Giornale Cerignola Segni dei Tempi Dic2016 - WebDiocesi · ed entusiasmo a sperimentare la...

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DIC 2016 sommario Forzare l’AURORA a nascere, l’unica violenza che ci è consentita (DON TONINO BELLO) S egni dei tempi MENSILE della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano Anno I - n° 3 / Dicembre 2016 “Cristiani, incaricati di tenere sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dell’attesa del Signore?”. Questo il grido pensoso del gesuita e filosofo francese Pierre Theilard de Chardin, rivolto a noi che a volte dimentichiamo le enormi potenzialità della nostra fede. L’attesa del Signore per tanti si riduce all’attesa di un bel giorno, quello del Santo Natale, dimenticando che siamo tutti protesi verso una venuta ultima del Signore, quella che porta a compimento la storia, e che ogni giorno riceviamo innumerevoli “visite di Dio” che viene nella vita quotidiana. L’attesa del Signore muove da un atteggiamento che attraversa tutta la vita del credente e che lo rende attento e responsabile di fronte ad ogni evento: la vigilanza è quella che virtù che nei salmi è cantata come la capacità di guardare oltre le tenebre della notte e “svegliare” le luci di un nuovo giorno. Così recita il Salmo 56: “Svégliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.” Il salmista prima interpella il cuore, che è facile ad addormentarsi, ad impigrirsi, a rassegnarsi al male. E poi chiama gli strumenti musicali, cioè le risorse che ha per elevare un canto di risveglio, quelle che ciascuno di noi ha per dare speranza e che pensiamo siano irrecu- perabili: volontà, fiducia, capacità di perdonare, senso civico. E poi il cantore osa qualcosa che è umanamente impossibile: “forzare” il sole a sorgere e illuminare le tante tenebre che avvolgono il mondo. Ma ciò che è impossibile in natura è fattibile dallo Spirito di Dio e dallo spirito dell’uomo: ridare speranza agli uomini, alle nostre città al buio di luci vere e durature. E le parole di un profeta del nostro tempo risuonano come una possibilità che solo ai credenti è data e che noi vogliamo raccogliere come un testimone: “È di notte che è meraviglioso attendere la luce. Bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci. Amici, forzate l’aurora. È l’unica violenza che vi è consentita” (don Tonino Bello). Buona veglia nella storia, uomini e donne custodi di speranza della Chiesa che è in Cerignola- Ascoli Satriano! Luigi Renna Vescovo pontefice 2 Misericordia et Misera vescovo 3 Anno Santo: Esperienza di Misericordia 3 L’anno giubilare nella nostra diocesi 4 Quando la carità diventa storia parrocchie 5 Ascolto e vicinanza spirituale nella Parrocchia B.V. Assunta 6 La Parrocchia di Candela, una comunità in cammino associazionismo cattolico 7 L’altro, lo straniero nella scrittura volontariato 8 “Give Peace a Chance”. La Caritas diocesana e il Servizio Civile Nazionale vita religiosa 9 Fr. Daniele Natale, un “santo” cappuccino vissuto nella nostra città 9 Padre Attilio - Le Pere Mboum cultura 10 Museo Diocesano di Ascoli Satriano: tra arte, fede e spiritualità 10 7 minuti: nelle sale cinematografiche il nuovo film di Michele Placido 11 Maria, il volto della Misericordia calendario pastorale 12 Dicembre 2016

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s o m m a r i o Forzare l’AURORA a nascere,l’unica violenza che ci è consentita

(DON TONINO BELLO)

Segni dei tempi

MENSILE della Diocesi di Cerignola-Ascoli SatrianoAnno I - n° 3 / Dicembre 2016

“Cristiani, incaricati di tenere sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dell’attesa del Signore?”. Questo il grido pensoso del gesuita e filosofo francese Pierre Theilard de

Chardin, rivolto a noi che a volte dimentichiamo le enormi potenzialità della nostra fede. L’attesa del

Signore per tanti si riduce all’attesa di un bel giorno, quello del Santo Natale, dimenticando che siamo tutti protesi

verso una venuta ultima del Signore, quella che porta a compimento la storia, e che ogni giorno riceviamo innumerevoli “visite di Dio” che viene nella vita quotidiana. L’attesa del Signore muove da un atteggiamento che attraversa tutta la vita del credente e che lo rende attento e responsabile di fronte ad ogni evento: la vigilanza è quella che virtù che nei salmi è cantata come la capacità di guardare oltre le tenebre della notte e “svegliare” le luci di un nuovo giorno. Così recita il Salmo 56: “Svégliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.” Il salmista prima interpella il cuore, che è facile ad addormentarsi, ad impigrirsi, a rassegnarsi al male. E poi chiama gli strumenti musicali, cioè le risorse che ha per elevare un canto di risveglio, quelle che ciascuno di noi ha per dare speranza e che pensiamo siano irrecu-perabili: volontà, fiducia, capacità di perdonare, senso civico. E poi il cantore osa qualcosa che è umanamente impossibile: “forzare” il sole a sorgere e illuminare le tante tenebre che avvolgono il mondo. Ma ciò che è impossibile in natura è fattibile dallo Spirito di Dio e dallo spirito dell’uomo: ridare speranza agli uomini, alle nostre città al buio di luci vere e durature. E le parole di un profeta del nostro tempo risuonano come una possibilità che solo ai credenti è data e che noi vogliamo raccogliere come un testimone: “È di notte che è meraviglioso attendere la luce. Bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci. Amici, forzate l’aurora. È l’unica violenza che vi è consentita” (don Tonino Bello). Buona veglia nella storia, uomini e donne custodi di speranza della Chiesa che è in Cerignola- Ascoli Satriano!

† Luigi RennaVescovo

pontefice2 Misericordia et Misera

vescovo3 Anno Santo: Esperienza di Misericordia3 L’anno giubilare nella nostra diocesi4 Quando la carità diventa storia

parrocchie5 Ascolto e vicinanza spirituale nella Parrocchia B.V. Assunta6 La Parrocchia di Candela, una comunità in cammino

associazionismo cattolico7 L’altro, lo straniero nella scrittura

volontariato8 “Give Peace a Chance”. La Caritas diocesana e il Servizio Civile Nazionale

vita religiosa9 Fr. Daniele Natale, un “santo” cappuccino vissuto nella nostra città9 Padre Attilio - Le Pere Mboum

cultura10 Museo Diocesano di Ascoli Satriano: tra arte, fede e spiritualità10 7 minuti: nelle sale cinematografiche il nuovo film di Michele Placido11 Maria, il volto della Misericordia

calendario pastorale12 Dicembre 2016

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DALLA LETTERA APOSTOLICA

MISERICORDIA ET MISERA DI PAPA FRANCESCO, 21 NOVEMBRE 2016

p o n t e f i c e D I C E M B R E 2 0 1 6

FRANCESCOa quanti leggeranno questa Lettera Apostolica

misericordia e pace

Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr. Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia». Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto! Il suo insegnamento viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, mentre indica il cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro. […]5. Adesso, concluso questo Giubileo, è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina. Le nostre comunità potranno rimanere vive e dinami-che nell’opera di nuova evangelizzazione nella misura in cui la “conversione pastorale” che siamo chiamati a vivere sarà plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia. Non limitiamo la sua azione; non rattristiamo lo Spirito che indica sempre nuovi sentieri da percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva.In primo luogo siamo chiamati a celebrare la misericordia. Quanta ricchezza è presente nella preghiera della Chiesa quando invoca Dio come Padre misericordioso! Nella liturgia, la misericordia non solo viene ripetutamente evocata, ma realmente ricevuta e vissuta. Dall’inizio alla fine della celebra-zione eucaristica, la misericordia ritorna più volte nel dialogo tra l’assemblea orante e il cuore del Padre, che gioisce quando può effondere il suo amore misericordioso. Dopo la richiesta di perdono iniziale con l’invocazione «Signore pietà», veniamo subito rassicurati: «Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna». È con questa fiducia che la comunità si raduna alla presenza del Signore, particolarmente nel giorno santo della risurrezione. Molte orazioni “collette” intendono richiamare il grande dono della misericordia. Nel periodo della Quaresima, ad esempio, preghiamo dicendo: «Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia». Siamo poi immersi nella grande preghiera eucaristica con il prefazio che proclama: «Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Figlio come Redentore a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana». La quarta preghiera eucaristica, inoltre, è un inno alla misericordia di Dio: «Nella tua misericor-dia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare». «Di noi tutti abbi misericordia», è la richie-sta impellente che il sacerdote compie nella preghiera euca-ristica per implorare la partecipazione alla vita eterna. Dopo il Padre Nostro, il sacerdote prolunga la preghiera invocando la

pace e la liberazione dal peccato grazie all’«aiuto della tua misericordia». E prima del segno di pace, scambiato come espressione di fratellanza e di amore reciproco alla luce del perdono ricevuto, egli prega di nuovo: «Non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa». Mediante queste parole, con umile fiducia chiediamo il dono dell’unità e della pace per la santa Madre Chiesa. La celebrazione della misericordia divina culmina nel Sacrificio eucaristico, memoriale del mistero pasquale di Cristo, da cui scaturisce la salvezza per ogni essere umano, per la storia e per il mondo intero. Insomma, ogni momento della celebrazione eucaristica fa riferimento alla misericordia di Dio.In tutta la vita sacramentale la misericordia ci viene donata in abbondanza. Non è affatto senza significato che la Chiesa abbia voluto fare esplicitamente il richiamo alla misericordia nella formula dei due sacramenti chiamati “di guarigione”, cioè la Riconciliazione e l’Unzione dei malati. La formula di assoluzione dice: «Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace» e quella dell’Unzione recita: «Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo». Dunque, nella preghiera della Chiesa il riferi-mento alla misericordia, lungi dall’essere solamente parene-tico, è altamente performativo, vale a dire che mentre la invochiamo con fede, ci viene concessa; mentre la confessia-mo viva e reale, realmente ci trasforma. È questo un contenu-to fondamentale della nostra fede, che dobbiamo conservare in tutta la sua originalità: prima di quella del peccato, abbiamo la rivelazione dell’amore con cui Dio ha creato il mondo e gli esseri umani. L’amore è il primo atto con il quale Dio si fa cono-scere e ci viene incontro. Teniamo, pertanto, aperto il cuore alla fiducia di essere amati da Dio. Il suo amore ci precede sempre, ci accompagna e rimane accanto a noi nonostante il nostro peccato.

ANNO SANTO Esperienza di Misericordia che continua...di Antonio D’Acci

“F inisce l’Anno Santo della Misericordia, ma non finisce l’esperienza della misericordia”. Sono forse queste parole, pronunciate a braccio dal vescovo Luigi Renna, il cuore dell’omelia di domenica 13 novembre, in occasione della chiusura dell’Anno Santo nella nostra diocesi. La cattedrale è gremita; le comunità parrocchiali sono presenti e la cornice è quella delle grandi occasioni. Il candore delle volte del Duomo accoglie i colori e lo splendore della liturgia, in cui lo Spirito Santo si palesa e si fa presente, partecipe e artefice della comunione di una Chiesa che si sente in festa e i gesti, i simboli, i riti contribuiscono a riempie il cuore degli uomini e delle donne che si ritrovano a gioire di una gioia vera, quella che nasce e si palesa in coloro che sono riconciliati con sé stessi perché riconci-liati con Dio. L’ingresso in solenne processione ci mostra il Vescovo, come sempre assorto, benedicente e attento a rivolgere il suo sguardo verso tutti, come un padre che guarda i suoi figli e se ne compiace; rivolge la sua attenzione ai componenti della sua comunità dioce-sana quasi a voler indirizzare il suo saluto a ciascuno dei presenti, nessuno escluso, in una cornice festosa, ma sobria e condivide con gli intervenuti la consapevolezza di essere dentro un avveni-mento ecclesiale, spirituale e sociale unico. I canti, felicemente armonizzati, pescano nella tradizione per dare a tutti la possibilità di partecipare adeguatamente.Durante l’omelia il Vescovo si è soffermato su alcuni aspetti “programmatici” che gli sono congeniali e che hanno le fonda-menta in Evangelii Gaudium, le cinque vie di Firenze, il metodo sinodale e l’ascoltare della sua prima lettera pastorale: queste le fondamenta da cui attinge, e che risuonano in ogni atto, in ogni gesto ed in ogni iniziativa pastorale del nostro Vescovo.

Ha tenuto a ringraziare tutti, ma davvero tutti, coloro che a vario titolo hanno lavorato in questo anno giubilare esaltando il “Frutto del nostro cammino comunitario” e dando il giusto risalto all’opera-to del suo predecessore, mons. Felice di Molfetta, che ebbe l’ispirazione di far nascere un centro per immigrati nella località Tre Titoli. Farà riferimento spesso a quest’opera come segno tangi-bile dell’Anno della Misericordia. E poi ancora, citando i Padri della Chiesa, passa ad una riflessione sul Padre-Dio che, in forza della sua misericordia verso gli uomini, ha mandato suo figlio tra noi, “Sole di giustizia… per rischiarare”. A questo punto esprime un forte richiamo alla legalità, invita la Chiesa di Cerignola, i cattoli-ci di questa diocesi, e di Cerignola in particolare, ad essere testimoni di verità, con la parola e con l’esempio. Condanna con forza chi spaccia droga, chi ruba, chi sequestra persone, chi corrompe i piccoli, e grida l’invito alla conversione che richiama alla mente l’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II del 9 maggio 1993 nella Valle dei Templi ad Agrigento. Un passaggio forte, ripreso anche nel saluto conclusivo di ringraziamento, quasi a dire che anche il mandato affidato ad ogni rappresentanza della Chiesa diocesana, sacerdoti, religiose, parrocchie e fedeli, ha senso solo se vissuto nello spirito della verità e della testimo-nianza. Simbolicamente, in chiusura della celebrazione, invita l’assemblea ad “uscire” dalla Porta Santa come gesto di una Chiesa che va incontro al prossimo nutrita dall’unità a Cristo e che attra-verso Lui, porta di redenzione, realizza l’ideale misericordioso di una “Chiesa in Uscita”.

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di Gioacchino Curiello

Era il 13 dicembre 2015, quando S.E. Mons. Felice di Molfetta ha aperto la Porta Santa nella Cattedrale di Cerignola. Da allora, numerosi fedeli si sono riversati per impetrare da Dio perdono e sperimentare il perdono con i fratelli. Il suo succes-sore, S.E. Mons. Luigi Renna, ha aperto una Porta della Miseri-cordia anche nella concattedrale di Ascoli Satriano, dal primo maggio fino alla terza domenica di settembre, periodo in cui essa ospita la venerata immagine della Madonna della Miseri-cordia. Con questa iniziativa, il Vescovo ha realizzato l’intuizione di papa Francesco di rendere questo Giubileo, un Giubileo “diffu-so”.Con gioia si è constatato che, durante l’Anno della Misericor-dia, l’entusiasmo, la partecipazione e il calore della gente non sono scemati. Anzi. I più recenti eventi giubilari - cadenzati dal pellegrinaggio giubilare a Roma - hanno riscosso un enorme successo.Le parole pronunciate dal nostro Vescovo durante la celebra-

zione in San Giovanni in Laterano lo scorso 22 ottobre possono essere considerate la chiave di lettura di questo anno: “Cari fratelli e sorelle, non so quanti giubilei vivremo ancora, ma questo ci lascia questo messaggio: a Dio sei gradito quando sei umile, quando ti riconosci peccatore senza giudicare gli altri. […] E poi è il mandato che riceviamo per il nostro essere fratelli: un cuore puro davanti a Dio è quello che è concentrato sul proprio peccato, non su quello degli altri”. Come ha dichia-rato papa Francesco nella bolla di indizione del giubileo, Miseri-cordiae Vultus, in questo anno “ognuno dovrà compiere, secon-do le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio”. I numerosi pellegrini che hanno attraversato la Porta Santa della nostra cattedrale hanno testimoniato questo desiderio e l’impegno per una sincera conversione del cuore. Il 13 novembre la Porta Santa è stata chiusa, ma il Giubileo non è un capitolo della storia della nostra Chiesa che si chiude e si archivia. Al di là dell’indubbio successo dei “numeri”, un bilan-cio più interiore andrà tracciato nei mesi a venire, raccogliendo i frutti di misericordia seminati in questo anno.

L’ANNO GIUBILARE nella nostra diocesi

Quando la CARITÀ diventa storiaINAUGURATO, A CERIGNOLA, NEL QUARTIERE SAN SAMUELE IL NUOVO CENTRO DI ASCOLTO E OSSERVATORIO DELLE POVERTÀ E DELLE RISORSE "SAN MARTINO"

di Rita Oratore

Un altro prezioso tassello si è incastona-to tra i presidi della solidarietà a Cerignola. Lo scorso 11 novembre è stato inaugurato il nuovo Centro di ascolto e Osservatorio delle povertà e delle risorse "San Martino", ubicato in via Gran Sasso n. 1, presso il Centro Sociale "Don Antonio Palladi-

no”. Un atto significativo avvenuto all’indomani della vasta operazione dei carabinieri che ha passato al setaccio il quartiere di San Samuele, storicamente ribattezzato “Fort Apache”, rinvenendo considerevoli quantitativi di stupefacente e munizioni per armi da fuoco. Proprio lì, roccaforte della criminalità ma anche una delle periferie più desiderose di liberarsi delle numerose forme di povertà che l’attanagliano, il vescovo Luigi Renna ha voluto che sorgesse il nuovo centro d’ascolto.

Non a caso il nuovo presidio nasce nel giorno di San Martino, “un soldato che prima di diventare vescovo - ha ricordato mons. Renna - in un rigido giorno di novembre, tagliò in due il suo mantello e lo condivise con un mendi-cante seminudo. Dietro questa leggenda si nasconde la storia di carità della Chiesa”.

Punto di osservazione privilegiato per la conoscenza delle situazioni di emarginazione presenti sul territorio, il Centro di Ascolto, espressione della Caritas diocesana, operando in sinergia con le parrocchie - ma non sosti-tuendosi ai centri di ascolto già operanti all'interno delle diverse parrocchie - interagirà con il territorio per individuare possibili risposte ai bisogni delle persone incontrate. Il Centro sarà ospitato accanto al centro sociale, in locali comunali, il cui uso da parte della diocesi è stato stabilito per convenzione, rinnovata nello scorso ottobre con il Comune di Cerignola.

Il responsabile del Centro di Ascolto e dell'Osservatorio sarà il diacono Giovanni Laino, direttore della Caritas diocesana, mentre all'interno dei diversi ambiti a coordi-nare le equipe saranno rispettivamente Giovanni Montin-gelli ed Emanuele Pepe. Presenti all’inaugurazione anche l’Assessore alle Politiche Sociali, Rino Pezzano, e il Primo Cittadino, Franco Metta, che ha annunciato la nascita di un nuovo centro diurno, presso gli ex stalloni Pavoncelli, e l’attuazione di altri strumenti di sostegno alle fasce più deboli come il reddito di dignità che pone Cerignola al sesto posto in Puglia e la nuova app, prima in Italia, che consentirà di sanzionare chi occupa abusivamente parcheggi riservati ad invalidi. E se il Sindaco si prepara a “colorare di azzurro più angoli di città dedicati alla solida-rietà”, il vescovo Renna promette: “Non troverete scatole e pacchi nel nuovo Centro ‘San Martino’. Con queste due strutture di ascolto delle situazioni di povertà del nostro territorio - ha dichiarato - la Diocesi si dota di uno stru-mento indispensabile che permette di conoscere e orientare a risposte durature e non rincorrere sempli-cemente le urgenze caritative del momento”.

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Ascolto e vicinanza spirituale nella Parrocchia BEATA VERGINE MARIA ASSUNTA

INCONTRIAMO IL NUOVO PARROCO DELLA COMUNITÀ DI CERIGNOLA

di Giuseppe Pugliese

Dal mattino del 9 ottobre 2016, giorno in cui don Save-rio Grieco si è insediato nella parrocchia della Beata Vergine Assunta in Cielo a Cerignola, il popolo di Dio che qui confluisce per cercare ristoro all’anima, ha trovato un parroco intento a dare vita ad una pastorale imperniata su ascolto, cordialità, vicinanza e su tutti quegli aspetti di relazione diretta. Don Saverio afferma: “La parrocchia è una locanda: tutti possono entrare per esprimere la propria esistenza, ed è per questo che tutti vanno accolti con delicatezza e solarità”. È l’ascolto l’elemento cardine di una Chiesa che vuole aprirsi ed includere; con l’ascolto si raggiunge, concretamente, quella comunione spirituale che fa sentire tutti figli e partecipi di uno stesso progetto, in sintonia con la Chiesa di papa France-sco e la pastorale del vescovo Luigi Renna.

Sul piano liturgico, don Saverio, convinto che la preghiera non sia un mero esercizio devozionale bensì un vero strumento di salvezza, ha introdotto, ogni primo venerdì del mese, l’adorazione eucaristica conti-nuata (dalle ore 9 alle ore 12 del mattino, e dalle ore 16 alle ore 21): un tempo prolungato per consentire a tutti di pregare e riflettere davanti al Signore. Ogni sera, al concludersi dell’azione quotidiana e al placarsi dei moti dell’animo, i ragazzi che frequentano la chiesa recitano la compieta. Importante, per giungere alla conoscenza della Parola nella sua essenzialità, è la lectio divina, aperta a tutti, che si svolge il giovedì sera.

Nei progetti pastorali di don Saverio, rivestono grande importanza i ritiri spirituali: oltre al consueto ritiro in Quaresima, don Saverio sta organizzando anche un ritiro spirituale in Avvento. Questi momenti comunitari verran-no ad ampliarsi, quindi ad arricchirsi, grazie alla futura realizzazione delle Giornate di fraternità e dei Campi scuola.

Nella pastorale del parroco dell’Assunta, fondamentale è l’elemento caritatevole, che deve espletarsi con l’assi-dua attenzione verso le famiglie bisognose, non solo dal punto di vista materiale, ma anche, come detto, dal punto di vista dell’ascolto, perché un disagio sociale è

maggiore se c’è aridità spirituale. Per “ascoltare” le anime della parrocchia, presto verrà istituito, nei pressi dell’oratorio, un punto di ascolto con apertura quindici-nale.

Nell’imminenza del periodo natalizio, la comunità parroc-chiale si prepara a vivere l’attesa della Luce con “espe-rienze” di preghiera (la novena dell’Immacolata e la novena di Natale), e anche con momenti ludici, come le tombolate per ragazzi; il tutto con un animo predisposto al sorriso verso un cuore vicino, proprio quel sorriso cordiale che don Saverio vorrebbe vedere sul volto di tutti i suoi parrocchiani, perché, come suggeriscono le parole di padre Carlos Padilla: “Come ti rapporti agli altri, così ti rapporti a Dio”.

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La PARROCCHIAdi CANDELAINTERVISTA AL NUOVO PARROCO DELLA CHIESA DELLA PURIFICAZIONE DELLA B. V. MARIA A CANDELA

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di Antonio D’Acci

Lo trovo alle prese con un contenitore di detersivo intento a preparare il necessa-rio per l’inizio della novena a san Clemente, patrono di Candela. Don Michele de Nittis è un ragazzone di 30 anni, prete da poco più di tre, parroco di Candela da circa due mesi. Lui della “piana” in un paese di 2800 abitanti, in collina, con due parrocchie, “Purificazione della BVM” in paese e quella rurale di “Sant’Andrea” in località Farascu-so; Candela, da molti percepito come periferia della diocesi. Facciamo una chiacchierata ed egli confessa di sentire questa esperienza importante e diversa dalle precedenti (vice-parroco a “Buon Consiglio” a Cerignola e parroco a Borgo Libertà, in agro di Cerignola) in quanto fare “l’arci-prete” in una comunità come Candela, lo espone anche dal punto di vista sociale. Sfida accettata, avendo intuito di avere alle spalle una comunità parrocchia-le che lo sostiene con una fiorente attività

che le deriva dalla sua storia consolidata negli anni. Candela ha dato e continua a dare vocazioni alla Chiesa e ciò è la migliore testimonianza dello sguardo magnanimo dell’amore di Dio verso una piccola comunità che a Lui fa riferimento costante. A chi gli fa notare che come giovane prete ha una particolare attitudine a stare tra i ragazzi, risponde schermendosi perché in fondo questa sottolineatura generazionale gli va stretta: si sente prete, in questa veste opera e l’età è una variabile indipen-dente. Gli chiedo se pensa ad iniziative particolari per il mese di dicembre e mi fa notare che la vita della Chiesa in questo mese è così ricca di suo che basta farsi accompagnare dal calendario liturgico. Novità già introdotta è l’adorazione eucaristica del giovedì con, a seguire, la lectio divina una volta al mese.Le sue giornate sono piene: a scuola il lunedì; negli altri giorni inizia verso le otto del mattino, incontra collaboratori, si

occupa di problemi delle tante chiese del paese, dei loro problemi manutentivi; è sollevato per aver trovato chi gli dà una mano nella gestione economica, unico campo in cui si sente poco portato; finisce molto tardi la sera, con un attivismo che gli è congeniale. La comunità lo ha accolto e gli sta vicino in un processo di accomoda-mento che sembra funzionare bene.È un giovane prete dal volto pulito e dal cuore sincero e traspare dai suoi occhi la stessa semplicità gioiosa e speranzosa della mamma quando, il 7 ottobre scorso, il figlio è diventato parroco di Candela. Una mamma gioiosa e serena, solo a tratti adombrata dall’emozione per un evento che non poteva non commuovere il suo cuore di madre. La famiglia che accompagna un figlio nel cammino sacerdotale è scuola di umanità e, oggi più di ieri, abbiamo consapevolezza che solo da una vera maturazione umana può scaturire una vocazione sacerdotale autentica. Auguri don Michele!

di Saverio Gaeta

Il recente gravissimo terremoto che ha sconvolto popolazioni e vasti territori del Centro d’Italia non ha lasciato indifferente nessuno, compresa la nostra comunità diocesana.Infatti, oltre a giornate ad hoc organizzate dal Vescovo e dalle parrocchie, anche la festa patronale della Città di Cerignola e della Diocesi Cerignola-Ascoli Satriano, dedicata alla Madonna di Ripalta, è stata caratterizzata, dal 7 al 9 settembre scorsi, da solidarietà e fratellanza.“A pochi giorni dall’avvio delle manifestazioni liturgiche e ricreative” spiega Gerardo Leone, presidente della Deputazione Feste Patronali, “il vescovo S.E. Mons. Luigi Renna mi ha chiesto personalmente di devolvere l’intera somma destinata inizialmente allo scoppio dei fuochi d’artificio alla zona terremotata di Amatrice, in provincia di Rieti”.La reazione immediata è stata di accogliere l’iniziativa, senza alcun tentennamento.“Sia l’intero Comitato che il Coordinamento delle Confraternite, oltre ai numerosi sponsor locali che avevano generosamente finanziato la festa, hanno accettato con entusiasmo la proposta del Vescovo, in quanto nel nostro Statuto è previsto di favorire opere di carità in occasione della festività patronale, perché chi è in difficoltà non vai mai dimenticato”.“Abbiamo consegnato direttamente nelle mani del Vescovo l’assegno di 5.000 euro”, prosegue Leone, somma destinata da mons. Renna alla ristrutturazione di alcune chiese di Amatrice, particolarmente colpite dagli effetti del sisma dello scorso 24 agosto, e a soccorso della popolazione, allo scopo di sostenere l’importante ritorno alla quotidianità.

IL CONTRIBUTO DELLA DEPUTAZIONE FESTE PATRONALI DI CERIGNOLA PER LE POPOLAZIONI DEL CENTRO ITALIA COLPITE DAL SISMA

di Angiola Pedone

Il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale è com-posto da un operoso gruppo di laici che opera in ambito

diocesano e ha l’ambizioso obiettivo di impegnare culturalmente la cittadinanza attraverso un progetto in cui convergono pluralità di saperi e competenze, creando occasioni di riflessione comunitaria su temati-che etiche, sociali e politiche. Non a caso, infatti, nella giornata di chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Movimento inaugura una nuova stagione, con tre incontri di formazione dedicati al tema dello straniero nella Scrittura, in linea con l’atteggiamento di papa Francesco nei confronti dei migranti che spesso consideriamo nemici a causa del pregiudizio. Così risuo-nano le Sue parole durante l’omelia del concistoro quando descrive un’epoca, la nostra, “in cui noi innalzia-mo muri, costruiamo barriere e classifichiamo le persone”. Purtroppo, nel mondo predomina un atteggiamento di chiusura e ostilità nei confronti dello “sconosciuto” che proviene da una terra lontana o che professa un’altra fede. A Dio chiediamo il dono della memoria dell’accogl-ienza che ha radici profonde nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Con una lettura attenta della Bibbia e con la sua corretta interpretazione - ci insegna il vescovo

Luigi Renna - possiamo trovare le risposte che cerchia-mo attraverso le azioni del vedere, del giudicare e dell’agire che, rispettivamente, mettono in atto i processi esperienziali che proseguono individuando criteri di giudizio e culminano nella riflessione e nelle sue conseguenze. In quest’ottica, se Israele, un popolo di clan, di forestieri, di schiavi, di oppressi, che fonda nel Libro dell’Alleanza la sua identità civile e religiosa, è capace di conservare la sua memoria storica attraverso un atteggiamento di profondo rispetto per lo straniero, che è chiamato ad unirsi alla gioia del popolo eletto nella festa di ringraziamento per i doni del creato, allora possiamo concludere che Israele è sensibile ad un Dio creatore che ha uno sguardo ampio, universale. Tra una lettura ed un’altra, il Deuteronomio insiste sul concetto che dello straniero interessa solo che abbia bisogno di aiuto, riportando il cristiano ad un atteggiamento di (ri)scoperta del concetto di persona. Come fa Rut, la moabita, premiata da Dio per la sua saggezza. Nel nuovo arrivato, nell’altro, esiste sempre una virtù, la stessa che i Magi scoprono nel giaciglio di Betlemme. L’Epifania raccontata nella teologia di san Matteo è la dimostrazione che tutte le genti sono chiamate alla salvezza. Dunque, quale deve essere il nostro atteg-giamento? Il cristiano possiede un’identità inclusi-va dove la sensibilità dell’accoglienza cresce con la dimensione dell’esperienza concreta che ci spinge a tendere fattivamente la mano ad aprire concreta-mente la porta. Cristo ha sempre bisogno di essere riconosciuto e noi non possiamo sottrarci alla bellezza del mistero.

7a s s o c i a z i o n i s m o c a t t o l i c o D I C E M B R E 2 0 1 6

L’ALTRO, lo straniero nella SCRITTURA

IL PRIMO DEI TRE APPUNTAMENTI DI FORMAZIONEINAUGURA L’IMPEGNO DEL MEIC PER IL NUOVO ANNO SOCIALE

di Rosanna Mastroserio

“Dare una possibilità alla pace”: questa la traduzione del titolo - che trae spunto dalla nota canzone di John Lennon- dato al nuovo progetto di Servizio Civile gestito dalla Caritas diocesana.

Già dal 1988 con l’obiezione di coscienza la Caritas di Cerignola-Ascoli Satriano è impegnata in prima linea nelle attività di promozione della crescita personale e professio-nale dei giovani; dal 2003 continua quest’azione proprio attraverso il Servizio Civile Nazionale.

Come ogni anno, l’attenzione è rivolta soprattutto ai minori: quest’anno l’obiettivo è quello di educare i bambini e i ragazzi alla pace e alla solidarietà, con l’intento di sensi-bilizzare per mezzo loro anche l’intera comunità territoria-le in cui vivono. Sono previste infatti, attività ludiche e ricreative negli oratori, recupero scolastico, attività sporti-ve e anche eventi organizzati per strada, nelle piazze e nelle scuole.

Giuseppe Russo, coordinatore e responsabile diocesano del progetto, spiega: “Il successo scolastico, la socializzazione, il rispetto delle regole che sono promossi nelle attività che si stanno svolgendo, stimolano i bambini e i ragazzi ad allon-tanarsi da modelli negativi, diminuendo fortemente il rischio di devianza minorile e di dispersione scolastica, i cui tassi sono cresciuti in percentuale preoccupante negli ultimi anni”.

Il progetto ha luogo in quattro sedi della diocesi, ciascuna presso una parrocchia situata in quartieri grandi ed etero-genei, fungendo spesso da unico punto di riferimento del territorio. In particolare, a Cerignola sono coinvolte la parrocchia “San Francesco d’Assisi”, la parrocchia “San Trifone Martire” e la parrocchia “San Domenico”, mentre ad Orta Nova è sede la parrocchia “SS. Crocifisso”.

In ogni parrocchia, poi, ci sono gli “operatori locali di progetto” (OLP), uomini e donne che hanno il prezioso compito di coordinare ed accompagnare in quest’esperienza i 12 ragazzi tra i 18 e i 29 anni (3 per ogni sede) che quest’anno hanno preso parte al progetto.

La Caritas diocesana, inoltre, non è l’unico ente promotore dei progetti del Servizio Civile nel territorio; a Cerignola, ad esempio, tramite la Federazione “Salesiani per il sociale” è gestito un progetto di educazione e promozione culturale dal titolo «Prendimi per mano», che ha la finalità di creare centri di aggregazione per giovani, adulti e anziani.

Coloro che operano attraverso i progetti del Servizio Civile sono una piccola “luce” per le realtà spesso più difficili e dimenticate delle nostre città, costituendo anno dopo anno un punto di riferimento sempre più presente per le comunità territoriali in cui operano. E questo rende l’esp-erienza del Servizio Civile fortemente formativa anche per gli stessi volontari, facendo sì che portino per sempre con sé un “bagaglio” di storie, volti e sorrisi che non dimentiche-ranno. Infatti, è proprio come dice lo spot in tv: «Il Servizio Civile è una scelta che cambia la vita… tua e degli altri!».

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“GIVE PEACE A CHANCE” La Caritas diocesanae il Servizio Civile Nazionale

di Fr. Antonio Belpiede, OFM Cap

Quando nacque, in via San Francesco, nel 1937, gli fu dato il nome Matteo, diffuso a Cerignola. Nel 1954, quando prese i "panni della prova" nel noviziato cappuccino, gli fu mutato il nome in Fra Attilio. Dopo i voti temporanei l'anno successivo e la professione perpetua nel 1959, il 27 agosto 1961 veniva ordinato presbitero. Dopo un breve periodo in Provin-cia, il 25 aprile 1965 a Foggia - Immacolata riceveva il crocifisso missiona-rio per recarsi in Ciad. Partirono in quattro dalla Provincia di Sant'Ange-lo. Con lui tre sacerdoti cappuccini: fra Terenzio Farina, pure cerignolano, fra Narciso Marro, fra Claudio Ruggiero. Si spesero tutti per annunciare il Vangelo in una terra in cui non era ancora stato annunciato.Ci dev'essere un genius loci versato nelle lettere e nella comunicazione nella città di Cerere, Cerignola. Oltre il grande Nicola Zingarelli, va citata l'epica oratoria popolare dell'autodidatta Giuseppe Di Vittorio, e spiegata l'opera di Padre Attilio con la lingua Mboum. Assegnato alla Custodia di Baibokoum, pochi mesi dopo lo troviamo già direttore della scuola catechistica degli Mboum e consulente delle scuole catechistiche della diocesi di Moundou. La lingua Mboum è una lingua orale. Attilio la impara, inizia a scriverla: le dà alfabeto, ortografia, grammatica. L'annuncio del Vangelo a un popolo semplice va in parallelo con lo studio della loro lingua. Nasce il dizionario della lingua Mboum, un libro di proverbi popolari, soprattutto la traduzione e la pubblicazione del Nuovo Testamento.

La malattia, la lenta erosione dell'Africa non ferma Attilio. È diventato un cerignolano d'Africa, un pugliese - Mboum. Nell'omelia funebre il vescovo Rosario Ramolo ha detto: "Egli ha iniziato alla vita cristiana tutto un popolo, facendosi uno di loro". Il popolo Mboum è d'accordo. Col passare degli anni gli avevano dato un soprannome bellissimo: le Père Mboum. E sono andati a trovarlo tutti gli anziani, il "senato tribale", a rendergli omaggio sul letto del volo celeste, sono andati a ringraziare il frate magro venuto da via San Francesco, da Corso Garibaldi, tra il teatro e il Duomo, da mamma Gilda per divenire figlio della Madre Africa, nella pancia, nel cuore, nella mente. Padre Attilio lascia ancora l'Antico Testamento tradotto in Mboum. Non ce l'ha fatta a correggerlo e pubblicarlo. Qualcun altro provvederà. Perché il Vangelo è Traditio. La parola passa da profeta sedotto a profeta sedotto, da apostolo a nuovo apostolo. Così sia. Grazie, Mattiù, grazie fra Attilio ... père Mboum.

(Deceduto il 27 ottobre 2016 nell'ospedale di Bébédjà - Ciad)

Il 5 novembre scorso, a San Giovanni Rotondo, dopo la solenne concelebrazione eucaristica delle 16,30, presieduta dall’arci-vescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, si è tenuta nella chiesa di Santa Maria delle Grazie l’ultima sessione dell’inchiesta dioce-sana sulla vita, sulle virtù eroiche e sulla fama di santità di fr. Daniele da San Giovanni Rotondo, al secolo Michele Natale, confratel-lo e figlio spirituale di Padre Pio, morto in concetto di santità il 6 luglio 1994.

Alla sessione, presieduta dallo stesso padre Arcivescovo, oltre al Tribunale Ecclesiastico (don Michele Nasuti, delegato episcopale; don Alessandro Rocchetti, promotore di giustizia; don Francesco Armenti, notaio; sig. Luigi Gravina, notaio aggiunto), erano presenti: il ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio, fr. Francesco Colacelli; il postulatore generale dell’Ordine, fr. Carlo Calloni, e il vice-postulatore dell’inchiesta diocesana, fr. Mariano Di Vito.

In questa prima fase della causa di beatifica-zione e canonizzazione, iniziata il 7 luglio 2012 con l’insediamento e il giuramento dei componenti del Tribunale Ecclesiastico e della Commissione storica, composta da tre

periti in materia storica ed archivistica (fr. Cosimo Maria Vicedomini, il dott. Stefano Campanella e la dott.ssa Marianna Iafelice), sono stati interrogati «52 testimoni, di cui 46 indotti (cioè “indicati dal postulatore nel libello di domanda”) e sei ex officio (tra cui i periti in materia storica ed archivistica), mentre la Commissione storica ha raccolto gli scritti e tutti gli altri documenti riguar-danti la Causa di canonizzazione. Gli originali delle trascrizioni delle deposizioni e di tutti gli altri atti costituiscono “l’archetipo”, composto da 2551 pagine» (Comunicato stampa dei Frati Minori Cappuccini 10/16 del 2 novembre 2016).

Con atto ufficiale, quindi, i tre plichi (archeti-po, transunto e copia pubblica) sono stati sigillati con il timbro dell’Arcivescovo, consentendo, così, l’affidamento di due di essi (transunto e copia pubblica) al “portitore” (fr. Francesco Colacelli), che li ha consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi, il successivo 7 novembre, dove la documenta-zione sarà analizzata per la prosecuzione della Causa.

La fama di santità di fr. Daniele ha trovato una forte consistenza proprio nella città di Cerignola, dove il Servo di Dio ha vissuto (Convento dei Cappuccini), negli anni che vanno dal 1964 al 1994. Per tantissime perso-

ne, affascinate dalla sua figura ascetica, fu un punto di riferimento importante ed una guida sicura nel cammino di fede. La vicinan-za spirituale a san Pio da Pietrelcina e la sua solidità vocazionale, poi, lo resero particolar-mente carismatico nel ministero fraterno. Non poche testimonianze, infatti, concorda-no sulla sua generosa propensione alla carità, soprattutto verso quanti manifesta-vano una necessità spirituale, oltre che sull’indefesso impegno a far conoscere la santità di Padre Pio, da lui considerato maestro di vita spirituale, riuscendo a far sentire viva la sua presenza. Egli stesso spesso ricordava la promessa del santo Confratello: «Dove stai tu, starò anch’io; dove vai tu, verrò anch’io».L’esempio del cammino di perfezione di fr. Daniele, diventa, oggi, un richiamo forte per la nostra città, chiamata da un lato ad esprimere gratitudine verso Dio, dall’altro a far fruttificare quanto è stato seminato dalla presenza, dalla carità operosa e dalla preghiera dell’umile frate cappuccino. Egli, mettendo in atto e facendo propria la missio-ne affidata da Gesù a san Pio, poi condivisa anche dai suoi figli spirituali, si è sforzato di santificarsi e di santificare. E un tratto notevole di questo suo itinerario spirituale lo ha percorso proprio nella bella e benedetta terra di Cerignola. Deo gratias!

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PADRE ATTILIO - Le Pere Mboum

Fr. DANIELE NATALE,un “santo” cappuccino

vissuto nella nostra cittàdi Fr. Francesco di Leo OFM Cap, rettore del Santuario

di S. Pio da Pietrelcina in S. G. Rotondo

di Rosaria Di Reda

Fiore all'occhiello della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano è il Polo Musea-le ascolano che comprende il Museo Diocesano e il Museo Civico-Archeologico.Ubicato al primo piano dell'antico mona-stero quattrocentesco del complesso di Santa Maria del Popolo, il Museo Diocesa-no nasce nel 2007 per raccogliere, recupe-rare, custodire e rendere fruibile le opere d'arte sacra più interessanti della diocesi

arricchite dal connotato di evangelizzazio-ne cristiana, lo stesso che lo rende più solenne rispetto al più ricco dei musei laici. La scelta della sede non è casuale: è ricaduta su Ascoli Satriano. L'antica e nobile Ausculum era l'antica sede diocesa-na, annoverata tra le più antiche di Puglia; lo stesso San Potito, protettore della città e comprotettore della diocesi, il cui marti-rio è avvenuto nel II sec. d. C., è stato venerato tra i primi martiri nella terra di Puglia.

Allestito con rigore e semplicità, il museo diocesano è ricco di tele del XVII e XVIII sec. di autori locali ma anche autori noti dell'ambito napoletano come de Matteis, Scuola del Luca Giordano, Paolo De Maio, rispettivamente hanno firmato la tela della “Madonna del Soccorso”, l'imponente tela “Ecce Homo” e “Immacolata Concezione”. La più antica delle elencate è la graziosa “Madonna delle Grazie” attribuita al pittore Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferra-to. Di particolare pregio è la scultura lignea Madonna con Bambino in trono proveniente da Cerignola, databile tra il

XIII e il XIV secolo realizzata con unico tronco di quercia. Anche la sezione degli argenti è pregevole: ostensori, turiboli, navicelle, calici, pastorali, un posto d’ono-re ha la piccola pace raffigurante la Madonna della Purificazione di Candela, chiaro esempio di opera manierista. Un oggetto raro nel suo genere è la Croce intarsiata di avorio e madreperla riccamente figurata proveniente da Rocchetta Sant’Antonio, datata e firmata fra Paschalis de Roccheta. E ancora croci-fissi, reliquari, statue lignee settecente-sche di manifattura napoletana.L’ultima sezione riguarda i ricchi paramenti liturgici in seta con ricamo in filo d' oro ottocentesco. In particolare sono esposte: dalmatiche, manipolo, mitria, pianeta, piviale, stola, che ancora oggi vengono prelevati e indossati durante le celebrazio-ni più solenni.

Più che tempio delle muse, il museo dioce-sano è il luogo dove catechesi, spiritualità e bellezza si fondono, nel suo suggestivo chiostro, spesso ospita mostre, concerti, eventi culturali.

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MUSEO DIOCESANO di Ascoli Satriano. Tra arte, fede e spiritualità

7 MINUTI. Nelle sale cinematografiche il nuovo film di MICHELE PLACIDOdi Rosanna Mastroserio

“A quanto sappiamo rinunciare pur di non perdere il nostro lavoro?”. Nel nuovo film di Michele Placido (orgoglio nostrano, originario di Ascoli Satriano) è questa la doman-da che continuamente si pongono le protagoniste: undici donne rappresentanti nel consiglio di fabbrica di un’azienda tessile del Lazio, che i proprietari - interpretati proprio dai fratelli Placido, Michele, Donato e Gerardo- hanno appena ceduto per le quote di maggioranza ad una multinazionale francese. La cessione, a dispetto delle pessimistiche aspettative, non comporterà alcun licenziamento, né ridimensionamento, ma ad una sola condizione: i dipen-denti dovranno rinunciare a 7 dei quindici minuti di pausa-pranzo ogni giorno. Una richiesta apparentemente ragionevole rispetto allo scampato pericolo di perdere il lavoro, ma che mostra a poco a poco la sua ingiustizia per

tutta la durata del film, fino a trasformarsi in un becero ricatto agli occhi delle protagoniste: 7 minuti al giorno per ciascuna delle 300 operaie e impiegate della fabbrica, significherebbero 900 ore al mese in più di lavoro assicu-rate ai nuovi proprietari. Il film - trasposizione cinematografica di un’opera teatrale di Stefano Massini - è liberamente ispirato ad un fatto di cronaca avvenuto nel 2012 in un’azienda tessile di Yssengeaux, nel nord della Francia. Non è difficile però ritrovare tristi somiglianze con quanto accade quasi quotidianamente in ogni parte del mondo, soprattutto a seguito della crisi economica.Colpisce del film la forte carica emotiva, il coinvolgimen-to negli stati d’animo di queste undici donne, interpretate da un cast femminile d’eccezione: dalla emozionante Violante Placido a Cristiana Capotondi, al ruolo sconvol-gente interpretato da Ambra Angiolini, alla sorprendente Fiorella Mannoia.

Ognuna di loro ha una storia apparentemente molto diversa da quella delle altre, ma in realtà sono tutte acco-munate da una forte voglia di riscatto da raggiungere attraverso il lavoro e si svelano lentamente le une alle altre tra i macchinari spenti della fabbrica, in un’ambienta-zione quasi teatrale, con fredde stanze illuminate al neon.Dai loro dialoghi spesso molto duri emerge una fotografia vera e forte della società odierna: c’è tra loro chi è immi-grata e fugge da luoghi di guerra e miserie, chi rappresen-ta l’età della maturità (come Bianca, interpretata magi-stralmente da Ottavia Piccolo) e chi la giovinezza, chi è in preda ai pregiudizi e alle paure, chi cerca di convivere con la sua disabilità.Ma soprattutto il film induce a riflettere sul senso del tempo, su quanto possano valere anche “solo” 7 minuti nella vita di ognuno, al punto da rifiutarsi di “venderli” al migliore offerente e invece cercando di proteggerli ad ogni costo.Un film dalla storia certamente intensa, che lascia con il fiato sospeso fino all’ultima scena, al punto che, una volta terminato, non si può far a meno di chiedersi “Io avrei rinunciato a quei 7 minuti?”.

di Angiola Pedone

L’Anno Santo appena terminato ha scandito le sue tappe intorno all’azione misericordiosa del Padre. Se Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre, è nei gesti amorevoli di una Madre che possia-mo riconoscere il valore della Grazia. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Il mistero della fede cristiana, così come viene descritto nella Misericordiae Vultus, è presto chiarito attraverso l’iconografia della Madonna della Misericordia, che raccoglie i fedeli sotto un ampio mantello, o della Madonna delle Grazie che intercede per noi presso Dio affinché egli ci conceda la grazia. Quest’ultima rappresentazione costitui-sce un modello molto diffuso nella nostra

regione che, talvolta, è il risultato di una commistione di attributi iconografici che mutano con il tempo. Il valore semantico della concessione della grazia divina attraverso il gesto misericordioso è ben espresso anche nella pala d’altare intitolata a Santa Maria delle Grazie, collocata lungo la parete adiacente all’attuale ingresso della Chiesa di San Francesco d’Assisi, fulcro originario del borgo antico di Cerignola. La tela, dipinta nel XVII secolo, restaurata nel 1937 adornava l’altare della cappella intitolata a San Carlo, dal 1619, per volere della famiglia Martinelli, come dimostra l’iscrizione posta alla sommità della struttura in pietra che la circonda. Il dipinto presenta la Madonna delle Grazie accolta da una schiera di angeli e, in basso, quattro santi in atto di adorazio-ne: a sinistra della Vergine si riconoscono San Carlo Borromeo e Sant’Antonio da Padova, alla sua destra San Giovanni Battista e San Francesco d’Assisi. Un corpo nuvoloso separa la Vergine dalle anime purganti, la cui presenza è impor-tante poiché colloca l’iconografia nell’ambito tematico della Lactatio Bernardi in cui appare la Vergine nell’atto di allattare Bernardo dotandolo, così, della scienza mariologica. Infatti, il latte

che sgorga dal seno scoperto di Maria ha la stessa funzione glorificatrice del sangue di Cristo. Quello della Lactatio è un modello che si ritrova a Napoli fra il XV e il XVI secolo e costituisce un preceden-te affine alla rappresentazione della Madonna delle Grazie. L’area geografica di diffusione del tema tocca la regione campana, infatti, nel XV secolo, a Napoli, viene fondato, ad opera dei padri pisani e francescani, il primo convento dedicato a Santa Maria delle Grazie il cui culto avrà ampia diffusione grazie alle copiose committenze. Ciò spiega anche la presen-za della figura costante di San Francesco nelle tele che rispondono a questa tipolo-gia. Si può affermare con una buona percentuale di sicurezza che la tela appartenga alla scuola napoletana poiché sono evidenti elementi tardo-ma-nieristici supportati da quei fiamminghi-smi che influenzavano l’arte napoletana a cavallo dei secoli XV e XVI. Nello stemma è raffigurato uno scudo attraversato da una fascia; nel mezzo un leone che potrebbe riferirsi all’emblema dei Pigna-telli di Monteleone, antichi feudatari di Cerignola, oppure potrebbe considerarsi un omaggio all’opera di don Leonardo de Leo, arciprete, a favore della chiesa, iniziata nel 1569 con la sua investitura e terminata dieci anni più tardi.

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MARIA, il volto della MISERICORDIA

di Rosanna Mastroserio

“A quanto sappiamo rinunciare pur di non perdere il nostro lavoro?”. Nel nuovo film di Michele Placido (orgoglio nostrano, originario di Ascoli Satriano) è questa la doman-da che continuamente si pongono le protagoniste: undici donne rappresentanti nel consiglio di fabbrica di un’azienda tessile del Lazio, che i proprietari - interpretati proprio dai fratelli Placido, Michele, Donato e Gerardo- hanno appena ceduto per le quote di maggioranza ad una multinazionale francese. La cessione, a dispetto delle pessimistiche aspettative, non comporterà alcun licenziamento, né ridimensionamento, ma ad una sola condizione: i dipen-denti dovranno rinunciare a 7 dei quindici minuti di pausa-pranzo ogni giorno. Una richiesta apparentemente ragionevole rispetto allo scampato pericolo di perdere il lavoro, ma che mostra a poco a poco la sua ingiustizia per

tutta la durata del film, fino a trasformarsi in un becero ricatto agli occhi delle protagoniste: 7 minuti al giorno per ciascuna delle 300 operaie e impiegate della fabbrica, significherebbero 900 ore al mese in più di lavoro assicu-rate ai nuovi proprietari. Il film - trasposizione cinematografica di un’opera teatrale di Stefano Massini - è liberamente ispirato ad un fatto di cronaca avvenuto nel 2012 in un’azienda tessile di Yssengeaux, nel nord della Francia. Non è difficile però ritrovare tristi somiglianze con quanto accade quasi quotidianamente in ogni parte del mondo, soprattutto a seguito della crisi economica.Colpisce del film la forte carica emotiva, il coinvolgimen-to negli stati d’animo di queste undici donne, interpretate da un cast femminile d’eccezione: dalla emozionante Violante Placido a Cristiana Capotondi, al ruolo sconvol-gente interpretato da Ambra Angiolini, alla sorprendente Fiorella Mannoia.

Ognuna di loro ha una storia apparentemente molto diversa da quella delle altre, ma in realtà sono tutte acco-munate da una forte voglia di riscatto da raggiungere attraverso il lavoro e si svelano lentamente le une alle altre tra i macchinari spenti della fabbrica, in un’ambienta-zione quasi teatrale, con fredde stanze illuminate al neon.Dai loro dialoghi spesso molto duri emerge una fotografia vera e forte della società odierna: c’è tra loro chi è immi-grata e fugge da luoghi di guerra e miserie, chi rappresen-ta l’età della maturità (come Bianca, interpretata magi-stralmente da Ottavia Piccolo) e chi la giovinezza, chi è in preda ai pregiudizi e alle paure, chi cerca di convivere con la sua disabilità.Ma soprattutto il film induce a riflettere sul senso del tempo, su quanto possano valere anche “solo” 7 minuti nella vita di ognuno, al punto da rifiutarsi di “venderli” al migliore offerente e invece cercando di proteggerli ad ogni costo.Un film dalla storia certamente intensa, che lascia con il fiato sospeso fino all’ultima scena, al punto che, una volta terminato, non si può far a meno di chiedersi “Io avrei rinunciato a quei 7 minuti?”.

1 GIOVEDÌore 10,30 / Il Vescovo presiede la riunione con i Vicari Foranei in Curia (Cerignola)ore 19,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara V. e M. (Cerignola) per la festa della titolare parrocchialeore 20.30 / Il Vescovo guida la lectio divina nella chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso (Orta Nova)3 SABATOGiornata Missionaria dei Sacerdotiore 9,30-11,00 / Riunione dei Direttori degli Uffici Pastorali (Curia Vescovile)ore 10,30 / Il Vescovo partecipa all’incontro organizzato dalla Sezione dell’UNESCO sul tema dei “Diritti Umani” nella Sala Consiliare (Cerignola)ore 16,00 / Corso di formazione ANSPI per animatori di oratorio nella chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso (Orta Nova)ore 16,30 / Ritiro di Avvento per il Settore Adulti dell’ACI nella chiesa parrocchiale di San Leonardo Abate (Cerignola)ore 17,00-18,30 / Incontro del MEIC nel Salone “Giovanni Paolo II” dell’Episcopio (Cerignola)ore 19.30 / Il Vescovo partecipa alla Presentazione del libro del giornalista G. Lannes “Bambini a Perdere” nella chiesa parrocchiale della B.V.M. Addolorata (Orta Nova) 4 DOMENICA - II Domenica di AvventoGiornata diocesana del quotidiano cattolico Avvenireore 8,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 11,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe (Borgo Tressanti)ore 19,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi (Cerignola)5 LUNEDÌore 10,30 / Il Vescovo partecipa all’inaugurazione dell’A.A. 2016-2017 della Facoltà Teologica Pugliese (Bari)ore 16,00 / Incontro diocesano dell’Apostolato della Preghiera nel Seminario Vescovile (Cerignola)6 MARTEDÌ - ore 18,00 / Il Vescovo partecipa alla celebrazione eucaristica nella Basilica di San Nicola a Bari alla presenza del Patriarca Bartolomeo 7 MERCOLEDÌ ore 9.30 / Il Vescovo visita l’Istituto Comprensivo di Stornara ore 15,30 / Pellegrinaggio diocesano al Santuario di Ripalta guidato dal Vescovoore 17,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nel Santuario di Ripalta (Cerignola)

8 GIOVEDÌ - Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V.M.Giornata Pro Seminario nella Vicaria di San Pietro Apostoloore 12,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nel Santuario di Ripalta (Cerignola) per la solennità della B.V.M. Immacolataore 19,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova per la solennità della B.V.M. Immacolata (Cerignola)9 VENERDÌ - ore 9,30 / Ritiro spirituale del clero diocesano – Istituto Figlie di M. SS. Ausiliatrice (Cerignola)11 DOMENICAIII Domenica di Avvento (Gaudete)ore 9.00 / Ritiro spirituale per giovanissimi e giovani nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Cerignola)ore 18,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso (Cerignola)12 LUNEDÌore 16,30 / Scuola di Formazione Teologica per Operatori Pastorali - Orta Novaore 18,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale dei Sacri Cuori per la festa di Santa Lucia V. e M. (Cerignola)13 MARTEDÌore 10.30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia V. e M. per la festa della titolare parrocchiale (Ascoli Satriano)ore 18,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale della B.V.M. Addolorata per la festa di Santa Lucia V. e M. (Cerignola)ore 20,00 / Il Vescovo partecipa all’incontro con padre Ermes Ronchi nella chiesa parrocchiale della B.V.M. Addolorata (Cerignola)14 MERCOLEDÌIn mattinata, il Vescovo visita la scuola media (Ordona)ore 16,30 / Scuola di Formazione Teologica per Operatori Pastorali - Cerignolaore 20.00 / Carovana dei Beati nella chiesa parrocchiale di San Rocco (Stornara)15 GIOVEDÌore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola) per l’inizio della Novena del Nataleore 18,30-20,00 / Consiglio Pastorale Diocesano nel Salone “Giovanni Paolo II” dell’Episcopio (Cerignola)16 VENERDÌore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)

ore 18,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Principio in San Leone Vescovo (Ordona) e inaugurazione del nuovo oratorio17 SABATOore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 16,30 / Il Vescovo guida l’incontro di spiritualità per gli IRC nell’Istituto Maria Ausiliatrice (Cerignola)ore 16,30 / Incontro del Gruppo “Se vuoi” nel Seminario Vescovile (Cerignola)ore 17,30 / Il Vescovo guida l’incontro di spiritualità per il MEIC nell’Istituto Maria Ausiliatrice (Cerignola)18 DOMENICA - IV Domenica di Avventoore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 9,00-17,00 / Il Vescovo guida il ritiro delle religiose nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Cerignola)ore 18,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa dell’Assunzione della B.V.M. (Rocchetta Sant’Antonio)19 LUNEDÌore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 11,00 / Il Vescovo visita la scuola – Missionarie Figlie del Calvario (Cerignola)ore 16,30 / Scuola di Formazione Teologica per Operatori Pastorali - Orta Nova20 MARTEDÌore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 12,00 / Il Vescovo incontra l’Amministrazione Comunale e i dipendenti del Comune di Cerignola per lo scambio degli auguri nataliziore 18,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale della Purificazione della B.V.M. (Candela)21 MERCOLEDÌore 10,00 / Il Vescovo visita la scuola media (Carapelle)

ore 16.30 / Il Vescovo presiede il momento di preghiera a Tre Titoli (Cerignola)ore 16,30 / Scuola di Formazione Teologica per Operatori Pastorali - Orta Novaore 18,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale della B.V.M. della Stella (Stornarella)22 GIOVEDÌore 11,30 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nell’Ospedale “G. Tatarella” (Cerignola)ore 18,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale di San Rocco (Stornara)23 VENERDÌ In mattinata, il Vescovo guida l’incontro di spiritualità con il mondo del lavoro ore 16,30 / Il Vescovo incontra i Sindaci e gli Amministratori dei nove comuni della diocesi per lo scambio degli auguri natalizi (Curia Vescovile)ore 19,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo nella chiesa parrocchiale della B.V.M. del Rosario (Carapelle)24 SABATOore 7,00 / Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale (Cerignola)ore 23,30 / Il Vescovo presiede la Veglia di Natale in Cattedrale (Cerignola)25 DOMENICA - NATALE DEL SIGNOREore 12,00 / Il Vescovo presiede la Messa di Natale in Cattedrale (Cerignola)ore 18,00 / Il Vescovo presiede la Messa di Natale nella Concattedrale (Ascoli Satriano)27 MARTEDÌ - ore 17,30 / Il Vescovo partecipa all’ordinazione episcopale di Sua Ecc. Mons. Giuseppe Giuliano, Vescovo di Lucera-Troia (Nola)28 MERCOLEDÌ - ore 20,00 / Concerto di Natale in Cattedrale (Cerignola)29 GIOVEDÌ - ore 9,30 / Incontro di formazione per il clero giovane a Candela31 SABATO - ore 19,00 / Il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica e la recita del Te Deum di ringraziamento in Cattedrale (Cerignola)

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Diocesi di Cerignola - Ascoli Satriano

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Direttore editoriale:Angelo Giuseppe Dibisceglia

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Grafica e Stampa: Grafiche Guglielmi - tel. 0883.544843 - ANDRIADi questo numero sono state stampate 1000 copie. Chiuso in tipografia il 31 ottobre 2016.

Anno I - n° 3 / Dicembre 2016

Redazione - Ufficio Diocesanoper le Comunicazioni SocialiPiazza Duomo, 4271042 CERIGNOLA (FG)Tel. 0885.421572 / Fax 0885.429490e-mail: [email protected]

Mensile della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano

Igiornata del seminario

GIORNATA DEL SEMINARIO

Carissime sorelle e fratelli della Chiesa di Cerignola – Ascoli Satriano,

vi scrivo molto volentieri su una realtà, il Seminario, che ha coinvolto la mia vita e il mio ministero per oltre trent’anni come formatore, e per la prima volta parlo di essa con un senso di responsabilità nuova, quella propria del Vescovo. Lo faccio in occasione della Giornata che da quest’anno si celebra in ciascuna delle Vicarie in date diver-se: l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Conce-zione di Maria nella città di Cerignola, il 12 febbra-io nella Vicaria di Sant’Antonio (i Cinque Reali Siti), il 21 maggio nella Vicaria di San Potito (Ascoli Satriano, Candela e Rocchetta). Perché questa parcel-lizzazione? Semplicemente perché in occasione di questa giornata abbiate l’opportunità di incontrare e ascoltare i nostri seminaristi, vi accorgiate che il Seminario non è semplicemente un luogo, ma “storie di vita” di giovani che stanno facendo discernimento sulla loro vocazione e si preparano al ministero. Quelle storie non ci devono essere estranee, riguardano ciascuno di noi, perché nel cuore di questi giovani il Signore ha posto il desiderio di servire il suo popolo, in modo particolare la nostra gente. Sapete che da anni il nostro Seminario diocesano è chiuso, ma non per questo non continua l’animazione voca-zionale del rettore, don Vincenzo Dibartolomeo, che quest’anno sta intensificando il suo servizio nelle nostre comunità. I nostri giovani sono tutti a Molfetta, nella cara comunità del Pontificio Seminario Regionale Pugliese e lì sono seguiti in modo competente e amorevole dal Rettore e dai formatori; ogni giorno aprono il loro cuore al Signore, che irrompe nelle loro vite per renderle strumenti del Suo Amore. Sono figli delle nostre famiglie, giovani delle nostre comunità parrocchiali, hanno frequentato le scuole dei nostri giovani, i locali e

luoghi di ritrovo dei loro coetanei, ma… cosa è successo “proprio” a loro? Il Vangelo ce lo spiega, consegnandoci parole semplici e delicate: “Fissatolo, lo amò” (Mt 10,21). È l’espressione con la quale l’evangelista Marco descrive l’attenzione che rapisce il cuore di un uomo retto e ricco, (un giovane, secondo l’evangelista Matteo), per un attimo solo purtroppo, perché lo sguardo di Cristo non “ipnotizza”, ma ama e lascia liberi e quel giovane sceglie di non seguire il Signore. Nel cuore di questi giovani si apre “un sentiero”, quello in cui ci si lascia conquistare dall’amore di Cristo, ci si lascia “liberare” da tutte le pretese, le chiusure, persino quelle che ci sembrano “libertà” ma non sono che schiavitù, perché le loro vite possano essere quelle di pasto-ri che amano il popolo di Dio con gli stessi sentimenti di Cristo. Quanto lavoro interiore, quanta ricchezza di espe-rienza, quanto “disarmarsi” di narcisismo per rivestirsi di docilità, nelle vite di questi giovani! Perciò la Giornata del Seminario la sentiremo come nostra: sarà dedicata alla preghiera per le vocazioni presbiterali; sarà una giornata di solidarietà, perché con le nostre offerte sosteniamo il Seminario Regionale e le attivi-tà vocazionali del Seminario diocesano; sarà un giorno in cui elevare al Signore un cantico di gratitudine per il dono di presbiteri e dei seminaristi, perché non potremo rivolge-re al Padre la richiesta di nuovi ministri, senza prima dire “grazie” per la Vita che, dalle loro povere mani di uomini, abbiamo ricevuto! Grazie per quello che, con il vostro impegno, sarà questa Giornata!

Cerignola, 8 dicembre 2016, Solennità dell’Immacolata Concezione B.V. Maria, primo di episcopato. Vi abbraccio e vi benedico, † Luigi Renna Vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano

Messaggio per la GIORNATA del SEMINARIO“Il Seminario, storie di vita che riguardano tutti”

Preghiera per la GIORNATA del SEMINARIO

Vergine Madre, che a Nazareth hai vissuto l’esperienza dell’ascoltodell’annuncio che il Verbo di Dio si sarebbe fatto uomo, e che hai creduto abbandonandoti alle infinite possibilità dell’amore di Dio,ci rivolgiamo a Te affidandoti le nostre famiglie e le nostre comunità parrocchiali, chiedendoTi di risvegliare in loro la virtù dell’ascolto dei progetti divini. Ti affidiamo in modo particolare i ragazzi e i giovani che il Signore chiama al presbiterato: siano liberi e docili nel lasciarsi conquistare dal Tuo Figlio Gesù, coraggiosi nel dire come te: “Eccomi, Signore”. Sostieni i nostri seminaristi e i loro formatori, perché puntino ad una sequela di Cristo e a un servizio della Chiesa e del Regnoche siano di alto profilo e ricchi di gratuità. E veglia sui sacerdoti, perché dalla loro testimonianza di una vita vera, bella e buona, traspaia la gioia di essere strumenti di Dio.In te confidiamo, o dolce Madre Maria. † Luigi Renna Vescovo di Cerignola - Ascoli Satriano

IIgiornata del seminario

GIORNATA DEL SEMINARIO

di don Vincenzo DibartolomeoRettore del Seminario Diocesano

Incontrando i giovani della nostra diocesi presenti nelle nostre parroc-chie, ho avuto modo di porre loro questa domanda: “Cosa dice a voi il termine vocazione?”. Molti di loro rimangono impietriti, impauriti di dare una risposta che potrebbe creare ilarità fra i coetanei, ma qualche coraggioso azzarda una risposta: è una chiamata! Sì, è vero: il termine stesso deriva dal latino “vocare” che vuol dire appunto “chiamata”. Una chiamata implica un chiamante, che in questo caso è Dio, e un chiamato che è l’uomo. Ogni uomo è chiamato da Dio per una missione. Non solo, come molti pensano, alla vita sacerdotale o di speciale consacra-zione, ma anche per la vita matrimoniale. Certo queste sono le grandi vocazioni, quelle che gli uomini chiamano le “grandi scelte di vita”. Ma, in realtà, inconsapevolmente, l’uomo già dà delle risposte, ad esempio quando deve scegliere la scuola da frequentare, gli amici con cui condividere una serata, il lavoro: fa delle scelte perché desidera realizzare un sogno. Tutto parte dal sogno: sognare apre nuove prospetti-ve, spinge verso orizzonti alti e altri, tutto per raggiungere un unico obiettivo: la felicità. Dio stesso condivide la sua scelta e si mette in dialogo perché possa non solo essere felice ma lo riempie di ogni grazia, superando ogni sua aspettativa. Quindi la vocazione necessita il dialogo. Molti giovani pensano che la vocazione sia già stata assegnata ad ogni uomo, cioè che esista un destino, inteso come il “già scritto”. In realtà non è così! Se esistesse il destino, la nostra libertà verrebbe annullata, diventeremmo delle “marionette” o dei “burattini” nelle mani di Dio. Questa è l’idea che proviene dalla cultura delle religioni greca e latina, dove la divinità assisteva alla vita dell’uomo, deridendola nei tentativi dell’uomo di liberarsi dal “fato”. L’uomo accetta il proprio “destino” fin quando la vita va per il meglio. Ma, tutti sono consapevoli che la vita è fatta anche di esperienze di dolore. Allora il giovane si pone questa domanda: “perché Dio ha scritto questa storia per me?”. Le conclusioni sono ovvie: Dio fa preferenze: per alcuni ha scritto una storia a “lieto fine” e li destina alla vita eterna, ad altri li condanna già prima di nascere. A dare risposta a questa domanda, ci viene in aiuto il santo vescovo di Ippona, Agostino, il quale parla di libero arbitrio: l’uomo è libero di fare le sue scelte. A confermare questa tesi, vi è un padre del deserto, Isacco di Ninive, che afferma: “Dio ti fa con te”, cioè Dio costruisce la vita insieme con l’uomo, giorno dopo giorno. Quindi, non vi è nulla di scritto in Dio. Se proprio abbiamo bisogno di affermare che in Dio ci siano delle biblioteche o archivi contenenti dei testi, saranno quelli che abbiamo scritto con le nostre scelte, ovvero la nostra storia che ben conosciamo. Anche Dio ha un sogno: la felicità dell’uomo, uno dei sinonimi dell’Amore. Non ha creato l’essere umano per la tristezza, per farlo vagare nel buio e nella coltre della notte, ma lo ha creato perché possa essere la perla preziosa nel campo della storia. Quindi, non si può parlare di destino, ma di progetto di Dio: Dio fissa il punto di arrivo per ogni uomo che è la felicità (quella che nei vangeli viene chiamata la vita eterna, la risurrezione), e mette nell’uomo la capacità di giungervi. Se l’uomo vivesse nella solitudine, non potrebbe mai arrivare al traguardo, in quanto è creato per la relazione. La solitudine porta l’uomo a morire. Deve uscire da sé stesso per vivere le quattro relazioni fondamentali: con Dio, con gli altri suoi simili, con il mondo creato, per poter rientrare

in sé stesso e mettere dei punti fermi per identificarsi e costruirsi nel tempo. La vocazione allora è la vita stessa che, consegnataci da Dio, attraverso un atto di amore si realizza in pienezza. Vocazione non vuol dire solo positività, ma anche negatività. Uso l’immagine di un giovane che si allena per poter essere un bravo calciatore: al primo contrasto con l’avversario, egli certamente cadrà perché non è esperto, ma allenandosi avrà modo di imparare le tattiche per poterlo affrontare. Non si cresce nella vita solo stando in piedi, cioè quando tutte le cose vanno per il meglio, ma anche attraverso le cadute e le resistenze, soprattutto quelle del cuore. Più volte sento dire dalla gente che vive esperienze di confusione queste parole: “Padre, mi dica quello che devo fare in maniera dettagliata”. La risposta più sbagliata che si possa dare è quella di dare delle ricette. Non si può dire agli altri quello che devono fare. Le nostre risposte sarebbero come dei manifesti attaccati alla vita degli altri, che non hanno radici; così come possiamo assistere per strada guardando le bacheche, i manifesti, a causa del sole, dell’acqua, del vento, si scollano, perdono il loro colore. Invece ciò che è n ecessario fare, sarà quello di accompa-gnarla, affinché prenda in mano la sua vita, la coltivi e vi pianti quel seme che proviene dalla Parola di Dio. Essa metterà radici e di fronte alle avversità della vita, non potrà mai essere portata via. Certo, questo necessita tempo e lavoro: ma per questo il Signore ci da un tempo di vita abbastanza lungo per poter mettere a frutto e poter dare una risposta. Quella risposta sarà la realizzazione del sogno dell’uomo e di Dio.Dio ascolta il sogno dell’uomo. Non costringe ad alcuni la via del sacerdozio, ad altri la via della consacrazione, ad altri ancora la via matrimoniale, ma attende che l’uomo si appassioni alla vita. Quando batte forte il cuore per una di queste scelte, è l’inizio del discernimento vocazionale, ovvero la verifica della vocazione. È questo il compito che si prefigge l’Ufficio di Pastorale per le Vocazioni, il quale accompagna i giovani a fare chiarezza della propria vita, attraverso alcuni strumenti che la Chiesa stessa offre: preghiera, meditazione della Parola di Dio, condivisione con altri amici e la guida spirituale. Dio desidera essere un compagno di strada affinché l’uomo raggiunga la sua felicità, la sua realizzazione. A noi il compito di togliere dal nostro vaso, immerso nelle acque torbide della storia, le incrostazione che le situazioni della vita impongono all’uomo, per poter mostrare la bellezza della vita, del nostro essere, così come Dio ci ha creati.

Che cos’è la VOCAZIONE?

IIIgiornata del seminario

Gruppo Samuel - Nel Raggio della StellaL’esperienza della chiamata non caratterizza un particolare momento dell’esistenza, ma può giungere in ogni ora. È pertanto responsabilità educativa di ogni formatore offrire ai ragazzi la possibilità di dare un significato alle semplici intuizioni che possono sorgere nel loro cammino di crescita. In forza di questa convinzione, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale delle Vocazioni desidera proporre particolari occasioni d’incontro per i gruppi ministranti delle parrocchie, al fine di aiutare i ragazzi a vivere un cammino di ricerca vocazionale, proporzionato alla loro età. Il percorso di quest’anno prevede un breve viaggio alla riscoperta del Battesimo che ci pone, per così dire, nel raggio della Stella.Destinatari di questi incontri sono i ragazzi che partecipano al gruppo Ministranti delle parrocchie, in un’età compresa fra i 10 e i 13 anni.

Per la Vicaria S. Pietro Apostolo (Cerignola, Borgo Tressanti e Borgo Libertà) Luogo: Parrocchia B.V.M. del Buon Consiglio in Cerignola Orario: dalle ore 9.30 alle ore 12.30Date: 13 novembre, 11 dicembre 2016, 29 gennaio, 26 febbraio, 26 marzo, 7 maggio 2017

Per la Vicaria S. Antonio da Padova (Orta Nova, Ordona, Stornara, Stornarella) Luogo: Parrocchia SS. Crocifisso in Orta Nova Orario: dalle ore 9.30 alle ore 12.30Date: 27 novembre 2016, 15 gennaio, 12 febbraio, 12 marzo, 23 aprile, 21 maggio 2017

Per le parrocchie di CarapelleLuogo: Parrocchia S. Giuseppe in Carapelle Orario: dalle ore 9.30 alle ore 12.30Date: 20 novembre 2016, 8 gennaio, 5 febbraio, 5 marzo, 2 aprile, 14 maggio 2017

Per la Vicaria S. Potito Martire (Ascoli S., Candela, Rocchetta S. Antonio e borgo S. Carlo) Luogo: Parrocchia S. Potito Martire in Ascoli Satriano Orario: dalle ore 9.30 alle ore 12.30Date: 4 dicembre 2016, 22 gennaio, 19 febbraio, 19 marzo, 30 aprile, 28 maggio 2017

IX Meeting dei Ministranti: lunedì 1° maggio 2017 presso il Seminario Diocesano “S. Cuore” in Foggia.

Gruppo Se VuoiIl cammino intende accompagnare un momento che si verifica nella vita dei giovani: il tempo in cui, in stagioni tranquille o travagliate, emerge la domanda sul senso dell’esi-stenza e sulla direzione da imprimere a essa, tempo non raramente vissuto come vera e propria attesa di una parola luminosa che venga da Dio.L’itinerario proposto si basa sulla fiducia che si può discernere la volontà di Dio per la nostra vita, nella sua singolare attuazione per noi, e che Dio stesso è all’ope-ra per manifestarla.Destinatari di questi incontri sono i giovani della comunità parrocchiali, in un’età compresa fra i 17 e i 25 anni. Luogo: Seminario Diocesano in Cerignola Orario: dalle ore 16.30 alle ore 20.00.Date: 26 novembre: Adamo ed Eva / 17 dicembre 2016: Abramo / 14 gennaio: Isaia18 febbraio: Giovane ricco / 25 marzo: Zaccheo / 13 maggio 2017: Maria

ANTONIO MIELE «… ma sulla Tua parola getterò le mie reti» Lc 5,5

Mi chiamo Antonio Miele, ho 22 anni, sono di Orta Nova e appartengo alla parrocchia B. V. M. dell’Altomare. Il brano che mi ha sempre guidato

e segnato è quello di Luca 5,1-11, in particolare la bellissima professione che Pietro fa al Maestro: «ma sulla Tua parola getterò le mie reti» (Lc 5,5).Sono davvero innamorato di questa figura emblematica che è Pietro. Come lui mi riconosco indegno del grande dono che il Signore mi ha dato, peccatore, ma allo stesso tempo amato dal Signore. Dinanzi ai dubbi e alle difficoltà trovo forza nel ripetermi le parole di Pietro: «ma sulla Tua parola». Perché tutto lo sforzo di questi anni? Per diventare sacerdote secondo il cuore di Cristo. Non una relazione d’amore disincarnato dalla realtà, ma che si traduce nel servizio ai fratelli. Oggi sono al quarto anno di seminario e conservo tutto quello che ho vissuto nella memoria del cuore.Mi sforzerò di adempiere quanto il Signore mi chiede con la mia umanità. Rispondo con le mie fragilità e piccolezze al suo progetto, certo che Lui trasformerà le mie “ferite in feritoie di luce”.

MICHELE MURGOLO«Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo

di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» Mt 25,40

Sono Michele Murgolo, ho 26 anni, sono di Cerignola della parrocchia san Francesco d’Assisi e frequento il terzo anno di seminario maggiore a

Molfetta. Questo è il Vangelo che porto sempre nel cuore. È la carità di Cristo che mi spinge ad agire con amore verso l’altro senza timore e senza riserve, nella sempli-cità, nel silenzio e nell’umiltà. Ma non in maniera unilate-rale perché nell’altro io riconosco le mie stesse debolezze e così incontro l’Altro che mi dona tutto ciò di cui ho bisogno. Chiudo con una frase di sant’Agostino che semplifica il mio pensiero: “aiuta coloro con i quali coloro cammini, per poter raggiungere colui con il quale desideri rimanere”.

DOMENICO STAFFIERESono Domenico Staffiere, un ragazzo come tanti, 24 anni e una laurea in infermieristica in tasca.

Sono al secondo anno di seminario mettendo da parte possibilità lavorative e un bellissimo rapporto di fidanza-mento. Perché? Per ascoltare meglio il profondo deside-rio di felicità posto da Dio nel mio cuore (e anche nel tuo!): ecco la vocazione! Dunque non è mia, è di Dio, è dono suo, il più bello, ciò che orienta le nostre scelte e tutta la nostra vita. La vocazione, ancora, non è il bagaglio con cui sono entrato in seminario ma è quello con cui uscirò. Si, questo tempo è una lunga gestazione vocazionale, a me non resta che viverla nell'attesa, lasciando a Dio lo spazio di lavorarmi dentro. Buon lavoro!

IVgiornata del seminario

GIORNATA DEL SEMINARIO

HERMANN ROKOTONIRINA NOMENGANAHARY«La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai» Mt 9, 37

Io sono Nomenganahary Hermann Rokotonirina. Nato il 22 settembre 1990 a Ambalaomby (Anosib an’Ala). Mia madre si chiama Margeurite

che mi ha sempre accompagnato sin da piccolo nel cammino umano e di fede, mio padre si chiama Ramafadraona Tafita.Quando avevo 15 anni mi venne il desiderio di diventare sacerdote e così che mi sono inserito nel gruppo vocazionale della mia parrocchia Santa Trinità, chiamato “Solofo”, in cui ho iniziato il discernimento alla vita sacerdotale con l’aiuto da parte di un prete.A 17 anni decisi di entrare in seminario minore per seguire la formazione alla vita sacerdotale, intanto frequentavo la scuola superiore. Motivo di questa scelta è collegato al brano del Vangelo di Matteo 9,37. Io vorrei diventare operaio di Dio attraverso la mia risposta, alla Sua chiamata in me, per conoscere e amare Lui, e in oltre per far conoscere e amare Lui negli altri. Dopo i tre anni di formazione al seminario maggiore di Moramanga e i due anni della pratica pastorale, il mio vescovo mons. Gaetano Di Pierro (originario di Orta Nova) mi ha mandato in Italia per continuare la formazione e comple-tare lo studio. Adesso risiedo nella parrocchia B.M.V. dell’Altomare in Orta Nova, mentre frequento il terzo anno di formazione al Pontificio Seminario Regionale di Molfetta “Pio XI”. Nel mio cammino di fede e di formazione e di studio ho fiducia in Gesù che sempre compie meraviglie nella vita di noi uomini.

PASQUALE STRAFEZZA«Parla Signore perché il tuo servo ti ascolta»

1Sam 3,10

Sono Pasquale Strafezza, ho 20 anni e vengo da Cerignola. Sono

un seminarista del I anno del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” di Molfetta, dove da quasi un mese vivo con altri seminaristi di tutta la Puglia.Voi che in questo momento state leggendo questa mia piccola biografia, vi state chiedendo perché ho scelto questa frase come titolo, essa è tratta dal I° libro di Samuele, dove il giovane profeta riceve la chiamata dal Signore.In realtà il motivo di tale scelta è molto semplice, in quanto questa frase mi sta accompagnando per tutto il cammino vocazionale che sto vivendo. Anche io ho ascoltato la voce del Signore che mi ha dato la forza di intraprendere l’esperienza del seminario, dove camminerò alla Sua sequela mettendomi in continuo atteggia-mento d’ascolto proprio come ha fatto Samuele nel Tempio. “Ora parla Signore il tuo servo è pronto a camminare.”

GIUSEPPE CAPANO«Non temere, perché ti ho riscattato,

ti ho chiamato per nome. Tu mi appartieni» Is 43, 1

Attraverso questo passo di Isaia vorrei riassumere brevemente la mia vita. Il Signore mi ha riscattato

da una vita dissoluta, priva d'amore e priva di Lui. Ricordo che negli anni dell'adolescenza ero triste e angosciato, nonostante materialmente avessi tutto.Ma ecco che il Signore mi ha colto di sorpre-sa e mi ha “richiamato per nome”. Sì, mi ha richiamato facendomi sentire figlio e la cosa più sconvolgente che ho capito di Lui è che mi ama per quello che sono e non per quello che vorrei essere, è perseverante nell’amore malgrado tutti i miei limiti e continuamente mi fa sentire la sua carezza materna quando continuo a sbagliare. Adesso gli appartengo, sono nella sua mano e non la lascerò più, perché con Lui sono al sicuro. Solo grazie al suo amore io posso continuare a dire tutti i giorni il mio “eccomi”, nonostante la mia inconcretezza quotidiana. Quindi, per conclu-dere, mi sento di dire: “semplice-mente grazie!”.

GIUSEPPE DIDONATO «E questa vita, che vivo nel corpo, la vivo nella

fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» Gal 2,20

Sono Giuseppe, un ragazzo di Cerignola, che ha scoperto come la

bellezza della vita consista nel viverla nella pienezza dell'amore e del coraggio.Coraggio di rompere una logica che chiude in sé stessi e sembra strappare voce e respiro; coraggio di avere un cuore tenace che, pur nel pianto e nel tremore, non si ferma dinanzi alla chiamata alla felicità vera.Sono un giovane della parrocchia di san Dome-nico, che dalla sua famiglia e dalla sua comunità ha imparato a sentirsi accolto e amato dal Signore, che soprattutto nel Suo Vangelo e nei sacramenti continua ancora oggi a "consegnare sé stesso per me". Così, con questo fuoco nel cuore, ho iniziato a scoprire quel progetto di felicità che Dio aveva per la mia vita di giovane discepolo, scoprire la mia vocazione battesimale: è per questo motivo che vivo questo tempo che è il Semina-rio, nella «fede del Figlio di Dio» e nella certez-za che la storia mia e degli altri è qui, adesso.

GIANGIACOMO MORESELa mia scelta, frutto del “ricordo” di Dio

Sono Giangiacomo Morese, provengo dalla comunità parrocchiale di Candela, ho 22 anni e sono seminarista al 2° anno di discernimento. Racconto in poche

righe il motivo e il progresso spirituale per cui ho deciso di intraprendere questo cammino in seminario. La Parola che ha accompagnato fin dall’origine la mia vocazione è quella del Vangelo di Giovanni al capitolo 21,15. La domanda fatta per tre volte da Gesù a Pietro: “mi ami più di costoro” ha sempre scosso il mio cuore poiché il Signore chiedeva “l’esclusiva” a Pietro e la chiedeva anche a me. Ma la mia risposta forse è stata la stessa di Pietro:“tu lo sai che ti voglio bene”. Una risposta neutra che non sa di quel “per sempre” che Gesù ha promesso, una risposta che mi rendeva distante da ciò che mi chiedeva. È grazie a questa risposta che sono iniziati miei dubbi, le paure sul mio cammino, su come poter trasformare quel “ti voglio bene” in un “ti amo”. Non era facile perché questo voleva dire mettere in gioco me stesso, donando tutta la vita. È cosi che inizio una sfida che mi ha fatto mettere da parte i miei desideri per abbracciare i desideri sconosciuti di Dio. Una sfida che mi metteva in atteggiamento di ricerca sempre in qualunque modo supportato dalla Parola di Dio. Il mio cuore in ricerca era inquieto, non riuscivo a comprendere l'origine di questa inquietudine, eppure essendo figlio unico, avevo abitudini e vizi che mi concedevano un'apparente felicità; mi mancava qualcosa, pregavo, ma la risposta di Dio non giungeva. Cercavo segni ma non sapevo che la risposta era già nella domanda: “Cosa vuoi da me?”. Il Signore mi invitava ad accettare la sua volontà, quel verbo: “volere” non sapeva di imposizione, ma di apertura totale, affidamento non sapevo a cosa, ma mi fidai. È cosi che intrapresi il mio camino in seminario fidandomi, compren-dendo che Dio non si era dimenticato di me. Ho riconosciuto che Dio si è ricordato di me perché qualsiasi caduta ai suoi occhi poco conta, rispetto alla mia voglia di rialzarmi. Se devo riassumere questa mia ferma decisione in poche parole, posso dire che ho cercato di mettere in gioco la mia vita per un grande ideale che è Cristo, tutto questo l’ho fatto con molta convinzione, cercando, sperando e semplicemente vivendo la mia umanità nella totalità.