Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel ... come se da lì...

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Battesimo del Signore - 2015

(Vangelo e, di seguito, trascrizione Omelia)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono

degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi

battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da

Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui

come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio

compiacimento».

Omelia (trascrizione da registrazione)

“Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”

Noi conosciamo bene situazioni nelle quali riusciamo a entrare, ma poi non siamo più capaci di

venire fuori. Una dipendenza, per esempio, è una di quelle realtà in cui non ci vuole niente a

cominciare, piano piano, ad andare avanti, e a trovarsi intrappolati senza scampo - se fosse solo per

le nostre forze. Perché si può uscire da certe realtà solo se qualcuno ti dà una mano da fuori.

Chi vive con attenzione la propria vita interiore, però, è anche consapevole che c’è un livello ancora

più profondo di quello che riguarda i singoli peccati, mancanze e problemi che noi viviamo.

E’ come se, sotto tutte le trasgressioni che commettiamo, ci fosse una realtà che ne è la sorgente.

Una realtà, che noi chiamiamo “peccato”, e che non è solo la somma di tutti i peccati, piccoli o

grandi, che commettiamo. Non è il risultato della somma dei nostri peccati; è la sorgente.

E’ come se da lì sgorgasse il marcio, che noi lasciamo venire fuori ora in quella situazione, ora in

quell’altra. E, anche in questo caso - anzi a maggior ragione -, senza un aiuto dall’esterno noi non

ne veniamo fuori. Perché è come se facesse parte di noi.

Non è vero, badate bene; perché il peccato sta dentro di noi, ma il Padre Eterno non lo ha pensato

come una parte di noi. Però, c’è. E che facciamo? Come ne veniamo fuori? Oltretutto, questa

componente di peccato è fatta di paura, di terrore; non solo verso le persone, ma anche nei

confronti di Dio stesso, che viene pensato come un giudice terribile, come uno che vuole

schiavizzarti, come un padrone - che, in qualche modo, vuole prendere possesso di te -, come un

avversario.

E poi arriva Gesù. E invece di avere un giudice, un avversario, uno terribile che viene e ti

distrugge, ci troviamo con un compagno che scende con noi dentro il luogo dove noi riconosciamo

di avere questo peccato: il Giordano, luogo simbolico che dice il desiderio dell’uomo di purificarsi e

l’incapacità, però, di poterlo fare pienamente.

Ecco, proprio in quel luogo simbolo, arriva Lui. E non si pone come quello che dice: “Va bene:

adesso sistemo tutto”. Si pone come il compagno, che scende e crea una cosa nuova.

Diventa evidente che non puoi pensare che Lui sia un avversario. Se arrivasse in altri modi, potrei

capire; ma così no. Così è un amico, così è un fratello, così è la guida.

Anzi, di più: Lui non si accontenta di scendere con te; scende più in fondo di tutti. Perché il

Battesimo è l’inizio di un movimento che arriva fino alla croce, dove Lui si fa peccato per noi.

“Uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una

colomba”

Ora, che significato ha per noi questo scendere fino in fondo di Gesù? Come illumina la fatica che

noi facciamo a venire fuori dalla realtà del peccato, che dentro di noi sembra così potente?

C’è un’immagine nella Bibbia che racconta bene – secondo me – che cosa accade quando Gesù

entra nel Giordano. E’ un episodio narrato nell’Antico Testamento, nel libro di Giosuè. A un certo

punto, finita la lunga peregrinazione nel deserto, gli Israeliti arrivano finalmente davanti alla Terra

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Promessa. Ma, giusto per metterci il colpo finale, c’è il Giordano in piena e non si può entrare:

quarant’anni per arrivarci e, quando finalmente arrivano, il fiume non si può guadare. Che cosa

fanno? Prendono l’Arca dell’Alleanza e la fanno entrare per prima nel Giordano. Quando l’Arca

entra nel fiume, il fiume si ferma. Tutto il popolo può entrare; poi l’Arca si sposta e il fiume torna a

scorrere.

Quando Gesù entra nel Giordano, accade una cosa di questo genere. Non per il fiume, ma per altre

realtà, molto più profonde. Lui entra dentro la realtà del peccato e ci consente di passare. Ci

consente di venire fuori da quel mondo, che ci sembra impossibile da superare, e che è il mondo del

nostro peccato. E trasforma tutte le realtà che noi conosciamo in possibilità di passaggio.

Perché, anche dentro quel buio, c’è una strada: Lui. Lui è diventato la strada che sta dentro la realtà

stessa del peccato. Per quanto possiamo tentare di combinarne di tutti i colori, di mettere in campo

tutte le porcherie che ci vengono in mente, in qualunque punto del buio che sta dentro di noi, c’è

una strada, che è il Signore Gesù.

Lui ha cominciato a essere quella strada proprio dentro il Giordano, quel giorno, nel Battesimo.

Questo crea in noi cose nuove, perché, dentro il nostro peccato, c’è una strada dove noi rinasciamo,

dove possiamo diventare nuovi, dove non siamo bloccati. Ci passiamo - perché non possiamo fare a

meno di passare attraverso quel buio -, ma, nello stesso tempo, entriamo anche in una dimensione

diversa, che è fatta di luce. Allora, il nostro Battesimo diventa il luogo dove incontriamo Lui, dove entriamo su quella strada,

dove veniamo riplasmati; perché in fondo i segni battesimali sono tutti segni che raccontano di

come veniamo “rifatti”. Anche il racconto evangelico che abbiamo letto, che gioca sulle realtà della

carne, dell’acqua, dell’essere “re-impastati”, del respiro - cioè dello Spirito Santo - che torna dentro,

rievoca immediatamente il racconto della creazione dell’uomo. Laddove, dall’acqua e dal fango,

Dio trae un essere e poi soffia dentro e dà lo Spirito.

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»

Così accade a ciascuno di noi. E ci troviamo figli - altro che schiavi! Chi ci vuole schiavi, è il male.

Dio ci vuole figli, ci vuole liberi e non dobbiamo e non possiamo avere paura di Lui. Allora, questo brano ci racconta di un dono straordinario da parte di Dio: Lui diventa strada per noi

e, se noi entriamo dentro di Lui, rinasciamo, possiamo tornare nuovi. E nasce per noi la possibilità

di vivere ogni giorno come persone nuove: di diventare persone che costruiscono la comunione,

che non vivono dentro al risentimento, che non si chiudono dentro al peccato - pensando che sia

invincibile -, che sentono dentro la incredibile possibilità di diventare realmente uomini e donne

nuovi. E’ questo che ci viene raccontato oggi. E’ questo che ci viene raccontato quando ricordiamo

il nostro Battesimo. Perché tutte le volte, lì rinasciamo.

Qui, in questa Eucarestia, oggi, ci viene ridonata quella stessa grazia che è stata donata il giorno del

Battesimo. Lui diventa di nuovo la via. In Lui, diventando parte di Lui, noi troviamo la libertà.

Sarebbe proprio bello riuscire a fidarci di tutto questo. Perché ci permetterebbe di non scappare dal

mondo, ma di abbracciarlo, di vivere nella compassione. Ci consentirebbe di vivere nel perdono e

non nell’odio, di affrontare le situazioni senza lasciarci prendere dalla paura, ma vivendo comunque

nella speranza.

E’ una cosa di cui c’è un gran bisogno sempre, ma forse in certi giorni di più. Perché, in questi

giorni, uno viene fuori da una visione del telegiornale e si sente oppresso da una cosa che stringe,

come se ti facesse male, e dici: “Ne verremo mai fuori? No, non possiamo”. E ti lasci prendere dal

risentimento, dalla fatica, dalla disperazione, da mille cose che inquinano la tua vita.

Invece qui, oggi, nel giorno del Battesimo del Signore, ci viene detto: “Guarda: per quanto buio

possa esserci, Lui c’è. Lui è la via. Lui sta lì, in mezzo al Giordano, e ti permette di entrare

nella Terra Promessa. Fìdati! Fìdati!”

Tutte le volte che diciamo di sì, attraversiamo il fiume, attraversiamo il buio ed entriamo nella

promessa, nella luce, nella vita vera.