GERENZA - liceogandhi.gov.it · per il Gandhi nasce dalla voglia di fare in modo che gli altri...

16
Dialogo tra un impegnato e gli studenti del Gandhi Giunto ormai all’ultimo anno di Liceo, ti sei, forse, un po’ stancato. Solita monoto- nia, solito studio, materie per cui troppo spesso ti domandi “ma a cosa mi servi- ranno?”. Nonostante la noia continui, con- tinui il solito studio monotono di materie per cui troppo spesso ti domandi “no, ma sul serio, a cosa mi serviranno?”. Conti- nuando, però, arrivi a guardare ai fatti della scuola con altri occhi: quel professore non mi odia, come pensavo a tredici anni, le assenze hanno un peso ben maggiore, il caffè è diventato il solo porto sicuro per la concentrazione. Fra qualche mese si spera che la vita liceale finisca, che quel- l’edificio in agibilità sarà almeno per un po’ un ricordo lontano. E quindi perché in- teressarsene ancora? Sapete quando leg- gete un gran bel libro o ascoltate una can- zone proprio stupenda? La prima cosa spontanea che ci viene in mente è far sì che più persone possibili ne vengano a co- noscenza. Allo stesso modo, i miei cinque anni di Liceo sono stati una bella canzone, certo con parti basse e alte, non proprio un capolavoro di De André, ma nel complesso una bella canzone. L’interesse ancora vivo per il Gandhi nasce dalla voglia di fare in modo che gli altri possano ascoltare una canzone anche più bella della mia. E così in una regione dove il livello di assenteismo scolastico è elevatissimo si cerca di non chiudere le porte della scuola, ma di aprirle ad un nuovo tipo di didattica; in un istituto da sempre diviso si cerca di spiegare come in realtà siamo tutti sulla stessa barca con gli stessi vestiti e le stesse istruzioni di sal- vataggio; dopo cinque anni di continui scio- peri si cerca di aprire un dialogo con la nuova dirigenza. Spero che qualcosa ri- marrà di ciò che è stato fatto, che in un fu- turo assolutamente non lontano altri pro- muovano iniziative migliori di quelle fatte e che qualcuno chiami anche me per organiz- zare un forum per il prossimo anno. Lorenzo Girasole Direttore Responsabile > Editoriale pag. 1 > Iniziative 2 > Incontri 3 > Cultura 4 > Turismo 5 > Incontri 6 > Teatro 7 > Riflessioni 8-9 > Cultura 10 > Esperienze 11 > Cronaca 12 > Attualità 13 > Arte 14 > Riflessioni 15 > News 16 Sommario Comitato di Redazione Direttore Editoriale - Dirigente Scolastico prof. Gennaro Ruggiero Direttore Responsabile Lorenzo Girasole Vicedirettore Alessandra Ferrara Redattore Capo Emilia Lago Fotoreporter Gianluca Pelella Redattori - Gli Alunni del Liceo Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na) Coordinatore Prof. Antonio D'Addio e-mail: [email protected] Murales via Aldo Moro, 26 - 80026 Casoria (Na) Tel/Fax: 0817375850 www.liceogandhi.it - [email protected] Stampa: EDITRICE CERBONE - 0818354357 GERENZA Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi Anno XV dicembre 2012 E E D D I I T T O O R R I I A A L L E E

Transcript of GERENZA - liceogandhi.gov.it · per il Gandhi nasce dalla voglia di fare in modo che gli altri...

Dialogo tra un impegnatoe gli studenti del Gandhi

Giunto ormai all’ultimo anno di Liceo, tisei, forse, un po’ stancato. Solita monoto-nia, solito studio, materie per cui troppospesso ti domandi “ma a cosa mi servi-ranno?”. Nonostante la noia continui, con-tinui il solito studio monotono di materieper cui troppo spesso ti domandi “no, masul serio, a cosa mi serviranno?”. Conti-nuando, però, arrivi a guardare ai fattidella scuola con altri occhi: quel professorenon mi odia, come pensavo a tredici anni,le assenze hanno un peso ben maggiore,il caffè è diventato il solo porto sicuro perla concentrazione. Fra qualche mese sispera che la vita liceale finisca, che quel-l’edificio in agibilità sarà almeno per unpo’ un ricordo lontano. E quindi perché in-

teressarsene ancora? Sapete quando leg-gete un gran bel libro o ascoltate una can-zone proprio stupenda? La prima cosaspontanea che ci viene in mente è far sìche più persone possibili ne vengano a co-noscenza. Allo stesso modo, i miei cinqueanni di Liceo sono stati una bella canzone,certo con parti basse e alte, non proprio uncapolavoro di De André, ma nel complessouna bella canzone. L’interesse ancora vivoper il Gandhi nasce dalla voglia di fare inmodo che gli altri possano ascoltare unacanzone anche più bella della mia. E così inuna regione dove il livello di assenteismoscolastico è elevatissimo si cerca di nonchiudere le porte della scuola, ma di aprirlead un nuovo tipo di didattica; in un istitutoda sempre diviso si cerca di spiegare comein realtà siamo tutti sulla stessa barca congli stessi vestiti e le stesse istruzioni di sal-vataggio; dopo cinque anni di continui scio-peri si cerca di aprire un dialogo con lanuova dirigenza. Spero che qualcosa ri-

marrà di ciò che è stato fatto, che in un fu-turo assolutamente non lontano altri pro-muovano iniziative migliori di quelle fatte eche qualcuno chiami anche me per organiz-zare un forum per il prossimo anno.

Lorenzo GirasoleDirettore Responsabile

> Editoriale pag. 1> Iniziative 2> Incontri 3> Cultura 4> Turismo 5> Incontri 6> Teatro 7> Riflessioni 8-9> Cultura 10> Esperienze 11> Cronaca 12> Attualità 13> Arte 14> Riflessioni 15> News 16

SommarioComitato di RedazioneDirettore Editoriale - Dirigente Scolastico

prof. Gennaro Ruggiero

Direttore ResponsabileLorenzo Girasole

VicedirettoreAlessandra Ferrara

Redattore CapoEmilia Lago

FotoreporterGianluca Pelella

Redattori - Gli Alunni del Liceo Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na)

CoordinatoreProf. Antonio D'Addio

e-mail: [email protected]

Murales via Aldo Moro, 26 - 80026 Casoria (Na)Tel/Fax: 0817375850

www.liceogandhi.it - [email protected]: EDITRICE CERBONE - 0818354357

GERENZA

Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi Anno XV dicembre 2012

EEDDIITTOORRIIAALLEE

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:26 Pagina 1

2Iniziative

Lo scorso cinque dicembre, qua-ranta alunni del Liceo Polispe-cialistico “Gandhi” di Casoriasi sono recati agli studi Raidella Dear, a Roma, via Ettore

Romagnoli, ospiti della trasmissione tele-visiva “Le Storie – Diario Italiano”, con-dotta da Corrado Augias, in onda, dallunedì al venerdì, dalle ore 12.45 alle ore13.15 su Rai Tre. La nostra partecipazioneè stata patrocinata dall’Assessorato allaCultura del Comune di Casoria, nella per-

sona della prof.ssa Luisa Marro, e dal sin-daco Vincenzo Carfora, che hanno donatoalla redazione una mattonella di ceramicacon lo stemma di Casoria. Protagonistadella puntata lo scrittore e giornalista na-poletano Antonio Galdo, che ha presen-tato il suo libro “L’egoismo è finito”. Glistudenti delle classi 5 B Liceo Classico e 5D Liceo Scientifico si sono preparati conimpegno, grazie anche ai loro docenti, leg-gendo e approfondendo criticamente iltesto di Galdo, formulando domande econsiderazioni sulla tematica affrontatadall’autore. Nella sua opera, lo scrittore havoluto sottolineare che l’egoismo storicodell’essere umano è giunto alla sua fine,in quanto la crisi, di cui tutti noi oggi sof-

friamo, ci spinge alla ricerca della coope-razione. Dunque per l’autore l’unico modoper superare le attuali difficoltà è quello diunirsi, stare insieme, passare dall’io al noi.Vari sono gli esempi che il giornalista na-poletano fa di cooperazione: dal cohousingal car-sharing, dal baratto alla condivi-sione, sia attraverso la rete sia attraversonuovi luoghi di aggregazione sociale, per-ché, come lui stesso dice, “condividereconviene”. Giunti, quindi, agli studi, cisiamo preparati alla trasmissione insiemealla collaboratrice del programma, MariaGrazia Putini, che ci ha illustrato la dina-mica della diretta ed ha ascoltato le nostreproposte. La puntata è iniziata con una ri-flessione del conduttore in merito allaprima pagina de “Il Giornale”, che com-mentava l’esito delle primarie del centro-sinistra con il titolo “Restano Comunisti”,definito da Augias, in accordo con Galdo,“di basso livello”. In seguito, il padrone dicasa ha presentato il libro dello scrittorenapoletano, criticando anche l’egoismodella politica in Italia. A sostegno delle pa-role profuse dall’autore nel suo scritto,sono stati anche trasmessi due filmatimolto interessanti: il primo sulla coopera-zione e sulla coesione degli operai in fab-brica, luogo di condivisione e di diffusionedi sapere tecnico; il secondo in cui è statoillustrato il progetto pilota dell’associa-zione “Coabitare” che, nel centro storicodi Torino, ha avviato la ristrutturazione diun palazzo di fine Ottocento per conto diotto famiglie, che in questo modo hannorealizzato un sogno all’insegna dell’ideadel cohousing. È intervenuta poi, in colle-gamento da Milano, la dott.ssa Spadin,

fondatrice dell’A.I.M.A. (Associazione Ita-liana Malati di Alzheimer), la quale hacreato in rete una vera e propria comunitàdi famiglie che hanno in casa un malato diAlzheimer allo scopo di accompagnarle nelpercorso della malattia. A questo puntoAugias ha dato la parola al nostro collegaAlessandro Grillo, che ha illustrato un pro-getto di solidarietà che attuiamo nella no-stra scuola, ossia la creazione di un blogche offre materiale didattico per studentiin difficoltà o assenti alle lezioni e che ga-rantisce alle persone che si impegnanonell’iniziativa punti di credito per l’esamedi Stato. Sia Galdo che Augias si sono com-plimentati per la nostra idea, che richiamaalla mente, a detta loro, il sistema scola-stico anglosassone. Infine, è stato tra-smesso un filmato sul co-working,descrivendo il “Talent Garden” di Brescia,luogo in cui liberi lavoratori condividono lapropria occupazione stando l’uno accantoall’altro. La puntata si è conclusa con unulteriore elogio di Augias al libro di Galdoe con l’augurio che l’altruismo possa dif-fondersi a macchia d’olio nella nostra so-cietà, ponendo fine all’oscuro regnodell’egoismo e proclamando la nuova so-cietà dello stare insieme.

Vincenzo Amato - Nicola Di VincenzoIndicatore – 5 B LC

Il Gandhi protagonista a Rai 3

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:26 Pagina 2

3Incontri

In occasione della partecipazione delnostro Liceo alla trasmissione di RaiTre, poco prima della diretta, ho avutoil privilegio di rivolgere alcune do-mande a Corrado Augias, grande

uomo di cultura, eclettico e versatile. Gior-nalista, conduttore televisivo, politico e scrit-tore quest’anno ha pubblicato due libri “Ildisagio della libertà” e “I segreti d’Italia”.Il primo mi ha notevolmente colpito. Augiaspone come sottotitolo del libro una do-manda: “Perché agli Italiani piace avere unpadrone?”. Di fatto il ventennio fascista eil quasi ventennio guidati da un uomo dallabassa statura e dalla troppo alta vocazioneautoritaria non possono essere un caso. Inun viaggio nella storia italiana, da Dante aItalo Calvino, svariati sono gli esempi dicome gli Italiani da sempre abbiano prefe-rito rinunciare alla propria libertà per vaneagevolazioni personali. Se “libertà è par-tecipazione” si capisce come è molto piùsemplice abbandonarla in favore del pro-prio “particulare”.Lei incontra giovani tutti i giorni, cheidea si è fatta di noi? In futuro saremocapaci di mantenere il peso della no-stra libertà?

Ah, bene, cominciamo con una domandadifficile. Guarda francamente non lo so per-ché in questo Paese la libertà, il sentimentodella libertà non è molto radicato e più volteabbiamo dimostrato di saperci rinunciare conuna certa spensieratezza. Per di più in unmomento di crisi come questo si tende, nonsolo noi ma tutti, ad affidarsi a qualcuno checi tolga dai guai. Ecco tutte queste cose pro-vocano delle preoccupazioni.Lei, oggi, cosa direbbe: per fortuna opurtroppo sono italiano?

No, per carità! L’amore della propriaterra è una cosa connaturata per tante ra-gioni, anche sentimentali, affettive, i morti,le guerre, i nostri antenati, eccetera. Ma io cimetto tra le prime ragioni la lingua: io parlocon una certa fluidità altre due lingue, peròè chiaro che amo la mia lingua, quella linguanella quale ti formi nei primi anni di vita eche non a caso si chiama lingua madre. Gra-zie a lei possiamo non solo comunicare, maanche pensare e agire in un certo modo,quindi quel sentimento di appartenenza nonsi cancella mai. Direi, per fortuna sono ita-liano!”.Il suo programma è forse uno degli ul-timi baluardi della buona televisione

italiana. Perché c’è tanta “tv trash”, tvspazzatura, e non si dà più spazio allacultura?

Hai perfettamente ragione, anche sedobbiamo ammettere che ci sono altri pro-grammi e canali tematici che sono di ottimolivello. Il mio programma, “Le Storie – Diarioitaliano”, va molto bene: facciamo unamedia di un milione e mezzo di telespettatoriogni giorno e per il nostro orario è quasi unmiracolo. Però ci dobbiamo anche rendereconto che una trasmissione del genere nonva bene in prima serata, la gente di sera,dopo una giornata di lavoro e di stress, vuolealtre cose, si vuole distendere, distrarre, sor-ridere, appassionare; noi trattiamo argo-menti che non permettono tutto questo.Certo si potrebbero intensificare programmiculturali in altre ore del giorno. Fino ad ora

si pensava che tali trasmissioni non fosseropremiate dall’audience, invece, format comequesto o come quelli di Fabio Fazio e di PieroAngela hanno dimostrato che il riscontro c’è.La dirigenza e i responsabili dei palinsestidovrebbero vincere una certa pigrizia, il ti-more e la paura di sbagliare, bisogna avereil coraggio di osare. Speriamo che ciò av-venga presto.I risultati delle recenti primarie del cen-tro sinistra cosa le fanno pensare? L’Ita-liano vuole ritornare a rappresentareda sé la cosa pubblica, a dirigere il pro-prio Stato? Oppure vuole continuare adarlo in mano agli altri senza interes-sarsene?

Ci sono, come sai, due tendenze che sistanno scontrando sulla legge elettorale cheè il primo strumento per avviare o non av-viare quello che tu dici. Le due tendenzesono o restituire ai cittadini la capacità, lapossibilità di scegliere i propri rappresentantioppure delegare tutto questo ai segretari dipartito con le loro liste bloccate e con le lorodecisioni già prese. Non lo so, la battaglia èparlamentare, ovviamente sarebbe preferi-bile la prima opzione, però bisogna vederecome va a finire, la questione è spinosa.

Lorenzo Girasole – 5 B LC

L’orgoglio di essere italiano

Internet è ormai diventato il luogo diaggregazione più frequentato dai ra-gazzi e dunque perché non sfruttare lesue enormi potenzialità anche in ambitoscolastico? Il blog SOS APPUNTI (che po-tete trovare all’indirizzo:www.sosappunti.blogspot.com) nasceproprio con questo intento: creare unpolo multimediale, dove gli studenti delGandhi, e non solo, possono trovaretutto il materiale didattico e il sostegnodi cui hanno bisogno. Il blog è struttu-rato, infatti, come un quaderno dovevengono raccolti appunti, catalogati aseconda delle discipline di appartenenza,velocemente consultabili dagli utenti.

Questo sito per ora è gestito solo dalsottoscritto e da Gianluca Pelella e il ma-teriale è inserito a seconda di ciò che ci

sembra più utile e interessante. Tuttaviaabbiamo da poco creato un’omonimapagina Facebook, nella quale gli studentipossono inserire le loro richieste che noicercheremo di soddisfare il più veloce-mente possibile. Inoltre se qualcuno vo-lesse condividere qualche appuntopersonale con gli altri o si sentisse ingrado di offrire un contributo può inviareil materiale agli organizzatori che lo pub-blicheranno, ovviamente firmandolo anome del mittente.

Questo progetto, inizialmente natocome momento di svago personale, datala grande utilità che potrebbe avere inambito scolastico mira in ultima istanzaa diventare un punto di riferimento pergli alunni della nostra scuola, doveognuno può trovare tutto ciò di cui habisogno per affrontare ancora più age-volmente il proprio percorso di studi.

Alessandro Grillo – 5 B LC

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 3

Dal 26 al 29 ottobre si è te-nuta a Milano la Fiera Inter-nazionale del Libro, ideatadalla scrittrice JacquelineMiu, il cui obiettivo è quello

di dar risalto alla cultura e in modo parti-colare alla scrittura, cercando di attirareanche il maggior numero di visitatori escrittori internazionali. Così la Fiera haaccolto personalità come Adrian Mun-teanu, poeta rumeno, Ministro della Cul-tura in Romania e ambasciatoredell’Onu, il grande paroliere Mogol, Dou-glas Preston che ha presentato il suonuovo libro, affiancato dalla prof.ssaPaci, Mara Parmegiani, famosa giorna-lista di moda e infine lo scrittore di famainternazionale Desmond O’ Grady, rap-presentato dal professor Serpillo. Inmezzo a questi nomi di fama internazio-nale, un giovane ragazzo della nostrascuola, Daniele Capuozzo, ha avutol’onore di ricevere dal sindaco di Albe-robello, Michele Longo, il Premio NuxGiovani Talenti, intitolato a Giuseppe Gi-

rolamo, l’eroe della Costa Concordiacon questa motivazione:“E’ con orgoglio e onore che le conferi-amo il premio NUX Giovani Talenti inti-tolato a Giuseppe Girolamo. [...] Le sueopere rilevano una forte passione letter-aria che auspichiamo cresca con gli annie una tenacia personale nel rappre-sentare le sue giovani esperienze di vita.Queste e molte altre valutazioni hannofatto sì che lei fosse scelto come ilmiglior giovane talento letterario del2012. [...] Lei rappresenta il nostro or-goglio letterario nazionale e la nostrascommessa storica sul futuro”.

Questo giovane talento, orgoglio lettera-rio nazionale, ha preso parte alla fiera,lo abbiamo incontrato per farci raccon-tare le sue emozioni.Daniele, cosa si prova ad essere ungiovane talento internazionale?

Beh, sicuramente mi sento moltoonorato, ma ancora devo metabolizzare,se così si può dire, la situazione, tuttaviaposso affermare con certezza che èun’esperienza che mi ha regalato tantagioia.

Raccontaci quali sono state le tueemozioni e le tue considerazioni sullafiera…

Entrare nei saloni della fiera è statocome entrare in un’altra dimensione, acominciare dall’apertura mentale note-vole, differente insomma dalla quotidia-nità abbrutita dall’ignoranza.

Qual è stato il personaggio più in-teressante che hai incontrato e di cuiconservi miglior ricordo?

La persona di cui conservo il migliorricordo è lo scrittore e poeta rumenoAdrian Munteanu perchè ha saputo faredella poesia il suo miglior strumento dicomunicazione, arrivando, a dispetto delsuo fisico, a recitare in modo non con-venzionale le sue poesie anche con par-ticolari esibizioni che gli hanno causatola rottura di una costola.

Hai ricevuto inviti o proposte dicollaborazione interessanti?

Sì, innanzitutto ho ricevuto l’invito diAdrian Munteanu ad andare in Romaniaper poter collaborare con lui, poi mi èstata fatta un’interessante proposta dalprofessor Serpillo e dalla sua associa-zione di Sassari e sono stato anche in-vitato ad Alberobello per incontrare igenitori di Giuseppe Girolamo. Infineavrò l’opportunità di presentare il mionuovo libro alla Fiera del Libro di Roma,se viene pubblicato in tempo utile.

Cosa ti ha amareggiato di più?Non vedere alla Fiera la mia scuola

e i miei compagni di classe che ci tene-vano tanto ad esserci essendo statiesplicitamente invitati dagli organizza-tori.

Quali sono ora le tue aspettativeper il futuro?

Questo evento mi ha dato la possibi-lità di comprendere che evidentementesto facendo un buon lavoro e quindispero di poter proseguire su questastrada.

Ti ringrazio Daniele per la tua di-sponibilità, a presto, ciao.

Daniele dovrebbe essere visto comeuno sprone da noi ragazzi ad impegnarci

quanto più possibile nelle nostre attivitàquotidiane, puntando sempre al mas-simo e al successo. Sulla scorta delleesperienze di questo giovane poetaposso affermare che le dicerie secondocui noi ragazzi siamo apatici e superfi-ciali devono essere sfatate, infatti noigiovani abbiamo capacità notevoli chevanno solo sviluppate e curate con im-pegno da parte nostra e da parte di chiquesta strada l’ha già percorsa. Quindiconcludo citando uno slogan semplice,ma allo stesso tempo colmo di antichi enuovi valori, Yes We Can!

Martina Verdone V A LS

4Cultura

Dai banchi di scuola ad un premio internazionale

Lo scorso 22 novembre è stata presen-tata, presso la Biblioteca ComunaleBiagio Perrotta di Casavatore, l’An-tologia tematica Attraverso la città

(Scuderi Edizioni), curata da Giuseppe Vetro-mile, che raccoglie poesie di PasqualeBalestriere, Carmine De Falco, Marco De Gem-mis, Adele Di Pietro, Stelvio Di Spigno, MariaRosaria Luongo, Ivano Mugnaini, Regina CéliaPereira Da Silva, Raffele Piazza, Ugo Piscopo,Agostina Spagnuolo e Raffaele Urraro. Tantepersone, gente comune e rappresentanti isti-tuzionali, hanno preso parte all’incontro conpartecipazione ed entusiasmo, manifestandoun grande interesse verso momenti, comequesto, che favoriscono la diffusione della cul-tura e del sapere. L’evento, curato dalle profes-

I magnifici tredici!!!

Daniele con Jacqueline Miu, organiz-zatrice dell'evento

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 4

Una delle più belle ed interes-santi uscite didattiche delloscorso anno scolastico èstata la Napoli gotica e inparticolare la visita a tre bel-

lezze architettoniche della nostra città: lebasiliche di Santa Chiara, San Domenico eSan Lorenzo Maggiore. Giunti a Piazza delGesù, ci siamo ritrovati immersi nell’artedel XIII secolo che fu promossa dalla corte

angioina. In realtà il centro storico di Na-poli riveste una notevole peculiarità graziealle stratificazioni di epoche successive, apartire dal periodo greco-romano fino ainostri giorni. Queste tre basiliche godonodi un’impronta gotica-francese con l’adat-tamento di testimonianze classiche del-l’Occidente europeo. Dopo queste breviindicazioni della nostra guida, abbiamo ini-ziato l’itinerario previsto dal programma.Il monastero di Santa Chiara è un esempiodi cittadella religiosa in un’atmosfera con-forme allo spirito francescano. L’interno,

apparentemente austero e spoglio, è riccodi tesori nascosti come i frammenti deL’Apocalisse e de Il Compianto su CristoMorto di Giotto e il Chiostro delle Cla-risse di Vaccaro, caratterizzato da pan-chine e pilastri ottagonali rivestiti damaioliche policrome con scene campestri,mitologiche e paesaggistiche. Interessanteè la notizia del bombardamento del 4 ago-sto 1943, quando la chiesa fu distrutta.

In essa, poi, nella prima cappella a sini-stra, si custodiscono le spoglie del mare-sciallo Salvo D’Acquisto, fucilato il 22settembre dello stesso anno e divenuto uneroe nazionale. Proseguendo ci siamo direttia San Domenico Maggiore. La sua partico-larità è stata l’entrata dall’abside poligonale,un ambiente che presentava grandi decora-zioni barocche con un eccessivo uso di stuc-chi colorati e dorature. Inoltre ci è stataconcessa la possibilità di ammirare la cap-pella in cui si trova il crocifisso che, secondola leggenda, parlò a San Tommaso. Infine

un’altra curiosità: erano presenti alcuni af-freschi di Cavallini, nascosti dall’intonaco so-vrapposto e ora in fase di restauro. L’ultimatappa è stata la chiesa di San Lorenzo Mag-giore, la più spettacolare per la sua singolarestruttura in cui confluiscono due stili diffe-renti, quello paleocristiano per l’unica ampianavata e quello gotico per la maestosa ab-side. La nostra reazione stupefatta ha con-fermato quanto detto prima poiché ne

avevamo avuto un’impressione del tutto di-versa: le immagini riportate sul nostro librodi testo nascondevano la sua magnificenza!Una giornata davvero memorabile, ricca sulpiano formativo. Insomma anche noi delLiceo Gandhi siamo stati “turisti per ungiorno” alla scoperta della nostra città. Unmodo per apprezzare ancora una volta il suoricco patrimonio storico-artistico, un’ulterioreoccasione per consolidare i gruppi-classedella nostra scuola. Alla prossima!

Chiara Ciriello - RobertaCentofanti - Arianna De Marco – IV A LS

5Turismo

Alla scoperta di Napoli gotica

Lo scorso 22 novembre è stata presen-tata, presso la Biblioteca ComunaleBiagio Perrotta di Casavatore, l’An-tologia tematica Attraverso la città

(Scuderi Edizioni), curata da Giuseppe Vetro-mile, che raccoglie poesie di PasqualeBalestriere, Carmine De Falco, Marco De Gem-mis, Adele Di Pietro, Stelvio Di Spigno, MariaRosaria Luongo, Ivano Mugnaini, Regina CéliaPereira Da Silva, Raffele Piazza, Ugo Piscopo,Agostina Spagnuolo e Raffaele Urraro. Tantepersone, gente comune e rappresentanti isti-tuzionali, hanno preso parte all’incontro conpartecipazione ed entusiasmo, manifestandoun grande interesse verso momenti, comequesto, che favoriscono la diffusione della cul-tura e del sapere. L’evento, curato dalle profes-

I magnifici tredici!!!soresse Vittoria Caso (organizzatrice e rela-trice) e Caterina Lerro (moderatrice) ed im-preziosito dall’importante contributo dialcuni studenti del nostro istituto, è diven-tato anche un’occasione per mettere inmostra le grandi qualità del Liceo Gandhied il suo fondamentale ed incisivo ruolo sulterritorio. Gli interventi delle personalità piùautorevoli, dei poeti e degli organizzatorisono stati intervallati da letture dei branicontenuti nella raccolta eseguite con l’ac-compagnamento della chitarra. Il principaleelemento di riflessione è stato l’inusuale

scelta della città, teatro di una vita freneticae vacua, come centro di ispirazione e pro-duzione poetica, luogo di stimolo alla rifles-sione e all’indagine interiore, materia dellapoesia stessa. Il curatore dell’antologia hasottolineato la capacità della poesia di toc-care tematiche ed argomenti di varia naturae di essere quindi un fondamento impre-scindibile dell’espressività umana, mentreRegina Célia Pereira da Silva, poetessa e do-cente di lingua e letteratura portoghesepresso l’Università “L’Orientale” di Napoli,

ha letto un suo brano in lingua madre. Rile-vante anche il contributo dell’editrice Gio-vanna Scuderi, che ha descritto le principalicaratteristiche dell’editoria, paragonandolaal mondo dell’impresa, ed ha puntualizzatocome la poesia sia in grado di sottrarsi allegenerali logiche di mercato, affermandosicome un genere di straordinario valore, unbene che non può essere venduto. Granchiusura con il sindaco Salvatore Sannino,che ha ribadito la straordinaria importanzadell’ambiente cittadino come veicolo di cul-tura ed ha descritto con efficacia l’essenzadella poesia, evocando l’immagine di un fa-scio di luce che - attraversando un prisma -si scompone in raggi di vario colore, meta-fora dei sentimenti e delle sensazioni chesolo la poesia sa suscitare.

Roberto Rocco - Giuseppe De Vita - Vin-cenzo Orsanto - IIIB LC

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 5

6Incontri

“Oggi Casoria non èpeggio di ieri”: queste leparole che Luigi Iroso, au-tore del libro “Casoria allaluce del sole – cronistoria diCasoria dal 1500 al 1750attraverso inediti docu-menti di archivio”, ha pro-nunciato nel corso dellapresentazione del suo testo,lo scorso venerdì 14 dicem-bre presso la biblioteca invia Aldo Moro, a cui hannopreso parte alcune classi del nostro Liceo.Presenti anche il Dirigente Scolastico, prof.Gennaro Ruggiero, al quale diamo il ben-venuto nella nostra scuola, che ha intro-dotto e moderato l’incontro culturale, idocenti accompagnatori delle singoleclassi, l’assessore alla Cultura del Comunedi Casoria, la prof.ssa Luisa Marro e il pre-sidente del Consiglio d’Istituto, la signoraAdriana Improta. Il libro si fonda su unaricca documentazione archivistica e su unaminuziosa descrizione delle vicende deinostri padri, racconta la storia della cittàin maniera puntuale e precisa, frutto di ungrosso lavoro di ricerca, ci apre la mentesul passato facendoci capire meglio il pre-sente e il futuro. La pubblicazione è corre-data da immagini d’epoca, da documentipreziosi di alta valenza storica, all’internoindicazioni topografiche e toponomastiche,cronache, sedute comunali, dati, trame, in-trighi, beghe di potere, appalti pubblici,tasse e gabelle, manovre economiche eprovvedimenti urgenti. Quando si pensaalla Casoria di oggi la si considera semprepeggiore rispetto a quella di ieri. Sentiamo

frequentemente ribadireche “era meglio tanti etanti anni fa”, ma l’autoreci ha spiegato che in effettinon è così, che il passato diCasoria ha subìto periodinon certo positivi. Inoltre ciha raccontato com’è nato illibro. Una causa del tuttooccasionale. Le sue due co-gnate, cittadine casorianeda parecchi lustri, inse-gnanti, sollecitate di conti-

nuo dalle loro scolaresche a saperne di piùsulla storia locale, hanno spinto l’autore ascrivere questo libro, che narra la storia delnostro paese dal 1500 fino al 1750. Unlibro, stampato e pubblicato con il patro-cinio del Comune di Casoria, che all’appa-renza può sembrare noioso, ricco di datitroppo vecchi, relativi a questioni econo-miche e politiche di un’età che forse nonpotrebbe interessare. Un libro che, però, cifa riflettere su cosa è successo a Casoriain due secoli e mezzo. Quando si narra delpassato della nostra città, si pensa subitoall’origine del nome “Casa Aurea”, allatrasformazione estetica che essa ha subìto(da campagna a vera e propria cittadinaalla periferia di Napoli), al miglioramentoche il passar degli anni ha portato. Ma,purtroppo, la storia non è caratterizzatasolo da queste notizie e il libro rispecchiatutto quello che noi cittadini ignoriamo.Ricco di atti notarili e di documenti ufficiali,l’autore ha cercato di illustrare quello cheè stato il passato non positivo, come po-tremmo immaginare, del nostro territorio.La Chiesa sempre più corrotta, gli accordi

della Polizia con la Camorra, alcuni docu-menti che dimostrano la vendita di muliniper il recupero di soldi a causa del troppodanaro speso in guerra dal Re di Napoli.

Un passato a cui nessuno si è mai in-teressato. Inoltre la presenza di mappe to-pografiche ci propongono una visionemolto diversa del territorio rispetto aquella odierna e che ha conosciuto unamaggiore espansione demografica intornoagli anni 60 del ‘900. Il libro potrebbe nonpiacere a noi ragazzi. Invece no. Anzi, ci haaiutato a conoscere una parte del tuttosconosciuta della storia di Casoria. Noigiovani siamo il domani e, come possiamoandare avanti se non guardiamo indietro,se non ci voltiamo ad osservare e imparareil nostro passato? La storia di Casoria èanche il nostro trascorso e deve esserepresa in considerazione.

Se il futuro è un’incognita, il passato ècertezza, che non può essere cancellato,grazie all’autore abbiamo avuto la cer-tezza che tutto ciò che appare equilibratoe bello, in realtà è frutto di una storia dilotte, di ostacoli impegnativi, duri che la-sciano un’impronta nella storia che non sipuò rimuovere, un segno che ci aiuterà amigliorare il prossimo. La presentazione siè conclusa con delle domande poste danoi ragazzi. Alcuni quesiti hanno generatoun ulteriore incontro con Luigi Iroso, cheha accettato volentieri, noi speriamo in unsuo gradito ritorno. 

Rosaria Laudiero IV A LSS

Alla luce del soleIncontro con il passato

Da sinistra il Preside Gennaro Ruggiero, l’As-sessore Luisa Marro e lo scrittore Luigi Iroso

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 6

Grande successo per lospettacolo teatraleQuando il gatto nonc’è, proposto dallacompagnia teatrale del

“Liceo Polispecialistico Gandhi” I Lice-attori, nella sala della S.M.S Padre Lu-dovico da Casoria. Il testo è statoideato, scritto e diretto dalla prof.ssaCarmela Giacometti, docente del Liceodelle Scienze Umane che con grandededizione e passione ha trasmesso aquesti giovani l’amore per il teatro. Lacompagnia è composta dai seguentiattori: Mauro Abbate, Claudia Albano,

Tonia Amoroso, Ilaria Corsini, MartinaDel Gatto, Alessandra Galliano, Car-men Mazzotta, Federica Pisa, Alessan-dra Russo, Francesco Vasquez, tuttiragazzi che si sono messi in gioco, chenon hanno mai calcato le tavole di unpalcoscenico ma che sono riusciti a tra-smettere grandi emozioni anche grazieall’apporto tecnico di Chiara Cento-mani e Giusi Rainone.

Il sipario si apre con l’esultanza deiragazzi che, approfittando dell’assenzadel docente, parlano delle proprie am-bizioni, dei loro sogni, dei loro impegnie discutono su un video condiviso su

Facebook di Roberto Benigni sul-l’amore per la poesia. Decidono, così,di cimentarsi per gioco nella recita-zione dando vita alle pagine più belledella letteratura che hanno per argo-mento l’amore: il Cyrano de Bergeracdi Rostand, Romeo e Giulietta di Sha-kespeare, A Silvia di Leopardi e l’epi-

sodio di Paolo e Francesca tratto dal Vcanto dell’Inferno di Dante. L’ora staper terminare, presto ritorneranno allanormalità, dedicano ancora pochi mi-nuti al significato della vita, a come vi-verla senza rimpianti. Larappresentazione teatrale è stata coin-volgente, il pubblico ha apprezzatomolto. I ragazzi, alla fine dello spetta-colo, hanno ricevuto molti applausi,sono stati bravi, spontanei e creativi. Sipuò affermare, come disse il grandeCharlie Chaplin: “La vita è un’opera diteatro che non ha prove iniziali quindicanta, ridi, balla, ama e vivi intensa-mente ogni momento prima che cali ilsipario e l’opera finisca senza applausi”.Chiudiamo con le note di regia dell’au-tore: “Un’attesa, in qualunque modoessa si ponga, è sempre una sosta, unmomento di riflessione e di confrontodei propri sogni, desideri, paure, in at-tesa del futuro. Attraverso lo scorrerequotidiano di una normale giornata discuola, un gruppo di studenti parla di sé,si cimenta con le pagine di letteratura,appropriandosene e dando loro vita”.

Valentina Imbimbo V C LSS

Io sono colei che mi si crede: è que-sta la celebre battuta del relativismo co-noscitivo pirandelliano, che ci indica ladolorosa impossibilità di conoscere la ve-rità. Il capolavoro di Pirandello, “Così è sevi pare”, visto al Teatro Gelsomino di Afra-gola da alcune classi del nostro liceo, hadestato molto interesse e curiosità neglispettatori, infatti il crescendo di tensioneè dovuto all’inchiesta che i notabili delpaese conducono per stabilire l’identitàdella misteriosa signora Ponza. Il marito,signor Ponza, impiegato amministrativotrasferito in una piccola città, prende inaffitto due appartamenti, uno è per sé eper la moglie, l’altro per la suocera. Le duedonne comunicano tra di loro esclusiva-mente tramite dei bigliettini calati in unpaniere e il fatto suscita la curiosità primadei vicini, quindi di tutto il paese. C’è un’in-dagine collettiva finché il signor Ponza e lasignora Frola, sua suocera, non rivelano leloro verità: la signora Frola sostiene che tralei e il genero c’è un profondo affetto, ma

non possono abitare insieme a causa dellamostruosa gelosia che il signor Ponzaprova per la moglie, gelosia rivolta anchealle amiche di lei; il signor Ponza, invece,sostiene che la sua giovane sposa è la se-conda moglie, subentrata dopo la mortedella prima, figlia della signora Frola. Lapovera donna, dal dolore per la perditadella figlia, sarebbe impazzita e si ostine-rebbe a considerare la moglie di Ponzacome sua figlia. Nemmeno l’apparizionedella giovane signora Ponza chiarisce il mi-stero: ella afferma di sé la frase emblema-tica citata prima. Molto brava lacompagnia e molto curato l’allestimento.La visione dell’opera teatrale di Pirandelloha messo in evidenza in ognuno di noi chela verità è soggettiva e che non esiste unasola verità, ma quella di ognuno.

II e V A LSS

Così è se vi pare

7Teatro

I liceattori: la nuova compagnia teatrale del Gandhi

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 7

8Riflessioni

Il 476 d.C segna la fine dell’Im-pero Romano d’Occidente acausa delle invasioni barbariche,anche se non scompare la linguaufficiale di Stato. Il latino, infatti,

è sopravvissuto alle lingue romanze daesso originate. Fino a poco tempo fa lalingua utilizzata dagli ecclesiastici eraproprio il latino. Si capisce, quindi, chedeve aver avuto una forte influenza suquella che è stata la storia linguisticadel nostro paese. A distanza di tanti se-coli, c’è ancora chi tenta di far restarea galla la lingua di Cesare, di Cicerone,di Virgilio e di molti altri letterati delpassato. Ma perché una lingua cosìvecchia deve essere ancora insegnataa scuola? E’ ancora utile studiare il la-tino oggi? A che serve?

Il latino non è uno schiavo, nonserve. Il latino non è semplicementeuna lingua, è una forma mentis, è unmetodo d’apprendimento applicabilead ogni tipo di attività mentale. E’ unmondo dalla logica serrata, in cui ognielemento trova il suo posto. Nulla vienedisposto a caso, tutto viene gestito concura, attenzione, premura e passione.Ogni parola rientra in un caso logico,corrispondente ad un complemento ita-liano. Dunque, la difficoltà della tradu-zione dal latino consiste nell’accordarei complementi della casistica latina conil complemento italiano, coerentementecon il senso della frase. Ciò non deveaffatto spaventare. Al contrario, il latinorappresenta per milioni di studenti una sfida. E nel vincere questasfida, si allargano gli orizzonti, si migliorano le facoltà conoscitive,si acquisisce uno strumento di pensiero che presenta un’improntadifferente, si imparano il rigore intellettuale e la precisione. Lostudio della sintassi latina presuppone un’ottima conoscenzadella lingua italiana.

Di conseguenza, studiare il latino migliora la conoscenza del-l’italiano, perché ti costringe a toccare con mano l’origine dellanostra stessa lingua. La conoscenza della struttura logica del pe-riodo latino aiuta nella formulazione del periodo italiano, sia nelparlato che nello scritto. È difficile concepire lo studio di una lin-gua senza conoscerne l’origine. E’ come se volessimo mangiarequalcosa, senza conoscerne la provenienza. E, grazie allo studiodel latino, possiamo ricostruire l’etimologia della maggior partedelle parole italiane. Alcune di esse hanno addirittura mantenutola propria forma latina intatta e invariata nel tempo. Tra tutte lematerie che si studiano al liceo, da sempre il latino e la matema-tica sono quelle che si contendono il primato de ”la materia piùodiata”. Forse questa triste competizione deriva dal fatto che gli

studenti non vedono nell’approfondi-mento di queste discipline un’imme-diata utilità nella loro vita quotidiana oanche nel probabile proseguimento deiloro studi all’Università.

L’idea di molti è quella di evitarel’apprendimento del latino (e anche delgreco), perché non è utile come l’in-glese, che ormai rappresenta il codicelinguistico universale In un mondo con-sumista come quello attuale, in cui pre-vale la logica dell’ «usa e getta», in cuiogni cosa deve avere uno scopo praticoe immediato, non stupisce che il latinosia una disciplina “scomoda” per i li-ceali italiani. Ma allora perché non can-cellare dal loro curriculum (una parolalatina!) tutte le materie che richiedonoimpegno e dedizione allo studio, comela chimica o la filosofia o la fisica? Oltrea sviluppare la capacità mnemonica ea migliorare la logica, la conoscenza dellatino consente di leggere i pensieri ele emozioni di uomini vissuti duemilaanni fa. Ed è impressionante riscontrareche i loro sentimenti, in quanto univer-sali, sono identici ai nostri, uomini edonne del terzo millennio. Basti pen-sare a Catullo, autore latino della cor-rente neoterica. La bellezza dei suoicarmi, la sua malattia d’amore perl’amata Lesbia, il suo sensuale senti-mento, la delusione per i numerosi tra-dimenti subiti non possono esserecompresi appieno se non letti in linguaoriginale. E che dire di Virgilio e del IV

libro dell’ Eneide? “Adgnosco veteris vestigia flammae” “Ri-conosco i segni dell’antica fiamma” (Aen. IV,23): queste sono leparole pronunciate dalla combattuta Didone quando si accorge diessersi innamorata di Enea. E i suoi sentimenti sono quelli di ogniinnamorato, di ogni tempo! La conoscenza del latino ti consentedi leggere le mirabolanti orazioni di Cicerone che viene emarginatoed infine assassinato a causa dei suoi ideali, diventando il maestrodella stessa ars oratoria tutt’ora utilizzata in aula dagli avvocati.Lo studio del latino arricchisce l’anima e la mente e per dirla conCicerone: “Ut conclave sine libris ita corpus sine anima”. In ragionedi ciò, alla domanda “Si deve studiare ancora il latino al Liceo?”la nostra risposta è “Sì”. Il latino è una di quelle materie che mettea dura prova le capacità logiche dell’allievo e gli consente di rela-zionarsi con un mondo di valori, tradizioni, costumi alcuni dei quali,pur inattuali, costituiscono la culla della nostra civiltà. Se poi qual-cuno vuole ignorare le proprie origini è libero di farlo, ma così can-cella parte notevole della sua storia e delle sue radici.

Roberto Caputo, Mauro Russo, Luca Pinto e Valeria Sarracino V D LS

Non sono una lingua morta

Cesare

Cicerone

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 8

9Riflessioni

Di tanto in tanto i media ricon-ducono l’attenzione del let-tore su una lingua che si diceessere “morta”, ma che dallediscussioni che suscita e

dall’uso che se ne fa, si presenta più vivache mai. Si parla naturalmente del latino.Perché studiare il latino oggi? Una do-manda ripetuta da generazioni di studentiche non riescono a capirele ragioni per cui questalingua viene insegnatanelle scuole italiane estraniere nonostante nonsia più parlata dal popolo.Insomma si perpetua laconvinzione che si tratti diuna lingua “morta”, usatasoltanto dalla Chiesa e daisuoi rappresentanti. Ep-pure le motivazioni per cuiil latino viene studiatosono tante e molto valide.La famosa frase di Renzone I Promessi Sposi, “ma che ne so io delvostro latinorum”, esprime in pieno il disa-gio dell’uomo che non ha dietro di sé unacultura approfondita e ritorna di tanto intanto aprendo un dialogo a più voci, conopinioni spesso contrastanti, pro e contro lalingua dei nostri antenati Romani. Per moltiè solo una lingua morta, per altri è inveceun punto di riferimento culturale insostitui-bile e vivissimo. Il latino è ancora un pilastrodella scuola italiana. Determinante al liceoclassico e allo scientifico, resta croce e deli-zia di milioni di studenti italiani. Inevitabileche almeno una volta nella vita qualcuno sisia lasciato scappare: ma che senso ha stu-diare oggi questa lingua? Cosa c’entra conl’era digitale? Apre davvero la mente, comedicono, o è solo un artificioso esercizio dicultura fine a se stesso? Non comporta solospreco di tempo prezioso che potrebbe es-sere utilizzato per raggiungere obiettivi piùconcreti? L’interrogativo resta sempreaperto e divide gli studenti e i classicisti. Disicuro il latino oggi continua ad esercitareun grandissimo fascino a livello istituzio-nale: non è infrequente sentire un politicosparare un aforisma in latino oppure qual-che avvocato aggrapparsi ad una citazionedotta per far colpo su giudice e pubblico.Parte del linguaggio tecnico-giuridico è an-cora rimasto fermo alle diciture ereditate dalpassato classico, mentre il latino resta la lin-gua universale utilizzata dal Vaticano, anzic’è una continua richiesta di tornare addi-rittura alla liturgia (in tutto o in parte) in la-tino anche in ragione dei tanti fedeli che simuovono da una nazione all’altra e che in

questi testi possono ritrovare momenti dipartecipazione più intensa e condivisa. Ècosì, il latino o si ama o si odia. C’è chi èconvinto che sia un ottimo allenamento perla mente e una vera e propria ginnastica peri “muscoli cerebrali” e chi ritiene che siauna lingua totalmente inutile. Del resto “degustibus non est disputandum”. In quantostudente di Liceo Scientifico, sono frequen-

temente assalito da questointerrogativo; l’apprendi-mento di questa materiarichiede molto tempo e de-dizione e talvolta scorag-gia un po’. Ciononostantedevo ammettere che og-gettivamente ci sonobuone ragioni per intra-prenderne lo studio. Iopenso che l’ insegnamentodel latino sia molto impor-tante sia per motivi cultu-rali che linguistici: serve acomprendere meglio le no-

stre radici culturali dato che la cultura occi-dentale ha avuto la sua culla nel mondoclassico e ad avvicinarci, attraverso la linguache ha dato vita al nostro parlare, ad un pa-trimonio culturale di inestimabile valore.Inoltre serve a capire meglio l’italiano: chiha studiato latino ha una padronanza sicurae ferrea della grammatica italiana. Poi il la-tino è una palestra mentale eccezionale. Svi-luppa il ragionamento logico, deduttivo,l’elasticità mentale, la capacità di fare col-legamenti, ragionamenti, concentrazione.

Il che ovviamente oggi (come ieri) è in-dispensabile ed è una marcia in più, qua-

lunque strada si voglia intraprendere. Siamoabituati a porci la questione dell’utilità diquesta lingua definita “morta”, in quantooggigiorno consideriamo utile solo ciò cheè spendibile sul mercato del lavoro e utiliz-zabile concretamente. Ma il latino, comun-que, non ha bisogno di questo. Infatti essocostituisce un bene non materiale utile adarricchire il proprio baglio culturale e spiri-tuale.

Inoltre, a dimostrazione di quanto pocomorta sia la lingua dei classici, in una Eu-ropa in cui l’inglese è la lingua ufficiale, illatino continua curiosamente ad essere uti-lizzato. Esiste infatti un giornale online,chiamato “Ephemeris”, che ha la particola-rità di trattare temi di attualità nella linguadella Roma antica. C’è poi una stazioneradio finlandese, la “Yle Radio1”, che tra-smette addirittura, dal 1989, un notiziarionella lingua di Cesare, fornendo così unbuon esempio di latino moderno. Nonmanca neanche “Grex latine loquentium”,un luogo d’incontro virtuale, dove è possi-bile discutere in latino sugli argomenti piùdiversi con persone che si trovano in ogniparte del mondo. C’è addirittura chi ipotizzal’utilizzo del latino come lingua ufficiale del-l’Unione Europea, al fine di evitare l’im-piego di una lingua già in uso in uno deipaesi membri. Stanno poi sorgendo dei cir-coli che operano in tutto il mondo al finecomune di diffondere la cultura e la civiltàlatina, e di promuovere l’uso del latinocome lingua viva. Il tutto mentre c’è chi con-tinua a ritenerlo uno spreco dtempo.

Simone Rullo III D LS

Ma chi l’ha detto che il latino è una lin-gua morta e inutile? Ecco un breveelenco di termini e modi di dire ancorain uso nella nostra quotidianità. Agenda, album, alias, alibi, amen,audio, auditorium, bis, caritas, curricu-lum vitae, deficit, duo, eccetera, ergo,extra, factotum, forum, gratis, habitat,idem, incipit, iter, incognito, iunior, lap-sus, medium, memorandum (qualcosada ricordare), monitor, post scriptum,raptus, rebus, referendum, requiem, se-nior, sponsor, super, trio, ultimatum,ultra, vademecum (piccola agenda),video, virus. A posteriori, a priori, adhoc, ad interim, ad maiora, ad perso-nam, alter ego, audaces fortuna iuvat,

aula magna, carpe diem, cave canem,conditio sine qua non, do ut des, errarehumanum est, perseverare autem dia-bolicum, errata corrige, ex aequo, fac-simile, honoris causa, in extremis, invino veritas, ipse dixit, lupus in fabula,mala tempora currunt, mea culpa, me-lius est abundare quam deficere, menssana in corpore sano, modus vivendi,mors tua vita mea, non plus ultra, notabene, par condicio, pro capite, proforma, pro memoria, qui pro quo,repetita iuvant, risus abundat in orestultorum, sic et simpliciter, sic stantibusrebus, status quo, sursum corda, tuquoque, ubi maior minor cessat, verbavolant, scripta manent, via crucis…

L’attualità della lingua dei nostri avi

Il latino e la scuola modernaRELAZIONE IN CRISI?

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 9

10Cultura

Premessa. Il panorama che of-frono i personaggi del Decame-ron è quanto mai variegato. Allefigure che testimoniano alti va-lori morali ed un modus vivendi

tipicamente “cortese” si accompagna unafolla di osti, servi e servette, garzoni di bot-tega, semplici soldati e umili frati. Sono pro-prio queste le figure che animano la scenadell’opera boccaccesca e che costituisconola novità più accattivante per un lettorespesso abituato, se non arreso, alle solite te-matiche. E le donne? Se si vuol credere al-l’autore, il Decameron è per loro. Infatti nelproemio l’autore racconta di rivolgersi alledonne per rimediare al “Peccato della For-tuna”: le donne possono trovare poche di-strazioni dalle pene d’amore rispetto agliuomini. Alle donne, infatti, a causa delleusanze del tempo, erano preclusi certi sva-ghi che agli uomini erano concessi, come lacaccia, il gioco, il commerciare. Quindi nellenovelle le donne potranno trovare diletto eutili soluzioni che allevieranno le loro soffe-renze. E ad un pubblico femminile, comedice Boccaccio nell’epilogo, sono dirette lenovelle perché le donne, a quel tempo, leg-gevano maggiormente e avevano più tempoper dedicarsi alla lettura. Ma affrontando lalettura di tutte le storie, non si può non no-tare che le donne conquistano un ampiospazio anche come protagoniste. Noi, alunnidella III C LS (ora IV C in quanto l’articolo èstato scritto alla fine dello scorso anno sco-lastico, ndr), ci siamo divertiti a riscattare trai 10 narratori, il ruolo di Dioneo, prototipodell’amante spregiudicato, spesso esiliatodalle antologie scolastiche. La settima gior-nata, che si svolge sotto la sua reggenza, ciha offerto lo spunto per riflettere sul ruolodebole della donna ieri ed oggi: a voi il pia-cere della lettura.

Chi dice donna, dice danno.Nella settima giornata del Decameron di

Boccaccio, tra i dieci protagonisti viene elettocome “re” Dioneo, il quale sceglie cometema “beffe di mogli a mariti”. Da tali no-velle si evince quanto, nel mondo medievale,la donna sia considerata demolitrice degliequilibri familiari: ella, infatti, è sempre statadescritta come elemento denigrato dalla so-cietà, sin dalle età più antiche. La figura fem-minile, infatti, spesso vinta dalla lussuria, cheda sempre la contraddistingue, ha spessosfruttato l’uomo ed è stata causa di guerrae contrasti. Ne è un esempio l’Iliade diOmero, in cui Elena di Troia è la causa di unaguerra decennale. Andando avanti neglianni, un chiaro modello della maniera in cuile donne hanno usato il sesso forte a propriovantaggio, lo si può osservare in epoca ro-

mana, quando Cleopatra riesce a sfruttare ilproprio potere politico, offertole dagli uominipiù potenti dell’epoca, quali Cesare e MarcoAntonio, a favore dell’Egitto; ma sarà il Me-dioevo e l’etica cristiana a demonizzare ladonna. Si può, tuttavia, assistere ad un’evi-dente filogenia boccaccesca, che finisce perelogiare perfino i difetti del gentil sesso, tra

i quali spicca la capacità con cui, spesso, ladonna riesce a raggirare l’animo ingenuodell’uomo. Tale abilità attraversa i secolisotto il nome di “astuzia” e rende possibilela supremazia femminile in una vera lotta perla sopravvivenza. Ne è un esempio Peronella,protagonista della seconda novella delgiorno, che grazie al suo “muscolo dell’inge-gno”, riesce a beffare il marito, facendolostrisciare ai suoi piedi, seppure fedigrafa. E’di molti, quindi, il pensiero che la donna nonsia un elemento negativo, bensì preponde-rante nella società medievale, in cui persi-stono i problemi a tutti noti. Del resto, non èun caso che si dica “dietro un grande uomo,c’è sempre una grande donna”. I social net-work sono costellati di meteore femminili incerca di approdi che soddisfino l’esigenza diconquistare spazi. Quest’emancipazione,però, non deve essere usata per giustificarecomportamenti ritenuti immorali ed egocen-trici. Ai tempi d’oggi, essi incrementano l’in-fedeltà: infatti, ci si sta rendendo conto diquanto sia diventata più fragile la vita dicoppia per coloro che fanno uso di talemondo virtuale come sfogo a desideri re-pressi. Di fatto, secondo le statistiche, un di-vorzio su tre è causato proprio da Facebook,anche se non è lo strumento ad essere peri-coloso in sé, ma l’utilizzo che se ne fa, poichéè la donna che sceglie consapevolmente ditradire, sfruttando il mezzo tecnologico piùavanzato. Come dice Guè Pequeno, un fa-moso rapper, al mondo ci sono: “Soltantotr***, zero regine”.

Donne: un universo di sogni e tra-dimenti.

Tradimento: violazione di un dovere o diun impegno da parte di un individuo; in-ganno della buona fede e dell’affetto diqualcuno. Il tradimento è da sempre consi-derato la principale causa di rottura in unrapporto, specie per quelli di coppia. Soffer-mandoci su colui che commette il tradi-mento, la definizione riportata dal dizionarionon comporta nessuna differenza per quantoriguarda il sesso. Ma nonostante l’attualeemancipazione femminile e la parità di dirittitra uomo e donna, non possiamo non con-fermare che la donna, come molti secoli fa,viene ancora condannata in maniera diffe-rente rispetto all’uomo. Nei paesi islamici, adesempio, le donne che peccano di adulteriovengono addirittura lapidate e nella cronacaattuale la situazione non è tanto diversa,seppur non essendo tanto evidente e grave.Se diamo uno sguardo alla letteratura ita-liana, uno degli autori che si è occupato delleproblematiche femminili è stato GiovanniBoccaccio. È proprio nel suo capolavoro, il“Decameron”, che viene esaltata la figurafemminile, non come soggetto debole dellasocietà, ma come individuo intellettualmentealla pari con l’uomo. La settima giornata delDecameron è interamente dedicata a tradi-menti commessi da donne e a come questeultime riescano con l’intelligenza o con lafortuna a cavarsela. In particolare la quintanovella, narrata da Fiammetta, presenta unadonna oggetto della forte gelosia del marito,tradito col vicino di casa. La donna, quindi,tradisce in seguito ad una situazione di di-sagio in cui vive e riesce con intelligenza eprontezza a non destare nel marito alcun so-spetto. Alcuni sostengono che la donna siail punto debole della società per quanto ri-guarda il tradimento; vengono incolpate inmodo più pesante di quanto facciano con ilsesso maschile. Tenendo sempre in conside-razione la settima giornata del Decameroned in particolare la seconda novella raccon-tata da Filostrato, troviamo una donna chetradisce semplicemente per “piacere“ e lacausa è solo pura attrazione fisica per unaltro uomo. Da quanto si è potuto capire inquesta novella, la società prevede una fasciadi donne propense al tradimento, sicura-mente non giustificabile. Ma è fondamentalericordare che la donna raramente tradisce ese ciò accade significa che probabilmente stavivendo una situazione di profondo disagio,un vuoto; ed è proprio per questo che l’unicasoluzione sta nel colmare quel vuoto conun’altra persona, spesso con la convinzioneche l’adulterio sia l’unica via d’uscita per tro-vare un pizzico di felicità.

Chi dice donna, dice danno

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 10

11Esperienze

Lo scorso 19 aprile la classe III Bdel Liceo Scientifico si è direttaal Parco Nazionale del Vesuvioalla scoperta di piccoli craterivulcanici nella cittadina di Pol-

lena Trocchia. Il luogo, molto fertile proprioper la presenza dei crateri, è però detur-pato dalla presenza di case abusive edall’eccessivo sfruttamento del terreno,tramite l’uso dei terrazzamenti. Tanti i vi-gneti, in cui si produce un ottimo vino, de-gustato solo a livello familiare. Al nostroarrivo abbiamo intrapreso un percorso na-turalistico per arrivare ad alcuni piccoli cra-teri ormai inattivi, sembravano quasisezionati e infatti è stato facile distin-guerne le varie parti: una camera magma-tica o bacino magmatico, un camino ed uncratere sommitale. Nei pressi abbiamo tro-vato tante pietre vulcaniche che, espostead agenti atmosferici, sono diventate dicolore rossastro. Molti di noi si sono diver-titi a raccoglierle per portarle a casa, addi-rittura battezzandole con un nome. La

guida ci ha spiegato l’eruzione vulcanicadi tipo esplosivo con una simpatica sto-riella che ha come protagonisti il gormitodell’acqua e quello del fuoco. Abbiamo, così,appreso che l’eruzione del 79 d.C. si è ge-nerata dal Monte Somma, non dal Vesuvio.Quest’ultimo, infatti, si è originato grazie airesidui di lava delle vecchie eruzioni delMonte Somma che, precedentemente, eraun vulcano molto più alto e con attività vul-canica maggiore. Inoltre abbiamo scopertoche la ginestra, appartenente alla famigliadelle Faboideae, è l’unica pianta che riescea sopportare la lava. E’ stato bello passeg-giare tutti insieme immersi nel verde e so-prattutto toccare con le nostre mani evedere con i nostri occhi un vulcano da vi-cino. L’esperto che ci ha accompagnato nelpercorso è stato abile nel descrivere ogniminimo particolare del posto e a soddi-sfare ogni nostro dubbio o perplessità.Dopo una lunga camminata tra i pendii ele salite del parco ci siamo meritati unapausa con una pizza squisita.

Ho conosciuto un ragazzo,l’altro giorno. Niente distupefacente se non fosseper il fatto che lui è uno diquei ragazzi che lasciano il

segno, che difficilmente puoi dimenticare,quasi impossibile. Moro, bello, simpatico,un sorriso che lascia di stucco chiunque.Due occhi che brillano, due mani forti, chesanno stringere, consolare, accarezzare.Sa ascoltare, è di poche parole, ma saascoltare. Ti fa parlare, ti guarda e poi sor-ride, non dorme molto, dice che pensa.Pensa a lui, alla sua vita, alle cose che locircondano. A volte ha il viso un po’ ma-linconico, ma basta sedersi accanto al suoletto, scambiare due chiacchiere, due coc-

cole per vederlo un po’ più sereno. Si ac-contenta delle piccole cose e detesta lepersone che lo guardano con “compas-sione”. Lui è un ragazzo come tutti glialtri e vuole essere trattato come tale,non vuole sconti, non vuole favoritismi.Ha tanto da imparare e tanto da far im-parare, sa già come affrontare la vita, l’haguardata in faccia, sa già che spesso sipuò contare solo sulle proprie forze, su sestessi e su nessun altro. Lui merita di es-sere felice, di vedere solo cose belle, hagli occhi stanchi di chi non dorme, nonabbastanza. Ha gli occhi che sembranodire “troppe volte ci ho sperato, troppevolte non è successo”.

E quindi non può bastare una belladormita, un buon collirio o un’ottimacrema, serve vivere e imparare ad amarela vita. Eravamo entrambi in viaggio, en-trambi alla ricerca di qualcosa, avevamoun sogno, un desiderio da conservare, dacustodire, ma non eravamo soli. Lì, aLourdes, non ci sentivamo soli. Eravamocircondati da tante persone, volontari,ammalati, pellegrini, gente in ginocchio,gente che stringeva un rosario, gente che

pregava, sorrideva, piangeva, si commuo-veva, gente di ogni età, proveniente daogni parte del mondo, gente ricca e gentepovera, credenti e non. Si leggeva negliocchi di tutti la parola “speranza”, erascritta a caratteri cubitali. Io non so esat-tamente cosa sia cambiato in me, volevosolo mettermi alla prova e darmi comple-tamente agli altri. Ma è successo un qual-cosa in più e credo di non esserenemmeno in grado si spiegarlo, certecose bisogna necessariamente provarleper capire. So solo che non sono più lastessa persona che ero prima di partire,so che non vedo l’ora di tornare, so soloche era andata lì per “chiedere”, alla fineho detto solo “grazie”.

Chiara Barone – IVB LSS

Passeggiando tra mini vulcani

Grazie

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 11

12Cronaca

Qual è il primo doveredell’uomo? La risposta èbreve: essere se stesso”:lo afferma Henrik  Ibsen.E quando non si viene ac-

cettati per quello che si è? E’ il caso di Da-vide (il suo è un nome di fantasia), che, asoli 15 anni, è morto a causa dell’omofo-bia lo scorso 22 novembre, nei pressi diRoma. Davide non ce l’ha fatta a soppor-tare gli insulti che lo perseguitavano ormaida un anno, i compagni di scuola avevanoaddirittura creato una pagina Facebook incui continuavano a umiliarlo per il suomodo di vestirsi, per i suoi modi di fare.. Ilquindicenne è stata l’ennesima vittima distalking a sfondo omofobo, di intolleranzae ignoranza che serpeggia ovunque, anchesui social e su quel profilo Facebook,aperto con il proposito di deridere, attac-care, ferire, distruggere l’identità, l’indivi-dualità, la dignità. Quel giorno Davideaveva uno smalto rosa e le offese sono

state tante! Così, tornato a casa, ha presola sciarpa che indossava e si è tolto la vita.Il fratello minore, che ha assistito allascena, è ancora sotto choc. Davide volevasolo essere se stesso, ma, per i tanti pre-giudizi che ancora esistono, non ce l’hafatta. Questa triste storia ci deve far riflet-tere su quanto il mondo, e l’Italia stessa,sia ancora pieno di persone ipocrite, che sisoffermano solo all’apparenza, che si scan-

dalizzano vedendo persone dello stessosesso che si amano e che manifestano ipropri sentimenti. Fortunatamente, però,non possiamo fare di tutta l’erba un fascioed infatti c’è chi capisce che essere omo-sessuali NON è una malattia.

Tante persone, in onore di Davide,hanno organizzato una fiaccolata, ciascunoindossava un capo rosa per ricordarlo con ilsuo colore preferito, ognuno con la consa-pevolezza che Davide era un ragazzo comegli altri che avrebbe meritato una vita nor-male. Mi auguro che questa vicenda possaservire a chi ancora crede che gli omoses-suali debbano essere discriminati, allonta-nati, emarginati o addirittura condannati.Ognuno è libero di fare ciò che vuole nei li-miti e nel rispetto delle regole. Bisogna es-sere se stessi e le persone che ti sonoaccanto devono rispettarti! L’amore non hafacce, l’amore non ha sesso, l’AMORE E’AMORE IN TUTTI I SUOI GENERI!

Carolina Cunzi III B LC

Apartire dal 1893 ad oggi, levittime innocenti della ca-morra ammontano a circa656. A sostegno della lega-lità e della giustizia è nata

nel 1995 Libera, un coordinamento dioltre 1500 associazioni, gruppi e scuole,che annualmente, il 21 marzo, ricordanotutte le vittime della criminalità. La ca-morra non uccide per ‘’errore’’, uccide perbestialità, per violenza prevaricatrice. Manel caso di Pasquale sbaglia obiettivo. Pa-squale Romano, detto Lino per i parenti egli amici, trentenne, incensurato residentea Cardito, la sera del 15 ottobre viene uc-ciso per sbaglio, per ignoranza, a Scampia,in piazza Marianella, con 14 colpi di pi-stola, mentre era a bordo della sua auto.Aveva da poco accompagnato la fidanzataa casa, quando i suoi sicari lo hanno fred-dato. “Era appena sceso, quando abbiamosentito gli spari. Tre, quattro rimbombi. Im-mediatamente ho provato a chiamarlo alcellulare, ma lui non rispondeva; mi sonoprecipitata per le scale ed ho sentito glialtri botti”. Queste le parole della fidan-zata Rosanna, diventata un punto di rife-

rimento per la lotta contro la criminalitàorganizzata. Alcuni giorni dopo, oltre2.000 persone si sono riunite, in ricordo diPasquale, in una fiaccolata organizzata da20 parroci della periferia nord di Napoli.Tutti chiedono giustizia ancheRosanna che ha incontrato ilsindaco di Napoli, Luigi DeMagistris, e gli ha chiesto nonsolo giustizia, ma anche unaserie di iniziative per evitareche episodi del genere pos-sano ripetersi ancora. ‘’Noisiamo la maggioranza, maloro ci sovrastano”. Proprioper questo, non abbassiamola testa, ma ribelliamoci allacamorra e alla violenza deiclan. Intanto i carabinieri del capoluogocampano hanno identificato ed arrestatouno dei membri del commando che quellatragica sera entrò in azione e crivellò dicolpi l’innocente: è un giovane di 22anni, Giovanni Marino, rintracciato graziealla collaborazione della donna, pentita,che avrebbe dovuto inviare ai killer la con-ferma circa l’uscita dal palazzo del vero

destinatario dell’agguato, DomenicoGargiulo. I killer sapevano che il loro obiet-tivo era a cena in quello stabile e la donna,zia della fidanzata di Gargiulo, avrebbedovuto avvisarli, via sms, nel momento incui l’uomo sarebbe uscito dal palazzo. Leili avvertì dicendo che Gargiulo era arrivatoe Marino prese quel messaggio come unaconferma per agire. In quel momento,

però, Pasquale Romano avevaappena parcheggiato la suaauto davanti allo stabile, lostesso in cui abita la sua fi-danzata, e Marino diede il se-gnale ai complici, togliendocosì la vita ad un innocente. Ikiller, in definitiva, agironosenza attendere la con-ferma  della donna. Proprioper questo motivo lei ha de-ciso di presentarsi in commis-sariato insieme ai due figli e

collaborare con la giustizia. Alla notiziadell’arresto di Marino è seguito il commentodi Giuseppe Romano, padre del giovane uc-ciso: “gli assassini di mio figlio sono belveche non perdonerò mai. Ho sempre credutoe sempre crederò nella giustizia. Non cisono termini per definire quegli assassini.Anche chiamarli belve è troppo poco“.

Giusy Piscopo – III B LC

Vivere: un diritto di tutti

Smalto rosa e tanto dolore

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 12

13Attualità

La città di Casavatore, a Nord diNapoli, è in subbuglio da più diun mese per le continue prote-ste di alcuni cittadini contro la“pessima gestione e la corru-

zione nelle assunzioni di lavoro”. Tutto hainizio giovedì 17 ottobre, quando alcuni di-soccupati, stanchi delle condizioni in cui vi-vono, infuriati nel vedere i posti di lavororicoperti da individui non del posto sicura-mente raccomandati, si sono diretti in Pre-fettura a sporgere denuncia, sperando inindagini immediate. Dopo circa una setti-mana, non avendo ricevuto alcun riscontro,

hanno deciso di attirare l’attenzione del-l’opinione pubblica mediante una protestapacifica con un presidio all’entrata del pa-lazzo  municipale.

Ma le cose non sono andate così comesi auspicava e quindi, la notte di domenica28 ottobre, tredici, tra uomini e donne, gio-vani e anziani,  hanno pensato di calcarela mano intraprendendo un nuovo tipo diprotesta, questa volta non più pacifica:sono saliti sul tetto del Comune e lo hanno

occupato.  Da qui, otto notti e otto giorniin cui i protestanti hanno continuato im-perterriti a reclamare i propri diritti, senzamai fermarsi, senza mai darsi per vinti, af-frontando sole, vento e pioggia, sperandoche il proprio sacrificio potesse servire aqualcosa.

Tante sono state le urla di disperazionelanciate in quei giorni, tanti i manifesti af-fissi sui muri del Municipio, con scritte pro-vocatorie come: “Venduti!” o “Anche ilprefetto non vuole venire a Casavatore, LAGIUSTIZIA IN ITALIA NON ESISTE!” mentrela parola “Corruzione” era su tutti gli stri-

scioni. Niente, nessuno si è lasciato impie-tosire, nessuno è stato pronto ad aiutarli oa dargli una qualsiasi risposta, negativa opositiva che sia, e questa è stato l’aspettopiù triste: “l’indifferenza”.

Il nono giorno i cittadini estenuati, stre-mati, sono scesi dal tetto illudendosi chele proprie azioni potessero essere servite aqualcosa. Sono trascorsi giorni, settimane,ma nulla è cambiato, la risposta che tantodesideravano continua a non arrivare e

così la notte tra il 16 e il 17 novembre, pre-cisamente un mese dopo la propria segna-lazione, due persone hanno occupatonuovamente il tetto del Municipio, le con-dizioni climatiche, però, sono avverse e ciò,oltre all’irruzione delle forze dell’ordine, licostringe a scendere ed abbandonare mo-mentaneamente la  protesta.

Dopo ancora due settimane, questa èripresa, ma stavolta  i protestanti hannochiesto aiuto ad un altro tipo d’Istitu-zione, infatti hanno occupato la piccolachiesa di San Giovanni Battista; forse per-ché sperano in un aiuto divino, forse per-

ché non sanno più a chi rivolgersi, chissà.Ormai sono trascorsi tanti giorni, giorni dirivolte e proteste, di dolore, rabbia, maanche speranza, fede e sogni andati infumo, giorni di domande senza risposte.Insomma tanti in Italia sono i casi di pre-cariato, soprattutto in questo periodo, cheportano le persone a condurre una vitainsopportabile, ma sarà sempre così? Noici auguriamo di no.

Alessandra Ferrara – IIIB LC

Le proteste dei disoccupati

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 13

14Arte

L’arte nel capoluogo campano sirespira in ogni angolo della città,in ogni vicolo, piazzetta o sotter-raneo che ci si trova a varcare. Lanostra bella Napoli si caratterizza

anche per la superstizione e per le sue millecredenze. Sul finire dello scorso anno sco-lastico, la IV C del Liceo delle Scienze So-ciali, accompagnati dalla prof.ssa Sollo, si èinoltrata nella Napoli dalle variegate sfac-cettature. Soffermandosi sull’aspetto esote-rico e superstizioso, il percorso è cominciato

con il Duomo ed è terminato con la Cap-pella Sansevero. Percorrendo via Duomo ab-biamo ammirato la maestosità dellacattedrale ricostruita nel tardo 800 e chepresenta aspetti della cultura barocca, go-tica e bizantina. Al suo interno c’è la cap-pella del tesoro di san Gennaro, uno degliesempi di come la religione si sia mescolataalla superstizione. Infatti la tradizione rac-conta come, in seguito alla decapitazione disan Gennaro, una pia donna avrebbe rac-colto il sangue del santo e donato al ve-

scovo di Napoli, tre volte l’anno il sangue siscioglie auspicando buoni propositi per lacittà, diversamente la mancata liquefazioneprevede eventi negativi. A trovare i fondi perristrutturare la cripta è stato proprio un ca-soriano, il cardinale Alfonso Castaldo, la cuitomba si trova nella chiesa stessa. Percor-rendo via dei tribunali, cuore pulsante diNapoli, si arriva alla cappella di santa Mariaad Arco, dedicate dalle anime delle purga-torio. L’opera pia, che durante il periodo dicarestia depositava i morti nella fosse co-mune, ha diffuso il culto delle “anime pez-zentelle”; in seguito ad un sogno le donnesceglievano un teschio e lo veneravano suun altare o in un angolo della chiesa. Ac-canto alla nicchie, in una botola sotterranea,è posta la tomba di Giulio Mastrilli, membrodella famiglia grazie alla quale è stata pos-sibile la costruzione della chiesa.

Nei pressi di piazza di san DomenicoMaggiore si trova la cappella Sansevero, vo-luta dall’illuminista Raimondo di Sangro perla sua famiglia. All’interno sono esposte lesculture realizzate dai più grandi artistidell’epoca. Come la Pudicizia realizzata daCorradini, dedicata a sua madre e il Disin-ganno di Queirolo, realizzato per suo padre.Al centro è posto il Cristo Velato, una delleopere più famose, realizzata da GiuseppeSammartino. Raffigura il corpo di Cristo cheha appena esalato l’ultimo respiro, come sipuò notare dall’effetto della vena gonfiasulla fronte. Nella cavea sotterranea sonoconservate le macchine anatomiche che di-mostrano lo studio dei due apparati circo-latori. Si conclude così un meraviglioso tuffonel passato tra religione, superstizione edesoterismo.

Carmela Coppeta - V C LSS

Napoli magica ed esoterica

Durante la settimana di didat-tica alternativa, promossa dalnostro Istituto prima di Natale,ci sono state molte iniziativeinteressanti, una che ha col-

pito ed appassionato è stato l’incontro conun artista concettuale, nonché direttore delCAM di Casoria (museo di arte contempora-nea, ubicato in via Duca D’Aosta, 63), Anto-nio Manfredi, che, in soli 60 minuti, ci haspiegato il suo lavoro, rivolto ad aiutare e mi-gliorare la società, e ci ha trasmesso forti in-segnamenti pratici. Manfredi ha illustrato leattività del Museo, la lunga lotta contro lacriminalità organizzata, contro le istituzioninon interessate alla sua creatura, il Camou-flage, il CAM Art WAR, il The Art of Corrup-tion ecc. Il Cam è, infatti, un museo moltoparticolare, che nasce dal “basso”, in un ter-ritorio colmo di problemi e che sta trovandotante difficoltà e ostacoli, ma il direttore nonvuole mollare la presa, mai! La strutturaospita opere provenienti da tutto il mondoed è diventata un punto di riferimento di ar-tisti internazionali. Tante sono state le prote-ste e le rivoluzioni culturali sostenute dalDirettore ed il suo staff, partendo dal Camou-flage, in cui vengono oscurate, in segno dilutto per la morte dell’interesse della cultura,tutte le opere esposte e sostituite con foto-copie in onore degli altri musei europei enon, che si trovano nelle stesse condizioni,per mancanza di sostegno e per assenza difondi. Si continua, poi, con l’inevitabile CAMArt War, una guerra, che inizia pacificamentecon il voler richiamare l’attenzione delle isti-

tuzioni, ma proseguevista la situazione at-tuale, ormai le milleopere di arte contem-poranea internazionaleche il CAM custodiscesono destinate alla di-struzione per l’indiffe-renza delle Istituzioni, così gli artisti hannoiniziato a bruciare le proprie opere per ribel-larsi, afflitti dal dolore e dalla disperazione enon perché folli come giudicati da molti. “Gliartisti fanno quello che mai nessuno vor-rebbe vedere in una società civile, brucianole loro opere, distruggono permanentementeil prodotto della propria creazione, così comei governi, la finanza e le multinazionalistanno facendo con i loro sogni”. Ed infinel’ultima, ma non meno importante, The Artof Corruption, in cui vengono messi in ven-dita ad un prezzo molto basso su eBay 56opere d’arte ritoccate in cornici dorate rap-presentanti 50 tra i numerosi politici e par-lamentari italiani inquisiti ed ancora in caricae 6 degli ultimi ministri della cultura, con iloro volti ridicoli, che hanno contribuito al de-grado dell’Italia e della cultura. Mentre parlacon noi alunni, si notano fervore, passione,volontà, forza e decisione, in poco tempo siguadagna la nostra stima. Manfredi rispondein modo esaustivo a tutte le domande e lecuriosità, ma soprattutto porta noi ragazzi aguardare da un diverso punto di vista la si-tuazione in cui riversa l’Italia e ci spinge acombattere. “Anche io – dice il direttore -penso ogni sera di voler mollare tutto, ma lamattina mi sveglio e trovo la forza di andareavanti perché quando si crede davvero in ciòche si fa, le paure vengono messe da parte esi continua a fare ciò per cui vale la pena lot-tare”. Manfredi ci saluta dicendo che ha ap-prezzato molto il nostro invito e che hanotato subito che siamo un Liceo che si di-stingue. Bella gratificazione!  Direttore, au-guri per il futuro del CAM e grazie per avercifornito un esempio di vita da imitare.

Alessandra Ferrara – III B LC

Un paladino dell’arte

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 14

15Riflessioni

Vieni via con me, il programma diFabio Fazio e Roberto Saviano, ha volutoesortare gli Italiani a soffermarsi sul vero si-gnificato delle parole, a dare peso ad ognisingolo vocabolo e a credere in ciò che sidice. Le parole sono uno dei beni più pre-ziosi che abbiamo, sono ciò che ci permettedi comunicare, ciò che ci unisce ma a volteanche ciò che ci separa. Le parole, se usatein modo corretto e con il giusto significato,ti fanno stare bene, ti fanno sorridere, tidanno speranza, ma il problema è quandose ne fa un uso spropositato, quando nonsi dà peso a niente di ciò che si dice; lì nasceil problema, perché in quel momento tifanno soffrire, piangere, ti svuotano. Ora misento come un avvocato costretto a difen-dere solo tre tra le numerose parole che do-vrebbero andare in tribunale perriacquistare il loro valore, e quindi mi sentodi assistere la dignità, gli ideali e la felicità.La dignità la immagino come un donnasulla sessantina, che da giovane, era benvista agli occhi di tutti i suoi concittadini,che aveva rispetto per sé e per gli altri, mapoi al suo quarantesimo compleanno nes-suno si è presentato; nessuno più la salutaper strada e tutti fanno finta che non esiste,la ignorano completamente. Con la consa-pevolezza di qualche anno in più, quandoracconta ai suoi nipoti della sua vita si rendeconto di quanto il mondo l’ha cambiata edi quanto in realtà vorrebbe ritornare ad es-sere quella di un tempo. Ha gli occhi spenti,nostalgici ed infelici; vorrebbe cambiare manon sa cosa fare, in fondo lei è lì e aspettache qualcuno se ne renda conto. Il terminedignità deriva dal latino dignus ed indica“qualcosa che merita”, ma al giorno d’oggicos’è o chi ha dignità? Poco o niente. Bastaguardare gli ultimi eventi di cronaca, ra-gazze che non perdono tempo ad infilarsinel letto di uomo ricco e di potere, giovaniche pur di avere un lavoro sono disposti adassecondare qualsiasi richiesta del proprio“datore di lavoro”, gli insegnanti che ven-gono retribuiti a prescindere dal lavorosvolto e per questo motivo non adempionoal proprio dovere, lasciando i ragazzi inbalia di se stessi. Si è perso il valore di ognicosa e la dignità è l’ultima “parola” a cui sipensa. Ovviamente c’è, fortunatamente, chidà una determinata importanza a tutto epreferisce restare un comune mortale piut-tosto che diventare una persona vuota.Dopo lei, ecco che arriva la felicità, una ra-gazza dai capelli ricci lunghi, che gira ilmondo con il suo camioncino hippie, ama i

colori, il sole e i bei paesaggi. Ha una sortadi superpotere: l’immortalità. E’ una ragazzabellissima che tutti vorrebbero amare o al-meno conoscere; ma non è così semplice, avolte si nasconde, scappa, altri non credonoesista davvero, e così poiché non tutti rie-scono a trovarla, adottano misure drastiche,sperando che almeno in un altro mondo rie-scano a trovarla. Per qualcuno la felicità siottiene solo con le grandi cose: una villaenorme, l’ultimo cellulare, una grande pi-scina ed altro. Per qualcun altro non esiste,perché in realtà può essere confusa con lagioia e quindi è solo una nostra illusione,qualcosa che usiamo per dare un senso allenostre giornate; ma forse basterebbe leg-gere sul dizionario “la felicità è lo stato dichi ha soddisfatto ogni suo desiderio”, aquesto punto la felicità è non solo legataalle cose grandi e quasi impossibili, ma èanche quella di una madre che vede tornaredalla guerra il proprio figlio, un anziano inuna casa di riposo che riceve le visite diamici e parenti, un disoccupato che trovaun lavoro onesto, un pianista che entra inun’orchestra, un padre che vede i suoi sa-crifici non vanificati; tutto questo è felicità.Ho un’idea un po’ stravagante riguardo l’ar-gomento; non ho mai cercato la felicità, inrealtà, per me lei nasce già con noi e dentrodi noi, spetta ad ognuno di noi riuscire adapprezzarla. La mia felicità sta nel vedere lamia famiglia unita, mia nonna ai fornelli, ibei momenti con mio nonno, un’amica chemi regala un girasole, i miei sforzi apprezzatida qualcuno, le risate infinite con gli amici.Infine ci sono gli ideali, un gruppo di amicianziani che considerano le loro idee il benepiù grande. Sono cresciuti insieme, hannolottato insieme, hanno pianto e sofferto in-sieme. Abitano in un piccolo paesino di pro-vincia, lì li conoscono tutti, ma i loroinsegnamenti sono apprezzati e usati comeesempio. E’ proprio quel gruppo di anzianiche ha fatto la storia e spera che in un fu-turo ci sia qualcuno pronto a prendere illoro posto. Frequentano un centro anzianiin cui in realtà loro sono i più giovani; pas-sano i pomeriggi a raccontare le loro avven-ture. “Uguaglianza” ricorda con fierezzaMartin Luther King che ha lottato per i paridiritti ai bianchi e ai neri, che voleva unmondo senza distinzioni, un mondo di tuttii colori e ridono al pensiero che ora che èmorto, Luther King non può vedere e forsenon avrebbe potuto nemmeno immaginare,che il Presidente degli Stati Uniti è un uomodi colore; “Giustizia” racconta con la voce

spezzata dal pianto le battaglie di Falcone,Borsellino, Don Peppe Diana e tanti altri chesono morti per un po’ di legalità; tutti coloroche non hanno esitato a rischiare la propriavita per cambiare il mondo e il modo di pen-sare, tutti coloro che hanno pianto la mat-tina vedendo le vetrine dei propri negozidistrutte dalla mafia, tutti gli innocenti chehanno sempre rifiutato tutto ciò. Giustiziaalla fine del racconto scoppia in un piantosenza fine, perché non vuole accettare chetutto ciò è quasi vano, perché la Camorracon il vestito nero e il sigaro in bocca, con-tinua a camminare a testa alta in città se-minando terrore e paura; infine arrivaLibertà che con orgoglio racconta di Gari-baldi, Mazzini, Che Guevara e tantissimialtri nomi della storia. Se possiamo dire ciòche pensiamo, scrivere ciò che crediamogiusto, votare, fare le nostre scelte è solograzie a loro e a nient’altro. Mi vengono inmente le parole di Fabrizio Moro “ Ci sonostati uomini che sono morti giovani ma con-sapevoli che le loro idee sarebbero rimastenei secoli come parole iperbole, intatte ereali come piccoli miracoli, idee di ugua-glianza, idee di educazione contro ogniuomo che eserciti oppressione contro ognisuo simili contro chi è più debole, contro chisotterra la coscienza nel cemento”. Conquesto tema spero di aver dato il giusto va-lore e onore ad ogni singola parola; la miascelta ovviamente non è stata casuale esono queste semplici cose che mi hannoportata fin qui e mi hanno resa ciò chesono. Ogni avvocato, alla fine, nella propriaarringa chiede qualcosa, a me l’unica cosache viene da chiedere è più rispetto per ogniparola. Non credo ci sia bisogno di una con-clusione vera e propria, perché dopo averribadito l’importanza di ogni vocabolo, edopo aver scritto tutto ciò che penso, usarealtre parole solo per concludere in bellezzaun discorso sarebbe da incoerenti; ne vorreiusare solo una: maggiore consapevolezza.

Mariangela Ferrara

TRE pARolE

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 15

16News

Sono trascorsi dieci anni dallamorte di Giorgio Gaber, ma lasua genialità vive ancora. “Ciaosignor G”, ci manchi, ci mancaquel tuo sguardo ironico con cui

sapevi osservare il mondo intorno a te, cimanca il tuo garbo, la tua riservatezza e latua semplicità. Si può e si devecelebrare Giorgio Gaber, ma soprattutto bi-sogna ascoltarlo e riascoltarlo. Magari se-guendo quel sottile filo temporale della suastoria artistica iniziata in uno club milanese,il Santa Tecla, negli anni della rivoluzionerock’n’roll e proseguita in hit parade, nelletrionfali apparizioni televisive in bianco enero oppure in tour con Mina, o ancora, piùavanti nel tempo, nel geniale Teatro Can-zone. Nell’opera di Gaber c’è tutto: la leg-gerezza il disincanto, l’ironia per i tic e lenevrosi dell’uomo comune, il senso del-l’amore e della vita, la gioia per l’impegnosociale e civile e la più cocente disillu-sione. Riascoltare Gaber significa viaggiareattraverso almeno tre decenni di storia ita-

liana e rivivere l’epopea di una generazione,quella raccontata nelle strofe di La mia ge-nerazione ha perso, l’ultimo album, pub-blicato un anno prima della sua morte,“Possiamo raccontarlo ai figli senza alcunrimorso, ma la mia generazione ha perso”.A uscire sconfitti erano gli uomini del suotempo, quelli che avevano visto trasformarsii sogni e le utopie post 68 in farse o, nel mi-gliore dei casi, in pallidi luoghi comuni. L’ul-timo e recente omaggio alla sua arte sichiama ...Io ci sono, un triplo cd in cui de-cine di artisti hanno riletto la musica e leparole dell’ultimo intellettuale della musicaitaliana. Ci sono Patti Smith, Ligabue, Jova-notti, Adriano Celentano, Roberto Vecchioni,Ivano Fossati, Laura Pausini e molti altri, Unalbum bellissimo, un tributo di rara inten-sità. A dieci anni dalla scomparsa di GiorgioGaber, Che tempo che fa di Fabio Fazioha dedicato al grande cantautore  mila-nese una puntata speciale dal titolo G diGaber, in cui sono stati ripercorsi  i mo-menti salienti della vita e della carriera diGaber attraverso la testimonianza di SandroLuporini, suo storico coautore, che ha rac-colto nel libro G. Vi racconto Gaber, lediscussioni, le idee, i dubbi, le storie, e qual-che volta le coincidenze che hanno dato ori-

gine ai loro capolavori. Tanti gli hanno resoomaggio a Gaber, tutti accompagnati dallaband originale di Giorgio Gaber, che si è riu-nita proprio per questa speciale serata(Gianni Martini alla chitarra, Luigi Campocciaal piano, Claudio De Mattei al basso, EnricoSpigno alla batteria, Corrado Sezzi alle per-cussioni, Luca Ravagni alle tastiere). Belloanche lo Speciale TG1 intitolato GiorgioGaber Genesi di un ribelle 1959-1970 acura di Vincenzo Mollica. Il documentario rac-conta tutto quello che è accaduto di rilevanteper Gaber in tv: dal 1959, quando fece la suaprima apparizione al Musichiere, fino aquando abbandonò la televisione nel 1970,sono stati dieci anni importanti in cui Gaberfece una televisione di successo, ma ancheanticonformista, da vero ribelle, limpido nelcantare e nel pensare.

Viviamo in un mondo or-ribile”. Con queste pa-role Franco Battiato si

fa risentire nell’ultimo singolo“Passacaglia” che ha annun-ciato l’uscita di “Apriti Se-samo”. Con la forte critica allasituazione politica italiana delprecedente “Inneres Auges”aveva già pienamente descrittoquel presente che forse non riusciva più asopportare. E’ così che Battiato nel nuovoalbum predilige temi metafisici ed esisten-ziali in un insieme da un lato di musicaelettronica, dall’altro classica. Il nuovoalbum è quasi contemporaneo alla con-ferma della sua entrata nel mondo politicocome assessore allo Spettacolo della Re-gione Sicilia. Attenzione, però, a non chia-marlo “assessore”, ma semplicemente“Franco”, ha voluto precisare il più chesemplice cantante catanese, che non vuoleusurpare il titolo a qualcuno che se lo me-rita. Sembra strano come Battiato, chenegli anni Ottanta cantava “mandiamoli inpensione i direttori artistici, gli addetti allacultura”, possa aver accettato quest’inca-

rico; in realtà la scelta nascedall’amore per la propria terra,dalla voglia di esaltare il vastis-simo patrimonio culturale sici-liano che, considerando la gravecondizione economica, solo daquel patrimonio può e deve cer-care una rinascita. Battiato su-bito afferma di non voler alcuntipo di compenso per questo suo

incarico, oltre che per una scelta romantica,anche per motivazioni pratiche: ottenereuno stipendio significherebbe essere vin-colati, Battiato invece vuole continuare lasua carriera musicale e non vuole esserelegato alla politica italiana. Nonostantel’incarico pubblico, dunque, Franco non ri-valuta affatto la situazione della cosa pub-blica. In un paese dove sino a poco fa sicredeva che “con la cultura non si mangia”(e cito un ex Ministro dell’Economia, GiulioTremonti) è giusto, invece, che grandi uo-mini di cultura si interessino alla vita poli-tica, che è una cosa sporca, ormai si sa, mase non sono i grandi intellettuali a pulirla,chi lo farà?

Lorenzo Girasole – VB LC

Campione in erba

Lo scorso 22 dicembre al CentroEster (via Delle Repubbliche Mari-nare, Napoli) si sono svolti gli

esami di cintura nera poom-dan, ses-sione invernale, per la Federazione Ita-liana Tae-kwon-do Campania. Il CentroAzzurro di Casoria è stato il gruppo più

nutrito con ben otto aspi-ranti, allenati egregiamentedal maestro olimpionicoMimmo D’Alise. Le duecommissioni presenti, entu-siaste, hanno ritenuto tuttigli otto atleti idonei al su-peramento degli esamipoom-dan. Da segnalareassolutamente l’eccezio-nale atleta Matteo Di Mat-tia, che a soli 10 anni e 11giorni è diventato la cinturanera più giovane della

Campania e, forse, d’Italia. Il maestroD’Alise ha sempre ammirato questosplendido atleta di un metro e quaran-tanove per 33 chili che per più di cinqueanni ha seguito come un figlio. Conside-rato all’inizio una scommessa, Matteo hadimostrato che il tae-kwon-do è una di-sciplina sportiva ed un’arte marziale chefa crescere fisicamente e moralmentedando valori universali ed incontestabili.L’investitura è avvenuta, per tutti gliatleti, il 26 gennaio 2013.

L’Assessore Franco Battiato

Ciao, signor G

08_murales_gandhi_Layout 1 13/02/13 10:27 Pagina 16