Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    Letteratura italiana Einaudi

    Spaccio de la

    bestia trionfantedi Giordano Bruno

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    Epistola esplicatoria 2

    Dialogo primo 22Dialogo secondo 76Dialogo terzo 138

    Sommario

    Letteratura italiana Einaudi

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    1Letteratura italiana Einaudi

    proposto da Gioveeffettuato dal conseglio,

    revelato da Mercurio,recitato da Sofia,udito da Saulino,

    registrato dal Nolano;diviso in tre dialogi,subdivisi in tre parti;

    consecratoal molto illustre

    et eccellente cavallierosignor Filippo Sidneo.

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    EPISTOLA ESPLICATORIA

    scritta al molto illustreet eccellente cavalliero

    signor filippo sidneo dal nolano.

    Cieco chi non vede il sole, stolto chi nol conosce, ingra-to chi nol ringrazia; se tanto il lume, tanto il bene, tanto ilbeneficio: per cui risplende, per cui eccelle, per cui giova;

    maestro de sensi, padre di sustanze, autor di vita. Or nonso qual mi sarei, eccellente Signore, se io non stimasse ilvostro ingegno, non onorasse gli vostri costumi, non cele-brasse gli vostri meriti: con gli quali vi siete scuoperto a menel primo principio chio giunsi a lisola Britannica, perquanto vha conceduto a tempo; vi manifestate a molti,per quanto loccasione vi presenta; e remirate a tutti, perquanto vi mostra la vostra natural inclinazione veramenteeroica. Lasciando dumque il pensier de i tutti a i tutti, et ildover de molti a molti, non permetta il fato, che io perquel tanto che spetta al mio particolare, come tal volta mison mostrato sensitivo verso le moleste et importune di-scortesie dalcuni: coss avanti gli occhi de leternit vegna

    a lasciar nota dingratitudine, voltando le spalli a la vostrabella, fortunata e cortesissima patria, prima chal menocon segno di riconoscenza non vi salutasse, gionto al gene-rosissimo e gentilissimo spirito del signor Folco Grivello: ilquale, come con lacci di stretta e lunga amicizia (con cuisiete allevati, nodriti e cresciuti insieme) vi sta congionto,coss nelle molte e degne, esterne et interne perfezzionivassomiglia; et al mio riguardo fu egli quel secondo che,appresso gli vostri primi, gli secondi offici mi propose etofferse: quali io arrei accettati, e lui certo arrebe effettuati,se tra noi non avesse sparso il suo arsenito de vili, maligniet ignobili interessati linvidiosa Erinni.

    S che (serbando a lui qualchaltra materia) ecco a voi

    presento questo numero de dialogi, li quali certamente

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    saranno coss buoni o tristi, preggiati o indegni, eccel-lenti o vili, dotti o ignoranti, alti o bassi, profittevoli o

    disutili, fertili o sterili, gravi o dissoluti, religiosi o profa-ni: come di quei, nelle mani de quali potran venire, altrison de luna, altri de laltra contraria maniera. E perch ilnumero de stolti e perversi incomparabilmente pigrande che de sapienti e giusti, aviene che se voglio re-mirare alla gloria o altri frutti che parturisce la moltitu-dine de voci, tanto manca chio debba sperar lieto suc-cesso del mio studio e lavoro, che pi tosto ho daaspettar materia de discontentezza, e da stimar moltomeglior il silenzio chil parlare. Ma se fo conto de loc-chio de leterna veritade, a cui le cose son tanto pi pre-ciose et illustri, quanto talvolta non solo son da pi po-chi conosciute, cercate e possedute, ma et oltre tenute a

    vile, biasimate, perseguitate: accade chio tanto pi miforze a fendere il corso de limpetuoso torrente, quantogli veggio maggior vigore aggionto dal turbido, profon-do e clivoso varco.

    Coss dumque lasciaremo la moltitudine ridersi,scherzare, burlare e vagheggiarsi su la superficie de mi-mici, comici et istrionici Sileni, sotto gli quali sta rico-perto, ascoso e sicuro il tesoro della bontade e veritade:come per il contrario si trovano pi che molti, che sottoil severo ciglio, volto sommesso, prolissa barba, e togamaestrale e grave, studiosamente a danno universaleconchiudeno lignoranza non men vile che boriosa, enon manco perniciosa che celebrata ribaldaria.

    Qua molti che per sua bont e dottrina non possonovendersi per dotti e buoni, facilmente potranno farse in-nanzi mostrando quanto noi siamo ignoranti e viziosi:ma sa Dio, conosce la verit infallibile che come tal sorteduomini son stolti, perversi e scelerati, coss io in mieipensieri, paroli e gesti non so, non so, non pretendo al-tro che sincerit, simplicit, verit. Talmente sar giudi-

    cato dove lopre et effetti eroici non saran creduti frutti

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    de nessun valore e vani; dove non giudicata somma sa-pienza il credere senza discrezzione; dove si distingueno

    le imposture de gli uomini da gli consegli divini; dovenon giudicato atto di religione e piet sopra umana ilpervertere la legge naturale; dove la studiosa contempla-zione non pazzia; dove ne lavara possessione non con-siste lonore; in atti di gola la splendidezza; nella molti-tudine de servi qualunque sieno, la riputazione; nelmeglio vestire, la dignit; nel pi avere, la grandezza;nelle maraviglie, la verit; nella malizia, la prudenza; neltradimento, laccortezza; ne la decepzione, la prudenza;nel fengere, il saper vivere; nel furore, la fortezza; ne laforza, la legge; ne la tirannia, la giustizia; ne la violenza,il giudicio: e coss si va discorrendo per tutto. Qua Gior-dano parla per volgare, nomina liberamente, dona il

    proprio nome a chi la natura dona il proprio essere; nondice vergognoso quel che fa degno la natura; non cuo-pre quel chella mostra aperto; chiama il pane, pane; ilvino, vino; il capo capo; il piede, piede; et altre parti, diproprio nome; dice il mangiare, mangiare; il dormire,dormire; il bere, bere: e coss gli altri atti naturali signifi-ca con proprio titolo. Ha gli miracoli per miracoli; leprodezze e maraviglie, per prodezze e meraviglie; la ve-rit per verit, la dottrina per dottrina, la bont e virtper bont e virt, le imposture per imposture, glinganniper inganni, il coltello e fuoco per coltello e fuoco, le pa-roli e sogni per paroli e sogni, la pace per pace, lamoreper amore. Stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti perpedanti, gli monachi per monachi, li ministri per mini-stri, li predicanti per predicanti, le sanguisughe per san-guisughe, gli disutili, montainbanco, ciarlatani, bagattel-lieri, barattoni, istrioni, papagalli, per quel che sidicono, mostrano e sono; ha gli operarii, benfici, sa-pienti et eroi per questo medesimo. Ors, ors: questo,come cittadino e domestico del mondo, figlio del padre

    Sole e de la Terra madre, perch ama troppo il mondo,

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    veggiamo come debba essere odiato, biasimato, perse-guitato e spinto da quello. Ma in questo mentre non stia

    ocioso, n mal occupato su laspettar de la sua morte,della sua transmigrazione, del suo cangiamento.Oggi presente al Sidneo gli numerati et ordinati semi

    della sua moral filosofia; non perch come cosa nuova lemire, le conosca, le intenda: ma perch le essamine, con-sidere e giudichi; accettando tutto quel che si deve ac-cettare, iscusando tutto quel che si deve iscusare, e de-fendendo tutto quel che si deve defendere: contra lerughe e supercilio dipocriti, il dente e naso de scoli, lalima e sibilo de pedanti. Avertendo gli primi, che lo sti-mino certo di quella religione la quale comincia, cresce esi mantiene con suscitar morti, sanar infermi e donar delsuo: e non pu essere affetto dove si rapisce quel daltro,

    si stroppiano i sani et uccidono gli vivi. Consegliando agli secondi che si convertano a lintelletto agente e soleintellettuale, pregandolo che porga lume a chi non nha.Facendo intendere a gli terzi che a noi non convienelessere (quali essi sono) schiavi de certe e determinatevoci e paroli: ma per grazia de di ne lecito e siamo inlibert di far quelle servire a noi prendendole et acco-modandole a nostro commodo e piacere. Coss non nesiano molesti gli primi con la perversa conscienza, gli se-condi con il cieco vedere, gli terzi con la mal impiegatasollecitudine: se non vogliono esser arguiti gli primi destoltizia, invidia e malignitade; ripresi gli secondi digno-ranza, presunzione e temeritade; notati gli terzi de vilt,leggerezza e vanitade: per non esserse gli primi astenutidalla rigida censura de nostri giudicii, gli secondi daproterva calunnia de nostri sentimenti, gli terzi dalsciocco crivellar de nostre paroli.

    Or per venire a far intendere a chiumque vuole epuote la mia intenzione ne gli presenti discorsi: io prote-sto e certifico, che per quanto appartiene a me, approvo

    quel che comunmente da tutti savii e buoni stimato

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    degno di essere approvato; e riprovo con gli medesimi ilcontrario. E per priego e scongiuro tutti, che non sia

    qualchuno di animo tanto enorme, e spirito tanto mali-gno, che voglia definire, donando ad intendere a s et adaltri, che ci che sta scritto in questo volume, sia dettoda me come assertivamente; n creda (se vuol credere ilvero) che io, o per s o per accidente, voglia in punto al-cuno prender mira contra la verit, e balestrar contralonesto, utile, naturale, e per conseguenza divino: mategna per fermo che con tutto il mio sforzo attendo alcontrario; e se tal volta aviene chegli non possa esser ca-pace di questo, non si determine: ma reste in dubio, sintanto che non vegna risoluto, dopo penetrato entro lamidolla del senso. Considere appresso che questi sondialogi, dove sono interlocutori gli quali fanno la lor vo-

    ce, e da quali son raportati gli discorsi de molti e moltialtri, che parimente abondano nel proprio senso, raggio-nando con quel fervore e zelo che massime pu essere et appropriato a essi. Per tanto non sia chi pense altri-mente, eccetto che questi tre dialogi son stati messi e di-stesi sol per materia e suggetto dun artificio futuro; per-ch, essendo io in intenzione di trattar la moral filosofiasecondo il lume interno che in me have irradiato et irra-dia il divino sole intellettuale, mi par espediente primadi preponere certi preludii a similitudine de musici: im-bozzar certi occolti e confusi delineamenti et ombre, co-me gli pittori; ordire e distendere certa fila, come le tes-setrici; e gittar certi bassi, profondi e ciechi fondamenticome gli grandi edificatori: il che non mi parea pi con-venientemente poter effettuarsi, se non con ponere innumero e certo ordine tutte le prime forme de la mora-lit, che sono le virtudi e vizii capitali; nel modo che ve-drete al presente introdutto un repentito Giove chaveacolmo di tante bestie come di tanti vizii il cielo, secondola forma di quarantotto famose imagini; et ora consulta-

    ro di bandir quelli dal cielo, da la gloria e luogo desalta-

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    zione: destinandogli per il pi certe regioni in terra; et inquelle medesime stanze facendo succedere le gi tanto

    tempo bandite e tanto indegnamente disperse virtudi.Or mentre ci si mette in esecuzione, se vedete vitupe-rar cose che vi paiono indegne di vitupro, spreggiatecose degne di stima, inalzate cose meritevoli di biasimo;e per il contrario: abbiate tutto per detto (anco da queiche possono nel suo grado dirlo) indefinitamente, comemesso in difficultade, posto in campo, cacciato in teatro;che aspetta di essere essaminato, discusso e messo al pa-ragone: quando si consertar la musica, si figurar laimagine, sintesser la tela, sinalzar il tetto. In questomentre Sofia presenta Sofia, Saulino fa il Saulino, Gioveil Giove: Momo, Giunone, Venere et altri Greci o Egiz-zii, dissoluti o gravi, quel che essi e qual essi sono, e

    puote appropriarsi alla condizion e natura che possonopresentare. Se vedete seriosi e giocosi propositi, pensateche tutti sono equalmente degni dessere con non ordi-narii occhiali remirati. In conclusione, non abbiate altroper definito che lordine et il numero de soggetti dellaconsiderazion morale, insieme con gli fondamenti di talfilosofia, la qual tutta intieramente vedrete figurata inessi. Del resto, in questo mezzo ognuno prenda gli frut-ti che pu, secondo la capacit del proprio vase: perchnon cosa s ria, che non si converta in profitto et utilede buoni; e non cosa tanto buona e degna, che nonpossa esser caggione e materia di scandalo a ribaldi.Qua dumque avendo tutto laltro (onde non si puraccrre degno frutto di dottrina) per cosa dubia, su-spetta et impendente, prendasi per final nostro intentolordine, lintavolatura, la disposizione, lindice del me-todo, larbore, il teatro e campo de le virtudi e vizii: do-ve appresso sha da discorrere, inquirere, informarsi, ad-dirizzarsi, distendersi, rimenarsi et accamparsi con altreconsiderazioni; quando determinando del tutto secondo

    il nostro lume e propria intenzione, ne esplicaremo in al-

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    tri et altri particolari dialogi: ne li quali luniversal archi-tettura di cotal filosofia verr pienamente compita; e do-

    ve raggionaremo pi per modo definitivo.Abbiamo dumque qua un Giove non preso per trop-po leggitimo e buon vicario, o luogotenente del primoprincipio e causa universale: ma ben tolto qual cosa va-riabile, suggetta al fato della mutazione. Per conoscen-do egli che in tutto uno infinito ente e sustanza sono lenature particolari infinite et innumerabili (de quali egli un individuo) che come in sustanza, essenza e natura so-no uno: coss per raggion del numero che subintrano,incorreno innumerabili vicissitudini e specie di moto emutazione. Ciascuna dumque di esse, e particolarmenteGiove, si trova esser tale individuo, sotto tal composi-zione, con tali accidenti e circonstanze, posto in numero

    per differenze che nascono da le contrarietadi, le qualitutte si riducono ad una originale e prima, che primoprincipio de tutte laltre, che sono efficienti prossimidogni cangiamento e vicissitudine: per cui come daquel che prima non era Giove, appresso fu fatto Giove,coss da quel chal presente Giove, al fine sar altroche Giove. Conosce che delleterna sustanza corporea(la quale non denihilabile n adnihilabile, ma rarefabi-le, inspessabile, formabile, ordinabile, figurabile) lacomposizione si dissolve, si cangia la complessione, simuta la figura, si altera lessere, si varia la fortuna: rima-nendo sempre quel che sono in sustanza gli elementi; equellistesso che fu sempre perseverando luno principiomateriale, che vera sustanza de le cose, eterna, ingene-rabile, incorrottibile. Conosce bene che delleterna su-stanza incorporea niente si cangia, si forma o si diffor-ma; ma sempre rimane pur quella, che non pu esseresuggetto de dissoluzione, come non possibil che siasuggetto di composizione: e per n per s n per acci-dente alcuno pu esser detta morire; perch morte non

    altro che divorzio de parti congionte nel composto,

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    dove rimanendo tutto lessere sustanziale (il quale nonpu perdersi) di ciascuna, cessa quellaccidente damici-

    zia, daccordo, di complessione, unione et ordine. Sache la sustanza spirituale, ben chabbia familiarit congli corpi, non si deve stimar che propriamente vegna incomposizione o mistione con quelli: perch questo con-viene a corpo con corpo, a parte di materia complessio-nata dun modo con parte di materia complessionatadunaltra maniera; ma una cosa, un principio efficien-te et informativo da dentro; dal quale, per il quale e cir-ca il quale si fa la composizione: et a punto come ilnocchiero a la nave, il padre di fameglia in casa, et unoartefice non esterno, ma che da entro fabrica, contem-pra e conserva ledificio; et in esso lefficacia di teneruniti gli contrarii elementi, contemperar insieme come

    in certa armonia le discordante qualitadi, a far e mante-nir la composizione duno animale. Esso intorce il sub-bio, ordisce la tela, intesse le fila, modera le tempre, po-ne gli ordini, digerisce e distribuisce gli spiriti, infibra lecarni, stende le cartilagini, salda lossa, ramifica gli ner-vi, incava le arterie, infeconda le vene, fomenta il core,inspira gli polmoni soccorre a tutto di dentro con il vitalcalore et umido radicale: onde tale ipostasi consista; etal volto, figura e faccia appaia di fuori. Coss si forma lastanza in tutte le cose dette animate, dal centro del core,o cosa proporzionale a quello: esplicando e figurando lemembra; e quelle esplicate e figurate conservando. Cos-s necessitato dal principio della dissoluzione, abando-nando la sua architettura caggiona la ruina de ledificiodissolvendo li contrarii elementi, rompendo la lega, to-gliendo la ipostatica composizione: per non posser eter-namente con medesimi temperamenti perpetuando me-desime fila, e conservando quegli ordini istessi,annidarsi in uno medesimo composto; per da le partiesterne e membra facendo la ritretta al core, e quasi riac-

    cogliendo glinsensibili stormenti et ordegni, mostra

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    apertamente che per la medesima porta esce, per cui gliconvenne una volta entrare. Sa Giove che non verisi-

    mile n possibile, che se la materia corporale la quale componibile, divisibile, maneggiabile, contrattabile, for-mabile, mobile e consistente sotto il domno, imperio evirt de lanima, non adnihilabile, non in punto oatomo adnullabile, per il contrario la natura pi eccel-lente che impera, governa, presiede, muove, vivifica, in-vegeta, insensua, mantiene e contiene, sia di condizionpeggiore: sia dico (come vogliono certi stolti sotto nomede filosofi) un atto che resulta da larmonia, simmetria,complessione, et in fine un accidente che per la dissolu-zione del composto vada in nulla insieme con la compo-sizione; pi tosto che principio e causa intrinseca di ar-monia, complessione e simmetria che da esso deriva: il

    quale non meno pu sussistere senza il corpo, che il cor-po che da lui mosso, governato, e per sua presenzaunito, e per sua absenza disperso, pu essere senza lui.Questo principio dumque stima Giove esser quella su-stanza che veramente luomo, e non accidente che de-riva dalla composizione. Questo il nume, leroe, il de-monio, il dio particolare, lintelligenza: in cui, da cui, eper cui, come vegnon formate e si formano diverse com-plessioni e corpi, coss viene a subintrare diverso esserein specie, diversi nomi, diverse fortune. Questo per es-ser quello che quanto a gli atti razionali et appetiti, se-condo la raggione muove e governa il corpo, superiorea quello, e non pu essere da lui necessitato e constretto:aviene per lalta giustizia che sopra siede alle cose tutte,che per gli disordinati affetti vegna nel medesimo o inaltro corpo tormentato et ignobilito, e non debba aspet-tar il governo et administrazione di meglior stanza,quando si sar mal guidato nel regimento dunaltra. Peraver dumque ivi menata vita (per essempio) cavallina oporcina, verr (come molti filosofi pi eccellenti hanno

    inteso: et io stimo che se non da esser creduto, molto

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    da esser considerato) disposto dalla fatal giustizia che glisia intessuto in circa un carcere conveniente a tal delitto

    o crime, organi et instrumenti convenevoli a tale opera-rio o artefice. E coss oltre et oltre sempre discorrendoper il fato della mutazione, eterno verr incorrendo altreet altre peggiori e megliori specie di vita e di fortuna: se-condo che s maneggiato megliore o peggiormente nel-la prossima precedente condizione e sorte. Come veg-giamo che luomo mutando ingegno e cangiando affetto,da buono dovien rio, da temprato stemprato; e per ilcontrario: da quel che sembrava una bestia, viene a sem-brare unaltra peggiore o megliore, in virt de certi deli-neamenti e figurazioni, che derivando da linterno spiri-to, appaiono nel corpo; di sorte che non fallaran mai unprudente fisionomista. Per, come nellumana specie

    veggiamo de molti in viso, volto, voci, gesti, affetti et in-clinazioni: altri cavallini, altri porcini, asinini, aquilini,buovini; coss da credere che in essi sia un principio vi-tale, per cui in potenza di prossima passata o di prossi-ma futura mutazion di corpo, sono stati o sono per esserporci, cavalli, asini, aquile, o altro che mostrano; se perabito di continenza, de studii, di contemplazione et altrevirtudi o vizii non si cangiano e non si disponeno altri-mente. Da questa sentenza (da noi, pi che par compor-te la raggion del presente loco, non senza gran causa di-stesa) pende latto de la penitenza di Giove, il qualsintroduce come volgarmente descritto: un dio cheebbe de le virtudi e gentilezze, et ebbe de le dissoluzio-ni, leggerezze e fragilitadi umane, e talvolta brutali e be-stiali; come figurato quando fama che si cangiasse inque varii suggetti o forme, per significar la mutazion degli affetti suoi diversi, che incorre il Giove, lanima, luo-mo: trovandosi in questa fluttuante materia. Quel mede-simo messo governatore e motor del cielo: per donarad intendere come in ognuomo, in ciascuno individuo

    si contempla un mondo, un universo; dove per Giove

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    governatore significato il lume intellettuale che di-spensa e governa in esso, e distribuisce in quel mirabile

    architetto gli ordini e sedie de virtudi e vizii.Questo mondo tolto secondo limaginazion de stoltimatematici, et accettato da non pi saggi fisici, tra qualigli Peripatetici son pi vani, non senza frutto presente:prima diviso come in tante sfere, e poi distinto in circaquarantotto imagini (nelle quali intendano primamentepartito un cielo ottavo, stellifero, detto da volgari fir-mamento), viene ad essere principio e suggetto del no-stro lavoro. Perch qua Giove (che rapresenta ciascun dinoi), come da conceputo nacque, da fanciullo dovennegiovane e robusto, e da tale dovenuto e dovien semprepi e pi vecchio et infermo: coss da innocente et inabi-le, si fa nocivo et abile, dovien tristo, e talor si fa buono;

    da ignorante, savio; da crapulone, sobrio; da incontinen-te, casto; da dissoluto, grave; da iniquo, giusto: al che talvolta vien inchinato da la forza che gli vien meno, e spin-to e spronato dal timor della giustizia fatale superiore adi, che ne minaccia. Nel giorno dumque che nel cielo sicelebra la festa de la Gigantoteomachia (segno de laguerra continua e senza triegua alcuna che fa lanimacontra gli vizii e disordinati affetti) vuole effettuar e de-finir questo padre quello che per qualche spacio di tem-po avanti avea proposto e determinato: come un uomo,per mutar proposito di vita e costumi, prima vien invita-to da certo lume che siede nella specola, gaggia o poppade la nostra anima, che da alcuni detto sinderesi, equa forse significato quasi sempre per Momo. Propo-ne dumque a gli di, ci essercita latto del raziociniodel interno conseglio, e si mette in consultazione circaquel ch da fare; e qua convoca i voti, arma le potenze,adatta glintenti: non dopo cena, e ne la notte de lincon-siderazione, e senza sole dintelligenza e lume di raggio-ne; non a diggiuno stomaco la mattina, cio senza fervor

    di spirito, et esser bene iscaldato dal superno ardore: ma

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    dopo pranso, cio dopo aver gustato ambrosia di virtuo-so zelo, et esser imbibito del nettare del divino amore;

    circa il mezogiorno o nel punto di quello, ci quandomeno ne oltraggia nemico errore, e pi ne favoriscelamica veritade, in termine di pi lucido intervallo.Allora si d spaccio a la bestia trionfante, cio a gli viziiche predominano, e sogliono conculcar la parte divina;si ripurga lanimo da errori, e viene a farsi ornato de vir-tudi: e per amor della bellezza che si vede nella bont egiustizia naturale, e per desio de la volutt conseguenteda frutti di quella, e per odio e tma de la contrariadifformitade e dispiacere.

    Questo sintende accettato et accordato da tutti et intutti gli di: quando le virtudi e potenze de lanima con-correranno a faurir lopra et atto di quel tanto che per

    giusto, buono e vero definisce quello efficiente lume;chaddirizza il senso, lintelletto, il discorso, la memoria,lamore, la concupiscibile, lirascibile, la sinderesi, lelez-zione: facultadi significate per Mercurio, Pallade, Diana,Cupido, Venere, Marte, Momo, Giove et altri numi.

    Dove dumque era lorsa , per raggion del luogo, peresser parte pi eminente del cielo, si prepone la Verit; laquale pi alta e degna de tutte cose: anzi la prima, ulti-ma e mezza; perch ella empie il campo de lEntit, Ne-cessit, Bont, Principio, Mezzo, Fine, Perfezzione. Siconcepe ne gli campi contemplativi metafisico, fisico,morale, logicale: e con lOrsa descendeno la Difformit,Falsit, Difetto, Impossibilit, Contingenzia, Ipocrisia,Impostura, Fellonia. La stanza de lorsa maggiore ,per causa da non dirla in questo luogo, rimane vacante. Dove sobliqua et incurva ildrago per esser vicina allaVerit si loca la Prudenza con le sue damigelle Dialetticae Metafisica, che ha circonstanti da la destra la Callidit,Versuzia, Malizia; dalla sinistra, la Stupidit, lInerzia,lImprudenzia. Versa nel campo della Consultazione. Da

    quel luogo casca la Casualit, lImprovisione, la Sorte, la

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    Giordano Bruno - Spaccio de la bestia trionfante

    Stracuragine, con le sinistre e destre circonstanti. Da l,dove solo scrimiscecefeo cade il Sofisma, lIgnoranza di

    prava disposizione, la stolta Fede con le serve, ministre ecirconstanti; e la Sofia per esser compagna de la Pruden-za vi si presenta: e si vedr versar negli campi divino, na-turale, morale, razionale. L doveartofilace osservail carro, monta la Legge, per farsi vicina alla madre Sofia:e quella vedrassi versare ne li campi divino, naturale,gentile, civile, politico, economico et etico particolare,per gli quali sascende a cose superiori, si descende a co-se inferiori, si distende et allarga a cose uguali, e si versain se stesso. Da l cade la Prevaricazione, Delitto, Ecces-so, Exorbitanza con li loro figli, ministri e compagni. Ove luce lacorona boreale , accompagnandola laspa-da , sintende il Giudizio, come prossimo effetto de la

    legge et atto di giustizia. Questo sar veduto versare incinque campi di Apprensione, Discussione, Determina-zione, Imposizione, Execuzione: et indi per conseguenzacade lIniquitade con tutta la sua fameglia. Per la coronache tiene la quieta sinistra si figura il Premio e Mercede;per la spada che vibra la negociosa destra figurato ilCastigo e Vendetta. Dove con la sua mazza par che sifaccia spacioalcide dopo il dibatto de la Ricchezza, Po-vertade, Avarizia e Fortuna, con le lor presentate corti,va a far la sua residenza la Fortezza, la qual vedrete ver-sar ne gli campi de lImpugnazione, Ripugnanza, Espu-gnazione, Mantenimento, Offensione, Defensione. Dallacui destra cascano la Ferinit, la Furia, la Fierezza; e dal-la sinistra la Fiacchezza, Debilit, Pusillanimit. E circala quale si veggono la Temeritade, Audacia, Presunzione,Insolenza, Confidenza, et a lincontro la Vilt, Trepida-zione, Dubio, Desperazione, con le compagne e serve.Versa quasi per tutti gli campi. Dove si vede lalira dinove corde, monta la madre Musa con le nove figlie:Aritmetrica, Geometria, Musica, Logica, Poesia, Astro-

    logia, Fisica, Metafisica, Etica; onde per conseguenza ca-

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    sca lIgnoranza, Inerzia e Bestialitade. Le madri hanluniverso per campo, e ciascuna de le figlie ha il proprio

    suggetto. Dove distende lali ilcigno ascende la Peni-tenza, Ripurgazione, Palinodia, Riformazione, Lavamen-to: et indi per conseguenza cade la Filautia, Immondizia,Sordidezza, Impudenzia, Protervia, con le loro intiere fa-meglie. Versano circa e per il campo de lErrore e Fallo. Onde dismessa lincatedratacassiopea con la Borio-sit, Alterezza, Arroganza, Iattanza et altre compagneche si vedeno nel campo de lAmbizione e Falsitade;monta la regolata Maest, Gloria, Decoro, Dignit, Ono-re et altri compagni con la lor corte: che per ordinarioversano ne li campi della Simplicit, Verit et altri similiper principale elezzione; e talvolta per forza di Necessita-de, in quello de la Dissimulazione et altri simili, che per

    accidente possono esser ricetto de virtudi. Ove il feroceperseo mostra il gorgonio trofeo, monta la Fatica, Solle-citudine, Studio, Fervore, Vigilanza, Negocio, Esercizio,Occupazione, con gli sproni del Zelo e del Timore. HaPerseo gli talari de lutil Pensiero, e Dispreggio del benpopolare, con gli ministri Perseveranza, Ingegno, Indu-stria, Arte, Inquisizione e Diligenza; e per figli conoscelinvenzione et Acquisizione, de quali ciascuno ha tre va-si pieni di Bene di fortuna, di Ben di corpo, di Benedanimo. Discorre ne gli campi di Robustezza, Forza, In-columit; gli fuggono davanti il Torpore, lAccidia,lOcio, lInerzia, la Desidia, la Poltronaria con tutte le lorfameglie da un canto; e da laltro lInquietitudine, Occu-pazion stolta, Vacantaria, Ardelia, Curiositade, Trava-glio, Perturbazione, che esceno dal campo del Irritamen-to, Instigazione, Constrettura, Provocazione, et altriministri che edificano il palaggio del Pentimento. A lastanza detriptolemo monta la Umanit con la sua fa-meglia Conseglio, Aggiuto, Clemenzia, Favore, Suffra-gio, Soccorso, Scampo, Refrigerio, con altri compagni e

    fratelli di costoro, e suoi ministri e figli: che versano nel

    Giordano Bruno - Spaccio de la bestia trionfante

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    Giordano Bruno - Spaccio de la bestia trionfante

    campo de la Filantropia proprio, a cui non saccosta laMisantropia, con la sua corte Invidia, Malignit, Disde-

    gno, Disfavore et altri fratelli di questi, che discorrenoper il campo de la Discortesia, et altri viziosi. A la casade lofiulco sale la Sagacit, Accortezza, Sottilezza et al-tre simili virtudi, abitanti nel campo de la Consultazionee Prudenza: onde fugge la Goffaria, Stupidezza, Scioc-chezza, con le lor turbe, che tutte cespitano nel campode lImprudenza et Inconsultazione. In loco de lasaet-ta si vede la giudiciosa Elezzione, Osservanza et Intento,che si essercitano nel campo de lordinato Studio, Atten-zione et Aspirazione: e da l si parteno la Calunnia, laDetrazzione, il Repicco, et altri figli dOdio et Invidiache si compiaceno ne gli orti de linsidia, Ispionia e simi-li ignobili e vilissimi coltori. Al spacio in cui sinarca il

    delfino si vede la Dilezzione, Affabilit, Officio, che in-sieme con la lor compagnia si trovano nel campo de laFilantropia, Domestichezza: onde fugge la nemica et ol-traggiosa turba, cha gli campi della Contenzione, Duelloe Vendetta si ritira. L donde laquila si parte conlAmbizione, Presunzione, Temeritade, Tirannia, Op-pressione et altre compagne negociose nel campo delUsurpazione e Violenza, va ad soggiornare la Magnani-mit, Magnificenza, Generosit, Imperio, che versano neli campi della Dignitade, Potestade, Autoritade. Doveera ilpegaseo cavallo , ecco il Furor divino, Entusia-smo, Rapto, Vaticinio e Contrazzione, che versano nelcampo de lInspirazione: onde fugge lontano il Furor fe-rino, la Mania, lImpeto irrazionale, la Dissoluzione dispirito, la Dispersion del senso interiore, che si trovanonel campo de la stemprata Melancolia, che si fa antro alGenio perverso. Ove cedeandromeda con lOstinazio-ne, Perversitade e stolta Persuasione, che si apprendenonel campo de la doppia Ignoranza, succede la Facilit, laSperanza, lAspettazione, che si mostraranno al campo

    della buona Disciplina. Onde si spicca iltriangolo , ivi

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    si fa consistente la Fede, altrimente detta Fideltade, chesattende nel campo de la Constanza, Amore, Sincerit,

    Simplicit, Verit et altri, da quali son molto discosti glicampi de la Frode, Inganno, Instabilit. A la gi regiadel montone ecco messo il Vescovato, Ducato, Exem-plarit, Demonstranza, Conseglio, Indicazione: che sonfelici nel campo de lOssequio, Obedienza, Consenti-mento, virtuosa Emulazione, Imitazione; e da l si parteil mal Essempio, Scandalo, Alienamento, che son crucia-ti nel campo de la Dispersione, Smarrimento, Apostasia,Scisma, Eresia. Iltauro mostra esser stato figura de laPazienza, Toleranza, Longanimitade, Ira regolata e giu-sta: che si maneggiano nel campo del Governo, Ministe-rio, Servitude, Fatica, Lavoro, Ossequio et altri. Seco siparte lIra disordinata, la Stizza, il Dispetto, il Sdegno,

    Ritrosia, Impazienza, Lamento, Querela, Clera, che sitrovano quasi per medesimi campi. Dove abitavano lepleiadi , monta la Unione, Civilit, Congregazione, Po-polo, Republica, Chiesa, che consisteno nel campo delConvitto, Concordia, Communione; dove presiede il re-golato Amore: e con quelle trabalsato, dal cielo il Mo-nopolio, la Turba, la Setta, il Triumvirato, la Fazzione, laPartita, lAddizzione, che periclitano, ne campi de disor-dinata Affezzione, iniquo Dissegno, Sedizione, Congiu-ra, dove presiede il Perverso Conseglio con tutta la suafameglia. Onde parteno ligemegli , sale il figuratoAmore, Amicizia, Pace, che si compiaceno ne propriicampi: e quelli banditi menan seco la Parzialitade inde-gna, che ostinata affigge il piede nel campo del iniquo eperverso Desio. Ilgranchio mena seco la mala Repres-sione, lindegno Regresso, il vil Difetto, il non lodabileRefrenamento, la Dismession de le braccia, la Ritrazzionde piedi dal ben pensare e fare, il Ritessimento di Pene-lope, et altri simili consorti e compagni che si rimetteno eserbano nel campo de lInconstanza, Pusillanimit, Po-

    vert de spirto, Ignoranza, et altri molti: et alle stelle

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    ascende la Conversion retta, Ripression dal male, Ritraz-zion dal falso et iniquo, con gli lor ministri che si regola-

    no nel campo del Timore onesto, Amor ordinato, rettaIntenzione, lodevol Penitenza, et altri sozii contrarii almal Progresso, al rio Avanzamento, Pertinacia profitte-vole. Mena seco illeone il tirannico Terrore, Spaventoe Formidabilit, la perigliosa et odibile Autoritade e Glo-ria della Presunzione e Piacere di esser temuto pi tostoche amato. Versano nel campo del Rigore, Crudelt,Violenza, Suppressione, che ivi son tormentate da le om-bre del Timore e Suspizione: et al celeste spacio ascendela Magnanimit, Generosit, Splendore, Nobilt, Pre-stanza, che administrano nel campo della Giustizia, Mi-sericordia, giusta Debellazione, degna Condonazione;che pretendeno sul studio desser pi tosto amate che te-

    mute; et ivi si consolano con la Sicurt, Tranquillitade dispirito e lor fameglia. Va a giongersi con lavergine laContinenza, Pudicizia, Castit, Modestia, Verecundia,Onestade, che trionfano nel campo della Puritade etOnore, spreggiato da lImpudenza, Incontinenza et altremadri de nemiche fameglie. Lebilancie son state tipode la aspettata Equit, Giustizia, Grazia, Gratitudine, Ri-spetto, et altri compagni, administratori e seguaci, cheversano nel trino campo della Distribuzione, Commuta-zione e Retribuzione: dove non mette pi lingiustizia,Disgrazia, Ingratitudine, Arroganza, et altre lor compa-gne, figlie et amministratrici.

    Dove incurvava ladunca coda e stendeva le sue bran-che ilscorpione , non appare oltre la Frode, liniquo Ap-plauso, il finto Amore, lInganno, il Tradimento: ma lecontrarie virtudi figlie della Simplicit, Sincerit, Verita-de, e che versano ne gli campi de le madri. - Veggiamochilsagittario era segno della Contemplazione, Studioe buono Appulso con gli lor seguaci e servitori: che han-no per oggetto e suggetto il campo del Vero e del Buono,

    per formar lIntelletto e Voluntade; onde molto absen-

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    tata laffettata Ignoranza e Spenseramento vile. L doveancora risiede ilcapricorno , vedi lEremo, la Solitudine,

    la Contrazzione et altre madri, compagne et ancelle, chesi ritirano nel campo de lAbsoluzione e Libert, nel qua-le non sta sicura la Conversazione, il Contratto, Curia,Convivio, et altri appartinenti a questi figli, compagni etamministratori. Nel luogo de lumido e stempratoaquario vedi la Temperanza, madre de molte et innume-rabili virtudi, che particolarmente ivi si mostra con le fi-glie Civilit et Urbanitade: dalli cui campi fugge lIntem-peranza daffetti, con la Silvestria, Asprezza, Barbaria. Onde con lindegno Silenzio, Invidia di sapienza e De-fraudazion di dottrina, che versano nel campo de la Mi-santropia e Vilt dingegno, son tolti glipesci : vi vienmesso il degno Silenzio e Taciturnitade, che versano nel

    campo de la Prudenza, Continenza, Pazienza, Moderan-za et altri, da quali fuggono a contrarii ricetti la Loqua-cit, Moltiloquio, Garrulit, Scurrilit, Boffonaria, Istrio-nia, Levit di propositi, Vaniloquio, Susurro, Querela,Mormorazione. Ove era ilceto in secco, si trova laTranquillit de lanimo, che sta sicuro nel campo de laPace e Quiete: onde vien esclusa la Tempesta, Turbulen-za, Travaglio, Inquietudine et altri socii e frategli. Da ldove spanta gli numi il divo e miracolosoorione , conlImpostura, Destrezza, Gentilezza disutile, vano Prodi-gio, Prestigio, Bagattella e Mariolia; che qual guide, con-dottieri e portinaii administrano alla Iattanzia, Vanaglo-ria, Usurpazione, Rapina, Falsitade et altri molti vizii, necampi de quali conversano: ivi viene esaltata la Miliziastudiosa contra le inique, visibili et invisibili potestadi; eche saffatica nel campo della Magnanimit, Fortezza,Amor publico, Verit et altre virtudi innumerabili. Do-ve ancor rimane la fantasia del fiumeeridano , sha datrovar qualche cosa nobile, di cui altre volte parleremo:perch il suo venerando proposito non cape tra questi al-

    tri. Donde tolta la fugacelepre col vano Timore,

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    Codardiggia, Tremore, Diffidenza, Desperazione, Suspi-zion falsa, et altri figli e figlie del padre Dappocagine et

    Ignoranza madre: si contempla il Timor figlio della Pru-denza e Considerazione; ministro de la Gloria e veroOnore, che riuscir possono da tutti gli virtuosi campi. Dove in atto di correre appresso la lepre, avea il dorsodisteso ilcan maggiore: monta la Vigilanza, la Custodia,lAmor de la republica, la Guardia di cose domestiche, ilTirannicidio, il Zelo, la Predicazion salutifera, che si tro-vano nel campo de la Prudenza e Giustizia naturale; econ quello viene a basso la Venazione et altre virt ferinee bestiali, le quali vuol Giove che siano stimate eroiche,bench verseno nel campo de la Manigoldaria, Bestialite Beccaria. Mena seco a basso lacagnuola , lAssenta-zione, Adulazione e vile Ossequio con le lor compagnie:

    et ivi in alto monta la Placabilit, Domestichezza, Co-mit, Amorevolezza, che versano nel campo de la Grati-tudine e Fideltade. Onde lanave ritorna al mare insie-me con la vile Avarizia, buggiarda Mercatura, sordidoGuadagno, fluttuante Piratismo et altri compagni infami,e per il pi de le volte vituperosi: va a far residenza la Li-beralit, Comunicazione officiosa, Provision tempestiva,utile Contratto, degno Peregrinaggio, munifico Tran-sporto con gli lor fratelli, comiti, temonieri, remigatori,soldati, sentinieri, et altri ministri, che versano nel campode la Fortuna. Dove sallungava e stendeva le spire ilserpe australe, detto lIdra, si fa veder la provida Caute-la, giudiciosa Sagacit, revirescente Virilit: onde cade ilsenil Torpore, la stupida Rifanciullanza, con lInsidia, In-vidia, Discordia, Maldicenza et altre commensali. On-de tolto con il suo atro Nigrore, crocitante Loquacit,turpe e zinganesca Impostura, con lodioso Affronta-mento, cieco Dispreggio, negligente Servitude, tardo Of-ficio e Gola impaziente, ilcorvo , succedeno la Magia di-vina co le sue figlie, la Mantia con gli suoi ministri e

    fameglia, tra gli quali lAugurio principale e capo: che

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    sogliono per buon fine esercitarsi nel campo de lArtemilitare, Legge, Religione e Sacerdozio. Donde con la

    Gola et Ebrietade presentata latazza con quella molti-tudine de ministri, compagni e circonstanti: l si vedelAbstinenza, ivi la Sobrietade, e Temperanza circa ilvitto, con gli lor ordini e condizioni. Dove persevera et confirmato nella sua sacristia il semideocentauro , siordina insieme la divina Parabola, il Misterio sacro, Fa-vola morale, il divino e santo Sacerdocio, con gli suoi in-stitutori, conservatori e ministri; da l cade et banditala Favola anile e bestiale, con la sua stolta Metafora, vanaAnalogia, caduca Anagogia, sciocca Tropologia e ciecaFiguratura, con le lor false corti, conventi porcini, sedi-ciose sette, confusi gradi, ordini disordinati, difformiriforme, inmonde puritadi, sporche purificazioni e perni-ciosissime forfantarie, che versano nel campo de lAvari-zia, Arroganza et Ambizione; ne li quali presiede la torvaMalizia, e si maneggia la cieca e crassa Ignoranza.

    Con laltare la Religione, Pietade e Fede: e dal suoangolo orientale cade la Credulit con tante pazzie, e laSuperstizione con tante cose, coselle e coselline; e dal

    canto occidentale liniqua Impietade et insano Ateismovanno in precipizio. Dove aspetta lacorona australe,ivi il Premio, lOnore e Gloria, che son gli frutti de levirtudi faticose e virtuosi studi, che pendeno dal favorede le dette celesti impressioni. Onde si prende ilpescemeridionale, l il Gusto de gli gi detti onorati e glo-riosi frutti; ivi il Gaudio, il fiume de le Delicie, torrentede la Voluptade: ivi la Cena, ivi lanima

    pasce la mente de s nobil cibo,chambrosia e nettar non invidia a Giove.

    L il Termine de gli tempestosi travagli, ivi il Letto,

    ivi il tranquillo Riposo, ivi la sicura Quiete.vale.

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    DIALOGO PRIMO

    interlocutori

    Sofia, Saulino, Mercurio.

    sofia Talch se ne li corpi, materia et ente non fusse lamutazione, varietade e vicissitudine, nulla sarrebeconveniente, nulla di buono, niente delettevole.

    saulino Molto bene lhai dimostrato, Sofia.sofia Ogni delettazione non veggiamo consistere in

    altro, che in certo transito, camino e moto. Atteso chefastidioso e triste il stato de la fame; dispiacevole egrave il stato della saziet: ma quello che ne deletta

    il moto da luno a laltro. Il stato del venereo ardorene tormenta, il stato dellisfogata libidine ne contrista:ma quel che ne appaga il transito da luno stato alaltro. In nullo esser presente si trova piacere, se ilpassato non n venuto in fastidio. La fatica non piacese non in principio dopo il riposo: e se non in princi-pio, dopo la fatica, nel riposo non delettazione.

    saulino Se coss , non delettazione senza mistura ditristezza: se nel moto la participazione di quel checontenta, e di quel che fastidisce.

    sofia Dici bene. A quel che detto aggiongo, cheGiove qualche volta, come li venesse tedio di esserGiove, prende certe vacanze ora di agricoltore, ora dicacciatore, ora di soldato; adesso con gli di, adessocon gli uomini, adesso con le bestie. Color che sonone le ville prendeno la lor festa e spasso ne le cittadi:quei che sono nelle cittadi fanno le loro relassazioni,ferie e vacanze ne le ville. A chi stato assiso o colca-to, piace e giova il caminare; e chi ha discorso con glipiedi, trova refrigerio nel sedere. Ha piacer nella cam-

    pagna chi troppo ha dimorato in tetto; brama la stan-

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    za chi satollo del campo. Il frequentar un cibo,quantunque piacevole, caggione di nausea al fine.

    Tanto che la mutazione da uno estremo a laltro pergli suoi participii, il moto da un contrario a laltro pergli suoi mezzi viene a sodisfare: et in fine veggiamotanta familiarit di un contrario con laltro, che unopi conviene con laltro, che il simile con il simile.

    saulino Coss mi par vedere, per che la giustizia nonha latto se non dove lerrore, la concordia non sef-fettua se non dove la contrarietade; il sferico nonposa nel sferico perch si toccano in punto, ma ilconcavo si quieta nel convesso; e moralmente il su-perbo non pu convenire col superbo, il povero colpovero, lavaro con lavaro: ma si compiace lunonellumile, laltro nel ricco, questo col splendido.

    Per se fisica, matematica e moralmente si considera:vedesi che non ha trovato poco quel filosofo che dovenuto alla raggione della coincidenza de contra-rii; e non imbecille prattico quel mago che la sa cer-care dove ella consiste. Tutto dumque che avete pro-ferito verissimo: ma vorrei sapere, o Sofia, a cheproposito, a che fine voi lo dite.

    sofia Quello che da ci voglio inferire : che il prin-cipio, il mezzo et il fine; il nascimento, laumento ela perfezzione di quanto veggiamo, da contrarii,per contrarii, ne contrarii, a contrarii: e dove lacontrariet, la azzione e reazzione, il moto, ladiversit, la moltitudine, lordine, son gli gradi, la successione, la vicissitudine. Perci nessuno cheben considera, giamai per lessere et aver presente sidesmetter o sinalzar danimo, quantunque incomparazion daltri abiti e fortune gli paia buono orio, peggiore o megliore. Tal io con il mio divino og-getto che la Verit tanto tempo come fuggitiva, oc-colta, depressa e sommersa, ho giudicato quel termi-

    ne, per ordinanza del fato, come principio del mio

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    ritorno, apparizione, essaltazione e magnificenzatanto pi grande, quanto maggiori son state le con-

    tradizzioni.saulino Coss aviene che chi vuol pi gagliardamentesaltando alzarsi da terra, li fia mestiero che prima bensi recurve; e chi studia di superar pi efficacementetrapassando un fosso, accatta talvolta lmpito, s riti-rando otto o diece passi a dietro.

    sofia Tanto pi dumque spero nel futuro meglior suc-cesso per grazia del fato, quanto sin al presente mison trovata al peggio.

    saulinoQuanto pi depresso,quanto pi luom di questa ruota al fondo,tanto a quel punto pi si trova appressoche da salir si de girar il tondo:alcun sul ceppo quasi il capo ha messo,che laltro giorno ha dato legge al mondo.

    Ma di grazia sguita, Sofia, a specificar pi espressa-mente il tuo proposito.

    sofia Il tonante Giove, dopo che tanti anni ha tenutodel giovane, s portato da scapestrato, et stato oc-cupato ne larmi e ne gli amori: ora come domo daltempo, comincia a declinare da le lascivie e vizii, equelle condizioni che la virilitade e gioventude appor-tan seco.

    saulino Poeti s, filosofi non mai hanno s fattamentedescritti et introdotti gli di. Dumque Giove e gli altridi invecchiano? dumque non impossibile chancoressi abbiano ad oltrepassar le rive di Acheronte?

    sofia Taci, non mi levar di proposito, Saulino: ascolta-mi sin al fine.

    saulino Dite pure, chio attentissimamente vi ascolto,

    perch son certo che dalla tua bocca non esceno se

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    non grandi e gravi propositi: ma dubito che la mia te-sta non le possa capire e sostenere.

    sofia Non dubitate. Giove (dico) comincia ad essermaturo, e non admette oltre nel conseglio, eccettoche persone chhanno in capo la neve, alla fronte glisolchi, al naso gli occhiali, al mento la farina, alle ma-ni il bastone, a i piedi il piombo: in testa (dico) la fan-tasia retta, la cogitazion sollecita, la memoria ritenti-va; ne la fronte la sensata apprensione, ne gli occhi laprudenza, nel naso la sagacit, nellorecchio latten-zione, ne la lingua la veritade, nel petto la sinceritade,nel core gli ordinati affetti, ne le spalli la pazienza, neltergo loblio de le offese, nel stomaco la discrezzione,nel ventre la sobrietade nel seno la continenza, ne legambe la constanza, ne le piante la rettitudine, ne la

    sinistra il pentateuco di decreti, nella destra la raggio-ne discussiva, la scienza indicativa, la regolativa giu-stizia, limperativa autoritade e la potest executiva.

    saulino Bene abituato: ma bisogna che prima sia benlavato, ben ripurgato.

    sofia Ora non son bestie nelle quali si trasmute. NonEurope che lincornino in toro, non Danae che loimpallidiscano in oro, non Lede che limpiumino incigno, non nimfe Asterie e frigii fanciulli che lo im-becchino in aquila, non Dolide che lo inserpentisca-no, non Mnemosine che lo degradino in pastore,non Antiope che lo semibestialino in Satiro, nonAlcmene che lo trasmutino in Amfitrione: perchquel temone che volgeva e drizzava questa nave dele metamorfosi, dovenuto s fiacco, che poco piche nulla pu resistere a lmpito de londe, e forseche lacqua ancora gli va mancando a basso. La vela di maniera tale stracciata e sbusata che in vano peringonfiarla il vento soffia. Gli remi chal dispetto dicontrarii venti e turbide tempeste soleano risospin-

    gere il vascello avanti, ora (faccia quantosivoglia cal-

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    ma, e sia a sua posta tranquillo il campo di Nettu-no), in vano il comite sibilar a orsa, a poggia,

    a la sia, a la voga: perch gli remigatori son do-venuti come paralitici.saulino Oh gran caso.sofia Indi non sia chi pi dica e favoleggi Giove per

    carnale e voluttuario: perch il buon padre s addo-nato il spirito.

    saulino Come colui che tenea gi tante moglie, tanteancelle di moglie, e tante concubine, al fine dovenutoqual ben satollo, stuffato e lasso, disse: Vanit, va-nit, ogni cosa vanit.

    sofia Pensa al suo giorno del giudizio, perch il termi-ne de gli o pi, o meno, o a punto trentasei mila anni(come publicato) prossimo; dove la revoluzion de

    lanno del mondo minaccia chun altro Celio vegna arepigliar il domno, e per la virt del cangiamentochapporta il moto de la trepidazione, e per la varia, enon pi vista, n udita relazione et abitudine di piane-ti, teme che il fato disponga, che lereditaria succes-sione non sia come quella della precedente grandemondana rivoluzione, ma molto varia e diversa, crac-chieno quantosivoglia gli pronosticanti astrologi et al-tri divinatori.

    saulino Dumque si teme che non vegna qualche picauto Celio, che allessempio del Pretegianni, per ob-viare a gli possibili futuri inconvenienti non bandiscagli suoi figli a gli serragli del monte Amarat, et oltre,per tma che qualche Saturno non lo castre, non fac-cia mai dietto di non allacciarsi le mutande di ferro, enon si riduca a dormire senza braghe di diamante. Londe non succedendo lantecedente effetto, verrchiusa la porta a tutti gli altri conseguenti; et in vanosaspetter il giorno natale della dea di Cipro, la de-pressione del zoppo Saturno, lessaltazion di Giove,

    la moltiplicazion di figli, e figli de figli, nipoti e nipoti

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    de nipoti, sino a la tantesima generazione, quantesima a tempi nostri, e pu sin al prescritto termine essere

    ne gli futuri:nec iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles.

    [sofia ] In tal termine dumque essendo la condizion dele cose, e vedendo Giove nel importuno memorialede la sfiancuta forza e snervata virtute appressarsi co-me la sua morte, cotidianamente fa caldi voti et effon-de ferventi preghiere al fato, acci che le cose ne glifuturi secoli in suo favore vegnano disposte.

    saulino Tu, o Sofia, me dici de le meraviglie. Voletevoi che non conosca Giove la condizion del fato, cheper proprio e pur troppo divolgato epiteto intitolatoinesorabile? pur verisimile, che nel tempo de le suevacanze (se pur il fato gli ne concede) talvolta si volgaa leggere qualche poeta, e non difficile che gli siapervenuto alle mani il tragico Seneca, che li done que-sta lezzione:

    Fato ne guida, e noi cedemo al fato;

    e i rari stami del contorto fusosolleciti pensier mutar non ponno.Ci che facciamo e comportiamo, dalto

    e prefisso decreto il tutto pende;e la dura sorellail torto filo non ritorce a dietro.

    Discorron con certordine le Parche,mentre ciascun di noiva incerto ad incontrar gli fati suoi.

    sofia Ancora il fato vuol questo, che bench sappia ilmedesimo Giove che quello immutabile, e che nonpossa essere altro che quel che deve essere e sar, non

    manchi dincorrere per cotai mezzi il suo destino. Il

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    fato ha ordinate le preci tanto per impetrare, quantoper non impetrare; e per non aggravar troppo gli ani-

    mi trasmigranti, interpone la bevanda del fiume Le-teo per mezzo de le mutazioni, a fine che medianteloblio ognuno massime vegna affetto e studioso diconservarsi nel stato presente. Per li giovani non ri-chiamono il stato de la infanzia, glinfanti non appete-no il stato nel ventre de la madre, e nessuno di questiil stato suo in quella vita, che vivea prima che si tro-vasse in tal naturalitade. Il porco non vuol morire pernon esser porco, il cavallo massime paventa di scaval-lare. Giove per le instante necessitadi sommamenteteme di non esser Giove. Ma la merc e grazia del fa-to, senza averlo imbibito de lacqua di quel fiume noncangiar il suo stato.

    saulino Talch o Sofia (cosa inaudita) questo numeancora havegli dove effondere orazioni? esso ancoraversa nel timore della giustizia? Mi maravigliavo ioperch gli di sommamente temevano di spergiurarela Stigia palude: ora comprendo che questo procededal fio che denno pagare anchessi.

    sofia Coss . Ha ordinato al suo fabro Vulcano, chenon lavore de giorni di festa; ha comandato a Baccoche non faccia comparir la sua corte, e non permettadebaccare le sue Evanti, fuor che nel tempo di carna-sciale, e nelle feste principali de lanno, solamente do-po cena appresso il tramontar del sole, e non senzasua speciale et espressa licenza. Momo il quale aveaparlato contra gli di, e (come a essi pareva) tropporigidamente arguiti gli loro errori, e per era statobandito dal concistoro e conversazion di quegli; e re-legato alla stella ch nella punta de la coda di Calistosenza facult di passar il termine di quel parallelo acui sottogiace il monte Caucaso: dove il povero dio attenuato dal rigor del freddo e de la fame; ora ri-

    chiamato, giustificato, restituito al suo stato pristino,

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    e posto precone ordinario et estraordinario con am-plissimo privileggio di posser riprendere gli vizii, sen-

    za aver punto risguardo a titolo o dignitade di perso-na alcuna. Ha vietato a Cupido dandar pi vagandoin presenza de gli uomini, eroi e di coss sbracato co-me ha di costume, et ingiontoli che non offenda oltrela vista de celicoli mostrando le natiche per la via lat-tea, et Olimpico senato: ma che vada per lavenire ve-stito almeno da la cintura a basso; e gli ha fatto stret-tissimo mandato che non ardisca oltre di trar dardi senon per il naturale, e lamor de gli uomini faccia simi-le a quello de gli altri animali, facendoli a certe e de-terminate staggioni inamorare; e coss come a gli gatti ordinario il marzo, a gli asini il maggio, a questi sie-no accomodati que giorni ne quali se innamor il

    Petrarca di Laura, e Dante di Beatrice; e questo statu-to in forma deinterim sino al prossimo concilio fu-turo, entrante il sole al decimo grado di Libra, il qua-le ordinato nel capo del fiume Eridano, l dove lapiegatura del ginocchio dOrione. Ivi si ristorarquella legge naturale, per la quale lecito a ciascunmaschio di aver tante moglie quante ne pu nutrire etimpregnare; per che cosa superflua et ingiusta, et afatto contraria alla regola naturale, che in una gi im-pregnata e gravida donna, o in altri soggetti peggiori,come altre illegitime procacciate, che per tma di vi-tuperio provocano laborso, vegna ad esser sparsoquellomifico seme che potrebbe suscitar eroi e col-mar le vacue sedie de lempireo.

    saulino Ben provisto a mio giudizio: che pi?sofia Quel Ganimede chal marcio dispetto de la ge-

    losa Giunone gli era tanto in grazia, et a cui solo lice-va daccostarsegli, e porgergli li fulmini trisolchi,mentre a lungi passi a dietro riverentemente si teneva-no gli di: al presente credo che se non ha altra virtu-

    te che quella che quasi persa, da temere che da

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    paggio di Giove non debba aver a favore di farsi co-me scudiero a Marte.

    saulino Onde questa mutazione?sofia E da quel che detto del cangiamento di Giove,e perch lo invidioso Saturno a i giorni passati, confinta di fargli de vezzi, gli and di maniera tale rime-nando la ruvida mano per il mento e per le vermigliegote, che da quel toccamento se glimpela il volto, disorte che pian piano va scemando quella grazia che fupotente a rapir Giove dal cielo, e farlo essere rapitoda Giove in cielo: et onde il figlio dun uomo vennedeificato, et ucellato il padre de gli di.

    saulino Cose troppo stupende: passate oltre.sofia Ha imposto a tutti gli di di non aver paggi o cu-

    bicularii di minore etade che di vinticinque anni.

    saulino Ah! ah! Or che fa, che dice Apolline del suocaro Giacinto?sofia Oh se sapessi quanto egli mal contento.saulino Certo credo che la sua contristazione caggio-

    na questa oscurit del cielo, chha perdurato pi disette giorni: il suo alito produce tante nuvole, i suoisuspiri s tempestosi venti, e le sue lacrime s copiosepiogge.

    sofia Hai divinato.saulino Or che sar di quel povero fanciullo?sofia Ha preso partito di mandarlo a studiar lettere

    umane in qualche universitade o collegio riformato, esottoporlo a la verga di qualche pedante.

    saulino O fortuna, o sorte traditora, ti par questoboccone da pedanti? non era meglio sottoporlo allacura dun poeta, farlo a la mano dun oratore, o avez-zarlo su il baston de la croce? Non era pi espedientedubligarlo sotto la disciplina di....

    sofia Non pi, non pi: quel che deve essere sarquel che esser devea . Or per compire listoria di

    Ganimede, laltrieri sperando le solite accoglienze,

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    con quellusato ghigno fanciullesco li porgeva la taz-za di nettare; e Giove avendogli alquanto fissati gli

    turbidi occhi al volto: Non ti vergogni, li disse, ofiglio di Troo? pensi ancor essere putto? forse checon gli anni ti cresce la discrezzione, e ti saggiongedi giudizio? non ti accorgi che passato quel tempoquando mi venevi ad assordir lorecchie che allorachuscivamo per latrio esteriore, Sileno, Fauno, queldi Lampsaco et altri si stimavano beati se posseanoaver la commodit di rubbarti una pizzicatina, o al-meno toccarti la veste: et in memoria di quel tcconon si lavar le mani quando andavano a mangiare, efar de laltre cose che li dettava la fantasia? Ora di-spnite, e pensa che forse ti bisognar di far altromestiero. Lascio che io non voglio pi frasche ap-

    presso di me. Chi avesse veduto il cangiamento divolto di quel povero garzone o adolescente, non so sela compassione, o il riso, o la pugna de luno e laltroaffetto lavesse mosso di vantaggio.

    saulino Questa volta credo io cherisit Apollo .sofia Attendi, perch quel chhai sin ora udito non

    altro che fiore.saulino D pure.sofia Ieri che fu la festa in commemorazion del giorno

    de la vittoria de di contra gli giganti, immediata-mente dopo pranso, quella che sola governa la naturade le cose, e per la qual gode tutto quel che gode sot-to il cielo,

    La bella madre del gemino amore,la diva potest duomini e di,quella per cui ognanimante al mondovien conceputo, e nato vede il sole;per cui fuggono i venti e le tempeste,quando spunta dal lucidoriente:

    gli arride il mar tranquillo, e di bel manto

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    la terra si rinveste, e gli presentaper belle man di Naiade gentili

    di copia di fronde, fiori e frutticolmo il smaltato corno dAcheloo,

    avendo ordinato il ballo se gli fece innante con quellagrazia che consolerebbe et invaghirebbe il turbidoCaronte; e come il dovero de lordine, and a por-gere la prima mano a Giove. Il quale, in loco di quelchera uso di fare, dico di abbracciarla col sinistrobraccio, e strenger petto a petto, e con le due primedita della destra premendogli il labro inferiore, acco-star bocca a bocca, denti a denti, lingua a lingua (ca-rezze pi lascive che possano convenire a un padre inverso de la figlia), e con questo sorgere al ballo, ieri,

    impuntandogli la destra al petto, e ritenendola a die-tro (come dicesse: Noli me tangere ), con un com-passionevole aspetto et una faccia piena di devozione:Ah Venere Venere, li disse, possibile che puruna volta al fine non consideri il stato nostro, e spe-cialmente il tuo? Pensi pur che sia vero quello che gliuomini simaginano di noi, che chi vecchio semprevecchio, chi giovane sempre giovane, chi putto, sempre putto, coss perseverando eterno come quan-do da la terra siamo stati assunti al cielo; e coss comel la pittura et il ritratto nostro si contempla sempremedesimo, talmente qua non si vada cangiando e ri-cangiando la vital nostra complessione? Oggi per lafesta mi si rinova la memoria di quella disposizionenella quale io mi ritrovavo quando fulminai e debellaique fieri giganti che ardiro di ponere sopra Pelia, Os-sa, e sopra Ossa, Olimpo; quando io il feroce Briareo,a cui la madre Terra avea donate cento braccia e cen-to mani (acci potesse con lmpito di cento versatiscogli contra gli di debellare il cielo), fui potente di

    abissare alle nere caverne dellorco voraginoso; quan-

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    do relegai il presuntuoso Tifeo l dove il mar Tirrenocol Ionio si congionge, spingendogli sopra lisola Tri-

    nacria, a fin che al vivo corpo la fusse perpetua sepol-tura. Onde dice un poeta:

    Ivi a lardito et audace Tifeoche carco giace del Trinacrio pondo,preme la destra del monte Pelorola grieve salma; e preme la sinistrail nomato Pachin; e lampie spalli,chal peso han fatto i calli,calca il sassoso e vasto Lilibeo;el cap orrend aggrieva Mongibello,dove col gran martellofolgori tempra il scabroso Vulcano.

    Io che sopra quellaltro ho fulminata lisola di Prochi-ta; io chho reprimuta laudacia di Licaone, et a tempodi Deucalione liquefeci la terra al ciel rubella; e contanti altri manifesti segnali mi son mostrato degnissi-mo della mia autoritade: or non ho polso di contrastara certi mezi uomini, e mi bisogna al grande mio di-spetto a voto di caso e di fortuna lasciar correre ilmondo; e chi meglio la sguita, larrive; e chi la vence,la goda. Ora son fatto qual quel vecchio esopico lione,a cui impune lasino dona di calci, e la simia fa de lebeffe, e quasi come ad un insensibil ceppo, il porco visi va a fricar la pancia polverosa. L dove io avevo no-bilissimi oracoli, fani et altari, ora, essendono quelli gi-tati per terra et indegnissimamente profanati, in locoloro han dirizzate are e statue a certi chio mi vergo-gno nominare, perch son peggio che li nostri satiri efauni et altri semebestie, anzi pi vili che gli crocodril-li dEgitto: perch quelli pure magicamente guidatimostravano qualche segno de divinit; ma costoro so-

    no a fatto lettame de la terra: il che tutto provenuto

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    per la ingiuria della nostra nemica fortuna, la qualenon lha eletti et inalzati tanto per onorar quelli, quan-

    to per nostro vilipendio, dispreggio e vituperio mag-giore. Le leggi, statuti, culti, sacrifici e ceremonie,chio gi per li miei Mercurii ho donate, ordinati, co-mandati et instituiti, son cassi et annullati; et in veceloro si trovano le pi sporche et indegnissime poltro-narie che possa giamai questa cieca altrimenti fengere:a fine che come per noi gli omini doventavano eroi,adesso dovegnano peggio che bestie. Al nostro nasonon ariva pi fumo di rosto fatto in nostro servizio dagli altari: ma se pur tal volta ne viene appetito, ne fiamestiero dandar a sbramarci per le cocine come deipatellari. E bench alcuni altari fumano dincenso(quod dat avara manus ), a poco a poco quel fumo du-

    bito che non se ne vada in fumo, a fine che nulla rima-gna di vestigio ancora delle nostre sante instituzioni.Ben conoscevo per prattica che il mondo a punto co-me un gagliardo cavallo, il quale molto ben conoscequando montato da uno che non lo pu strenuamen-te maneggiare: lo spreggia, e tenta di toglierselo da laschena; e gittato che lha in terra, lo viene a pagar dicalci. Ecco, a me si dissecca il corpo, e mi sumetta ilcervello; mi nascono i tofi, e mi cascano gli denti; misinora la carne, e mi sinargenta il crine; mi si disten-dono le palpebre, e mi si contrae la vista; mi sindebo-lisce il fiato, e mi si rinforza la tosse; mi si fa fermo ilsedere, e trepido il caminare; mi trema il polso, e mi sisaldano le coste; mi sassottigliano gli articoli e mi sin-grossano le gionture: et in conclusione (quel che pimi tormenta), perch mi sindurano gli talloni, e misammolla il contrapeso; lotricello de la comamusa misallunga, et il bordon saccorta:

    La mia Giunon di me non gelosa,

    la mia Giunon di me non ha pi cura.

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    Del tuo Vulcano (lasciando gli altri di da canto) vo-glio che consideri tu medesima. Quello che con tanto

    vigore solea percuotere la salda incudine, che a glifragrosi schiassi quali dallignivomo Etna uscivano alorizonte, Eco dalle concavitadi del campano Vesu-vio e del sassoso Taburno, rispondeva. Adesso dove la forza del mio fabro e tuo consorte? non ella spin-ta? non ella spinta? forse che ha pi nerbo da gon-fiar i folli per accendere il foco? forse chha pi lenadalzar il gravoso martello per battere linfocato me-tallo? Tu ancora (mia sorella) se non credi ad altri, di-mandane al tuo specchio: e vedi come per le rugheche ti sono aggionte, e per gli solchi che laratro deltempo timprime ne la faccia, porgi giorno per giornomaggior difficultade al pittore, segli non vuol menti-

    re dovendoti ritrare per il naturale. Ne le guancie overidendo formavi quelle due fossette tanto gentili, doicentri, doi punti in mezzo de le tanto vaghe pozzette,facendoti il riso, che imblandiva il mondo tutto, gion-gere sette volte maggior grazia al volto, onde (comeda gli occhi ancora) scherzando scoccava gli tantoacuti et infocati strali Amore: adesso cominciando dagli angoli de la bocca, sino a la gi commemorata par-te, da luno et altro canto comincia a scuoprirsi la for-ma di quattro parentesi, che ingeminate par che ti vo-gliano stringendo la bocca proibir il riso con quelliarchi circonferenziali chappaiono tra gli denti etorecchi per farti sembrar un crocodillo. Lascio che oridi o non ridi, ne la fronte il geometra interno che tidissecca lumido vitale, e con far pi e pi sempre ac-costar la pelle a losso, assottigliando la cute, ti faprofonder la descrizzione de le parallele a quattro aquattro mostrandoti per quelle il diritto camino ilqual ti mena come verso il defuntoro. Perch piangiVenere? perch ridi, Momo? disse vedendo questo

    mostrar i denti, e quella versar lacrime, Ancora Mo-

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    mo sa quando un di questi buffoni (de quali ciascunosuol porgere pi veritadi di fatti suoi a lorecchi del

    prencipe, che tutto il resto de la corte insieme; e perquali per il pi color che non ardiscono di parlar, sot-to specie di gioco parlano, e fanno muovere e muovo-no de propositi), disse che Esculapio ti avea fatta pro-visione di polvere di corno di cervio e di conserva dicoralli, dopo averti cavate due mole guaste tanto se-cretamente, che ora non pietruccia in cielo che nolsappia. Vedi dumque, cara sorella, come ne doma iltempo traditore, come tutti siamo suggetti alla muta-zione: e quel che pi tra tanto ne afflige che non ab-biamo certezza n speranza alcuna di ripigliar quelmedesimo essere a fatto in cui tal volta fummo. An-diamo e non torniamo medesimi; e come non avemo

    memoria di quel che eravamo prima che fussemo inquesto essere, coss non possemo aver saggio di quelche saremo dapoi. Coss il timore, piet e religione dinoi, lonore, il rispetto e lamore vanno via; li qualiappresso la forza, la providenza, la virt, dignit,maest e bellezza che volano da noi, non altrimentiche lombra insieme col corpo si parteno. La veritadesola con labsoluta virtude immutabile et immortale:e se tal volta casca e si sommerge, medesima necessa-riamente al suo tempo risorge, porgendogli il bracciola sua ancella Sofia. Guardiamoci dumque di offende-re del fato la divinitade facendo torto a questo gemi-no nume a lui tanto raccomandato e da lui tanto fau-rito. Pensiamo al prossimo stato futuro, e non comequasi poco curando il nume universale, manchiamodalzare il nostro core et affetto a quello elargitoredogni bene e distributor de tutte laltre sorti. Suppli-chiamolo che nella nostra transfusione, o transito, ometampsicosi, ne dispense felici genii: atteso chequantumque egli sia inesorabile, bisogna pure aspet-

    tarlo con gli voti: o di essere conservati nel stato pre-

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    sente, o di subintrar un altro megliore, o simile, o po-co peggiore. Lascio che lesser bene affetto verso il

    nume superiore come un segno di futuri effetti favo-revoli da quello; come chi prescritto ad esser uomo, necessario et ordinario chil destino lo guida passan-do per il ventre de la madre; il spirto predestinato adincorporarsi in pesce bisogna che prima vegna attuf-fato a lacqui: talmente a chi per esser favorito da glinumi conviene che passe per mezzo de buoni voti, etoperazioni.

    seconda parte del primo dialogo

    Con questo dire, di passo in passo suspirando, il gran

    padre de la patria celeste, avendo finito il suo raggio-namento con Venere, il proposito di ballare conversein proponimento di fare il gran conseglio con gli dide la tavola ritonda: cio tutti quei che non sono ap-posticci, ma naturali, et han testa di conseglio: esclusigli capi di montone, corna di bue, barbe di capro,orecchie dasino, denti di cane, occhi di porco, nasi disimia, fronti di becco, stomachi di gallina, pancie dicavallo, piedi di mulo, e code di scorpione. Per, datala crida per bocca di Miseno figlio di Eolo (per cheMercurio sdegna lessere, come anticamente fue,trombettiero e pronunziator di editto), que tutti dicherano dispersi per il palaggio, si trovorno ben pre-sto radunati. Qua dopo tutti, essendo fatto alquantodi silenzio, non men con triste e mesto aspetto, checon alta presenza e preeminenza maestrale menando ipassi Giove, prima che montasse in solio e comparis-se in tribunale, se gli appresenta Momo; il quale conla solita libert di parlare disse coss con voce tantobassa, che fu da tutti udita: Questo concilio deve es-

    sere differito ad altro giorno et altra occasione, o pa-

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    dre; perch questo umore di venir in conclave adessoinmediate dopo pranso, pare che sia occasionato dalla

    larga mano del tuo tenero coppiero; perch il nettareche non pu essere dal stomaco ben digerito non con-sola o refocilla, ma altera e contrista la natura, e per-turba la fantasia facendo altri senza proposito gai, al-tri disordinatamente allegri, altri superstiziosamentedevoti, altri vanamente eroici, altri colerici, altri ma-chinatori di gran castegli: sin tanto che col svanimen-to di medesime fumositadi che passano per diversa-mente complessionati cervelli, ogni cosa casca e va infumo. A te Giove par che abbia commosse le speciedi gagliardi e fluttuanti pensieri, e tabbia fatto dove-nir triste; per ci che inescusabilmente ognuno ti giu-dica (bench io solo ardisca di dirlo) vinto et oppres-

    so da latra bile: perch in questa occorrenza, che nonsiamo convenuti provisti a far conseglio; in questa oc-casione, che siamo uniti per la festa; in questo tempodopo pranso, e con queste circonstanze daver benmangiato, e meglio bevuto, volete trattar di cose tantoseriose quanto mi par intendere, et alcunamente pos-so annasare col discorso. Ora perch non consue-tudine n pur molto lecito a gli altri di di disputarcon Momo, Giove avendolo con un mezzo et alquan-to dispettoso riso remirato, senza punto risponderglimonta su lalta catedra, siede, remira in cerchio la co-rona de lassistente gran Senato. Da qual sguardoconvien cha tutti venesse a palpitar il core, e perscossa di maraviglia, e per punta di timore, e per m-pito di riverenza e di rispetto, che suscita ne pettimortali et immortali la maestade quando si presenta.Appresso avendo alquanto bassate le palpebre, e po-co dopo allunate le pupille in alto, e sgombrato un fo-coso suspiro dal petto, proruppe in questa sentenza:

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    orazione di giove

    Non aspettate, o Dei, che secondo la mia consuetu-dine vabbia ad intonar ne lorecchio con uno artifi-cioso proemio, con un terso filo di narrazione, e conun delettevole agglomeramento epilogale. Non spera-te ornata tessitura di paroli, ripolita infilacciata disentenze, ricco apparato di eleganti propositi, suntuo-sa pompa di elaborati discorsi, e secondo linstituto dioratori, concetti posti tre volte a la lima prima chunavolta a la lingua:non hoc ,

    Non hoc ista sibi tempus speciacula poscit.

    Credetemi di, perch crederete il vero, gi dodicivolte ha ripiene linargentate corna la casta Lucina,chio son stato in la determinazione di far questa con-gregazione oggi, in questa ora, e con tai termini chevedete: et in questo mentre son stato pi occupato sulconsiderar quello che devo a nostro mal grado tacere,che mi sia stato lecito di premeditar sopra quello chedebbo dire.

    Odo che vi maravigliate perch a questo tempo rivo-candovi da vostro spasso vabbia fatto citar alla con-gregazione, e dopo pranso a subitanio concilio. Visento mormorare che in giorno festivo vi vien tcco ilcore di cose seriose; e non di voi chi a la voce de latromba e proposito de leditto non sia turbato. Ma iobench la raggione di queste azzioni e circostanzepende dal mio volere che lha possute instituire, e lamia volunt e decreto sia listessa raggione de la giu-stizia, tutta volta non voglio mancar, prima che pro-ceda ad altro, di liberarvi da questa confusione e ma-raviglia. Tardi (dico) gravi e pesati denno essere gliproponimenti; maturo, secreto e cauto deve essere il

    conseglio: ma lessecuzione bisogna che sia alata, ve-

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  • 8/6/2019 Giordano Bruno Spaccio Della Bestia Trionfante

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    Giordano Bruno - Spaccio de la bestia trionfante

    loce e presta; per non credete che intra il desinarequalche strano umore mabbia talmente assalito che

    dopo pranso mi tegna legato e vinto, onde non a po-sta di raggione, ma per impeto di nettareo fumo pro-ceda a lazzione: ma dal medesimo giorno de lannopassato cominciai a consultar entro di me quel tantoche dovevo esseguire in questo giorno et ora. Dopopranso dumque: perch le nove triste non costumedapportarle a stomaco diggiuno. Allimproviso, per-ch so molto bene che non coss come alla festa sole-te convenir volentieri al conseglio, il quale intensis-simamente da molti di voi fuggito: mentre chi loteme per non farsi di nemici, chi per incertezza di chivince e di chi perde, chi per timore chil suo consi-glio non sia tra dispreggiati, chi per dispetto per quel

    che il suo parere tal volta non stato approvato, chiper mostrarsi neutrale nelle cause pregiudiciose o deluna o de laltra parte, chi per non aver occasionedaggravarsi la conscienza, chi per una, chi per unal-tra causa. Or vi ricordo (o fratelli e figli) che a quel-li, a i quali il fato ha dato di posser gustar lambrosiae bevere il nettare, e goder il grado della maestade, ingionto ancora di comportar tutte gravezze chequella apporta seco. Il diadema, la mitra, la corona,senza aggravarla, non onorano la testa; il manto rega-le et il scettro non adornano senza impacciar il cor-po. Volete sapere per che io a ci abbia impiegatoil giorno di festa, e specialmente tale quale la pre-sente? Pare a voi, dumque pare a voi, che sia degnogiorno di festa questo? E credete voi che questo nondeve essere il pi tragico giorno di tutto lanno? Chidi voi dopo charr ben pensato non giudicar cosavituperosissima di celebrar la commemorazion de lavittoria contra gli giganti a tempo che da gli sorgi dela terra siamo dispreggiati e vilipesi? Oh che avesse

    piaciuto a lomnipotente irrefragabil fato che allora

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    fussemo stati discacciati dal cielo, quando la nostrarotta per la dignit e virt di nemici non era vitupe-

    rosa tanto: perch oggi siamo nel cielo peggio che senon vi fussemo, peggio che se ne fussemo stati di-scacciati: atteso che quel timor di noi che ne rendeatanto gloriosi, spento; la gran riputazione de lamaest, previdenza e giustizia nostra, cassa; e quelche peggio non abbiamo facult e forza di riparar alnostro male, di vendicar le nostre onte: perch la giu-stizia con la quale il fato governa gli governatori delmondo, ne ha a fatto tolta quella autorit e potest laquale abbiamo tanto male adoperata, discoperti enudati avanti gli occhi di mortali e fattigli manifesti inostri vituperii; e fa che il cielo medesimo con cosschiara evidenza, come chiare et evidenti son le stelle,

    renda testimonianza de misfatti nostri. Perch vi sivedeno aperto gli frutti, le reliquie, gli riporti, le voci,le scritture, le istorie di nostri adulterii, incesti, forni-cazioni, ire, sdegni, rapine et altre iniquitadi e delitti;e che per premio di errori abbiamo fatto maggiori er-rori, inalzando al cielo i triomfi de vizii e sedie desceleragini, lasciando bandite, sepolte e neglette nelinferno le virtudi e la giustizia.E per cominciare da cose minori, come da peccati ve-niali: perch solo il Deltaton, dico quel triangolo, haottenute quattro stelle appresso il capo di Medusa,sotto le natiche di Andromeda, e sopra le corna delMontone? per far vedere la parzialit che si trova tragli di. Che fa il Delfino gionto al Capricorno da laparte settentrionale impadronito di quindeci stelle?vi a fine che si possa contemplar la assumpzione dicolui che stato buon sanzale (per non dir ruffiano)tra Nettuno et Amfitrite. Perch le sette figliedAtlante soprasiedeno appresso il collo del biancoToro? per essersi, con lesa maest di noi altri di,

    vantato il padre di aver sostenuti noi et il cielo rui-

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    nante; o pur per aver in che mostrar la sua leggerezzai numi, che vi lhan condotte. Perch Giunone ha or-

    nato il Granchio di nove stelle senza le quattro altrecirconstanti che non fanno imagine? Solo per un ca-priccio, perch forfic il tallone ad Alcide a tempoche combatteva con quel gigantone. Chi mi sapr daraltra caggione che il semplice et irrazional decretode superi, perch il Serpentauro, detto da noi GreciOfiulco, ottiene con la sua colobrina il campo ditrentasei stelle? Qual grave et oportuna caggione faal Sagittario usurparsi trenta et una stella? perch fufiglio di Euschemia, la quale fu nutriccia o baila de leMuse. Perch non pi tosto a la madre? perch luioltre seppe ballare, e far i giuochi de le bagattelle.Aquario perch ha quarantacinque stelle appresso il

    Capricorno? forse perch salv la figlia di VenereFacete nel stagno? Perch non altri a gli quali noi disiamo tanto ubligati, che sono sepolti in terra, ma pitosto costui chha fatto un serviggio indegno di tantaricompensa stato conceduto quel spacio? perchcoss ha piaciuto a Venere.Gli Pesci, bench meritino qualche mercede per averdal fiume Eufrate cacciato quellovo, che covato da lacolomba ischiuse la misericordia de la dea di Pafo:tutta volta paionvi soggetti dottenir lornamento ditrentaquattro stelle, senza altre quattro circostanti, etabitare fuor de lacqui nella region pi nobile del cie-lo? Che fa Orione tutto armato a scrimir solo con lespalancate braccia, impiastrato di trentotto stelle nela latitudine australe verso il Tauro? vi sta per sempli-ce capriccio di Nettuno, a cui non ha bastato di privi-legiarlo su lacqui dove ha il suo legitimo imperio: maoltre fuor del suo patrimonio si vuol con s poco pro-posito prevalere. La Lepre, il Cane e la Cagnolina, sa-pete chhanno quarantatr stelle ne la parte meridio-

    nale, non per altro che per due o tre frascarie non

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    minori che quella che vi fa essere appresso la Idra, laTassa et il Corvo, che ottegnono quarantet una stelle

    per memoria di quel, che mandaro una volta gli di ilCorvo a prender lacqua da bere; il qual per il caminovedde un fico chavea le fiche o gli fichi (per che lunoe laltro geno approvato da gramatici, dite come vipiace): per gola quellucello aspett che fussero matu-ri; de quali al fine essendosi pasciuto si ricord delacqua, and per empir la lancelia, vddevi il drago-ne, abbe paura, e ritorn con la giarra vta a gli di.Li quali per far chiaro quanto hanno ben impiegatolingegno et il pensiero, hanno descritta in cielo que-sta istoria di s gentile et accomodato servitore. Vede-te quanto bene abbiamo speso il tempo, linchiostro ela carta. La Corona austrina che sotto larco e piedi di

    Sagittario si vede ornata di tredeci topacii lucenti, chilha predestinata ad essere eternamente senza testa?Che bel vedere volete voi che sia di quel pesce Noziosotto gli piedi dAquario e Capricorno, distinto in do-dici lumi con sei altri che gli sono in circa? De lAlta-re o turribulo, o fano, o sacrario, come vogliam dire,io non parlo; perch giamai li convenne coss benedessere in cielo se non ora che quasi non ha dove es-sere in terra: ora vi sta bene come una reliquia, o purcome una tavola della sommersa nave de la religion eclto di noi.Del Capricorno non dico nulla, perch mi par dignis-simo dottenere il cielo, per averne fatto tanto benefi-cio insegnandoci la ricetta con cui potessimo vencereil Pitone; perch bisognava che gli di si trasformasse-ro in bestie se volevano aver onor di quella guerra: ene ha donata dottrina facendoci sapere che non sipu mantener superiore, chi non si sa far bestia. Nonparlo de la Vergine, perch per conservar la sua vergi-nit, in nessun loco sta sicura se non in cielo avendo

    da qua un Leone e da l un Scorpione per sua guar-

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    dia: la poverina fuggita da terra, perch leccessivalibidine de le donne, le quali quanto pi son pregne,

    tanto pi sogliono appetere il coito, fa che non sia si-cura di non esser contaminata anco se si trovasse nelventre de la madre; per goda gli suoi vintisei carbun-coli con quelli altri sei che li sono intorno. Circa lin-temerata maest di que doi Asini che luceno nel spa-cio di Cancro non oso dire, perch di questimassimamente per dritto e per raggione il regno delcielo: come con molte efficacissime raggioni altre vol-te mi propono di mostrarvi, perch di tanta materianon ardisco parlare per modo di passaggio; ma diquesto sol mi doglio e mi lamento assai, che questi di-vini animali sieno stati s avaramente trattati, non fa-cendogli essere come in casa propria, ma nellospizio

    di quel retrogrado animale aquatico; e non muneran-doli pi che de la miseria di due stelle, donandoneuna a luno e laltra a laltro, e quelle non maggioriche de la quarta grandezza.De lAltare dumque, Capricorno, Vergine et Asini(bench prendo a dispiacere chad alcuni di questinon essendo lor trattati secondo la dignit, in loco diessere fatto onore forse gli stato fatta ingiuria) or alpresente non voglio definir cosa alcuna. Ma torno agli altri suppositi, che vanno per la medesima bilan-cia con gli sopradetti. Non volete voi che murmuri-no gli altri fiumi, che sono in terra, per il torto che glivien fatto? Atteso che qual raggion vuole che pi to-sto lEridano deve aver le sue trenta e quattro luccio-le, che si veggono citra et oltre il tropico di Capricor-no, pi tosto che tanti altri non meno degni e grandi,et altri pi degni e maggiori? Pensate che basta direche le sorelle di Fetone vabbiano la stanza? O forsevolete che vegna celebrato, perch ivi per mia manocadde il fulminato figlio dApollo, per aver il padre

    abusato del suo ufficio, grado et autoritade? Per che

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    il cavallo di Bellerofonte montato ad investirsi devinti stelle in cielo, essendo che sta sepolto in terra il

    suo cavalcatore? A che proposito quella saetta cheper il splendor di cinque stelle che tiene inchiodate,luce prossima a lAquila e Del