Giocattoli: armi a doppio taglio: divertenti ma a volte tossici · che le loro proprietà chimiche...

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Roberto Fantoni 4H LAM 2013 1 Chemistry and business Giocattoli: armi a doppio taglio: divertenti ma a volte tossici Roberto Fantoni 4H Lavoro di maturità 2013 Liceo Cantonale Lugano 1 Docente responsabile: prof. Paolo Agostino Morini

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Roberto Fantoni 4H LAM 2013

1

Chemistry and business

Giocattoli: armi a doppio taglio:

divertenti ma a volte tossici

Roberto Fantoni

4H

Lavoro di maturità 2013

Liceo Cantonale Lugano 1

Docente responsabile: prof. Paolo Agostino Morini

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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Indice

Abstract 3

Parte teorica

1. Introduzione 4

2. Informazioni riguardo ai giocattoli

2.1 Definizione di giocattolo 5

2.2 Il Rapex 5

2.3 Rischi principali dovuti a giocattoli fuori legge 5

2.4 Le dieci regole per tutelare l’incolumità fisica del bambino 6

3. Il ciclo di un giocattolo

3.1 La produzione 8

3.2 I controlli doganali 9

3.3 La vendita 9

3.4 Situazione in Svizzera 10

3.5 Conclusione personale 10

4. Il piombo

4.1 Il piombo nella storia 11

4.2 Il piombo e il nostro organismo 13

4.3 Povertà e avvelenamento da piombo 15

4.4 Soglia di sicurezza 15

4.5 Dove possiamo trovare il piombo oggi 16

5. Gli ftalati

5.1 Cosa sono 16

5.2 Alcuni numeri 18

6. Giocattoli pericolosi 19

7. Curiosità

7.1 Bambini: i più vulnerabili 21

7.2 Interferenti endocrini 21

7.3 Il latte materno 21

8. Conclusione parte teorica 23

Parte sperimentale

1. Introduzione 24

2. Esperimento 1 25

3. Esperimento 2 29

Conclusione generale 36

Allegato 37

Bibliografia, webliografia e immagini 39

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Abstract

Il mio lavoro di maturità è principalmente strutturato in due parti, ovvero una parte teorica e una

parte sperimentale. Ho introdotto la prima parte con la definizione di “giocattolo” dal punto di

vista legislativo e il ciclo al quale è sottoposto: dalla produzione alla vendita. Ho inoltre riportato

una lista di pericoli dovuti a giocattoli fuori legge e alcuni consigli per evitare di venirne in possesso.

Ho poi approfondito la storia del piombo, esponendo i vari ambiti nei quali è stato impiegato e le

numerose ricerche effettuate riguardo alla sua pericolosità, sia a livello ambientale che sul nostro

organismo. Ho approfondito un altro aspetto, ovvero la relazione tra il tenore di vita e

l’avvelenamento da piombo. Mi sono inoltre concentrato su un’altra sostanza, anch’essa

onnipresente soprattutto nella società odierna: gli ftalati. Il loro vasto impiego è dovuto al fatto

che le loro proprietà chimiche consentono di ammorbidire la plastica, alla base della maggior parte

degli oggetti e, di conseguenza, anche dei giocattoli.

Ho poi inserito un articolo che espone alcuni giochi che si sono rivelati mortali, non solo a causa di

una fabbricazione errata, bensì anche dalla negligenza dei consumatori.

In conclusione di questa prima parte ho inserito delle curiosità riguardanti l’inquinamento del latte

materno, il ruolo degli interferenti endocrini e la vulnerabilità dei bambini.

Per quanto riguarda la parte sperimentale ho effettuato due esperimenti differenti su una

bambola acquistata ad un mercato. Il primo con l’obiettivo di rintracciare la presenza di piombo e

il secondo con lo scopo di determinare l’eventuale presenza di ftalati.

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PARTE TEORICA

1. Introduzione

La scelta del tema del lavoro di maturità mi ha tormentato per molto tempo. Oltre che per la

chimica provavo infatti interesse anche per la fisica, la biologia e l’economia. Una mattina però,

ascoltando la radio, sono rimasto colpito da una notizia riguardante il sequestro di numerosi

giocattoli contenenti sostanze tossiche in Italia. Il fatto che ancora ai giorni nostri accadano

scandali di questo genere, mi ha motivato a interessarmi e approfondire maggiormente questo

tema.

Trattare il tema delle sostanze dannose alla salute contenute nei giocattoli, mi ha permesso di

agire nei vari ambiti. Infatti, oltre all'aspetto chimico che si trova principalmente nella parte

sperimentale del mio LAM, mi ha incuriosito l’aspetto economico che influisce sulle scelte di

produzione e il punto di vista biologico, studiando quali sono gli effetti che tali sostanze

comportano al nostro organismo, soprattutto a quello di un neonato.

Proprio perché si tratta di bambini, trovo essenziale affrontare questo tema. Essi infatti sono i più

vulnerabili, in quanto sia per la loro conformazione fisica sia per il loro comportamento, vengono

più facilmente a contatto con sostanze dannose alla salute. Queste ultime, colpendo i neonati,

vanno a danneggiare proprio la fase più importante della vita di un essere umano, ovvero lo

sviluppo, in particolare lo sviluppo cerebrale. Alcune sostanze dette neurotossici impediscono la

formazione delle connessioni nervose e hanno diversa origine: alcuni sono metalli pesanti, i quali,

oltre a trovarsi già in natura, sono prodotti dalle attività industriali, altri sono stati creati in

laboratorio e altri ancora sono prodotti di scarto delle combustioni.

La presenza di questi elementi non è però facilmente identificabile in quanto, nella maggior parte

dei casi, il loro effetto rimane al di sotto della soglia clinica e di conseguenza vi è "solo" una breve

riduzione di funzionalità. Purtroppo non per tutti i bambini gli effetti sono contenuti.

Le sostanze pericolose che ho trattato e approfondito maggiormente nel mio lavoro di maturità

riguardano il piombo e gli ftalati. Il primo per la lunga e interessante storia che lo precede, iniziata

all’epoca dell’Impero romano. Gli ftalati, invece, in quanto rappresentano un problema più

recente: la loro pericolosità a dosaggi elevati per gli adulti e anche minimi per quanto concerne i

più piccoli, è infatti stata scoperta da poco.

Trovo molto importante sottolineare che, un giorno, questi bambini diventeranno adulti e di

conseguenza, danneggiare lo sviluppo di un neonato significa anche danneggiare la specie umana.

Infatti se tutti i bambini dovessero subire una riduzione delle loro funzionalità cerebrali,

diminuirebbe il livello del quoziente intellettivo globale e ciò sarebbe sfavorevole al continuo

progresso della nostra specie. A mio parere i bambini sono la nostra risorsa più grande e va quindi

protetta.

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2. Informazioni sui giocattoli

2.1 Definizione di giocattolo

Si definiscono giocattoli "gli articoli progettati o destinati in modo esclusivo o meno, ad essere

utilizzati per fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni".1

Con l’espressione “in modo esclusivo o meno”, si intende che un giocattolo, per essere

considerato tale, non deve essere esclusivamente destinato ai fini di gioco. Esso potrebbe infatti

anche presentare una doppia funzione, come per esempio un portachiavi con un orsacchiotto

pendente.

I requisiti generali, legati alla concezione, alla costruzione e alla composizione del giocattolo, che

ne garantiscono la sicurezza sui mercati europei, sono fissati dalla “Direttiva europea 2009/48/CE

sulla Sicurezza dei giocattoli”.

“Le attività di sorveglianza del mercato riscontrano, tuttavia, un’importante presenza di giocattoli

non sicuri, anche se marcati CE, spesso provenienti da area extraeuropea (in particolare dalla

Cina).” 2

2.2 Il Rapex

Il sistema di consultazione dell’unione europea Rapex è stato fondato come sistema rapido di

allerta che facilita lo scambio veloce di informazioni tra gli Stati Membri e la Commissione. Tali

informazioni riguardano le misure prese per impedire o limitare il marketing o l’uso di prodotti che

costituiscono una seria minaccia per la salute e la sicurezza dei consumatori. Fanno eccezione i cibi,

i prodotti farmaceutici e i dispositivi medici, i quali sono protetti da altre leggi.

Ogni venerdì, la Commissione pubblica una panoramica settimanale dei prodotti che costituiscono

seri rischi riscontrati dalle autorità nazionali. Queste pubblicazioni sono dette “Rapex notifications”

e, nel caso dei giocattoli, ci consentono di avere un’idea dei giocattoli non conformi circolanti nel

mercato europeo, della loro provenienza e dei principali rischi ad essi correlati.

I giocattoli rappresentano circa il 25% dei prodotti non conformi che vengono notificati

annualmente al sistema.

2.3 Rischi principali dei giocattoli fuori legge

I rischi principali ai quali sono esposti i bambini che fanno uso di giocattoli fuori legge sono:

1) rischio di soffocamento/strangolamento, spesso associato a presenza di parti piccole e

facilmente ingoiabili

2) rischio chimico per presenza di sostanze chimiche vietate ( per esempio ftalati, piombo,

cromo VI e altri metalli pesanti)

1 decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 54 2 citato da: “ministero della salute”

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3) rischio microbiologico dovuto a ingestione, inalazione o contatto con materiali contaminati.

Analizziamo più in dettaglio le problematiche legate al rischio chimico.

Per prima cosa, a livello macroscopico, se un oggetto emana un odore percettibile, segnala la

presenza di una sostanza chimica. Si tratta infatti di sostanze volatili, dovute a cattive pratiche

industriali o ad una successiva contaminazione.

Sfogliando i dati contenuti nel Rapex, risulta che sui mercati europei vi siano numerosi giocattoli

realizzati in plastica morbida (bambole, maschere di carnevale, giochi da bagno,…) contenenti

ftalati. Sono stati segnalati anche casi in cui nei giocattoli erano presenti sostanze tossiche, quali

piombo e cromo (nelle vernici di rivestimento), benzene (nei feltri delle punte dei pennarelli, per

aumentarne la durata e la scorrevolezza), solventi e idrocarburi in alcune gomme (manopole dei

manubri di bicicletta).

2.4 Le dieci regole per tutelare l'incolumità fisica del bambino3

Il ministero della salute del governo italiano propone le seguenti regole per tutelare l’incolumità

fisica del bambino:

1. Attenti al marchio CE sul giocattolo

Per ogni giocattolo i fabbricanti redigono una dichiarazione CE di conformità con la quale si

assumono la responsabilità della regolarità e appongono, secondo quanto previsto dalla

direttiva, la relativa marcatura CE. Anche se il marchio CE non garantisce da tutti i rischi (prova ne

sono le notifiche presenti nel sistema RAPEX di giocattoli pericolosi, pur marcati CE) è fortemente

sconsigliato l’acquisto di giocattoli che ne sono sprovvisti.

2. Giocattoli elettrici: per la maggiore sicurezza del bambino scegliere quelli a batteria

Nel caso di giocattoli elettrici (trenini, ferri da stiro, forni,…) devono poter funzionare solo tramite

trasformatore esterno con dispositivo salvavita a bassa tensione (massimo 24 Volt). Oltre al

marchio CE, deve essere presente quello IMQ dell’Istituto del Marchio di Qualità. In ogni caso, è

prudente sorvegliare il bambino durante il gioco.

3. Rispettare la fascia di età indicata sulla confezione

Per le caratteristiche dei materiali e la dimensione dei componenti rimovibili, un giocattolo sicuro

per una fascia di età, può risultare molto pericoloso per età inferiori.

4. Attenzione ai materiali utilizzati

In caso di giocattoli di stoffa o di peluche, oltre al marchio CE, si consiglia di controllare che i

materiali siano di alta qualità (peli che non si staccano, occhi e naso fissati in modo anti-strappo,

3http://www.salute.gov.it/sicurezzaGiocattoli/paginaMenuSicurezzaGiocattoli.jsp?menu=giocattoli&lingua=italiano

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cuciture solide, nastri corti ed imbottitura che non si sbriciola) e che non siano infiammabili. Il

bambino sottopone il giocattolo a test di resistenza massimali ed ha una naturale vocazione alla

curiosità di vedere cosa contiene, per cui è portato a rompere l’involucro e ad esplorarne il

contenuto, spesso portandolo alla bocca. Occhi e naso in plastica dura possono essere inalati e

provocare soffocamento.

5. Evitare i giocattoli contraffatti Sono solitamente di materiale scadente, pericolos per lesioni alla cute e alle mucose per alcune

imperfezioni costruttive e facilmente infiammabili.

6. Evitare i giocattoli con bordi o punte taglienti

Nel caso il materiale costruttivo fosse metallico, verificare che i bordi siano opportunamente

“orlati” e che non ci sia ruggine o punti di ruggine. Verificare periodicamente il buono stato di

conservazione e l’assenza di rotture per giocattoli già presenti in casa da tempo. L’uso potrebbe

averli resi pericolosi rispetto alle caratteristiche iniziali. In questo caso si consiglia di eliminarli.

7. Per i giocattoli meccanici, verificare che gli ingranaggi siano ben protetti e non accessibili al

bambino

Le lesioni cutanee ed articolari da “imprigionamento” negli ingranaggi sono molto dolorose e

talvolta con esiti funzionali importanti.

8. Le armi-giocattolo, destinate ai bambini di età più elevata, devono utilizzare solo proiettili forniti

dalla ditta produttrice

Frecce e dardi devono avere la punta arrotondata, possibilmente di sughero o protetta con una

ventosa difficilmente rimovibile. È consigliabile evitare che questi giocattoli, indirizzati ad una

fascia di età maggiore, cadano nelle mani di bambini di età inferiore, per il rischio di lesioni oculari

da uso improprio.

9. Tende e casette in tela devono essere muniti di un’uscita facilmente apribile dall’interno

Inoltre i sistemi di sostegno devono essere di plastica, leggeri e facili da montare.

La stabilità della casetta o della tenda deve essere affidabile anche per movimenti bruschi e

violenti, come può avvenire durante il gioco.

10. Verificare che la confezione sia completata da istruzioni in lingua italiana

sulle modalità di montaggio e di utilizzo. Leggerle accuratamente assieme al bambino, associando

così alla gioia per il nuovo dono, quella di “varare” assieme a un familiare o a un amico il nuovo

giocattolo.

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3. Il ciclo di un giocattolo

Durante la trasmissione radiofonica di Modem, Giochi pericolosi, hanno preso parte vari relatori4 ,

i quali si sono messi a disposizione per rispondere ad alcune domande riguardanti il ciclo di un

giocattolo, ovvero dalla produzione alla messa in commercio. Ho inoltre inserito alcuni

approfondimenti tratti dalla Dichiarazione di Berna sui giocattoli.

3.1 La produzione

L’ ottanta per cento della produzione di giocattoli avviene in Cina e può essere divisa in due tipi: la

produzione delle aziende locali e la produzione da parte di aziende estere che risiedono in Cina.

Il modello cinese è basato sull'esportazione e possiede due principali caratteristiche: il basso costo

della produzione e il basso costo del lavoro.

Vi sono inoltre due tipologie di aziende: quelle straniere che hanno un proprio standard di controlli

interni e quelle cinesi che producono sia per il mercato interno che per quello estero. A causa però

della difficoltà di applicazione della legislazione cinese, molte aziende estere che producono

giocattoli hanno già deciso di lasciare il paese.

Un altro punto sfavorevole della produzione cinese è dato dal fatto che vi sono moltissime zone

"grigie", vale a dire che nelle zone periferiche le leggi faticano ad essere applicate. A causa di

questo limbo legislativo non vi è solo l'utilizzo di materiale scadente, ma anche lo sfruttamento dei

lavoratori che si dice vengano multati nel caso facciano cinque minuti di pausa per andare in

bagno.

Negli ultimi anni la Cina si sta indirizzando verso la qualità e non la quantità che però solo le

famiglie con buoni redditi possono permettersi di acquistare.

4 Laura Bottani Villa, Marco Jermini (chimico cantonale), Giorgio Binda (capo della sezione tariffe e regimi

doganali), Simone Pieranni (direttore editoriale di China file Italia)

Figura 1: ciclo di un giocattolo

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3.2 I controlli doganali

Vi sono due tipi di controlli doganali: i controlli di base e le operazioni concertate. Per controlli di

base si intendono dei controlli fatti nelle normali operazioni di controllo dello sdoganamento delle

merci, come per esempio la corretta etichettatura, lo stato esterno della merce, il mezzo di

trasporto, l’imballaggio, eccetera.

Per operazioni concertate si intendono invece delle campagne concertate tra l’ufficio della sanità

pubblica, i laboratori cantonali e l’amministrazione doganale. Durante brevi periodi gli uffici

doganali vengono incaricati di monitorare un determinato tipo di merce e di inviare al laboratorio

cantonale i campioni prelevati, il quale provvederà alle analisi.

L'ultima operazione mirata riguardo i giocattoli è avvenuta nel 2007 ed erano stati analizzati 120

campioni provenienti dalla Cina; vi furono delle problematiche ma niente di estremamente

pericoloso.

3.3 La vendita

I grossi rivenditori come ad esempio Manor, Migros e Coop effettuano dei controlli prima di

mettere in vendita i giocattoli. Il problema sorge quindi per quei giochi che non si trovano nei

grandi magazzini.

Gli oggetti che sono stati sequestrati in Italia sono di bassa gamma quindi, in teoria, non

dovrebbero essere nei nostri supermercati in quanto, come detto prima, vi sono degli standard di

sicurezza da rispettare.

Bisogna invece mantenere una certa prudenza per quanto riguarda gli acquisti nelle bancarelle e

gli acquisti on-line.

Il prezzo é un elemento che dovrebbe rendere attenti: un prezzo basso spesso indica un prodotto

di bassa qualità. Un altro elemento fondamentale da controllare é l'etichetta, che deve riportare la

sigla CE.

In Svizzera il venditore é equiparato al produttore, é quindi responsabile della qualità del prodotto

e, in caso di un prodotto difettoso, occorre rivolgersi a lui.

Chi ci guadagna5 nella realizzazione di questa bambola?

Salari delle lavoratrici e dei lavoratori = 0,20 Frs.

Dazi doganali = 0,65 Frs.

Costo del materiale = 1,65 Frs.

Margine di guadagno della ditta produttrice cinese, trasporto all’interno

della Cina = 2,50 Frs.

Margine di guadagno sulla vendita, rendite azionisti, trasporto, pubblicità =

20,00 Frs.

Prezzo finale sul mercato = 25,00 Frs.

5 Tratto da: “scheda informativa Duchiarazione di Berna sui giocattoli”

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3.4 Situazione in Svizzera

Secondo la scheda informativa della Dichiarazione di Berna sui giocattoli la situazione svizzera

riguardo la provenienza e la fabbricazione dei giocattoli è la seguente:

“Anche in Svizzera la maggior parte dei giocattoli proviene dalla Cina poiché i maggiori dettaglianti quali Migros,

Manor e Coop, come pure negozi specializzati come Franz Carl Weber, Toys „R“ Us e piccoli negozi locali vendono

marche appartenenti a gruppi internazionali come Hasbro, Mattel o Disney, che producono i loro giocattoli in Cina. I

fabbricanti svizzeri di giocattoli si concentrano piuttosto su prodotti di nicchia e di qualità, come per esempio i pregiati

giocattoli di legno. Tuttavia non appena sono richieste delle quantità superiori, anche molte ditte svizzere fanno

produrre i loro pezzi in Cina. Sia i produttori svizzeri sia i punti vendita hanno la responsabilità dei prodotti da loro

propagandati. Essi dovrebbero richiedere espressamente alle ditte fornitrici una produzione equa e condizioni

lavorative adeguate. In base alle informazioni fornite dall’associazione svizzera dei giocattoli, Coop, Migros e Manor

richiedono la partecipazione dei loro fornitori all‘ICTI-Care-Process. Coop e Migros sono inoltre membri della BSCI

(Business Social Compliance Initiative), un codice di comportamento elaborato e sottoscritto dalle aziende. Dove non

viene applicato il sistema ICTI, si fa ricorso al BSCI. Entrambe queste iniziative, nelle quali lavoratori, sindacati e altre

organizzazioni non hanno diritto di codecisione, non bastano però a garantire il mantenimento dei diritti dei

lavoratori.”

3.5 Conclusione personale

Durante la lezione di economia abbiamo affrontato il tema della delocalizzazione delle imprese,

attratte dal basso costo della manodopera all’estero, in particolare, in Cina. A mio parere vi è un

collegamento tra la delocalizzazione, i bassi costi di produzione e i giocattoli di bassa gamma

fabbricati con materiali scadenti e contenenti sostanze dannose alla salute.

Un'impresa di orsetti peluche tedesca, la Steiff, si è infatti accorta di aver commesso un errore

nell'aver trasferito gran parte della produzione in Cina. Quattro anni dopo la delocalizzazione ha

infatti preferito fare marcia indietro. I motivi principali erano dovuti alla qualità e alla flessibilità: le

fabbriche asiatiche non erano in grado di cucire i modelli più ricercati dei Teddy Bear (quelli con il

bottone nell’orecchio) e i tempi di consegna erano estremamente lunghi, gli animali di pezza

dovevano viaggiare fino a tre mesi. Inoltre vi era il problema dei fornitori che non erano efficienti,

costringendo l'azienda a dipendere dalla casa madre con un conseguente aumento dei costi dovuti

alle spedizioni. Steiff era però in buona compagnia e l'errore di queste aziende é stato quello di

lasciarsi attirare dal basso costo dei salari, sottovalutando il fatto che essi rappresentano in genere

solo il 10% dei costi complessivi di un'impresa.

Il problema non sono però le aziende che operano nel settore premium del mercato. Esse, come

abbiamo visto, tornano in patria per poter continuare ad offrire prodotti tecnologicamente

avanzati. Le fabbriche di basso standing continuano invece la loro produzione all’estero,

esportando prodotti di bassa gamma costituiti da materiali non in regola. Il fatto di mettere in

primo piano il profitto si ripercuote sugli acquirenti e, nel caso dei giocattoli, questi acquirenti

sono proprio i bambini.

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4. Il piombo

4.1 Il piombo nella storia

Zhang Shuhong era un imprenditore originario di Hong Kong, fondatore della fabbrica Lee Der

Industrial. Quest' ultima forniva l'ottanta per cento dei giocattoli di tutto il mondo. Nel 2007 si

scoprì che alcuni giocattoli erano stati dipinti con una vernice contenente una quantità di piombo

180 volte superiore rispetto al limite consentito dalla legge. Il leader dell'azienda provò a

difendersi incolpando il suo fornitore di vernici, gli venne revocata la licenza di esportazione e l'11

agosto si suicidò.

L’elemento piombo, ovvero il costituente della sostanza tossica contenuta

nella vernice brillante gialla e rossa che ricopriva i giocattoli cinesi, è

presente nella crosta terrestre in piccolissime quantità. Appare nei cristalli

regolari e bluastri del solfuro di piombo e nel carbonato di piombo, il

pigmento candido e coprente conosciuto come biacca. I sali di piombo sono

spesso associati a minerali di rame, zinco e argento. Per ottenere la

sostanza semplice, il minerale deve essere ossidato6 in forni ad aria calda

ed in seguito deve essere sottoposto ad una reazione chimica di

riduzione7 a cui partecipa una fonte di carbonio, tipicamente il carbone. In un certo senso, il

piombo che appesantisce una lenza da pesca è una creazione artificiale tanto quanto una maglia di

poliestere.

Le proprietà del piombo (sostanza semplice), ovvero quelle di essere un metallo tenero, facile da

lavorare e incorruttibile all’acqua, si conoscono da seimila anni. Nonostante i romani sapessero

benissimo che il piombo recava danni alla salute osservabili nei lavoratori nelle fabbriche di

piombo e nei minatori, ne facevano un utilizzo spropositato.

Per i primi resoconti clinici precisi sull’intossicazione dalla sostanza composta contenente

l’elemento piombo8, detto saturnismo, occorse aspettare fino al XVIII e XIX secolo. Come

testimonianza dell’avvelenamento da piombo che si diffuse tra i vasai, abbiamo le parole di

Bernardino Ramazzini, medico del lavoro:

<< Prima compaiono i tremori alle mani, poi paralisi, coliche addominali, stanchezza,

diminuzione di massa muscolare, perdita dei denti. Sicché è veramente raro vedere

un vasaio che non abbia il viso plumbeo e cadaverico. Quasi mai le cure praticate a

questi lavoratori portano alla guarigione completa. […] a ciò si aggiunge un altro

male, l’estrema povertà. >>

6 Vale a dire che il minerale perde elettroni in seguito ad una reazione chimica di ossidazione. 7 Contrariamente alla reazione di ossidazione, vi è un acquisto di elettroni. 8 Per intossicazione da piombo non si intende l’assunzione dell’elemento piombo ma di una sostanza composta contenente l’elemento piombo.

Figura 2: elemento piombo

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Le donne che lavoravano nelle fabbriche di piombo dell’Ottocento, notarono che, dopo aver

partorito, non manifestavano più i sintomi del saturnismo. Questo perché il piombo passa dalla

madre al feto attraverso la placenta. Come si può facilmente intuire, ciò ebbe delle conseguenze

gravissime per i bambini.

Alla fine dell'Ottocento i medici australiani videro moltissimi bambini che presentavano sintomi

insoliti, ma non seppero dare una spiegazione. Nel 1890 fu il dottor A. Jeffries Turner il primo a

pensare che si trattasse di un avvelenamento cronico da piombo.

Anche il dottor Gibson sosteneva l'idea di Turner, ma nessuno dei due riusciva a capire in che

modo i bambini venivano a contatto con il piombo.

Dato che i bambini guarivano in ospedale, ma si riammalavano appena tornavano a casa, nel 1904

Gibson capì che ciò era dovuto alla vernice al piombo che si trovava all' interno delle abitazioni.

Nel 1957 Herbert Needleman si trovò confrontato con il suo primo caso di avvelenamento da

piombo. Sapendo che la piccola di tre anni viveva in un quartiere povero e degradato, giunse alla

conclusione che il piombo provenisse da scaglie di vernice scrostatesi dal soffitto o dal bordo di

una finestra e che la bambina le avesse ingerite.

Needleman sottopose quindi la bambina a terapia chelante9.

Dopo aver guarito la bambina, Needleman consigliò alla madre di cambiare casa in modo da

evitare una ricaduta che in tal caso avrebbe lasciato la bambina gravemente ritardata. Quando la

madre rispose che avrebbe potuto trasferirsi solo in un'altra casa malandata, Needleman capì che

il problema era molto più grande. Iniziò quindi a testare tutti i pazienti di almeno un anno di età

che arrivavano al Children's Hospital.

Il TEL10 era un vecchio brevetto tedesco che fu utilizzato nella

prima guerra mondiale come arma chimica. Nel 1922 alcuni chimici

della General Motors scoprirono che usando il TEL come additivo

nella benzina, si potevano aumentare le prestazioni del motore.

Durante la produzione di piombo tetraetile però si ammalarono

molti dipendenti e sorsero vari dibattiti tra il comitato della salute

pubblica e l'industria che purtroppo ne uscì vincitrice.

Clair Patterson era un geochimico del California Institute of Technology che si stava occupando

della datazione della Terra. Per la datazione si basava sul decadimento dell'uranio in piombo e,

dato che i suoi calcoli non tornavano, si accorse che i campioni erano contaminati da piombo.

9 La terapia chelante consiste nell’iniettare calcio disodico edetato (EDTA) per endovena. La molecola di

EDTA, un amminoacido sintetico testato sul personale della marina statunitense avvelenato dal lavoro nelle

cisterne di piombo, reagisce con il piombo circolante nel sangue. Il prodotto della reazione chimica è privo

di proprietà tossiche e il corpo può eliminarlo attraverso l’urina o le feci. 10 piombo tetraetile: (CH3CH2)4Pb: 1 nucleo di piombo legato a 4 gruppi etilici

Figura 3: Piombo tetraetile

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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Nel 1953 Patterson riuscì a determinare l'età della Terra ( 4,55 mia), ma fu anche l'anno in cui la

contaminazione da piombo venne rimessa in discussione.

Analizzando campioni di acqua di mare a vari livelli e i ghiacci della Groenlandia, Patterson

dimostrò che la grande quantità di piombo presente nell'ambiente non era frutto della natura,

bensì dell'attività umana ed in particolare della combustione della benzina.

Needleman iniziò a testare gli alunni della scuola elementare di fronte al suo ufficio in modo da

determinare se l'avvelenamento da piombo potesse recare danni all'apprendimento. La difficoltà

consisteva però nel trovare un metodo di analisi che potesse mostrare la quantità di piombo

assorbita in tutta una vita. Ciò non era possibile prelevando campioni di sangue in quanto il livello

di piombo nel sangue si riduce abbastanza velocemente, dimezzandosi in circa 35 giorni.

L'unico metodo veramente efficace sarebbe stato prelevare un campione dalle ossa, ma questo

sarebbe stato impossibile da eseguire su ogni bambino. Finalmente Needleman trovò la soluzione:

si fece consegnare i denti da latte dei bambini in cambio di un dollaro di argento.

I bambini vennero anche sottoposti al test del quoziente intellettivo e emerse che i bambini aventi

un livello di piombo maggiore di 20 ppm11, avevano punteggi significativamente più bassi nei test

QI rispetto ai bambini con livello di piombo minore di 10 ppm.

Dopo anni di battaglia contro psicologi e scienziati che volevano screditare le sue teorie,

finalmente nel 1994 Needleman vince e non viene accusato di frode scientifica.

4.2 Il piombo e il nostro organismo

Per analizzare in che modo il piombo entra nel nostro organismo prendiamo l’esempio di una

bambina che gioca in un cortile vicino ad una strada trafficata. Le auto che transitano bruciano

benzina contenente l’elemento piombo12, rilasciandolo nell’aria mediante i gas di scarico. Le

particelle vengono inalate e assorbite attraverso i tessuti dell’apparato respiratorio. Il piombo

assorbito si lega ai globuli rossi e, attraverso il sangue, viene trasferito ai tessuti molli, inclusi il

fegato e i reni, e, infine, ai tessuti ossei, dove si accumula. Tale elemento agisce praticamente su

tutti gli apparati dell’organismo, compreso il sistema cardiovascolare, renale, endocrino,

gastrointestinale, immunitario e riproduttivo, ma il suo bersaglio principale è il cervello. Durante i

periodi di demineralizzazione ossea, come la gravidanza e l’allattamento, gran parte del piombo

accumulato nello scheletro viene rilasciato. Inoltre attorno al secondo trimestre di gravidanza,

occorre che gli ormoni prodotti dalla placenta liberino il calcio presente nelle ossa della madre, in

modo che venga ceduto al feto per permettergli di calcificare lo scheletro. È proprio in questo

momento che, assieme al calcio, viene trasportato anche il piombo che con il tempo si era

accumulato nelle ossa materne. In questo modo, la concentrazione di piombo nel neonato risulta

essere praticamente la stessa di quella nella madre.

11 Parti per milione 1 ppm = 1 mg/kg. 12 Questo episodio risale al 1982, oggigiorno la automobili non fanno più uso di benzina al piombo. Per benzina al piombo si intende benzina contenente il piombo tetraetile (citato sopra), nella cui formula chimica è presente l’elemento piombo.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

14

Il piombo, avendo proprietà chimiche simili ad uno ione calcio, quando arriva al cervello, è in

grado di superare senza problemi la barriera ematoencefalica, ovvero lo strato che separa il

tessuto del sistema nervoso centrale dal sangue circolante nel corpo. Il piombo si accumula nei

mitocondri13 e li avvelena. La disfunzione dei mitocondri porta all’apoptosi, ovvero al “suicidio”

cellulare. Anche le cellule della retina incorrono alla morte cellulare programmata, causando danni

alla vista, soprattutto nei neonati, dove le cellule della retina sono ancora immature. Mediante

alcuni esperimenti con i topi, si è osservato che può essere coinvolto anche il sistema uditivo.

Le strutture del nostro organismo che vengono maggiormente devastate durante l’esposizione al

piombo, sono le sinapsi14. Le sinapsi, oltre a permettere l’elaborazione dei segnali, sono anche alla

base della nostra capacità di ricordare e imparare. Per rafforzare la comunicazione tra le cellule vi

sono dei particolari recettori, detti NMDA. Il piombo va proprio a colpire tali recettori, i quali,

trovandosi principalmente nell’ippocampo, alterano il funzionamento della memoria. La

particolarità dell’ippocampo consiste nel fatto che la neurogenesi, ovvero la nascita di nuovi

neuroni, continua anche dopo la nascita. L’esposizione al piombo, inibendo i recettori NMDA,

interferisce con la neurogenesi e, di conseguenza, nascono meno cellule, malformate, collegate in

malo modo tra loro e meno longeve.

Analizzando individui adulti tramite risonanza magnetica, si nota chiaramente una diminuzione di

materia grigia nella corteccia prefrontale, a causa dell’esposizione al piombo da bambini. Viene

dunque a mancare la capacità di controllare l’attenzione, di prendere decisioni, di esercitare

autocontrollo e di compiere movimenti precisi.

Il piombo può anche alterare la mielina, ovvero la guaina che avvolge gli assoni permettendo di

velocizzare la trasmissione dei segnali. Tale alterazione causa una disorganizzazione della materia

bianca, risultato dell’esposizione al piombo durante l’infanzia.

13 I mitocondri sono gli organuli in cui avviene la respirazione cellulare in quasi tutte le cellule eucariote animali e vegetali. Tale processo consente di convertire l'energia chimica contenuta negli alimenti (come per esempio gli zuccheri) nell'energia chimica dell'adenosina trifosfato o ATP. L'ATP è un particolare tipo di nucleotide che rappresenta la principale fonte di energia disponibile per il lavoro cellulare. 14 Le sinapsi sono le regioni in cui avvengono le comunicazioni tra il terminale sinaptico di un neurone e

un'altra cellula nervosa o una cellula effettrice. Esistono sinapsi di tipo elettrico e sinapsi di tipo chimico.

In una sinapsi elettrica, il segnale nervoso passa direttamente dal neurone presinaptico alla cellula

successiva, detta postsinaptica.

In una sinapsi chimica invece, quando il potenziale d’azione raggiunge il terminale di un assone, il segnale

elettrico si arresta a causa di una fessura presente tra il terminale presinaptico e la cellula postsinaptica,

detta fessura sinaptica. Il segnale elettrico viene quindi convertito in un segnale di tipo chimico sotto forma

di molecole di neurotrasmettitore. Sarà poi il segnale chimico a generare il potenziale d’azione nella cellula

postsinaptica.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

15

4.3 Povertà e avvelenamento da piombo

Già all’inizio del Settecento si era capito che vi era una relazione tra povertà e avvelenamento da

piombo. Infatti i bambini più poveri crescevano in ambienti più contaminati: case più vecchie, con

vernici più vecchie e tubature al piombo, nonché più vicine a strade trafficate e a zone industriali.

Inoltre l’ambiente in cui si cresce modifica la neurotossicità del piombo, vale a dire che il piombo è

più tossico per un bambino svantaggiato.

Per esempio, si è osservato che bambini che crescono in circostanze disagiate esprimono un certo

deficit quando il piombo è nel loro sangue alla concentrazione di 6-7 µg/dl. Bambini più

avvantaggiati mostrano lo stesso deficit solo quando il piombo eccede i 10 µg/dl15.

In epidemiologia non si parla di povertà ma di stato socioeconomico e, con questo termine, si

include anche il reddito familiare, l’educazione, l’occupazione dei genitori e la zona di residenza.

Per dimostrare l’influenza dello stato socioeconomico in risposta all’avvelenamento da piombo,

Tomas Guilarte ha effettuato un esperimento mediante dei ratti. Egli ha suddiviso i roditori in due

gruppi: alcuni vivevano in classiche gabbie da laboratorio, altri invece vivevano in una sorta di

paradiso per ratti (gabbie con più piani, vari giochi all’interno e cibo migliore). A loro volta i due

gruppi erano suddivisi in “esposti al piombo” e “non esposti al piombo”. Per testare le capacità di

apprendimento dei ratti, li sottopose ad un test: essi dovevano trovare una piattaforma nuotando

in una vasca contenente acqua torbida. Naturalmente i ratti non esposti al piombo e allevati nelle

migliori condizioni, si rivelarono dei veri campioni. Il risultato sorprendente riguarda però i ratti

esposti al piombo, i quali appresero più facilmente dei ratti non esposti al piombo, ma allevati in

ambiente povero. Per la categoria restante fu un vero disastro. A quanto pare, un ambiente

stimolante sembra essere in grado di annullare l’effetto del piombo e vi sono buone possibilità che

questo accada anche negli esseri umani.

4.4 Soglia di sicurezza

Purtroppo, nonostante i numerosi test che sono stati eseguiti nel corso degli anni, non è possibile

stabilire una soglia di sicurezza, ovvero un livello di piombo nel sangue al di sotto del quale non

vengono riscontrati danni. Nel 1991 il CDC abbassò a 10 µg/dl il limite massimo di sicurezza, ma i

test del QI eseguiti sui bambini dimostrano che anche al di sotto di tale soglia si verificano

difficoltà nell’apprendimento, nella lettura e nella formazione dei concetti.

Nel 2002 però, la Commissione europea ha chiesto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare

(EFSA) di valutare il rischio legato alla presenza di piombo nel cibo. Risultò che il cibo era la fonte

di maggior provenienza del piombo contenuto nell’organismo. Dato che la contaminazione del

cibo è dovuta alla contaminazione dell’aria, è necessario diminuire le emissioni di piombo. A tale

scopo, nel 2006, vi è la globale eliminazione del tetraetile e la riduzione della soglia di sicurezza a

5 µg/dl.

15 Citato da: Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, pag. 47

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

16

4.5 Dove possiamo trovare il piombo oggi

Al giorno d’oggi possiamo ancora trovare il piombo nella vernice delle case costruite prima degli

anni trenta e in alcuni casi anche fino agli anni sessanta. Il piombo si trova nelle vecchie tubature e

negli oggetti di ceramica prodotti prima degli anni sessanta. Bisogna quindi evitare di far mangiare

i bambini nel servizio smaltato ereditato dalla nonna o di servire loro la pappa nel cucchiaio di

peltro dello zio. Inoltre è bene evitare di acquistare vecchi giocattoli ai mercatini o giocattoli

artigianali privi del marchio EU.

Il piombo rimane un problema globale. Secondo una stima del 2004, il 40 per cento dei bambini

del mondo ha un livello di piombo nel sangue superiore a 5 µg/dl. Il 90 per cento di loro abita in

Paesi a medio e basso reddito. Il piombo sarebbe responsabile del 13 per cento dei casi di ritardo

mentale, e di quasi l’1 per cento del carico di malattia globale.16

5. Gli ftalati

5.1 Cosa sono

Gli ftalati sono degli additivi in grado di rendere il PVC morbido e pieghevole: quando la plastica

appare secca e facilmente sbriciolabile, significa che gli ftalati in essa contenuti si sono volatilizzati.

Di conseguenza si trovano in quasi tutti gli oggetti plastici. Questo è però solo uno dei tanti

impieghi degli ftalati. Essi sono infatti utilizzati anche nei

solventi, negli oli lubrificanti, nei fissativi, nei detergenti,

nelle tende della doccia, negli stivali e negli impermeabili,

nei materiali da costruzione, negli shampoo e nelle lacche

per capelli. Consentono ai profumi di aderire maggiormente

alla pelle e agli smalti per le unghie di essere più resistenti

senza che si sfaldino. Gli ftalati sono onnipresenti persino

negli ospedali: nei tubi delle flebo, nelle maschere per

l’ossigeno e nelle sacche contenenti il sangue e i farmaci.

Dopo questo interminabile elenco risulta quindi evidente

che gli ftalati sono praticamente inevitabili nella vita

quotidiana.

Il modo più semplice per venire a contatto con questo tipo

di sostanze è per via orale, ovvero attraverso il cibo. Nel

caso dei bambini l’esposizione più significativa avviene

mettendo in bocca o succhiando degli oggetti, inoltre gli

ftalati raggiungono il feto attraverso la placenta e si possono anche trovare nel latte materno.

16

Citato da: Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, pag. 58

Figura 4: struttura generica degli

ftalati. I gruppi R e R' possono essere

uguali

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

17

Gli ftalati sono in grado di bloccare la produzione di ormoni, diversamente dal bisfenolo A (BPA)17

che mima l’azione degli ormoni. Si presume infatti che gli ftalati possano interferire con il sistema

endocrino causando morte fetale, cancro, malformazioni, danni ai reni, al fegato e all’apparato

riproduttivo.

Secondo processi non ancora ben chiari, i prodotti di alcuni ftalati che si vengono a formare

attraverso il metabolismo nel nostro organismo, possono impedire la formazione di testosterone,

causando la demascolinizzazione.

Rimangono però ancora molte incertezze a causa del fatto che gli ftalati sono metabolizzati in

modo differente da specie a specie. Infatti gli studi condotti sui topi non danno gli stessi risultati

quando vengono applicati alle scimmie ed è probabile che il metabolismo umano sia più simile a

queste ultime. Vi è però stata un’associazione

all’esposizione agli ftalati con un aumento

dell’aggressività e di problemi di attenzione dei

bambini in età scolastica.

Nel 1999, l’Unione europea ha bandito l’uso di alcuni

ftalati (DEHP, DBP, BBP, DiDP) nei giocattoli e nei

prodotti destinati ai bambini sotto i 3 anni. Nel 2005,

il divieto di usare il DEHP è stato esteso a tutti i

giocattoli e prodotti per bambini. 18

17

vedi curiosità “interferenti endocrini” 18

Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, pag. 186

Figura 5: tipologie di ftalati

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

18

5.2 Alcuni numeri

Come ho già spiegato nel capitolo 3.2, il sistema Rapex si occupa di notificare prodotti non in

regola. La presenza di ftalati viene notificata dall’Unione Europea tramite questo sistema a partire

dal 2005. Dal 2008 vi è una media di 110 notifiche all’anno che riguardano giocattoli contenenti

ftalati sopra il limite consentito. Nel 2011 i giocattoli contaminati da ftalati hanno rappresentato il

27% delle notifiche totali relative ai 488 giocattoli segnalati, per il 94% provenienti dalla Cina. Il

grafico riportato di seguito (grafico 1) rappresenta l’andamento delle notifiche dal 2005 al primo

trimestre del 2012. Il grafico 2 raffigura invece il numero di articoli pericolosi notificati per ogni

paese europeo. Il grafico 3 riproduce invece le principali tipologie di giocattoli contenenti ftalati.

I grafici dimostrano la versatilità e il vasto impiego degli ftalati, ma soprattutto il fatto che essi

rappresentano un problema tuttora esistente e scoperto da poco.

Grafico 1: notifiche annue Grafico 2: notifiche per paese

Grafico 3: principali tipologie di articoli

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

19

6. Giocattoli pericolosi: Five "KILLER" toys

I giocattoli sono degli oggetti magici con i quali i bambini amano giocare, ma alcune volte possono

essere anche la cosa più letale. Spesso gli avvisi riguardanti la sicurezza vengono ignorati e ciò

porta a esiti che possono essere da moderati a gravi.

“Five killer toys” è il titolo di un articolo trovato su Bubblews, risalente al 3 settembre 2013.

In questo articolo vi è una lista di cinque giocattoli letali (ne sono stati riportati solo quattro) che

hanno cambiato la vita di alcune famiglie e che hanno coinvolto dai più grandi ai più piccoli e

persino un uomo svizzero.

1) RoboFighters

Questo gioco molto conosciuto è rimasto sul mercato per anni e venduto come il pane.

Purtroppo fu però anche la causa di tre morti. La prima morte riguarda un bambino di sette

anni, Isaac Weiller, che si sparò il missile di plastica del robot nella narice sinistra. Lo sparo

del missile andò dritto nel naso distruggendo la parte superiore della sua cavità nasale,

causando un’estesa emorragia cerebrale. Il secondo decesso successe poco meno di un

mese dopo l’incidente del piccolo Isaac. Danielle Krug (cinque anni) rimase soffocato dai

frammenti del giocattolo che lui stesso ruppe mediante un martello a casa dei genitori. Il

terzo caso riguarda un ragazzino di undici anni che, tenendo il robot sopra la sua testa,

tentò di volare dal balcone del proprio appartamento situato al terzo piano del palazzo.

Dopo questi casi gravi il giocattolo fu ritirato dal mercato.

2) Banzai in-ground pool slide

L’estate è un periodo di divertimento per la famiglia ma, purtroppo, per questa madre

sfortunata, sarà il momento di diventare un’altra vittima di un giocattolo. “Banzai in-

ground pool slide” era uno scivolo gonfiabile che si poteva utilizzare per tuffarsi nella

propria piscina. Con i suoi colori sgargianti e la sua creatività amata dai bambini, saltava

all’occhio a molte famiglie. Un giorno una mamma di 29 anni, residente nel Colorado, tentò

di scendere dallo scivolo ma, tutto a un tratto si sgonfiò e la madre si fratturò l’osso del

collo, portandola alla morte. A breve seguirono altri infortuni e il CPSC19 ritirò 21'000 scivoli

dal mercato. Il CPSC esortò i consumatori a smettere immediatamente di usare il prodotto

e di restituirlo al Walmart più vicino o a Toys R US per un rimborso completo.

3) Just a toy cannon

Un adolescente di 14 anni, chiamato Robbie, stava giocando dentro casa sua con una

replica di un cannone del diciottesimo secolo quando il cannone gli sparò in faccia

uccidendolo istantaneamente. Gli investigatori non avevano la minima idea di come il

cannone potesse essere stato azionato. Quello che sembrava essere un semplice giocattolo

di intrattenimento che produceva un rumore, si rivelò essere la rovina della famiglia di Salt

Lake City. Dopo aver pulito ed esaminato il cannone, fu scoperta la potenza di fuoco del

cannone. Aveva una canna lunga sei pollici20 e era disegnata per essere caricata con

polvere da sparo e per poter sparare dei colpi calibro 50.

19

United States Consumer Product Safety Commission 20

1 pollice = 2,54 centimetri

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

20

4) Remote Controlled-Helicopter

Un uomo svizzero di 41 anni stava facendo volare il suo elicottero radiocomandato (Gaui

X7) da 5 sterline21 mentre il velivolo lo colpì alla testa. Le ferite alla testa e alle braccia

furono talmente gravi da causargli la morte. Nonostante vi siano etichette di precauzione e

di allarme, le persone elencate, spesso le ignorano e si dedicano ad attività divertenti.

Questo giocattolo molto popolare ha creato intrattenimento in tutto il mondo, dai centri

commerciali ai grandi magazzini. L’elicottero rimarrà sugli scaffali e continuerà ad essere

venduto, mantenendo le sue etichette di avvertimento in bella vista, nella speranza che in

futuro si presti attenzione, per prima cosa, alla sicurezza.

21

1 sterlina= 1,442 fr.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

21

7.Curiosità

7.1 Bambini: i più vulnerabili

Dal 5 all' 8 dicembre 1952, a causa delle condizioni atmosferiche sfavorevoli, non ci fu riciclo di

aria e, a Londra, lo smog rese la vita quotidiana molto difficile. La visibilità era talmente scarsa che

le corse con i Levrieri vennero interrotte in quanto i cani non riuscivano a vedere la lepre.

Molto spesso non ci si rende conto che i bambini risentono molto di più dell'inquinamento rispetto

agli adulti. Per esempio nel caso sopra descritto è proprio la mortalità infantile ad aumentare.

Questo perché fino all'età di otto anni, i polmoni non sono ancora pienamente formati e, di

conseguenza, sono più facilmente danneggiabili. Inoltre i bambini sono a contatto con più aria, in

quanto la loro superficie polmonare per chilogrammo di peso corporeo è maggiore rispetto a

quella degli adulti.

Inoltre i bambini che trascorrono molto tempo all'aperto in estate rischiano di essere esposti a

livelli eccessivi di ozono. In teoria quindi, durante il periodo estivo, un bambino dovrebbe uscire al

mattino presto, rientrare in casa e tenere le finestre chiuse nel pomeriggio (per non permettere

all'ozono di entrare in casa).

7.2 Interferenti endocrini

Le attività del sistema nervoso e del sistema endocrino sono strettamente legate dato che i

neurotrasmettitori possono regolare il rilascio di ormoni. Vi sono sostanze che possono interferire

con il sistema endocrino (interferenti endocrini) come per esempio pesticidi, erbicidi, plastiche,

agenti plastificanti, ritardanti di fiamma, diossine, PCB e alcuni metalli come il piombo e l'arsenico.

Anche il BPA influisce negativamente sul sistema endocrino, infatti non può più essere contenuto

nei biberon dal 31 maggio 2011. Il problema sta nel fatto che non tutto il BPA rimane legato

chimicamente all'interno del materiale in cui viene inserito.

Un esperimento sui topi ha dimostrato che anche piccole quantità di BPA provenienti dal detersivo

utilizzato per pulire le gabbie (il contenitore del detergente era di materiale plastico e il

detergente ha aggredito la superficie del policarbonato, il quale aveva cominciato a rilasciare BPA),

è bastato per far aumentare drasticamente il numero di anomalie cromosomiche.

7.3 Il latte materno

Il latte materno ha un ruolo fondamentale per il sistema immunitario del neonato, purtroppo è

anche la sede di numerose sostanze tossiche che inevitabilmente verranno ingerite dal bambino.

Esso è il cibo più inquinato dai POP22. Risulta infatti essere molto più inquinato del normale latte di

22 Persistent organic pollutants. La caratteristica di questa classe di inquinanti è la loro formidabile resistenza: resistono alla combustione, alle diluizioni, all’evaporazione e alla degradazione. Di conseguenza essi non sono né metabolizzati né eliminati dall’organismo e anche piccolissime dosi si accumulano nel

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

22

mucca che si trova sugli scaffali e sicuramente ne verrebbe proibita la vendita. Il fatto che il latte

materno contenga una concentrazione di inquinanti maggiore rispetto a quella presente nei cibi

della madre e il fatto che il bambino abbia un peso corporeo nettamente inferiore, consentono al

neonato di ricevere una dose giornaliera di inquinanti superiore a quella dei genitori. Un neonato

allattato può infatti ricevere quantità di sostanze tossiche fino a dieci volte superiori allo standard

di sicurezza.

I POP, essendo lipofili, vengono trasportati dai grassi contenuti nel latte, provenienti per la

maggior parte dalle riserve di grasso della madre. Anche i metalli pesanti contaminano il latte ma,

diversamente dai POP, si legano alle proteine. La contaminazione del latte materno con diossina,

DDT23, PCB24 e POP è documentata in tutto il mondo. Infatti una delle tecniche utilizzate

dall’OMS25 per monitorare la presenza di inquinanti, consiste proprio nell’analizzare il latte

materno.

A questo punto ad una madre verrebbe da pensare che la scelta migliore sia allattare il proprio

figlio mediante il latte artificiale. Numerosi studi hanno però dimostrato che “l’allattamento

artificiale aumenta il rischio neonatale di ospedalizzazione e morte in modo piuttosto

significativo26”. Il latte materno è anche fondamentale per lo sviluppo del cervello. Quest’ultimo è

infatti costituito dal 60 per cento da lipidi, i quali sono presenti nel latte materno in quantità

maggiori rispetto a quello artificiale. Come detto prima, tali lipidi sono però anche più inquinati nel

latte materno che in quello artificiale. Nonostante ciò, risulta che il QI dei bambini allattati è

superiore (o almeno uguale) rispetto a quelli che prendono il latte artificiale.

In conclusione si può quindi affermare che gli effetti benefici del latte materno sono in grado di

annullare gli effetti negativi causati dai PCB. Come sempre i bambini più svantaggiati sono quelli

nati da genitori giovani, meno istruiti, con poco tempo da dedicare a loro (di conseguenza

ricorrono all’allattamento artificiale) e con un QI più basso.

corpo per un lasso di tempo che può durare fino a vent’anni. Questa loro abilità di accumularsi nei tessuti grassi li rende capaci di entrare nella catena alimentare (fenomeno della biomagnificazione). Tratto da: Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, pag. 94 23 Pesticidi 24 Policlorobifenili. Danneggiano il cervello fetale anche a bassi livelli di esposizione. 25 Organizzazione mondiale della sanità 26 Citato da: Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, pag. 120

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

23

8. Conclusione parte teorica

Per concludere la parte teorica del mio lavoro di maturità ho pensato di raccogliere in un collage

alcuni titoli di articoli pubblicati in rete riguardanti le problematiche dei giocattoli tossici e

pericolosi. Questo a dimostrazione del fatto che si tratta di un tema di attualità molto discusso, al

quale si sanno dare ancora poche risposte.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

24

PARTE SPERIMENTALE

1.Introduzione

Ciò che mi ha sempre appassionato maggiormente nello studio della chimica riguarda proprio il

lavoro in laboratorio. Ecco perché ho ritenuto fosse interessante analizzare un campione di una

bambola acquistata ad un semplice mercato. L'obiettivo della parte sperimentale del mio lavoro di

maturità è di riuscire ad individuare eventuali tracce di sostanze tossiche e pericolose presenti

nella bambola che potrebbero nuocere la salute dei bambini.

Il primo esperimento ha lo scopo di rintracciare un eventuale contenuto di piombo. Il campione

viene quindi incenerito completamente per consentire alle sostanze volatili di passare allo stato

aeriforme. Così facendo, le uniche sostanze che rimangono inalterate nel contenitore dove si

verifica la reazione di combustione, sono ossidi di elementi (metalli pesanti), tra i quali l'elemento

piombo. Per poter verificare l'effettiva presenza di tale elemento, le ceneri residue possono essere

sottoposte a vari metodi di analisi. La misurazione più precisa si sarebbe potuta effettuare tramite

l'utilizzo di un voltametro, un apparecchio in grado di misurare qualitativamente e

quantitativamente la presenza di piombo. Tuttavia la preparazione dei campioni è abbastanza

complessa e richiede molto tempo. Sono quindi stato costretto ad adottare un’ altra tecnica, meno

accurata della precedente, ma altrettanto efficace, che consiste nel

comparare il residuo ottenuto con un campione noto.

Il secondo esperimento ha invece l’obiettivo di dimostrare un’eventuale

presenza di ftalati nella bambola che, come già detto nella parte teorica,

non sono consentiti in concentrazioni superiori allo 0.1%. Per estrarre gli

eventuali ftalati dalla plastica, ho immerso alcuni pezzetti in una miscela di

solventi, in seguito portata a secco mediante un evaporatore rotante e

recuperata con del metanolo. La soluzione ottenuta è stata analizzata con

l’utilizzo di un GC-MS.

Figura 6: bambola

sottoposta

all’analisi

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

25

2. Esperimento 1: ceneri sulfuree e determinazione del piombo

Scopo

Lo scopo principale di questo esperimento è determinare

l’eventuale presenza di piombo all’interno del materiale

costituente la bambola.

Apparecchiatura

Non sono state utilizzate particolari apparecchiature se

non un becco Bunsen per carbonizzare il campione e una

sonda Spark per il monitoraggio della temperatura.

L’esperimento è stato eseguito sotto cappa.

Materiale

Crogiuolo, coperchio, retina spargi fiamma, treppiede,

becco Bunsen, pinze, sonda Spark, dessicatore.

Procedimento 1

Il procedimento per eseguire questo test, denominato Residue on ignition/ Sulfated ash, è tratto

dalla U.S.Pharmacopeia. Esso prevede l’utilizzo di una muffola per portare il campione alla

temperatura di 600°C ma, non avendola a disposizione, è stato usato un semplice becco bunsen.

Il test del residuo nelle ceneri dovuto a combustione, usa una procedura per misurare la quantità

di sostanze di residuo non volatilizzate da un campione quando quest’ultimo viene incenerito in

presenza di acido solforico, secondo la procedura sotto descritta. Questo test viene generalmente

utilizzato per determinare il contenuto di impurità in una sostanza organica.

Mettere sulla fiamma un crogiolo a 600 ± 50°C per trenta minuti.

Far raffreddare il crogiolo in un dessicatore (gel di silice) e pesarlo accuratamente (massa 1).

Pesare accuratamente da 1 a 2 g della sostanza, o la specifica quantità scritta nella propria

monografia, nel crogiolo.

Inumidire il campione con una piccola quantità (di solito 1mL) di acido solforico.

Riscaldare alla temperatura più bassa possibile fino a quando il campione è annerito a fondo.

Raffreddare e pesare accuratamente (massa 2).

Inumidire il residuo con una piccola quantità di acido solforico (1 mL).

Scaldare gentilmente fino a quando non si ha lo sviluppo di fumi bianchi.

Scaldare a 600 ± 50°C fino a quando il residuo non è completamente incenerito. ATTENZIONE:

assicurarsi che non venga prodotta nessuna fiamma in nessun momento della procedura!

Raffreddare il crogiolo in un dessicatore (gel di silice), pesare accuratamente (massa 3), e

calcolare la percentuale di residuo (vedi dati).

Se non è specificato in un altro modo e se la quantità di residuo così ottenuto supera il limite

specificato nella propria monografia, ripetere l'umidificazione con l'acido solforico, scaldando e

Figura 7: carbonizzazione del campione

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

26

bruciando come prima, usando dei periodi di accensione di 30 minuti, fino a quando la pesatura di

due residui consecutivi non differisce di oltre 0.5 mg o fino alla percentuale di residuo consentito

nella monografia individuale.

Eseguire l'accensione in un ambiente ben ventilato ma protetto da correnti d'aria e alla

temperatura più bassa possibile per effettuare la completa combustione delle sostanze organiche.

Può essere usata una muffola e il suo uso è raccomandato per la carbonizzazione finale a 600 ±

50°C.

Risultati

Dati:

Massa crogiolo = 36.12 g

Massa coperchio = 19.98 g

Massa crogiolo + coperchio = 52.09 g

Massa totale con pezzi di plastica = 65.11 g

Massa plastica sottoposta all’analisi = 13.02 g

Massa 1 = 37.88 g 37.88-36.12 = 1.76 g di plastica incenerita

Massa 2 = 39.53 (l’aumento di massa è dovuto all’aggiunta di acido solforico)

Massa 3 = 36.28 g massa cenere = 36.28 - 36.12 = 0.16 g

Percentuale di residuo = (0.16/13.02) x 100 = 1.23 %

Conclusione

Mediante la combustione del mio campione, sono riuscito a ridurre gli elementi contenuti nella

plastica della bambola a degli ossidi (PbO, HgO, Na₂O,..), dal momento che hanno reagito con il

diossigeno. Ora occorre però identificare se vi è effettivamente la presenza di piombo. È quindi

necessario un secondo procedimento.

Procedimento 2

Questo secondo procedimento è anch’esso tratto dalla U.S.Pharmacopeia ed è denominato

Special Reagents. La procedura sottostante serve a preparare una soluzione contenente una

quantità di piombo nota. Dopo l’aggiunta di glicerina tioacetammide, la soluzione standard

acquista una certa torbidità, dovuta alla presenza di piombo. La concentrazione di piombo nella

soluzione da testare viene quindi stimata in base alla torbidità che la soluzione da testare assume

rispetto alla soluzione standard.

Lead nitrate stock solution (soluzione di nitrati di piombo): dissolvere 159.8 mg di nitrato di

piombo in 100 mL di acqua, alla quale è stato aggiunto 1 mL di acido nitrico, poi diluire con acqua

fino a 1000 mL. Preparare e mettere da parte questa soluzione in un contenitore di vetro privo di

sali di piombo solubili.

Standard Lead solution (soluzione di piombo standard): il giorno dell'uso, diluire 10.0 mL di

Lead nitrate stock solution con acqua fino a 100.0 mL. Ogni mL di standard lead solution contiene

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

27

l'equivalente di 10 µg di piombo. Una soluzione di paragone preparata sulla base di 100 µL di

standard lead solution per g di sostanza sotto analisi contiene l'equivalente di 1 parte di piombo

per millioni di parti di sostanza sotto analisi.

tampone acetato a pH 3.5: dissolvere 25.0 g di acetato di ammonio in 25 mL di acqua e

aggiungere 38.0 mL di acido cloridrico 6 M. Aggiustare, se necessario, con idrossido di ammonio 6

M oppure con acido cloridrico 6 M fino ad un pH di 3.5, diluire con acqua fino a 100 mL e

mischiare.

Preparazione standard: pipettare 2 mL di standard lead solution (2 µg di Pb) in una provetta da

50 mL, e diluire con acqua fino a 25 mL.

Usando un pH metro o un a cartina al tornasole come indicatore esterno, aggiustare con acido

acetico 1 M oppure con idrossido di ammonio 6 M ad un pH tra 3.0 e 4.0. Diluire con acqua fino a

40 mL e mischiare.

Preparazione del test: eseguire il procedimento 1. Aggiungere 4 mL di acido cloridrico 6M

( PbSO₄ (s) + HCl PbCl₂ (aq)). Coprire e mettere a bagnomaria per 15 minuti. Scoprire e lasciar

evaporare lentamente a bagno maria fino a quando il residuo non si asciuga. Inumidire il residuo

con 1 goccia di acido cloridrico, aggiungere 10 mL di acqua calda e mettere a bagno maria per 2

minuti. Aggiungere idrossido di ammonio 6 M goccia a goccia fino a quando la soluzione risulta

alcalina (pH basico) su una cartina al tornasole. Diluire con acqua fino a 25 mL e aggiustare con

acido acetico 1 M ad un pH tra il 3.0 e il 4.0. Se necessario filtrare e risciacquare il crogiolo e il filtro

con 10 mL di acqua. Combinare il filtrato e travasarlo in una provetta da 50 mL. Diluire con acqua

fino a 40 mL e mischiare.

Figura 8: esecuzione dell’esperimento

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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Procedura: per ogni provetta contenente la Preparazione Standard e la Preparazione del Test,

aggiungere 2 mL del tampone acetato a pH 3.5. In seguito aggiungere 1.2 mL di glicerina

tioacetammide* ( PbCl₂ (aq) + CH₃CSNH₂ PbS (s)). Diluire con acqua fino a 50 mL, mischiare,

lasciare fermo per 2 minuti e osservare la torbidità sopra una superficie bianca.

*dissolvere 4 g di tioacetammide in 100 mL di acqua. Prelevare 0.2 mL della soluzione preparata e

mischiare con 1 mL di glicerina e riscaldare in acqua bollente per 20 secondi. Usare la miscela

immediatamente.

Risultati e conclusioni

Purtroppo l’esito dell’esperimento non ha confermato le aspettative. Infatti la provetta

contenente la soluzione standard si sarebbe dovuta intorbidire reagendo con la glicerina

tioacetammide. Questo perché il solfuro di piombo prodotto dalla reazione con la tioacetammide

è insolubile. Di conseguenza i piccoli frammenti solidi intorbidiscono la soluzione. Purtroppo ciò

non è avvenuto, si è leggermente intorbidita unicamente la soluzione da testare. Questo

comporterebbe il fatto che nella soluzione da testare, e quindi nella plastica costituente la

bambola, vi siano tracce di metalli pesanti, quali il piombo. Il fatto che però la soluzione standard

non abbia reagito, non mi consente di (semi)quantificare la presenza di piombo.

Le figure che seguono mostrano il risultato dell’esperimento.

Figura 9: soluzione test (verde) e soluzione

standard (incolore) prima dell’aggiunta della

glicerina tioacetammide.

Figura 10: soluzione test (verde leggermente

intorbidito) e soluzione standard (incolore) dopo

l’aggiunta della glicerina tioacetammide.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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3. Esperimento 2: determinazione degli ftalati

Scopo

Lo scopo principale di questo esperimento è di determinare l’eventuale presenza di ftalati

all’interno del materiale costituente la bambola.

Apparecchiatura

Le apparecchiature principali necessarie a svolgere questo esperimento sono un evaporatore

rotante e un GC-MS.

L’evaporatore rotante si utilizza per tirare a secco la soluzione che si ottiene. Si tratta di

un'apparecchiatura molto utile e comoda per

separare, mediante evaporazione, i solventi da

una soluzione, senza dover lavorare a

temperature elevate. Ciò è permesso da una

pompa a vuoto che consente di mantenere

costantemente il sistema a bassa pressione. In

questo modo si riduce notevolmente la

temperatura di ebollizione delle varie sostanze

contenute nel pallone di evaporazione,

facilitandone e velocizzandone la separazione.

L'evaporatore rotante viene anche chiamato

"Rotavapor" ed è costituito da cinque elementi

principali:

1. un pallone di evaporazione contenente la soluzione da evaporare

2. un bagno termostatico in cui si immerge il pallone di evaporazione per mantenere la

soluzione alla temperatura desiderata.

3. un meccanismo motorizzato in grado di mettere in rotazione il pallone di evaporazione.

4. un condensatore verticale o inclinato che permette di abbattere la maggior parte dei

vapori che si sviluppano.

5. un pallone di raccolta per i solventi condensati.

Il GC-MS (gascromatografo con rivelatore a spettrometria di massa) è invece un apparecchio per

poter effettuare un’analisi qualitativa e quantitativa delle sostanze contenute nella bambola,

estratte mediante il procedimento proposto di seguito. Questa tecnica analitica abbina l’utilizzo di

un gas cromatografo, che separa i composti presenti nel campione, con uno spettrometro di

massa, necessario a identificare e quantificare le sostanze. Inizialmente viene iniettata una piccola

quantità del campione da analizzare (ca. 1 microlitro) che viene trasportata nello strumento da un

gas, in genere l’elio. La porta di iniezione viene scaldata fino a 300°C in modo da permettere alla

sostanza iniettata di passare allo stato gassoso. La parte esterna del GC è infatti un forno, in grado

di variare la temperatura tra i 40° e i 320°C. La colonna cromatografica viene quindi riscaldata in

modo da permettere alle sostanze di muoversi attraverso ad essa. La colonna cromatografica si

trova all’interno del forno ed è un sottile tubo di 30 metri con uno speciale rivestimento

Figura 11: evaporatore rotante

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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polimerico all’interno. Le sostanze contenute nella miscela vengono trasportate dall’elio

attraverso la colonna e vengono separate in base all’adsorbimento sulla fase stazionaria. Dopo

essere passate dal GC, le sostanze continuano il loro percorso nello spettrometro di massa. Le

molecole vengono bombardate dagli elettroni e frammentate in particelle cariche positivamente,

chiamate cationi. Si tratta di una tappa importante in quanto le particelle devono presentare una

carica per poter passare attraverso il “filtro”. Mentre i cationi continuano attraverso lo

spettrometro di massa, viaggiano attraverso un campo elettromagnetico che filtra i cationi in base

alla loro massa molecolare. Spetta allo scienziato che utilizza lo strumento scegliere l’intervallo

della massa molecolare al quale il “filtro” deve consentire il passaggio. Il rivelatore conta il numero

di cationi con una specifica massa e spedisce i dati ad un computer che elaborerà lo spettro di

massa. Quest’ultimo viene espresso tramite un grafico e ad ogni picco corrisponde una sostanza.

Materiale

Pipette, palloni, pipette Pasteur, cilindri graduati, imbuti, filtri di carta, beute.

Procedimento

Il procedimento sotto indicato è tratto da un sito web (http://web.tiscali.it/cipulotta-

wolit/articoli/art1.htm) ed è stato utilizzato per determinare l’eventuale presenza di ftalati nella

finte pelli. Ho quindi applicato questo procedimento al mio esperimento, così da estrarre gli ftalati

dalla plastica morbida che costituisce la bambola, in modo da poter analizzare, se ve ne è la

presenza, la quantità di ftalati. Tuttavia, per motivi pratici, vi ho applicato alcune modifiche. Di

seguito è riportato il procedimento originale e quello da me effettuato.

Procedimento originale

preparare una miscela di solventi con la seguente composizione:

n-esano (35%)

tricloroetilene (30%)

acetone (10%)

n-eptano (10%)

cicloesano (5%)

toluene (5%)

metil-etilchetone (5%)

Introdurre 1g di plastica morbida proveniente dalla bambola in 30 mL della miscela di solventi

preparata in precedenza.

Tenere il miscuglio eterogeneo in agitazione magnetica per 15 minuti.

Decantare il surnatante.

Lavare il residuo con due frazioni di 3 mL della miscela di solventi e riunirli al supernante.

Portare il tutto a secco mediante una stufa sottovuoto a 60°C.

Recuperare il residuo con 20 mL di alcool metilico.

analizzare le soluzioni metanoliche con le quali sono stati recuperati i residui mediante un

gascromatografo con rivelatore a spettrometria di massa.

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Procedimento modificato

A causa della mancanza di alcuni solventi, la miscela è stata modificata nel seguente modo:

n-esano (35%)

diclorometano (30%)

acetone (15%)

n-eptano (10%)

cicloesano (5%)

toluene (5%)

Sono stati introdotti 9.42 g di plastica morbida proveniente dalla bambola in 28 mL della

soluzione di solventi preparata in precedenza.

La plastica è stata lasciata a mollo nel miscuglio all’interno di un pallone per una settimana.

In seguito è stato decantato il surnatante.

Il residuo è stato lavato con due frazioni di 3 mL della miscela di solventi e riunito al surnatante.

Per evitare che i solventi si disperdessero nell’ambiente circostante, il miscuglio è stato portato

a secco mediante un evaporatore rotante anziché mediante una stufa. La temperatura è stata

mantenuta a 60°C come indicato nel procedimento originale.

Il residuo è stato recuperato con 20 mL di alcool metilico.

Dopo l’aggiunta di alcool metilico la soluzione si è intorbidita, di conseguenza, prima di essere

analizzata è stata filtrata.

Per l’analisi al GCMS sono poi stati preparati 3 flaconcini di vetro (vials): il primo contenente

unicamente metanolo, il secondo contenente la miscela di solventi (in modo da avere un termine

di paragone) e il terzo contenente la soluzione potenzialmente contenente gli ftalati.

In seguito è necessario impostare il metodo corretto per l’analisi dei campioni (allegato).

Risultati

Dati:

Massa capsula: 56.53g

Massa capsula più plastica: 65.95g

Massa plastica sottoposta all’analisi: 9.42 g

Volume miscuglio solventi preparato: 98mL

Volume di miscuglio utilizzato: 28 mL

Dopo aver immesso il campione nel gas cromatografo, lo spettrometro di massa ha riconosciuto la

presenza di 53 sostanze differenti, le quali corrispondono ai picchi del grafico sottostante.

Figura 12: plastica immersa

nella miscela di solventi

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In seguito, utilizzando il programma di elaborazione dei dati presente nel computer, ho cercato di

individuare le sostanze corrispondenti ai picchi più alti e con un fattore di qualità maggiore. Per

riconoscere la varie sostanze lo spettrometro di massa confronta i picchi rilevati con i grafici delle

sostanze già conosciute presenti nella libreria. Più la percentuale del fattore di qualità è elevata,

maggiore è l’affinità dello spettro della sostanza riconosciuta con lo spettro della sostanza

presente nella libreria. Dato che non ero in possesso di un campione contenente una quantità di

ftalati conosciuta, con il quale il computer potesse effettuare un paragone, ho potuto unicamente

effettuare un’analisi semiquantitativa. Infatti lo spettro fornisce una percentuale della presenza di

ogni sostanze rispetto all’area totale, data dalla somma delle aree di ogni picco, ma non l’effettiva

quantità. Tra le varie sostanze è stato riconosciuto l’acido ftalico:

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I due grafici sottostanti rappresentano il confronto tra lo spettro della sostanza già presente nella

libreria e la sostanza riconosciuta nel campione,con una qualità del 78% e presente nello 0.007 %.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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È stata riconosciuta un’altra sostanza che potrebbe anch’essa appartenere alla famiglia degli ftalati,

dal momento che si tratta di un estere come la precedente e la struttura molecolare differisce

unicamente dal fatto che l’anello a sei nuclei di carbonio non è aromatico (vedi “confronto

strutture molecolari” riportato in seguito). In questo caso la qualità del confronto è addirittura del

90%. Indicativamente essa è presente con una percentuale del 9.882 %.

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Confronto strutture molecolari

Conclusione

Rispetto al primo esperimento l’esito è sicuramente positivo. Non posso negare di essere stato più

che contento quando la prima volta che mi sono confrontato con i dati emessi dallo spettrometro

di massa ho visto apparire la scritta “Phthalic acid, isobutyl nonyl ester”. Dal punto di vista

dell’esperimento è sicuramente un bene aver riscontrato la presenza di ftalati nella bambola.

D’altro canto sarebbe stato meno positivo se il giocattolo fosse finito nelle mani di un bambino.

Purtroppo non è possibile sapere l’effettiva quantità di ftalati presenti e, di conseguenza,

determinare se fosse al di sopra del limite consentito. Mi auguro non sia così anche se la sola

presenza di questo tipo di sostanze mi lascia titubante.

Figura 13: 1,2-Cyclohexanedicarboxylic

acid, 3-methylbut-2-yl nonyl ester

Figura 14: Phthalic acid, isobutyl nonyl

ester

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Conclusione generale

Sono giunto alla fine del mio lavoro di maturità, che personalmente reputo sia stata una bella

esperienza, dalla quale non potranno che rimanermi ricordi positivi. La parte che mi ha

appassionato maggiormente riguarda il lavoro in laboratorio. Infatti già da bambino mi divertivo a

creare miscugli di vario tipo e osservarli nel classico microscopio contenuto nei kit da “piccolo

chimico”. La realtà è però ben diversa, occorre prestare attenzione alla sicurezza e soprattutto ai

particolari, operando con accuratezza. Inoltre si apprende rapidamente che non tutto riesce al

primo colpo e che non sempre si ottiene ciò che ci si aspetta. È forse l’esempio più lampante del

divario presente tra teoria e messa in pratica. Ho trovato anche molto interessante utilizzare le

varie apparecchiature sofisticate messe a disposizione dalla scuola, che dimostrano gli enormi

progressi effettuati dalla tecnologia negli ultimi anni. Il GCMS, per esempio, è in grado di

identificare una sostanza con un’accuratezza inferiore al picogrammo, ovvero 0.000000000001

grammi.

La maggior parte delle informazioni necessarie all’elaborazione del lavoro di maturità le ho

reperite su internet. Questo perché si tratta di un tema molto attuale e quindi poco documentato

nei libri. Il professore mi ha però consigliato la lettura di Biberon al piombo, un libro di Christina

Saccuman che tratta le problematiche dell’inquinamento sulla salute dei bambini. Nonostante non

fosse prettamente improntato sui giocattoli, l’ho trovato molto interessante, tanto da trarne

numerosi spunti.

Il rivale maggiore è stato il tempo, soprattutto per quanto concerne la parte sperimentale ma

anche per la parte teorica. Il tema è talmente vasto da poter redigere un libro ma gli impegni

imposti dalla scuola e i tempi relativamente corti mi hanno costretto a sintetizzare e a tralasciare

molti elementi. Nonostante ciò spero di essere stato sufficientemente esauriente.

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Allegato

In allegato vi è il metodo utilizzato per l’analisi al GC-MS.

Roberto Fantoni 4H LAM 2013

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BIBLIOGRAFIA, WEBLIOGRAFIA E IMMAGINI

Bibliografia

Trasmissione radiofonica, RSI, Modem, “Giochi pericolosi”, 20.11.’12, 7.30.

Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo, L’impatto dell’inquinamento sulla salute dei

bambini.

Campbell, Reece – Taylor – Simon – Dickey, Il nuovo immagini della biologia.

U.S.Pharmacopeia, The Official Compendia of Standards, Vol. 1, pp. 138-139, 134-135, 869.

Webliografia

http://www.pubblicaamministrazione.net/, alle voci: “e-government”, “articoli”, “3494”,

“giocattoli pericolosi, la guida online del ministero della salute”

http://www.salute.gov.it/sicurezzaGiocattoli/paginaMenuSicurezzaGiocattoli.jsp?menu=gi

ocattoli&lingua=italiano , alla voce: “sicurezza giocattoli”

http://ec.europa.eu/consumers/safety/rapex/alerts/main/index.cfm?event=main.listNotifi

cations&CFID=2642044&CFTOKEN=69404229&jsessionid=090021ab33fbddfc637ab8400e1

544644a75, alla voce: “Rapex”

http://www.bubblews.com/news/1065552-five-quotkillerquot-toys

http://www.evb.ch, alla voce “giocattoli”

http://www.unsolvedmysteries.oregonstate.edu/MS_03, alla voce: “Gas Chromatography /

Mass Spectrometry

http://web.tiscali.it/cipulotta-wolit/articoli/art1.htm (procedimento estrazione ftalati)

Immagini

Figura prima pagina: http://www.photo-dictionary.com/phrase/131/toys.html

Figura 1: http://www.evb.ch, scheda informativa sui giocattoli della dichiarazione di Berna Figura 2: http://www.tavolaperiodica1.altervista.org/gruppo.4a/piombo.html

Figura 3: http://it.wikipedia.org/wiki/Piombo_tetraetile

Figura 4: http://it.wikipedia.org/wiki/Ftalati

Figura 5: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_151_allegato.pdf

Grafici 1-2-3: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_151_allegato.pdf

Figura parte sperimentale: Anoka-Hennepin Schools:

http://moodle.anoka.k12.mn.us/course/view.php?id=606

Figure 6-7-8-9-10-11-12: foto di Roberto Fantoni

Figura 13: National Institute of standards and technology: http://www.nist.gov/srd/

Figura 14: http://www.chemspider.com/Chemical-Structure.4929309.html