Giordano Bruno e La Religione

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    Giordano Bruno e la religione: tra ermetismo e modernit

    Giordano Bruno e la religione: un binomio celebre, due opposti apparentemente inconciliabili, che,

    sovente, nella querelle tra religiosi e laici, funge da archetipo. E davvero difficile sottostimare

    tanto lopposizione bruniana al cristianesimo quanto lefficacia di questa: nella maggior parte delle

    sue opere, alla base della proposta di miglioramento della societ vi la confutazione di quel sistema

    teologico-filosofico cristiano, dapprima aristotelico-cattolico e poi riformato, al quale egli attribuir

    la decadenza della civilt cinquecentesca, e del quale, con pertinacia davvero scevra da interessi

    materiali, per tutta la vita tenter lo smascheramento. Al grande pubblico dei secoli seguenti, la sua

    vicenda e la sua opera verranno consegnate con una particolare attenzione sugli episodi che ne

    scandirono la vita, esemplari per contrasto con quello che di l a poco, sarebbe divenuto il paradigma

    dellilluminismo: il principio della libert despressione e di pensiero. Cos, nella retorica comune

    Giordano Bruno soprattutto luomo oggetto di persecuzioni religiose, luomo che per tutta la vita si

    trov costretto a unesistenza raminga, lontano dallItalia ed egualmente straniero negli altri paesi in

    cui si trov a soggiornare, una vita scandita da polemiche, condanne e continui esili; daltronde, per

    una beffarda ironia della sorte, il ciclo delle sue vicissitudini trov il suo culmine, invero esiziale,

    con le due condanne a morte subite proprio nel momento in cui torn in Italia - e nel celeberrimo

    episodio del rogo in Campo de fiori: vicenda che si presta fin troppo bene allagiografia e a

    consegnare il personaggio ai posteri senza discuterne il pensiero e il contesto in modo davveroapprofondito. Cos del filosofo naturale (titolo del quale il nolano amava fregiarsi) Bruno, per ragioni

    in alcuni casi meramente esegetiche, e in altri di calcolo politico-culturale, ci sovente restituita

    limmagine del campione di laicit che diede la vita nella lotta contro la religione: un ritratto che

    vero solo parzialmente, e che richiede, per essere accettato, di porre bene in chiaro contro quale

    concezione di religione lautore combattesse. A ben vedere il Nolano, fin dalla Cena delle Ceneri

    (1584), primo dei suoi dialoghi londinesi, espone un modello di religione buono, da contrapporre a

    quello dei monoteismi ebraico e cristiano: quella degli antichi Egizi. O per meglio dire, quella che

    credeva essere degli antichi Egizi: a tal fine seguiamo la ricostruzione di Frances A. Yates ecerchiamo di capire meglio il perch di questo fraintendimento. E il 1460 quando Cosimo de

    Medici, riesce a venire in possesso di una copia del Corpus Hermeticumoriginariamente posseduta

    dallo studioso bizantino Michele Psello (XI secolo circa). Qualche anno dopo, nel 1463, ormai

    gravemente malato, ne commissiona la traduzione dal greco al latino a Marsilio Ficino (il quale a tal

    fine fu interrotto nella traduzione di Platone). Il grande clamore suscitato dallopera fu in primo

    luogo dovuto allerronea datazione che le fu attribuita: originariamente fu infatti ritenuta unopera

    risalente a una remota civilt egizia, addirittura anteriore a Mos: si pensi che lo stesso Ficino ritenne

    che lo stesso nucleo sapienzale del Corpus era individuabile in Orfeo, Pitagora e Platone, ma in una

    forma pi tarda e adulterata. A partire da tali presupposti Ficino e Pico della Mirandola tentarono di

    impostare una riforma della religione cattolica, in nome di una prisca theologia (termine che

    compare per la prima volta negli scritti di Ficino), un sapienza divina tanto pi antica quanto piPagina di1 7

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    pura, valida in tutte le epoche e rinvenibile in forme pi o meno corrotte in tutte le correnti mistiche

    e religiose del mondo. Solo nel 1614 (a 14 anni dalla morte di Bruno) Isaac de Casaubon sostenne

    per primo che la corretta collocazione temporale dellopera fosse nellepoca tardo-ellenistica, e che il

    supposto autore Ermete Trismegisto non fosse che un personaggio mitico: posizione sulla quale,

    gradualmente, si attesteranno tutti gli intellettuali e studiosi del settore. In questo contesto la Yatesindaga e tenta di precisare le influenze sul pensiero di Bruno della prisca theologiae del pensiero

    magico-religioso nella sua opera del 1964 Giordano Bruno and the Hermetic tradition. Innestando il

    suo lavoro sugli studi sul Rinascimento di Eugenio Garin e sulla diffusione delle scienze magiche e

    cabalistiche che si diffusero in quel periodo, la studiosa inglese tenta unanalisi comparata degli

    influssi della filosofia ermetica e delle scienze occulte sulla cultura dellepoca e sulla filosofia del

    Nolano, cercando di interpretarne i testi e gli episodi biografici in questa chiave: nei primi 10 capitoli

    lautrice ci presenta unanalisi dei testi ermetici, della cultura ermetica rinascimentale e delle scienze

    occulte; nei successivi 10 capitoli analizza la vita e le opere di Bruno alla luce dei risultati acquisitinella prima parte del libro; infine negli ultimi due capitoli analizza gli effetti della scoperta di

    Casaubon e la vita di Robert Fludd, in quella che potremmo definire una sorta di appendice. Alla fine

    del capitolo VIII del libro,Magia e Rinascimento, la Yates dice:

    Persino limpulso allabbattimento della vecchia cosmologia, operato dalla teoria della centralit del sole, pu avertrovato spunto nellatteggiamento ermetico verso il mondo, interpretato dapprima come magia da Ficino, elevatosi al

    livello di scienza con Copernico e ritornato ad un contesto di religiosit gnostica in Giordano Bruno .1

    un estratto che riassume bene le tesi esposte dalla Yates nel libro: ma cosa intende esattamente

    lautrice per religione gnostica? Lautrice aveva gi dettagliatamente specificato, citando

    esplicitamente il Festugire (autore delledizione critica del Corpus) nei capitoli dedicati a Ermete2

    Trismegisto, la distinzione tra le due gnosi presenti nellopera,una pessimistica, dove il mondo della

    materia considerato il male, e una ottimistica dove tutte le parti della natura sono buone, perch

    sono tutte parti di Dio . Questa gnosi, negativa o positiva, una conoscenza intuitiva del divino3

    ottenibile tramite unapertura religiosa alluniverso , che permette di ottenere la salvezza senza4

    ricorrere alla fede in un dio personale. Questo nellimpostazione della Yates importante per

    arrivare, attraverso lesegesi testuale, a individuare di che tipo fosse la religione propugnata dal

    Bruno in alcune sue opere. Analizzando lo Spaccio de la bestia trionfante la Yates rileva come ilnolano, nel suo elogio della religione degli Egizi, avesse come obiettivo ricondurre la magia

    rinascimentale alle sue fonti pagane, nello specifico lAsclepius (ultimo trattato del Corpus

    Hermeticum e gi noto in una versione latina attribuita ad Apuleio) evitando di usare come medium

    la religione cristiana (come aveva tentato di fare Ficino), per giungere alla concezione dellunit del

    Pagina di2 7

    Frances A.Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Bari, Laterza, 1981, p.177.1

    ivi, p.35.

    2

    ibidem.3

    ibidem.4

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    tutto . Nel far questo il Bruno, insomma ha come obiettivo polemico il cristianesimo, al quale5

    attribuisce la decadenza della societ del tempo. Proprio a tal fine il nolano alla fine dello Spaccio

    della bestia trionfantecompie un calco (operando delle opportune modifiche) della profezia posta

    alla fine dell Asclepius: leggiamo cosa dice la Yates in proposito: La profezia posta alla fine del

    Lamentosi sta avverando; la vecchiaia del mondo, sopraggiunta con il crollo della religione e delleleggi morali egiziane, finita; la religione magica riprende il suo posto nei cieli e con essa rivivono

    le virt della societ egiziana . La peculiarit della religione propugnata dal Bruno, nel suo6

    carattere etico: non si parla pi di una religione attenta solo alla vana speculazione e aliena ai bisogni

    delluomo, lobiettivo che si deve proporre deve essere quello di reinstaurare il rapporto delluomo

    con la natura e creare una societ pi giusta, contrapponendosi alla mistificazioni del cattolicesimo e

    del cristianesimo riformato. Lautrice mette in guardia il lettore da uninterpretazione della religione

    bruniana in senso ascetico, ci nonostante probabilmente sopravvaluta limportanza della questione

    religioso-rituale del nolano rispetto al suo ruolo subordinato rispetto a quello della riflessionegnoseologico-speculativa, unico presupposto davvero imprescindibile di tutto il pensiero bruniano e

    conditio sine qua nonper linstaurazione di una societ che fondi la sua etica sullaccordo tra uomini

    e natura.

    Nel libro di Michele CilibertoLa ruota del tempo, troviamo alcune precisazioni di questa concezione

    della religione. Lautore rileva come in Bruno luso della religione sia assolutamente strumentale

    rispetto al fine che si propone: sempre analizzando lo SpaccioC. nota come per Bruno il culto divino

    non ha altro obiettivo che non sia il buon vivere degli uomini; il premio e il castigo servono solo a

    ci. E questo lunico fondamento, lunica giustificazione dellintervento della divinit, della suaazione legislatrice . Una posizione differente da quella che la stessa religione doveva occupare nella7

    Cena della cenerie nel De infinito dove la religione era considerata s per una funzione in ambito

    sociale ma solo per il governo del popolo rozzo, della plebe, degli ignoranti . Allo stesso tempo8

    secondo Ciliberto sarebbe erronea linterpretazione della Yates che nelDe umbris idearumidentifica

    i Mercuri positivi in distruttori della religione cristiana, forzando il testo in una chiave univocamente

    ermetica e anticristiana, che non propria di questopera . Quello che viene ribadito in questo studio9

    a pi riprese, la costante rielaborazione di figure e immagini presenti nel corpus dellopera

    bruniana, ogni volta piegate a un pensiero che si svolge e matura tramite svolte e rivolgimentiprofondi : caratteristica che trova una perfetta sistemazione nel sistema concettuale bruniano,10

    sempre teso alla sistemazione di una filosofia naturale che ripristini il contatto tra intelletto e natura,

    Pagina di3 7

    ivi, p.2375

    ivi, p.2436

    Michele Ciliberto, La ruota del tempo. Interpretazione di Giordano Bruno, Roma, Editori Riuniti, 1992, p.7

    33

    ivi, p.368

    ivi, p.749

    ivi, pp.74-7510

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    in una continua corrispondenza tra i livelli gnoseologico, ontologico e stilistico, e dove si innestano i

    motivi pi profondi della polemica antiretorica, quali la satira sulla pedanteria e sulla santa asinit.

    Ladozione di una lingua volgare particolarmente ricca di sfumature, aderente il pi possibile alla11

    realt e al presente, funziona come correlativo oggettivo della filosofia naturale, tanto quanto il latino

    medievale dei pedanti lo della vana teologia cattolica prima e di quella riformata poi. Un altroargomento interessante ai fini di questo saggio, possiamo trarlo dallanalisi che Ciliberto fa della

    traduzione del passo dello Spaccioche il Bruno ricalca dal Lamento ermetico: la profezia viene

    attualizzata, sfrondata dalle parole e dalle osservazioni che egli non ritiene esatte o pertinenti al

    proprio fine. In particolare da notare il rovesciamento operato da Bruno nel tradurre il nesso legge/

    religione presente nel Lamento: mentre in questo la decadenza dellEgitto viene ricondotta a leggi

    empie che proibiscono la pratica religiosa e il culto degli dei, in Bruno la religione a fasi strumento

    di oppressione: i persecutori sono i cristiani, i riformati, la decadenza stessa ha carattere religioso .12

    Cos la renovatio mundi, principio ontologico che innerva tutta la filosofia bruniana, si trova adoperare proprio attraverso una corruzione dei costumi religiosi, attraverso una falsa filosofia, quella

    degli asini e pedanti cattolici e riformati, rei di aver spezzato il legame tra intelletto e mondo e del

    degrado dei costumi e dei valori della societ.

    Nel libro di Fabrizio Meroi Cabala Parva. Il pensiero di Giordano Bruno fra tradizione cristiana e

    pensiero modernopossiamo anzitutto osservare la modalit attraverso la quale la frattura tra pensiero

    moderno e cristiano si traduce in scrittura in Bruno. Anzitutto sul piano stilistico, sono frequenti le

    citazioni di Paolo di Tarso, delle quali opera una costante risignificazione, astraendole dal contesto

    teologico originario, e portandole talvolta a dire persino il contrario di quanto lautore originaleintendesse: il rovesciamento pu avvenire sia attraverso la citazione diretta decontestualizzata, come

    lespressione paolina di 1 Cor 6, 9 (regnum dei non possidebunt)la quale ricorre sia neiFuroriche

    nella dedica del Candelaio, che attraverso il recupero di metafore e similitudini rovesciate (ad es. la

    similitudine del vaso e del vasaio nella Cabala: per B. il vasaio luomo e il libro il vaso, in Paolo il

    vasaio Dio e il vaso luomo ). Ci troviamo di fronte, oltre che a una demitizzazione del potere13

    salvifico della parola, a un primo significativo scollamento tra parole e cose: per fare un esempio la

    celebre formula citata da Dante nomina sunt consequentia rerum agli antipodi del pensiero

    bruniano: Bruno sosterr sempre la relativit e convenzionalit delle lingue, opponendosi aisostenitori della pretesa impossibilit di separare una filosofia dal suo linguaggio . Tale posizione si14

    inserisce perfettamente nelledificio retorico-speculativo bruniano: gli sberleffi alle vane e asinine

    speculazioni degli aristotelici e dei riformati, hanno come obiettivo polemico proprio lidolatria

    verso quelle parole che non descrivono la realt, che non trovano referenti nellordine di ci che

    conoscibile, non essendo radicate sulla conoscenza delle cose, del mondo, ma che raccontano

    Pagina di4 7

    cfr. ivi, p.155.11

    ivi, p.163.12

    Fabrizio Meroi, Cabala Parva. Il pensiero di giordano Bruno fra tradizione cristiana e pensiero moderno,13

    Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2006, p.27.

    ivi, p.44.14

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    unidea di divinit assurda, contraria alla ragione e allordine del mondo. In tal senso nel capitolo IV

    Tra magia e religione Meroi nota come nel De magia naturali Bruno intenda, insistendo

    sullanalogia Cristo-medico, spogliare Ges da qualunque potere sovrumano : questo un punto15

    importante sul quale focalizzare la nostra attenzione per comprendere come in Bruno il piano divino

    non vada mai contrapposto allordine naturale delle cose, poich questo non ne che il latoconoscibile. Non a caso gli obiettivi polemici della Cabala del cavallo pegaseo sono non solo la

    pedanteria e la santa asinit dei dottori cristiani (riformati e non) ma anche la posizione filosofica

    dello scetticismo , del quale attraverso un discorso affidato al personaggio di Saulino vengono16

    criticati i due presupposti gnoseologici, linaffidabilit della conoscenza sensibile, e linattingibilit

    della verit : non sar mai abbastanza utile rilevare il carattere propriamente moderno di tale17

    battaglia, imperniata sulla possibilit di fondare un sapere certo e universale, basato sulla conoscenza

    sensibile, e non confutabile in base ad asserzioni basate sullautorit della parola e su piani della

    realt non intelligibili. A proposito di questultimo punto c da ricordare che lo stesso Brunoammetteva che esistessero piani della realt non conoscibili (linfluenza del Cusano tocc anche

    Bruno: si pensi ai concetti di Deus Absconditus e coincidentia oppositorum), ma da questo

    presupposto non derivava assolutamente un grado di normativit gerarchicamente sovraordinato

    dellinconoscibile sul conoscibile, n tantomeno una contrapposizione, un dualismo radicale:

    secondo B. la legge della vicissitudine opera ad ogni livello della realt sensibile, e le sole leggi che

    possiamo ricavare dal mondo e che possiamo osservare sono queste.

    Nellintroduzione alla sua operaIl dorso e il grembo delleterno. Percorsi della filosofia di Giordano

    Bruno Eugenio Canone fissa da subito un concetto: la filosofia bruniana non vuole esserepropriamente uninterpretazione fisica di una concezione teologica, nel senso di un semplice

    capovolgimento di prospettiva() Secondo Canone in Bruno non si pu pi parlare di un18

    concetto di divinit trascendente di ascendenza neoplatonica o cristiana, seppur ridotto a pallido

    residuo, n tantomeno si pu ridurre la posizione bruniana ad un semplice monismo ontologico,

    immanentista e panteistico: in Bruno c posto anche per una dimensione trascendentale, riservata

    per allarchetipo infinito rispetto alle specie, alla pluralit infinita dei mondi e della loro

    costituzione organico-naturale e alla struttura intrinseca ed infigurabile della natura naturans

    rispetto agli organismi composti, dagli astri agli organismi minuscoli Cos, nota Canone, nell19

    antica filosofia che Bruno sostiene di aver restaurato, il riemergere di questa viene posto in relazione

    al continuo disvelarsi della natura infinita su un piano gnoseologico, mentre su un piano ontologico

    sostiene limmutabilit dellente-sostanza e e quella di mutazione perpetua, di ciclo vicissitudinale

    Pagina di5 7

    ivi, p.138.15

    ivi, p. 204.16

    ivi, p. 208.17

    Eugenio Canone, Il dorso e il grembo delleterno. Percorsi della filosofia di Giordano Bruno, Pisa, Istituti18

    editoriali e poligrafici internazionali, 2003, p. 5.

    ivi, p.7.19

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    cui sottoposta ogni cosa . La religione bruniana non sarebbe altro che una teologia20

    immanentizzata, una cosmologia che utilizza il pensiero mitico solo come retorica per spiegare il

    mondo naturale : il Battista di Bruno Copernico . Il patto diretto tra Dio e luomo sarebbe il frutto21 22

    di una turbata fantasia teologica mentre ogni civilt e ogni valore sono destinati a passare: il23

    relativismo etico bruniano stemperato solo da un criterio di utilit, secondo il quale ogni sistema divalori trova fondamento e legittimit rispetto a uno specifico sistema di appartenenza. Proprio di

    questo dobbiamo tener conto nel valutare lelogio della religione degli antichi Egizi nello Spaccio: il

    culto e la divinizzazione della natura nella variet e moltitudine di forme in cui ci possibile

    comprenderla era la caratteristica che agli occhi di Bruno la rendeva preferibile al culto monoteisco

    ebraico-cristiano, reo di aver trasformato un cielo infernale dellimmaginazione () reale .24

    Dopo questa breve indagine sullimportanza del pensiero religioso in Bruno possiamo stabilire che la

    religione bruniana, ben lungi dallessere incentrata sul dato mitico o rituale, libera da pretese e\o

    finalit ascetiche, concepita come strumento per regolare la civile convivenza tra gli uomini,

    tenendo conto delle loro inclinazioni naturali: quindi una religione non contro la scienza, ma secondo

    la scienza del mondo naturale. Evidente il contrasto con la soteriologia luterana e calvinista

    secondo le quali il rapporto delluomo con Dio regolato dalla sola fede, dalla sottomissione passiva

    a Dio: le opere e le virt da sole non servono a niente. In questo senso va interpretata ladesione

    bruniana alla religione degli antichi egizi: la divinizzazione del mondo nel suo aspetto molteplice e

    sensibile gli utile in quanto radicalmente opposta al culto del inattingibile trascendente del

    cristianesimo, il quale nel suo culto del nulla stava spingendo tutte le arti pratiche e speculative alla

    barbarie, allinaridimento. Le parole che Bruno mette in bocca a Sofia nello Spaccioesplicitano conchiarezza la posizione del nolano:

    E cosa indegna, stolta, profana e biasimevole pensare che gli Dei ricercano la riverenza, il timore,

    lamore, il culto e il rispetto da gli uomini per altro buon fine et utilitade che de gli uomini

    medesimi: atteso che essendo essi gloriosissimi in s, e non possendosegli aggiongere gloria da

    fuori, han fatto le leggi non tanto per ricevere gloria, quanto per comunicar la gloria a gli uomini: e

    per tanto le leggi e giudicii son lontane dalla bont e verit di legge e giudicio, quanto se

    discostano dallordinare et approvare massimamente quello che consiste nellazzioni morali de gli

    uomini a riguardo di altri uomini e per li peccati interiori solamente denno essere giudicati

    peccati, per quel che mettono o metter possono in effetto esteriore; e le giustizie interiori mai sono

    Pagina di6 7

    ivi, p.38.20

    ivi, pp. 40-41.21

    ivi, p. 39.22

    ivi, p. 199.23

    ivi, p. 202.24

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    giustizie senza la pratica esteriore, come le piante in vano sono piante senza frutti o in presenza o in

    aspettazione. 25

    Possiamo concludere dicendo che la visione del mondo propugnata da Bruno non pare troppo diversa

    da quella del cosiddetto laicismo moderno, e che, ogni qualvolta si vorr porre in rilievo la centralitdella questione religiosa in Bruno, sar necessario ricordare letimo latino religareproposto nello

    Spaccio, onde riflettere di nuovo su che cosa davvero possiamo definire religione. Per quanto

    riguarda linflusso dellermetismo, questo sembra pi contigente che essenziale, rilevante sul piano

    testuale, ma operante pi a livello superficiale, come travestimento mitico, che a livello profondo,

    dove invece risultano ben pi cogenti i presupposti gnoseologici, lavversione allo scetticismo e

    lattenzione privilegiata accordata alla conoscenza del dato naturale.

    Bruno fu davvero un precursore della mentalit odierna e contemporanea: e il suo tentativo di

    ricollegare la sua speculazione e la teoria copernicana alla religione ermetica probabilmente non funiente di equiparabile al tentativo di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola di ripristinare unaprisca

    theologia, fondato su radici sapienziali divinamente ispirate, quanto piuttosto, alla luce della forte

    componente intertestuale che innerva i dialoghi del filosofo, uno dei pi splendidi esempi del lavoro

    di citazione e risignificazione, di tecnica specificamente letteraria, del grande nolano.

    Bibliografia

    Giordano Bruno, Spaccio della bestia trionfante, in Opere Italiane di Giordano Bruno,Torino,

    UTET, 2002

    Eugenio Canone,Il dorso e il grembo delleterno. Percorsi della filosofia di Giordano Bruno, Pisa,

    Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2003

    Michele Ciliberto,La ruota del tempo. Interpretazione di Giordano Bruno, Roma, Editori Riuniti,

    1992

    Fabrizio Meroi, Cabala Parva. La filosofia di Giordano Bruno fra tradizione cristiana e pensiero

    moderno, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2006

    Frances A. Yates Giordano Bruno e la filosofia ermetica, Bari, Laterza, 1992

    Pagina di7 7

    G. Bruno, Spaccio della Bestia trionfante, in Opere Italiane di Giordano Bruno, Torino, UTET, 2002, p.25

    264.