Giocare con i giochi da tavolo? «La migliore mossa contro … · mentre giocano in sala San...

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GENTE VENETA n. 36, 5 ottobre 2018 30 30 VENEZIA - Iniziativa del noto collegio universitario cattolico romano Tracce di spiritualità nell’arte oggi, un convegno Sabato 13 ottobre in Seminario, grazie a Villa Nazareth racce di spiritualità nel- l'esperienza artistica con- temporanea. Individuar- le, comprenderle e capire qua- le colloquio con il trascenden- te esprimono sarà il compito del convegno che si terrà saba- to 13 ottobre nell'auditorium del Seminario patriarcale. A promuoverlo Villa Naza- reth, insieme alla Fondazione e all'associazione Comunità Domenico Tardini: «Realtà – spiega Lamberto Iezzi, re- sponsabile dell'associazione per il Nordest – che si impe- gnano in una diaconia della cultura mettendo in rete e mantenendo le relazioni fra chi ha fatto esperienza di Villa Na- zareth». Questa è un collegio univer- sitario, nato a Roma nel 1946 per iniziativa del card. Dome- nico Tardini, con l'obiettivo di accogliere in particolare gli stu- denti orfani di guerra, a parti- re dai bambini, bisognosi di aiuto per completare gli studi. T Negli anni il collegio è diven- tato uno studentato di eccel- lenza, nel quale trovano ospi- talità, durante gli anni univer- sitari, molte persone che poi occuperanno ruoli significativi nel mondo delle professioni, dell'economia e delle istituzio- ni. Fra gli assistenti ecclesiasti- ci anche mons. Renato Maran- gon, oggi vescovo di Belluno, e l'attuale Segretario di Stato Va- ticano, il card. Pietro Parolin. «Attorno a questa realtà prosegue Iezzi - si è formato un movimento culturale che ha per obiettivo la diaconia della cultura, per poi declinarne i va- lori nei diversi ambiti sociali e professionali in cui si opera. E a Nordest siamo usi organiz- zare un convegno all'anno, per discutere e incontrarci». Sabato 13, perciò, a partire dalle ore 11, ci si interrogherà sul rapporto fra arte e spiritua- lità nella contemporaneità. Interverranno mons. Clau- dio Maria Celli, vicepresidente e anima della Fondazione, Massimo Moretti, docente alla Sapienza di Roma, che inda- gherà la “storia di un amore difficile fra Chiesa e artisti”, e Giuseppe La Bruna, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, la cui riflessione si concentrerà sul nesso fra sacro e scultura. «La presenza, nei pressi del Seminario – sottolinea Lam- berto Ielli – di istituzioni della contemporaneità come la Col- lezione Guggenheim, il museo di Bernard Pinault in Punta della Dogana, la Fondazione Emilio Vedova e la stessa Ac- cademia, sono motivo per dia- logare con maggiore intensità su ciò che l'arte intende dire oggi alla spiritualità e come es- sa possa accoglierne le istan- ze». Il convegno è aperto a tutti previa prenotazione, da farsi inviando una mail entro mer- coledì 10 a a.c.d.t.grupponor- [email protected] VENEZIA - In concorso 158 giochi inediti. Pluripremiato il padovano Gian Andrea Cappuzzo: «Fra i lavori non convenzionali quello di inventore è il più bello» Giocare con i giochi da tavolo? «La migliore mossa contro l’azzardopatia» Al Premio Archimede tutti d’accordo: «È un antidoto: chi gioca così non si rovina con le slot machine» Studentesse di una scuola partecipante al concorso veneziano, mentre giocano in sala San Leonardo con il proprio gioco da tavolo LIBRI - Presentazione il 5 ottobre a Padova La corruzione vista dal corrotto Romanzo del mestrino Fabio Amadi Fabio Amadi n libro che spiazza. Dal- la prima all'ultima pagi- na. Perché racconta da un punto di vista molto parti- colare quel perverso meccani- smo che si chiama corruzione. Il punto di vista è infatti quel- lo del “colpevole” e non è per niente facile simpatizzare con il protagonista. Nemmeno una volta che si è arrivati al finale. Spiazzante pure quello. La storia, molto veneta, ma che ricalca i mecca- nismi classici del malaffare tra politica e imprenditoria che si incontra un po' in tutta Italia, è narrata nel libro “Un grande progetto” (edizioni La Toletta) dello scrittore mestrino Fabio Amadi. Fresco di stampa, il vo- lume sarà presentato per la prima volta al pubblico ve- nerdì 5 ottobre (ore 16,30) pres- so il Centro culturale Altinate, in via Altinate 71 a Padova. In- terverranno don Albino Biz- zotto e Adina Agugiaro. La storia è quella, appunto, U di un grande progetto: la clas- sica “grande opera” calata dal- l'alto sul territorio, con la pre- sunzione di contribuire ad ele- vare il benessere della popola- zione. A beneficiarne, in realtà, sono soprattutto i politici che agevolano le procedure e gli imprenditori che material- mente costruiscono la grande opera. Ma stavolta qualcosa va storto, il “malaffare” viene sco- perto e la giustizia fa il suo cor- so. I protagonisti finiscono in carcere, compreso Mario, il personaggio principale del li- bro. Un politico di primo pia- no a livello locale, con buoni agganci romani, convinto di a- gire per il “bene” dei suoi elet- tori. Convinto che quelle “mazzette” siano poca cosa, di fronte al risultato finale. Giu- stificato dal classico “così fan tutti”... Mario esce dalla vicenda di- strutto, a livello di carriera po- litica e soprattutto a livello psi- cologico. Il libro racconta la sofferenza dell'uomo di potere privato di tutto quel potere: lo fa mediante uno “stream of consciousness” di joyciana memoria che scava nel profon- do di un'anima spezzata. Il tut- to intervallato dai tentativi di una giornalista che da quelle vicende vorrebbe trarre un li- bro e che offre dunque una let- tura asettica dei fatti, non me- diata dalle sensazioni perso- nali e dalla sofferenza del pro- tagonista. Nonostante l'accu- ratezza con cui i sentimenti di Mario vengono messi a nudo, è davvero impossibile provare pena per lui. Ed è per questo che il libro di Amadi merita di essere letto fino in fondo, fino al finale a sorpresa, per capire se ci sarà redenzione, se si arri- verà al pentimento. O se, inve- ce, questa “tangentopoli” im- maginaria non andrà in archi- vio come uno dei tanti capito- li di questa storia veneta (e ita- liana) di cui non si vede la fine. Serena Spinazzi Lucchesi iochi da tavolo di ogni tipo: strategia, fortuna, astratti o ambientati, semplici e complessi, creatività allo stato puro si sono dati ap- puntamento sabato 29 settem- bre, a Venezia nel sestiere di Cannaregio, nella sala San Leo- nardo. Giochi inediti sono stati pre- sentati dai loro autori alla sedi- cesima edizione del Premio Archimede dedicato ad Alex Randolph, inventore di giochi di successo e paladino dei di- ritti d’autore in questo campo. E' questa un’iniziativa tesa a u- na più generale valorizzazione dei valori culturali e sociali del Gioco, in contrapposizione al dilagante fenomeno del gioco d’azzardo, patologico, “azzar- dopatia”. «Il Premio Archimede è un concorso che amo e che ho fre- quentato la prima volta tanti anni fa. Per me questo era un hobby, mi piace giocare e ho sempre giocato fin da bambi- no. Inventavo giochi a tempo perso per i miei nipoti o per gli amici». Lo dice il quarantenne padovano Gian Andrea Cap- puzzo, su cui è caduta una pioggia di premi per il suo “JAP Just Another Pride Ga- me”, un gioco di posiziona- mento tessere e strategia, che non solo ha vinto il primo po- sto del Premio Archimede ma si è aggiudicato anche il pre- mio IDG per il migliore autore che non ha mai pubblicato e il premio AIG per la migliore meccanica di gioco. «Questo gioco invece è diverso perché è pensato per essere usato dagli 8 anni in su. E' semplice ma funziona molto bene», com- menta il vincitore. «Con la vit- toria a questa manifestazione si apre per me una prospettiva che non avevo calcolato. Sono abituato a fare lavori non con- venzionali ma questo sarebbe il più bello che si possa imma- ginare». Dei 158 giochi inediti iscritti alla manifestazione, una giuria preliminare ha selezionato i migliori 81, scesi poi a 15 fina- listi. Non solo partecipanti ita- G liani ma anche stranieri con u- na presenza di aderenti prove- nienti da 10 Paesi diversi come Giappone, Argentina, Inghil- terra, Germania... «Durante la settimana sono arrivati una ventina di giurati internazio- nali in rappresentanza delle maggiori case editrici e si sono cimentati con i giochi finalisti», spiega l'organizzatore, Dario De Toffoli. «A grandi linee il criterio di scelta è principal- mente sulla cura nell’assem- blaggio dei meccanismi e l’ori- ginalità dell’idea che sta alla base del gioco. Ma la cosa più importante è che il gioco faccia venir voglia di rigiocarci». Un’attenzione speciale è sta- ta riservata agli studenti delle scuole secondarie italiane con la premiazione del concorso “Fotonica in Gioco” istituito dall'Istituto di Fotonica e Na- notecnologie del CNR, con te- ma “Trasformazioni: come cambiano le cose". Il primo premio è andato al Liceo scien- tifico G.Gandini di Lodi per la presentazione del gioco STOP Climate Change. La giuria internazionale, presieduta da Dario De Toffo- li, ha proclamato al secondo posto il gioco FeudaLink di Marcello Bertocchi. Terzo po- sto per Alessandro Dentis e quarto a Gabriele Bubola. Il premio speciale Cartamundi per il migliore gioco di carte è stato consegnato Felix Bernat Juliàn. Il Trofeo "Scienza e Gio- co" è stato vinto da Scie Chi- miche di Mirko Baldicchi. Maria Giovanna Romanelli De Toffoli: «Non abbiamo più paura dei giochi on line Spesso si tramutano in relazione reale fra giocatori» «Molti giochi che hanno partecipato al premio Archimede sono diventati dei prodotti reali, ven- duti in tutto il mondo con più riconoscimenti». Lo segnala l’organizzatore della Studiogiochi e pre- sidente della giuria, Dario De Toffoli, a margine della manifestazione: «Questa è un’iniziativa vol- ta a dare la possibilità agli autori non professio- nisti di fare esperienza pubblica e di incontrare gli editori; in questo contesto editori importanti pos- sono vedere e provare i loro giochi». Si è parlato di gioco da tavolo in contrapposi- zione al fenomeno della dipendenza da gio- co d’azzardo. Cosa significa? Siamo impegnati alla lotta all’azzardopatia. Non la chiamiamo ludopatia perché altrimenti si va a screditare tutte le categorie di gioco. Pensiamo che la cultura del “gioco sano”, come quelli pre- sentati al premio Archimede, sia di per sé un an- tidoto. Chi è abituato a giocare con questi giochi, statisticamente non cade nella trappola dell’az- zardo. I moderni videogiochi e giochi online stanno portando via utenti ai giochi da tavolo? Qualche anno fa c’era molto pessimismo in questo senso. In realtà, in tutto il mondo, il gioco da tavolo è in forte crescita, perché permette di so- cializzare. Non è neanche in contrapposizione al gioco online o al videogioco perché molti giochi da tavolo si possono giocare in versione elettro- nica. Capita a persone che hanno giocato in rete di incontrarsi poi per giocare dal vivo creando nuove esperienze di amicizia. (M.G.R.)

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GENTE VENETA n. 36, 5 ottobre 20183030

VENEZIA - Iniziativa del noto collegio universitario cattolico romano

Tracce di spiritualità nell’arte oggi, un convegnoSabato 13 ottobre in Seminario, grazie a Villa Nazareth racce di spiritualità nel-

l'esperienza artistica con-temporanea. Individuar-

le, comprenderle e capire qua-le colloquio con il trascenden-te esprimono sarà il compitodel convegno che si terrà saba-to 13 ottobre nell'auditoriumdel Seminario patriarcale.

A promuoverlo Villa Naza-reth, insieme alla Fondazionee all'associazione ComunitàDomenico Tardini: «Realtà –spiega Lamberto Iezzi, re-sponsabile dell'associazioneper il Nordest – che si impe-gnano in una diaconia dellacultura mettendo in rete emantenendo le relazioni fra chiha fatto esperienza di Villa Na-zareth».

Questa è un collegio univer-sitario, nato a Roma nel 1946per iniziativa del card. Dome-nico Tardini, con l'obiettivo diaccogliere in particolare gli stu-denti orfani di guerra, a parti-re dai bambini, bisognosi diaiuto per completare gli studi.

T Negli anni il collegio è diven-tato uno studentato di eccel-lenza, nel quale trovano ospi-talità, durante gli anni univer-sitari, molte persone che poioccuperanno ruoli significativinel mondo delle professioni,dell'economia e delle istituzio-ni. Fra gli assistenti ecclesiasti-ci anche mons. Renato Maran-gon, oggi vescovo di Belluno, el'attuale Segretario di Stato Va-ticano, il card. Pietro Parolin.

«Attorno a questa realtàprosegue Iezzi - si è formato unmovimento culturale che haper obiettivo la diaconia dellacultura, per poi declinarne i va-lori nei diversi ambiti sociali eprofessionali in cui si opera. Ea Nordest siamo usi organiz-zare un convegno all'anno, perdiscutere e incontrarci».

Sabato 13, perciò, a partiredalle ore 11, ci si interrogheràsul rapporto fra arte e spiritua-lità nella contemporaneità.

Interverranno mons. Clau-dio Maria Celli, vicepresidente

e anima della Fondazione,Massimo Moretti, docente allaSapienza di Roma, che inda-gherà la “storia di un amoredifficile fra Chiesa e artisti”, eGiuseppe La Bruna, direttoredell'Accademia di Belle Arti diVenezia, la cui riflessione siconcentrerà sul nesso fra sacroe scultura.

«La presenza, nei pressi delSeminario – sottolinea Lam-berto Ielli – di istituzioni dellacontemporaneità come la Col-lezione Guggenheim, il museodi Bernard Pinault in Puntadella Dogana, la FondazioneEmilio Vedova e la stessa Ac-cademia, sono motivo per dia-logare con maggiore intensitàsu ciò che l'arte intende direoggi alla spiritualità e come es-sa possa accoglierne le istan-ze».

Il convegno è aperto a tuttiprevia prenotazione, da farsiinviando una mail entro mer-coledì 10 a [email protected]

VENEZIA - In concorso 158 giochi inediti. Pluripremiato il padovano Gian Andrea Cappuzzo: «Fra i lavori non convenzionali quello di inventore è il più bello»

Giocare con i giochi da tavolo? «La migliore mossa contro l’azzardopatia»Al Premio Archimede tutti d’accordo: «È un antidoto: chi gioca così non si rovina con le slot machine»

Studentesse di una scuola partecipante al concorso veneziano,mentre giocano in sala San Leonardo con il proprio gioco da tavolo

LIBRI - Presentazione il 5 ottobre a Padova

La corruzione vista dal corrottoRomanzo del mestrino Fabio Amadi

FabioAmadi

n libro che spiazza. Dal-la prima all'ultima pagi-na. Perché racconta da

un punto di vista molto parti-colare quel perverso meccani-smo che si chiama corruzione.Il punto di vista è infatti quel-lo del “colpevole” e non è perniente facile simpatizzare conil protagonista.

Nemmeno una volta che si èarrivati al finale. Spiazzantepure quello. La storia, moltoveneta, ma che ricalca i mecca-nismi classici del malaffare trapolitica e imprenditoria che siincontra un po' in tutta Italia, ènarrata nel libro “Un grandeprogetto” (edizioni La Toletta)dello scrittore mestrino FabioAmadi. Fresco di stampa, il vo-lume sarà presentato per laprima volta al pubblico ve-nerdì 5 ottobre (ore 16,30) pres-so il Centro culturale Altinate,in via Altinate 71 a Padova. In-terverranno don Albino Biz-zotto e Adina Agugiaro.

La storia è quella, appunto,

U di un grande progetto: la clas-sica “grande opera” calata dal-l'alto sul territorio, con la pre-sunzione di contribuire ad ele-vare il benessere della popola-zione. A beneficiarne, in realtà,sono soprattutto i politici cheagevolano le procedure e gliimprenditori che material-mente costruiscono la grandeopera. Ma stavolta qualcosa vastorto, il “malaffare” viene sco-perto e la giustizia fa il suo cor-so. I protagonisti finiscono incarcere, compreso Mario, ilpersonaggio principale del li-bro. Un politico di primo pia-no a livello locale, con buoniagganci romani, convinto di a-gire per il “bene” dei suoi elet-tori. Convinto che quelle“mazzette” siano poca cosa, difronte al risultato finale. Giu-stificato dal classico “così fantutti”...

Mario esce dalla vicenda di-strutto, a livello di carriera po-litica e soprattutto a livello psi-cologico. Il libro racconta la

sofferenza dell'uomo di potereprivato di tutto quel potere: lofa mediante uno “stream ofconsciousness” di joycianamemoria che scava nel profon-do di un'anima spezzata. Il tut-to intervallato dai tentativi diuna giornalista che da quellevicende vorrebbe trarre un li-bro e che offre dunque una let-tura asettica dei fatti, non me-diata dalle sensazioni perso-nali e dalla sofferenza del pro-tagonista. Nonostante l'accu-ratezza con cui i sentimenti diMario vengono messi a nudo,è davvero impossibile provarepena per lui. Ed è per questoche il libro di Amadi merita diessere letto fino in fondo, finoal finale a sorpresa, per capirese ci sarà redenzione, se si arri-verà al pentimento. O se, inve-ce, questa “tangentopoli” im-maginaria non andrà in archi-vio come uno dei tanti capito-li di questa storia veneta (e ita-liana) di cui non si vede la fine.

Serena Spinazzi Lucchesi

iochi da tavolo di ognitipo: strategia, fortuna,astratti o ambientati,

semplici e complessi, creativitàallo stato puro si sono dati ap-puntamento sabato 29 settem-bre, a Venezia nel sestiere diCannaregio, nella sala San Leo-nardo.

Giochi inediti sono stati pre-sentati dai loro autori alla sedi-cesima edizione del PremioArchimede dedicato ad AlexRandolph, inventore di giochidi successo e paladino dei di-ritti d’autore in questo campo.E' questa un’iniziativa tesa a u-na più generale valorizzazionedei valori culturali e sociali delGioco, in contrapposizione aldilagante fenomeno del giocod’azzardo, patologico, “azzar-dopatia”.

«Il Premio Archimede è unconcorso che amo e che ho fre-quentato la prima volta tantianni fa. Per me questo era unhobby, mi piace giocare e hosempre giocato fin da bambi-no. Inventavo giochi a tempoperso per i miei nipoti o per gliamici». Lo dice il quarantennepadovano Gian Andrea Cap-puzzo, su cui è caduta unapioggia di premi per il suo“JAP Just Another Pride Ga-me”, un gioco di posiziona-mento tessere e strategia, chenon solo ha vinto il primo po-sto del Premio Archimede masi è aggiudicato anche il pre-mio IDG per il migliore autoreche non ha mai pubblicato e ilpremio AIG per la miglioremeccanica di gioco. «Questogioco invece è diverso perché èpensato per essere usato dagli8 anni in su. E' semplice mafunziona molto bene», com-menta il vincitore. «Con la vit-toria a questa manifestazionesi apre per me una prospettivache non avevo calcolato. Sonoabituato a fare lavori non con-venzionali ma questo sarebbeil più bello che si possa imma-ginare».

Dei 158 giochi inediti iscrittialla manifestazione, una giuriapreliminare ha selezionato imigliori 81, scesi poi a 15 fina-listi. Non solo partecipanti ita-

G

liani ma anche stranieri con u-na presenza di aderenti prove-nienti da 10 Paesi diversi comeGiappone, Argentina, Inghil-terra, Germania... «Durante lasettimana sono arrivati unaventina di giurati internazio-nali in rappresentanza dellemaggiori case editrici e si sonocimentati con i giochi finalisti»,spiega l'organizzatore, DarioDe Toffoli. «A grandi linee ilcriterio di scelta è principal-mente sulla cura nell’assem-blaggio dei meccanismi e l’ori-ginalità dell’idea che sta allabase del gioco. Ma la cosa piùimportante è che il gioco facciavenir voglia di rigiocarci».

Un’attenzione speciale è sta-ta riservata agli studenti dellescuole secondarie italiane conla premiazione del concorso

“Fotonica in Gioco” istituitodall'Istituto di Fotonica e Na-notecnologie del CNR, con te-ma “Trasformazioni: comecambiano le cose". Il primopremio è andato al Liceo scien-tifico G.Gandini di Lodi per lapresentazione del gioco STOPClimate Change.

La giuria internazionale,presieduta da Dario De Toffo-li, ha proclamato al secondoposto il gioco FeudaLink diMarcello Bertocchi. Terzo po-sto per Alessandro Dentis equarto a Gabriele Bubola. Ilpremio speciale Cartamundiper il migliore gioco di carte èstato consegnato Felix BernatJuliàn. Il Trofeo "Scienza e Gio-co" è stato vinto da Scie Chi-miche di Mirko Baldicchi.

Maria Giovanna Romanelli

De Toffoli: «Non abbiamo più paura dei giochi on lineSpesso si tramutano in relazione reale fra giocatori»

«Molti giochi che hanno partecipato al premioArchimede sono diventati dei prodotti reali, ven-duti in tutto il mondo con più riconoscimenti». Losegnala l’organizzatore della Studiogiochi e pre-sidente della giuria, Dario De Toffoli, a marginedella manifestazione: «Questa è un’iniziativa vol-ta a dare la possibilità agli autori non professio-nisti di fare esperienza pubblica e di incontrare glieditori; in questo contesto editori importanti pos-sono vedere e provare i loro giochi».

Si è parlato di gioco da tavolo in contrapposi-zione al fenomeno della dipendenza da gio-co d’azzardo. Cosa significa?

Siamo impegnati alla lotta all’azzardopatia. Nonla chiamiamo ludopatia perché altrimenti si va ascreditare tutte le categorie di gioco. Pensiamo

che la cultura del “gioco sano”, come quelli pre-sentati al premio Archimede, sia di per sé un an-tidoto. Chi è abituato a giocare con questi giochi,statisticamente non cade nella trappola dell’az-zardo.

I moderni videogiochi e giochi online stannoportando via utenti ai giochi da tavolo?Qualche anno fa c’era molto pessimismo in

questo senso. In realtà, in tutto il mondo, il giocoda tavolo è in forte crescita, perché permette di so-cializzare. Non è neanche in contrapposizione algioco online o al videogioco perché molti giochida tavolo si possono giocare in versione elettro-nica. Capita a persone che hanno giocato in retedi incontrarsi poi per giocare dal vivo creandonuove esperienze di amicizia. (M.G.R.)