Gestire La Conoscenza in Una Società Cooperativa a Mutualità Prevalente
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INDICE
INTRODUZIONE pag. 4
CAPITOLO PRIMO
LIMPORTANZA DELLA CONOSCENZA pag. 10
1.1 Epistme: una risorsa pag. 10
1.2 Dati, informazioni, conoscenza pag. 13
1.3 La conoscenza: una distinzione fondamentale pag. 18
1.3.1 Lapprofondimento al valore della conoscenza pag. 19
1.3.2 La conoscenza esplicita e tacita pag. 20
1.4 Creare la conoscenza in unorganizzazione pag. 23
1.4.1 I modelli per creare la conoscenza: lapprofondimento pag. 25
1.5 La conversione della conoscenza pag. 28
1.6 Il contesto per creare la conoscenza: le diverse tipologie del BA pag. 38
1.6.1 Le diverse tipologie del BA pag. 40
CAPITOLO SECONDO
LIMPORTANZA DI UNECONOMIA DELLA CONOSCENZA pag. 43
2.1 La premessa al fenomeno pag. 43
2.2 Il capitale intellettuale: una risorsa immateriale pag. 43
2.3 Verso uneconomia della conoscenza o knowledge economy pag. 47
2.4 Knowledge economy: la sua importanza pag. 48
2.5 Lapprofondimento al fenomeno pag. 50
2.6 Analisi del fenomeno pag. 52
2.7 Il capitalismo cognitivo pag. 53
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CAPITOLO TERZO
IL KNOWLEDGE MANAGEMENT pag. 55
3.1 Knowledge management: gestire la conoscenza pag. 55
3.2 Le origini in breve pag. 57
3.3 Knowledge management: la necessit di definirlo pag. 58
3.4 Lapprofondimento al fenomeno pag. 60
3.5 La strutturazione del fenomeno pag. 61
3.6 Knowledge management: fattori promotori e relativi ostacoli pag. 63
3.7 Costruire una rete di conoscenza pag. 64
3.8 Ristrutturazione organizzativa per implementare il knowledge
management pag. 65
3.9 Knowledge management: iniziative per gestire la conoscenza pag. 66
CAPITOLO QUARTO
KNOWLEDGE MANAGEMENT E RELATIVI VANTAGGI pag. 79
4.1 Knowledge management: i vantaggi pag. 79
4.2 Knowledge management: un sistema multiforme pag. 83
4.3 Knowledge management: strumento per apprendere pag. 84
4.4 Knowledge management e marketing: limportanza dellassociazione pag. 87
4.5 Limportanza del knowledge management nellinnovazione pag. 88
4.6 Knowledge management: la necessit di risultati pag. 90
4.7 Knowledge management: linnovazione che verr pag. 91
4.8 Knowledge workers pag. 93
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CAPITOLO QUINTO
GESTIRE LA CONOSCENZA NEL CAMPO DELLHSE: IL CASO DI UNA
SOCIETA COOPERATIVA pag. 98
5.1 Introduzione alla realt pag. 98
5.2 Lazienda Rafar Multiservice Societ Cooperativa pag. 99
5.3 La necessit di gestire la conoscenza nel campo dellHSE (Health,
Safety, Environment) pag. 101
5.4 Lapproccio al caso di studio: le origini e le sue evoluzioni pag. 104
5.5 KM Rafar: una proposta reale pag. 106
CONCLUSIONI pag. 120
BIBLIOGRAFIA pag. 124
SITOGRAFIA pag. 127
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INTRODUZIONE
Considerazioni introduttive: un approccio iniziale al fenomeno
Non la scoperta.. Ma la salvaguardia del sapere.. Perch non c progresso
nella conoscenza, ma solo uninfinita e sublime ricapitolazione..1
In ogni campo del vivere, la conoscenza un elemento chiave, qualificante e in
costante evoluzione. La conoscenza si pu definire come una forma del sapere da
sempre presente nella storia dell'uomo, dotata di una sua utilit intrinseca, cui le
discipline del sapere umano hanno affrontato senza pervenire a risultati accolti da
chiunque2. Molti studiosi avvalorano la tesi proposta, riconoscendo il ruolo
predominante della conoscenza nei processi interni di unorganizzazione, tuttavia in
molteplici occasioni taluni hanno ritenuto che il tema della conoscenza fosse troppo
sfuggente ed allo stesso tempo complesso per affrontarlo con le strutture ed i modelli in
loro possesso, non giungendo quindi a risposte importanti ed univoche, causando
unassenza del legame economia-conoscenza da ogni teoria economica e scientifica3 .
La conoscenza una risorsa invisibile, fondamentale, ma difficile un analisi tangibile,
a causa della sua dinamicit. Levoluzione economica, concretizza lavvento dell
economia cognitiva, che taluni definiscono una scienza che studia i comportamenti
economici basandosi su un approccio multidisciplinare, analizzando quei processi
mentali addottati dall individuo per raccogliere ed elaborare informazioni, al fine di
stringere decisioni economiche o strategiche interne ad una organizzazione4. Tutto ci
verte a quella che definita la Knowledge Era destinata a cambiare la realt,
cominciando dai meccanismi economici sino a focalizzarsi in maniera pi profonda
sulla gestione della conoscenza. La conoscenza intesa come capitale intellettuale in
1Eco U., Il nome della rosa, Milano,Bompiani/RCS Libri, 1980/2012 Prima edizione digitale 2011 da prima edizione riveduta e
corretta gennaio 2012. 2 Mokyr I., I doni di Atena Le origini storiche delleconomia della conoscenza, Bologna il Mulino, 2004, pp.5-10 l'autore : La conoscenza uno degli elementi peculiari della storia, che informatici, economisti, hanno affrontato senza pervenire a risultati
accolti da tutti. 3 Penrose E.T, La teoria dellimpresa, Milano, Franco Angelli, 1973,pp 20-24 l'autore:E sempre stato chiaro il ruolo dominante della conoscenza nei processi economici, tuttavia nella maggior parte dei casi hanno ritenuto che il tema fosse troppo scivoloso
per essere affrontato e non sono giunti pertanto a risposte significative ed univoche. 4Innocenti A., Leconomia cognitiva (vol 341 di Le Bussole) , Roma, Carrocci Editore, 2009,p 24 l'autore: Una scienza relativamente recente, che studia i comportamenti economici basandosi su un approccio interdisciplinare utilizzando gli strumenti
elaborati dalle scienze cognitive. Il suo principale obiettivo quello di comprendere e analizzare i processi mentali attraverso i quali gli individui raccolgono, elaborano e utilizzano le informazioni per formare le preferenze e prendere decisioni economiche.
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grado di supportare attivamente unorganizzazione diventata il deus ex machina del
capitalismo, capace di fornire svariate soluzioni e processi produttivi. Allo stesso tempo,
il contributo dal mondo economico stato fondamentale donando alla conoscenza
mezzi finalizzati a far crescere ci che viene dal sapere.
Questa sinergia addizionata alla crescente dipendenza tra economia-conoscenza,
circoscrive questultima come fattore utile per definire le differenze tra le
organizzazioni. Il tutto pu definirsi come il carburante, che alimenta la produttivit e
la relativa evoluzione del fenomeno, proponendo per giunta, nuove soluzioni. Lera
della societ industriale, caratterizzata dal capitalismo materiale non pi lunico
elemento di crescita che genera valore in unorganizzazione5.
Questo cambiamento, sembra divenire processo fondamentale, fulcro del futuro
funzionamento dei sistemi gestionali e di tutte le discipline secondarie ad esso
associate.
Si tratta quindi, di definire un idoneo sistema di gestione della conoscenza o knowledge
management, che conferisca alle organizzazioni i vantaggi che derivano dalle
pratiche di condivisione della conoscenza.
Studi dimostrano che un incremento della produttivit di un organizzazione pu essere
realizzato grazie allutilizzo di modelli organizzativi basati sulla conoscenza6.
Non si tratta di un fenomeno di facile gestione: avvicinare mondi eterogenei, richiede
capacit nuove, che bisogna promuovere per sviluppare lorganizzazione.
Il knowledge management, quindi, definisce un nuovo modo di vedere i significati
sottostanti la produzione di valore nell'impresa.
Aleatoriamente il knowledge management pu essere definito come un nuovo modo di
guardare la realt che circonda lindividuo e lorganizzazione, allinterno del quale le
convenzioni di ragguaglio sono composte dalla globalizzazione, dallinformation
technology cio l'insieme delle tecnologie che consentono di elaborare e comunicare
l'informazione attraverso mezzi digitali e dalla nobilitazione di quell elemento
immateriale che costituisce il valore essenziale dellorganizzazione: la conoscenza7.
5Rullani E., Economia della conoscenza, Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma,Carrocci Editore, 2004, p.13
l'autore : Le forze tradizionali quindi, non sono pi il motore della crescita economica e delle attivit che generano valore. 6Battana V, Marr G, Introdurre il Knowledge Management in azienda: la metodologia it Consult, It consult (2011) pp 1-16 lautore: I tre quarti degli aumenti di produttivit delle imprese saranno realizzati grazie al knowledge management e grazie ad altri miglioramenti nel lavoro basato sulla conoscenza 10 maggio 2011. 7Sarge C., Conferenza 10TH KNOWLEDGE MANAGEMENT FORUM Siena (Italy), 24 - 25 novembre 2005 l'autore:Una nuova e particolare panoramica sul mondo esistente, che ci consente di leggere con occhi inediti e critici la realt che si sta delineando,
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Prendendo in considerazione ci che la Resource based view theory teoria che
costituisce il filone estimativo della posizione competitiva dellimpresa, basandosi su
quello che la stessa in grado di fare, prima che sui bisogni che essa in grado di
soddisfare, si assiste, alla nascita della fabbrica dellimmateriale ovvero quell
insieme di organizzazioni che producono conoscenza utilizzando altra conoscenza e
dove le loro attivit trasformano la conoscenza di origine in conoscenza connettiva,
definendo la creazione di una struttura organizzativa che mette insieme competenze ed
elementi diversi e dove a ci che viene definito tangibile, si depone lintangibile. Al
concetto di costo quindi, si affiancato quello di conoscenza8.
Nella storia del
capitalismo industriale, queste attivit sono state svolte in modi differenti, dando luogo,
cos, a regimi cognitivi diversi: alla fine, scoperte, studi, articoli e dibattiti finiscono
sempre per parlare di conoscenza9. Ed proprio questa limportanza che ha assunto
questa risorsa oggi . LEra della Conoscenza non cominciata da qualche anno, ma
molto prima. L'uso produttivo della conoscenza diventato rilevante e sistematico a
partire dalla rivoluzione industriale, caratterizzando tutta la modernit. Dunque,
l'economia moderna sempre stata un'economia basata sulla conoscenza10.
L'obiettivo di questo studio evidenziare come lottenimento di risultati deccellenza
per ogni organizzazione sia legato ad unoculata gestione della conoscenza, nonch ad
una valorizzazione di quella conoscenza in possesso all individuo partecipe
nellorganizzazione. Leconomia basata sul bene materiale soltanto la base su cui
cresciuta leconomia dellimmateriale. Lo scopo quindi quello di esaminare come il
quadro teorico sviluppato nellelaborato possa trovare applicazione in un contesto
concreto. In particolare si vuole mostrare come lutilizzo di un modello di knowledge
management integrato, possa permettere ad un organizzazione di carattere
cooperazionale di soddisfare gli obblighi legislativi in tema di salute e sicurezza sui
una realt nuova, allinterno della quale le regole di riferimento sono costituite dalla globalizzazione, dallinformation technology e dalla smaterializzazione del valore dimpresa. 8Rullani E., Economia della conoscenza. Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma, Carrocci Editore, 2004,pp.13-
16 l'autore: La fabbrica dellimmateriale dove, a ci che viene definito concreto, reale, tangibile, si depone l intangibile, dove lattenzione al concetto di costo si affiancato quello di conoscenza e informazione. La fabbrica dellimmateriale ha le sue lavorazioni ovviamente immateriali che trasformano la materia prima (la conoscenza di origine) in un semilavorato (la conoscenza connettiva), che pu propagarsi fino a diversi luoghi e momenti delluso. 9Azzariti F. Mazzon P., Il valore della conoscenza. Teoria e Pratica del knowledge management prossimo e venturo, Milano, Etas, 2005 p.193. 10Rullani E, Economia della conoscenza. Creativit e valore nel capitalismo delle reti, Roma,Carrocci Editore, 2004,pp.82-
83 l'autore: LEra della Conoscenza non cominciata da qualche anno, ma molto prima. L'uso produttivo della conoscenza diventato rilevante e sistematico a partire dalla rivoluzione industriale, caratterizzando tutta la modernit. Dunque, l'economia
moderna sempre stata un'economia basata sulla conoscenza.
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luoghi di lavoro. Lanalisi si suddivide in cinque capitoli, di cui lultimo dedicato ad un
business case realo case study: comprendere l'aspetto teorico del knowledge
management e di tutte le guise ad esso associate, fondamentale per muoversi
allinterno del contesto organizzativo imprenditoriale.
Il primo capitolo dedicato allimportanza della conoscenza: comprendere che cosa ,
come si gestisce e come si genera, permette di acquisire limportanza del fenomeno
trattato: si elargisce il valore conoscenza, dando nozioni su ci che ella , la sua storia,
nonch informazioni circa gli sviluppi associati, fondamentali per la concretizzazione
del knowledge management
Il secondo capitolo dedicato all' economia della conoscenza: capire le basi del
knowledge management, permette di acuire la necessita imprenditoriale di gestire la
conoscenza; si definisce il concetto di economia della conoscenza, divulgando
informazioni su quello che lo sviluppo storico della stessa e dei relativi aspetti teorici
nonch le caratteristiche fondanti del fenomeno. Si completa, con lanalisi dei fattori
che permettono la nascita di un sistema di knowledge management. Il secondo capitolo
quindi cerca di dare valore a codeste tematiche, sedimentando i capi saldi del fenomeno,
da non intendere una mera moda di passaggio .
Il terzo capitolo dedicato al knowledge management: si divulga una definizione
della questione, analizzando le teorie pi importanti, con particolare attenzione ai
modelli di esimi studiosi della materia, passando poi all'analisi dellimpatto
sullimpresa di quello che lintroduzione del knowledge management, considerando le
tecnologie di gestione della conoscenza. Si espongono alcuni aspetti che riguardano le
fasi di gestione della conoscenza e i relativi benefici che vengono acuiti dal knowledge
management, nonch le possibili cause che possono apportare fallimenti.
Il quarto capitolo dedicato al knowledge management ed ai relativi vantaggi che esso
pu apportare nelle organizzazioni. Ci si addentra a quello che lo studio del modello,
proseguendo poi con lanalisi di come gestire la conoscenza. Il trattato si dirige verso
quei sistemi di gestione della conoscenza intesi come metodi per finalit:
- d'apprendimento
- di marketing
- di creazione e condivisione della conoscenza nonch del relativo sfruttamento
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operativo degli elementi, sia a livello strutturato che tacito
- per lo sviluppo di sistemi per l' innovazione .
Il quinto capitolo, si propone di dare valenza pratica a quanto teorizzato e prende in
esame un caso di studio di unorganizzazione imprenditoriale, nella fattispecie la
realizzazione di un sistema di gestione della conoscenza in una societ cooperativa a
mutualit prevalente. Ci intende, presentare riflessioni su quello che definito il
capitale intellettuale, ovvero la conoscenza intesa come risorsa in grado di sostenere
lattivit di un organizzazione nel lungo periodo e in un ambito specifico sottolineando
fenomeni come :
- il riconoscere i tratti del capitale intellettuale nellorganizzazione;
- lindividuare le fonti della conoscenza operativa;
- verificare il supporto gestionale dello strumento nella gestione del capitale
intellettuale, definendo la corretta collocazione allinterno delle strategie di
innovazione nonch tutte quelle attivit derivanti e\o complementari .
Si propone quindi uno studio sullattuazione concreta di una teoria di knowledge
management, focalizzando l'aspetto gestionale della sicurezza. Lesperienza specifica
del modello preso in esame, viene analizzato partendo dalla nascita reale dellesigenza,
in questo caso necessit che ha origine da quanto definito dal D.Lgs 9 aprile 2008 n.
81 e s.m.i per poi arrivare alla consapevolezza di una visione di knowledge
management. Si presenta laspetto funzionale e pratico di un progetto software, al fine
di gestire quella conoscenza acquisita e generata, sfruttando tutti gli elementi condivisi e
generati, sia a livello strutturato che tacito, per massimizzare i benefici minimizzando al
contempo i costi. Gli obiettivi elargiti, vogliono dimostrare che lapplicazione efficiente
di un modello knowledge management pu al contempo definire :
- la riduzioni di costi derivanti da incidenti, infortuni, correlati al lavoro attraverso
la minimizzazione dei rischi a cui possono essere esposti i dipendenti o le
persone coinvolte con e dallimpresa;
- lincremento dellefficienza e dellefficacia dellimpresa;
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- il miglioramento dei livelli di sicurezza sul lavoro e della salute;
- la facilit nel produrre la documentazione richiesta dalle norme;
- l' esigenze supplementari e/o complementari dettate dal mercato in cui svolge
attivit limpresa.
Un metodo, quindi, che definisce una sinergia tra sapere-informazione e che non mette
in discussione i principi del knowledge management ma che li migliora di contenuti ed
aspetti. Le conclusioni del lavoro vengono dedicate al decretamento di un punto
darrivo del percorso che si compiuto e che sempre in continua evoluzione.
Conoscenza e sapere sono valori su cui il Manger e quindi l' impresa del XXI devono
tassativamente fondarsi per lottenimento del successo.
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CAPITOLO PRIMO
1. LIMPORTANZA DELLA CONOSCENZA
1.1 Epistme: una risorsa
Il dibattito filosofico e scientifico sul concetto di conoscenza e sulle sue propriet
comincia dai tempi dellantica Grecia.
Oggi la conoscenza, dal greco epistme, il fulcro fondamentale delleconomia non
solo nei settori ad elevata intensit tecnologica ma anche in quei settori di carattere
tradizionale.
Nel contesto odierno, caratterizzato da una elevata competizione finanziaria e da
uningente innovazione del prodotto, la conoscenza appare sempre pi come risorsa
indispensabile su cui investire per una competitivit durevole e sostenibile. Ci che
affiora e sempre pi lesigenza da parte delle organizzazioni di una disposizione e
creazione oculata della conoscenza, in cui si elegge il management11 come radice
fondamentale al fine della gestione completa del fenomeno. La gestione della
conoscenza, in questa ottica quindi, diventa fondamentale in quanto consente alle
organizzazioni di garantire: un output migliore, saper conoscere al meglio il mercato su
cui puntare e risolvere nel breve tempo possibili problemi sull output offerto12, cio
su quei beni materiali e non, immessi in un mercato.13
Lavvento delle nuove tecnologie,
Internet i n p r i m i s , ottimizzano, con u n minimo dispendio di risorse, la raccolta
delle conoscenze rilevanti per ogni settore di unorganizzazione14.
Per unanalisi approfondita di ci che la gestione della conoscenza o knowledge
management necessario definire la conoscenza ed i processi di creazione, costituenti
11 Del Giudice F., Dizionario di economia aziendale e Gestione aziendale, Napoli, Edizioni Giuridiche Simone, 2007,p.112 lautore: Il complesso delle attivit direzionali di gestione e organizzazione in aziende pubbliche e private SIN amministrazione 2 estens. La direzione generale. 12 Ibidem,p.120 13 RDM - The Results-Driven Manager , Gestire la Conoscenza per Spingere la Crescita , Traduzione N. Gaiarin.N , Tinunin .G,
Milano, Etas, 2007,pp. 99-110 gli autori: I manager sono responsabili di trasformare le conoscenze e le abilit dei propri collaboratori in risultati di business misurabili[ ] Creare comunit di conoscenze, un obbiettivo fondamentale [ ] incoraggiare la condivisione delle best practices, gestire la conoscenza attraverso le tecnologie basate sul web, creare strategie ad
hoc per la condivisione delle informazioni, diffondere iniziative di knowledge management, offrire facile accesso alle informazioni, sono requisiti essenziali per creare una comunit di conoscenze. 14 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, Etas,
2000 gli autori pp.88: [ ] Internet ottimizza, su scala mondiale e con minimo dispendio di risorse, la raccolta delle conoscenze rilevanti per acquisti e investimenti.
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essenziali dellinnovazione. Il concetto di conoscenza, nonostante la sua intangibilit,
stata al centro di studi che hanno portato diverse interpretazioni dei suoi concetti base.
Agli albori della disciplina, esimi studiosi forniscono una definizione distaccata della
conoscenza qualificandola come una particolare attivit di carattere umano mirata a
giustificare tutti quei principi che luomo possiede per lacquisizione durevole della
verit15. Levoluzione tecnologica ed industriale porta successivamente, a prendere in
considerazione lorganizzazione a prescindere dalla sua natura sociale e in questo
ambito la capacit di creare conoscenza; quindi una sua relativa diffusione, sta proprio
nei prodotti e servizi che offre la stessa16.
Secondo alcuni la conoscenza un insieme mutevole di valori, basati sullesperienza,
che contemporaneamente forniscono un modo per valutare lincorporazione di nuovi
valori e di riflesso nuova esperienza, generata attorno ad elementi o individui coinvolti
pienamente nel processo della conoscenza17, i knowers erogatori e consumatori di
conoscenza profilata18. Altri la definiscono come una massa dinformazioni, costituita
da nozionismi, fatti, idee, incluso anche ci che lo stato di una persona come l
ignoranza, la consapevolezza, la comprensione, altri invece, definiscono la conoscenza
come l integrazione didee, esperienza, abilit che permettono di creare valore in
unorganizzazione attraverso la condivisione di quelle decisioni che permettono il
miglioramento dei processi.19
Come si evince, la conoscenza, da fenomeno sporadico e
15 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,Milano, Guerini e
Associati, 2005, pp.15 Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka affermano: a dynamic human process of justifying personal belief toward the truth
16 Ibidem, Ivi,the capability of a company as a whole to create new knowledge, disseminate it throughout the organization and embody it in products, services, and systems.
17Genova M. Riberti A. Intranet e knowledge management : un progetto di organizzazione, gestione e diffusione delle conoscenze in azienda, Milano, F. Angeli, 2005,pp. 20-38 lautore (studio di Davenport e Prusak) la conoscenza un mix mutevole di esperienze strutturate, di valori, di informazioni contestuali e di intuizioni basate sullesperienza, che forniscono un modello per valutare ed incorporare nuove esperienze e informazioni. Ha origine ed applicata nella mente di chi conosce (knowers). Nelle organizzazioni spesso contenuta non solo nei documenti o nei repositories ma anche nelle routine, nei processi, nelle prassi e nelle norme
organizzative. Concetti chiave della conoscenza sono esperienza, verit, giudizio e regole di [ ] [ ]linformazione pu essere trasformata in conoscenza attraverso gli strumenti della comparazione, delle conseguenze, delle connessioni e della conversazione. Essi inoltre ritengono, che le attivit che creano conoscenza avvengono allinterno degli esseri umani e che bisogna considerare la conoscenza come uno dei pi importanti patrimoni aziendali [ ].
18 Profili S., Il knowledge management. Approcci teorici e strumenti gestionali,Milano,Franco Angelli,2004, pp. 83,90,110 lautore: [ ] il knower una delle figure distintive di questo sistema: le persone, intese come discenti, non sono viste solo come utenti del sistema ma come soggetti che producono, accedono e utilizzano informazioni profilate e catalogate [ ] [ ] Peter Drucker definisce ci come un modo al fine di descrivere il professionista manageriale intelligente, caratterizzato da un elevato grado di
formazione che valorizza i propri meriti e contribuisce al successo dell'organizzazione) modifica radicalmente la natura del lavoro
del management. I manager sono i custodi, proteggono le risorse aziendali e se ne prendono cura. Se le risorse sono intellettuali, il lavoro del manager cambia [ ].
19Stewart T, Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza,Milano, Ponte alle grazie, 1999, l'autore pp 37-38: La conoscenza diventata il fattore pi importante della vita economica"[ ]. "Essa la principale componente di tutto ci che comperiamo e vendiamo, la materia prima con la quale lavoriamo.
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settoriale, diventa una risorsa fondamentale da gestire in ogni punto
dellorganizzazione. Tale studio per cui tende definire la conoscenza, come uninsieme
di valori che possono trasformarsi in costrutti fondamentali per lorganizzazione o
lindividuo, attraverso le metodologie di confronto e scambio, eleggendo in primis
luomo come fulcro fondamentale per la creazione e divulgazione della stessa:
linnovazione quindi nella conoscenza e come conseguenza, necessario diventa
produrre strumenti organizzativi per parlare di ella.
Ricapitolando la conoscenza, pu essere definita come:
- la consapevolezza nel tempo derivante da un processo continuo di
apprendimento, basato sullacquisizione di cognizioni sia sul piano logico che
dellesperienza;
- lutilizzo efficiente di dati e informazioni insieme competenze dell individuo;
- bene spurio presente nelle idee, consuetudini, immagazzinata nella ragione dell
individuo, nei processi e nei beni materiali;
- il capitale intellettuale di unorganizzazione20.
Ed proprio su questo enunciato, cio conoscenza come capitale intellettuale che molti
studiosi hanno steso le proprie teorie.
La conoscenza rappresenta quello che in management si definisce capitale intellettuale,
costituito dalle attivit intangibili coordinate alla struttura esterna, cio quel valore
relativo alla clientela e riguarda il riconoscimento del potenziale di quelle relazioni tra
il cliente e fornitore, la struttura interna, ovvero la conoscenza trattenuta allinterno di
unorganizzazione e trasferita attraverso i processi, le politiche organizzative e i sistemi;
il capitale umano cio le conoscenze implicite dellindividuo presente in
unorganizzazione. E capacit intellettuale della moltitudine e del collettivo21.
Da quanto emerso, la conoscenza basata su quel gruppo dindividui, che utilizzano
linsieme didee e conoscenze in possesso per compiere azioni allo scopo di raggiungere
peculiari obiettivi univoci e in questo senso la conoscenza specifica dellindividuo o
dellorganizzazione che la crea. Sintetizzando quindi la conoscenza il risultato di
unattivit dinterpretazione e di astrazione, basata essenzialmente su paradigmi logici
20 Ibidem,pp.116-117E' il capitale intellettuale, non le risorse naturali, i macchinari o anche il capitale finanziario, a costituire l'unica risorsa indispensabile delle imprese: la conoscenza ". 21 Ibidem Ivi l'autore: "Il capitale intellettuale", rappresenta il materiale mentale, conoscenze, informazioni, propriet intellettuale, esperienza, di cui ci si pu servire per creare ricchezza. E' capacit intellettuale collettiva".
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e formali, ma anche su principi di natura morale ed estetica. La conoscenza rivela
la strutturazione profonda e nascosta del mondo che non avvertibile
direttamente dalla percezione senza lindispensabile mediazione di una complessa
attivit mentale22.
La conoscenza in possesso ad unorganizzazione un investimento per il futuro e
allo stesso tempo ricchezza patrimoniale, che determina uno stato di benessere. Se
gestita adeguatamente, lorganizzazione pu soddisfare le molteplici richieste del
mercato, mantenendo una competitivit elevata nel tempo, come i vantaggi derivati
dalla tecnologia nei processi produttivi. Quindi fenomeno che crea quello che il valore
aggiunto. Il mercato diventa uno stimolo per lorganizzazione, spronandola a ricercare
nuovi prodotti, e di conseguenza creando una conoscenza nuova.
1.2 Dati, informazioni, conoscenza
Come avvalorato sino ad ora, la conoscenza allinterno di unorganizzazione, consente
di garantire prodotti migliori, saper conoscere al meglio i propri clienti e risolvere nel
breve tempo possibile i problemi su prodotti e servizi offerti. Nella storia moderna i
primi studiosi che hanno dispensato equilibrate filosofie sulla teoria della conoscenza
sono stati gli esperti della scuola nipponica, i quali hanno dimostrato e successivamente
introdotto le differenze che la conoscenza, presenta . Ma sebbene, nelle organizzazioni, i
termini dati, informazioni e conoscenza, sono spesso usati in modo intercambiabile,
utile definire i significati di questi termini fondamentale per la comprensione del
fenomeno.
La confusione su cosa significhino dati, informazioni e conoscenza, quanto
differiscano oppure indichino parole simili, ha avuto come conseguenza un enorme
aumento dinvestimenti in soluzioni tecnologiche che difficilmente riescono a soddisfare
le esigenze delle imprese che le hanno realizzate, oppure a conseguire ci che le
imprese credono di avere ottenuto23; il successo o linsuccesso delle attivit di
unorganizzazione dipendono in larga misura dalla consapevolezza di che cosa, in
termini di dati, informazioni e conoscenza, si vuole acquisire, di che cosa gi sotto il
controllo dellorganizzazione e di quali risultati possibile conseguire o non conseguire
22 Giuda G., Berini G., Ingegneria della conoscenza, Milano, Egea, 2000 p 17. 23 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, Etas, 1998, p.24.
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attraverso essi24.
Figura 1: struttura dato informazione e conoscenza tratta dal sito web http://www.freewayskyline.it, link di origine
http://www.freewayskyline.it/main/Blog/tabid/108/EntryId/19/Il-monitoraggio-preciso-e-costante-sullo-stato-di-avanzamento-
delle-commesse.aspx, consultazione, 24 dicembre 2012.
Il legame tra dati, informazioni e conoscenze un legame chiuso ovvero ciclico:
I dati sono una descrizione elementare di un fatto che pu essere codificato, conservato
e classificato in diversi modi. Sono lo zoccolo di base per lo sviluppo della conoscenza,
costituiti dalla rappresentazione di simboli (testi, disegni) e segnali fisici (suoni,
immagini, video) accaduti in unorganizzazione, non organizzati e classificati al fine di
essere compresi e relativamente utilizzati. Sono simboli convenzionali quindi, che
considerati autonomamente non hanno un significato univoco. Ma soprattutto possono
essere elaborati ed interpretati per definire un informazione. Lattivit di raccolta in tal
contesto il fulcro della cultura dei dati e la gestione di tali elementi risulta essenziale
per lorganizzazione. Ma una semplice raccolta dati non genera il secondo step della
struttura a blocchi cio linformazione: la conoscenza utilizzabile. Dunque se alla base
ci sono i dati, materiale grezzo, su un gradino pi alto c linformazione, cio i dati
selezionati e organizzati per essere comunicati.
I dati diventano informazioni quando acquisiscono un significato. Il significato viene
acquisito quando i dati sono coinvolti in un processo di :
- contestualizzazione cio quando viene definito il fine dei dati;
- categorizzazione cio la gerarchia dimportanza dei dati e/o a quale evento
tangibile o intangibile si riferiscono;
- calcolo e concentrazione cio quando viene definito un processo di
24Ibidem,Ivi
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quantificazione ;
- veridicit e correttezza cio quando viene definita la relativa correttezza e
attinenza allevento in questione .
Le organizzazioni valutano la gestione dei dati in termini di costo, velocit e capacit.
Anche se lo sviluppo tecnologico ha permesso unevoluzione nella gestione dati, la
figura delluomo fondamentale per la definizione della conoscenza grezza e quindi per
la definizione dei processi cui detto elemento deve sottostare per generare
linformazione.
Le informazioni sono dei dati organizzati, inseriti in un determinato contesto, che
consentono di attribuire un significato unico e condiviso ai dati stessi. Sono fatti,
messaggi, prodotti attraverso una metodologia comunicativa sonora o ottica, come un
documento ad esempio, comprensibili e significativi per un destinatario finale.
Letimologia dellinformare cio dare forma a25, consente di capire in specifico ci
che per il fruitore essenziale. Permette di ampliare ci che sono i suoi valori di base e
le sue conoscenze. Da questo enunciato quindi, si acquista la consapevolezza
pragmatica tale per cui il destinatario finale e non il mittente a decidere la
classificazione del fatto o del messaggio che ha ricevuto; quindi il destinatario colui
che definisce quellelemento che concretamente lo informa, cio uninformazione.
Linformazione lelaborazione dellelemento grezzo, il dato, produttore di significato;
quindi un nuovo punto di vista che rende intuibile nuovi significati e che allo stesso
tempo, permette di coordinare concetti non congiunti. Linformazione frutto di
unelaborazione attenta dellessenza grezza cio il dato un processo che pu essere
automatizzato grazie allinnovazione odierna, mediante i vari strumenti informatici che
le nuove tecnologie ci offrono.
A prescindere da quello che lintervento delle macchine nella strutturazione e
realizzazione dellinformazione, la presenza umana e comunque requisito necessario, in
quanto la strutturazione di significato prerogativa umana non sostituibile dalla
tecnologia e quindi non automatizzabile. Seppur la tecnologia definisce il livello di una
organizzazione, tale fenomeno non elargisce nellsuo percorso di avanzamento
evolutivo informazioni migliori; costante fondamentale ed rimane la componente
umana che non un valore aggiunto ma il requisito fondamentale in ogni processo di
25
Schiannini D.,Il nuovo dizionario Garzanti,Milano, Redazione Garzanti, prima edizione 1984, ristampa1987,p.115.
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creazione ed evoluzione dellinformazione prima e della conoscenza poi .
La conoscenza: il punto di arrivo di questo processo ciclico. La conoscenza
quellinsieme di informazioni organizzate ed elaborate al fine di diffondere
comprensione, esperienza e competenze relativamente connessa al saper fare. Le
informazioni vengono elaborate al fine di ottenere un implicazione pratica,
incrementando allo stesso tempo la conoscenza organizzativa dei destinatari e
rievocando le esperienze e le competenze sviluppate in passato dallorganizzazione o
dallindividuo in s. Alcuni studiosi la definiscono come una combinazione fluida di
esperienza, valori, informazioni contestuali e competenza specialistica che fornisce un
quadro di riferimento per la valutazione e lassimilazione di nuova esperienza e nuove
informazioni, sulla base della quale possibile prendere decisioni operative e
intraprendere azioni che producono valore per qualche stakeholder dellimpresa26.
Da questo enunciato si comprende che linformazione per diventare conoscenza deve
essere arricchita da valori come :
- lesperienza cio il mettere alla prova27; la conoscenza acquisita attraverso il
contatto diretto con la realt. Lesperienza fornisce prospettive storiche attraverso la
quale osservare e comprendere nuove situazioni e eventi nonch strumenti di
comparazione con ci che il passato trascorso;
- veridicit: la conoscenza deve essere validata sul campo e la fiducia deve
essere massima.
- complessit: cio il volume di valori eterogenei cui la conoscenza composta;
ci un attributo intrinseco e rappresenta parte dei valori costituenti .
La concretizzazione della conoscenza, quindi, partendo da ci che linformazione
prevede un processo di:
26 Davenport T. H. , Prusak L., Traduzione Negro G. Il sapere al lavoro, Collana: Organizzazione e risorse umane, Milano, op.
cit., pp. 28-29. 27 Schiannini D.,Il nuovo dizionario Garzanti,Milano, Redazione Garzanti, prima edizione 1984, ristampa1987, lautore [ ]"Dal sostantivo latino experientia, a sua volta derivato da experiens, participio presente del verbo experiri, cio provare, sperimentare. Il termine, come avviene spesso per gli adattamenti dotti, non ha mutato sostanzialmente il suo significato da quello della
corrispondente forma latina: indica infatti lo sperimentare o il conoscere direttamente un aspetto della realt. Nella tradizione
filosofica il termine ha avuto un significato molto specifico, ristretto alla conoscenza ottenuta dal solo mondo fisico, intesa come separata dalla ragione e dall'idea: indica cio quel tipo di conoscenza che parte dellattivit dei sensi cio l'esperienza. Nel linguaggio comune, la parola ha per usi pi vari e indica in modo generico la conoscenza del mondo ottenuta attraverso la vita
quotidiana, il rapporto con le cose, gli altri e le esperienze."
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- confronto: cio un processo che prevede comparazioni tra informazioni in
contesti differenti;
- conseguenze: cio un processo che permette di comprendere quali implicazioni
comportano le informazioni rispetto a particolari azioni;
- connessione: cio un processo che permette di comprendere come un elemento
di conoscenza collegato con altra conoscenza;
- conversazione: cio un processo che permette di comprendere la validit della
conoscenza ed allo stesso tempo unadeguata divulgazione della stessa .Riassumendo le
peculiarit di questo processo ciclico si potrebbero compendiare:
Dati: semplici osservazioni di stato
1. strutturati in modo semplice;
2. riconducibili attraverso strutture
qualificate;
3. di facile trasferibilit.
Informazioni: dati dotati dimportanza e
finalit
1. richiedono ununit di analisi;
2. necessario un consenso sul significato;
3. necessaria la mediazione umana
Conoscenza: informazioni provenienti da un
processo in cui interviene la mente umana
(presuppone: riflessione e contestualizzazione)
1. difficile da strutturare;
2. difficile da riprodurre;
3. spesso tacita e difficile da trasferire.
Quello della conoscenza dunque un ciclo che pu portare alla produzione di nuova
conoscenza solo tramite la condivisione e l'elaborazione dinformazioni. Va comunque
affermato che definire la differenza tra dati, informazioni e conoscenza una situazione
molto complessa in quanto pu seguire un processo inverso, rievocando uno sviluppo
differente da ci che stato valutato e dove la presenza umana diventa variabile
imponente e decisiva. Come definito da alcuni studi della scuola nipponica,la
conoscenza, diversamente dallinformazione, concerne le credenze e il coinvolgimento.
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18
E cio funzione del punto di vista, della prospettiva o dellintenzione del singolo28.In
tale studio si avvalora la convinzione tale per cui la conoscenza intesa come principio
legittimato che coopera in particolari situazioni nonch assieme a convinzioni personali
persuase da un particolare sistema di valori posti in una determinata organizzazione o
individuo. In un sistema di conoscenze, gli individui non sono semplici utenti, ma parte
integrante di un sistema. Il ruolo del comunicatore fondamentale a livello
dell'informazione, perch se questa non viene comunicata in maniera efficace non c'
condivisione e quindi conoscenza.
1.3 La conoscenza: una distinzione fondamentale
Come appurato, un dato una semplice descrizione di un evento, codificato,
classificato, ed elaborato per portare linformazione. Se alla base della struttura ci sono i
dati, su un gradino pi alto vi linformazione, dati selezionati e organizzati al fine di
una comunicazione efficiente e successivamente la conoscenza, informazione elaborata
nuovamente ed applicata alla pratica. Quello della conoscenza quindi, un ciclo che pu
portare alla produzione di nuova conoscenza solo mediante la condivisione e
l'elaborazione dinformazioni. Prendendo in considerazione unindividuo, la maggior
parte della sua conoscenza tacita, cio una forma di conoscenza propria, implicita al
suo essere e difficile da esplicare. Ma la conoscenza non sempre detta queste condizioni
arbitrarie: infatti non tutta esplicitabile, e quando lo , non detto che lo possa essere
completamente. La conoscenza esplicita invece, quella conoscenza che pu essere
organizzata e trasferita da un individuo ad un altro, tramite supporto fisico, o
direttamente. Quindi da questo breve postulato si sedimenta la teoria tale per cui in un
modello sistematico della conoscenza, lindividuo singolo o un gruppo dindividui, non
sono solo semplici utenti o fruitori, ma sono una parte integrante e considerevole del
sistema. Il ruolo di colui che comunica fondamentale a livello dell'informazione,
perch se ci non viene comunicato efficacemente non vi pu essere condivisione,
quindi conoscenza.
28 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,op. cit. enunciato elargito dallo studio di Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka, p 20 .
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1.3.1 L approfondimento al valore della conoscenza
La conoscenza diventata la parola chiave per il management nonch per quella che
la realt che il XXI secolo pone all' universo umano ed imprenditoriale. In passato le
risorse di unorganizzazione imprenditoriale erano quantificate in: personale, denaro,
beni immobili. Oggi la conoscenza, coordina questi tre valori, fornendo il valore
aggiunto, utile per raggiungere lobiettivo finale di un organizzazione. La conoscenza
per cui pu suddividersi in ci che derivante dall'esperienza dell'individuo e ci che
di carattere oggettivo e che permette la sedimentazione di teorie di valore sociale29.
Tra i primi studi sulla conoscenza vi l'avanguardismo nipponico, i quali negli anni '90
introducono una fondamentale e sostanziale differenziazione della conoscenza, facendo
anche leva, su vecchie impostazioni filosofiche del passato professate da importanti
studiosi e scienziati di inizio '900. Prima di elargire le differenze che categorizzano la
conoscenza utile definire tutte quelle dimensioni fondamentali che sono all'origine
della conoscenza e che permettono quindi, una corretta interpretazione del fenomeno, si
parla di ci che la dimensione ontologica ed epistemologica. Queste due dimensioni
sono le basi fondamentali che permettono di comprendere quella che la costruzione e
relativa strutturazione della conoscenza.
Lontologia nella teoria generale della conoscenza sinterroga su che cosa sia loggetto
dello studio, cio sulla natura delloggetto studiato. Sul piano ontologico la conoscenza
creata solo dall'individuo in s o in gruppo. La conoscenza organizzativa quindi deriva
da tutti quei processi di cattura, trasformazione, organizzazione, condivisione, creazione
e integrazione della conoscenza prodotta dagli individui all'interno di un determinato
contesto. Questa dimensione differenzia la conoscenza in relazione ai livelli
organizzativi in cui si trova e la distingue tra conoscenza:
- individuale;
- di gruppo;
- organizzativa;
- interorganizzativa.
29Inumaru K.,La dimensione della conoscenza nella gestione dei processi, in il governo dei processi, Milano, Guerrini e Associati
2001, p.33, l'autore afferma: la conoscenza pu suddividersi in ci che individuale, soggettivo ed empirico e ci che sociale, oggettivo e teorico ".
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20
Lepistemologia nella teoria generale della conoscenza riguarda invece il rapporto tra
ricercatore e la realt studiata cio fra il chi ed il che cosa. Sul piano epistemologico si
evidenzia quell'importante distinzione che si presenta nell'ambito della conoscenza,
ovvero, conoscenza tacita ed esplicita, che a grandi linee indicano la differenza tra
quella conoscenza tacita o personale, che si trova nell'intelletto di ogni individuo
coinvolto, difficile da comunicare ed formalizzare se non tramite un approccio diretto,
caratterizzata da tutti quei valori informali di carattere intrinseco, come le esperienze le
credenze e quella che viene definita come la conoscenza esplicita, codificata, di facile
trasmissione, anche in modo informale, manifestata sotto forma di parole, numeri,
parole, grafici.
1.3.2 La conoscenza esplicita e tacita
La conoscenza esplicita quella conoscenza razionale, codificata ed elaborata
formalmente, caratterizzata da ci che manifesta strutture logico-linguistiche, regole,
procedure, reperibili consuetudinariamente in documenti, Web, supporti audiovisivi ed
altro materiale che elargisce conoscenza codificata in modo formale . Essa si
caratterizza per essere strutturata ed interpretabile, quindi trasmissibile mediante il
linguaggio formale e naturale, o altri formalismi. La conoscenza esplicita, nel momento
in cui esce dalla mente di chi la possiede, diventa informazione; diventa conoscenza nel
momento in viene inserita nuovamente nel proprio contesto interpretativo.
La conoscenza tacita quella conoscenza soggettiva delle singole persone. E' corporea,
legata allesperienza, nozioni personali,trasmessa attraverso contesti pratici. Si
caratterizza per essere destrutturata e difficilmente trasferibile, ma spesso contiene un
valore strategico per lindividuo o lorganizzazione. In mezzo c quello che non
ancora esplicitato, ci che potrebbe essere descritto, ma che nessuno ancora ha fatto.
Conoscenza tacita un termine che deriva dallo studio di Michael Polany, scienziato e
filosofo ungherese, che identifica una conoscenza non codificata, non contenuta in testi
o manuali, non gestita attraverso flussi comunicativi organizzati, ma una conoscenza
che esiste nella mente degli individui e di cui non sono consapevoli. Polanyi intendeva
ci, come un processo, e non come una forma di conoscenza. "Conosciamo pi di
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21
quanto possiamo effettivamente dire30; nel senso che la dimensione della conoscenza si
fonda su una dimensione tacita interiorizzata antecedentemente. La conoscenza tacita
di grande importanza, in quanto fornisce un contesto agli individui, ai luoghi, alle idee.
Studiosi facente parte della scuola nipponica, riprendendo questi postulati ed
affermano:il riconoscimento della dimensione tacita e della sua rilevanza ha numerose
implicazioni di importanza decisiva. Innanzitutto da origine a una visione
completamente diversa dellorganizzazione, che cessa di essere considerata come una
macchina deputata allelaborazione di informazioni e diventa un organismo vivente. In
questo contesto, condividere una visione del significato dellorganizzazione, della
direzione verso cui si muove, del tipo di mondo in cui vuole operare, e delle modalit
per realizzare questa visione del mondo, di gran lunga pi importante di quanto non
sia lelaborazione delle informazioni oggettive31. La seconda implicazione una
conseguenza naturale della prima. Una volta riconosciuta limportanza della
conoscenza tacita, si comincia a pensare allinnovazione in tuttaltra prospettiva. Non
si tratta semplicemente di aggregare dati e informazioni eterogenee, ma di
percorre un processo assolutamente individuale di rinnovamento personale e
organizzativo. Limpegno personale dei dipendenti e la loro identificazione con
limpresa e la missione organizzativa diventano indispensabili. Creare nuova
conoscenza significa ricreare, pressoch letteralmente, limpresa e quanto vi
contenuto, in un processo dinamico di rinnovamento personale e organizzativo32.
Data la sua natura ostica, che la vede di difficile formalizzazione e strutturazione, si
distinguono due fondamentali tipi di questa conoscenza:
- una conoscenza professionale o tecnica: legata ad abilit tecniche ed a
competenze specifiche (know-how);
- una conoscenza soggettiva o cognitiva: correlata per lo pi a schemi mentali,
percezioni, convinzioni personali ed esperienze (forma mentis)
Entrambe determinano le azioni quotidiane ed i comportamenti degli individui o di
unorganizzazione. A questa distinzione di carattere epistemologico, gli studiosi
affiancano una dimensione in cui ha luogo lo sviluppo della conoscenza. Si parla quindi,
30 Polany M., The Tacit Dimension , NY, Anchor Books, 1966 p.64: we know more than we can tell. 31 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,Milano, Guerini e
Associati, 2005, elaborazione di Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka, pp. 33-35.
32 Ibidem, Ivi
-
22
della dimensione ontologica in cui, come asseverato antecedentemente, la conoscenza si
definisce come il prodotto degli individui all'interno di un'organizzazione. In tale campo
essenziale che tutte le conoscenze dellorganizzazione siano a disposizione e
facilmente reperibili da chiunque ne abbia bisogno in maniera tempestiva. Affinch ci
sia possibile, necessario che tutta la conoscenza sia resa esplicita e utilizzabile sia a
livello organizzativo che interorganizzativo. Le conoscenze tacite allinterno
dellorganizzazione possono essere un impedimento alla creazione di valori, in quanto
precludono ai membri la possibilit di beneficiare di tutte quelle informazioni che
potenzialmente lorganizzazione possiede. Tale modello grafico sintetizza quanto
trattato sino adesso:
Figura 2: modelli di conoscenza tratta dal sito web http://gestione-della-conoscenza.blogspot.it/2010/05/3-un-modello-di-
conoscenza-ikujiro.html, link di origine http://4.bp.blogspot.com/_QeoNag0vCaA/S-
ipEhhTwkI/AAAAAAAAAFk/c_3owWZAVW8/s1600/modelli+conosc.jpg, data consultazione, 24 dicembre 2012
Si denoti ulteriormente questo sviluppo, che illustra in maniera esaustiva le
caratteristiche della conoscenza tacita, associate e messe in corrispondenza con le
caratteristiche della conoscenza esplicita:
Conoscenza tacita (soggettiva) Conoscenza esplicita (oggettiva)
Conoscenza esperienziale (corporea) Conoscenza razionale (mentale)
Conoscenza simultanea (qui e ora) Conoscenza sequenziale (l e allora)
Conoscenza analogica (pratica) Conoscenza digitale (teorica)
Ci che si pu comprendere ad una prima analisi e che la conoscenza che deriva
dallesperienza tende ad essere tacita, corporea e soggettiva, mentre quella che deriva
dalla ragione tende ad essere esplicita, astratta e oggettiva. Rievocando gli studi di
Polanyi sulla conoscenza, egli, come asseverato in precedenza, sottolinea unimportanza
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23
divina della conoscenza tacita: mette in evidenza limportanza di una modalit
personale per quanto concerne la costruzione della conoscenza influenzata da molteplici
variabili individuali tra cui le emozioni. Quando un individuo conosce in modo tacito,
viene intesa la sua personale capacit di agire senza distanza da cose e persone usando
il proprio corpo: in tal modo si presenta unenorme difficolt al fine di spiegare,
mediante strutture formali e condivise come le parole, il processo nel quale lindividuo
stesso coinvolto. Quindi senza dubbio vero che la conoscenza tacita o implicita pu
diventare esplicita; ovvero ci che nella mente dellindividuo pu essere convertito in
forme di conoscenza esplicita, come le parole. Ma altrettanto vero che non tutto quello
che nella mente dellindividuo pu essere convertito in conoscenza esplicita
confermando la tesi tale per cui "conosciamo pi di quanto possiamo effettivamente
dire33. Per quanto concerne il fenomeno trattato sino ad ora alcuni studiosi espletano
un altro tipo di conoscenza, cio quella radicata nelle tecnologie e nelle pratiche
organizzative: la conoscenza abituale o embedded34 sottolinea lesistenza di
macchinari, sistemi informativi e processi di lavoro e deve essere resa disponibile
allinterno di unorganizzazione. Rendere la conoscenza abituale, significa farla
diventare indipendente, integrandola nei sistemi informativi, nei processi, quindi
allinterno delle strutture organizzative. L'affermazione di un'economia basata sui
servizi pi che sui beni fisici e l'evoluzione delle tecnologie stanno creando uno
scenario in cui il vantaggio competitivo legato alla conoscenza, componente decisiva
per il successo odierno. Questa risorsa, quindi deve essere protetta e incentivata affinch
il suo utilizzo a pieno regime in una organizzazione, aggiunto al complesso di abilit,
innovazioni e idee individuali possa permettere alla stessa, una lungimirante
competitivit, duratura nel tempo.
1.4 Creare la conoscenza in unorganizzazione
Creare conoscenza allinterno di unorganizzazione un processo che, come intuito,
33 Polany M., The Tacit Dimension , NY, Anchor Books, op. cit. p. 64: we know more than we can tell. 34 Blackler F., Dal concetto statico di conoscenza al concetto dinamico del conoscere: il knowing come processo e come prodotto
delle comunit,Milano,Studi organizzativi,Franco Angeli, 1999, p.117 lo studio di A. Bourdeau e G. Couillard afferma che [ ]la conoscenza embedded, quella radicata nelle procedure, nelle routine, nelle tecnologie e nelle pratiche organizzative [ ].
-
24
parte dallindividuo e coinvolge diverse parti organizzative. E un processo che assume
una forma a spirale dove gli obsoleti valori della conoscenza si fondano con valori
nuovi e si amplificano. Nel management tradizionale esistono due teorie fondamentali al
fine di creare la conoscenza: parliamo del modello top down e bottom up. Secondo il
processo top down la conoscenza si crea ad i vertici della piramide organizzativa, e
viene successivamente trasmessa ai livelli bassi, cio verso la base, utilizzando
opportuni mediatori.
Il modello bottom up, invece elargisce le condizioni tale per cui la conoscenza si
muove in senso opposto a quanto definito ora, ossia dal basso verso lalto, quindi dalla
base ad il suo relativo vertice; applicando questi due processi ad un contesto
imprenditoriale si parler di una conoscenza che viaggia da un livello basale dell
organizzazione imprenditoriale ad un livello pi elevato, rappresentato dalla direzione,
nel modello bottom up, invece si parler di una conoscenza che viaggia da un livello
elevato rappresentato dalla direzione, ad un livello basale dell organizzazione
imprenditoriale nel modello top down. La seguente rappresentazione grafica pu
chiarire al meglio questo postulato:
Figura 3: il modello top down e bottom up
Il modello top down permette un controllo della conoscenza esplicita ma non consente
lo sviluppo della conoscenza implicita; al contrario il modello bottom up permette di
sviluppare solo una conoscenza implicita. Lapproccio top down dunque un rischio in
una organizzazione di carattere imprenditoriale, per quelli che sono i piani definiti dalla
direzione, in quanto non vengono tradotti tempestivamente in particolari processi
dazione e direzione; nella strategia bottom up invece, vi il rischio che gli individui
alla base della struttura piramidale possano disperdere tempo e forze per produrre quel
-
25
valore fondamentale che la conoscenza. Il modello top down e il modello bottom up
quindi, risultano inefficienti al fine di una interazione dinamica necessaria per creare
conoscenza in un organizzazione. A tal proposito la scuola nipponica suggerisce un
particolare stile organizzativo al fine di creare e trasmettere conoscenza in modo
efficiente nelle organizzazioni; parliamo del modello middle up down, ovvero un
processo che consente un flusso comunicativo che va dal vertice alla base e viceversa
facilitando i processi di creazione e trasmissione della conoscenza, valore fondamentale
dellorganizzazione. Tale processo introduce una figura intermedia allinterno
dellorganizzazione, che traduce in decisioni ed azioni ci che viene definito dal vertice
(ad esempio la direzione, in un ambito imprenditoriale), trasferendo ci alla base della
stessa. Parliamo del middle manager, figura che ha la peculiarit fondamentale di
assimilare le strategie dellorganizzazione e che sidentifica nei manager di livello
intermedio come i responsabili di reparto o produzione, prendendo sempre come
riferimento di carattere esemplificativo un organizzazione di tipo imprenditoriale.
Figura 4: il modello middle up
Si denotino questi approfondimenti al fine di comprendere al meglio lapplicazione di
queste strategie in un ambito imprenditoriale nella fattispecie carpire in modo rilevante i
vantaggi o gli svantaggi che essi forniscono.
1.4.1 I modelli per creare la conoscenza: lapprofondimento
Il modello top-down come definito elargisce la creazione di conoscenza dentro il
confine di elaborazione delle informazioni: coincide sostanzialmente con il modello
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26
gerarchico classico. Esso trova la sua massima espressione nellopera di Herbert
Simon35. Il vertice, come affermato riceve dalla base informazioni in modo selettivo,
che utilizza allo scopo di creare una programmazione e ordini, che restituisce poi alla
base. Linformazione elaborata attraverso una suddivisione del lavoro che lascia al
vertice, in gergo manageriale, il top management, cio lalta direzione, il compito di
creare i valori base ed agli individui con uno status gerarchico inferiore quello di
svilupparli creando efficienze per quella che lorganizzazione. I concetti elaborati
dunque diventano le condizioni base del manager di livello intermedio, che ha il
compito di scegliere gli strumenti per concretizzarli. Nel livello base di
unorganizzazione, lesecuzione delle operazioni in gran parte reiterativa. Lassunto
sottointeso quindi, quello tale per cui solo il top management in grado di creare
conoscenza; cio colui che ha sia il diritto che il dovere di creare e gestire questo
valore. La conoscenza creata dal vertice ha lo scopo di essere realizzata ed elaborata
rappresentando quindi un mezzo dintercessione. Questo modello si manifesta come un
processo deleterio per le modalit di conversione della socializzazione e
dellesteriorizzazione. Ne consegue comunque un enorme carico di lavoro e di
informazione per lorganizzazione nel suo complesso.
Il modello bottom up, invece, ai principi di gerarchia e di suddivisione del lavoro,
viene quello dellautonomia, strettamente connesso alla tradizione taylorista36. Ad
una conoscenza creata e controllata dal vertice viene posta una conoscenza creata e
controllata anche dalla base. Lorganizzazione bottom up senza variazioni e
leliminazione della gerarchia e della suddivisione del lavoro riduce le distanze vertice -
base. Il top management impone poche disposizione a coloro che sono la base
dellorganizzazione, cio a coloro che sono ad un livello gerarchico inferiore, i quali
35 Simon H, Teoria dell'organizzazione, traduzione di Organizations, Milano, Edizioni di Comunit, 1966, lautore afferma che : la creazione di conoscenza come una semplice elaborazione in cui il vertice riceve dalla base informazioni semplici e selettive, che
utilizza per la pianificazione e che alla fine restituisce alla base. Linformazione elaborata a diversi livelli lungo la catena gerarchica: il top management definisce i concetti di base che diventano le condizioni operative per i manager intermedi, a cui
delegato il compito di scegliere gli strumenti per realizzarli. Le decisioni dei manager intermedi, a loro volta, determinano le
condizioni operative dei dipendenti di linea, che applicano le decisioni. Al livello della linea, lesecuzione delle operazioni in larga parte routinaria. La conoscenza che si produce all'interno di questo modello in gran parte codificata e immagazzinata in
archivi o database. 36Nelson D. Taylor e la rivoluzione manageriale: la nascita dello "scientific management", Einaudi, Torino 1988, pp 74-75-76
lautore afferma: [ ]Essa si fondava sul principio che la migliore produzione si determina quando a ogni lavoratore affidato un compito specifico, da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. Qualsiasi operazione del ciclo produttivo industriale pu dunque essere scomposta e studiata nei minimi particolari: questo, secondo Taylor, il compito dei manager, che
sulla base delle verifiche empiriche devono stabilire: qual il compito specifico di ogni lavoratore; in quanto tempo lo deve
svolgere e in che modo lo deve svolgere. Cos possibile arrivare alla razionalizzazione del ciclo produttivo, ossia alla finalizzazione a criteri di ottimalit economica, attraverso l'eliminazione degli sforzi inutili, l'introduzione di sistemi di
incentivazione, la gerarchizzazione interna e la rigorosa selezione del personale. L'applicazione pratica di questi principi apr la
strada alla prima catena di montaggio, introdotta negli stabilimenti della Ford Motors Company nel 1913 e di fatto, dunque, modific tutta l'organizzazione del lavoro nelle industrie.
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27
operano come attori indipendenti.
Il principio fondante di questo processo quindi lautonomia; ci limita le modalit di
combinazione e interiorizzazione .
Considerati gli ostacoli che i due tradizionali stili pongono al loro completo sviluppo, si
considera una terza possibilit, che non muove dallalto o dal basso la conoscenza, ma
dal centro dellorganizzazione. Tale modello cerca di mettere insieme i vantaggi dei due
processi appena descritti costituendo quindi un processo continuo. Si tratta di un
modello elaborato dalla scuola nipponica e precisamente negli studi professati da due
esimi studiosi del settore Nonaka e Takeuchi. Tale modello cerca di unire i vantaggi che
vengono inseriti in quel corpus di teorie dell'organizzazione che affermano come la
conoscenza sia un insieme di regole pratiche che rendono pi efficiente la produzione
ed evidenziano il suo ruolo come risorsa che serve a creare valore per
l'organizzazione.37
Il modello si fonda sull'analisi del ruolo dei livelli intermedi, che costituiscono la vera
struttura di creazione e gestione della conoscenza in unorganizzazione; rappresenta un'
interfaccia tra il top manager, quindi il vertice e la base, cio quegli individui di basso
livello gerarchico; in dettaglio le esigenze manifestate elargiscono la necessit
didentificare, sintetizzare e organizzare le informazioni e metterle a disposizione
nellorganizzazione.In generale si parla della strategia middle up down quando:
lindividuo creatore di conoscenza rappresentato dal manager intermedio, che agisce
attraverso un processo di conversione a spirale che coinvolge sia il vertice, sia la base.
E colui che si trova nell intersezione dei flussi informativi verticale e orizzontale di
unorganizzazione.
Nel modello in questione, il top manager38definisce gli obbiettivi di lungo periodo
che lorganizzazione intende perseguire, in gergo manageriale la vision dellazienda,
mentre il manager intermedio, o il middle manager, sviluppa concetti definiti e
comprensibili, attuabili da quegli attori coinvolti nei processi dellorganizzazione e che
sono alla base della stessa. Nel far ci i middle manager sintetizzano la conoscenza
tacita immagazzinata dal vertice e dalla base e la rendono esplicita incorporandola ad
esempio nelle tecnologie usufruite. La realizzazione della conoscenza caratterizzata da
quattro fasi fondamentali :
37 Carlino A.,Marketing e strategie di posizionamento internazionale, Milano, Franco Angeli,2005 p.38 38 la visione del top management si concretizza attraverso concetti di business o di prodotto a medio raggio.
-
28
- condivisione delle informazioni allinterno dellorganizzazione;
- creazione di una rete di conoscenze allinterno e allesterno
dellorganizzazione;
- trasformazione della conoscenza in capitale economico;
- condivisione della conoscenza .
Tale modello quindi dinamico in quanto modello integrato nellorganizzazione e
chiunque pu contribuire al relativo sviluppo dello stesso. Questo processo facilitato
da valori che stimolano e permettono di gestire pi facilmente la circolazione della
conoscenza nellorganizzazione. A tal proposito si sintetizzano le caratteristiche
fondamentali di questi tre modelli mediante questo schema di comparazione che vede:
fonte tratta da: Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche
dell'innovazione,Milano, Guerini e Associati, 2005, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka
1.5 La conversione della conoscenza
Gli argomenti tratti sino ad ora hanno permesso di comprendere quanto la conoscenza
sia un valore dinamico, ed importante allinterno di unorganizzazione. La conoscenza
come appurato, pu essere trasformata in altra conoscenza oppure passare da una
conoscenza tacita ad una conoscenza esplicita o viceversa. Nonaka e Takeuchi indicano
tale interazione con il concetto di conversione della conoscenza39, espletando
39 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 40-41-
42, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori: La chiave per acquisire conoscenza tacita lesperienza. Senza una qualche forma di esperienza condivisa, estremamente difficile che una persona riesca a proiettare se stessa nel processo di
-
29
lenunciato tale per cui cos la conoscenza umana si crea e si diffonde tramite
uninterazione sociale nella fattispecie fra conoscenza tacita ed esplicita. Per capire tale
processo utile sembra presentare quel modello realizzato negli anni 90 dai due studiosi
e ampiamente tratto nelle loro opere. Nonaka e Takeuchi, osservano che:
- la conoscenza, differentemente da ci che linformazione concerne quelle che
sono le credenze ed i relativi coinvolgimenti: in funzione del punto di vista o
delle intenzioni del singolo;
- la conoscenza, diversamente dallinformazione, riguarda lazione: si dirige verso
uno scopo;
- la conoscenza, come linformazione, espleta significati; specifica del contesto
e allo stesso tempo relazionale.
La distinzione tra conoscenza tacita ed esplicita risulta importante: la conoscenza tacita
fonte essenziale dellinnovazione; la conoscenza di maggior valore strategico per ogni
organizzazione. Questa interazione consente di postulare quattro modalit di
conversione della conoscenza:
- S ocializzazione (socialization);
- E sternalizzazione (externalization);
- C ombinazione, (combination);
- I nternalizzazione (internalization).
da cui lacronimo S.E.C.I per indicare questo modello :
Figura 5: Modello S.E.C.I , immagine tratta dal sito http://www.12manage.com, link di origine
http://www.12manage.com/images/picture_nonaka_seci_model.gif, data consultazione 24 dicembre 2012
pensiero di unaltra. Il semplice trasferimento di informazione tender ad avere poco senso, se slegato dalle emozioni che vi si associano e dai contesti definiti nei quali le esperienze condivise si radicano.
-
30
trattasi per cui di momenti che vedono, come confermato prima, il continuo processo di
conversione tra la conoscenza tacita e la conoscenza esplicita.
La Socializzazione o socialization, permette di passare da una conoscenza tacita ad
unaltra tacita. La socializzazione un processo di condivisione dellesperienza e di
creazione di conoscenza tacita come: particolari impostazioni cognitive, modelli
mentali, abilit tecniche. Valore fondamentale per acquistare conoscenza tacita
lesperienza di carattere condiviso: un individuo pu acquisire conoscenza tacita
dalla relazione diretta con altri anche senza lintervento del linguaggio40.
In questa fase, la conoscenza nasce in forma tacita dallintuito e dalla creativit degli
individui; quello che accade in un apprendistato: lapprendista passa dalla propria
conoscenza tacita ad altra conoscenza tacita che metabolizza come apprendista,
appunto. La socializzazione per cui un processo che richiede la condivisione di un
contesto comune ed allo stesso tempo un processo relativamente lento e confinato.
Con lEsternalizzazione o externalization si esprime la conoscenza tacita attraverso
concetti espliciti41. Ci la chiave per creare conoscenza: d alla luce concetti nuovi
ma soprattutto espliciti, partendo da ci che tacito. Questo processo caratterizzato da
due metodi fondamentali: un metodo definito come analitico, laltro metodo definito
come non analitico. Il metodo analitico caratterizzato dalluso coesistente di
deduzioni ed induzioni al fine di definire una prima riduzione a concetto della
conoscenza tacita. Queste poi vengono adattate sulla base di esperienze che, per i loro
vari aspetti, vanno comprese e mantenute sotto il concetto che in fase di creazione.
Il metodo non analitico invece, un processo di creazione di codesto valore, cio la
conoscenza in cui la sua forma tacita diventa esplicita utilizzando la sequenza:
- metafora;
- analogia;
- modello o ipotesi.
40 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-
creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit., pp. 47,48 Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano: La chiave per acquisire conoscenza tacita lesperienza. Senza una qualche forma di esperienza condivisa, estremamente difficile che una persona riesca a proiettare se stessa nel processo di pensiero di unaltra. Il semplice trasferimento di informazione tender ad avere poco senso, se slegato dalle emozioni che vi si associano e dai contesti definiti nei quali le esperienze condivise si radicano. 41Ibidem, pp.50-51-52: La modalit di conversione di conoscenza dellesteriorizzazione, che pu essere osservata in forma tipica nel processo di creazione dei concetti di prodotto, innescata da dialoghi e riflessioni collettive.
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La metafora un modo di percepire un corpo fisico come un oggetto, immaginandone
simbolicamente un altro.
Lanalogia permette di comprendere lignoto attraverso il noto ed a superare il divario
tra immagine ed il modello logico, sottolineando i vari legami. Cosi una volta
concretizzati i concetti espliciti possibile costruire dei modelli o ipotesi. La
conoscenza esplicita quindi pu essere trasmessa molto pi rapidamente e su scale
organizzative molto pi estese. Per fare un esempio di esternalizzazione ci pu
essere rappresentato pragmaticamente dalla creazione di un nuovo prodotto nonch
la sua successiva introduzione in un mercato Dunque, in un determinato modello
logico non devono esserci contraddizioni e tutti i concetti devono essere espressi in un
modo sistematico, secondo una logica che divulga principi di coerenza e non di
conflitto.
La Combinazione o combination un processo di sistematizzazione dei concetti in un
sistema di conoscenze: consente di passare da una conoscenza esplicita ad unaltra. Gli
individui scambiano e combinano conoscenza avvalendosi di molteplici strumenti
comunicativi come i documenti o le reti informatiche. La riconfigurazione delle
informazioni attraverso lo smistamento o la categorizzazione pu condurre a nuove
forme di conoscenza42.
In tal contesto, i punti critici sono la comunicazione, la diffusione e la
sistematizzazione della conoscenza: qui si categorizzano quei valori esistenti per
permettere un flusso maggiore della stessa e stimolare linnovazione nelle altri fasi.
Tale categorizzazione avviene anche per costruire un prototipo di quella nuova idea
che abbia la capacit di coinvolgere tutti gli aspetti pratici della sua realizzazione, e
che coinvolga molti individui allinterno di unorganizzazione. La realizzazione di un
prototipo, pertanto, risponde alla necessit di integrare le nuove scoperte con le
vecchie ed appurate metodologie procedurali di attivit. Lesempio concreto di tale attivit
pu essere elargito dalla redazione di un bilancio: conoscenza esplicita che viene
combinata per produrre altra conoscenza esplicita; parole, numeri, che vengono
combinati per avere il bilancio come prodotto.
42Ibidem, Ivi: La realizzazione di questa modalit di conversione di conoscenza implica la combinazione di corpi di conoscenza esplicita tra loro distinti. Gli individui scambiano e combinano conoscenze attraverso mezzi svariati quali documenti, incontri, conversazioni telefoniche, reti informatiche di comunicazione. La riconfigurazione delle informazioni esistenti attraverso
lo smistamento, laggiunta, la combinazione e la categorizzazione di conoscenze esplicite (resa possibile ad esempio dai database elettronici) pu condurre a nuove forme di conoscenza. La conoscenza attuata dallistruzione formale e dalla formazione scolastica assume in genere questa forma.
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LInternalizzazione o internalization un processo che consiste nel tradurre
concretamente conoscenza esplicita in conoscenza pratica. In questa fase le conoscenze
esplicite combinate nella pratica quotidiana e quindi incorporate nellazione, divengono
nuovamente conoscenza tacita. E un concetto legato al modello apprendere attraverso
ci che lattivit, in gergo, learning by doing43. La conversione per cui facile
quanto pi la conoscenza rappresentata in documenti che ne facilitino la trasmissione.
Ci consente di evidenziare i processi dinterazione tra individui e lorganizzazione che
permettono a loro volta alla conoscenza, di concretizzarsi e diffondersi44.Gli
individui, per condividere il sapere tacito e dare forma ad informazioni e concetti,
devono rendere esplicite le loro conoscenze affinch possano essere immesse in un
processo dinterazione con terzi, come unorganizzazione. Le condizioni per
uninterazione agevole sono dovute al contesto organizzativo che pu facilitare oppure
vincolare il processo di creazione e condivisione della conoscenza. Un esempio pu
chiare questo processo: se la conoscenza esplicita, viene trasmessa in modo sistematico
a tutti gli operatori di un fabbrica e in tutti gli stabilimenti questi operatori
applicheranno questa conoscenza esplicita per migliorare le proprie attivit quotidiane
e di esercizio di una par t i co l a re macchina. Inizialmente, questa conoscenza
rimarr esplicita, ovvero gli operatori la useranno in modo consapevole ed
intenzionale. Con il tempo, quella conoscenza esplicita entrer a far parte della
pratica quotidiana, diventer routine fino ad essere usata in modo inconsapevole,
ovvero diventer tacita. Questa nuova pratica quotidiana, che incorpora in modo ormai
inseparabile la conoscenza esplicita trasformata in conoscenza tacita, diventer la base
su cui potr nascere nuova innovazione e nuova conoscenza, innescando quindi un
nuovo giro della spirale.
43 Castagna M.,Role playing, autocasi ed esercitazioni psicosociali. Come insegnare comportamenti interpersonali, Milano, Franco Angeli, 2002.p. 17 44 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-
creating company Creare le dinamiche dell'innovazione,op. cit, pp. 60-61-62, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano Si tratta di un concetto strettamente collegato a quello di apprendimento attraverso lazione. Quando vengono interiorizzate le basi di conoscenza tacita dellindividuo in forma di modelli mentali condivisi o di know-how tecnico, le esperienze maturate attraverso le modalit di socializzazione, esternalizzazione, combinazione divengono beni utili.
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Figura 6: Modello S.E.C.I fonte :
Pagani D, Seminario di Knowledge Management, 2003, Politecnico di Milano, disponibile on-line a http://www.pagani.net.,
data consultazione 24 dicembre 2012
Quello che si evidenzia e come i processi dinterazione permettono alla conoscenza di
generarsi e trasferirsi. Per condividere sapere tacito e dare forma a concetti,
informazioni, bisogna rendere esplicita la conoscenza dellindividuo, quindi renderla
pragmatica mediante un processo di interazione con gli altri individui e
lorganizzazione. Condizioni per uninterazione semplice tra gli individui sono
strettamente correlate al contesto sociale ed organizzativo che vincola il processo di
creazione e condivisione della conoscenza. La creazione di conoscenza organizzativa
quindi un processo continuo e dinamico fra conoscenza tacita ed esplicita, processo
che si concretizza a partire da quei mutamenti fra le modalit di conversione della
conoscenza, attivati da numerosi fattori. Il contenuto di conoscenza che si viene a
creare da ciascuna modalit di conversione ovviamente diverso: la socializzazione
produce modelli mentali e abilit condivise45;l esternalizzazione produce una
conoscenza concettuale ; la combinazione d origine a una conoscenza sistemica e
linteriorizzazione produce conoscenza operativa, il tutto pu essere sintetizzato cosi :
45Ibidem Ivi, lopera definisce ci come conoscenza simpatetica.
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Figura 7: Gestione della conoscenza:
Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche
dell'innovazione,Milano, Guerini e Associati, 2005
Si denoti codesto approfondimento:
Conoscenza simpatetica output della socializzazione modelli mentali
abilit condivise
Conoscenza concettuale output dellesteriorizzazione metafore
analogie
Conoscenza sistemica output della combinazione nuove tecnologie di produzione
Conoscenza operativa output dellinteriorizzazione gestione dei progetti
gestione dei processi produttivi
sviluppo delle politiche organizzative
Secondo la filosofia nipponica, il ruolo dellorganizzazione nel processo di creazione
di conoscenza organizzativa di fornire un contesto idoneo al fine di facilitare le
attivit e la creazione di conoscenze. Cinque l e condizioni necessarie perch ci
avvenga:
intenzionalit;
autonomia;
condizione di fluttuazione e caos organizzativo;
ridondanza;
variet minima richiesta.
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Ci consente alle quattro modalit di trasformazione della conoscenza di dare origine
alla spirale di codesto valore, previo inserimento di una terza costante: lasse
temporale.
Figura 8: spirale del processo di creazione di conoscenza organizzativa ispirata a :
Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, Milano, Guerini e Associati, 2005,
Tale processo a spirale si sviluppa lungo due dimensioni:
- una dimensione epistemologica che concerne le interazioni tra la conoscenza
tacita e quella esplicita;
- una dimensione ontologica che concerne gli individui e lorganizzazione;
Secondo detto modello unorganizzazione in grado di creare conoscenza solo
attraverso un valore fondamentale: lindividuo. Si denotino questi approfondimenti.
Intenzionalit:
Le organizzazione si prefiggono la necessit di raggiungere degli obbiettivi mediante
strategie che permettono di acquisire intenzionalit. Le strategie permettono lo sviluppo
della capacit da parte dellorganizzazione di sviluppare e utilizzare quella che la
conoscenza. Lintenzionalit il valore pi importante per carpire la validit della
conoscenza: la sua assenza non permette di definire limportanza dellinformazione o di
quella che una conoscenza acquisita. In unorganizzazione lintenzionalit
corrisponde a quelli che sono gli standard che permettono di validare la conoscenza
creata : ci costrutto ricco di molteplici valori.
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Autonomia:
Lindividuo deve manifestare autonomia allinterno di unorganizzazione a prescindere
da quella che la sua posizione gerarchica allinterno della stessa: ci permette di
creare opportunit inattese nonch nuova conoscenza . Lautonomia deve essere una
condizione disponibile in unorganizzazione, sebbene gli obiettivi non sono sempre
esplicitati; ampia libert lasciata all individuo. Qui, risulta importante il recepimento
degli obiettivi e delle strategie al fine di definire sinergie che permettono di evitare
reazioni contradittorie nei confronti degli obbiettivi organizzativi raggiungendo quindi
lintenzionalit dellorganizzazione stessa. Le idee originali nascono da individui
autonomi, si diffondono nel gruppo e divengono infine concetti organizzativi. Da questo
punto di vista, lindividuo capace di auto-organizzarsi assume nellorganizzazione una
posizione analoga a quella della bambolina pi interna di una matrioska46.
Fluttuazione e caos creativo
Condizione dovute a cause esterne. Si riferisce al momento in cui, gli individui e i
gruppi si trovano a dover alterare le normali procedure, a causa di eventi che non sono
prevedibili ovvero non ricorrenti47
.
Ridondanza
La ridondanza unabbondanza eccessiva nella sovrapposizione intenzionale
dinformazioni. La ridondanza promuove la conoscenza tacita nonch la creazione di
conoscenza. Linformazione ridondante permette di offrire consigli o nuove
informazioni a partire da punti di vista diversi48
.Lo studio propone alcuni metodi per
favorire la ridondanza:
- sovrapposizione, creando gruppi aventi un egual obiettivo, al fine si pu
discutere dei vantaggi e svantaggi delle diverse strategie individuate
46 Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 67-68
47 Ibidem, Ivi, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori affermano Quando ci confrontiamo con eventi di questo tipo, abbiamo la possibilit di riconsiderare il nostro pensiero e il nostro punto di vista abituale. In altri termini, possiamo mettere in dubbio la validit dei nostri atteggiamenti nei confronti del mondo. Il verificarsi di una frattura richiede di prestare attenzione al dialogo in
quanto strumento di interazione sociale, e ci aiuta perci a creare nuovi concetti. Qualcuno ha proposito di definire questo
fenomeno creazione di ordine a partire dal rumore o di ordine a partire dal caos. 48 Tale enunciato proposto viene affermato anche dallo studio pubblicato in Frigelli U., Kazuo I, Alessandria G, The knowledge-
creating company Creare le dinamiche dell'innovazione, op. cit, pp. 70-71-72, Nonaka Ikujiro, Takeuchi Hirotaka gli autori []In breve la ridondanza di informazioni determina una sorta di apprendimento per intrusione nella sfera di percezione di ciascun individuo.
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- la rotazione strategica del personale: questa metodologia aiuta a
comprendere le strategie da molteplici prospettive, rendendo la conoscenza
fluida e applicabile nel concreto.
- Incontri di scansione e raccolta di idee (brainstorming) o la creazione di reti
di comunicazione formale o informale.
La ridondanza delle informazioni fa aumentare le quantit da elaborare e pu
condurre a un sovraccarico informativo aumentando gli oneri del processo di creazione
della conoscenza. Lindividua