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Capitolo 10

L’organizzazione dei processi di innovazione

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Il caso Procter & Gamble “Organization 2005”

– Nel 2003 P&G è risultata l’impresa di prodotti per la casa e la cura del corpo più grande al mondo

– Nel 1999 Jager, l’A.D. di P&G, aveva intrapreso “Organization 2005”, un’imponente ristrutturazione organizzativa per incentivare l’innovazione

– Nel 2000, l’impazienza degli azionisti per i risultati condusse alla sostituzione di Jager e alla fine di ”Organization 2005”

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elementi di discussione

1. Quali sono alcuni dei vantaggi e degli svantaggi connessi alla sostituzione delle business unit geografiche con business unit globali per prodotto?

2. Quali vantaggi e quali limiti presenta la centralizzazione dei business service di P&G?

3. Quali sfide occorre affrontare nel tentativo di trasformare la cultura aziendale di una grande azienda come P&G?

4. Ritieni che “Organization 2005” fosse una buona idea? Il consiglio di amministrazione di P&G avrebbe dovuto concedere a Jager più tempo?

Il caso Procter & Gamble “Organization 2005”

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Temi del capitolo

– Alcune strutture organizzative possono incoraggiare la creatività e l’innovazione

– Altre strutture possono favorire un’implementazione dei progetti più rapida ed efficace

– Altre strutture ancora consentono il raggiungimento di entrambi gli obiettivi contemporaneamente

– Le modalità di gestione delle attività di sviluppo sono particolarmente complesse per le imprese internazionali

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Essere grandi conviene?

– Nel 1942 Schumpeter sostenne che le capacità di innovazione delle grandi imprese sono maggiori di quelle delle piccole imprese

• accesso più agevole ai finanziamenti • maggiori volumi di vendita sui quali ripartire i costi di

R&S

– La grande dimensione consente inoltre:

• maggiori economie di scala e di apprendimento• l’assunzione di progetti rischiosi o di grandi

proporzioni

Le dimensioni dell’impresa e le variabili di struttura

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Per contro…

– La dimensione può anche svantaggiare l’innovazione• minore efficienza della R&S a causa di una perdita di controllo

manageriale • maggiore inerzia burocratica• più elevato grado di commitment strategico che tende a

vincolare l’impresa alle tecnologie esistenti

– Le piccole imprese sono spesso considerate più flessibili e con un maggior spirito imprenditoriale

– Molte grandi imprese hanno trovato il modo per “sentirsi piccole”

• scomposizione e distribuzione delle attività in unità più piccole• culture e meccanismi di controllo differenti nelle diverse unità

Le dimensioni dell’impresa e le variabili di struttura

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Dalla teoria alla pratica Xerox e il paradosso di Icaro

– Negli anni Sessanta e Settanta, Xerox dominava talmente il mercato delle fotocopiatrici che non si preoccupò dei giapponesi che entravano nel mercato con macchine più economiche

– Alla metà degli anni Settanta, Xerox perdeva quote di mercato ad un ritmo impressionante e dovette impegnarsi in un radicale turnaround per tornare a una condizione di equilibrio

Secondo la mitologia greca, Icaro, affascinato dalle ali di cera costruitegli dal padre e attirato dalla luce del sole, volò troppo in alto; il sole sciolse la cera e Icaro, precipitando, morì.

Il paradosso di Icaro: i campi di eccellenza possono rivelarsi la causa della rovina

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– Per formalizzazione si intende il grado di regolazione del comportamento dei membri di un’organizzazione attraverso regole, procedure e documentazioni prodotte in forma ufficiale

Permette di attenuare l’intensità dei meccanismi di controllo organizzativo

– Per standardizzazione si intende il grado di codificazione delle attività dell’impresa secondo procedure, regole e comportamenti predeterminati

Garantisce il regolare svolgimento di tutte le attività, ma rischia di soffocare l’innovazione

Le dimensioni di struttura dell’impresa

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– Per accentramento (vs decentramento) si intende:il grado di concentrazione del potere decisionale al vertice dell’impresa

oppure il grado di concentrazione geografica delle attività in un’unica sede principale

– Alcune imprese hanno attività di R&S sia accentrate che decentrate

Le dimensioni di struttura dell’impresa

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Le dimensioni di struttura dell’impresa

Accentramento e decentramento delle attività di R&S

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Dalla teoria alla pratica Il cambiamento organizzativo in 3M

– Sotto la guida del direttore generale McKnight, 3M presentava laboratori di ricerca sia centralizzati che decentralizzati. La sua filosofia del “cresci e dividi” condusse alla creazione di piccole unità di business indipendenti

– Il suo successore, Lou Lehr, consolidò le 42 divisioni e i 10 gruppi dell’azienda in 4 raggruppamenti di business unit. Inoltre, creò un sistema di R&S strutturato su tre livelli: laboratori di ricerca centralizzati; laboratori di settore; laboratori di divisione.

– Jacobsen introdusse ancora maggiore disciplina e cominciò a promuovere il lavoro di squadra piuttosto che l’imprenditorialità dei singoli

– De Simone ricondusse l’impresa verso una prospettiva più imprenditoriale, meno formalizzata e meno centralizzata

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Strutture meccaniche e organiche

– La combinazione di formalizzazione e standardizzazione configura una struttura meccanica

• di norma garantisce alti livelli di efficienza, soprattutto con volumi di produzione elevati

• minimizza la varietà dei comportamenti

– Le strutture organiche concedono maggiore libertà di decisione e sono caratterizzate da bassi livelli di formalizzazione e dall’assenza di standardizzazione

• incoraggiano la creatività e la sperimentazione• possono condurre a riduzioni di efficienza

può soffocare la creatività

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Dimensioni versus struttura

– Molti dei vantaggi e dei limiti delle dimensioni organizzative sono collegati a variabili strutturali, come il grado di formalizzazione, di standardizzazione e di accentramento

Le grandi imprese tendono a ricorrere maggiormente alla formalizzazione e alla standardizzazione, in quanto con la crescita dimensionale diviene più difficile esercitare un controllo manageriale diretto

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Organizzazione ambidestra

E’ la forma ideale?

– L’organizzazione ambidestra (o ibrida) è una forma complessa costituita da una molteplicità di “architetture interne”

• In alcuni contesti o aree aziendali (per esempio, la produzione) il management potrebbe adottare strutture meccaniche; in altri (per esempio, la R&S), strutture organiche

• In ciascuna area o unità, l’organizzazione potrebbe essere ridisegnata per focalizzarsi su obiettivi particolari

• Per combinare i vantaggi delle strutture meccaniche e organiche, i due modelli possono essere anche alternati nel tempo

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La modularità e le organizzazioni loosely coupled

– Per modularità si intende il grado di scomponibilità e di ricombinazione dei componenti di un sistema

– I prodotti possono essere modulari a differenti livelli Per esempio, al livello dell’utilizzatore finale (i mobili IKEA) oppure al livello della produzione (i walkman Sony)

– Affinché un prodotto possa avere una struttura modulare occorre specificare una serie di interfacce standard

– La modularità consente un più ampio ventaglio di configurazioni finali partendo da un insieme di componenti baseRappresenta pertanto una soluzione economicamente vantaggiosa per rispondere alla eterogeneità della domanda di mercato

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La modularità e le organizzazioni loosely coupled

– Nelle strutture loosely coupled le attività non sono strettamente integrate e il coordinamento avviene attraverso l’adesione a obiettivi condivisi e standard comuni

– Le tecnologie dell’informazione riducono il bisogno di integrazione e il minore bisogno di integrazione consente alle imprese di ricercare configurazioni più flessibiliPer esempio, un’impresa può concentrare l’impegno sulle attività correlate alle proprie competenze distintive e affidare in outsourcing le altre

– Tali strutture non sono adatte per attività che richiedono frequenti scambi di conoscenza tacita o complessa o quando c’è un elevato rischio di conflitti

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La gestione dei processi internazionali di innovazione

– La scelta delle modalità di organizzazione è un’area particolarmente critica per le imprese internazionali

• i mercati internazionali dispongono di diverse risorse e presentano diversi bisogni

– In particolare assume un ruolo decisivo l’identificazione della combinazione ideale tra integrazione globale e adattamento ai mercati locali

– L’innovazione sviluppata per un particolare mercato potrebbe non essere efficacemente trasferita nei altri mercati

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La gestione dei processi internazionali di innovazione

Bartlett e Ghoshal hanno identificato quattro tipi di strategie di innovazione delle imprese internazionali

1. Center-for-global, dove le attività di R&S sono concentrate in un’unica sede principale e il processo di innovazione si identifica con un trasferimento e un adattamento di tecnologia dal centro alle unità locali

2. Local-for-local, dove ogni sede nazionale sviluppa un processo di innovazione destinato a rispondere alla domanda del mercato locale

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La gestione dei processi internazionali di innovazione

3. Locally leveraged, dove ogni sede nazionale sviluppa un processo di innovazione, ma i risultati raggiunti vengono trasferiti all’intera organizzazione

4. Globally linked, dove sono presenti unità di R&S decentralizzate, ma ciascuna contribuisce con la sua dotazione di risorse e competenze allo sviluppo dell’innovazione mediante un coordinamento globale

Bartlett e Ghoshal incoraggiano l’adozione dell’approccio transazionale: le risorse e le competenze presenti in qualunque parte dell’impresa vengono sfruttate per cogliere le opportunità che sorgono in qualunque mercato geografico

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1. Esistono particolari tipologie di attività innovative che probabilmente le grandi imprese possono condurre meglio delle piccole imprese? E tipologie per le quali, al contrario, la piccola dimensione può aiutare?

2. Quali vantaggi e quali limiti sono connessi alla formalizzazione delle procedure per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’innovazione?

3. Quali fattori dovrebbe prendere in considerazione un’impresa nel momento in cui decide il grado di accentramento da attribuire alle proprie attività di R&S? Le imprese dovrebbero impiegare sia attività di R&S decentralizzate che centralizzate?

4. Perché le decisioni in merito al grado di accentramento e decentramento delle attività assumono una criticità maggiore nelle imprese internazionali rispetto a quelle che operano in un unico mercato?

5. Quali vantaggi e svantaggi presenta l’approccio transazionale di Bartlett e Ghoshal?

Elementi per la discussione