). Infatti, sulle rive del Po si insediarono le prime tribù "taurine", discendenti dalle fusioni di stirpi celtoliguri con popolazioni galliche migrate oltralpe alla ricerca di pianure coltivabili . ù

MASSIMO : Dal latino Maximus, superlativo di magnus (grande) che vuol dire "massimo", cioè "il più grande di tutti". Era il cognomen ( secondo cognome) di potenti famiglie romane come i Fabi ed i Valeri. Questo nome veniva imposto ai bambini o perché primogeniti o come augurio ad essere i più grandi.Variazioni: Massimino, Massimiliano. Personaggi celebri: San Massimiano martire - Il console Quinto Fabio Massimo (il temporeggiatore) – Massimo D’Azeglio, Massimo D’Apporto – Massimo Troisi – Massimo Ranieri – Massimo Boldi.

DDDAAALLLLLLAAA MMMIIITTTOOOLLLOOOGGGIIIAAA GGGRRREEECCCOOO---LLLAAATTTIIINNNAAA MMM iii tttooolll ooogggiii aaa::: mmmiii ttthhhooosss lll ooogggooosss (((dddiii ssscccooorrrsssooo sssuuulll mmmiii tttooo)))

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Odissea, libro XX : "ecco che le fanciulle le Arpie rapirono in aria, e in balia delle Erinni odiose le diedero."

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L’EROS NEL CORSO DEI MILLENNI a cura di Franco Pastore

Lo scopo della ricerca è l’analisi dei comportamenti degli antichi in tema di sessualità, per evidenziare, at-traverso documenti scritti, il “sovramondo” culturale nel quale la società ha sempre proiettato la sua idea del reale. Comunque, nleggiamo nell’Eautòntimorumenos di Terenzio, che traduceva Menandro: “homo sum, hu-mani nihil a me alienum puto”, sono uomo e come tale, ritengo che nulla di umano mi debba essere estraneo.” ù

Dal “Cantico dei cantici”Dal “Cantico dei cantici”Dal “Cantico dei cantici”Dal “Cantico dei cantici”

2Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. 3Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. 4Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano! [...] La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. 7Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché essa non lo voglia[...] 1 Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. 2"Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amato del mio cuore". L'ho cercato, ma non l'ho trovato. 3Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: "Avete visto l'amato del mio cuore?". 4Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice[...] 1Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe,dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad. 2I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna. 3Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo. 4Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi. 5I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella,che pascolano fra i gigli. 6Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso [...] 10Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.

11Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano. 12Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. 13I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, 14nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso;mirra e aloe con tutti i migliori aromi. 5Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano […]

3"Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono lavata i piedi; come ancora sporcarli?". 4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta. 5Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello. 6Ho aperto allora al mio diletto,

ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso. 10Il mio diletto è bianco e vermiglio,

riconoscibile fra mille e mille. 11Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. 12I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone […]

Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. 14Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri.

15Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. 16Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme […]

8La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. 9Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi"[…]

13Tu che abiti nei giardini - i compagni stanno in ascolto - fammi sentire la tua voce.

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2009: l'anno dell'Influenza suina

Questo nuovo virus è stato isolato per la prima volta negli Stati Uniti nell’aprile 2009. Si trasmette in tutto il mondo da persona a persona, proprio nello stesso modo di qualsiasi altro virus influenzale. L’11 giugno di quest’anno la World Health Organization ha segnalato che l’infezione da H1N1 ha assunto le caratteristiche di una pandemia: di una epidemia, cioè, che interessa tutto il mondo, con un numero molto alto di persone colpite dalla malattia. Il nome con cui viene chiamata la malattia che determina (“influenza suina”) è sbagliato: si riteneva infatti trattarsi di un virus comune nell’influenza suina dell’America settentrionale, ma poi si è visto che questo virus è molto diverso da quelli che normalmente circolano nel mondo. l’infezione da H1N1 sta progressivamente interessando l’Italia. La maggioranza delle persone che ne sono state colpite è guarita senza aver bisogno di alcun trattamento medico. Comunque l’organizzazione sanitaria italiana sta attentamente sorvegliando questa epidemia. Il virus si diffonde nello stesso modo delle normali influenze: passa da uomo ad uomo con la tosse e gli starnuti. Ci si può infettare anche toccando un oggetto su cui è presente il virus, e poi toccandosi con la mano contaminata la bocca o il naso. Le persone infettate dal virus H1N1 possono infettare altri esseri umani dal giorno prima di accusare i sintomi sino a cinque – sette giorni dopo. Questo periodo può essere più prolungato in certi individui, spe-cialmente nei bambini e nelle persone con sistema immunitario depresso. Il vaccino contro l’infezione da H1N1 è attualmente in produzione, ma non è ancora disponibile. È invece quasi pronto il vaccino contro la comune influenza stagionale.Tuttavia ci sono comportamenti della vita quotidiana che possono aiutarti a prevenire la diffusione dei virus che causano infezioni respiratorie, compreso l’H1N1. I segni di allarme che richiedono intervento medico urgente so-no: respirazione difficoltosa o respiri superficiali, dolore o sensazione di pressione al torace ed all’addome, capogiri improvvisi, stato confusionale, vomito grave e persistente. Sintomi simil influenzali che migliorano, ma dopo poche ore ricompaiono con febbre alta e tosse molto forte. Per il trattamento e/o la prevenzione dell’influenza da H1N1 è raccomandato l’uso di oseltamivir o di zanamivir. Questi farmaci antivirali sono in commercio in forme diverse (pillole, liquidi, o polvere inalatoria) e devono essere prescritti da un Medico. Combattono l’influenza impedendo al virus di riprodursi nel tuo organismo. Se ti sei ammalato, rendono i sintomi più lievi e ti fanno guarire prima, e possono anche prevenire le complicanze più gravi. La priorità è quella di trattare con questi farmaci gli ammalati più gravi (ad esempio quelli ospedalizzati) e gli ammalati a rischio di complicanze correlate all’influenza. Il virus dell’influenza H1N1 viene distrutto prima di tutto dal calore (75 – 100°C). A nche molti germicidi chimici, come la perclorina, il perossido di idrogeno, i detergenti tensioattivi, gli antisettici a base di iodio, e l’alcool, usati in concentrazioni appropriate e per periodi di tempo sufficientemente prolungati, sono efficaci contro il virus H1N1. per esempio i gel a base alcolica usati per pulire le mani devono essere strofinati sino a quando non si asciugano completamente. Se né l’acqua ed il sapone, né nessuno di questi detergenti è disponibile, possono essere usati anche detergenti che non abbiano una base alcolica. I germi possono diffondersi quando una persona tocca qualsiasi oggetto contaminato, e poi si tocca occhi, naso, o bocca. Le goccioline diffuse nell’ambiente con la tosse o gli starnuti da una persona infetta si muovono nell’aria : e contaminano tutte le superfici su cui si depositano.

(Da Center for Disease Control and Prevention )

Gli arabi reclamano i bimillenari rotoli ebraici de l Mar Morto

La Giordania ha chiesto al Canada di sequestrare e non restituire a Israele una selezione dei Manoscritti del Mar Morto in mostra da sei mesi a Toronto, sostenendo che, in base al diritto internazionale, sarebbero di sua proprietà e che Israele se ne sarebbe illegalmente impadronito nel 1967 quando il Rockefeller Museum, che si trova a Gerusalemme est, cadde sotto controllo israeliano. Finora il Canada ha risposto che non intende essere coinvolto in una disputa che deve essere risolta dalle parti. Lunedì scorso la Giordania ha anche inoltrato una denuncia all’Unesco, ribadendo che i Manoscritti le appartengono. Yigal Palmor, portavoce del ministero degli esteri israeliano, ha definito “ridicola” la pretesa della Giordania. “I Manoscritti del Mar Morto – ha spiegato Palmor – sono parte intrinseca del patrimonio culturale e religioso ebraico e non hanno nessuna attinenza con la Giordania o col popolo giordano.

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A cura di Ros a Maria Pastore

Il TEATRO MUNICIPALE "GIUSEPPE VERDI"

Il teatro, dove, il 31 dicembre 2009, si è conclusa la splendida stagione lirica e concertistica, con la direzione del maestro Daniel Oren, fu progettato nel 1863 per volontà del sindaco Matteo Luciani. Il Verdi è un teatro a struttura lignea, con quattro ordini di palchi ed un loggione e fu inaugurato nel 1872, con la messa in scena del Rigoletto. Internamente, è decorato con delicati affreschi floreali, mentre il dipinto del soffitto, realizzato nel 1800, raffigura il musicista Gioacchino Rossini nell’atto di dirigere, circondato dalle nove muse ispiratrici. Pregevole anche il sipario, che all’epoca fu definito il più bello d’Italia; esso raffigura la cacciata dei Saraceni da Salerno (1871). Al centro del peristilio, come a voler introdurre lo spettatore in platea, c’è la statua in bronzo raffigurante “Pergolesi morente”, opera dello scultore Giovanni Battista Amendola. Il terremoto del 1980 rese il Teatro inagibile e l’attività di restauro è durata 14 anni: fu reinaugurato nel 1994, in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario di Sale rno Capitale. Nel 1997, si ebbe la Prima Stagione Lirica dopo il restauro, in quella occasione fu messa in scena il Falstaff di Verdi e fece il suo debutto in palcoscenico il Coro dell’Opera, diretto oggi dal Maestro Petrozziello. Recentemente, il Teatro Verdi si è arricchito anche di un Coro di Voci Bianche, diretto da Silvana Noschese.

INCREDIBILE MA VERO __________

Roma, 5 gennaio 2010 - Nel desolante panorama di case non immesse nel mercato degli affitti (sono, infatti, oltre 200 mila gli appartamenti rimasti abbandonati e senza manutenzione che potrebbero ospitare molti senza tetto) figura, in particolare, un intero edificio di otto piani situato in piazzale Maresciallo Diaz 13, zona Ponte Milvio. A farlo notare è l’associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori”, che lo scorso mese ha portato l’emblematica situazione davanti l’assessore al Patrimonio e alla Casa del Comune di Roma, Alfredo Antoniozzi, per sollecitare un intervento immediato. Sul citofono figurano ancora, visibili, le impronte della vecchia proprietà, il CONI, che ha lasciato l’edificio, ormai vuoto e in completo stato di abbandono, da diversi anni. Si tratta di una struttura pubblica che ha bisogno urgentemente di manutenzione per poter dare l’opportunità a doz-zine di famiglie di prenderne alloggio.

(L’Ufficio Stampa 06 338 91 20 – [email protected])

EDITRICE

ANTITESI Roma

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C i r c o l o C u l t u r a l e

Mario Luzi Boccheggiano(Gr)

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IMPULSEART [email protected]

Salerno,

“La perla del Tirreno”

Salerno - Teatro Verdi [email protected]

BROADCAST

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I FUOCHI CLANDESTINI

O t empora , o more s !O t empora , o more s !O t empora , o more s !O t empora , o more s ! ( Cicerone – Catilinaria,1)

I fuochisti clandestini hanno rimaneggiato la vecchia mistura della polvere pirica, costituita da sal-nitro di potassio (o nitrato di potassio o sale bianco), zolfo e carbone. Oggi, si aggiunge, il perclorato, che ridurrebbe i rischi non solo nella lavorazione ma anche nell’uso ludico, se non vi si aggiungesse la nitro-glicerina con la nitro-cellulosa che ne caratterizzano l’effetto micidiale. Le conseguenze delle esplosioni sull’uomo sono quanto di più eterogeneo possa avvenire e dipendono, come è intuibile, dalla distribuzione dell’ordigno dal soggetto e dalla sua posizione (parallela o perpendi-colare) nonché dagli oggetti posti nelle vicinanze che si trasformano, a loro volta in corpi contundenti ed in ultimo, dal luogo in cui è avvenuta l’esplosione (ambiente chiuso o aperto). Ciò che più si verifica, per le aumentate capacità dei composti esplosivi, sono i traumi da onda d’urto chiamate dagli anglosassoni "blast injury". Questi derivano all’insieme degli effetti dell’onda di pressione che si sviluppa in seguito ad esplosioni. In rapporto al mezzo nel quale avviene l’esplosione, si distinguono un "blast" solido, liquido ed aereo. Diversi meccanismi patogenetici, a volte "embricati" fra loro, spiegano l’origine delle lesioni a carico di vari tessuti: • Meccanismi di strappo a carico dei peduncoli vascolari; • Meccanismi di nebulizzazione,in particolare a livello delle interfacce fra fase liquida e fase gassosa; • Meccanismi di esplosione, a carico di organi cavi e di tutti i tessuti contenenti gas; • Trasmissione meccanica dell’onda d’urto attraverso le pareti (del torace, dell’addome o del cranio). I quattro meccanismi sopra descritti sono responsabili della globalità delle lesioni che le vittime presentano: • Lesioni toraciche e polmonari con emorragia intraparenchimale, contusioni miocardiche e lesioni della parete alveolare in grado di generare embolie gassose coronariche o cerebrali; • Lesioni addominali con lacerazioni del mesentere ed emorragie, contusioni o rotture di organi

parenchimatosi o cavi; • Lesioni craniche con emorragie meningee, ematomi extra o sotto-durali; • Lesioni uditive ed oculari. Le forme cliniche sono quindi differenti, a seconda del momento in cui si esamina il ferito, relativamente al trauma iniziale. A) "BLAST" GRAVE: • segni neurologici: obnubilazione, agitazione, fasi di euforia fino al coma profondo, senza segni di

lato; • Ventilatori: insufficienza respiratoria importante con tachipnea, tirage, tosse secca con espettorato

vi-schioso, siero-ematico, rumori crepitanti all’ascoltazione; • Emodinamici: emorragia interna; • Toracici (emotorace), o addominale (difesa della parte addominale, ematuria, rettorragia, ecc.) B) "BLAST" APPARENTEMENTE BENIGNO: • Lesioni uditive con ipoacusia, otalgia, otorragia che confermano la rottura del timpano; C) "BLAST" CON LESIONI ASSOCIATE: Il quadro clinico è dominato dall’associazione con altre lesioni traumatiche e termiche che identificano una categoria particolare di multiaggressione: ferito - ustionato - con lesioni da scoppio (B.B.B., in francese: blerrè - brulè - blartè). Ma a questi eventi così diretti si aggiungono i casi clinici che alla fine della notte di S. Silvestro non vengono calcolati. A farne le spese in quest’ultimo caso sono molto spesso gli ammalati cardio-respiratori che inalano "passivamente" le esalazioni di zolfo. Altro dato allarmante da segnalare è quello relativo ai bambini ed ai ragazzi, spesso vittime della idiozia degli adulti. Infatti, fra i 120 feriti gravi del 1995, ben 102 erano di età inferiore ai 13 anni. Dati simili si sono verificati anche lo scorso anno. Da qui l'iniziativa già partita nel 1995 dal I Servizio di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Cardarelli di Napoli. Volutamente cruento per presentare la realtà dei fatti, anche il manifesto di quest’anno era finalizzato a dissuadere dall’acquisto di "botti" per festeggiare. Quando lo Stato interverrà, con leggi seve rissime, per impedire il barbaro uso delle “bombe di Natale”, e tutelare così la salute della maggior parte dei cittadini, sarà sempre troppo tardi.

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PIATTI TIPICI NELLA TERRA DEGLI AUSONI a cura di Rosa Maria Pastore

La Campania - Terra degli Ausoni (Aurunci ) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci,

che fondarono la città di Cuma e Partenope (rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l' inizio del V secolo

a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega

di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conqui-

starono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventan--

do così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania,

Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu

l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di

Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di

romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima

regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i

Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente

Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a

divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei

sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al

1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi

di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia

sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta ed ortaggi delle pianure.

PRANZIAMO A…

Un Primo piatto : SPAGHETTI BACCALA’ E NOCI

Ingredienti e preparazione : (per 6)

In una pentola far soffriggere in olio extravergine d’oliva 300 g di baccalà fatto a listarelle sottili, i gherigli di 6 noci di Sorrento tritati grossolanamente e l'aglio con un po' di peperoncino. Nel frattempo far cuocere ½ Kg di spaghetti in abbondante acqua salata, scolarli e farli mantecare sul fuoco con il baccalà, aggiungendo un poco di prezzemolo fresco.

Un secondo piatto : POLIPI AFFOGATI

Ingredienti e preparazione :

Pulire 8 polipett veraci (due file di ventose per tentacolo) di gr. 100 ognuno, asciugarli, metteteli in un tegame di terracotta con gr. 300 di pomodori pelati sgocciolati e spezzettati, 5/6 cucchiai di olio extravergine d'oliva, sale e pepe. Far Cuocere a fuoco basso, senza mai scoprire, per circa mezz'ora, di tanto in tanto scuotere il tegame. Aggiungere abbondante prezzemolo tritato, uno spicchio d’ aglio e lasciar cuocere ancora un quarto d'ora. Servite nel recipiente di cottura.

Scafati , toponimo, deriva dal termine scafa, ossia "battello fluviale", che a sua volta deriva dal latino scapha. Tali mezzi, chiamati poi lontri, simili alle gondole, ma con fondo piatto, erano fondamentali mezzi per la navigazione del fiume Sarno. Ed è proprio per questa ragione, ma anche per il fatto che i palazzi del centro si affacciano pittorescamente sul fiume, la città di Scafati era un tempo indicata con il nome di Piccola Venezia.

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Un dolce : TORTA AL LIMONE Ingredienti e preparazione

Sbattere 4 uova con 250 g di zucchero , aggiungere1 cucchiaio di strutto, 4 cucchiai di olio extravergine di . Unire amalgamando ½ Kg di farina, 1 bicchiere di latte e una bustina di lievito istantaneo. Versare il composto in una teglia imburrata e infornare a 180°per circa 45° Vino :

GRECO DI TUFO DOC

Zona di produzione del Greco di Tufo: intero territorio dei comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni, in provincia di Avellino. Ha colore giallo paglierino più o meno intenso e un odore gradevole. Il sapore è fresco, secco, armonico. La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L’antica cucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette…/M. F. Noce, Editore Galzerano . Dal ristorante "Osteria Biasella"

Pasquale Iorio, l’autore di «Una Scelta di Vita»,

diventa Scrittore dell’Anno Tanti i premi ed i consensi a Pasquale Iorio: dal titolo di Scrittore dell’Anno conferitogli a Casalnuovo, alla Penna d’Oro del Premio Pulcinella di Acerra, passando per il premio Ernest Hemingway Costa d’Amalfi, il premio nazionale GiovaneLettura (nel 2005 vinto da Federico Moccia) e sino all’encomio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non c’è che dire, al giornalista e scrittore Pasquale Iorio va innanzitutto “un bravo” per la sua brillante carriera giornalistica, iniziata a ventuno anni con il quotidiano nazionale «Il Mattino» ed “ un plauso” per il suo primo libro dal titolo «Una scelta di vita: un viaggio per crescere, aiutando altri a crescere». Un romanzo travolgente, che racconta l’esperienza di volontariato civile vissuta da un sedicenne, non ancora «iniziato» alla vita e, quindi, alle prese con mille problemi esistenziali, naturali per la sua giovane età. L’adolescente, rivolgendosi al proprio diario, confida le vicissitudini di un anno intero: un amore genuino, fortemente sentito ma non ripagato, un’amicizia fraterna frastornata da un continuo altalenarsi di dubbi ed incomprensioni, il rispetto assillante per gli altri, un dovere ed un senso civico molto marcati, nel rispetto della più pura legalità, un immenso senso di colpa nel sentirsi causa in gioco di un accadimento forse inevitabile. Il giovane protagonista avverte in sé il bisogno di «affacciarsi», finalmente, al mondo e di iniziare il suo «viaggio per crescere»; nel contempo, si rende conto che la vita, quella vera, quotidiana, colorata da mille sfumature, è lontana dal suo mondo, fatto ancora di attenzioni protettive dei genitori e trattiene dentro di sé la voglia di “acchiappare” emozioni: « Esploderei come una stella e finirei per trovarmi in uno spazio senza tempo, senza limiti». E così nell’arco di un anno egli vive mille avventure, ricche di esperienze positive, in favore degli altri, di quella gente «…diversa e interessante che ha contribuito ad allargare il mio modo di pensare e ad accettare situazioni che prima non avrei capito; mi sono sentito utile e importante portando qualcosa di me in un ambiente nuovo; ho scoperto come può essere stimolante la vita in un’associazione che offre numerose possibilità di crescita». E finalmente alla fine di quell’anno meraviglioso, soddisfatto del suo operato, di quel volontariato che «è un viaggio per crescere, aiutando altri a crescere», il giovane protagonista esclama: «L’amore sbocciato con Valentina mi ha poi insegnato a credere nei sogni: prima o poi si avverano, bisogna solo saper attendere». E noi pensiamo che se anche Pasquale Iorio, come il suo protagonista, crede nei sogni, almeno uno per lui già si è avverato: la nascita di questo primo «piccolo» capolavoro che «va letto tutto d’un fiato, fino alla fine» a cui, siamo sicuri, ne seguiranno altri. Il libro si apre con la prefazione di Guido Bertolaso, capo dipartimento della protezione civile, il quale, nel tessere le lodi di Pasquale Iorio, dichiara senza mezzi termini che quello raggiunto con questo libro è «un risultato eccellente per un giovane scrittore». Ad majora!

Felice Marciano

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LA PAGINA MEDICA

Disturbi d'ansia e attacchi di panico --------------

Sempre più persone in Italia oggi soffrono di attacchi di panico. Più di 600.000 persone quando devono affrontare situazioni particolari, come l'auto, l'aereo, luoghi affollati (es. il supermercato), luoghi isolati (es. l'ascensore). vanno letteralmente in tilt, scoprendosi spaventati, senza un motivo oggettivo, se non la paura della crisi. I sintomi che possono comparire sono sia fisici che psicologici: difficoltà di respirare; palpitazioni; dolori al torace o senso di malessere; sensazioni di soffocamento; vertigini; sudorazione; vampe di calore; tremore; paure legate a certe situazioni; ansia incontrollabile; sensazione di irrealtà; intorpidimento; In altri termini, le persone hanno paura di impazzire, o di avere un attacco cardiaco, o che qualcuno le scopra malate. E' un sentimento molto angosciante e fonte di grande tormento, per chi ne soffre. Il rischio in questi casi è di vivere confinati in casa, sempre più limitati nella propria attività, ma anche in balia di una pastiglia, tenuta vicino e assunta ripetutamente in caso di bisogno. Ma la paura di essere scoperti resta immutata, non basta sapere di avere questo problema per risolverlo o tenerlo sotto controllo. In questi casi gli esami medici sono sempre regolari, non giustificano la paura ad esempio di non poter più respirare, o di aver un infarto, o comunque di morire. Solitamente è molto lungo il percorso che porta a comprendere la natura emotiva di questo problema. Il ricorso esclusivo ai medici, alle pastiglie, alle gocce, è sicuramente più semplice nonché indispensabile nelle urgenze o in situazioni particolari, ma non serve ad eliminare i motivi più profondi che si nascondono dietro a questi sintomi. Certo non è facile accettare di avere un problema di natura psicologica, perché spesso problema psicologico suona come "pazzo", pur essendo qualcosa di diverso. A tutti può capitare di essere in difficoltà nel risolvere un conflitto, o nel prendere certe decisioni, o nel portare avanti determinate scelte. Ci sono momenti in cui si è in crisi e non sempre si riesce a risolvere la crisi da soli, in tempi ragionevoli. Per fare alcuni esempi, è noto che situazioni di grande tristezza fanno sentire il nodo alla gola, o che le situazioni d'esame possono suscitare le palpitazioni. In questi casi conosciamo la causa del problema, e sappiamo che passerà presto. E' importante quindi sapere che anche gli attacchi d'ansia, o di panico, sono guaribili. Solitamente, come negli esempi citati, i disturbi d'ansia nascondono altri problemi, o difficoltà. Emblematico in particolare è notare che queste persone, a fianco di pensieri rimuginati presentano emozioni esplosive/ipnotizzate. Ne derivano pensieri che non si possono sentire ed emozioni che non possono essere comprese e significate. Con la nascita del sintomo, inizia la ricerca di un'autoterapia, ad esempio leggendo serie infinite di libri o pazientando di giorno in giorno. Questa ricerca affannosa sembra non avere mai fine, fino alla rottura del sentimento di autonomia, con l'irruzione di vincoli di dipendenza, all'interno di relazioni intense e faticose da reggere. Talvolta l'esordio è successivo a eventi realmente pericolosi, sentiti come mortiferi, ma la sensazione poi dilaga in modo imprevedibile. In questi casi è opportuno seguire una psicoterapia, che può aiutare la persona a capire e a risolvere l'origine particolare del suo sintomo. E prima s’interviene, prima è possibile trovare una soluzione. I risultati dimostrano che in disturbi come questo la collaborazione medico - psicologo è fondamentale per guarire. In fondo è un disturbo di questo tempo, di questa età moderna, così complessa, così frenetica, così amante delle magiche soluzioni, a volte così difficile da vivere.

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Presentato il libro “Il cecchino e la bambina” di F ranco Di Mare alla “Dimora dei 5 sensi”a Pontecagnano Faiano .

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“ Un libro che racconta di un bambino di cinque anni che si alza alle sei del mattino facendo un’ora di cammino per andare a lavorare e filare i tappeti da un negriero che gli farà guadagnare il pane da portare a casa. Racconta di una donna che ha perso un piede e di due soldati italiani coraggiosi che attraversano un campo minato per portarla in salvo. Un volume, questo di Di Mare che a distanza di un anno dalla sua pubblicazione continua ad essere seguito dalla casa editrice e che ha suscitato interesse anche dal punto di vista scolastico”.

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Gennaro Rainone il poeta di Carbonara di Nola

di Felice Marciano

Nell’ambito delle celebrazioni del Bicentenario della costituzione del Comune di Carbonara di Nola (1809-2009), presso la Sala consiliare, è stato presentato il bel volume di Pietro Damiano dedicato alla felice memoria di Gennaro Rainone, poeta di larga vena, morto prematuramente all’età di 37 anni. Egli era nato il 2 dicembre 1875 alla via Giardinetti da Fortunato Alfonso e Mariantonia del Genio. Angelo Rainone, fanciullo, viene inviato a Mugnano del Cardinale per frequentare gli studi ginnasiali presso il Collegio pareggiato “Manzoni” e quindi a Caserta per quelli liceali. Iscrittosi alla Regia Università degli Studi di Napoli, consegue la laurea in Lettere, intraprendendo poi l’attività d’insegnante elementare. La vena artistica innata e una passione travolgente lo portano ben presto a comporre versi struggenti che, musicati dai più valenti musicisti dell’epoca (E. Tagliaferri – G. Capolongo – G. Lama – G. F. Buongiovanni – G. Ingenito – L. de Luca – R. Falvo – A. Magliani – V. Medina) diventano celebri canzoni molto in voga soprattutto agli inizi del Novecento. Non ancora ventenne una sua composizione poetica dal titolo “Nannina”, musicata dal suo amico maestro Giovanni Ingenito (Palma Campania, 29 luglio 1876 – New York, 18 febbraio 1933) partecipa con successo alla Piedigrotta del 1894. Il 2 settembre 1908 in Napoli si unisce in matrimonio con Annunziata De feo, dalla quale, negli anni 1899-1904-1907, ha due maschi (Renato e Vittorio Ugo) e una femmina (Annita). Nel 1907 il poeta Francesco Feola ed il maestro Giuseppe Capolon-go gli affidano la direzione della rivista artistico-letteraria-musicale “LA CANZONETTA”, fondata dai medesimi nel 1905. Il Rainone terrà tale direzione fino ai primi mesi del 1912, anno in cui, gravemente ammalato, è costretto a ritirarsi nella sua casa avita di via Giardinetti n. 8 in Carbonara di Nola, ove si spegnerà nella mattinata del 5 agosto di quell’anno, venendo il suo corpo “sepolto nel cimitero di questo paese”. Il poeta Adolfo Genise (Sarno, 13 luglio 1861 – Napoli, 12 dicembre 1934), autore di diversi canzoni di successo (Come le rose, Campagnò, Suonno ‘e fantasia) nel ricordare il carissimo amico scomparso, gli dedica una profonda poesia sotto la forma del distico carducciano “che meglio può rappresentare la profondità delle idee che hanno la loro radice nel cuore”. Il Comune di Carbonara di Nola nella seduta di Giunta Comunale del 27 aprile 1999 intitola la locale Scuola Elementare al nome del “famoso poeta dialettale prof. Gennaro Rainone”. Al grande Poeta già nel secondo dopoguerra era stata intitolata nel suo paese natìo la strada che da Piazza Municipio conduce alla Piazzetta del Santuario dei SS. Cosma e Damiano. Il libro, che si avvale della pregevole prefazione del prof. Gerardo Pasquale Santella (uno dei promotori delle celebrazioni del Bicentenario) e di un’arguta postfazione del giornalista palmese dott. Pasquale Iorio, è edito dal Comune di Carbonara di Nola ed è accompagnato da un CD musicale contenente dieci canzoni del Poeta, magistralmente interpretate da un altro Carbonarese doc: Pietro Rainone, valente musicista che si avvale della collaborazione di Angelo Lauro (violino e mandolino), Lello Cannavale (pianoforte), Gianni Tarricone (voce), Lello Federico (registrazione e missaggio). Il CD è stato registrato presso lo Studio & Studio Recording di Trecase. _____________ Pietro Damiano - Gennaro Rainone, Parole d’amore - Edizione Comune di Carbonara di Nola -ill. B/N, pp. 240, Domicella, 2009.

TUTTOTUTTOTUTTOTUTTOVENETOVENETOVENETOVENETO Per promuovere

L’Arte http://www.tuttoveneto.it

http://video.google.it/videosearch?q=Andropos&hl=it&emb=0&aq=-1&oq=#q=Andropos&hl=it&emb=0&aq=-1&oq=&start=70

Il museo virtuale

del disco http://www.ildiscobolo.net

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LETTERE AL DIRETTORE

Salve a tutti. Sono un ragazzo che da poco ha compiuto 16 anni e che si ritrova con molti problemi a relazionarsi con le ragazze. Fino ad ora non ho avuto molte esperienze con le ragazze, anzi pochissime e senza rapporti sessuali veri e propri. Premetto di non essere brutto, ma nemmeno bellissimo, nella media, anzi qualche volta sono stato definito carino. Comunque, ho una grave mancanza di fiducia. Fino ad ora ho ricevuto molti rifiuti, altre volte ero vicino all’obiettivo ma ho fallito all’ultimo. Non so come fare: vedo i miei amici con vite sentimentali felici ed io che non riesco a trovarmi una ragazza. C’è da dire che però ho avuto per 4 anni un’acne mostruosa, di quelle davvero pesanti e solo ora non ho più brufoli, ho solo delle macchie in fronte che il dermatologo sta togliendo con delle cure apposite e penso che l’acne mi abbia svalutato tantissimo agli occhi di varie ed eventuali ragazze… Infine, ho un alito della madonna, che sembra un’arma batteriologica. Chiedo a voi consiglio perché vorrei uscire da questa situazione. So di non essere un caso disperato, anche perché ho visto ragazzi cento volte più sfortunati di me e molto brutti ritrovarsi dopo anni di vita forzata da single fidanzati con belle ragazze, ma vorrei consigli e magari una piccola dose di fiducia in più.

Innanzitutto, la prima cosa da fare è eliminare l’alitosi, se è come hai detto, potresti essere condannato per omicidio. Poi, devi predisporti positivamente e guardare alla vita con più fiducia. Non devi sentirti “il brutto anatroccolo”, anzi devi proporti con simpatia e spontaneità; è questo che, in fondo, chiedono le ragazze. Esimio direttore, mi chiamo Daniel e le invio una pagina che ho scritto qualche tempo fa, mi faccia sapere cosa ne pensa. « Il mare portò una bottiglia sulla spiaggia umida, l'afferrai e la stappai: si mate-rializzò un essere che copiò le mie fattezze ed assunse il colore dal mare. - Posso esaudire cinque desideri: donne, denari, successo, immortalità...- mi chiese con voce profonda. gli risposi che nulla di tutto ciò mi solleticava, il mio unico desiderio era di correre. L'essere si stupì per una scelta così magra, tra tante cose belle che mi offriva; e la mia risultò come una sorta di offesa perché richiedeva il minimo del suo potere, poi mi chiese il motivo della mia scelta. - La felicità è un fugace intervallo fra sacrifici, delusioni e sofferenze, quindi , con l’immortalità la felicità sarebbe soffocata dal cumulo enorme di sofferenze, percui è giusto che la vita finisca. Le donne danno piacere nel piacere ma non hanno nulla a che vedere con l’amore, come quello materno ed alla fine l’uomo rimane comunque solo. I denari li lasciamo ai vivi quando noi diventiamo polvere e, tra l’altro, sono solo un mezzo per esaudire desideri, ma nulla di più. Il successo è relativo, poiché, in fondo, questa vita non è qualcosa di definito, ma siamo noi a darle un significato e poi l'uomo per natura non sa ciò che vuole. Io voglio correre! Sono stanco di pensare, di avvertire il peso delle problematiche, voglio sentirmi forte, voglio solo correre! -. L'essere, colpito dalle mie argomentazioni mi disse: - Ti dono un corpo vigoroso ed atletico, per correre sano e forte e la tranquillità d'animo per correre spensierato -. Sentii nel mio corpo scorrere qualcosa, come quando il vento d'estate ci accarezza il corpo umido dopo un bagno al tramonto, i miei muscoli li avvertii più corposi, come quando si ritira una spugna da una massa liquida. Gli arti li sentii leggeri e articolati, come se una forza mi aiutasse a muoverli. L'entità avrebbe voluto dirmi che avevo altri quattro desideri, ma capì che oramai avevo tutto, così mi disse addio smaterializzandosi lentamente, come se il vento ne stesse sfumando i cortorni per poi cancellarli. Guardai amorevol-mente il modo in cui l'entità misteriosa si stava dileguando, poi iniziai a correre. Da principio, pensai a dove andare e perchè, poi, mi lasciai penetrare dal vento e mi concentrai sul canto del mare. I piedi accarezzavano la terra umida ed il sole mi irradiava. Il silenzio era dentro di me, l'animale curioso non si sentiva più. Ora mi chiedo: che senso ha tutto ciò e perchè sto scrivendo questa storia? »

Penso che lei abbia molta creatività e tanto bisogno di concretezza. Cio che ha scritto ha un valore fortemente introspettivo, che riflette un suo reale stato di ansia, o comunque un grande bisogno di liberarsi da situazioni di stress. Cio non sminuisce il valore di ciò che ha scritto, né la delicatezza di un sentire ad un livello superiore di percezione, dove l’amore assume l’alto valore della più completa dedizione.

A.L.I.A.S.

* ACCADEMIA LETTERARIA

ITALO-AUSTRALIANA SCRITTORI

* MELBOURNE AUSTRALIA

* http://www.alias.org.au/

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Il processo

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Un artistico fumetto di

Paolo Liguori Ediz. “andropos in the world”

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40 PAGINE

DI STORIA.

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di Franco Pastore

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L’ANGOLO DEL RICORDO: A cura di Andropos

OdoardOdoardOdoardOdoardoooo Spadaro Spadaro Spadaro Spadaro

Considerato l'unico chansonnier italiano ed il precursore dei cantautori, scrisse e portò al successo numerose canzoni impregnate di esprit parigino e di arguzia fiorentina, di bona- ria ironia e di onesto sentimentalismo: Un bacione a Firenze, Sulla carrozzella, Il valzer della povera gente. Odoardo nacque alle 14,30 nel popolare quartiere fiorentino di S. Fre- diano dal tenente Gustavo Spadaro di Michele e dalla signora Mary Marchesini di Odoar- do. La scelta del nome fu operata in ricordo del nonno materno e oltre a Odoardo, come risulta dai registri battesimali, il 6 marzo 1893 gli furono imposti anche i nomi di Eugenio e Giano. Odoardo sposò Clementina Lavisola nella parrocchia fiorentina di S. Jacopino il 15 luglio 1924. Tentò anche il cinema, all' epoca dei telefoni bianchi, con commediole di scarso rilievo, e successivamente in film più impegnativi. Fu con Anna Magnani in La carrozza d'oro di Jean Renoir, e con Marcello Mastroianni in Divorzio all'italiana di Germi. Negli ultimi anni della sua vita si affacciò alla televisione, interpretando la parte del signor Venanzio nella serie Il giornalino di Gian Burrasca a fianco di Rita Pavone. Morì a Careggi, il 26 giugno 1965

LA PORTI UN BACIONE A FIRENZE

VI DEO

http://www.youtube.com/watch?v=a75AqxXBIQs&NR=1

Partivo una mattina co'i' vapore e una bella bambina gli arrivò. Vedendomi la fa: Scusi signore! Perdoni, l'è di' ffiore, sì lo so. Lei torna a casa lieto, ben lo vedo ed un favore piccolo qui chiedo. La porti un bacione a Firenze, che l'è la mia città che in cuore ho sempre qui. La porti un bacione a Firenze, lavoro sol per rivederla un dì. Son figlia d'emigrante, per questo son distante, lavoro perchè un giorno a casa tornerò. La porti un bacione a Firenze: se la rivedo e' glielo renderò. Bella bambina! Le ho risposto allora. Il tuo bacione a'ccasa porterò. E per tranquillità sin da quest'ora, in viaggio chiuso a chiave lo terrò. Ma appena giunto a'ccasa te lo mgiuro, il bacio verso i'ccielo andrà sicuro. Io porto il tuo bacio a Firenze che l'è la tua città ed anche l'è di me.

Io porto il tuo bacio a Firenze nè mai, giammai potrò scordarmi te. Sei figlia d'emigrante, per questo sei distante, ma stà sicura un giorno a'ccasa tornerai. Io porto il tuo bacio a Firenze e da Firenze tanti baci avrai. L'è vera questa storia e se la un fosse la può passar per vera sol perchè, so bene e'lucciconi e quanta tosse gli ha chi distante dalla Patria gli è. Così ogni fiorentino ch'è lontano, vedendoti partir ti dirà piano: La porti un bacione a Firenze; gli è tanto che un ci vò; ci crede? Più un ci stò! La porti un bacione a Firenze; un vedo l'ora quando tornerò. La nostra cittadina graziosa e sì carina, la ci ha tant'anni eppure la un n'invecchia mai. Io porto i bacioni a Firenze e da Firenze tanti baci avrai. (Carlo Buti)

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LA MUSICA TRA LETTERATURA E STORIA

LA MUSICA NELLA CIVILTA’ ROMANA a cura di William Borrelli

La diffusione della civiltà greca segnò lo sviluppo culturale del Mediterraneo ed in particolare di Roma. La musica greca, sintesi delle influenze di varie etnie del mondo antico, fu assi- milata dai Romani assieme a quella di altre popolazioni italiche. Particolarmente significativa fu l'impronta etrusca, come testimoniano af-freschi, monumenti funerari, statuette ed oggetti di uso comune. Gli stru-menti di produzione di suoni erano: cordofoni, come la lira; idiofoni, come crotali e castagnette; ma soprattutto aerofoni, tra i quali ricordiamo la tibia, il flauto traverso,simile all' aulòs greco, la buccina, tromba di metallo incur-vato, la tuba, tromba militare cilindrica, il cornu, corno metallico a forma di cono, che veniva appoggiato alla spalla. La potenza acquisita nei secoli fece di Roma un centro culturale, oltre che politico, in cui confluirono le tradizioni musicali e teatrali dei popoli assoggettati. Da Atella, centro situato tra Napoli e Capua, i romani trassero la fabula atellana, di carattere buffo e licenzioso, e dai Falisci, stanziati nel nord del Lazio, le feste campestri note come le fescenninae (dalla città di Fescennum). Il termine ambubaiae, dal siriaco abub (flauto), indicava le suonatrici di flauto, ma anche di arpa o tamburello, e, per estensione di significato, an-che donne di dubbia moralità, mentre le danzatrici provenienti dalla Spagna erano chiamate gaditanae (da Gades, nome latino della città di Cadice). La musica era presente in molte manifestazioni pubbliche, come testimo-niano le fonti letterarie che parlano di laudationes funebres e neniae, ovvero lodi e cantilene funebri, di carmina convivalia e carmina triumphalia, canti intonati durante i banchetti, i primi, improvvisati per celebrare le gesta di un condottiero, i secondi. I ludi, feste che offrivano spettacoli teatrali ed eque-stri, combattimenti di gladiatori e lotte di animali, erano ornati da musi-che, così come alcune cerimonie religiose come gli ambarvalia, riti di puri-ficazione dei campi. Le manifestazioni teatrali, ed in particolare la comme-dia sia nella veste palliata, di argomento greco, che in quella togata, di ambiente romano erano accompagnate da esecuzioni musicali. Il calenda-rio dei Romani, così come quello dei Greci, era scandito da feste di origine antichissima, le più importanti delle quali erano le agonalia, istituite da Numa Pompilio, le bacchanalia, dedicate a Bacco e probabilmente origi-narie della Magna Grecia, le lupercalia, celebrate dalla confraternita sacer-dotale dei Luperci, le saturnalia in onore del dio Saturno. La civiltà romana si riconobbe nella cultura greca e grazie alla propria potenza in campo politico ed economico riusci a diffondere in tutto il Mediterraneo le proprie tradizioni. La musica, come abbiamo visto, era parte essenziale delle ceri-monie pubbliche, dei riti, delle feste e delle rappresentazioni teatrali, oltre che dell'educazione dei giovani e della vita privata in generale, ma di ciò non abbiamo testimonianze dirette; fortunatamente le fonti iconografiche e letterarie rappresentano una ricca fonte d’informazioni riguardo questo aspetto della cultura romana. La musica, tuttavia, nonostate avesse attra-versato tutte le fasi della storia di Roma, non venne mai considerata una guida etica od una forma di catarsi, come presso i Greci. Bisognerà aspet-tare il Medioevo Cristiano perché la musica acquisisca di nuovo un ruolo centrale nella spiritualità comune, questa volta sotto il segno della Croce. ______________ William Borrelli è nato a Salerno, dove vive alla via Sichelmann. Di formazione scientifica, si interessa a discipline matematiche presso l’Ateneo “Federico II” di Napoli. Con discreta esperienza giorna-listica, da anni, e un appassionato di musica classica, che coltiva con l’ascolto e la personale esecuzione, essendo, tra l’altro, bravo musicista.

LILIANA LUCKI

* ARTISTA

ARGENTINA

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Franco Pastore

LE TUE LABBRA ( Liriche )

--------- Edizioni

Andropos in the world Salerno 2009

SITO DEGLI AUTORI

EMERGENTI Prof. B.Bruno

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RIFLESSIONI SOCIO-ANTROPOLOGICHE

I GIOVANI ED IL LAVORO, OGGI

di Gargano Sofia

Oggi più di ieri, trovare un lavoro è un’ impresa ardua e mentre fino ad un decennio fa bastava avere un qualsiasi diploma per trovare un lavoro, oggi, oltre la laurea, il master, lo stage e la raccomandazione (beato chi ce l’ha!), occorre l’intercessione di tutti i Santi del Paradiso, massimamente qui nel Sud. Eh sì: dopo il lungo e tortuoso percorso universitario e post universitario, durante il quale capita anche di avere a che fare con docenti e assistenti di scarsa preparazione, eccoci pronti a sopportare lunghe attese, per consegnare i nostri timidi curriculum a persone che, con l’aria annoiata, nemmeno ti degnano di uno sguardo. Non parliamo poi delle giovani donne cariche di aspettative, che tentano di accedere al tanto agognato posto di lavoro! La situazione diviene addirittura paradossale : Si presenta un curriculum con una mise succinta! Non ti guardano neanche in faccia, perché attratti da ciò che appare. Ma insomma! Dov’è la professionalità? Probabilmente è andata a farsi “benedire” insieme alla serietà dei rapporti interpersonali. I più fortunati riescono ad inserirsi nell’azienda di famiglia, altri dovranno accontentarsi di lavori di ripiego, altri ancora di impegni stagionali in qualche fabbrica, pronti ad essere licenziati appena quest’ultima è in difficoltà finanziaria ed andando ad ingrossare, così, la lunga fila di disoccupati, quella che nel secolo scorso veniva definita “ esercito di riserva”. Si è costretti allora a restare in famiglia fino ai trent’anni ed oltre, esposti alla bassa ironia di coloro che definiscono i giovani in tale situazione dei bamboccioni, un garbato eufemismo che sta per fannulloni , o addirittura per parassiti. Sofia Gargano, giovane giornalista salernitana, formatasi nell’Ateneo della città. Ha al suo attivo una buona esperienza, maturata nella redazione di “Cronache del Mezzogiorno” e di altri giornali. Attenta alla dinamica sociale, è mossa da un grande amore per il giornalismo e dall’idea che la stampa sia strumento di formazione e di evidenziazione delle problematiche socio-ambientali. Il suo spirito critico la veicola verso una concretezza espressiva gradevole ed accattivante.

XIV CONCORSO NAZIONALE “BRONTOLO” DI SATIRA ___________

Il Mensile satirico – umoristico BRONTOLO bandisce il XIV Concorso omonimo, distinto in sette sezioni: a) disegni umoristici, caricature e foto-arti; b) racconti satirici o umoristici, o sillogi di barzellette o romanzi umoristici; c) poesia sat. o umoristica in lingua; d) poesia sat.o umoristica in vernacolo; e) teatro umoristico; f) liriche in lingua; g) liriche in vernacolo. Inviare le opere in plico raccomandato, con foto e curricolo, entro il 30 giugno 2010, alla Redezione di via Margotta, 18 – 84127 Salerno. La partecipazione al concorso è assolutamente gratuita, si richiede esclusivamente la sottoscrizione ad un abbonamento annuale, che da diritto alla ricezione di 12 numeri della rivista culturale, nonché la possibilità, in caso di classificazione, di ricevere i seguenti premi: inserimento nell’antologia, invio gratuito della medesima, pubblicazio-ne sulla rivista e libri umoristici di Nello Tortora. Per ulteriori informazioni: tel. 089.797917 – E-mail: [email protected]

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Cose dell’altro mondo Un signore va dal medico e appare disperato: - Dottore, lei mi deve aiutare. Deve sapere che io sono sposato da trent'anni e ho sempre vissuto felice con mia moglie, eppure, alcuni giorni fa, non sentendomi bene, sono tornato prima del solito a casa e ho trovato mia moglie a letto con un uomo. A questo punto mi sono lanciato verso il comodino per impugnare la pistola ma mia moglie si è buttata ai piedi: "Gennaro, ti prego, vai al bar, prendi un caffè, vedrai che ti passerà!". Ed io ho seguito il suo consiglio -. Il medico guarda il paziente e sta per intervenire quando lui prosegue: - Abbia un po' di pazienza perché la storia non è finita. Insospettito, qualche giorno dopo, sono uscito volontaria-mente prima dall'ufficio e, tornato a casa, trovo mia moglie a letto con un altro uomo. Fuori di me, mi sono lanciato verso il comodino ed ho aperto il cassetto, ma mia moglie si è nuovamente gettata ai miei piedi, dicendo: "Gennaro, non lo fare. Hai due figli. Vai al bar. prendi un caffè e vedrai che ti passerà!". Io ho seguito nuovamente il suo consiglio ma il giorno dopo non sono andato in ufficio. Mi sono appostato e ad una certa ora ho visto entrare un uomo a casa mia. Ho aspettato qualche minuto e poi sono rientrato. Ebbene mia moglie era a letto con questo uomo. Allora non ci ho più visto. Mi sono avvicinato al comodino, ho aperto il cassetto, ho fatto per prendere la pistola ma mia moglie si è buttata piangente ai miei piedi dicendomi: "Non lo fare, Gennaro, abbiamo due figli. Vai al bar, prendi un caffè, vedrai che ti passerà!". A questo punto il dottore, seccato, interrompe il cliente per dirgli: - Guardi signore... da me può avere tutta la solidarietà come uomo e come marito ma, mi dica, in veste di medico, da me cosa vuole?- E l'uomo: - Vorrei sapere... non è che tutti questi caffè mi faranno male? -

Quando il mondo è pazzo Perché i fisici sono noti per essere dei pessimi amanti? - Perché quando hanno l'energia, non hanno tempo e quando hanno tempo, non hanno l'energia!

Sui nostri simpatici carabinieri Il carabiniere corre a fare rapporto dal maresciallo: - Maresciallo, un furto al supermercato! Hanno rubato duemila stecche di sigarette ed una tonnellata di carote! - - Avete degli indiziati? – chiede subito il maresciallo, - Non ancora, ma stiamo cercando un coniglio con la tosse!... -

Ci fai, o ci sei? Alla facoltà di Fisica, un professore - per liberare la facoltà da tutti quegli studenti fuori corso parcheggiati lì da anni - ha deciso di promuovere con esami facilissimi, costituiti da una sola domanda semplice, semplice Al primo studente chiede: - E' più veloce il suono o la luce? – e lo studente: - Il suono... - Il professore: - Sbagliato! Ma come le salta in mente? - - Eh, quando accendo la tivù, sento prima il suono e dopo vedo l'immagine! - - Bocciato. Avanti il prossimo! – Stessa domanda, ma stavolta la risposta è: - La luce! - - Giusto, però mi motivi la Sua risposta... - - Eh, quando accendo la radio, vedo prima la lucetta e dopo sento la musica! - Il professore si morde le mani per tranquillizzarsi, poi decide di effettuare un nuovo tentativo. Stessa domanda ad un altro studente: - Mi dica, è più veloce la luce o il suono? - Il ragazzo, pensandoci un po': - La luce... - Il professore è perplesso e chiede: - Mi saprebbe spiegare perché? - - Certo professore. Durante il temporale si vede prima il lampo e poi si sente il tuono! - Il professore, fiducioso: - Si, giusto! Ma, in particolare, da cosa dipende? - - Dal fatto che gli occhi sono posizionati più avanti rispetto alle orecchie!!! -

Evviva la vita! Il professore allo studente: - Mi dica... quali sono le condizioni indispensabili per la sopravvivenza della razza umana? - Lo studente, sicuro di sé: - Cibo, acqua e senso dell'umorismo -. - E le donne? –chiede il professore, - E' lì che ci vuole senso dell'umorismo... -

Freddure

• Qual è il colmo per una torcia? - Sentirsi un po' fiaccola! • Si sdraia sui binari del treno Palermo-Napoli. Muore con 8 ore di ritardo!

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Gemelli – Occupatevi di più della vostra salute. Accettate l’invito ad una festa, vi ritroverete amici carissimi, che non frequentavate da tempo. Si presenterà l’occasione per una nuova amicizia non tiratevi indietro, vi sentirete meglio.

Cancro - Abbiate più fiducia nelle vostre capacità, le avete già ampiamente dimostrate. La salute va bene, ma sarà opportuno evitare gli inviti a cena. Siate fiduciosi novembre sarà per voi un mese ricco di emozioni e nuovi incontri. Apritevi all’amore. Leone - Dedicatevi di più agli affetti, vi daranno quella grinta necessaria per vincere le vostre battaglia quoti-diane. Lo stato di salute è discreto, ma cercate di non prendere freddo ed attenti al fumo, massimamente quello passivo La vita sentimentale scorre come sempre, senza sorprese.

Bilancia – Superate i piccoli screzi e sfruttare a pieno le situazioni vantaggiose. Attento gli affetti, potreste perderli irrimediabilmente. Attenti all’intestino: evitate alcolici, salse piccanti e fritture. Una visita inattesa vi allieterà un pomeriggio della seconda decade del mesi.

Vergine –– Non curatevi del giudizio degli stupidi e favorite situazioni di incontro: nuovi amici vi faranno sentire meglio. Se non bastano i soldi per tutti gli acquisti, non prendetevela, l’importante e la salute. Notizie insperate di una persona lontana vi metteranno di buon umore.

Scorpione –. Certi doloretti sono comparsi coi primi freddi, consultate il medico, ma non preoccupatevi trop-po. Aspettate fiduciosi gli eventi. Un po’ di ginnastica dolce non vi farà male; sarà il caso di ricorrere ad un Kiro-center. Non rifiutate l’invito che vi farà un amico.

Sagittario – Dedicate più attenzione a chi vi ama, un po’ di dolcezza non guasta mai. Cambiate il vostro modo di apparire, con la pacatezza avrete più consensi. Apritevi alla vita ed all’amore. Prendetevi una breve pausa con la persona amata.

Capricorno – E’ un buon mese per lo scorpione: avrete liete sorprese e spensierate ore in famiglia. Ma la prudenza non è mai troppa! Evitate di esporvi in prima persona e di esprimere giudizi in pubblico. Evitate i peccati di gola.

Acquario – La buona salute vi sosterrà, a parte un fastidioso raffreddore. La situazione economica risente delle ultime spese, ma è normale. Gli amici di cui vi fidate vi saranno vicini, ma siate cauti nel confidarvi, non tutti potrebbero comprendervi.

Pesci – Scegliete nuovi amici e riconsiderate seriamente l’amore. Ore felici vi ricompenseranno del tempo perduto. Lasciatevi andare, in fondo, la vita è pur sempre bella. Non preoccupatevi per l’inverno, comunque, di tanto in tanto vi sarà il sole.

Toro – Riceverete l’aiuto insperato di una persona che vi stima, fidatevi, attendete fiduciosi tempi migliori. Rispettate il vostro intestino: evitace fritture e cibi grassi. E’ tempo di vivere più intensamente: l’amore è indispensabile.

Ariete – Un incontro gradevole vi attende nella prima decade del mese. Non trascurate la vostra linea: qualche chilo in meno esalterà la vostra eleganza. Evitate le situazioni complesse e curate di più le vostre risorse, ma senza passare all’eccesso opposto.

Ό χρεσµ χρεσµ χρεσµ χρεσµóσ τοσ τοσ τοσ τού ‘ανδρανδρανδρανδρóπουπουπουπου

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La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua rivista virtuale sono patrocinate dalla Provincia di Salerno, dal Comune di Salerno, di Pagani e di San Valentino Torio e dagli Enti: Carminello, Nuove tecnologie educative e SS. Corpo di Cristo.

La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nel- la totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum.

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Sofia Gargano

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Willy Borrel li Fel ice Marciano 2

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