Gesù Maestro - Loppiano 3.pdf · Maestro, perchè sotto la sua guida ogni rapporto è una lezione...

5
I NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VALDARNO (FI) - ANNO VIII N. 3 - MAGGIO-GIUGNO 1985 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%) Gesù Maestro C he cos'è Loppiano? Si potrebbe definire in mol- te maniere. Ma forse una emerge sulle altre; Dio ha dato una funzione particolare a questa città, quella di essere una scuola (...). Ma se Loppiano è una scuola, se ha la funzione della scuola, essa però è una scuola tutta particolare e molto originale. Non sono infatti i libri, le aule, gli studi, le prime cose che fanno la scuola. No; Loppiano è una scuola per- chè qui vi è un Maestro. Egli è Colui che abita fra gli abitanti di questa città. Noi sappiamo che chi ha ispira- to questa citta, e colui che abita tra gli abitanti di essa è Gesù (...). E quindi sa rispondere da vero Maestro a tut- te le domande che possono porre gli uomini di tutti i tempi (. ..). Sì, Gesù vuole il vuoto completo della nostra mente per illuminarci, per rivelarci la verità, per farci capire anche quanta verità vi può essere in coloro che ( ...) so- no riusciti a carpire qualche frammento della luce di Dio ( . ..) . Oggi il mondo non ha tanto bisogno di persone col- te, quanto di sapienti, di gente piena di Spirito Santo, di uomini e di donne veramente evangeliche, di cui Ge- sù possa ripetere: "Ti ringrazio o Padre che hai nasco- sto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivela- te ai piccoli" ( ...). Gesù Maestro ci ha insegnato che per capire la veri- "Oggi il mondo non ha tanto bisogno di persone colte, quanto di gente piena di Spirito Santo, di uomini e di donne veramente evangeliche". tà, per approfondirla, per possederla veramente, oc- correva non solo impararla bene, magari a memoria, ma metterla in pratica. Ebbene, questo è un metodo evangelico. Che cosa produce questo metodo? Un'in- finità di effetti. Esso illumina interiormente, non solo la testa, ma tutto l'essere, perchè è luce, amore e vita in- sieme ( . ..). Egli oggi, in cui molti uomini sono travagliati dall'an- goscia, ci ha dato una pace che Egli dice Sua: "La mia pace", che poi è Lui stesso. E chi la sperimenta non può più dimenticarla e se la perde non c'è pace nel mondo che possa sostituirla ( . ..). Tutti gli abitanti sorreggono Loppiano e tutti con- corrono a generare Gesù in mezzo e a permettere, quindi, che svolga qui la sua grande funzione, il suo grande ruolo di Maestro. Come? Attuando la Parola di Dio, che li fa casa sulla roccia. Vengano pure allora tut- ti i terremoti spirituali, Loppiano rimarrà! (...) . È questo dunque il mio augurio a Loppiano, e so- prattutto ad essa come scuola: non lasciarsi mai in- gannare da nessuno, e da nulla. Seguire sempre un solo maestro: Gesù. Chiara Lubich (Stra/ci da un discorso tenuto da Chiara Lubich i/ 17 febbraio 1971 a tutti i cittadini della Mariapo/i)

Transcript of Gesù Maestro - Loppiano 3.pdf · Maestro, perchè sotto la sua guida ogni rapporto è una lezione...

I

NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE ---- --�

REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VALDARNO (FI) - ANNO VIII N. 3 - MAGGIO-GIUGNO 1985

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%)

Gesù Maestro

Che cos'è Loppiano? Si potrebbe definire in mol­te maniere. Ma forse una emerge sulle altre; Dio ha dato una funzione particolare a questa città,

quella di essere una scuola ( ... ). Ma se Loppiano è una scuola, se ha la funzione della scuola, essa però è una scuola tutta particolare e molto originale.

Non sono infatti i libri, le aule, gli studi, le prime cose che fanno la scuola. No; Loppiano è una scuola per­chè qui vi è un Maestro. Egli è Colui che abita fra gli abitanti di questa città. Noi sappiamo che chi ha ispira­to questa citta, e colui che abita tra gli abitanti di essa è Gesù ( ... ). E quindi sa rispondere da vero Maestro a tut­te le domande che possono porre gli uomini di tutti i tempi ( . .. ).

Sì, Gesù vuole il vuoto completo della nostra mente per illuminarci, per rivelarci la verità, per farci capire anche quanta verità vi può essere in coloro che ( ... ) so­no riusciti a carpire qualche frammento della luce di Dio ( . .. ) .

Oggi il mondo non ha tanto bisogno di persone col­te, quanto di sapienti, di gente piena di Spirito Santo, di uomini e di donne veramente evangeliche, di cui Ge­sù possa ripetere: "Ti ringrazio o Padre che hai nasco­sto queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivela­te ai piccoli" ( ... ).

Gesù Maestro ci ha insegnato che per capire la veri-

"Oggi il mondo non ha

tanto bisogno di persone

colte, quanto di gente

piena di Spirito Santo, di

uomini e di donne

veramente evangeliche".

tà, per approfondirla, per possederla veramente, oc­correva non solo impararla bene, magari a memoria, ma metterla in pratica. Ebbene, questo è un metodo evangelico. Che cosa produce questo metodo? Un'in­finità di effetti. Esso illumina interiormente, non solo la testa, ma tutto l'essere, perchè è luce, amore e vita in­sieme ( . .. ).

Egli oggi, in cui molti uomini sono travagliati dall'an­goscia, ci ha dato una pace che Egli dice Sua: "La mia pace", che poi è Lui stesso. E chi la sperimenta non può più dimenticarla e se la perde non c'è pace nel mondo che possa sostituirla ( . .. ).

Tutti gli abitanti sorreggono Loppiano e tutti con­corrono a generare Gesù in mezzo e a permettere, quindi, che svolga qui la sua grande funzione, il suo grande ruolo di Maestro. Come? Attuando la Parola di Dio, che li fa casa sulla roccia. Vengano pure allora tut­ti i terremoti spirituali, Loppiano rimarrà! ( ... )

. È questo dunque il mio augurio a Loppiano, e so­prattutto ad essa come scuola: non lasciarsi mai in­gannare da nessuno, e da nulla. Seguire sempre un solo maestro: Gesù.

Chiara Lubich

(Stra/ci da un discorso tenuto da Chiara Lubich i/ 17 febbraio 1971 a tutti i cittadini della Mariapo/i)

Un aspetto della Mariapoli

Grandi e piccoli tutti a scuola!

Senza banchi, cattedre, libri e quader­

ni: una scuola che si costruisce coi

rapporti. Con un solo maestro: Gesù.

Gesù Maestro. Questa la strada per far di Loppiano una vera fu­cina di cristiani del XX secolo,

pronti ad affrontare "la scena di questo mondo": lasciare che sia proprio lui, Gesù, l'unico Maestro di quanti tra­scorrono nella Mariapoli qualche me­se, qualche anno della loro vita, per pe­netrare piÙ a fondo nella spiritualità dell'unità.

È proprio con questo scopo che nei vent'anni e più di vita della nostra citta­della sono sorte attorno ad un manipo­lo di pionieri, una dopo l'altra, alcune "scuole" per le diverse espressioni del Movimento dei focolari. Scuole che a fatica, almeno agli inizi, potevano defi­nirsi tali, spesso essendo limitate ad una stanza angusta, un armadietto, qualche libro, se c'era.

Ma il fatto è che qui in Mariapoli "far scuola" non vuoi dire - come da sem­pre Chiara ci dice - soltanto cattedre, libri, lavagne, studio intellettuale; so­prattutto vuoi dire vita. Le due o tre eventuali ore di lezione non esaurisco­no certo l'orario di scuola: a Loppiano c'è scuola ventiquattr'ore su venti­quattro. È scuola di carità, di rapporto, di presenza di Gesù in mezzo a chi lo ama. I mezzi? Lavare piatti, zappare l'orto, aggiustare un contatore elettrico o ideare una statua di ceramica.

Così sono scolari Ettore che puntel­la e restaura vecchie abitazioni cadenti e Isabel, che ne fa il progetto al suo ta­volo da disegno; Harry che scava fossi per piantarvi nuovi alberi e Gloria che inventa sui due piedi una nuova scato­la per impacchettare ben bene un vaso di ceramica per fare un regalo; Valenti­no tutto sudato tra fumi, pentole, odori, sughi, e Anni che fa le spese per dar da mangiare agli ospiti della domenica; Piera che accudisce ai suoi nove figli e Paoletto che scorrazza con la sua bici­clettina dietro ad un goffo cagnolino nero; l'ottanterìne Matteo e la piccola Agostina ...

Son tutti scolari perchè Gesù è il Maestro, perchè sotto la sua guida ogni rapporto è una lezione da non di­menticare, ogni attenzione per il fratel­lo 8 la risposta ad una interrogazione, ogni richiesta d'amore è un esame.

Abbiamo già parlato di alcune scuo­le nei precedenti numeri del nostro no-2

tiziario; oggi presentiamo le ultime na­te, poste proprio ai due vertici del terri­torio di Loppiano, quasi a suggellarne l'unica realtà.

"La visitazione"

Si chiamava "Cioffoli", ma è stata ri­battezzata "la visitazione", proprio nel giorno della festa della visita di Maria

Guadalupe del Texas

ad Elisabetta. È la vecchia fattoria sede della scuola delle "volontarie", che, as­sieme ai "volontari", formano la sezio-. ne del Movimento più direttamente im­plicata nei diversi campi della vita so­ciale e politica, impegnati a rinnovarla alla luce che scaturisce dal Vangelo vissuto.

Ormai sono passati alcuni mesi dal­Ia sua inaugurazione, e, nei tre corsi che finora s'è potuto organizzare, sono passate per "la visitazione" trentaquat­tro volontarie dell'Europa e delle Ame­riche. Accanto a piccoli lavori agricoli ed artigianali, accanto alle lezioni di spiritualità, s'è dato maggior respiro al­la dimensione indescrivibile dell'amo­re reciproco.

Susana è argentina; ha vissuto un'esperienza radicale: "Ho riscoperto il valore dell'unità, costruita giorno per giorno, morendo al mio io e cercando di "tagliare", ossia di non occuparme­ne, con tutto ciò che non è Volontà di

Dio, gioie e dolori lasciati a casa, so­prattutto".

Maria Eugenia, invece, viene dal Pe­rù: "Ho visto che a Loppiano tutto ha importanza: il lavoro, lo studio, l'ospita­lità, il riposo, la preghiera, la familiarità. Sembrerà strano, ma quassù ho com­preso meglio cosa voglia dire la mia funzione di "volontaria" nella mia so­cietà".

Dal Texas, invece, è arrivata Guada­lupe, che già dal nome tradisce le sue origini messicane. La sua è una storia interessantissima; l'arrivo a Loppiano a lei appare una tappa importante della sua vita; la chiarificazione di numerosi aspetti della sua esperienza: "Ho pati­to sin da giovane - ci dice - i maltratta­menti e la mancanza di rispetto per le nostre origini, nonostante la costitu­zione del mio Paese proclami gli stessi diritti per tutti i suoi cittadini. Ho così studiato e lottato contro le ingiustizie patite dalla mia gente, per anni ed anni.

Poi il vuoto, la stanchezza, il non-senso d'una vita basata sulla lotta. Le mie bat­taglie acuivano le fratture, non ricuci­vano nulla.

"La luce mi viene dall'incontro col Movimento: in una Mariapoli estiva, ho visto realizzato il modello di società nuova che volevo costruire; e mi mera­vigliai non poco quando compresi che tutto traeva origine dal Vangelo vissu­to. Così ho cambiato i miei atteggia­menti: non più il pugno di ferro, ma la mano aperta in segno di pace.

"Sono venuta a Loppiano per impa­rare a vivere meglio a mo' del Vangelo. Ma pensavo di frequentare una scuola con aule e banchi. Invece ho scoperto che la scuola vera è quella della vita. Mi han colpito, ad esempio, ben più di tanti discorsi, la puntualità ogni matti­na, di due muratori della Mariapoli che stavano lavorando alla nostra casa. Un giorno, ad esempio, non hanno esitato un attimo a lasciare il loro lavoro per aiutarci a far entrare in casa un grosso armadio, facendolo addirittura passare per le finestre del primo piano. E lo hanno fatto con gioia.

"Fra poco tornerò in Texas, ai miei soliti impegni. Ma non sarà la solita co­sa ... ".

"Vinea mea"

Così s'è ribattezzata, invece, la scuola dei sacerdoti dei Focolari, che s'è sistemata nel vecchio convento dei Francescani di Incisa, chiamato "il vi­vaio", da secoli ormai. Provengono dai cinque continenti i suoi membri, in maggioranza cattolici di diversi riti; ma non mancano ministri anglicani e pa­stori evangelici. Sono d'ogni età, e del­le mansioni più diverse: giovani cap­pellani e parroci con quarant'anni di pratica alle spalle, professori universi­tari, studenti di teologia, rettori di semi­nario. La permanenza a Loppiano - per

dare un'idea della consistenza della scuola - varia da sei mesi ad un anno, per ogni sacerdote.

L'unico motivo che li spinge a resta­re a Loppiano è l'imparare a vivere as­sieme, per poter apprendere come poi

. ripetere la stessa esperienza - per

Uno scorcio del IIvivaio"

Un gruppo di sacerdoti alla scuola del IIvivaio"

quanto è possibile - nelle loro diocesi. "Vivere assieme" vuoi dire solo amore reciproco, mettere in pratica il coman­damento nuovo lasciatoci da Gesù. È concretezza, comunione.

Come per don Sante, italiano. Ac­compagnando un confratello in ospe­dale per una visita di controllo, ha pro­vato una gioia particolare: "Fin'ora ho amato, certo, ma forse non compren­dendo appieno quell'''amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Ora la gioia mi viene dal capire che posso e voglio amare IIcome" Gesù. Cioè senza

attendermi niente, senza pretendere nulla, senza imporre niente a nessuno, lasciando all'altro la libertà di donarsi a sua volta».

Josef è svizzero, tutto d'un pezzo: "Ho compreso che nessuna cosa, nè il tempo, nè i beni, nè il riposo, nemmeno la morte sono affari privati. Finora rite­nevo che almeno il sonno fosse mio: guai a chi me lo disturbava. Ma ho compreso che anche il sonno posso metterlo in comune: è un dono che ri­cevo dal fratello per essere capace di amare ancora meglio».

AI "vivaio" la giornata trascorre tra lezioni, lavoro manuale, studio, pulizia, preghiera; viene in evidenza che il vi­vere aSsieme non è facile. Ciascuno deve abbandonare abitudini e modi di fare· troppo "personali", che cozzano contro la sensibilità di altri sacerdoti, di razza, di cultura, d'estrazione sociale diverse. È un altro sacerdote che parla: "M'accorgo di dover mollare col mio modo di pensare, di agire, di vedere, d'essere. Devo posporre anche il mio modo di fare "apostolato". E debbo ac­cettare pure uno stile di vita sobrio, a volte sacrificato: il dormire, ad esem­pio, in tre o quattro nella stessa stanza è insolito per un sacerdote. Ma, giorno dopo giorno, il rapporto cresce, ed il "vivere l'altro" diventa un'unica realtà, fatta di gioia e di arricchimento reci­proco. E poi il clima di famiglia - frutto dell'essere in comunione con l'altro -libera dai propri piccoli schemi, attac­camenti, condizionamenti, e dispone ad accettare il fratello con cuore aperto.

"E così si crea il clima caratteristico dell'unità, in cui ci si dona, in cui si met­te in comune tutto quanto è proprio, ricchezze e povertà».

Harm, candidato pastore riformato, olandese: "In questi giorni mi tormen­tava l'idea di non aver più da pagare il mio soggiorno, perchè mi scadeva la borsa di studio statale. Finchè mi son reso conto che il mio modo di vedere era frutto della corrente mentalità con­sumistica: la relazione con l'altro esi­ste se puoi "pagare", mi sòn ridotto cioè a misurare la relazione con tanti sacerdoti sui fiorini che ho potuto met­tere in comune. Ora ho compreso che per costruire rapporti veri debbo dare non solo i miei beni, ma tutto me stes­so, così come sono: quello che "ho" e quello che "sono"».

L'amore reciproco vissuto, concre­tizzato così, fa crescere anche il rap­porto con Dio. La preghiera diviene più aperta alle necessità ed ai bisogni del­la Chiesa e dell'umanità.

I sacerdoti torneranno dopo ogni corso nelle loro diocesi: l'amore reci­proco, a mo' dei primi cristiani, sarà la loro testimonianza.

a cura della redazione

5

È giunta a Loppiano una famiglia brasiliana che trascorrerà alcuni mesi

in Mariapoli. È la famiglia di Joao e Ro­

semeri, lui dentista, lei casalinga, con i

quattro bambini, Giuliana, Gabriela, Ra­

fael e Caio. È da dire che i figli hanno cominciato a frequentare le scuole ele­

mentari e l'asilo di Incisa, grazie all'in­teressamento prezioso del Direttore di­

dattico di Rignano. (foto a destra)

Ha fatto visita alla Mariapoli Mons.

Paul Josef Cordes, vice-presidente del

"Pontificio Consiglio per i laici". S'è

trattenuto fra noi per tre giorni, visitan­

do tutta la cittadella nei suoi vari aspet­

ti. Tutta la Mariapoli, in un'atmosfera di gioia, serenità e riconoscenza, s'è poi

presentata a Mons. Cordes nel salone

S. Benedetto. (foto a destra)

Prima e dopo il Genfest '85, la gran­

de manifestazione dei gen di tutto il

mondo - che s'è tenuta a Roma a fine

marzo nella cornice del Palaeur, alla

presenza di quasi ventimila giovani -

hanno sostato a Loppiaho decine e de­

cine di pullman di ragazze e ragazzi

d'ogni parte d'Europa e anche da altri continenti. La gioia è stata la caratteri­

stica di quelle giornate, vissute da loro nella sorpresa di conoscere una citta­della dove si vive per l'altro, nell'amore

scambievole.

È pure passata per Loppiano la Scuola dei Gen - quattrocento giovani

- iniziatasi al termine del Genfest '85.

Fabrizio Schneider, curatore assie­

me a Luca Liguori della trasmissione

radiofonica "Oggi è domenica ", ha pas­

sato la Pasqua qui tra noi a Loppiano, assieme alla sua Signora ed all'ultima figlia. Come sappiamo, la rubrica cura­

ta dal giornalista spesso trasmette

esperienze di giovani e adulti che vivo­no O che sono passati per Loppiano, ol­

tre a diffondere nella prima domenica di ogni mese il commento alla "Parola

di vita" di Chiara Lubich. "Oggi è dome­

nica" va in onda tutte le domeniche alle

8 e 15 minuti.

6

Una gradita sorpresa ha allietato gli abitanti di Loppiano. Durante la sua

permanenza alla scuola sacerdotale -

di cui parliamo in altra parte del notizia­rio - un sacerdote filippino, Juan de

Dios Pueblos, è stato raggiunto dalla

notizia della sua nomina a vescovo, nel­le Filippine. Ha subito preso come mot­to del suo episcopato, quasi a suggella­

re la sua esperienza nella Mariapoli:

"Per fratres ad Patrem", attraverso i fra­

telli al Padre. (foto sopra)

I

ar a I

giugno 1985

''Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, cost figli di Dio" (Rm 8,14).

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di

Dio, costoro sono figli di Dio"

Questa Parola di Vita fa parte di una lunga sezio­ne nella quale san Paolo, parlando dello Spirito Santo come dono del Cristo Risorto, descrive la profonda trasformazione che egli compie nel cristiano.

Il cristiano è tale, e quindi si distingue dagli altri, per la presenza dello Spirito Santo, il quale fa di lui un figlio di Dio e un fratello di Gesù e lo rende capaoe di vivere in modo conforme a quest'altissima vocazione.

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di

Dio, costoro sono figli di Dio"

Questa Parola di Vita vuole innanzitutto richiama­re la nostra attenzione sul posto fondamentale che lo Spirito Santo occupa nella Chiesa ed in ciascuno di noi.

Lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa; è la sor­gente della sua vita e della sua straordinaria fecondità spirituale. Se si prescindesse dalla sua presenza, non si potrebbe più parlare di vita cristiana. È lui, infatti, che, unendoci a Gesù, ci unisce anche tra di noi e fa di noi la famiglia dei figli di Dio.

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di

Dio, costoro sono figli di Dio"

Lo Spirito Santo agisce in noi in vari modi: tra-o sforma la nostra mente e il nostro cuore, ci fa com­prendere e gustare le parole di Gesù. È sorgente di lu­ce, di pace, di gioia, di libertà interiore, ecc.

Questa Parola di Vita, però, vuole sottolineare un suo effetto particolare: lo Spirito Santo fa di noi delle persone le quali, in tutto quello che fanno - vita di fa­miglia, lavoro, attività professionali, sociali ... - non sono più guidate dalle inclinazioni disordinate che conducono al peccato, o dalla mentalità di· questo mondo, ma dall'amore puro che viene da Gesù e dalla luce della sua Parola. Lo Spirito Santo fa di noi cioè dei veri discepoli di Gesù.

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di

Dio, costoro sono figli di Dio"

È evidente che a questa azione, che lo Spirito Santo vuole svolgere dentro di noi, deve corrisponde-

4

re da parte nostra la disposizione a lasciarci guidare da lui. Lo Spirito Santo non potrebbe diventare il mo­vente interiore di tutta la nostra vita, come egli deside­ra, se noi non gli facessimo spazio. Egli si comunica alle persone di buona volontà, a coloro che corri­spondono alla sua grazia. Ora noi dimostriamo que­sta buona volontà impegnandoci seriamente nella vi­ta cristiana.

Scrivendo questa parola san Paolo però pensa soprattutto a quel dovere dei cristiani che è il rinnega­mento di sé stessi, cioè la lotta contro l'egoismo nelle sue forme più svariate: la superbia, l'attaccamento al denaro, la ricerca disordinata del piacere ecc.

Non si tratta di prendere di petto queste tenden­ze nella pretesa di sradicarle con le nostre forze, ma semplicemente di non dare ascolto ai loro suggeri­menti.

E nella misura in cui i cristiani sapranno rinnega­re sé stessi, lo Spirito Santo prenderà dimora dentro di loro.

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di

Dio, costoro sono figli di Dio"

Come vivere, allora, questa Parola? Dobbiamo anzitutto renderci sempre più co­

scienti della presenza de ilo Spirito Santo in noi: por­tiamo nel nostro intimo un tesoro immenso; ma non ce ne rendiamo abbastanza conto. Possediamo una ricchezza straordinaria; ma resta per lo più inutilizzata.

Poi, affinchè la sua voce sia da noi sentita e se­guita, dobbiamo dire di no a tutto ciò che è contro la volontà di Dio e dir sì a tutto il suo volere: no a noi stes­si nel momento della tentazione, tagliando corto con le sue suggestioni; sì ai compiti che Dio ci ha affidato; sì all'amore verso tutti i prossimi; sì alle prove e alle difficoltà che incontriamo ...

Se così faremo lo Spirito Santo ci guiderà dando alla nostra vita cristiana quel sapore, quel vigore, quel mordente, quella luminosità, che non può non avere se è autentica.

Allora anche chi è vicino a noi s'accorgerà che non siamo solo figli della nostra famiglia umana, ma fi­gli di Dio.

Chiara Lubich

I

arga I maggio 1985

" 01 sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, amiamo i fratelli" (I Gv3,14).

"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi­

ta, perchè amiamo i fratelli".

Giovanni scrive alle comunità cristiane da lui fondate in un momento di grave difficoltà. Cominciavano infatti a serpeggiare le eresie e le false dottrine in materia di fede e di morale e c'era poi l'ambiente pagano, duro ed ostile allo spirito del Vangelo, nel quale i cristiani dovevano vivere.

Volendo aiutare i suoi, l'apostolo indica loro il rimedio radicale: amare i fratelli, vivere il comandamento dell'amore ricevuto fin dall'inizio nel quale egli vede riassunti tutti i co­mandamenti.

Cosi facendo essi conosceranno cos'è "la vita", saran­no cioè sempre più introdotti nell'unione con Dio, faranno l'esperienza di Dio-Amore. E facendo questa esperienza sa­ranno confermati nella fede e potranno far fronte a tutti gli attacchi, soprattutto in tempo di crisi.

"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi­

ta, perchè amiamo i fratelli".

"Noi sappiamo ... ". L'apostolo fa riferimento ad una co­noscenza che viene dall'esperienza. È come se dicesse: noi l'abbiamo provato, l'abbiamo toccato con mano. È l'espe­rienza che i cristiani da lui evangelizzati hanno fatto all'inizio della loro conversione; e cioè che, quando si mettono in pratica i comandamenti di Dio, in particolare il comandamento dell'amore verso i fratelli, si entra nella vita stessa di Dio.

Ma i cristiani di oggi conoscono questa esperienza? Essi sanno certamente che i comandamenti del Signore hanno una finalità pratica. Continuamente Gesù insiste che non basta ascoltare, ma occorre mettere in pratica la Parola di Dio (Mt 5,19), (Mt 7,21), (Mt 7,26).

Ciò che invece non è scontato per la maggior parte di essi - o perchè non lo sanno, oppure perchè ne hanno una conoscenza puramente teorica, cioè senza averne fatto l'esperienza - è quest'aspetto meraviglioso della vita cri­stiana messo in luce qui dall'apostolo e cioè che quando noi viviamo il comandamento dell'amore, Dio prende possesso di noi, e ne è un segno inconfondibile quella vita, quella pa­ce, quella gioia che egli ci fa gustare fin da questa terra. Al­lora tutto si illumina, tutto diventa armonioso. Non c'è più di­stacco tra la fede e la vita. La fede diventa quella forza che compenetra e lega tra loro tutte le nostre azioni.

"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi­

ta, perchè amiamo i fratelli".

Questa Parola di Vita ci dice che l'amore del prossimo è la strada regale che ci porta a Dio. Dato che tutti siamo figli suoi nulla sta più a cuore a lui quanto l'amore ai fratelli. Noi non gli possiamo dare una gioia più grande di quella che gli procuriamo quando amiamo i nostri fratelli.

E l'amore fraterno perchè ci procura l'unione con Dio è una sorgente inesauribile di luce interiore, è fonte di vita, di fecondità spirituale, di rinnovamento continuo. Impedisce il formarsi nel popolo cristiano delle cancrene, delle sclerosi, dei ristagnamenti; in una parola "ci fa passare dalla morte alla vita". Quando invece viene a mancare la carità, tutto av­vizzisce e muore. E si comprendono allora certi sintomi cosi diffusi nel mondo in cui viviamo: la mancanza di entusiasmo, di ideali, la mediocrità, la noia, il desiderio di evasione, la perdita dei valori, ecc.

"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi­

ta, perchè amiamo i fratelli".

I fratelli, di cui parla qui l'apostolo, sono soprattutto i membri delle comunità di cui facciamo parte. Se è vero che dobbiamo amare tutti gli uomini, è altrettanto vero che que­sto nostro amore deve cominciare da coloro che abitual­mente vivono con noi, per estendersi poi a tutta l'umanità. Dobbiamo quindi pensare prima di tutto ai nostri familiari, ai nostri colleghi di lavoro, ai membri della parrocchia, dell'as­sociazione o comunità religiosa a cui apparteniamo. L'amo­re ai fratelli non sarebbe autentico e bene ordinato se non partisse da qui. Dovunque veniamo a trovarci, siamo chia­mati a costruire la famiglia dei figli di Dio.

"Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vi­

ta, perchè amiamo i fratelli".

Questa Parola di Vita ci apre prospettive immense. Es­sa ci spinge nella divina avventura dell'amore cristiano dagli sbocchi imprevedibili. Innanzitutto ci ricorda che ad un mondo come il nostro, nel quale viene teorizzata la lotta, la legge del più forte, del più astuto, del più spregiudicato e dove a volte tutto sembra paralizzato dal materialismo e dall'egoismo, la risposta da dare è l'amore del prossimo. È questa la medicina che lo può risanare. Quando viviamo il comandamento dell'amore, infatti, non solo la nostra vita ne viene tonificata, ma tutto attorno a noi ne risente: è come un'ondata di calore divino, che si irradia e si propaga, pene­trando nei tessuti umani, sciogliendo i rapporti tra persona e persona, tra gruppo e gruppo e trasformando a poco a poco la società.

Decidiamoci allora. Fratelli da amare in nome di Gesù ne abbiamo tutti, ne abbiamo sempre. Stiamo fedeli a que­sto amore. Aiutiamo molti altri ad esserlo. Conosceremo nella nostra anima cosa significa unione con Dio. La fede si ravviverà, i dubbi spariranno, non sapremo più cos'è la noia. La vita sarà piena, piena.

Chiara Lubich

3