Gestire La Conoscenza in Una Società Cooperativa a Mutualità Prevalente

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1 INDICE INTRODUZIONE pag. 4 CAPITOLO PRIMO L’IMPORTANZA DELLA CONOSCENZA pag. 10 1.1 Epistème: una risorsa pag. 10 1.2 Dati, informazioni, conoscenza pag. 13 1.3 La conoscenza: una distinzione fondamentale pag. 18 1.3.1 Lapprofondimento al valore della conoscenza pag. 19 1.3.2 La conoscenza esplicita e tacita pag. 20 1.4 Creare la conoscenza in un’organizzazione pag. 23 1.4.1 I modelli per creare la conoscenza: l’approfondimento pag. 25 1.5 La conversione della conoscenza pag. 28 1.6 Il contesto per creare la conoscenza: le diverse tipologie del BA pag. 38 1.6.1 Le diverse tipologie del BA pag. 40 CAPITOLO SECONDO L’IMPORTANZA DI UN’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA pag. 43 2.1 La premessa al fenomeno pag. 43 2.2 Il capitale intellettuale: una risorsa immateriale pag. 43 2.3 Verso un’economia della conoscenza o knowledge economy pag. 47 2.4 Knowledge economy: la sua importanza pag. 48 2.5 L’approfondimento al fenomeno pag. 50 2.6 Analisi del fenomeno pag. 52 2.7 Il capitalismo cognitivo pag. 53

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GESTIRE LA CONOSCENZA IN UNA SOCIETA' COOPERATIVA (KM) DR. ANTONIO ZANNINI

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    INDICE

    INTRODUZIONE pag. 4

    CAPITOLO PRIMO

    LIMPORTANZA DELLA CONOSCENZA pag. 10

    1.1 Epistme: una risorsa pag. 10

    1.2 Dati, informazioni, conoscenza pag. 13

    1.3 La conoscenza: una distinzione fondamentale pag. 18

    1.3.1 Lapprofondimento al valore della conoscenza pag. 19

    1.3.2 La conoscenza esplicita e tacita pag. 20

    1.4 Creare la conoscenza in unorganizzazione pag. 23

    1.4.1 I modelli per creare la conoscenza: lapprofondimento pag. 25

    1.5 La conversione della conoscenza pag. 28

    1.6 Il contesto per creare la conoscenza: le diverse tipologie del BA pag. 38

    1.6.1 Le diverse tipologie del BA pag. 40

    CAPITOLO SECONDO

    LIMPORTANZA DI UNECONOMIA DELLA CONOSCENZA pag. 43

    2.1 La premessa al fenomeno pag. 43

    2.2 Il capitale intellettuale: una risorsa immateriale pag. 43

    2.3 Verso uneconomia della conoscenza o knowledge economy pag. 47

    2.4 Knowledge economy: la sua importanza pag. 48

    2.5 Lapprofondimento al fenomeno pag. 50

    2.6 Analisi del fenomeno pag. 52

    2.7 Il capitalismo cognitivo pag. 53

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    CAPITOLO TERZO

    IL KNOWLEDGE MANAGEMENT pag. 55

    3.1 Knowledge management: gestire la conoscenza pag. 55

    3.2 Le origini in breve pag. 57

    3.3 Knowledge management: la necessit di definirlo pag. 58

    3.4 Lapprofondimento al fenomeno pag. 60

    3.5 La strutturazione del fenomeno pag. 61

    3.6 Knowledge management: fattori promotori e relativi ostacoli pag. 63

    3.7 Costruire una rete di conoscenza pag. 64

    3.8 Ristrutturazione organizzativa per implementare il knowledge

    management pag. 65

    3.9 Knowledge management: iniziative per gestire la conoscenza pag. 66

    CAPITOLO QUARTO

    KNOWLEDGE MANAGEMENT E RELATIVI VANTAGGI pag. 79

    4.1 Knowledge management: i vantaggi pag. 79

    4.2 Knowledge management: un sistema multiforme pag. 83

    4.3 Knowledge management: strumento per apprendere pag. 84

    4.4 Knowledge management e marketing: limportanza dellassociazione pag. 87

    4.5 Limportanza del knowledge management nellinnovazione pag. 88

    4.6 Knowledge management: la necessit di risultati pag. 90

    4.7 Knowledge management: linnovazione che verr pag. 91

    4.8 Knowledge workers pag. 93

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    CAPITOLO QUINTO

    GESTIRE LA CONOSCENZA NEL CAMPO DELLHSE: IL CASO DI UNA

    SOCIETA COOPERATIVA pag. 98

    5.1 Introduzione alla realt pag. 98

    5.2 Lazienda Rafar Multiservice Societ Cooperativa pag. 99

    5.3 La necessit di gestire la conoscenza nel campo dellHSE (Health,

    Safety, Environment) pag. 101

    5.4 Lapproccio al caso di studio: le origini e le sue evoluzioni pag. 104

    5.5 KM Rafar: una proposta reale pag. 106

    CONCLUSIONI pag. 120

    BIBLIOGRAFIA pag. 124

    SITOGRAFIA pag. 127

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    INTRODUZIONE

    Considerazioni introduttive: un approccio iniziale al fenomeno

    Non la scoperta.. Ma la salvaguardia del sapere.. Perch non c progresso

    nella conoscenza, ma solo uninfinita e sublime ricapitolazione..1

    In ogni campo del vivere, la conoscenza un elemento chiave, qualificante e in

    costante evoluzione. La conoscenza si pu definire come una forma del sapere da

    sempre presente nella storia dell'uomo, dotata di una sua utilit intrinseca, cui le

    discipline del sapere umano hanno affrontato senza pervenire a risultati accolti da

    chiunque2. Molti studiosi avvalorano la tesi proposta, riconoscendo il ruolo

    predominante della conoscenza nei processi interni di unorganizzazione, tuttavia in

    molteplici occasioni taluni hanno ritenuto che il tema della conoscenza fosse troppo

    sfuggente ed allo stesso tempo complesso per affrontarlo con le strutture ed i modelli in

    loro possesso, non giungendo quindi a risposte importanti ed univoche, causando

    unassenza del legame economia-conoscenza da ogni teoria economica e scientifica3 .

    La conoscenza una risorsa invisibile, fondamentale, ma difficile un analisi tangibile,

    a causa della sua dinamicit. Levoluzione economica, concretizza lavvento dell

    economia cognitiva, che taluni definiscono una scienza che studia i comportamenti

    economici basandosi su un approccio multidisciplinare, analizzando quei processi

    mentali addottati dall individuo per raccogliere ed elaborare informazioni, al fine di

    stringere decisioni economiche o strategiche interne ad una organizzazione4. Tutto ci

    verte a quella che definita la Knowledge Era destinata a cambiare la realt,

    cominciando dai meccanismi economici sino a focalizzarsi in maniera pi profonda

    sulla gestione della conoscenza. La conoscenza intesa come capitale intellettuale in

    1Eco U., Il nome della rosa, Milano,Bompiani/RCS Libri, 1980/2012 Prima edizione digitale 2011 da prima edizione riveduta e

    corretta gennaio 2012. 2 Mokyr I., I doni di Atena Le origini storiche delleconomia della conoscenza, Bologna il Mulino, 2004, pp.5-10 l'autore : La conoscenza uno degli elementi peculiari della storia, che informatici, economisti, hanno affrontato senza pervenire a risultati

    accolti da tutti. 3 Penrose E.T, La teoria dellimpresa, Milano, Franco Angelli, 1973,pp 20-24 l'autore:E sempre stato chiaro il ruolo dominante della conoscenza nei processi economici, tuttavia nella maggior parte dei casi hanno ritenuto che il tema fosse troppo scivoloso

    per essere affrontato e non sono giunti pertanto a risposte significative ed univoche. 4Innocenti A., Leconomia cognitiva (vol 341 di Le Bussole) , Roma, Carrocci Editore, 2009,p 24 l'autore: Una scienza relativamente recente, che studia i comportamenti economici basandosi su un approccio interdisciplinare utilizzando gli strumenti

    elaborati dalle scienze cognitive. Il suo principale obiettivo quello di comprendere e analizzare i processi mentali attraverso i quali gli individui raccolgono, elaborano e utilizzano le informazioni per formare le preferenze e prendere decisioni economiche.

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    grado di supportare attivamente unorganizzazione diventata il deus ex machina del

    capitalismo, capace di fornire svariate soluzioni e processi produttivi. Allo stesso tempo,

    il contributo dal mondo economico stato fondamentale donando alla conoscenza

    mezzi finalizzati a far crescere ci che viene dal sapere.

    Questa sinergia addizionata alla crescente dipendenza tra economia-conoscenza,

    circoscrive questultima come fattore utile per definire le differenze tra le

    organizzazioni. Il tutto pu definirsi come il carburante, che alimenta la produttivit e

    la relativa evoluzione del fenomeno, proponendo per giunta, nuove soluzioni. Lera

    della societ industriale, caratterizzata dal capitalismo materiale non pi lunico

    elemento di crescita che genera valore in unorganizzazione5.

    Questo cambiamento, sembra divenire processo fondamentale, fulcro del futuro

    funzionamento dei sistemi gestionali e di tutte le discipline secondarie ad esso

    associate.

    Si tratta quindi, di definire un idoneo sistema di gestione della conoscenza o knowledge

    management, che conferisca alle organizzazioni i vantaggi che derivano dalle

    pratiche di condivisione della conoscenza.

    Studi dimostrano che un incremento della produttivit di un organizzazione pu essere

    realizzato grazie allutilizzo di modelli organizzativi basati sulla conoscenza6.

    Non si tratta di un fenomeno di facile gestione: avvicinare mondi eterogenei, richiede

    capacit nuove, che bisogna promuovere per sviluppare lorganizzazione.

    Il knowledge management, quindi, definisce un nuovo modo di vedere i significati

    sottostanti la produzione di valore nell'impresa.

    Aleatoriamente il knowledge management pu essere definito come un nuovo modo di

    guardare la realt che circonda lindividuo e lorganizzazione, allinterno del quale le

    convenzioni di ragguaglio sono composte dalla globalizzazione, dallinformation

    technology cio l'insieme delle tecnologie che consentono di elaborare e comunicare

    l'informazione attraverso mezzi digitali e dalla nobilitazione di quell elemento

    immateriale che costituisce il valore essenziale dellorganizzazione: la conoscenza7.

    5Rullani E., Economia della conoscenza, Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma,Carrocci Editore, 2004, p.13

    l'autore : Le forze tradizionali quindi, non sono pi il motore della crescita economica e delle attivit che generano valore. 6Battana V, Marr G, Introdurre il Knowledge Management in azienda: la metodologia it Consult, It consult (2011) pp 1-16 lautore: I tre quarti degli aumenti di produttivit delle imprese saranno realizzati grazie al knowledge management e grazie ad altri miglioramenti nel lavoro basato sulla conoscenza 10 maggio 2011. 7Sarge C., Conferenza 10TH KNOWLEDGE MANAGEMENT FORUM Siena (Italy), 24 - 25 novembre 2005 l'autore:Una nuova e particolare panoramica sul mondo esistente, che ci consente di leggere con occhi inediti e critici la realt che si sta delineando,

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    Prendendo in considerazione ci che la Resource based view theory teoria che

    costituisce il filone estimativo della posizione competitiva dellimpresa, basandosi su

    quello che la stessa in grado di fare, prima che sui bisogni che essa in grado di

    soddisfare, si assiste, alla nascita della fabbrica dellimmateriale ovvero quell

    insieme di organizzazioni che producono conoscenza utilizzando altra conoscenza e

    dove le loro attivit trasformano la conoscenza di origine in conoscenza connettiva,

    definendo la creazione di una struttura organizzativa che mette insieme competenze ed

    elementi diversi e dove a ci che viene definito tangibile, si depone lintangibile. Al

    concetto di costo quindi, si affiancato quello di conoscenza8.

    Nella storia del

    capitalismo industriale, queste attivit sono state svolte in modi differenti, dando luogo,

    cos, a regimi cognitivi diversi: alla fine, scoperte, studi, articoli e dibattiti finiscono

    sempre per parlare di conoscenza9. Ed proprio questa limportanza che ha assunto

    questa risorsa oggi . LEra della Conoscenza non cominciata da qualche anno, ma

    molto prima. L'uso produttivo della conoscenza diventato rilevante e sistematico a

    partire dalla rivoluzione industriale, caratterizzando tutta la modernit. Dunque,

    l'economia moderna sempre stata un'economia basata sulla conoscenza10.

    L'obiettivo di questo studio evidenziare come lottenimento di risultati deccellenza

    per ogni organizzazione sia legato ad unoculata gestione della conoscenza, nonch ad

    una valorizzazione di quella conoscenza in possesso all individuo partecipe

    nellorganizzazione. Leconomia basata sul bene materiale soltanto la base su cui

    cresciuta leconomia dellimmateriale. Lo scopo quindi quello di esaminare come il

    quadro teorico sviluppato nellelaborato possa trovare applicazione in un contesto

    concreto. In particolare si vuole mostrare come lutilizzo di un modello di knowledge

    management integrato, possa permettere ad un organizzazione di carattere

    cooperazionale di soddisfare gli obblighi legislativi in tema di salute e sicurezza sui

    una realt nuova, allinterno della quale le regole di riferimento sono costituite dalla globalizzazione, dallinformation technology e dalla smaterializzazione del valore dimpresa. 8Rullani E., Economia della conoscenza. Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma, Carrocci Editore, 2004,pp.13-

    16 l'autore: La fabbrica dellimmateriale dove, a ci che viene definito concreto, reale, tangibile, si depone l intangibile, dove lattenzione al concetto di costo si affiancato quello di conoscenza e informazione. La fabbrica dellimmateriale ha le sue lavorazioni ovviamente immateriali che trasformano la materia prima (la conoscenza di origine) in un semilavorato (la conoscenza connettiva), che pu propagarsi fino a diversi luoghi e momenti delluso. 9Azzariti F. Mazzon P., Il valore della conoscenza. Teoria e Pratica del knowledge management prossimo e venturo, Milano, Etas, 2005 p.193. 10Rullani E, Economia della conoscenza. Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma,Carrocci Editore, 2004,pp.82-

    83 l'autore: LEra della Conoscenza non cominciata da qualche anno, ma molto prima. L'uso produttivo della conoscenza diventato rilevante e sistematico a partire dalla rivoluzione industriale, caratterizzando tutta la modernit. Dunque, l'economia

    moderna sempre stata un'economia basata sulla conoscenza.

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    luoghi di lavoro. Lanalisi si suddivide in cinque capitoli, di cui lultimo dedicato ad un

    business case realo case study: comprendere l'aspetto teorico del knowledge

    management e di tutte le guise ad esso associate, fondamentale per muoversi

    allinterno del contesto organizzativo imprenditoriale.

    Il primo capitolo dedicato allimportanza della conoscenza: comprendere che cosa ,

    come si gestisce e come si genera, permette di acquisire limportanza del fenomeno

    trattato: si elargisce il valore conoscenza, dando nozioni su ci che ella , la sua storia,

    nonch informazioni circa gli sviluppi associati, fondamentali per la concretizzazione

    del knowledge management

    Il secondo capitolo dedicato all' economia della conoscenza: capire le basi del

    knowledge management, permette di acuire la necessita imprenditoriale di gestire la

    conoscenza; si definisce il concetto di economia della conoscenza, divulgando

    informazioni su quello che lo sviluppo storico della stessa e dei relativi aspetti teorici

    nonch le caratteristiche fondanti del fenomeno. Si completa, con lanalisi dei fattori

    che permettono la nascita di un sistema di knowledge management. Il secondo capitolo

    quindi cerca di dare valore a codeste tematiche, sedimentando i capi saldi del fenomeno,

    da non intendere una mera moda di passaggio .

    Il terzo capitolo dedicato al knowledge management: si divulga una definizione

    della questione, analizzando le teorie pi importanti, con particolare attenzione ai

    modelli di esimi studiosi della materia, passando poi all'analisi dellimpatto

    sullimpresa di quello che lintroduzione del knowledge management, considerando le

    tecnologie di gestione della conoscenza. Si espongono alcuni aspetti che riguardano le

    fasi di gestione della conoscenza e i relativi benefici che vengono acuiti dal knowledge

    management, nonch le possibili cause che possono apportare fallimenti.

    Il quarto capitolo dedicato al knowledge management ed ai relativi vantaggi che esso

    pu apportare nelle organizzazioni. Ci si addentra a quello che lo studio del modello,

    proseguendo poi con lanalisi di come gestire la conoscenza. Il trattato si dirige verso

    quei sistemi di gestione della conoscenza intesi come metodi per finalit:

    - d'apprendimento

    - di marketing

    - di creazione e condivisione della conoscenza nonch del relativo sfruttamento

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    operativo degli elementi, sia a livello strutturato che tacito

    - per lo sviluppo di sistemi per l' innovazione .

    Il quinto capitolo, si propone di dare valenza pratica a quanto teorizzato e prende in

    esame un caso di studio di unorganizzazione imprenditoriale, nella fattispecie la

    realizzazione di un sistema di gestione della conoscenza in una societ cooperativa a

    mutualit prevalente. Ci intende, presentare riflessioni su quello che definito il

    capitale intellettuale, ovvero la conoscenza intesa come risorsa in grado di sostenere

    lattivit di un organizzazione nel lungo periodo e in un ambito specifico sottolineando

    fenomeni come :

    - il riconoscere i tratti del capitale intellettuale nellorganizzazione;

    - lindividuare le fonti della conoscenza operativa;

    - verificare il supporto gestionale dello strumento nella gestione del capitale

    intellettuale, definendo la corretta collocazione allinterno delle strategie di

    innovazione nonch tutte quelle attivit derivanti e\o complementari .

    Si propone quindi uno studio sullattuazione concreta di una teoria di knowledge

    management, focalizzando l'aspetto gestionale della sicurezza. Lesperienza specifica

    del modello preso in esame, viene analizzato partendo dalla nascita reale dellesigenza,

    in questo caso necessit che ha origine da quanto definito dal D.Lgs 9 aprile 2008 n.

    81 e s.m.i per poi arrivare alla consapevolezza di una visione di knowledge

    management. Si presenta laspetto funzionale e pratico di un progetto software, al fine

    di gestire quella conoscenza acquisita e generata, sfruttando tutti gli elementi condivisi e

    generati, sia a livello strutturato che tacito, per massimizzare i benefici minimizzando al

    contempo i costi. Gli obiettivi elargiti, vogliono dimostrare che lapplicazione efficiente

    di un modello knowledge management pu al contempo definire :

    - la riduzioni di costi derivanti da incidenti, infortuni, correlati al lavoro attraverso

    la minimizzazione dei rischi a cui possono essere esposti i dipendenti o le

    persone coinvolte con e dallimpresa;

    - lincremento dellefficienza e dellefficacia dellimpresa;

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    - il miglioramento dei livelli di sicurezza sul lavoro e della salute;

    - la facilit nel produrre la documentazione richiesta dalle norme;

    - l' esigenze supplementari e/o complementari dettate dal mercato in cui svolge

    attivit limpresa.

    Un metodo, quindi, che definisce una sinergia tra sapere-informazione e che non mette

    in discussione i principi del knowledge management ma che li migliora di contenuti ed

    aspetti. Le conclusioni del lavoro vengono dedicate al decretamento di un punto

    darrivo del percorso che si compiuto e che sempre in continua evoluzione.

    Conoscenza e sapere sono valori su cui il Manger e quindi l' impresa del XXI devono

    tassativamente fondarsi per lottenimento del successo.

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    CAPITOLO PRIMO

    1. LIMPORTANZA DELLA CONOSCENZA

    1.1 Epistme: una risorsa

    Il dibattito filosofico e scientifico sul concetto di conoscenza e sulle sue propriet

    comincia dai tempi dellantica Grecia.

    Oggi la conoscenza, dal greco epistme, il fulcro fondamentale delleconomia non

    solo nei settori ad elevata intensit tecnologica ma anche in quei settori di carattere

    tradizionale.

    Nel contesto odierno, caratterizzato da una elevata competizione finanziaria e da

    uningente innovazione del prodotto, la conoscenza appare sempre pi come risorsa

    indispensabile su cui investire per una competitivit durevole e sostenibile. Ci che

    affiora e sempre pi lesigenza da parte delle organizzazioni di una disposizione e

    creazione oculata della conoscenza, in cui si elegge il management11 come radice

    fondamentale al fine della gestione completa del fenomeno. La gestione della

    conoscenza, in questa ottica quindi, diventa fondamentale in quanto consente alle

    organizzazioni di garantire: un output migliore, saper conoscere al meglio il mercato su

    cui puntare e risolvere nel breve tempo possibili problemi sull output offerto12, cio

    su quei beni materiali e non, immessi in un mercato.13

    Lavvento delle nuove tecnologie,

    Internet i n p r i m i s , ottimizzano, con u n minimo dispendio di risorse, la raccolta

    delle conoscenze rilevanti per ogni settore di unorganizzazione14.

    Per unanalisi approfondita di ci che la gestione della conoscenza o knowledge

    management necessario definire la conoscenza ed i processi di creazione, costituenti

    11 Del Giudice F., Dizionario di economia aziendale e Gestione aziendale, Napoli, Edizioni Giuridiche Simone, 2007,p.112 lautore: Il complesso delle attivit direzionali di gestione e organizzazione in aziende pubbliche e private SIN amministrazione 2 estens. La direzione generale. 12 Ibidem,p.120 13 RDM - The Results-Driven Manager , Gestire la Conoscenza per Spingere la Crescita , Traduzione N. Gaiarin.N , Tinunin .G,

    Milano, Etas, 2007,pp. 99-110 gli autori: I manager sono responsabili di trasformare le conoscenze e le abilit dei propri collaboratori in risultati di business misurabili[ ] Creare comunit di conoscenze, un obbiettivo fondamentale [ ] incoraggiare la condivisione delle best practices, gestire la conoscenza attraverso le tecnologie basate sul web, creare strategie ad

    hoc per la condivisione delle informazioni, diffondere iniziative di knowledge management, offrire facile accesso alle informazioni, sono requisiti essenziali per creare una comunit di conoscenze. 14 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, Etas,

    2000 gli autori pp.88: [ ] Internet ottimizza, su scala mondiale e con minimo dispendio di risorse, la raccolta delle conoscenze rilevanti per acquisti e investimenti.

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    essenziali dellinnovazione. Il concetto di conoscenza, nonostante la sua intangibilit,

    stata al centro di studi che hanno portato diverse interpretazioni dei suoi concetti base.

    Agli albori della disciplina, esimi studiosi forniscono una definizione distaccata della

    conoscenza qualificandola come una particolare attivit di carattere umano mirata a

    giustificare tutti quei principi che luomo possiede per lacquisizione durevole della

    verit15. Levoluzione tecnologica ed industriale porta successivamente, a prendere in

    considerazione lorganizzazione a prescindere dalla sua natura sociale e in questo

    ambito la capacit di creare conoscenza; quindi una sua relativa diffusione, sta proprio

    nei prodotti e servizi che offre la stessa16.

    Secondo alcuni la conoscenza un insieme mutevole di valori, basati sullesperienza,

    che contemporaneamente forniscono un modo per valutare lincorporazione di nuovi

    valori e di riflesso nuova esperienza, generata attorno ad elementi o individui coinvolti

    pienamente nel processo della conoscenza17, i knowers erogatori e consumatori di

    conoscenza profilata18. Altri la definiscono come una massa dinformazioni, costituita

    da nozionismi, fatti, idee, incluso anche ci che lo stato di una persona come l

    ignoranza, la consapevolezza, la comprensione, altri invece, definiscono la conoscenza

    come l integrazione didee, esperienza, abilit che permettono di creare valore in

    unorganizzazione attraverso la condivisione di quelle decisioni che permettono il

    miglioramento dei processi.19

    Come si evince, la conoscenza, da fenomeno sporadico e

    15 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,Milano, Guerini e

    Associati, 2005, pp.15 Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka affermano: a dynamic human process of justifying personal belief toward the truth

    16 Ibidem, Ivi,the capability of a company as a whole to create new knowledge, disseminate it throughout the organization and embody it in products, services, and systems.

    17Genova M. Riberti A. Intranet e knowledge management : un progetto di organizzazione, gestione e diffusione delle conoscenze in azienda, Milano, F. Angeli, 2005,pp. 20-38 lautore (studio di Davenport e Prusak) la conoscenza un mix mutevole di esperienze strutturate, di valori, di informazioni contestuali e di intuizioni basate sullesperienza, che forniscono un modello per valutare ed incorporare nuove esperienze e informazioni. Ha origine ed applicata nella mente di chi conosce (knowers). Nelle organizzazioni spesso contenuta non solo nei documenti o nei repositories ma anche nelle routine, nei processi, nelle prassi e nelle norme

    organizzative. Concetti chiave della conoscenza sono esperienza, verit, giudizio e regole di [ ] [ ]linformazione pu essere trasformata in conoscenza attraverso gli strumenti della comparazione, delle conseguenze, delle connessioni e della conversazione. Essi inoltre ritengono, che le attivit che creano conoscenza avvengono allinterno degli esseri umani e che bisogna considerare la conoscenza come uno dei pi importanti patrimoni aziendali [ ].

    18 Profili S., Il knowledge management. Approcci teorici e strumenti gestionali,Milano,Franco Angelli,2004, pp. 83,90,110 lautore: [ ] il knower una delle figure distintive di questo sistema: le persone, intese come discenti, non sono viste solo come utenti del sistema ma come soggetti che producono, accedono e utilizzano informazioni profilate e catalogate [ ] [ ] Peter Drucker definisce ci come un modo al fine di descrivere il professionista manageriale intelligente, caratterizzato da un elevato grado di

    formazione che valorizza i propri meriti e contribuisce al successo dell'organizzazione) modifica radicalmente la natura del lavoro

    del management. I manager sono i custodi, proteggono le risorse aziendali e se ne prendono cura. Se le risorse sono intellettuali, il lavoro del manager cambia [ ].

    19Stewart T, Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza,Milano, Ponte alle grazie, 1999, l'autore pp 37-38: La conoscenza diventata il fattore pi importante della vita economica"[ ]. "Essa la principale componente di tutto ci che comperiamo e vendiamo, la materia prima con la quale lavoriamo.

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    settoriale, diventa una risorsa fondamentale da gestire in ogni punto

    dellorganizzazione. Tale studio per cui tende definire la conoscenza, come uninsieme

    di valori che possono trasformarsi in costrutti fondamentali per lorganizzazione o

    lindividuo, attraverso le metodologie di confronto e scambio, eleggendo in primis

    luomo come fulcro fondamentale per la creazione e divulgazione della stessa:

    linnovazione quindi nella conoscenza e come conseguenza, necessario diventa

    produrre strumenti organizzativi per parlare di ella.

    Ricapitolando la conoscenza, pu essere definita come:

    - la consapevolezza nel tempo derivante da un processo continuo di

    apprendimento, basato sullacquisizione di cognizioni sia sul piano logico che

    dellesperienza;

    - lutilizzo efficiente di dati e informazioni insieme competenze dell individuo;

    - bene spurio presente nelle idee, consuetudini, immagazzinata nella ragione dell

    individuo, nei processi e nei beni materiali;

    - il capitale intellettuale di unorganizzazione20.

    Ed proprio su questo enunciato, cio conoscenza come capitale intellettuale che molti

    studiosi hanno steso le proprie teorie.

    La conoscenza rappresenta quello che in management si definisce capitale intellettuale,

    costituito dalle attivit intangibili coordinate alla struttura esterna, cio quel valore

    relativo alla clientela e riguarda il riconoscimento del potenziale di quelle relazioni tra

    il cliente e fornitore, la struttura interna, ovvero la conoscenza trattenuta allinterno di

    unorganizzazione e trasferita attraverso i processi, le politiche organizzative e i sistemi;

    il capitale umano cio le conoscenze implicite dellindividuo presente in

    unorganizzazione. E capacit intellettuale della moltitudine e del collettivo21.

    Da quanto emerso, la conoscenza basata su quel gruppo dindividui, che utilizzano

    linsieme didee e conoscenze in possesso per compiere azioni allo scopo di raggiungere

    peculiari obiettivi univoci e in questo senso la conoscenza specifica dellindividuo o

    dellorganizzazione che la crea. Sintetizzando quindi la conoscenza il risultato di

    unattivit dinterpretazione e di astrazione, basata essenzialmente su paradigmi logici

    20 Ibidem,pp.116-117E' il capitale intellettuale, non le risorse naturali, i macchinari o anche il capitale finanziario, a costituire l'unica risorsa indispensabile delle imprese: la conoscenza ". 21 Ibidem Ivi l'autore: "Il capitale intellettuale", rappresenta il materiale mentale, conoscenze, informazioni, propriet intellettuale, esperienza, di cui ci si pu servire per creare ricchezza. E' capacit intellettuale collettiva".

  • 13

    e formali, ma anche su principi di natura morale ed estetica. La conoscenza rivela

    la strutturazione profonda e nascosta del mondo che non avvertibile

    direttamente dalla percezione senza lindispensabile mediazione di una complessa

    attivit mentale22.

    La conoscenza in possesso ad unorganizzazione un investimento per il futuro e

    allo stesso tempo ricchezza patrimoniale, che determina uno stato di benessere. Se

    gestita adeguatamente, lorganizzazione pu soddisfare le molteplici richieste del

    mercato, mantenendo una competitivit elevata nel tempo, come i vantaggi derivati

    dalla tecnologia nei processi produttivi. Quindi fenomeno che crea quello che il valore

    aggiunto. Il mercato diventa uno stimolo per lorganizzazione, spronandola a ricercare

    nuovi prodotti, e di conseguenza creando una conoscenza nuova.

    1.2 Dati, informazioni, conoscenza

    Come avvalorato sino ad ora, la conoscenza allinterno di unorganizzazione, consente

    di garantire prodotti migliori, saper conoscere al meglio i propri clienti e risolvere nel

    breve tempo possibile i problemi su prodotti e servizi offerti. Nella storia moderna i

    primi studiosi che hanno dispensato equilibrate filosofie sulla teoria della conoscenza

    sono stati gli esperti della scuola nipponica, i quali hanno dimostrato e successivamente

    introdotto le differenze che la conoscenza, presenta . Ma sebbene, nelle organizzazioni, i

    termini dati, informazioni e conoscenza, sono spesso usati in modo intercambiabile,

    utile definire i significati di questi termini fondamentale per la comprensione del

    fenomeno.

    La confusione su cosa significhino dati, informazioni e conoscenza, quanto

    differiscano oppure indichino parole simili, ha avuto come conseguenza un enorme

    aumento dinvestimenti in soluzioni tecnologiche che difficilmente riescono a soddisfare

    le esigenze delle imprese che le hanno realizzate, oppure a conseguire ci che le

    imprese credono di avere ottenuto23; il successo o linsuccesso delle attivit di

    unorganizzazione dipendono in larga misura dalla consapevolezza di che cosa, in

    termini di dati, informazioni e conoscenza, si vuole acquisire, di che cosa gi sotto il

    controllo dellorganizzazione e di quali risultati possibile conseguire o non conseguire

    22 Giuda G., Berini G., Ingegneria della conoscenza, Milano, Egea, 2000 p 17. 23 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, Etas, 1998, p.24.

  • 14

    attraverso essi24.

    Figura 1: struttura dato informazione e conoscenza tratta dal sito web http://www.freewayskyline.it, link di origine

    http://www.freewayskyline.it/main/Blog/tabid/108/EntryId/19/Il-monitoraggio-preciso-e-costante-sullo-stato-di-avanzamento-

    delle-commesse.aspx, consultazione, 24 dicembre 2012.

    Il legame tra dati, informazioni e conoscenze un legame chiuso ovvero ciclico:

    I dati sono una descrizione elementare di un fatto che pu essere codificato, conservato

    e classificato in diversi modi. Sono lo zoccolo di base per lo sviluppo della conoscenza,

    costituiti dalla rappresentazione di simboli (testi, disegni) e segnali fisici (suoni,

    immagini, video) accaduti in unorganizzazione, non organizzati e classificati al fine di

    essere compresi e relativamente utilizzati. Sono simboli convenzionali quindi, che

    considerati autonomamente non hanno un significato univoco. Ma soprattutto possono

    essere elaborati ed interpretati per definire un informazione. Lattivit di raccolta in tal

    contesto il fulcro della cultura dei dati e la gestione di tali elementi risulta essenziale

    per lorganizzazione. Ma una semplice raccolta dati non genera il secondo step della

    struttura a blocchi cio linformazione: la conoscenza utilizzabile. Dunque se alla base

    ci sono i dati, materiale grezzo, su un gradino pi alto c linformazione, cio i dati

    selezionati e organizzati per essere comunicati.

    I dati diventano informazioni quando acquisiscono un significato. Il significato viene

    acquisito quando i dati sono coinvolti in un processo di :

    - contestualizzazione cio quando viene definito il fine dei dati;

    - categorizzazione cio la gerarchia dimportanza dei dati e/o a quale evento

    tangibile o intangibile si riferiscono;

    - calcolo e concentrazione cio quando viene definito un processo di

    24Ibidem,Ivi

  • 15

    quantificazione ;

    - veridicit e correttezza cio quando viene definita la relativa correttezza e

    attinenza allevento in questione .

    Le organizzazioni valutano la gestione dei dati in termini di costo, velocit e capacit.

    Anche se lo sviluppo tecnologico ha permesso unevoluzione nella gestione dati, la

    figura delluomo fondamentale per la definizione della conoscenza grezza e quindi per

    la definizione dei processi cui detto elemento deve sottostare per generare

    linformazione.

    Le informazioni sono dei dati organizzati, inseriti in un determinato contesto, che

    consentono di attribuire un significato unico e condiviso ai dati stessi. Sono fatti,

    messaggi, prodotti attraverso una metodologia comunicativa sonora o ottica, come un

    documento ad esempio, comprensibili e significativi per un destinatario finale.

    Letimologia dellinformare cio dare forma a25, consente di capire in specifico ci

    che per il fruitore essenziale. Permette di ampliare ci che sono i suoi valori di base e

    le sue conoscenze. Da questo enunciato quindi, si acquista la consapevolezza

    pragmatica tale per cui il destinatario finale e non il mittente a decidere la

    classificazione del fatto o del messaggio che ha ricevuto; quindi il destinatario colui

    che definisce quellelemento che concretamente lo informa, cio uninformazione.

    Linformazione lelaborazione dellelemento grezzo, il dato, produttore di significato;

    quindi un nuovo punto di vista che rende intuibile nuovi significati e che allo stesso

    tempo, permette di coordinare concetti non congiunti. Linformazione frutto di

    unelaborazione attenta dellessenza grezza cio il dato un processo che pu essere

    automatizzato grazie allinnovazione odierna, mediante i vari strumenti informatici che

    le nuove tecnologie ci offrono.

    A prescindere da quello che lintervento delle macchine nella strutturazione e

    realizzazione dellinformazione, la presenza umana e comunque requisito necessario, in

    quanto la strutturazione di significato prerogativa umana non sostituibile dalla

    tecnologia e quindi non automatizzabile. Seppur la tecnologia definisce il livello di una

    organizzazione, tale fenomeno non elargisce nellsuo percorso di avanzamento

    evolutivo informazioni migliori; costante fondamentale ed rimane la componente

    umana che non un valore aggiunto ma il requisito fondamentale in ogni processo di

    25

    Schiannini D.,Il nuovo dizionario Garzanti,Milano, Redazione Garzanti, prima edizione 1984, ristampa1987,p.115.

  • 16

    creazione ed evoluzione dellinformazione prima e della conoscenza poi .

    La conoscenza: il punto di arrivo di questo processo ciclico. La conoscenza

    quellinsieme di informazioni organizzate ed elaborate al fine di diffondere

    comprensione, esperienza e competenze relativamente connessa al saper fare. Le

    informazioni vengono elaborate al fine di ottenere un implicazione pratica,

    incrementando allo stesso tempo la conoscenza organizzativa dei destinatari e

    rievocando le esperienze e le competenze sviluppate in passato dallorganizzazione o

    dallindividuo in s. Alcuni studiosi la definiscono come una combinazione fluida di

    esperienza, valori, informazioni contestuali e competenza specialistica che fornisce un

    quadro di riferimento per la valutazione e lassimilazione di nuova esperienza e nuove

    informazioni, sulla base della quale possibile prendere decisioni operative e

    intraprendere azioni che producono valore per qualche stakeholder dellimpresa26.

    Da questo enunciato si comprende che linformazione per diventare conoscenza deve

    essere arricchita da valori come :

    - lesperienza cio il mettere alla prova27; la conoscenza acquisita attraverso il

    contatto diretto con la realt. Lesperienza fornisce prospettive storiche attraverso la

    quale osservare e comprendere nuove situazioni e eventi nonch strumenti di

    comparazione con ci che il passato trascorso;

    - veridicit: la conoscenza deve essere validata sul campo e la fiducia deve

    essere massima.

    - complessit: cio il volume di valori eterogenei cui la conoscenza composta;

    ci un attributo intrinseco e rappresenta parte dei valori costituenti .

    La concretizzazione della conoscenza, quindi, partendo da ci che linformazione

    prevede un processo di:

    26 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, op.

    cit., pp. 28-29. 27 Schiannini D.,Il nuovo dizionario Garzanti,Milano, Redazione Garzanti, prima edizione 1984, ristampa1987, lautore [ ]"Dal sostantivo latino experientia, a sua volta derivato da experiens, participio presente del verbo experiri, cio provare, sperimentare. Il termine, come avviene spesso per gli adattamenti dotti, non ha mutato sostanzialmente il suo significato da quello della

    corrispondente forma latina: indica infatti lo sperimentare o il conoscere direttamente un aspetto della realt. Nella tradizione

    filosofica il termine ha avuto un significato molto specifico, ristretto alla conoscenza ottenuta dal solo mondo fisico, intesa come separata dalla ragione e dall'idea: indica cio quel tipo di conoscenza che parte dellattivit dei sensi cio l'esperienza. Nel linguaggio comune, la parola ha per usi pi vari e indica in modo generico la conoscenza del mondo ottenuta attraverso la vita

    quotidiana, il rapporto con le cose, gli altri e le esperienze."

  • 17

    - confronto: cio un processo che prevede comparazioni tra informazioni in

    contesti differenti;

    - conseguenze: cio un processo che permette di comprendere quali implicazioni

    comportano le informazioni rispetto a particolari azioni;

    - connessione: cio un processo che permette di comprendere come un elemento

    di conoscenza collegato con altra conoscenza;

    - conversazione: cio un processo che permette di comprendere la validit della

    conoscenza ed allo stesso tempo unadeguata divulgazione della stessa .Riassumendo le

    peculiarit di questo processo ciclico si potrebbero compendiare:

    Dati: semplici osservazioni di stato

    1. strutturati in modo semplice;

    2. riconducibili attraverso strutture

    qualificate;

    3. di facile trasferibilit.

    Informazioni: dati dotati dimportanza e

    finalit

    1. richiedono ununit di analisi;

    2. necessario un consenso sul significato;

    3. necessaria la mediazione umana

    Conoscenza: informazioni provenienti da un

    processo in cui interviene la mente umana

    (presuppone: riflessione e contestualizzazione)

    1. difficile da strutturare;

    2. difficile da riprodurre;

    3. spesso tacita e difficile da trasferire.

    Quello della conoscenza dunque un ciclo che pu portare alla produzione di nuova

    conoscenza solo tramite la condivisione e l'elaborazione dinformazioni. Va comunque

    affermato che definire la differenza tra dati, informazioni e conoscenza una situazione

    molto complessa in quanto pu seguire un processo inverso, rievocando uno sviluppo

    differente da ci che stato valutato e dove la presenza umana diventa variabile

    imponente e decisiva. Come definito da alcuni studi della scuola nipponica,la

    conoscenza, diversamente dallinformazione, concerne le credenze e il coinvolgimento.

  • 18

    E cio funzione del punto di vista, della prospettiva o dellintenzione del singolo28.In

    tale studio si avvalora la convinzione tale per cui la conoscenza intesa come principio

    legittimato che coopera in particolari situazioni nonch assieme a convinzioni personali

    persuase da un particolare sistema di valori posti in una determinata organizzazione o

    individuo. In un sistema di conoscenze, gli individui non sono semplici utenti, ma parte

    integrante di un sistema. Il ruolo del comunicatore fondamentale a livello

    dell'informazione, perch se questa non viene comunicata in maniera efficace non c'

    condivisione e quindi conoscenza.

    1.3 La conoscenza: una distinzione fondamentale

    Come appurato, un dato una semplice descrizione di un evento, codificato,

    classificato, ed elaborato per portare linformazione. Se alla base della struttura ci sono i

    dati, su un gradino pi alto vi linformazione, dati selezionati e organizzati al fine di

    una comunicazione efficiente e successivamente la conoscenza, informazione elaborata

    nuovamente ed applicata alla pratica. Quello della conoscenza quindi, un ciclo che pu

    portare alla produzione di nuova conoscenza solo mediante la condivisione e

    l'elaborazione dinformazioni. Prendendo in considerazione unindividuo, la maggior

    parte della sua conoscenza tacita, cio una forma di conoscenza propria, implicita al

    suo essere e difficile da esplicare. Ma la conoscenza non sempre detta queste condizioni

    arbitrarie: infatti non tutta esplicitabile, e quando lo , non detto che lo possa essere

    completamente. La conoscenza esplicita invece, quella conoscenza che pu essere

    organizzata e trasferita da un individuo ad un altro, tramite supporto fisico, o

    direttamente. Quindi da questo breve postulato si sedimenta la teoria tale per cui in un

    modello sistematico della conoscenza, lindividuo singolo o un gruppo dindividui, non

    sono solo semplici utenti o fruitori, ma sono una parte integrante e considerevole del

    sistema. Il ruolo di colui che comunica fondamentale a livello dell'informazione,

    perch se ci non viene comunicato efficacemente non vi pu essere condivisione,

    quindi conoscenza.

    28 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,op. cit. enunciato elargito dallo studio di Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka, p 20 .

  • 19

    1.3.1 L approfondimento al valore della conoscenza

    La conoscenza diventata la parola chiave per il management nonch per quella che

    la realt che il XXI secolo pone all' universo umano ed imprenditoriale. In passato le

    risorse di unorganizzazione imprenditoriale erano quantificate in: personale, denaro,

    beni immobili. Oggi la conoscenza, coordina questi tre valori, fornendo il valore

    aggiunto, utile per raggiungere lobiettivo finale di un organizzazione. La conoscenza

    per cui pu suddividersi in ci che derivante dall'esperienza dell'individuo e ci che

    di carattere oggettivo e che permette la sedimentazione di teorie di valore sociale29.

    Tra i primi studi sulla conoscenza vi l'avanguardismo nipponico, i quali negli anni '90

    introducono una fondamentale e sostanziale differenziazione della conoscenza, facendo

    anche leva, su vecchie impostazioni filosofiche del passato professate da importanti

    studiosi e scienziati di inizio '900. Prima di elargire le differenze che categorizzano la

    conoscenza utile definire tutte quelle dimensioni fondamentali che sono all'origine

    della conoscenza e che permettono quindi, una corretta interpretazione del fenomeno, si

    parla di ci che la dimensione ontologica ed epistemologica. Queste due dimensioni

    sono le basi fondamentali che permettono di comprendere quella che la costruzione e

    relativa strutturazione della conoscenza.

    Lontologia nella teoria generale della conoscenza sinterroga su che cosa sia loggetto

    dello studio, cio sulla natura delloggetto studiato. Sul piano ontologico la conoscenza

    creata solo dall'individuo in s o in gruppo. La conoscenza organizzativa quindi deriva

    da tutti quei processi di cattura, trasformazione, organizzazione, condivisione, creazione

    e integrazione della conoscenza prodotta dagli individui all'interno di un determinato

    contesto. Questa dimensione differenzia la conoscenza in relazione ai livelli

    organizzativi in cui si trova e la distingue tra conoscenza:

    - individuale;

    - di gruppo;

    - organizzativa;

    - interorganizzativa.

    29Inumaru K.,La dimensione della conoscenza nella gestione dei processi, in il governo dei processi, Milano, Guerrini e Associati

    2001, p.33, l'autore afferma: la conoscenza pu suddividersi in ci che individuale, soggettivo ed empirico e ci che sociale, oggettivo e teorico ".

  • 20

    Lepistemologia nella teoria generale della conoscenza riguarda invece il rapporto tra

    ricercatore e la realt studiata cio fra il chi ed il che cosa. Sul piano epistemologico si

    evidenzia quell'importante distinzione che si presenta nell'ambito della conoscenza,

    ovvero, conoscenza tacita ed esplicita, che a grandi linee indicano la differenza tra

    quella conoscenza tacita o personale, che si trova nell'intelletto di ogni individuo

    coinvolto, difficile da comunicare ed formalizzare se non tramite un approccio diretto,

    caratterizzata da tutti quei valori informali di carattere intrinseco, come le esperienze le

    credenze e quella che viene definita come la conoscenza esplicita, codificata, di facile

    trasmissione, anche in modo informale, manifestata sotto forma di parole, numeri,

    parole, grafici.

    1.3.2 La conoscenza esplicita e tacita

    La conoscenza esplicita quella conoscenza razionale, codificata ed elaborata

    formalmente, caratterizzata da ci che manifesta strutture logico-linguistiche, regole,

    procedure, reperibili consuetudinariamente in documenti, Web, supporti audiovisivi ed

    altro materiale che elargisce conoscenza codificata in modo formale . Essa si

    caratterizza per essere strutturata ed interpretabile, quindi trasmissibile mediante il

    linguaggio formale e naturale, o altri formalismi. La conoscenza esplicita, nel momento

    in cui esce dalla mente di chi la possiede, diventa informazione; diventa conoscenza nel

    momento in viene inserita nuovamente nel proprio contesto interpretativo.

    La conoscenza tacita quella conoscenza soggettiva delle singole persone. E' corporea,

    legata allesperienza, nozioni personali,trasmessa attraverso contesti pratici. Si

    caratterizza per essere destrutturata e difficilmente trasferibile, ma spesso contiene un

    valore strategico per lindividuo o lorganizzazione. In mezzo c quello che non

    ancora esplicitato, ci che potrebbe essere descritto, ma che nessuno ancora ha fatto.

    Conoscenza tacita un termine che deriva dallo studio di Michael Polany, scienziato e

    filosofo ungherese, che identifica una conoscenza non codificata, non contenuta in testi

    o manuali, non gestita attraverso flussi comunicativi organizzati, ma una conoscenza

    che esiste nella mente degli individui e di cui non sono consapevoli. Polanyi intendeva

    ci, come un processo, e non come una forma di conoscenza. "Conosciamo pi di

  • 21

    quanto possiamo effettivamente dire30; nel senso che la dimensione della conoscenza si

    fonda su una dimensione tacita interiorizzata antecedentemente. La conoscenza tacita

    di grande importanza, in quanto fornisce un contesto agli individui, ai luoghi, alle idee.

    Studiosi facente parte della scuola nipponica, riprendendo questi postulati ed

    affermano:il riconoscimento della dimensione tacita e della sua rilevanza ha numerose

    implicazioni di importanza decisiva. Innanzitutto da origine a una visione

    completamente diversa dellorganizzazione, che cessa di essere considerata come una

    macchina deputata allelaborazione di informazioni e diventa un organismo vivente. In

    questo contesto, condividere una visione del significato dellorganizzazione, della

    direzione verso cui si muove, del tipo di mondo in cui vuole operare, e delle modalit

    per realizzare questa visione del mondo, di gran lunga pi importante di quanto non

    sia lelaborazione delle informazioni oggettive31. La seconda implicazione una

    conseguenza naturale della prima. Una volta riconosciuta limportanza della

    conoscenza tacita, si comincia a pensare allinnovazione in tuttaltra prospettiva. Non

    si tratta semplicemente di aggregare dati e informazioni eterogenee, ma di

    percorre un processo assolutamente individuale di rinnovamento personale e

    organizzativo. Limpegno personale dei dipendenti e la loro identificazione con

    limpresa e la missione organizzativa diventano indispensabili. Creare nuova

    conoscenza significa ricreare, pressoch letteralmente, limpresa e quanto vi

    contenuto, in un processo dinamico di rinnovamento personale e organizzativo32.

    Data la sua natura ostica, che la vede di difficile formalizzazione e strutturazione, si

    distinguono due fondamentali tipi di questa conoscenza:

    - una conoscenza professionale o tecnica: legata ad abilit tecniche ed a

    competenze specifiche (know-how);

    - una conoscenza soggettiva o cognitiva: correlata per lo pi a schemi mentali,

    percezioni, convinzioni personali ed esperienze (forma mentis)

    Entrambe determinano le azioni quotidiane ed i comportamenti degli individui o di

    unorganizzazione. A questa distinzione di carattere epistemologico, gli studiosi

    affiancano una dimensione in cui ha luogo lo sviluppo della conoscenza. Si parla quindi,

    30 Polany M., The Tacit Dimension , NY, Anchor Books, 1966 p.64: we know more than we can tell. 31 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,Milano, Guerini e

    Associati, 2005, elaborazione di Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka, pp. 33-35.

    32 Ibidem, Ivi

  • 22

    della dimensione ontologica in cui, come asseverato antecedentemente, la conoscenza si

    definisce come il prodotto degli individui all'interno di un'organizzazione. In tale campo

    essenziale che tutte le conoscenze dellorganizzazione siano a disposizione e

    facilmente reperibili da chiunque ne abbia bisogno in maniera tempestiva. Affinch ci

    sia possibile, necessario che tutta la conoscenza sia resa esplicita e utilizzabile sia a

    livello organizzativo che interorganizzativo. Le conoscenze tacite allinterno

    dellorganizzazione possono essere un impedimento alla creazione di valori, in quanto

    precludono ai membri la possibilit di beneficiare di tutte quelle informazioni che

    potenzialmente lorganizzazione possiede. Tale modello grafico sintetizza quanto

    trattato sino adesso:

    Figura 2: modelli di conoscenza tratta dal sito web http://gestione-della-conoscenza.blogspot.it/2010/05/3-un-modello-di-

    conoscenza-ikujiro.html, link di origine http://4.bp.blogspot.com/_QeoNag0vCaA/S-

    ipEhhTwkI/AAAAAAAAAFk/c_3owWZAVW8/s1600/modelli+conosc.jpg, data consultazione, 24 dicembre 2012

    Si denoti ulteriormente questo sviluppo, che illustra in maniera esaustiva le

    caratteristiche della conoscenza tacita, associate e messe in corrispondenza con le

    caratteristiche della conoscenza esplicita:

    Conoscenza tacita (soggettiva) Conoscenza esplicita (oggettiva)

    Conoscenza esperienziale (corporea) Conoscenza razionale (mentale)

    Conoscenza simultanea (qui e ora) Conoscenza sequenziale (l e allora)

    Conoscenza analogica (pratica) Conoscenza digitale (teorica)

    Ci che si pu comprendere ad una prima analisi e che la conoscenza che deriva

    dallesperienza tende ad essere tacita, corporea e soggettiva, mentre quella che deriva

    dalla ragione tende ad essere esplicita, astratta e oggettiva. Rievocando gli studi di

    Polanyi sulla conoscenza, egli, come asseverato in precedenza, sottolinea unimportanza

  • 23

    divina della conoscenza tacita: mette in evidenza limportanza di una modalit

    personale per quanto concerne la costruzione della conoscenza influenzata da molteplici

    variabili individuali tra cui le emozioni. Quando un individuo conosce in modo tacito,

    viene intesa la sua personale capacit di agire senza distanza da cose e persone usando

    il proprio corpo: in tal modo si presenta unenorme difficolt al fine di spiegare,

    mediante strutture formali e condivise come le parole, il processo nel quale lindividuo

    stesso coinvolto. Quindi senza dubbio vero che la conoscenza tacita o implicita pu

    diventare esplicita; ovvero ci che nella mente dellindividuo pu essere convertito in

    forme di conoscenza esplicita, come le parole. Ma altrettanto vero che non tutto quello

    che nella mente dellindividuo pu essere convertito in conoscenza esplicita

    confermando la tesi tale per cui "conosciamo pi di quanto possiamo effettivamente

    dire33. Per quanto concerne il fenomeno trattato sino ad ora alcuni studiosi espletano

    un altro tipo di conoscenza, cio quella radicata nelle tecnologie e nelle pratiche

    organizzative: la conoscenza abituale o embedded34 sottolinea lesistenza di

    macchinari, sistemi informativi e processi di lavoro e deve essere resa disponibile

    allinterno di unorganizzazione. Rendere la conoscenza abituale, significa farla

    diventare indipendente, integrandola nei sistemi informativi, nei processi, quindi

    allinterno delle strutture organizzative. L'affermazione di un'economia basata sui

    servizi pi che sui beni fisici e l'evoluzione delle tecnologie stanno creando uno

    scenario in cui il vantaggio competitivo legato alla conoscenza, componente decisiva

    per il successo odierno. Questa risorsa, quindi deve essere protetta e incentivata affinch

    il suo utilizzo a pieno regime in una organizzazione, aggiunto al complesso di abilit,

    innovazioni e idee individuali possa permettere alla stessa, una lungimirante

    competitivit, duratura nel tempo.

    1.4 Creare la conoscenza in unorganizzazione

    Creare conoscenza allinterno di unorganizzazione un processo che, come intuito,

    33 Polany M., The Tacit Dimension , NY, Anchor Books, op. cit. p. 64: we know more than we can tell. 34 Blackler F., Dal concetto statico di conoscenza al concetto dinamico del conoscere: il knowing come processo e come prodotto

    delle comunit,Milano,Studi organizzativi,Franco Angeli, 1999, p.117 lo studio di A. Bourdeau e G. Couillard afferma che [ ]la conoscenza embedded, quella radicata nelle procedure, nelle routine, nelle tecnologie e nelle pratiche organizzative [ ].

  • 24

    parte dallindividuo e coinvolge diverse parti organizzative. E un processo che assume

    una forma a spirale dove gli obsoleti valori della conoscenza si fondano con valori

    nuovi e si amplificano. Nel management tradizionale esistono due teorie fondamentali al

    fine di creare la conoscenza: parliamo del modello top down e bottom up. Secondo il

    processo top down la conoscenza si crea ad i vertici della piramide organizzativa, e

    viene successivamente trasmessa ai livelli bassi, cio verso la base, utilizzando

    opportuni mediatori.

    Il modello bottom up, invece elargisce le condizioni tale per cui la conoscenza si

    muove in senso opposto a quanto definito ora, ossia dal basso verso lalto, quindi dalla

    base ad il suo relativo vertice; applicando questi due processi ad un contesto

    imprenditoriale si parler di una conoscenza che viaggia da un livello basale dell

    organizzazione imprenditoriale ad un livello pi elevato, rappresentato dalla direzione,

    nel modello bottom up, invece si parler di una conoscenza che viaggia da un livello

    elevato rappresentato dalla direzione, ad un livello basale dell organizzazione

    imprenditoriale nel modello top down. La seguente rappresentazione grafica pu

    chiarire al meglio questo postulato:

    Figura 3: il modello top down e bottom up

    Il modello top down permette un controllo della conoscenza esplicita ma non consente

    lo sviluppo della conoscenza implicita; al contrario il modello bottom up permette di

    sviluppare solo una conoscenza implicita. Lapproccio top down dunque un rischio in

    una organizzazione di carattere imprenditoriale, per quelli che sono i piani definiti dalla

    direzione, in quanto non vengono tradotti tempestivamente in particolari processi

    dazione e direzione; nella strategia bottom up invece, vi il rischio che gli individui

    alla base della struttura piramidale possano disperdere tempo e forze per produrre quel

  • 25

    valore fondamentale che la conoscenza. Il modello top down e il modello bottom up

    quindi, risultano inefficienti al fine di una interazione dinamica necessaria per creare

    conoscenza in un organizzazione. A tal proposito la scuola nipponica suggerisce un

    particolare stile organizzativo al fine di creare e trasmettere conoscenza in modo

    efficiente nelle organizzazioni; parliamo del modello middle up down, ovvero un

    processo che consente un flusso comunicativo che va dal vertice alla base e viceversa

    facilitando i processi di creazione e trasmissione della conoscenza, valore fondamentale

    dellorganizzazione. Tale processo introduce una figura intermedia allinterno

    dellorganizzazione, che traduce in decisioni ed azioni ci che viene definito dal vertice

    (ad esempio la direzione, in un ambito imprenditoriale), trasferendo ci alla base della

    stessa. Parliamo del middle manager, figura che ha la peculiarit fondamentale di

    assimilare le strategie dellorganizzazione e che sidentifica nei manager di livello

    intermedio come i responsabili di reparto o produzione, prendendo sempre come

    riferimento di carattere esemplificativo un organizzazione di tipo imprenditoriale.

    Figura 4: il modello middle up

    Si denotino questi approfondimenti al fine di comprendere al meglio lapplicazione di

    queste strategie in un ambito imprenditoriale nella fattispecie carpire in modo rilevante i

    vantaggi o gli svantaggi che essi forniscono.

    1.4.1 I modelli per creare la conoscenza: lapprofondimento

    Il modello top-down come definito elargisce la creazione di conoscenza dentro il

    confine di elaborazione delle informazioni: coincide sostanzialmente con il modello

  • 26

    gerarchico classico. Esso trova la sua massima espressione nellopera di Herbert

    Simon35. Il vertice, come affermato riceve dalla base informazioni in modo selettivo,

    che utilizza allo scopo di creare una programmazione e ordini, che restituisce poi alla

    base. Linformazione elaborata attraverso una suddivisione del lavoro che lascia al

    vertice, in gergo manageriale, il top management, cio lalta direzione, il compito di

    creare i valori base ed agli individui con uno status gerarchico inferiore quello di

    svilupparli creando efficienze per quella che lorganizzazione. I concetti elaborati

    dunque diventano le condizioni base del manager di livello intermedio, che ha il

    compito di scegliere gli strumenti per concretizzarli. Nel livello base di

    unorganizzazione, lesecuzione delle operazioni in gran parte reiterativa. Lassunto

    sottointeso quindi, quello tale per cui solo il top management in grado di creare

    conoscenza; cio colui che ha sia il diritto che il dovere di creare e gestire questo

    valore. La conoscenza creata dal vertice ha lo scopo di essere realizzata ed elaborata

    rappresentando quindi un mezzo dintercessione. Questo modello si manifesta come un

    processo deleterio per le modalit di conversione della socializzazione e

    dellesteriorizzazione. Ne consegue comunque un enorme carico di lavoro e di

    informazione per lorganizzazione nel suo complesso.

    Il modello bottom up, invece, ai principi di gerarchia e di suddivisione del lavoro,

    viene quello dellautonomia, strettamente connesso alla tradizione taylorista36. Ad

    una conoscenza creata e controllata dal vertice viene posta una conoscenza creata e

    controllata anche dalla base. Lorganizzazione bottom up senza variazioni e

    leliminazione della gerarchia e della suddivisione del lavoro riduce le distanze vertice -

    base. Il top management impone poche disposizione a coloro che sono la base

    dellorganizzazione, cio a coloro che sono ad un livello gerarchico inferiore, i quali

    35 Simon H, Teoria dell'organizzazione, traduzione di Organizations, Milano, Edizioni di Comunit, 1966, lautore afferma che : la creazione di conoscenza come una semplice elaborazione in cui il vertice riceve dalla base informazioni semplici e selettive, che

    utilizza per la pianificazione e che alla fine restituisce alla base. Linformazione elaborata a diversi livelli lungo la catena gerarchica: il top management definisce i concetti di base che diventano le condizioni operative per i manager intermedi, a cui

    delegato il compito di scegliere gli strumenti per realizzarli. Le decisioni dei manager intermedi, a loro volta, determinano le

    condizioni operative dei dipendenti di linea, che applicano le decisioni. Al livello della linea, lesecuzione delle operazioni in larga parte routinaria. La conoscenza che si produce all'interno di questo modello in gran parte codificata e immagazzinata in

    archivi o database. 36Nelson D. Taylor e la rivoluzione manageriale: la nascita dello "scientific management", Einaudi, Torino 1988, pp 74-75-76

    lautore afferma: [ ]Essa si fondava sul principio che la migliore produzione si determina quando a ogni lavoratore affidato un compito specifico, da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. Qualsiasi operazione del ciclo produttivo industriale pu dunque essere scomposta e studiata nei minimi particolari: questo, secondo Taylor, il compito dei manager, che

    sulla base delle verifiche empiriche devono stabilire: qual il compito specifico di ogni lavoratore; in quanto tempo lo deve

    svolgere e in che modo lo deve svolgere. Cos possibile arrivare alla razionalizzazione del ciclo produttivo, ossia alla finalizzazione a criteri di ottimalit economica, attraverso l'eliminazione degli sforzi inutili, l'introduzione di sistemi di

    incentivazione, la gerarchizzazione interna e la rigorosa selezione del personale. L'applicazione pratica di questi principi apr la

    strada alla prima catena di montaggio, introdotta negli stabilimenti della Ford Motors Company nel 1913 e di fatto, dunque, modific tutta l'organizzazione del lavoro nelle industrie.

  • 27

    operano come attori indipendenti.

    Il principio fondante di questo processo quindi lautonomia; ci limita le modalit di

    combinazione e interiorizzazione .

    Considerati gli ostacoli che i due tradizionali stili pongono al loro completo sviluppo, si

    considera una terza possibilit, che non muove dallalto o dal basso la conoscenza, ma

    dal centro dellorganizzazione. Tale modello cerca di mettere insieme i vantaggi dei due

    processi appena descritti costituendo quindi un processo continuo. Si tratta di un

    modello elaborato dalla scuola nipponica e precisamente negli studi professati da due

    esimi studiosi del settore Nonaka e Takeuchi. Tale modello cerca di unire i vantaggi che

    vengono inseriti in quel corpus di teorie dell'organizzazione che affermano come la

    conoscenza sia un insieme di regole pratiche che rendono pi efficiente la produzione

    ed evidenziano il suo ruolo come risorsa che serve a creare valore per

    l'organizzazione.37

    Il modello si fonda sull'analisi del ruolo dei livelli intermedi, che costituiscono la vera

    struttura di creazione e gestione della conoscenza in unorganizzazione; rappresenta un'

    interfaccia tra il top manager, quindi il vertice e la base, cio quegli individui di basso

    livello gerarchico; in dettaglio le esigenze manifestate elargiscono la necessit

    didentificare, sintetizzare e organizzare le informazioni e metterle a disposizione

    nellorganizzazione.In generale si parla della strategia middle up down quando:

    lindividuo creatore di conoscenza rappresentato dal manager intermedio, che agisce

    attraverso un processo di conversione a spirale che coinvolge sia il vertice, sia la base.

    E colui che si trova nell intersezione dei flussi informativi verticale e orizzontale di

    unorganizzazione.

    Nel modello in questione, il top manager38definisce gli obbiettivi di lungo periodo

    che lorganizzazione intende perseguire, in gergo manageriale la vision dellazienda,

    mentre il manager intermedio, o il middle manager, sviluppa concetti definiti e

    comprensibili, attuabili da quegli attori coinvolti nei processi dellorganizzazione e che

    sono alla base della stessa. Nel far ci i middle manager sintetizzano la conoscenza

    tacita immagazzinata dal vertice e dalla base e la rendono esplicita incorporandola ad

    esempio nelle tecnologie usufruite. La realizzazione della conoscenza caratterizzata da

    quattro fasi fondamentali :

    37 Carlino A.,Marketing e strategie di posizionamento internazionale, Milano, Franco Angeli,2005 p.38 38 la visione del top management si concretizza attraverso concetti di business o di prodotto a medio raggio.

  • 28

    - condivisione delle informazioni allinterno dellorganizzazione;

    - creazione di una rete di conoscenze allinterno e allesterno

    dellorganizzazione;

    - trasformazione della conoscenza in capitale economico;

    - condivisione della conoscenza .

    Tale modello quindi dinamico in quanto modello integrato nellorganizzazione e

    chiunque pu contribuire al relativo sviluppo dello stesso. Questo processo facilitato

    da valori che stimolano e permettono di gestire pi facilmente la circolazione della

    conoscenza nellorganizzazione. A tal proposito si sintetizzano le caratteristiche

    fondamentali di questi tre modelli mediante questo schema di comparazione che vede:

    fonte tratta da: Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche

    dell'innovazione,Milano, Guerini e Associati, 2005, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka

    1.5 La conversione della conoscenza

    Gli argomenti tratti sino ad ora hanno permesso di comprendere quanto la conoscenza

    sia un valore dinamico, ed importante allinterno di unorganizzazione. La conoscenza

    come appurato, pu essere trasformata in altra conoscenza oppure passare da una

    conoscenza tacita ad una conoscenza esplicita o viceversa. Nonaka e Takeuchi indicano

    tale interazione con il concetto di conversione della conoscenza39, espletando

    39 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 40-41-

    42, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori: La chiave per acquisire conoscenza tacita lesperienza. Senza una qualche forma di esperienza condivisa, estremamente difficile che una persona riesca a proiettare se stessa nel processo di

  • 29

    lenunciato tale per cui cos la conoscenza umana si crea e si diffonde tramite

    uninterazione sociale nella fattispecie fra conoscenza tacita ed esplicita. Per capire tale

    processo utile sembra presentare quel modello realizzato negli anni 90 dai due studiosi

    e ampiamente tratto nelle loro opere. Nonaka e Takeuchi, osservano che:

    - la conoscenza, differentemente da ci che linformazione concerne quelle che

    sono le credenze ed i relativi coinvolgimenti: in funzione del punto di vista o

    delle intenzioni del singolo;

    - la conoscenza, diversamente dallinformazione, riguarda lazione: si dirige verso

    uno scopo;

    - la conoscenza, come linformazione, espleta significati; specifica del contesto

    e allo stesso tempo relazionale.

    La distinzione tra conoscenza tacita ed esplicita risulta importante: la conoscenza tacita

    fonte essenziale dellinnovazione; la conoscenza di maggior valore strategico per ogni

    organizzazione. Questa interazione consente di postulare quattro modalit di

    conversione della conoscenza:

    - S ocializzazione (socialization);

    - E sternalizzazione (externalization);

    - C ombinazione, (combination);

    - I nternalizzazione (internalization).

    da cui lacronimo S.E.C.I per indicare questo modello :

    Figura 5: Modello S.E.C.I , immagine tratta dal sito http://www.12manage.com, link di origine

    http://www.12manage.com/images/picture_nonaka_seci_model.gif, data consultazione 24 dicembre 2012

    pensiero di unaltra. Il semplice trasferimento di informazione tender ad avere poco senso, se slegato dalle emozioni che vi si associano e dai contesti definiti nei quali le esperienze condivise si radicano.

  • 30

    trattasi per cui di momenti che vedono, come confermato prima, il continuo processo di

    conversione tra la conoscenza tacita e la conoscenza esplicita.

    La Socializzazione o socialization, permette di passare da una conoscenza tacita ad

    unaltra tacita. La socializzazione un processo di condivisione dellesperienza e di

    creazione di conoscenza tacita come: particolari impostazioni cognitive, modelli

    mentali, abilit tecniche. Valore fondamentale per acquistare conoscenza tacita

    lesperienza di carattere condiviso: un individuo pu acquisire conoscenza tacita

    dalla relazione diretta con altri anche senza lintervento del linguaggio40.

    In questa fase, la conoscenza nasce in forma tacita dallintuito e dalla creativit degli

    individui; quello che accade in un apprendistato: lapprendista passa dalla propria

    conoscenza tacita ad altra conoscenza tacita che metabolizza come apprendista,

    appunto. La socializzazione per cui un processo che richiede la condivisione di un

    contesto comune ed allo stesso tempo un processo relativamente lento e confinato.

    Con lEsternalizzazione o externalization si esprime la conoscenza tacita attraverso

    concetti espliciti41. Ci la chiave per creare conoscenza: d alla luce concetti nuovi

    ma soprattutto espliciti, partendo da ci che tacito. Questo processo caratterizzato da

    due metodi fondamentali: un metodo definito come analitico, laltro metodo definito

    come non analitico. Il metodo analitico caratterizzato dalluso coesistente di

    deduzioni ed induzioni al fine di definire una prima riduzione a concetto della

    conoscenza tacita. Queste poi vengono adattate sulla base di esperienze che, per i loro

    vari aspetti, vanno comprese e mantenute sotto il concetto che in fase di creazione.

    Il metodo non analitico invece, un processo di creazione di codesto valore, cio la

    conoscenza in cui la sua forma tacita diventa esplicita utilizzando la sequenza:

    - metafora;

    - analogia;

    - modello o ipotesi.

    40 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-

    creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit., pp. 47,48 Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano: La chiave per acquisire conoscenza tacita lesperienza. Senza una qualche forma di esperienza condivisa, estremamente difficile che una persona riesca a proiettare se stessa nel processo di pensiero di unaltra. Il semplice trasferimento di informazione tender ad avere poco senso, se slegato dalle emozioni che vi si associano e dai contesti definiti nei quali le esperienze condivise si radicano. 41Ibidem, pp.50-51-52: La modalit di conversione di conoscenza dellesteriorizzazione, che pu essere osservata in forma tipica nel processo di creazione dei concetti di prodotto, innescata da dialoghi e riflessioni collettive.

  • 31

    La metafora un modo di percepire un corpo fisico come un oggetto, immaginandone

    simbolicamente un altro.

    Lanalogia permette di comprendere lignoto attraverso il noto ed a superare il divario

    tra immagine ed il modello logico, sottolineando i vari legami. Cosi una volta

    concretizzati i concetti espliciti possibile costruire dei modelli o ipotesi. La

    conoscenza esplicita quindi pu essere trasmessa molto pi rapidamente e su scale

    organizzative molto pi estese. Per fare un esempio di esternalizzazione ci pu

    essere rappresentato pragmaticamente dalla creazione di un nuovo prodotto nonch

    la sua successiva introduzione in un mercato Dunque, in un determinato modello

    logico non devono esserci contraddizioni e tutti i concetti devono essere espressi in un

    modo sistematico, secondo una logica che divulga principi di coerenza e non di

    conflitto.

    La Combinazione o combination un processo di sistematizzazione dei concetti in un

    sistema di conoscenze: consente di passare da una conoscenza esplicita ad unaltra. Gli

    individui scambiano e combinano conoscenza avvalendosi di molteplici strumenti

    comunicativi come i documenti o le reti informatiche. La riconfigurazione delle

    informazioni attraverso lo smistamento o la categorizzazione pu condurre a nuove

    forme di conoscenza42.

    In tal contesto, i punti critici sono la comunicazione, la diffusione e la

    sistematizzazione della conoscenza: qui si categorizzano quei valori esistenti per

    permettere un flusso maggiore della stessa e stimolare linnovazione nelle altri fasi.

    Tale categorizzazione avviene anche per costruire un prototipo di quella nuova idea

    che abbia la capacit di coinvolgere tutti gli aspetti pratici della sua realizzazione, e

    che coinvolga molti individui allinterno di unorganizzazione. La realizzazione di un

    prototipo, pertanto, risponde alla necessit di integrare le nuove scoperte con le

    vecchie ed appurate metodologie procedurali di attivit. Lesempio concreto di tale attivit

    pu essere elargito dalla redazione di un bilancio: conoscenza esplicita che viene

    combinata per produrre altra conoscenza esplicita; parole, numeri, che vengono

    combinati per avere il bilancio come prodotto.

    42Ibidem, Ivi: La realizzazione di questa modalit di conversione di conoscenza implica la combinazione di corpi di conoscenza esplicita tra loro distinti. Gli individui scambiano e combinano conoscenze attraverso mezzi svariati quali documenti, incontri, conversazioni telefoniche, reti informatiche di comunicazione. La riconfigurazione delle informazioni esistenti attraverso

    lo smistamento, laggiunta, la combinazione e la categorizzazione di conoscenze esplicite (resa possibile ad esempio dai database elettronici) pu condurre a nuove forme di conoscenza. La conoscenza attuata dallistruzione formale e dalla formazione scolastica assume in genere questa forma.

  • 32

    LInternalizzazione o internalization un processo che consiste nel tradurre

    concretamente conoscenza esplicita in conoscenza pratica. In questa fase le conoscenze

    esplicite combinate nella pratica quotidiana e quindi incorporate nellazione, divengono

    nuovamente conoscenza tacita. E un concetto legato al modello apprendere attraverso

    ci che lattivit, in gergo, learning by doing43. La conversione per cui facile

    quanto pi la conoscenza rappresentata in documenti che ne facilitino la trasmissione.

    Ci consente di evidenziare i processi dinterazione tra individui e lorganizzazione che

    permettono a loro volta alla conoscenza, di concretizzarsi e diffondersi44.Gli

    individui, per condividere il sapere tacito e dare forma ad informazioni e concetti,

    devono rendere esplicite le loro conoscenze affinch possano essere immesse in un

    processo dinterazione con terzi, come unorganizzazione. Le condizioni per

    uninterazione agevole sono dovute al contesto organizzativo che pu facilitare oppure

    vincolare il processo di creazione e condivisione della conoscenza. Un esempio pu

    chiare questo processo: se la conoscenza esplicita, viene trasmessa in modo sistematico

    a tutti gli operatori di un fabbrica e in tutti gli stabilimenti questi operatori

    applicheranno questa conoscenza esplicita per migliorare le proprie attivit quotidiane

    e di esercizio di una par t i co l a re macchina. Inizialmente, questa conoscenza

    rimarr esplicita, ovvero gli operatori la useranno in modo consapevole ed

    intenzionale. Con il tempo, quella conoscenza esplicita entrer a far parte della

    pratica quotidiana, diventer routine fino ad essere usata in modo inconsapevole,

    ovvero diventer tacita. Questa nuova pratica quotidiana, che incorpora in modo ormai

    inseparabile la conoscenza esplicita trasformata in conoscenza tacita, diventer la base

    su cui potr nascere nuova innovazione e nuova conoscenza, innescando quindi un

    nuovo giro della spirale.

    43 Castagna M.,Role playing, autocasi ed esercitazioni psicosociali. Come insegnare comportamenti interpersonali, Milano, Franco Angeli, 2002.p. 17 44 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-

    creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,op. cit, pp. 60-61-62, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano Si tratta di un concetto strettamente collegato a quello di apprendimento attraverso lazione. Quando vengono interiorizzate le basi di conoscenza tacita dellindividuo in forma di modelli mentali condivisi o di know-how tecnico, le esperienze maturate attraverso le modalit di socializzazione, esternalizzazione, combinazione divengono beni utili.

  • 33

    Figura 6: Modello S.E.C.I fonte :

    Pagani D, Seminario di Knowledge Management, 2003, Politecnico di Milano, disponibile on-line a http://www.pagani.net.,

    data consultazione 24 dicembre 2012

    Quello che si evidenzia e come i processi dinterazione permettono alla conoscenza di

    generarsi e trasferirsi. Per condividere sapere tacito e dare forma a concetti,

    informazioni, bisogna rendere esplicita la conoscenza dellindividuo, quindi renderla

    pragmatica mediante un processo di interazione con gli altri individui e

    lorganizzazione. Condizioni per uninterazione semplice tra gli individui sono

    strettamente correlate al contesto sociale ed organizzativo che vincola il processo di

    creazione e condivisione della conoscenza. La creazione di conoscenza organizzativa

    quindi un processo continuo e dinamico fra conoscenza tacita ed esplicita, processo

    che si concretizza a partire da quei mutamenti fra le modalit di conversione della

    conoscenza, attivati da numerosi fattori. Il contenuto di conoscenza che si viene a

    creare da ciascuna modalit di conversione ovviamente diverso: la socializzazione

    produce modelli mentali e abilit condivise45;l esternalizzazione produce una

    conoscenza concettuale ; la combinazione d origine a una conoscenza sistemica e

    linteriorizzazione produce conoscenza operativa, il tutto pu essere sintetizzato cosi :

    45Ibidem Ivi, lopera definisce ci come conoscenza simpatetica.

  • 34

    Figura 7: Gestione della conoscenza:

    Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche

    dell'innovazione,Milano, Guerini e Associati, 2005

    Si denoti codesto approfondimento:

    Conoscenza simpatetica output della socializzazione modelli mentali

    abilit condivise

    Conoscenza concettuale output dellesteriorizzazione metafore

    analogie

    Conoscenza sistemica output della combinazione nuove tecnologie di produzione

    Conoscenza operativa output dellinteriorizzazione gestione dei progetti

    gestione dei processi produttivi

    sviluppo delle politiche organizzative

    Secondo la filosofia nipponica, il ruolo dellorganizzazione nel processo di creazione

    di conoscenza organizzativa di fornire un contesto idoneo al fine di facilitare le

    attivit e la creazione di conoscenze. Cinque l e condizioni necessarie perch ci

    avvenga:

    intenzionalit;

    autonomia;

    condizione di fluttuazione e caos organizzativo;

    ridondanza;

    variet minima richiesta.

  • 35

    Ci consente alle quattro modalit di trasformazione della conoscenza di dare origine

    alla spirale di codesto valore, previo inserimento di una terza costante: lasse

    temporale.

    Figura 8: spirale del processo di creazione di conoscenza organizzativa ispirata a :

    Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, Milano, Guerini e Associati, 2005,

    Tale processo a spirale si sviluppa lungo due dimensioni:

    - una dimensione epistemologica che concerne le interazioni tra la conoscenza

    tacita e quella esplicita;

    - una dimensione ontologica che concerne gli individui e lorganizzazione;

    Secondo detto modello unorganizzazione in grado di creare conoscenza solo

    attraverso un valore fondamentale: lindividuo. Si denotino questi approfondimenti.

    Intenzionalit:

    Le organizzazione si prefiggono la necessit di raggiungere degli obbiettivi mediante

    strategie che permettono di acquisire intenzionalit. Le strategie permettono lo sviluppo

    della capacit da parte dellorganizzazione di sviluppare e utilizzare quella che la

    conoscenza. Lintenzionalit il valore pi importante per carpire la validit della

    conoscenza: la sua assenza non permette di definire limportanza dellinformazione o di

    quella che una conoscenza acquisita. In unorganizzazione lintenzionalit

    corrisponde a quelli che sono gli standard che permettono di validare la conoscenza

    creata : ci costrutto ricco di molteplici valori.

  • 36

    Autonomia:

    Lindividuo deve manifestare autonomia allinterno di unorganizzazione a prescindere

    da quella che la sua posizione gerarchica allinterno della stessa: ci permette di

    creare opportunit inattese nonch nuova conoscenza . Lautonomia deve essere una

    condizione disponibile in unorganizzazione, sebbene gli obiettivi non sono sempre

    esplicitati; ampia libert lasciata all individuo. Qui, risulta importante il recepimento

    degli obiettivi e delle strategie al fine di definire sinergie che permettono di evitare

    reazioni contradittorie nei confronti degli obbiettivi organizzativi raggiungendo quindi

    lintenzionalit dellorganizzazione stessa. Le idee originali nascono da individui

    autonomi, si diffondono nel gruppo e divengono infine concetti organizzativi. Da questo

    punto di vista, lindividuo capace di auto-organizzarsi assume nellorganizzazione una

    posizione analoga a quella della bambolina pi interna di una matrioska46.

    Fluttuazione e caos creativo

    Condizione dovute a cause esterne. Si riferisce al momento in cui, gli individui e i

    gruppi si trovano a dover alterare le normali procedure, a causa di eventi che non sono

    prevedibili ovvero non ricorrenti47

    .

    Ridondanza

    La ridondanza unabbondanza eccessiva nella sovrapposizione intenzionale

    dinformazioni. La ridondanza promuove la conoscenza tacita nonch la creazione di

    conoscenza. Linformazione ridondante permette di offrire consigli o nuove

    informazioni a partire da punti di vista diversi48

    .Lo studio propone alcuni metodi per

    favorire la ridondanza:

    - sovrapposizione, creando gruppi aventi un egual obiettivo, al fine si pu

    discutere dei vantaggi e svantaggi delle diverse strategie individuate

    46 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 67-68

    47 Ibidem, Ivi, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano Quando ci confrontiamo con eventi di questo tipo, abbiamo la possibilit di riconsiderare il nostro pensiero e il nostro punto di vista abituale. In altri termini, possiamo mettere in dubbio la validit dei nostri atteggiamenti nei confronti del mondo. Il verificarsi di una frattura richiede di prestare attenzione al dialogo in

    quanto strumento di interazione sociale, e ci aiuta perci a creare nuovi concetti. Qualcuno ha proposito di definire questo

    fenomeno creazione di ordine a partire dal rumore o di ordine a partire dal caos. 48 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-

    creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 70-71-72, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori []In breve la ridondanza di informazioni determina una sorta di apprendimento per intrusione nella sfera di percezione di ciascun individuo.

  • 37

    - la rotazione strategica del personale: questa metodologia aiuta a

    comprendere le strategie da molteplici prospettive, rendendo la conoscenza

    fluida e applicabile nel concreto.

    - Incontri di scansione e raccolta di idee (brainstorming) o la creazione di reti

    di comunicazione formale o informale.

    La ridondanza delle informazioni fa aumentare le quantit da elaborare e pu

    condurre a un sovraccarico informativo aumentando gli oneri del processo di creazione

    della conoscenza. Lindividua