GEOLOGO MARCO MARCATO - SardegnaAmbiente · REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI OROSEI...

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GEOLOGO MARCO MARCATO REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI OROSEI E DELLA FASCIA COSTIERA. VERIFICA DI AMMISSIBILITA’ ALLA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE. 1 1. PREMESSA. Il presente studio preliminare ambientale si riferisce alla verifica di assoggettabilità alla valutazione d’impatto ambientale del progetto di ristrutturazione ed ampliamento dell’impianto di depurazione del centro abitato di Orosei e della zona costiera compresa tra il comune e la Cala di Osalla con particolare riferimento alla seguente normativa: Decreto Legislativo n. 4 del 16/01/2008 – Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 Aprile 2006 n. 152, recante norme in materia ambientale; Delibera Giunta Regionale n. 24/23 del 23/04/2008 – Allegato B delle direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica. Con riferimento all’allegato B1 della Delibera Regionale citata, l’intervento in oggetto s’inserisce al punto 7. Progetti di infrastrutture, lettera t) Impianti di depurazione delle acque con potenzialità superiori a 10.000 abitanti equivalenti. Lo studio ambientale comprende e/o fa riferimento ad aspetti tecnico-amministrativi previsti ed illustrati nel dettaglio nel progetto preliminare che costituisce parte integrante del presente lavoro. 1.1 DEFINIZIONE DEL MOMENTO ZERO. Allo stato attuale l’impianto di depurazione a servizio del Comune di Orosei è caratterizzato da una capacità e da una filiera di trattamento non sufficiente e idonea a garantire lo scarico nel rispetto dei limiti imposti dalle norme sia per le caratteristiche dimensionali delle singole sezioni sia per la tipologia del trattamento attualmente presente. In particolare ciò si evidenzia in tutta la sua gravità nel periodo estivo con l’aumento esponenziale della popolazione a seguito dell’afflusso turistico. Le sezioni di trattamento ora presenti nell’impianto sono: Grigliatura grossolana; Dissabbiatura disoleatura (sezione assolutamente inadeguata); Sollevamento verso la vasca di ossidazione (sezione fatiscente); Ossidazione (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente) Sedimentazione (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente) Disinfezione con ipoclorito di sodio (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente) Digestione aerobica dei fanghi (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente) Ispessimento dei fanghi (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente) Disidratazione fanghi con nastro pressa (sezione non funzionante) Disidratazione fanghi letti di essiccamento (sezione non funzionante) Si può affermare che pertanto si rende necessario un urgente intervento atto a consentire l’adeguamento dell’impianto ai parametri dimensionali e di regolare trattamento.

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GEOLOGO MARCO MARCATO

REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI OROSEI E DELLA FASCIA COSTIERA. VERIFICA DI AMMISSIBILITA’ ALLA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE.

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1. PREMESSA. Il presente studio preliminare ambientale si riferisce alla verifica di assoggettabilità alla

valutazione d’impatto ambientale del progetto di ristrutturazione ed ampliamento dell’impianto di depurazione del centro abitato di Orosei e della zona costiera compresa tra il comune e la Cala di Osalla con particolare riferimento alla seguente normativa:

• Decreto Legislativo n. 4 del 16/01/2008 – Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 Aprile 2006 n. 152, recante norme in materia

ambientale;

• Delibera Giunta Regionale n. 24/23 del 23/04/2008 – Allegato B delle direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica.

Con riferimento all’allegato B1 della Delibera Regionale citata, l’intervento in oggetto s’inserisce al punto 7. Progetti di infrastrutture, lettera t) Impianti di depurazione delle acque con potenzialità

superiori a 10.000 abitanti equivalenti. Lo studio ambientale comprende e/o fa riferimento ad aspetti tecnico-amministrativi previsti ed

illustrati nel dettaglio nel progetto preliminare che costituisce parte integrante del presente lavoro.

1.1 DEFINIZIONE DEL MOMENTO ZERO.

Allo stato attuale l’impianto di depurazione a servizio del Comune di Orosei è caratterizzato da una capacità e da una filiera di trattamento non sufficiente e idonea a garantire lo scarico nel

rispetto dei limiti imposti dalle norme sia per le caratteristiche dimensionali delle singole sezioni sia per la tipologia del trattamento attualmente presente. In particolare ciò si evidenzia in tutta la sua gravità nel periodo estivo con l’aumento

esponenziale della popolazione a seguito dell’afflusso turistico. Le sezioni di trattamento ora presenti nell’impianto sono:

– Grigliatura grossolana;

– Dissabbiatura disoleatura (sezione assolutamente inadeguata);

– Sollevamento verso la vasca di ossidazione (sezione fatiscente);

– Ossidazione (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente)

– Sedimentazione (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente)

– Disinfezione con ipoclorito di sodio (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente insufficiente)

– Digestione aerobica dei fanghi (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente

insufficiente)

– Ispessimento dei fanghi (sezione di nuova costruzione ma dimensionalmente

insufficiente)

– Disidratazione fanghi con nastro pressa (sezione non funzionante)

– Disidratazione fanghi letti di essiccamento (sezione non funzionante)

Si può affermare che pertanto si rende necessario un urgente intervento atto a consentire l’adeguamento dell’impianto ai parametri dimensionali e di regolare trattamento.

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REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI OROSEI E DELLA FASCIA COSTIERA. VERIFICA DI AMMISSIBILITA’ ALLA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE.

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1.2 AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO.

L’ambito territoriale del Comune di Orosei si colloca nel settore centro-orientale della

Sardegna. I principali elementi territoriali che caratterizzano il quadro ambientale dell’area oggetto dell’intervento, sono identificabili nei seguenti:

– Sistema idrografico della media e bassa valle del Fiume Cedrino che dalla foce presso la Marina di Orosei si estende verso l’interno;

– La fascia costiera bassa denominata Marina di Orosei a cui si susseguono le coste alte con il promontorio di Punta Nera;

– L’articolato sistema umido della Palude di Osalla, costituito dall’alternanza di canali,

aree stagnali isolate e lagune che rappresenta il risultato d’interventi di sistemazione idraulica finalizzato in parte alla realizzazione della peschiera, dove i moli di

protezione a ridosso del promontorio basaltico di Punta Nera di Osalla sono oggi utilizzati per attività nautiche principalmente da diporto.

– Il Monte calcareo Tuttavista oggetto di numerose attività estrattive ad uso

ornamentale;

L’analisi del contesto socio-economico è stata finalizzata alla verifica degli elementi significativi, per quanto riguarda i servizi depurativi e di recupero dell’acqua ai fini irrigui, per il dimensionamento dell’intervento in progetto in considerazione delle caratteristiche economiche

dell’area in oggetto. In tal modo è stato possibile acquisire tutte le informazioni necessarie ad identificare le diverse tipologie di utenti e le diverse realtà produttive che beneficeranno della

realizzazione dell’intervento. La richiesta del servizio è stata separata in due parti, la domanda di depurazione e la domanda di

acqua depurata. La prima è determinata dai seguenti fattori:

- Popolazione residente (numerosità e consumi procapite),

- Popolazione fluttuante (numerosità e consumi),

- Abitanti Equivalenti relativi alle maggiori categorie di “comunità” legate ad attività

produttive.

La seconda è fortemente legata ai consumi di acqua non potabile, quindi alle attività produttive, si

ritiene inoltre di considerare la domanda legata all’irrigazione di giardini, prati e spazi verdi variamente utilizzati. L’analisi della domanda è presa come riferimento al fine di verificare la capacità del progetto di

darvi risposta e costituisce il termine di paragone per la valutazione, dei benefici socio-economici.

La determinazione della popolazione residente del comune di Orosei, è stata condotta utilizzando i dati forniti dal Nuovo Piano Regolatore Generale degli Acquedotti aggiornato al 2006. La Regione Autonoma della Sardegna è dotata dal 1968 di un Piano Regolatore Generale degli

acquedotti previsto dalla Legge n. 129 del 04.02.1962, reso esecutivo dal D.P.R. 03.08.1968. Nell’anno 1977 è stato dato incarico all’Ente Sardo Acquedotti e Fognature (ESAF) di predisporre

la revisione del suddetto Piano alla luce dei mutati fabbisogni e delle mutate esigenze; nella revisione veniva estesa la previsione dei fabbisogni di 16 anni portandola dal 2015 al 2031

comprendendo così il cinquantennio 1981÷2031.

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Il progetto di revisione è stato completato nel 1982 ed adottato con D.A. LL.PP. n. 56 del

23.01.1984. Il Piano regolatore è stato quindi definitivamente approvato con D.P.G.R. n. 71 del 16.05.1988 e

pubblicato nel BURAS del 7.11.1988 e sulla G.U. del 8.03.1991. Con deliberazione n. 29/24 del 2 luglio 1999, la Giunta Regionale ha determinato di affidare all’ESAF, l’incarico della revisione del N.P.R.G.A.

Con deliberazione n. 17/5 del 12.04.05, la Giunta Regionale ha deliberato di adottare, in via preliminare, gli elaborati del Nuovo Piano Regolatore degli Acquedotti, per la successiva fase di

consultazione sulla base delle procedure di Valutazione Ambientale Strategica. Il N.P.R.G.A., essendo stato recepito dalla Regione Autonoma della Sardegna, risulta vincolante nella realizzazione delle opere che assicurano il soddisfacimento dei fabbisogni idropotabili dei

comuni della Sardegna e delle opere di smaltimento, per cui, i valori di popolazione, di dotazione idriche e dei coefficienti di punta in esso proposti, devono comunque costituire un dato di

riferimento. Il Piano Regolatore Generale degli acquedotti è stato successivamente aggiornato nel 2004 dall’ESAF.

Nella seduta del 12 aprile 2005, la Giunta regionale ha approvato, su proposta dell’Assessore regionale dei Lavori Pubblici, il “Nuovo piano regolatore generale degli acquedotti”.

Nel nuovo P.R.G.A. è stata effettuata:

� una previsione demografica della popolazione residente sulla base di un modello di tipo revisionale deterministico;

� una stima delle dotazioni idriche valutate mediante un’indagine statistica per le seguenti fasce di popolazione:

Ia Fascia 1 - 5.000 abitanti

IIa Fascia 5.001 - 10.000 abitanti

IIIa Fascia 10.001 - 30.000 abitanti

IVa Fascia 30.001 - 100.000 abitanti

Va Fascia 100.001 - 250.000 abitanti

VIa Fascia Oltre 250.000 abitanti

� una stima dei fabbisogni della popolazione fluttuante stagionale;

� una stima dei coefficienti di punta giornalieri ed orari per i centri appartenenti alle fasce di popolazione di cui sopra;

� una previsione degli schemi di adduzione e delle risorse idriche utilizzabili al fine di

assicurare il soddisfacimento della domanda idropotabile e delle risorse idriche utilizzabili;

Anche la stima delle popolazioni dei centri abitati serviti dall’acquedotto in progetto esame è stata effettuata sulla base dei valori previsti dal N.P.R.G.A., come espresso in sede di progetto. Le previsioni demografiche effettuate dal N.P.R.G.A sono state determinate sulla base di un

modello demografico deterministico del tipo nascite - morti denominato revised Cohort Survival Model.

Il modello è basato sulle seguenti ipotesi:

� che il flusso migratorio decresca asintoticamente fino ad annullarsi;

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� che il tasso di natalità della popolazione sia costante.

Nelle seguenti tabella si riportano per i comuni le popolazioni residenti e fluttuanti stimate per l’intervallo di tempo compreso fra il 1991 ed il 2041 per intervalli regolari di 5 anni, relativamente

all’intero territorio comunale di Orosei e per le zone servite dallo schema fognario n° 212.

Comune di Orosei (ISTAT 91063)

Anno 1991 1996 2001 2006 2011 2016 2021 2026 2031 2036 2041 Residenti 5.264 5.754 6.213 6.606 6.929 7.201 7.457 7.703 7.926 8.122 8.284

Fluttuanti 11.440 12.004 12.571 13.131 13.697 14.261 14.827 15.391 15.957 16.521 17.088

TOT. 16.704 17.758 18.784 19.737 20.626 21.462 22.284 23.094 23.883 24.643 25.372

Orosei

Residenti 4.833 5.283 5.704 6.065 6.362 6.611 6.846 7.072 7.277 7.457 7.606

Fluttuanti 3.536 3.710 3.885 4.059 4.233 4.408 4.582 4.756 4.931 5.105 5.280

TOT. 8.369 8.993 9.589 10.124 10.595 11.019 11.428 11.828 12.208 12.562 12.886

Cala Liberotto

Residenti 158 173 187 198 208 216 224 231 238 244 249

Fluttuanti 2.258 2.369 2.481 2.592 2.704 2.815 2.927 3.038 3.150 3.261 3.373

TOT. 2.416 2.542 2.668 2.790 2.912 3.031 3.151 3.269 3.388 3.505 3.622

Cala Osalla

Residenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fluttuanti 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

TOT. 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

Catreattu - Fuille Mari

Residenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fluttuanti 1.046 1.098 1.150 1.201 1.253 1.304 1.356 1.408 1.459 1.511 1.563

TOT. 1.046 1.098 1.150 1.201 1.253 1.304 1.356 1.408 1.459 1.511 1.563

cs

Residenti 79 86 93 99 104 108 112 116 119 122 124

Fluttuanti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

TOT. 79 86 93 99 104 108 112 116 119 122 124

S.Maria

Residenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fluttuanti 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

TOT. 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

Sas Linnas Siccas

Residenti 15 16 18 19 20 21 21 22 23 23 23

Fluttuanti 1.147 1.203 1.260 1.316 1.373 1.429 1.486 1.542 1.599 1.655 1.712

TOT. 1.162 1.219 1.278 1.335 1.393 1.450 1.507 1.564 1.622 1.678 1.735

Sos Alinos

Residenti 179 196 211 225 235 245 254 262 269 276 282

Fluttuanti 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

TOT. 1.330 1.404 1.476 1.546 1.613 1.680 1.746 1.811 1.875 1.939 2.002

Per le aree servite dallo schema fognario n° 212 le previsioni di popolazione sono le seguenti:

Comune di Orosei (ISTAT 91063) Territorio comunale gravitante sull'impianto esistente

Anno 1991 1996 2001 2006 2011 2016 2021 2026 2031 2036 2041 Residenti 4.833 5.283 5.704 6.065 6.362 6.611 6.846 7.072 7.277 7.457 7.606

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Fluttuanti 5.838 6.126 6.415 6.701 6.989 7.278 7.566 7.854 8.143 8.431 8.720

TOT. 10.671 11.409 12.119 12.766 13.351 13.889 14.412 14.926 15.420 15.888 16.326 Orosei Residenti 4.833 5.283 5.704 6.065 6.362 6.611 6.846 7.072 7.277 7.457 7.606

Fluttuanti 3.536 3.710 3.885 4.059 4.233 4.408 4.582 4.756 4.931 5.105 5.280

TOT. 8.369 8.993 9.589 10.124 10.595 11.019 11.428 11.828 12.208 12.562 12.886

Cala Osalla Residenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fluttuanti 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

TOT. 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

S.Maria

Residenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Fluttuanti 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

TOT. 1.151 1.208 1.265 1.321 1.378 1.435 1.492 1.549 1.606 1.663 1.720

Il settore turistico del Comune di Orosei è stato considerato, sia dal punto di vista

economico che come comparto produttivo, considerando la capacità ricettiva e i movimenti di turisti italiani e stranieri e loro presenze negli ultimi anni.

Le fonti di riferimento sono: i dati ISTAT sulla popolazione e l'economia delle attività, l’Ente Provinciale Turismo e il Piano Provinciale del Turismo. La località balneare denominata Orosei Marina è la più importante dell’ambito sia per numero di

strutture che per flussi turistici in entrata in quanto ha la capacità di disporre di grandi risorse legate al mare ma anche alla montagna.

Relativamente agli indicatori di qualificazione dell’offerta ricettiva le strutture dell’ambito sono 64 per complessivi 10.638 posti letto. I posti letto delle strutture alberghiere sono il 60% del totale distribuiti in 48 esercizi.

Orosei (7.220 posti letto) dispone di un patrimonio ricettivo tipologicamente caratterizzato. Le presenze complessive rilevate al dicembre 2002 nei comuni di Orosei, Dorgali e Oliena sono

685.375 per un numero complessivo di arrivi pari a 97.189. La durata media dei soggiorni è di 7 notti. Gli arrivi degli italiani sono stati 61.615 per 453.487 presenze. Gli stranieri arrivati sono stati 35.574 per 231.888 presenze.

Le riflessioni ed analisi sul dato di occupazione media, portano ad identificare la maggiore richiesta

verso strutture piuttosto organizzate come gli alberghi che contano il tutto esaurito per almeno tre mesi all’anno. Il turista che sceglie questa destinazione ha evidentemente disponibilità alla spesa per avere servizi di qualità.

Servizi che la permanenza nelle strutture non alberghiere non sempre garantisce seppure sia piuttosto interessante la diffusione di imprese collegate (Bar, Pub, Ristoranti, Discoteche, ecc.).

Oltre a ciò pesa, a svantaggio delle strutture extra alberghiere, da un lato la grande disponibilità di case in affitto, che costituisce una concorrenza molto forte, dall’altro il non essere inseriti nei grandi circuiti internazionali di promozione e divulgazione come gli alberghi a quattro stelle o superiori.

La fase successiva dell’analisi prevede la trasformazione del dato relativo alla popolazione

complessiva in volumi idrici annui trattati dall’impianto. Come detto in precedenza il N.P.R.G.A. ha stimato le dotazioni idriche unitarie afferenti ai vari usi idrici ed i coefficienti di punta; sulla base di questi si è eseguito il calcolo della portata media

giornaliera e della portata di punta oraria per i centri abitati riferite al giorno di massimo consumo. Le formule utilizzate al riguardo sono le seguenti:

Qmed= (Pr*Dr +Pf*Df)/(86400)

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Qpunta = (Pr*Dr +Pf*Df)/(86400) * Cp

dove: Qmed = Portata media giornaliera (l/s);

Qpunta = Portata di punta oraria (l/s); Pr,Dr = Popolazione residente, dotazione idrica pop. residente;

Pf,Df = Popolazione fluttuante stagionale, dotazione idrica pop. fluttuante stagionale;

Cp = Coefficiente di punta orario.

Tutti i centri abitati interessati da questo progetto hanno un numero di abitanti totale <5000. Le dotazioni idropotabili previste dal N.P.R.G.A per l’anno 2031, per centri la cui popolazione rientra in questa fascia, sono le seguenti:

� Dr= dotazione del giorno di max cons. popolazione residente e equivalente: 375 l/ab/g;

� Df= dotazione del giorno di max cons. popolazione fluttuante 460 l/ab/g;

� Dm= dotazione media annua popolazione residente 263 l/ab/g; Il coefficiente di punta orario è stato assunto pari a 2.00. Per quanto riguarda gli effettivi afflussi in fognatura, si è applicato un coefficiente di 0.8, per tenere

conto del consumo assoluto dell’acqua di provenienza acquedottistica. Questi valori si ritengono validi per tutti i centri considerati.

I parametri assunti alla base del presente progetto in esame e le portate calcolate vengono riepilogati nella seguente tabella, specificando che la portata media giornaliera e la portata di punta sono riferite al giorno di massimo consumo.

Portate di punta di tempo secco

COMUNE /

LOCALIT

A’

Popolaz. residen

te

(anno 2031)

Abitan

ti eq.

Popolaz. F

lutt.

Stagi.

Abitan

ti totali

Dotaz po

polaz.

residen

te e eq.

Dotaz. Popo

laz.

Flutt.

Portata med

ia

giornalera giorno

massimo

consu

mo

Coefficien

te di

punta

Coefficien

te di

afflusso in fog

na

Portata di punta

di tempo secco

l/ab/g l/ab/g l/s

Orosei 7.277 9342 4931 21.550 400 460 103,19 2.00 0,80 165,11

Cala di Osalla 0 0 1606 1.606 400 460 8,55 2.00 0,80 13,68

Santa Maria 0 0 1606 1.606 400 460 8,55 2.00 0,80 13,68

Totale generale 7.277 9.342 8.143 24.762 120,29

192,47

L’Art. 10 del D.A.D.A n° 34/97 ha fissato il valore minimo della diluizione dei liquami (rispetto alla portata media) necessaria per poter scaricare direttamente i medesimi in un corpo ricettore; in

particolare in esso viene stabilito che la diluizione non possa essere inferiore a 4-5 volte. In questo progetto si è assunto un rapporto di diluizione pari a 4. In base a tale dato si è determinata per ogni centro abitato la portata massima in tempo di pioggia che può essere inviata al trattamento

depurativo. La formula utilizzata a riguardo è la seguente:

Qmax = (Pr*Dm+Pf*Df)*0.8*4/86400

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Portate di punta di tempo di pioggia

COMUNE /

LOCALIT

A’

Popolaz. residen

te

(anno 2031)

Abitan

ti eq.

Popolaz. F

lutt.

Stagi.

Abitan

ti totali

Dotaz po

polaz.

residen

te e eq.

Dotaz. Popo

laz.

Flutt.

Portata med

ia

giornalera giorno

massimo

consu

mo

Coefficien

te di

punta

Coefficien

te di

afflusso in fog

na

Portata di punta

di tempo secco

l/ab/g

l/ab/g l/s

Orosei 7.277 9342 4931 21.550 280 460 80,11 4 0,8

256,35

Cala di Osalla 0 0 1606 1.606 280 460 8,55 4 0,8

27,36

Santa Maria 0 0 1606 1.606 280 460 8,55 4 0,8

27,36

Totale generale 7.277 9.342 8.143 24.762 97,21

311,08

Sulla base dei risultati dei capitoli precedenti si può stimare per il bacino d’utenza dell’impianto di

depurazione la popolazione totale relativa all’anno 2031. I dati relativi a ciascun comune vengono riportati nella seguente tabella:

Popolazione totale all’anno 2031

COMUNE Popolazione residente

Popolazione fluttuante stagionale

Abitanti equivalenti

Abitanti totali

Orosei centro 7.277 4.931 9342 21.550

Cala di Osalla 0 1.606 0 1.606

Santa Maria 0

1.606

0 1.606

TOTALE GENERALE 7.277 8.143 9342 24.762

Come illustrato la popolazione totale afferente all’impianto di depurazione di Orosei, relativamente

all’orizzonte temporale del 2041 risulta pari a 24.762 abitanti. Al fine di migliorare la versatilità dell’impianto alle varie situazioni si è adottata la soluzione che ipotizza la costruzione di due linee di trattamento in parallelo.

I parametri assunti alla base del presente progetto vengono qui di seguito riportati:

PARAMETRI DI PROGETTO u.m.

Abitanti residenti 7277 ab

Abitanti fluttuanti stagionali 8143 ab

Abitanti equivalenti 9342 ab

Abitanti Totali 24762 ab

Dotazione idrica popolazione residente ed equivalente 400,00 l/ab/g

Dotazione idrica popolazione fluttuante stagionale 460,00 l/ab/g

Dotazione idrica media annua 280,00 l/ab/g

Coefficiente di afflusso in fogna civile 0,80 -

Coefficiente di punta in tempo secco 2,00 -

Coefficiente di punta in tempo di pioggia 4,00

Portata reflua media giornaliera 96,24 l/s

Portata reflua media giornaliera 346,45 mc/h

Portata reflua media giornaliera 8314,70 mc/g

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Portata reflua di punta in tempo secco 192,47 l/s

Portata reflua di punta in tempo secco 692,89 mc/h

Portata reflua di punta in tempo secco 16629,41 mc/g

Portata reflua di punta in tempo di pioggia 311,08 l/s

Portata reflua di punta in tempo di pioggia 1119,88 mc/h

Portata reflua di punta in tempo di pioggia 26877,12 mc/g

Produzione specifica BOD 60,00 gr/ab/g

Produzione specifica Azoto totale 12,00 gr/ab/g

Produzione specifica Fosforo 3,00 gr/ab/g

Produzione giornaliera BOD 1485,72 Kg/g

Produzione giornaliera COD 2971,44 Kg/g

Produzione giornaliera Azoto totale 297,14 Kg/g

Produzione giornaliera Fosforo 74,29 Kg/g

CONDIZIONE: PORTATA MEDIA GIORNALIERA

Concentrazione BOD in ingresso 178,69 mg/l

Concentrazione COD in ingresso 357,37 mg/l

Concentrazione Azoto totale in ingresso 35,74 mg/l

Concentrazione Fosforo in ingresso 8,93 mg/l

CONDIZIONE: PORTATA DI PUNTA

Concentrazione BOD in ingresso 89,34 mg/l

Concentrazione COD in ingresso 178,69 mg/l

Concentrazione Azoto totale in ingresso 17,87 mg/l

Concentrazione Fosforo in ingresso 4,47 mg/l

Al fine di poter utilizzare le acque reflue ad uso irriguo per l’attività agricola si sono definite le proprietà fisico - chimiche - biologiche che costituiscono, l’elemento di giudizio fondamentale sulla

loro idoneità e sono inoltre parametri di grande importanza per la progettazione e la gestione delle opere di distribuzione irrigua.

Tali caratteristiche riflettono sia la natura delle acque originarie, avviate alla distribuzione irrigua sia la natura e le dimensioni degli insediamenti urbani ed industriali/artigianali, commerciali e dei servizi connessi. Ne consegue la composizione dei reflui varia considerevolmente da luogo a luogo.

In una realtà come quella sarda, la qualità dei reflui dello schema consortile n° 212 “Orosei” sarà quella dei piccoli centri abitati dell’isola.

Le caratteristiche delle acque che interessano maggiormente per gli usi irrigui sono rappresentate da specifici elementi , ritenuti parametri chimici fondamentali, che possono influire sullo sviluppo delle piante e sul suolo; tra questi può citarsi, ad esempio, la salinità, intesa come Sodium

Adsorbition Ratio (S.A.R.) ovvero:

S A RNa

Ca Mg. . .=

+

+

++ ++

2

Un’eccessiva salinità può danneggiare alcune colture mentre specifici ioni, quali cloruri, il sodio, il boro e solfati, sono tossici per molte colture inoltre il sodio può porre anche gravi problemi alla

permeabilità dei suoli.

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Altri parametri da tenere sotto stretto controllo sono i metalli pesanti come il cadmio, lo zinco, il

nichel, il mercurio, il cromo, il rame ed il piombo, che accumulati nell’ambiente risultano tossici per piante ed animali; conseguentemente la loro presenza limita l’utilizzo delle acque reflue. Inoltre

si devono prendere in considerazione anche i composti organici in traccia come i tensioattivi, fenoli, solventi clorurati, ecc.. I rischi infettivi, pur risultando meno gravi che in passato, costituiscono comunque vincoli molto

forti all’utilizzazione irrigua delle acque reflue; tali rischi sono connessi ai microrganismi patogeni, i quali hanno diversa probabilità di essere presenti negli effluenti degli impianti di depurazione,

sopravvivendo ai vari trattamenti. Un altro aspetto da non sottovalutare è rappresentato dalla presenza di virus nelle acque in ingresso agli impianti di depurazione, che manifestano estrema resistenza a qualunque tipo di trattamento.

Nella normale conduzione di impianti di depurazione le determinazioni della carica batterica sono limitate alle principali specie, mentre assai di rado vengono effettuate determinazioni sui virus.

Oltre agli indici di inquinamento fecale comunemente analizzati nelle acque reflue, come coliformi e streptococchi fecali, è necessario determinare anche altri indicatori di inquinamento, che costituiscono la classe di parametri microbiologici.

Nel caso particolare dello schema consortile n° 212, dall’osservazione delle analisi in uscita dagli impianti esistenti non si sono riscontrati parametri chimici o microbiologici che impediscano

l’utilizzazione dei reflui in agricoltura. Relativamente agli aspetti ecologici ed igienico sanitari si sono valutati i possibili rischi di in inquinamento dei suoli e delle falde acquifere soggiacenti le aree inquinate. Inoltre si sono valutati

anche i problemi, sotto il profilo agronomico, che l’utilizzazione delle acque in irrigazione può porre in relazione ai rischi derivanti da sostanze tossiche, o comunque nocive alla fertilità, presenti

nelle acque di scarico. In questo contesto assume rilevante importanza la cura dell’abbattimento della carica batterica residua e delle eventuali sostanze tossiche presenti (oggi il limite sulla carica batterica è di 10

coliformi totali per 100 ml, per colture da consumarsi crude, stabilito dal regolamento n° 185 del 12/06/2003 recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue, in attuazione dell’art. 26 del

D.lgs. 152 del 11/05/1999. I parametri che devono essere rispettati per l’utilizzazione in agricoltura dei reflui depurati sono i seguenti:

• BOD5 20 mg/l;

• Azoto Totale 15 mg/l;

• Fosforo Totale 2 mg/l;

• Solidi sospesi totali 10 mg/l;

• Escherichia coli 10 UFC/100ml sull’80% dei campioni;

• Escherichia coli 100 UFC/100ml sul valore puntuale mx; Le fasi di trattamento di depurazione che si sono proposte in fase progettuale del nuovo impianto di

depurazione per consentire il rispetto di tali parametri sono le seguenti:

• Destabilizzazione e aggiunta reattivi chimici;

• Chiariflocculazione;

• filtrazione su letto di sabbia;

• Disinfezione.

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2. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO.

L'impianto in oggetto si compone di tutte le sezioni di trattamento necessarie alla completa

depurazione delle acque di scarico nel rispetto dei requisiti richiesti dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152. e dal decreto del Ministero dell’Ambiente del 12/06/2003 n° 185 al fine di assicurare

il dimensionamento e corretto servizio all’ambito territoriale precedentemente illustrato.

2.1 DIMENSIONAMENTO DELLE OPERE.

Le sezioni della linea acque, elencate in sequenza idraulica e previste nel progetto, sono le seguenti:

a) grigliatura grossolana e sollevamento e sfioro delle portate di pioggia

b) grigliatura fine;

c) dissabbiatura e disoleatura;

d) predenitrificazione;

e) trattamento biologico con fanghi attivi;

f) decantazione secondaria;

g) destabilizzazione;

h) chiariflocculazione;

i) filtrazione su letto di sabbia;

j) disinfezione finale con ipoclorito di sodio;

k) digestione aerobica (riutilizzo vasca esistente di ossidazione)

l) ispessimento dei fanghi (riutilizzo dell’esistente vasca di sedimentazione secondaria);

m) disidratazione meccanica dei fanghi mediante filtropressa;

n) letti di essiccamento (di emergenza);

o) Edificio dei servizi generali.

a) Grigliatura grossolana e sollevamento e sfioro delle portate di pioggia La soluzione adottata nel presente progetto ha previsto in ingresso all’impianto la realizzazione di una sezione di grigliatura grossolana e un sollevamento.

La griglia grossolana prevista dal progetto è del tipo meccanico sub verticale a pettine avente le seguenti caratteristiche:

� Larghezza del canale 1000 mm

� Altezza del canale 2000 mm

� Altezza di scarico 3000 mm dal fondo del canale

� Altezza totale griglia 4200 mm

� Altezza zona filtrante 1000 mm

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� Luce di filtrazione 20 mm

� N° pettini pulitori 2

� Potenza installata 0.75 kW

� Motoriduttore del tipo a bagno d'olio

� Inclinazione della griglia 15 gradi.

Il dimensionamento della vasca do presa delle pompe è stato condotto imponendo che l’intervallo intercorrente fra uno stacco delle pompe ed il successivo riattacco non sia inferiore a 10 minuti.

La formula utilizzata per il dimensionamento è la seguente:

VQ T

=×4

dove:

V volume della vasca di aspirazione; Q portata di ricircolo;

T intervallo intercorrente fra uno stacco ed il successivo attacco della pompa. Nella seguente tabella si riportano tutti i parametri di dimensionamento del sollevamento di testa dell’impianto.

Portata sollevamento 1119,88 mc/h

Intervallo attacco/stacco pompe 10,00 min

Volume totale vasca di presa 46,66 mc

Larghezza 5,00 m

Lunghezza 4,00 m

Altezza 3,00 m Superficie 20,00 m

Volume effettivo 60,00 mc

b) Grigliatura fine;

c) Dissabbiatura e disoleatura;

La soluzione adottata ha previsto per i pretrattamenti, (sezioni di grigliatura, misura della portata, dissabbiatura e disoleatura) la realizzazione di un’unica linea di trattamento. Subito a valle della sezione dissabbiatura è prevista una sezione di misura della portata in canale

aperto provvisto di sensore ad ultrasuoni. Con un’idonea apparecchiatura si provvede a determinare la portata in base al valore rilevato

dell’altezza idrica e della larghezza del canale. Per il dimensionamento della dissabbiatura e disoleatura si è proceduto imponendo un tempo minimo di ritenzione sulla portata di punta pari a 5 minuti. Il manufatto previsto avrà le seguenti caratteristiche:

Portata reflua di punta 1119,88 mc/h Tempo di contatto 5,00 min Volume teorico 93,32 mc Altezza 4,15 m

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Lunghezza 8,00 m Larghezza 2,90 m Superficie 23,20 mq Volume effettivo 96,28 mc

d) Predenitrificazione;

e) Trattamento biologico con fanghi attivi.

Il processo di depurazione è stato dimensionato adottando un sistema a fanghi attivi, dimensionato per l'ottenimento della nitrificazione e denitrificazione. Viene adottato il processo di predenitrificazione e nitrificazione in vasche separate con ricircolo della miscela aerata.

Il dimensionamento della fase biologica stato effettuato utilizzando il modello ASCAM, messo a punto dai ricercatori del IRSA/CNR, assumendo per i parametri cinetici i valori da essi consigliati.

Il modello ASCAM deriva da una procedura generale per il dimensionamento degli impianti biologici a fanghi attivi messo a punto presso l’IRSA, applicabile indipendentemente dal tipo di substrato da rimuovere e dal numero di stadi necessari.

Tale procedura si basa sulla risoluzione di un sistema algebrico ottenuto dall’insieme di equazioni cinetiche, stechiometriche e quelle relative ai bilanci di materia per i vari componenti il particolare

sistema biologico studiato. Le ipotesi a base del modello sono:

1) la biomassa che rimuove il substrato carbonioso in condizioni aerobiche è in grado di

rimuovere il substrato carbonioso anche in condizioni anossiche utilizzando il nitrato come accettore di elettroni.

2) il sedimentatore è esclusivamente un separatore meccanico dei solidi sedimentabili ;

3) per la cinetica di nitrificazione nel reattore aerobico viene utilizzata l’espressione di Lawrence e Mc Carty;

4) i due reattori sono a mescolamento completo;

5) l’ossigeno disciolto proveniente dal sedimentatore è nullo.

Il dimensionamento delle fasi di predenitrificazione e di ossidazione è stato condotto adottando una portata di dimensionamento pari a quella media del giorno di massimo consumo. Si sono poi verificate le condizioni di funzionamento dell’impianto durante le punte del diagramma

delle portate, i parametri utilizzati, le tabelle di riferimento e le sequenze di calcolo sono riportate nella relazione tecnica allegata al progetto preliminare.

L'applicazione delle formule ha consentito di ottenere i seguenti risultati: le concentrazioni di azoto e di BOD5 nell'effluente in uscita dall'impianto rispettano ampiamente le condizioni imposte dal D. Lgs n° 152/2006; in particolare le concentrazioni delle sostanze

inquinanti principali in uscita dall’impianto sono le seguenti:

BOD5 10.00 mg/l

N-NH4 2.00 mg/l

N-NO3 8.00 mg/l

N organico 2.30 mg/l

Nell’effluente oltre all’azoto ammoniacale, nitrico e nitroso occorre considerare l’azoto organico

presente nei solidi sospesi utilizzato dai microrganismi per la costituzione della biomassa organica;

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la concentrazione dell’azoto organico presente nei solidi sospesi in uscita dall’impianto di

depurazione può essere stimato come segue:

• il programma “ASCAM”, fra i vari parametri stimati per l’effluente in uscita dalla sezione biologica, stima con il parametro Fn (espresso in % rispetto ai solidi sospesi) la concentrazione dell’azoto presente nei fanghi;

• moltiplicando il parametro “Fn” per la concentrazione dei solidi sospesi in uscita dall’impianto e quelli in uscita dalla fase di ossidazione si ottiene la concentrazione dell’azoto organico in uscita

dall’impianto; Norg = Fn x SSu = 0.10 x 20.00 = 2.00 mg/l. dove: Norg = concentrazione dell’azoto organico nell’effluente;

SSu = concentrazione solidi sospesi nell’effluente;

Il modello ASCAM fornisce il valore del coefficiente di ricircolo della miscela aerata (parametro

Ra). Nel caso in esame il coefficiente di ricircolo risulta pari a 1.05 (in condizioni di portata media giornaliera del giorno di massimo consumo, si è prevista la realizzazione di un ricircolo della miscela aerata con una pompa con girante ad elica in grado di assicurare la portata corrispondente.

Come si è detto in precedenza con il modello ASCAM si sono analizzate le condizioni di funzionamento dell’impianto nella ipotesi di regime non stazionario in cui il diagramma delle

portate presenta una punta con coefficiente pari a 1,5. Dall’analisi di tali regimi transitori si è ricavato il coefficiente di punta relativo alla richiesta massima di ossigeno e su tale valore si è proceduto al dimensionamento delle soffianti al servizio

della sezione di ossidazione.

f) Decantazione secondaria.

Il volume ed il diametro dei sedimentatori secondari è stato determinato imponendo, in condizioni

di portata massima, un tempo di permanenza dei liquami di 2 h e adottando un carico idraulico superficiale di 1,00 m/h per le condizioni di portata di punta.

Il volume necessario risulta pari a:

V Q T= ×

dove:

Q portata in ingresso

- T tempo di permanenza

La superficie del sedimentatore è ottenuta tramite la relazione seguente:

SQ

C i

=

dove:

Q portata in ingresso al sedimentatore

Ci carico idraulico superficiale

Nella seguente tabella vengono riassunti tutti i dati che sono stati adottati nel dimensionamento dei sedimentatori.

-

Portata 1119,88 mc/h Carico idraulico 1,00 mc/h Tempo di ritenzione 2,50 h

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Superficie teorica 1119,88 mq Volume teorico 2799,70 mc Numero sedimentatori 2,00 - Diametro teorico 26,71 m Diametro 26,50 m Altezza 2,50 m Superficie effettiva cadauno 551,27 mq Volume effettivo cadauno 1378,17 mc Superficie effettiva totale 1.102,53 mq Volume effettivo totale 2.756,33 mc

La soluzione di progetto ha previsto la realizzazione di due decantatori secondari circolari dotati di

ponte raschiatore ed aventi un diametro pari a 26,50 m. Un’ulteriore verifica della funzionalità della sezione di sedimentazione è stata condotta utilizzando

il programma ASCAM che dimensiona i decantatori in base al flusso dei carichi solidi; Dalle tabelle allegate precedentemente si può desumere che la superficie minima dei decantatori è pari a 1119 mq, inferiore al valore adottata nel progetto, pari a 813.74 mq.

Il liquame chiarificato, fuoriesce dal decantatore attraverso uno stramazzo perimetrale realizzato con una successione di stramazzi Thompson triangolari isosceli delle dimensioni di base cm 10 ed

altezza cm 5: quando il loro franco si annulla, ovvero il carico è esattamente pari a 5 cm, ciascuno di essi sfiora la seguente portata:

q h gh= × × ×8

1522µ

da cui, con l'ovvio significato dei simboli:

q = × × × × ×8

150 407 010 2 9 81 0102, , , ,

da cui:

q s= 0 00305, / mc

e quando il carico è invece pari a 4 cm si ottiene, con lo stesso calcolo:

q s= 0 000308, / mc

Poiché la portata trattata da ciascun decantatore ammonta a Q = 559.94 mc/h, si ricava il numero

minimo di stramazzi Thompson necessari per dissipare un carico di 4 cm.

stramazzi 504000308,0

311,0===

q

Qn .

Il dimensionamento dei pozzetti di ricircolo dei fanghi è stato condotto imponendo che l’intervallo

intercorrente fra uno stacco delle pompe ed il successivo riattacco non sia inferiore a 20 minuti. - La formula utilizzata per il dimensionamento è la seguente:

VQ T

=×4

dove:

V volume della vasca di aspirazione;

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Q portata di ricircolo;

T intervallo intercorrente fra uno stacco ed il successivo attacco della pompa.

Nella relazione tecnica allegata al progetto preliminare sono riportate le tabelle che riportano tutti i parametri di dimensionamento dei pozzetti insieme alle dimensioni assunte per gli stessi. I calcoli riportati sono relativi ad una linea di trattamento, si evidenzia comunque né nel presente

progetto è prevista la realizzazione di due linee. Nel progetto si è previsto un sovradimensionamento delle pompe di scarico di fanghi secondari al fine consentire una riduzione dell’intervallo di tempo entro il quale effettuare lo scarico dei fanghi.

g) Destabilizzazione

h) Chiariflocculazione

i) Filtrazione su letto di sabbia.

Per i trattamenti terziari,visto il livello di abbattimento da raggiungere, per l’eliminazione del

fosforo e dei solidi sospesi, si è optato per la realizzazione di un’unità di post - precipitazione chimica ed una successiva fase di filtrazione. Il compito dei trattamenti terziari è quello di permettere la rimozione dei solidi sospesi, responsabili

del colore e della torpidità e di abbattere la concentrazione del fosforo entro i limiti permessi dalla normativa vigente per lo scarico in aree sensibili.

La quantità di fosforo da rimuovere ed i dosaggi di cloruro ferrico necessari per consentire la rimozione del fosforo in eccesso vengono riportati nella seguente tabella.

RIMOZIONE DEL FOSFORO

Concentrazione Fosforo in ingresso 8,93 mg/l Portata media giornaliera 8.314,70 mc/g Fosforo totale in ingresso 74,29 kg/g Fosforo rimosso dal trattamento a fanghi attivi (40%) 29,71 kg/g Fosforo residuo dopo il trattamento a fanghi attivi (60%) 44,57 kg/g Concentrazione fosforo nell'effluente 2,00 mg/l Fosforo totale nell'effluente 16,63 kg/g Fosforo da rimuovere mediante precipitazione combinata 27,94 kg/g Dosaggio cloruro ferrico 4,99 Kg/g Concentrazione dei fanghi conseguenti alla defosfatazione

0,50 %

Produzione di fanghi dovuti alla defosfatazione 6,59 mc/g La rimozione del fosforo avviene attraverso le fasi di destabilizzazione e chiariflocculazione; i fiocchi sfuggiti a queste sezioni vengono trattenuti dalla successiva fase di filtrazione su sabbia; questa sezione di trattamento garantisce il raggiungimento di una concentrazione di solidi sospesi in uscita inferiore a 10 ppm. Tale concentrazione è necessaria per assicurare la disinfezione con utilizzazione dei raggi ultravioletti. Il compito della destabilizzazione è quello di permettere la rimozione dei solidi sospesi, responsabili del colore e della torpidità, viene effettuata normalmente con sali metallici, che modificando il potenziale

zeta φz, e permettono l’aggregazione dei colloidi e la formazione di nuclei di flocculazione. I reagenti utilizzati normalmente sono sali di Alluminio e Ferro, a carica trivalente, eventualmente coadiuvati da polimeri organici.

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L’impiego di tali sali impone un preciso controllo e regolazione del valore del pH, che deve essere mantenuto in un intervallo ristretto compreso fra il valore di 6,9 e 7,2, per garantire l’ottimale destabilizzazione.

Il dosaggio dei sali metallici deve essere anch’esso controllato per evitare che il φz possa andare verso campi positivi, ristabilizzando i colloidi ed impedendo la formazione del fiocco. Il controllo della destabilizzazione è normalmente manuale e basato su frequenti controlli in laboratorio della flocculazione tramite prove di jar test, al fine di verificare il corretto dosaggio dei reattivi, ma può essere condotto anche con uno specifico apparecchio che permette il controllo automatico del dosaggio di flocculante. Il dimensionamento della sezione, per ciascuna linea di trattamento dell’impianto, viene effettuato tenendo conto delle condizioni peggiori ipotizzabili e dei seguenti parametri dimensionali:

� Tempo di contatto in secondi = 60

� Numero unità = 3

� Temperatura minima = 13°C

� Viscosità dinamica µ Kg

s

= × −160 10

6

Utilizzando la relazione:

GP

=

µ

1

2

dove:

G gradiente di velocità, imposto pari a 1000, in modo che G t× (numero di Camp)

sia compreso fra 20.000 e 40.000 t tempo di contatto effettivo

P* potenza specifica dissipata (W/m3)

µ viscosità dinamica

P GW

m

∗ −= × = × × =2 2 6

31000 160 10 160µ .

P W= × =160 1650 2640.

dove «P» rappresenta la potenza effettivamente immessa in acqua. Da ciò deriva la necessità di installare un agitatore a pale, di geometria idonea al flusso discendente previsto, con 100 rpm di velocità di rotazione e 0,8 metri di diametro di pale. Per le vasca di destabilizzazione, riportate nell’elaborato grafico relativo, si è prevista una vasca quadrata con altezza utile di circa 3.50 metri di battente e lati interni da 1,8 metri. L’effettivo tempo di contatto, valutando la profondità di immissione dei reagenti e la posizione delle pale dell’agitatore, posto a circa 2,5 metri dal fondo, si riduce a circa 40 secondi, permettendo il raggiungimento di un numero di Camp pari a:

C = × × =100060

52 5 30000. , .

ai limiti dei valori consigliati.

Qui di seguito si riportano i parametri di dimensionamento adottati per la sezione:

Portata totale 692.80 mc/h

Numero di linee 1,00 -

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Portata relativa ad ogni linea totale 629.80 mc/h

Tempo di ritenzione 1,00 min

Volume teorico di ogni linea 5.77 mc

Larghezza 1,30 m

Lunghezza 1,30 m

Altezza 3,50 m

Volume effettivo 5,92 mc

Superficie 1.69 mq

L’acqua che ha subito il trattamento di destabilizzazione, già ripartita nelle due linee di trattamento

viene inviata alla successiva sezione di chiarificazione mediante chiariflocculazione. I chiariflocculatori adottati nel progetto, come risulta da elaborati grafici del progetto, sono del tipo “accelerator”; essi sono costituiti essenzialmente da una vasca cilindrica nella parte superiore e

tronco conica in quella inferiore. All’interno del manufatto una campana di forma tronco conica rovesciata, realizzata in calcestruzzo,

delimita la fase di flocculazione, collegata alla zona di decantazione mediante delle aperture disposte nel fondo della campana. La soluzione di realizzare la vasca ed i setti interni in calcestruzzo è stata adottata allo scopo di

limitare gli interventi conseguenti alla corrosione delle parti metalliche. Attraverso una tubazione l’acqua viene immessa nella zona centrale dove avviene la fase di

flocculazione; successivamente l’acqua si immette nella zona di decantazione attraverso delle aperture poste nella parte alta della campana. L’uscita dell’acqua dal decantatore avviene mediante delle canalette radiali sagomate con profili tipo Thompson che convogliano la portata verso una

canale centrale di raccolta da cui si deriva la tubazione di uscita. Le altre dotazioni del chiariflocculatore sono:

� un agitatore lento (turbina) a velocità variabile comandato da un gruppo motovariatore;

� un camino centrale che delimita la zona di reazione secondaria;

� una zona periferica di decantazione;

� quattro tramogge per la concentrazione dei fanghi;

� una serie di canalette radiali per la raccolta dell’acqua decantata, un canale circolare posto al

bordo della campana centrale; Lo scarico dei fanghi avviene mediante apposite tubazioni che pescano nelle tramogge dei fanghi; gli scarichi saranno temporizzati e regolati da n. 4 valvole con attuatore pneumatico per lo scarico dei fanghi dai concentratori. I chiariflocculatori saranno inoltre dotati di tubazioni e valvole per lo scarico di fondo. L’acqua miscelata con i reattivi nel destabilizzatore arriva nella zona primaria di reazione dove incontra i fiocchi già formati e mantenuti in sospensione dall’agitatore, il quale provoca anche il mescolamento omogeneo dell’acqua con le particelle fioccose. La concentrazione dei fiocchi è mantenuta sensibilmente costante in tutta la zona di flocculazione qualunque sia la torbidità dell’acqua grezza. Dalla zona primaria l’acqua passa a quella secondaria per azione sempre dell’agitatore il quale, operando con velocità regolabile da 1 a 5 giri al minuto, agisce anche sul volume dei fiocchi mescolati all’acqua.

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L’interfaccia letto di fanghi - acqua chiarificata tende ad aumentare nel decantatore di soli pochi centimetri al giorno al variare delle condizioni dell’acqua grezza. La miscela acqua-precipitati percorre quindi dal basso verso l’alto e poi dall’alto verso il basso la zona di reazione secondaria dove l’agitazione decresce fino a diventare nulla. Ciò provoca l’agglomerazione dei fiocchi che per la velocità da loro posseduta proseguono il cammino verso il fondo separandosi dall’acqua; ripassano quindi nella zona primaria e riprendono il ciclo. Con tale sistema si riduce in modo sensibile il consumo di reagenti, rispetto ad altri chiarificatori, perché i fiocchi ancora attivi circolando più volte vengono sfruttati fino al loro completo esaurimento. Parte dei fiocchi si raccoglie nelle tramogge di concentrazione ove non si risente del movimento della massa d’acqua. Dai concentratori i fanghi addensati vengono estratti automaticamente con sistemi temporizzati evitando perdite d’acqua al momento della loro evacuazione. I concentratori si riempiono in modo tale che il livello superiore della zona dei precipitati è di poco superiore a quello dei concentratori. Lo strato costituisce quindi una barriera che trattiene i precipitati. Sul fondo di ciascuna tramoggia di concentrazione dei fanghi vi è una portella (il cui grado di apertura è regolabile dall’esterno del chiarificatore) la quale permette la ricircolazione totale o parziale dei fanghi. I chiariflocculatori previsti nel progetto hanno un diametro di 26.00 m ed un volume di circa 2300 mc. Nella seguente tabella si riportano tutti i parametri più significativi utilizzati per il dimensionamento della sezione di chiariflocculazione.

Portata 692,89 mc/h Carico idraulico 2,00 mc/h Tempo di ritenzione 2,50 h Tempo di ritenzione nella flocculazione 20,00 min Superficie teorica 346,45 mq Volume teorico 1.732,23 mc Diametro teorico 21,01 m Altezza del flocculatore 4,70 m Volume teorico flocculatore 230,96 mc Superficie teorica flocculatore 49,14 mq Diametro teorico flocculatore 7,91 m Diametro 22,00 m Altezza 4,70 m Volume effettivo 1.785,72 mc Superficie effettiva 379,94 mq Diametro esterno campana centrale 5,00 m Superficie totale campana centrale 19,63 mq Volume totale campana centrale 756,03 mc Superficie netta chiariflocculatore 360,32 mq Volume netto chiariflocculatore 1.029,69 mc

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Il volume dei fanghi scaricati da ogni decantatore verranno determinati nel paragrafo relativo al

trattamento dei fanghi. Lo scarico avverrà ad intervalli regolari di circa 10 minuti per una durata di 3 minuti; ogni tramoggia avrà la capacità di 10 mc circa.

Di seguito sono riepilogate le caratteristiche strutturali e di installazione:

� tipo di decantatore bacino unico a letto e a circola zione automatica dei fanghi;

� numero di unità 1; � portata in trattamento 692 mc/s;

� diametro 22 m; � carico idraulico in decantazione 2,00 m/h; � tempo di ritenzione 2.50 h;

� tramogge concentrazione fanghi 4 per ogni chiariflocculatore; � sistema estrazione fanghi temporizzato ed indipendente

per ciascun concentratore

� sistema raccolta acqua canalette radiali con sfiori a denti di sega ;

� canalette (numero unità) 12 � larghezza della canaletta come da disegni allegati

� sistema di agitazione turbina a pale � velocità dell’albero della turbina 1÷5 giri/min � azionamento della turbina motovariatore; blocco locale,

marcia e arresto da sala con trollo

La filtrazione su letto di sabbia costituisce la sezione di affinamento posta immediatamente a valle della chiariflocculazione e deputata alla eliminazione di eventuali flocculi di idrossido metallico non trattenuti nella decantazione. Il principio di funzionamento si basa esclusivamente su meccanismi fisici di assorbimento

superficiale, condizionati da parametri quali la velocità del flusso, la dimensione e la forma dei granuli filtranti e le caratteristiche del materiale impiegato.

I filtri proposti nel presente progetto appartengono alla classe dei filtri rapidi autopulenti , nei quali sono quindi esclusi, e pertanto non considerati, eventuali fenomeni depurativi da imputare a colonizzazioni batteriche del pacchetto filtrante.

Per il dimensionamento della sezione di filtrazione si utilizza quale parametro principale la velocità di filtrazione, che viene espressa in metri ad ora (metri cubi di acqua su metro quadro di superficie

filtrante all’ora).

Si impone per tale parametro un valore di 5.0 m/h, consigliato dalla letteratura tecnica sull’argomento; nella seguente tabella si riportano tutti i parametri utilizzati per il dimensionamento

della sezione di filtrazione su sabbia.

Portata da trattare 192,47 l/s

Portata da trattare 692.09 mc/h

Carico idraulico 692,89 m/h

Superficie filtrante 10,00 mq

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Numero filtri 12 -

diametro filtro 2,80 m

Superficie filtrante per ogni filtro

6,15 mq

Superficie totale filtrante 73,85 mq

j) Disinfezione finale con ipoclorito di sodio

Il volume della vasca preposta alla disinfezione viene calcolato in base al tempo di contatto

dell’ipoclorito di sodio. I dati assunti per il calcolo sono i seguenti.

La quantità oraria totale di ipoclorito di sodio da inviare alla disinfezione viene calcolato con la seguente formula:

Q Q dsac p= × ××100

1000

dove: Qp = portata in trattamento; Qac = dosaggio orario di ipoclorito di sodio;

d = dosaggio (mg/l); s = concentrazione ipoclorito di sodio

PARAMETRI DI PROGETTO U.M.

Portata di punta 1.119,88 mc/h

Dosaggio 4,00 mg/l

Concentrazione ipoclorito di sodio 30,00 %

Dosaggio ipoclorito di sodio 14,93 l/h

Volume giornaliero 358,36 l/g

Il volume della vasca di contatto risulta calcolato per un tempo di contatto sulla portata di punta di tempo asciutto pari a 20 min. Qui di seguito si riportano in forma tabellare i parametri assunti per la realizzazione del trattamento

di disinfezione.

PARAMETRI DI PROGETTO U.M.

Portata reflua di punta 1.119,88 mc/h

Tempo di contatto 20,00 min

Volume teorico 373,29 mc

Numero di linee 1,00 -

Altezza 3,00 m

Lunghezza 10,80 m

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Larghezza 10,80 m

Superficie 116,64 mq

Volume effettivo 349,92 mc

k) Digestione aerobica dei fanghi

l) Ispessimento dei fanghi. La scelta del tipo di trattamento da adottare per ottenere la stabilizzazione dei fanghi è stata

compiuta dopo aver attentamente analizzato i pregi e gli inconvenienti di ciascun tipo di trattamento. La digestione dei fanghi può essere:

∗ di tipo aerobico in bacini di ossidazione con insufflazione d’aria;

∗ di tipo anaerobico con sistemi ad uno o due reattori combinati;

Il primo sistema ha il pregio di una grande semplicità a fronte di un consumo di energia necessario

per la produzione dell’aria compressa indispensabile per il trattamento ed inoltre non da problemi di odori tipici del trattamento anaerobico.

Il secondo metodo a fronte di un bassissimo consumo di energia ha lo svantaggio derivante da una maggiore complicazione impiantistica e dal pericolo derivante dalla produzione di gas metano. Negli impianti di ridotte dimensioni, tenuto presente che non è possibile assicurare la presenza

continua di personale specializzato, si predilige in genere la realizzazione di una digestione dei fanghi di tipo aerobico.

Nel presente progetto, trattandosi di un depuratore di media grandezza si è optato per la soluzione che prevede la digestione aerobica tenuto conto che si è posto l’obiettivo di assicurare un trattamento che possa evitare il più possibile la produzione di inalazioni maleodoranti.

I quantitativi di fanghi primari possono essere stimati facendo riferimento ai parametri medi

attribuibili ai liquami di tipo urbano. I quantitativi di fanghi secondari prodotti e la corrispondente età dei fanghi viene ottenuta dall’applicazione del modello “ASCAM”; come si può constatare consultando le tabelle

riepilogative risultanti dall'applicazione del modello suddetto l'età del fango in uscita dal trattamento biologico risulta pari a 8.81 giorni mentre la produzione totale di fango (Qw (mc/g))

(calcolata in condizioni di portata media) è pari a 121,75mc/g

Produzione fanghi secondari 121,75 mc/g

Produzione fanghi secondari dopo ispessimento nella vasca di aerazione 97,40 mc/g

Concentrazione fanghi secondari 8,00 kgSS/mc

Produzione secco fanghi secondari 779,20 kgSS/g

Età dei fanghi secondari 8,81 g

Età dei fanghi in uscita dalla digestione aerobica 20,00 g

DIMENSIONAMENTO DEI DIGESTORI DEI FANGHI

Tipo di digestione dei fanghi aerobica

Volume totale della digestione aerobica 1089,91 mc

Nunero di linee 1,00 -

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Lunghezza 26,00 m

Larghezza 9,00 m

Altezza 4,00 mq

Volume effettivo digestore anaerobico 936,00 mc

Nel progetto si è previsto che la digestione aerobica venga effettuata utilizzando la vasca di

ossidazione presente nell’impianto di depurazione esistente. Essa ha un volume sufficiente ad assicurare la completa digestione dei fanghi prodotti dall’impianto.

m) Disidratazione meccanica dei fanghi mediante filtropressa.

La sezione di disidratazione costituisce il trattamento finale della sezione di essiccamento dei fanghi: esso è certamente l’aspetto più critico, in quanto il pessimo funzionamento delle macchine

installate pregiudicherebbe il corretto funzionamento dell’intera sezione di trattamento. L’impianto prevede la messa in opera di due nastropresse, (una di riserva attiva); ogni singola

macchina prevista ha le seguenti caratteristiche

potenzialità 5 - 25 mc/h;

Potenza della macchina 30 kW.

L’esperienza gestionale ha permesso di verificare che il fango ottenibile ha un secco finale di circa il 30%.

n) Letti di essiccamento di emergenza.

I letti di essiccamento sono stati previsti come riserva alla disidratazione meccanica dei fanghi. La loro funzione consistente nella disidratazione dei fanghi durante i periodi di fuori servizio delle

centrifughe previste nell’impianto: perciò la loro superficie risulta assai inferiore a quella necessaria al trattamento continuo dei fanghi.

Nel predetto intervento fu prevista la realizzazione di tre letti rettangolari con lati 4.00x8.00x1.00H,

avente perciò superficie totale di 96.00 m2.

I letti è provvisto siano composti di tre strati filtranti costituiti da sabbia, pietrisco 1÷3 cm e pietrisco 3÷5 cm, che assicurano il perfetto drenaggio ed il conseguente essiccamento dei fanghi.

o) Edificio dei servizi generali.

Tra le opere in progetto è prevista la messa in opera di un edificio dei servizi generali dell’impianto ubicato nelle immediate vicinanze dell’ingresso all’area dell’impianto.

Trattasi di un fabbricato articolato planimetricamente su tre bracci radiali facenti capo ad un androne cilindrico perimetrale. La struttura del corpo cilindrico centrale è articolata su due livelli: piano terra e piano primo, quest’ultimo fruibile per mezzo di idonei elementi di collegamento

verticale atti a soddisfare le richieste di eventuali utenti con ridotte o impedite capacità motorie. Al piano primo dell’edificio è prevista l’installazione dei quadri elettrici relativi alle linee di

trattamento ed il sistema di supervisione dell’intero impianto. Al piano terra dei tre rami planimetrici in cui risulta articolato l’edificio trovano invece sistemazione i servizi igienici, gli uffici, dei depositi e un laboratorio prove.

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2.2 GIUDIZIO DI COMPATIBILITA’ URBANISTICA..

L’ubicazione dell’area dell’impianto è stata concordata con l’Amministrazione Comunale di Orosei,

in quanto le opere in progetto possono essere ubicate nell’area dell’esistente impianto di depurazione (zona omogenea G servizi) con un semplice ampliamento compatibile con tutte le condizioni al contorno.

L’attuale area dell’impianto è di proprietà del Comune di Orosei, presumibilmente è catastalmente individuata nel F° 35 map 1221 e adiacenti, l’ampliamento interesserà i terreni presumibilmente

distinti nel F° 35 map.1211-1212-1213-1214-1218 di proprietà privata di cui si procederà alla procedura di esproprio come individuato nella Tavola 3 allegata. In fase successiva si procederà al preciso frazionamento dell’area.

L’ampliamento dell’impianto di depurazione esistente previsto nel presente progetto ricade parzialmente in zona G1 ed in zona omogenea E agricola secondo il vigente strumento urbanistico

del Comune di Orosei. Successivamente si procederà da parte del Comune alla variante allo strumento urbanistico necessaria ad includere anche tali superfici dell’ampliamento in zona G.

In data 27.11.2008 con Delibera del Consiglio Comunale n° 53 è stato approvato da parte dell’Amministrazione Comunale di Orosei il progetto preliminare di ampliamento dell’impianto di

depurazione.

2.3 AREE OCCUPATE DURANTE LA FASE DI COSTRUZIONE ED ESERCIZIO.

L’area dell’esistente impianto di depurazione è di circa mq 7200, l’ampliamento con relativo esproprio interesserà una superficie di circa mq 11.500. Si può quindi affermare che l’area complessiva durante la fase di esercizio sarà di circa mq 18.700.

Durante i lavori il cantiere sarà posizionato in corrispondenza dell’area dell’attuale impianto e si avrà cura di occupare in fase di costruzione solamente l’area complessiva di progetto.

Gli spazi destinati allo stoccaggio del materiale movimentato ed alla viabilità di cantiere saranno contenuti al minimo indispensabile. Gli ingombri delle strade di servizio a fine lavori saranno ugualmente ridotti al minimo

indispensabile.

2.4 RIPARTIZIONE IN LOTTI E CUMULO CON ALTRI PROGETTI.

La realizzazione dell’impianto di depurazione del Comune di Orosei è attualmente finanziato in

parte dall’ATO Sardegna con l’intervento (ID 2004-535) per un importo pari a € 4.158.754,00. Per tale motivo Abbanoa ha individuato alcune opere prioritarie da realizzarsi con i finanziamenti attualmente disponibili; l’importo del primo lotto funzionale è risultato pari a € 4.530.000,00

Le opere previste, con riferimento alla legenda rappresentata negli elaborati grafici allegati, in tale 1° lotto funzionale sono le seguenti:

2) grigliatura grossolana e fine con sollevamento iniziale;

3) dissabbiatura e disoleatura;

4) predenitrificazione;

5) trattamento biologico con fanghi attivi;

6) decantazione secondaria;

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10) Locale fitopresse per disidratazione meccanica dei fanghi;

11) Locale dosaggio e stoccaggio reagenti;

12) digestione aerobica; (EDIFICIO ESISTENTE)

14) ispessimento dei fanghi; (EDIFICIO ESISTENTE)

15) disinfezione finale con ipoclorito di sodio;

16) letti di essiccamento (di emergenza);

18) Cabina elettrica e gruppo elettrogeno.

Poiché il finanziamento disponibile per l’impianto di Orosei non è sufficiente a garantire la copertura finanziaria dell’intero progetto, il secondo lotto funzionale sarà eseguito una volta assicurato il finanziamento per tale intervento che prevede, sempre con riferimento alla legenda

rappresentata negli elaborati grafici allegati, le seguenti opere:

1) Edificio servizi; 7) Destabilizzazione; 8) Locale per chiariflocculazione;

9) Filtrazione a sabbia; 13) Locale soffianti digestione (Manufatto esistente da ristrutturare);

17) Locale attrezzi (Manufatto esistente da adibire a diversa funzione); 19) Trattamento liquami fosse settiche (Manufatto esistente da demolire).

Non sono previsti nell’area altri progetti per cui non è da rilevare l’interazione o il cumulo con altri interventi.

2.5 UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI.

Non è previsto l’uso d’ingenti risorse naturali, l’acqua necessaria per i lavori o l’esercizio

dell’impianto sarà prelevata dalla condotta comunale, il consumo di suolo destinato all’uso agricolo può essere quantificato in circa 10.000 mq ma di bassa qualità e capacità d’uso limitata come sarà illustrato successivamente.

La terra di scavo sarà riutilizzata totalmente per il riempimento della zona di ampliamento per la bonifica dell’area come illustrato nel quadro ambientale.

Non è previsto lo smaltimento di rifiuti di scavo in discariche controllate.

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3. VINCOLISTICA E LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO.

Fornisce gli elementi necessari per la localizzazione del progetto nell’ambito della pianificazione e programmazione territoriale, a tal fine sono stati esaminati i vincoli presenti nel territorio al fine di poter esprimere il giudizio di compatibilità ambientale dell’opera in progetto.

3.1 QUADRO DEI VINCOLI PRESENTI.

I vincoli e la programmazione territoriale rilevata nel territorio sono i seguenti con riferimento alla

tavola corrispondente all’elaborato grafico allegato:

� Tavola 5: stralcio del piano paesaggistico regionale ambito 21 Baronia Tav. 501 IV con

ubicazione dell’impianto di depurazione. � Tavola 6: planimetria con ubicazione dei beni identitari adiacenti l’area d’intervento di cui

alla d.g.r. n. 23/14 del 16.4.2000. scala 1:10.000. � Tavola 7: stralcio del piano urbanistico del comune di Orosei con ubicazione dell’impianto di depurazione.

� Tavola 8: stralcio del pai sub-bacino Posada-Cedrino carta delle aree inondabili con ubicazione dell’area d’intervento.

� Tavola 9: stralcio del pai sub-bacino posada-cedrino carta delle aree a rischio idraulico con ubicazione dell’area d’intervento.

� Tavola 10: stralcio del pai sub-bacino posada-cedrino carta della pericolosità da frana con

ubicazione dell’area d’intervento. � Tavola 11: stralcio dell’area sic itb020013 “Palude di Osalla” con ubicazione dell’impianto

di depurazione. � Tavola 12: nulla osta ministero per i beni e le attività culturali sovrintendenza per i beni archeologici della Sardegna.

� Tavola 13: corografia dei vincoli ambientali. scala 1:10.000. � Tavola 14: deliberazione del consiglio comunale di Orosei n° 53 del 27.11.2008.

3.2 RELAZIONE TRA L’OPERA E GLI ATTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE.

Stralcio del piano paesaggistico regionale ambito 21 Baronia Tav. 501 IV.

L’area è individuata in: Colture erbacee specializzate, aree agroforestali, aree incolte. Seminativi in aree non irrigue.

Beni identitari di cui alla d.g.r. n. 23/14 del 16.4.2000.. Non sono presenti nell’area d’intervento o nel raggio di 100 metri beni paesaggistici o manufatti importanti da un punto di vista storico.

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Piano urbanistico del comune di Orosei.

L’area dell’attuale impianto di depurazione rientra nella zona servizi generali G1a, l’ampliamento in progetto parzialmente in area servizi generali G1a e zona agricola E.

Piano Assetto Idrogeologico PAI Sub-bacino Posada-Cedrino adottato con delibera della Giunta Regionale n. 2246 del 21.07.2003. Perimetrazione aree a rischio idraulico e geomorfologico e

relative misure di salvaguardia (L. 267/1998). L’intervento in progetto non rientra in aree delimitate a rischio.

Area sic itb020013 “Palude di Osalla” proposto ai sensi del DPR 08/09/1997 n. 357. L’intervento non rientra nelle aree delimitate.

Richiesta di verifica preventiva dell’interesse archeologico ai sensi dell’art. 28 C 4 del D.Lgs 42/2004 e dell’art. 95 del D. Lgs 163/2006. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Sovrintendenza per i beni archeologici della Sardegna

con nota Prot. 4823 del 07/07/2008 ha rilasciato nullaosta a condizione che “…..omissis i lavori che presuppongano scavo debbano essere sorvegliati da un archeologo specializzato.. omissis”.

Nell’area d’intervento e nel territorio adiacente non sono presenti altri vincoli od atti di

pianificazione e programmazione territoriale.

3.3 INDICAZIONE DEI TEMPI DI ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO.

In considerazione della consistenza dei lavori in progetto, valutato quanto previsto per l’esecuzione del 1° lotto, si preventiva un tempo massimo di attuazione dell’intervento a partire dalla consegna

dei lavori di 360 giorni.

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4. ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI DELL’AREA D’INTERVENTO.

4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE.

L’ambito territoriale del comune di Orosei si colloca nel settore centro-orientale della Sardegna. I principali caratteri fisiografici, che definiscono il quadro ambientale di fondo e caratterizzano l’area d’intervento, sono identificabili nei seguenti:

� Il vasto sistema idrografico della media e bassa valle del Fiume Cedrino che, dalle foci

(Marina di Orosei) verso l’interno, attraversa i rilievi basaltici costituiti da altopiani frammentati da incisioni vallive profonde e sinuose. Il reticolo idrografico del Cedrino si estende fino a Badde Manna di Oliena e ai piedi dei contrafforti calcarei del Cusidore, di

Pedra Mugrones e Sos Nidos, e lungo il corso del Riu Flumineddu di Dorgali, attraverso la valle di Oddoene, fino all'imboccatura della gola di Su Gorropu e alla testata valliva

dominata dal passo di Genna Silana.

� La fascia litoranea costiera che si sviluppa comprendendo i complessi ecosistemi costieri di

Berchida, Bidderosa e dello stagno di Sa Curcurica, con i rispettivi bacini di alimentazione, a cui si susseguono le coste alte dell'altopiano di Funtanas Cortesas che, con il promontorio

di Punta Nera, sovrastano le foci del Cedrino. Da qui, la divagazione del corso d’acqua nella depressione retrodunare della Marina di Orosei e lo sbarramento dei corsi d’acqua minori da parte del cordone di spiaggia, hanno dato luogo alla diffusione di una vasta zona umida che

si distende longitudinalmente alla costa quasi senza soluzione di continuità.

� L’articolato sistema umido della Palude di Osalla, costituito dall’alternanza di canali, aree stagnali isolate e lagune, rappresenta l’esito di pregressi interventi di sistemazione idraulica finalizzato in parte alla realizzazione della peschiera, dove i moli di protezione a ridosso del

promontorio basaltico di Punta Nera di Osalla sono oggi utilizzati per attività nautiche principalmente da diporto.

� Il costone calcareo, marcato dalla direttrice sommitale di Monte Oddeu, Monte Gutturgius e Monte Omene, che domina la confluenza idrografica della valle del Flumineddu sul Fiume

Cedrino, confinano l’Ambito del Supramonte interno di Dorgali.

Costituiscono elementi ambientali del sistema paesaggistico dell’ambito, così come individuato dal PPR:

� le piccole insenature sabbiose che si susseguono, alternate a tratti di costa alta rocciosa, dal

promontorio di Cala Ginepro, attraverso Cala Liberotto alle foci del Rio Sos Alinos, fino a Cala Fuile e’ Mare dove sfocia il Rio Sa Minda;

� il promontorio poco pronunciato di Punta Nera che individua il tratto a falesia dell’altopiano basaltico di Funtas Cortesas e che confina a sud le foci del Fiume Cedrino;

� la piana alluvionale-costiera del Fiume Cedrino che si articola verso l’interno, lungo il

medio corso, attraverso profonde incisioni vallive che si insinuano tra i pianori basaltici (Gollei) sovrastate dagli alti bastioni calcarei del complesso carsico del Supramonte di

Dorgali e di Oliena; � la zona umida delle foci fluviali del Cedrino che si estende longitudinalmente alla Marina di Orosei;

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� il lido sabbioso della Marina di Orosei confinato da pinete che si estendono fino alla zona

umida di Osalla a sud, dove importanti trasformazioni del sistema idraulico sono state finalizzate alla realizzazione di una peschiera e di un approdo nautico;

� il distretto estrattivo della coltivazione dei lapidei ornamentali del Calcare di Orosei che segna il territorio attraverso diffuse ed estese cave a cielo aperto attive e dismesse e che nel tempo hanno trasformato profondamente le morfologia del rilievo.

Costituiscono elementi del sistema paesaggistico rurale:

� il paesaggio dell’agro che è caratterizzato da seminativi ed aree pascolative in cui l’attività agricola prioritaria è quella zootecnica;

� le vaste superfici coperte da formazioni arbustive e a macchia in prossimità dei rilievi

con importante vegetazione riparia e dell’ecosistema costiero.

4.2 CLIMA.

I dati climatici relativi alla stazione di Orosei riferiti al trentennio 1971- 2000 sono i seguenti:

MEDIA MENSILE DEI VALORI PLUVIOMETRICI IN mm

G F M A M G L A S O N D TOT

ANNUO

66,7 71,9 59,7 56,8 49,2 32,7 4,8 19,5 36,3 46,3 51,7 83,1 578,7

MEDIA MENSILE DEI VALORI TERMOMETRICI IN C°

G F M A M G L A S O N D MEDIA

ANNUA

10,7 11,3 12,0 13,5 17,2 21,2 24,1 24,5 21,8 17,8 13,5 11,4 16,5

L’analisi dei dati evidenzia un tipico clima di tipo Mediterraneo con Inverni miti e piovosi, da Novembre a Marzo, ed Estati lunghe e secche da Maggio ad Ottobre, i mesi più piovosi sono da Novembre a Febbraio.

Di seguito è stato costruito il diagramma termopluviometrico di Bagnouls-Gaussen:

0.00

10.00

20.00

30.00

40.00

50.00

60.00

70.00

80.00

90.00

G F M A M G L A S O N D

Mesi dell'anno

valori pluviometrici in mm

0.00

5.00

10.00

15.00

20.00

25.00

30.00

valori termometrici in ° C

Piovosità

Temperatura

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Come evidenziato il periodo arido con deficit idrico risulta essere da Maggio ad Ottobre, mentre il surplus da Novembre a Marzo.

Dai dati esposti risulta evidente la notevole irregolarità del clima del territorio con precipitazioni concentrate ed intense con formazione di zona idromorfa nelle immediate vicinanze dell’area d’intervento in cui il terreno forma una depressione che in occasione degli eventi pluviometrici più

intensi diventa acquitrinosa rendendo problematico uno sfruttamento agricolo del suolo.

L’Estate è caratterizzata da una mancanza o scarsità di pioggia per un lungo periodo che in genera va da Maggio a Settembre, i corsi d’acqua diminuiscono notevolmente la loro portata. Mentre quelli minori vanno in secca.

L’evapotraspirazione è superiore alle precipitazioni per cui il terreno perde le proprie risorse idriche che devono essere integrate tramite irrigazione.

I terreni circostanti l’area d’intervento che durante l’inverno sono caratterizzati da una quantità eccessiva d’acqua, nel periodo secco necessitano di un apporto idrico tramite irrigazione.

4.1 AMBIENTE IDRICO SUPERFICIALE E SOTTERRANEO.

Come evidenziato nel paragrafo precedente e nella cartografia allegata, l’idrografia

superficiale del territorio è caratterizzata dal sistema di bassa valle del Fiume Cedrino. Nei pressi del depuratore esistente è presente un canale di raccolta delle acque, in parte coperto, che scorre superficialmente nei pressi dell’impianto.

In corrispondenza del litorale è collocata la zona umida della Palude di Osalla parzialmente utilizzata come peschiera ed approdo nautico.

I terreni circostanti l’area d’intervento sono interessati da allagamento nel periodo invernale in occasione d’intensi eventi pluviometrici a causa sia di una depressione morfologica esistente e per la presenza di terreni con composizione e matrice limo-argillosa che limita il drenaggio.

Durante i lavori di costruzione si provvederà a bonificare l’area con deposito del materiale di scavo che sarà adeguatamente livellato per un’altezza sufficiente a garantire il corretto deflusso dal sito

delle acque superficiali. Il rilevamento idrogeologico ha evidenziato la presenza di una falda freatica nell’area

d’intervento, superficiale nel periodo Invernale ed influenzata direttamente con l’andamento pluviometrico, rilevata nel periodo Novembre 2008 alla profondità variabile da 1 metro a 2-3 metri

circa dal piano di campagna; nei mesi estivi asciutti si avrà presumibilmente un approfondimento della falda la cui entità sarà in relazione alla consistenza del deficit idrico stagionale. In profondità superiore ai 10 metri è presente una seconda falda, di portata maggiore, di tipo

artesiano in quanto la sua alimentazione è riconducibile ai glacis pedecollinari. La prima falda è di debole consistenza tanto che, come detto, può scomparite nel periodo arido ed a

tratti venir considerata come una lente freatica sospesa con salinità media che può aumentare nel periodo più asciutto via via crescente verso i bordi dello stagno.

Non sono presenti nell’area d’intervento o nei terreni limitrofi sia monte che a valle, pozzi o sorgenti ad uso acquedottistico.

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4. 2 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E PEDOLOGICHE..

Da un punto di vista geologico la formazione della piana di Orosei è riconducibile prevalentemente all’attività alluvionale del fiume Cedrino ed alle ingressioni e regressioni marine risalenti ai periodi

glaciale ed interglaciale che hanno caratterizzato il Quaternario.

Nei pressi dell’area d’intervento in Località Case Cannas, sulla base di un ritrovamento di un deposito fossilifero ad Ostree, è stato possibile individuare una linea di spiaggia Tirreniana che arriva con continuità fino ad Osalla.

Questi depositi si trovano a circa 5 metri sul livello del mare con potenza visibile di 1-2 metri circa e litologicamente sono classificabili come conglomerati poligenici.

Il rilevamento di uno sbancamento esistente della profondità di circa 3 metri ha evidenziato la seguente successione litologica:

� Dal Piano di campagna fino alla profondità di 1 metro circa presenza di terreno vegetale a composizione limosa con presenza di abbondante sostanza organica a bassa permeabilità;

� Alternato e/o in successione alla precedente, localmente affiorante in superficie, conglomerato poligenico con accumulo di Ostree del gruppo Edulis che puntualmente possono assumere la consistenza di un conglomerato conchigliare. Tale ritrovamento è da

mettere in relazione ad un’ingressione marina avanzata di un paio di chilometri rispetto alla linea attuale che ben s’inquadra nel contesto paleogeografico regionale.

� In profondità la granulometria cambia fino ad arrivare ad una sabbia fossilifero, calcarea di colore giallo con intercalato qualche ciottolo.

Il territorio di Orosei è caratterizzato dalla presenza di due lineamenti morfologici:

� Uno collinare comprendente gli espandimenti vulcanici Basaltico ed il rilievo Calcareo del Monte Tuttavista;

� Il secondo pianeggiante che degrada verso la linea di costa e che si estende da rilievi fino al mare da porre in relazione all’attività fluviale intercalata a periodi di transizione deltizio

palustri durante i quali si sono depositate le formazioni esistenti. Queste due diverse morfologie sono raccordate dal Glacis che rende graduale il passaggio da una

all’altra. L’area d’intervento è pianeggiante, alla quota di circa 5 metri sul livello del mare, leggermente

depressa nella parte centrale, in modo da risultare più bassa rispetto al piano di campagna riferito all’area del depuratore esistente di circa 1 metro. A tal fine, come già descritto precedentemente, si provvederà alla sistemazione del materiale di

scavo al fine di livellare l’area dell’intervento rispetto al piano esistente. Nell’area d’intervento denominata Case Cannas è stato effettuato uno studio pedologico di dettaglio

al fine di verificare la capacità d’uso attuale dei suoli finalizzato alla valutazione della perdita di risorsa agricola in relazione all’ampliamento dell’impianto di depurazione. I suoli rilevati nell’area d’intervento sono in genere poco evoluti, l’orizzonte superficiale poggia

direttamente sul substrato C, poiché la sedimentazione è stata discontinua nel tempo ed è frequente una disomogeneità granulometrica delle alluvioni la cui tessitura si mantiene comunque variabile da

franco sabbiosa a sabbiosa. In profondità intercalato alla precedente, talvolta superficiale come in corrispondenza della depressione rilevata nell’area d’intervento, si trovano argille di colore grigio indicanti un notevole

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grado di riduzione dovuto alla mancanza di circolazione d’aria la cui genesi è da porre in relazione

al momento deltizio che ha caratterizzato per un periodo il territorio.

PROFILO RAPPRESENTATIVO Località : Case Cannas. Uso attuale : Incolto in parte seminativo per pascolo.

Substrato : Alluvioni fini recenti con ciottoli provenienti dal terrazzo marino. Orizzonte A: cm 0-100 colore allo stato umido bruno, tessitura franco-argillosa, porosità comune

Drenaggio lento. Presenza di screziature di colore grigio. Sabbia 45%-60% , Limo 26%-30%, Argilla 20%-25% Orizzonte C: 100 cm-oltre Colore bruno chiaro, tessitura franco-sabbiosa, porosità comune,

drenaggio da normale a lento. Sabbia 55%-65% , Limo 20%-25%, Argilla 10%-15% Possibile presenza di orizzonte carbonatico.

Classificazione: Typic Xeropsamments ed in subordine Typic Haplaquept. Limitazioni all’uso: drenaggio lento-composizione intrinseca del suolo. Classe di capacità d’uso: III - terreno adatto ad uso agricolo ma con tipo di limitazione legata a w

(idromorfia) ed s (limitazione intrinseca del tipo di suolo); forti limitazioni nelle potenzialità produttive e verso la tipologia di colture praticabili.

Si può affermare che il suolo interessato dall’ampliamento dell’impianto di depurazione non è classificabile come suolo di rilevante potenzialità agricola.

4. 3 VEGETAZIONE FLORA E FAUNA.

La formazione vegetale tipica del territorio è la macchia mediterraneo, caratterizzata dalla presenza di arbusti sempreverdi di basse dimensioni (altezza di circa 1m).

Da rilevare che la macchia a causa della prolungata siccità e sfruttamento si presenta rada mentre è diffusa localmente la vegetazione erbacea prevalentemente di graminacee che si afferma soprattutto nelle aree di pascolo adiacenti e la presenza di filari di alberi adulti di Eucalyptus, genere di piante

arboree sempreverdi originarie dell’Oceania.

Tra le specie arboree rilevate nell’area d’intervento e nei terreni limitrofi, prevalgono radi carrubi (Ceratonia siliqua) e Olivi (Olea Europea), alcuni arbusti rappresentativi come il corbezzolo

(Arbutus unedo), il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus), l’olivello spinoso (Hippophaë rhamnoides), mentre lo strato più basso comprende il cisto (Cistus incanus), il rosmarino (Rosmarinus officinalis) e il fico d’India (Opuntia ficus-indica).

Riguardo gli aspetti faunistici, la vita animale è rappresentata, fra gli invertebrati, soprattutto dagli

insetti xeroresistenti tra cui cicale, locuste, mantidi, emitteri e lepidotteri e dai millepiedi.

Tra i rettili abbiamo la biscia comune che predilige zone umide e cespugliose.

Ridotta è la fauna riguardante i mammiferi, comune in passato era il cinghiale che a causa della urbanizzazione e diradazione della macchia è praticamente scomparso, mentre nelle zone

cespugliose più aperte vivono l'istrice e il tasso, mammiferi notturni che prediligono terreni asciutti, comune è la volpe. Numerose sono le specie di uccelli comuni che trovano rifugio e nidificano nella

macchia, tordi, capinere, cinciallegre, cardellini, verdoni, picchi e ghiandaie sono piccoli volatili che trovano un sicuro rifugio nelle aree cespugliose intatte.

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5. INQUINAMENTO, DISTURBI AMBIENTALI, INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RISCHI IN FASE DI CANTIERE.

Durante la fase di cantiere per l’esecuzione del nuovo impianto di depurazione si prevede la produzione dei seguenti disturbi ambientali:

� Aumento del traffico veicolare dei mezzi d’opera nelle strade di accesso ed adiacenti; � Produzione di rifiuti in relazione alle operazioni di scavo;

� Occupazione di spazi estesi per la movimentazione e stoccaggio dei rifiuti, del materiale e delle macchine;

� Rumore collegato ai macchinari ed alle operazioni di costruzione delle opere di progetto;

� Pericolo d’inquinamento accidentale del suolo, sottosuolo ed del sistema idrico; � Produzione di polveri;

� Possibile ritrovamento di esemplari di pregio faunistico e/o vegetale nell’area di cantiere. Tali disturbi, oltre ad essere limitati nel tempo, si stimano di entità tale da non provocare rilevanti e

definitivi effetti negativi ambientali e sulla popolazione circostante. Al fine di mitigare tali impatti connessi alla fase di cantiere saranno messi in opera i seguenti

interventi di mitigazione: 1) I materiali di scavo saranno riutilizzati in loco nella fase di bonifica e riempimento dell’area

di ampliamento alla luce delle motivazioni precedentemente descritte; 2) Gli spazi destinati allo stoccaggio del materiale, alla viabilità di cantiere, al deposito

temporaneo del materiale di scavo saranno limitati all’area dell’attuale impianto ed a quello di ampliamento;

3) Gli ingombri delle strade di accesso e di servizio saranno ridotti al minimo indispensabile;

4) I macchinari saranno dotati di dispositivi di attenuazione del rumore secondo la normativa vigente;

5) Sarà garantita la massima tutela del suolo, sottosuolo e dell’idrologia superfiale e sotterranea per mezzo di misure finalizzate ad evitare il pericolo d’inquinamenti;

6) Si provvederà a mettere in pratica idonee misure di contenimento delle polveri durante la

fase di escavazione, carico e trasporto evitando la lavorazione nelle giornate particolarmente ventose;

7) Eventuali esemplari faunistici oggetto di tutela (convenzione di Berna Dir. Cee 43/92; L.R. 23/98) e/o vegetali autoctoni meritevoli di conservazione per rarità od interesse rinvenuti durante la fase di cantiere, di concerto con gli Enti competenti, saranno rimossi evitando di

arrecare danno agli individui e consegnati a personale specializzato e/o rilasciati e/o rimpiantati in luoghi prossimi alle aree di cantiere evitando interferenze con altre opere in

corso. I rischi connessi alla messa in opera della nuova struttura, che coinvolgono il personale addetto,

riguardano problematiche di carattere generale, frequenti nell’ambito dei cantieri edili e nei lavori di ingegneria civile. In particolare si dovrà prestare attenzione alle seguenti tipologie di rischio:

• Cadute dall’alto (realizzazione dei manufatti fuori terra e lavori nei pressi degli scavi) • Seppellimento e sprofondamento (scavi per la realizzazione di opere interrate) • Caduta di materiale dall’alto (sollevamento carpenterie e parti elettromeccaniche in cima ai manufatti)

• Urti, colpi, impatti, compressioni (posa tubazioni, montaggio componenti idraulici, movimentazione dei materiali)

L’esame dettagliato dei rischi viene trattato nel Piano di Sicurezza allegato al progetto.

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6. INQUINAMENTO, DISTURBI AMBIENTALI, INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RISCHI IN FASE DI ESERCIZIO.

Le cause di possibili rischi e impatti ambientali derivanti dall’esercizio dell’impianto di depurazione sono i seguenti :

1) Produzione di rifiuti;

2) Rischio d’incidenti in relazione alle sostanze o tecnologie utilizzate; 3) Aumento del livello sonoro ambientale (impatto acustico); 4) Produzione di odori molesti ed inquinamento dell’aria;

5) Produzione di areosol veicolanti batteri e virus; 6) Impatto sul corpo idrico ricevente i reflui.

Per ciascuno sono state individuate le misure progettuali adottate per ridurne gli effetti sull’ambiente o, se possibile, per la loro eventuale eliminazione.

6.1 PRODUZIONE DI RIFIUTI

Il materiale grigliato e le sabbie estratte con il trattamento preliminare e i fanghi disidratati, hanno come destinazione finale la medesima discarica che attualmente riceve il grigliato prodotto

dall’impianto di depurazione in esercizio. Inoltre la disponibilità di un quantitativo annuo di fango più rilevante, concentrato e ben disidratato può orientare verso la soluzione dello smaltimento in

agricoltura, secondo la normativa vigente, con conseguente riduzione dell’impatto e beneficio sui costi di gestione del depuratore. Del resto risulta già stipulato dall’ESAF, ente gestore dell’impianto attuale, il contratto per lo

smaltimento in agricoltura dei fanghi biologici di risulta. Il quantitativo stimabile è dell’ordine delle 1957 t/anno.

6.2 RISCHIO DI INCIDENTI IN RELAZIONE ALLE SOSTANZE O TECNOLOGIE UTILIZZATE

Per quanto riguarda la fase di esercizio del depuratore, la salute e la sicurezza dei lavoratori verranno garantite dall’applicazione delle norme di sicurezza relative agli ambienti di lavoro.

Il progetto è correlato dal fascicolo tecnico che valuta i rischi e le misure di prevenzione relativi alle attività di manutenzione dell’impianto. Per quanto riguarda le attività circostanti con l’impianto, l’area circostante è sede di attività

agricole e pascolo, prevalentemente coltivazioni arboree, senza presenza di fabbricati. L’esercizio del progetto in esame non recherà alcun impedimento allo svolgimento delle attività

agricole e alla continuità dell’accesso ai fondi. L’ubicazione dell’impianto rispetta le distanze minime prescritte dalla normativa vigente (Delibera C.T.A.I. 4 febbraio 1977).

I rischi di natura ambientale nella fase di esercizio dovuti ad eventuali malfunzionamenti

sono stati limitati adottando una serie di accorgimenti per fronteggiare eventuali emergenze. L’impianto è infatti progettato su due linee modulari in parallelo e tutte le apparecchiature sono dotate di una scorta in modo da consentire la rapida sostituzione dell’elemento difettoso.

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E’ inoltre previsto, a servizio dell’impianto, un gruppo elettrogeno che consentirà, in caso di

interruzione nell’erogazione dell’energia elettrica, l’alimentazione di quelle utenze necessarie al funzionamento dei trattamenti preliminari, della fase ossidativa con parzializzazione delle soffianti.

Il fermo temporaneo infatti delle linee fanghi, in presenza di capacità di accumulo, non produce alcun danno all’ambiente, in quanto non peggiora la qualità dell’effluente.

In relazione alla presenza di sostanze pericolose all’interno dell’impianto, queste sono da individuarsi in due reagenti comunemente utilizzati nelle fasi di trattamento del refluo il Cloruro

Ferrino e l’Ipoclorito di Sodio.

� Il reagente Cloruro Ferrico si usa nella sezione di ossidazione per ottenere la precipitazione

combinata del fosforo, possiede una limitata nocività, si può considerare nel novero delle sostanze irritanti per il contatto cutaneo. Per il suo impiego è prevista la realizzazione di una

stazione di dosaggio, alloggiata su piazzola coperta, corredata da un serbatoio di stoccaggio alloggiato in apposita vasca di contenimento. Questa disposizione impiantistica consente di evitare il rischio di contatto accidentate sia nelle fasi di caricamento del serbatoio da

autocisterna che nelle normali operazioni di dosaggio. � Il reagente ipoclorito di sodio è utilizzato nella sezione di disinfezione, è un reagente liquido

utilizzato in fase di disinfezione in soluzione commerciale al 12%, la disposizione impiantistica è del tutto analoga a quella descritta per il cloruro ferrino. L’unico pericolo nell’impiego di tale reagente a tale concentrazione commerciale, alquanto ridotta, può

consistere nell’eventuale sviluppo di cloro gas a seguito del contatto accidentale con acidi, sostanze peraltro non utilizzate nell’impianto, e comunque da un locale aperto i vapori si

diffonderebbero subito i atmosfera senza causare rischi.

Il processo di depurazione prevede l’utilizzo di altri componenti: L’ossigeno liquido è immesso nella vasca di ossidazione solo durante le punte di carico organico, i

fanghi sono disidrati per mezzo di filtronastri con dosaggio di un flocculante organico, comunemente chiamato "polielettrolita". Il flocculante ha lo scopo di aggregare le particelle che costituiscono il fango di depurazione, agevolando il rilascio dell'acqua presente, migliorandone in

tal modo la disidratabilità.

A conclusione di quanto sopra esposto, si sottolinea che è previsto di dotare l’impianto di un sistema di controllo che consentirà di rilevare tempestivamente la presenza di anomalie nel

regolare funzionamento dell’impianto.

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6.3 IMPATTO ACUSTICO

Nella fase di esercizio l’opera può essere sorgente di rumori collegati al percorso dei veicoli

finalizzati al carico ed eliminazione dei residui di depurazione. Si prevede un modesto traffico veicolare pesante collegato alle specifiche attività del depuratore complessivamente modesto e relativo soprattutto al periodico trasporto dei fanghi disidratati, con

cadenza all’incirca bisettimanale.

L’impianto di depurazione durante le fasi di attività, può considerarsi in genere una fonte sonora di un insieme di rumori intermittenti e continui, con prevalenza di questi ultimi, a causa delle tecnologie utilizzate nella lavorazione.

Per valutare l’incidenza dei rumori prodotti dai suddetti macchinari sul livello sonoro ambientale,

quindi il disturbo arrecato alle persone esposte, occorre considerare i seguenti punti:

- non tutte le fonti emittenti sono continue, inoltre di notte, col ridursi dei volumi trattati si

ha attenuazione del rumore prodotto; - l’orecchio umano non è ugualmente sensibile a tutte le frequenze che compongono i

suoni ; esso è maggiormente sensibile alle alte frequenze comprese tra i 1000 e 5000 Hz e meno sensibile alle basse frequenze. Per esempio un rumore caratterizzato da un livello sonoro di 50 dB a 1000 Hz produce la stessa sensazione uditiva (disturbo) di uno di 70

dB a 50 Hz. A tale riguardo sono stati definiti degli indici di ponderazione o curve di ponderazione che consentono la rappresentazione numerica del livello di pressione

sonora di un rumore più vicino alla sensazione recepita dall’ascoltatore. Sono state elaborate tre differenti tipi di curve di ponderazione ( A, B, C ), la più usata è la curva di ponderazione A, compreso l’ambito disciplinato dalla Legge Quadro n° 447/95, in base

al quale i livelli di pressione acustica devono essere rappresentati appunto in dB(A); - per le apparecchiature con emissioni di rumore più accentuata, si sono adottate, come

detto, soluzioni tecniche atte alla riduzione del rumore tramite cofanature alloggiate in locali adatti alla riduzione ulteriore del livello sonoro a valori inferiori a 70 dB, come potrà essere dimostrato mediante rilevazioni fonometriche in situ dopo la realizzazione

dell’impianto; - i nuovi rumori prodotti si sommano tra loro oltre che ovviamente aggiungersi al livello

sonoro preesistente di fondo, tuttavia poiché frequenze uguali tendono a coprirsi, rumori simili per spettro e intensità producono effetti cumulativi di scarsa entità.

L’impianto di depurazione in argomento naturalmente osserverà quanto previsto dall’attuale quadro normativo vigente.

In attesa della classificazione dei territori comunali ai sensi dell’art.6, comma 1, lettera a) e art. 4, comma 1, lettera a) della legge n° 447/95, a tutt’oggi in Sardegna ed in altre regioni d’Italia (in

mancanza della legge regionale prevista dall’art.4, comma 1) non appaiono pacificamente integrati i presupposti necessari per l’applicabilità dei valori limite di emissione specificati dall’art. 2, comma

1, lettera e, della Legge 447/95, atteso che gli stessi sono chiaramente subordinati ad una puntuale suddivisione del territorio in zone di fruizione relative alle differenti classi di destinazione d’uso e per contro, in regime transitorio, l’attuale quadro normativo non offre adeguato supporto rispetto a

quanto diversamente stabilito per i valori di immissione (ex art.1, comma 2 e art.8 del DPCM 14 novembre 1997 ).

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La seguente Tabella definisce i limiti di accettabilità:

Tabella 1 : Limiti di accettabilità ( art.6 DPCM 1 MARZO 1991 )

CLASSI DI

DESTINAZIONE D’USO Limite diurno( h 06 – 22 ) Limite notturno( h 22 – 06 )

Tutto il territorio nazionale 70 60

Zona A 65 55

Zona B 60 50

Zona esclusivamente

industriale 70 70

Zona A: Le parti del territorio interessate da agglomerati che rivestono carattere storico artistico e di

particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono

considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche degli agglomerati stessi.

Zona B: Le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate le zone in cui le superfici coperte

degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5 %(1/8) della superficie fondiaria della zona e nelle

quali la densità territoriale sia superiore a 1,5m3/m2

La seguente Tabella definisce i limiti assoluti di emissione:

Tabella 2 : Limiti assoluti di immissione (art. 3 DPCM 14 novembre 1997 )

CLASSI DI DESTINAZIONE

D’USO Diurno (dB A ) Notturno ( dB A )

I= aree particolarmente protette 50 40

II= aree prevalentemente residenziali 55 45

III= aree di tipo misto 60 50

IV= aree di intensa attività umana 65 55

V= aree prevalentemente industriali 70 60

VI= aree esclusivamente industriali 70 70

I “valori limite assoluti di immissione”, o limiti di zona, sono riferiti al rumore immesso nell’ambiente esterno dall’insieme di tutte le sorgenti con l’eccezione delle infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime e aeroportuali.

Resta fermo che, in attesa che i Comuni provvedano agli adempimenti di cui all'art.6, comma 1, lett. A, della legge n° 447/95, ovvero alla nuova classificazione acustica del territorio, alla cui adozione

restano impossibilitati fin tanto che le regioni non avranno provveduto ad emanare leggi regionali

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concernenti “i criteri in base ai quali i Comuni…. procedono alla classificazione del proprio

territorio nelle zone previste dalle vigenti disposizioni per l’applicazione di valori di qualità…”, in base all’ art.8, “Norme transitorie” del DPCM 14 novembre 1997, restano vigenti i limiti di cui

all’art.6, comma 1, del DPCM 1 marzo 1991, cioè quelli previsti nella tabella 1 ad esso allegata e qui sopra riportata e che da luogo alla zonizzazione acustica semplificata, con partizione del territorio in 4 zone.

Nel caso in specie il Comune di Orosei non ha provveduto alla zonizzazione di cui alla L. 447/95, per cui le risultanze dei calcoli fonometrici sotto riportati si confrontano con i limiti di emissione

della Tab.1 del DPCM 1/03/91. SORGENTI SONORE PRESENTI NELL’INTERVENTO IN ESAME

Le sorgenti sonore di interesse, per gli aspetti dettati dalla vigente normativa in materia d i inquinamento acustico, sono costituite da alcuni macchinari inseriti nel ciclo tecnologico

dell’impianto di depurazione.

Le uniche apparecchiature previste in dotazione all’impianto oggetto della presente relazione, che i dati fonometrici forniti dalla casa costruttrice caratterizzano come fonti sonore

rilevanti sono:

� soffianti per aria, di cui tre da 382 Nmc/h, a servizio delle unità di dissabbiatura e disoleatura, tre (due più una di riserva) da 2676 Nmc/h e 54.8 kW di potenza per alimentare la sezione di nitro-denitro;

� Gruppo elettrogeno.

Soffianti aria per dissabbiatura-disoleatura Tali apparecchiature, in numero di tre, di cui una con funzioni di riserva, aventi una portata di 300

Nmc/h verranno installate per alimentare la condotta dei diffusori nell’ unità di dissabbiatura-disoleatura. Le caratteristiche funzionali prevedono un livello di pressione sonora, misurato in campo aperto ad

una distanza di 1 metro dalla macchina, inferiore ai 70 dBA con cofanatura e di 75 dBA senza cofanatura, questo secondo i dati forniti dalla casa costruttrice.

Tale apparecchiatura meccanica convoglia gas a bassa pressione tramite un soffiatore RBS dotato di un silenziatore di aspirazione con filtro interno immediatamente alla bocca del soffiatore stesso e silenziatore di mandata costituito da una camera a risonanza che abbatte il rumore emesso sulle

frequenze superiori a 500 Hz (nel nostro caso la frequenza di funzionamento è di 50 Hz).Tale camera a risonanza è collegata in serie ad un dispositivo regolabile che abbatte il rumore emesso

sulla frequenza base del soffiatore attraverso il fenomeno dell’interferenza delle onde sonore.

Soffianti aria per la vasca di ossidazione-nitrificazione Le soffianti per le vasche di ossidazione-nitrificazione, in numero di quattro, di cui una con funzioni di riserva, alimentano la condotta dei diffusori nelle unità di ossidazione-nitrificazione. Esse, pur

essendo silenziate, sono contenute all’interno di un edificio che limita ulteriormente il rumore nell’ambiente circostante.

Le macchine in parola sono anch’esse dei soffiatori a lobi rotanti tipo Robox costituiti dal soffiatore serie RBS e da due silenziatori in aspirazione e in mandata, presentano una portata di 2.676 Nmc/h ed una potenza elettrica di 34.8 Kw cadauno.

I loro rispettivi livelli di emissione sonora, misurati a un metro di distanza dall’apparecchiatura, sono rispettivamente di 76 dBA con cofanatura e 95 dBA senza cofanatura.

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Soffianti aria per il di gestore aerobico

Le soffianti per la vasca di digestione, in numero di tre, di due più una scorta, alimentano la condotta dei diffusori nell’unità di digestione aerobica. Esse, pur essendo silenziate, sono contenute

all’interno di un edificio che limita ulteriormente il rumore nell’ambiente circostante. Le soffianti sono a lobi rotanti tipo Robox costituite dal soffiatore serie RBS e da due silenziatori in aspirazione e in mandata, presentano una portata di 2.676 Nmc/h ed una potenza elettrica di 34.8

Kw cadauno. I loro rispettivi livelli di emissione sonora, misurati a un metro di distanza dall’apparecchiatura,

sono rispettivamente di 76 dBA con cofanatura e 95 dBA senza cofanatura.

Gruppo elettrogeno

Le caratteristiche funzionali del gruppo elettrogeno da 300 KVA prevedono un livello di pressione

sonora paria a 70-75 dBA in presenza di cofanatura.

SOLUZIONE ADOTTATE ED INTERVENTI DI MITIGAZIONE

Ciascuna delle apparecchiature sopra elencate, verrà collocata all’interno di una cabina

d’insonorizzazione (cofanatura), costituita da pannelli autoportanti in acciaio zincato con tamponamento fonoisolante in poliuretano autoestinguente. Tale cofanatura riduce il livello di

pressione sonora per tutti i compressori a valori di 76 dBA, misurati ad un metro di distanza, per le soffianti di maggiore potenzialità.

La cofanatura insonorizzante del gruppo elettrogeno, a norma CEE, realizza un isolamento

acustico tale da ottenere, a 1 metro di distanza, un livello di pressione sonora pari a 70/75 dBA. L’insonorizzazione è ottenuta mediante un rivestimento interno con materiale fonoassorbente e

fonoisolante costituito da lane minerali di opportuna densità imputrescibili ed inalterabili con certificazione di incombustibilità di classe “0” di reazione al fuoco. Nonostante il gruppo elettrogeno sia la sorgente sonora più rilevante, la sua cofanatura e la collocazione all’interno di

apposito locale, reso indipendente dal resto della struttura mediante supporto antivibrante, ne riduce il livello di pressione sonora a valori accettabili. Inoltre è un macchinario usato solo in caso di

necessità pertanto eventuali rumori molesti si verificherebbero solo in caso di funzionamento straordinario dell’impianto. Tutti i macchinari di cui sopra sono previsti all’interno di locali le cui strutture possiedono un indice

di valutazione del potere fonoisolante di 50 dB.

CALCOLI FONOMETRICI Nel caso del depuratore in questione si è eseguito il seguente calcolo per determinare in maniera

teorica dei valori di emissione prevedibili nell’area circostante l’impianto. Per tale calcolo si è utilizzata la seguente formula che determina il livello sonoro in un punto,

conoscendo il livello sonoro in un altro punto di riferimento e le distanze (D1 e D2) di entrambi i punti dalla sorgente sonora.

Per la distanza D1 e per i dB1 si sono assunti quelli indicati dalla casa costruttrice relativi al

macchinario dotato di cofanatura insonorizzante. In particolare, per i compressori, si è esaminato il caso del più rumoroso, quello a servizio

della vasca di aerazione (dB1=70 a 1 m di distanza) e il caso estremo, quello di funzionamento del gruppo elettrogeno (dB1=75 a 7 m di distanza).

dB2 = dB1 – 20 log D2 / D1

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D1=1m (compressori) dB1=76 dB2=36 Edificio 1 (D2=100 m) D1=7 m.(gruppo elett.) dB1=75 dB2=51.9

D1=1m (compressori) dB1=76 dB2=26.5 Edificio 2

(D2=300 m) D1=7 m.(gruppo elett.) dB1=75 dB2=42.4

Inoltre i valori sopra riportati verranno ulteriormente ridotti da fattori di attenuazione sonora come il

potere fonoassorbente dell’aria e la presenza della vegetazione esistente che sarà opportunamente incrementata con una barriera arbustiva prevista nell’esecuzione del progetto.

L’attenuazione del suono dovuta al potere fonoassorbente dell’aria può essere calcolata per una temperatura di 20 gradi C° mediante l’espressione:

A2=7.4*(f2 r/ u)*10-8 (dB)

Dove con f si indica il valore centrale della banda di frequenza considerata (convenzionalmente adottata in 500 Hz), con u l’umidità relativa (%) e con r la distanza tra la sorgente e il punto di ascolto considerato.

L’attenuazione del suono dovuta alla vegetazione (come scritto si prevede la piantumazione perimetrale dell’area ospitante l’impianto) sarà tanto maggiore quanto più fitta sarà la vegetazione

stessa e dipenderà direttamente dalla frequenza del suono in esame; nel nostro caso essa potrà essere calcolata mediante la seguente espressione:

A2=(0.01*f 1/3)*d (dB)

Dove con f si indica il valore centrale della banda di frequenza considerata (500 Hz), e con d la lunghezza della vegetazione considerata (m). Tali risultati ci danno la sicurezza che l’ubicazione dell’impianto di depurazione non sarà fonte di

inquinamento acustico per le limitrofe aree, a prescindere dalla classificazione d’uso che l’Amministrazione Comunale ne farà.

Peraltro in base alle informazioni disponibili si ritiene che la classificazione probabile più svantaggiosa, in base alla Tab. 2 dell’area in questione, sia la classe III (aree di tipo misto) e in ogni caso nelle case (per lo più depositi attrezzi e serre) ubicate nelle aree limitrofe (>100 m) il livello di

pressione sonora rispetta i valori limite di accettabilità riportati nelle tabelle 1 e 2 . Si prevede inoltre che tali valori teorici avranno dei corrispondenti valori reali inferiori che

potranno essere determinati mediante misurazioni fonometriche soltanto in sito dopo la realizzazione e la messa in funzione dell’impianto. Tale supposizione è supportata anche dal fatto che i macchinari sopra elencati, fonti di rumore, verranno ospitati come già detto all’interno di

locali dotati di pareti, porte e finestre con proprio potere fonoisolante calcolabile con le formule sopra indicate.

Concludendo il depuratore in oggetto, tenuto conto di quanto esposto e dei risultati ottenuti, non produce impatto acustico.

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6.4 PRODUZIONE DI ODORI MOLESTI

La produzione di odori molesti è stata considerata con attenzione in sede di progettazione.

Nel processo di depurazione, le fasi critiche a questo proposito sono costituite dai pretrattamenti (grigliatura e dissabbiatura) per la produzione di residui putrescibili della grigliatura e presenti nelle sabbie di dissabbiatura.

A questo scopo si sono adottate nell’impianto le seguenti scelte finalizzate alla migliore deodorizzazione:

• air lift che solleva le sabbie e le invia sul draimad I° lotto; • per il grigliato si prevede l’adozione di due filtro coclee . • in un depuratore, una certa produzione di odori molesti si può avere nella stazione di disidratazione fanghi. Nel caso in esame tale sezione di trattamento è, equipaggiata

con una nastropressa, va comunque considerato che il fango da disidratare è già digerito e tecnicamente stabilizzato (quindi non putrescibile), da cui la non rilevanza del fenomeno di emissione di odori. Inoltre, a maggiore garanzia, la nastropressa è

collocata all’interno di un locale chiuso.

Si può quindi considerare che l’intervento non comporti in generale una produzione di odori molesti evitando in tal modo un impatto negativo sulla componente atmosfera..

6.5 PRODUZIONE DI AEROSOL VEICOLANTI BATTERI E VIRUS

Normalmente le principali fonti d’aerosol sono le vasche d’aerazione, tutti i salti d’acqua, le chiuse

e i canali. In un depuratore la formazione d’aerosol è possibile laddove ci sia un effetto d’insufflazione d’aria

e ribollimento d’acqua. Questo problema risulta ad oggi superato con l’impiego di soffianti e diffusori sommersi sul fondo delle vasche. Tali diffusori immettono microbolle d’aria distribuendole uniformemente in tutto il volume liquido

senza permettere il diffondersi nell’aria. Questa soluzione progettuale nell’impianto di depurazione si attua nel dissabbiatore - disoleatore

con l’immissione dell’aria per la flottazione delle sostanze grasse tramite diffusori poliuretanici tubolari che non presentano un effetto di ribollimento. Nel comparto di ossidazione, l’immissione avviene a mezzo di diffusori a disco disposti a tappeto

sul fondo, per cui non sono da temersi sviluppi di aerosol. La digestione dei fanghi avviene per stabilizzazione aerobica anch’essa a mezzo di diffusori a disposti a tappeto sul fondo delle vasche

per cui, ai fini delle emissioni di aerosol, valgono le considerazioni svolte per le sezioni di ossidazione. I collegamenti tra le varie unità sono realizzati in gran parte tramite condotte, riducendo il più

possibile i canali a pelo libero, compatibilmente alla definizione di un profilo idraulico rispettoso dei vincoli progettuali tecnico-economico-ambientali.

La presenza di sfioratori di superficie è limitata ai soli collegamenti tra la vasche di dissabbiatura e disoleatura e all’ingresso della sezione di disinfezione.

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6.6 IMPATTO SUL CORPO IDRICO RICEVENTE I REFLUI.

I limiti d’emissione alla base del dimensionamento di processo sono disciplinati dall’all. 5 del DLGS 152/99 e successive modificazioni, che per impianti di potenzialità superiore ai 10.000 a.e., quale è quello in progetto, prescrivono alla tab. 1, che:

• BOD5 (concentrazione)< 25 mg/l • COD (concentrazione)<125 mg/l • Solidi Sospesi (concentrazione)<35 mg/l

E’ stato previsto il campionamento automatico sia in ingresso che in uscita in modo da poter verificare il rispetto dei limiti normativi allo scarico sia in termini di concentrazione assoluta che di riduzione percentuale della concentrazione.

Nella normale conduzione d’impianti di depurazione le determinazioni della carica batterica sono

limitata alle principali specie, mentre assai di rado vengono effettuate determinazioni sui virus a tale fine è prevista una sezione di disinfezione in uscita dall’impianto.

7. IMPATTO VISIVO E PAESAGGISTICO.

Il nuovo impianto di depurazione è previsto in agro del Comune di Orosei, in località Scala e

Croccas, in corrispondenza dell’attuale impianto di depurazione catastalmente individuata nel F° 35 map. 1221 e adiacenti, l’ampliamento interesserà i terreni distinti nel F° 35 map.1211-1212-1213-1214-1218 di proprietà privata di cui si procederà alla procedura di esproprio come individuato

nella Tavola 3 allegata.

L’area interessata dall’ampliamento ha planimetricamente una forma circa rettangolare e un andamento altimetrico regolare, infatti l’altimetria si mantiene per tutta la sua superficie a circa 5

metri s.l.m.. in L’area dell’esistente impianto di depurazione è di circa mq 7200, l’ampliamento con relativo

esproprio interesserà una superficie di circa mq 11.500. Si può quindi affermare che l’area complessiva durante la fase d’esercizio sarà di circa mq 18.700.

L’area della superficie complessiva, di circa 18’964 mq, necessaria all’ampliamento dell’impianto, verrà acquisita tramite espropriazione per pubblica utilità.

Da un punto di vista morfologico il territorio circostante all’area dell’intervento si presenta pianeggiante, leggermente degradante verso il mare.

Non sono presenti aree boschive da salvaguardare prossime all’impianto. Per quanto riguarda gli insediamenti umani, le abitazioni più vicine all’impianto sono case rurali che distano circa 250 m dal confine dell’area interessata dal progetto.

Lungo tutto il perimetro di recinzione dell’impianto, è presente un filare di Eucaliptus, che sarà conservato, mentre sarà impiantato una fascia arborea costituita da essenze compatibili con la

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vegetazione mediterranea esistente che saranno in grado di effettuare la schermatura visiva

dell’impianto. Si sottolinea che lo studio del profilo idraulico è stato condotto non solo sulla base di considerazioni

tecnico-economiche ma anche nel rispetto dell’inserimento e mimetizzazione ambientale delle singole unità di trattamento. Ciò ha permesso di proporre in progetto dei manufatti che, essendo per la maggior parte vasche

seminterrate, non presentano in genere altezze fuori terra rilevanti. Le strade e le aree di manovra dei mezzi presenteranno una pavimentazione in conglomerato

bituminoso. Le aree non carrabili, circostanti le vasche, saranno sistemate con del verde e nelle aree libere da manufatti si effettuerà una piantumazione di essenze arboree.

Negli elaborati grafici allegati è rappresentata la simulazione con rendering ed inserimento fotografico delle opere in progetto con diversi punti di vista rappresentati nella Tavola 10.

8. IMPATTO SUL PATRIMONIO NATURALE E STORICO

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Sovrintendenza per i Beni Archeologici per la

Sardegna ha concesso nullaosta per i lavori d’ampliamento dell’impianto in oggetto facendo presente che:

.. ricadono in area prossima al sito della necropoli romana di Sa Serra, oggetto d’intervento

di scavo d’urgenza, ... Si prescrive pertanto che tutti i lavori che presuppongono scavo debbano essere sorvegliati da un archeologo specializzato e/o con dottorato iscritto negli elenchi di questa

Sovrintendenza. (TAVOLA 12)

L’area d’ampliamento dell’impianto e quelle limitrofe non ricadono fra quelle soggette a vincoli paesaggistici in quanto non si riscontra la presenza di aree vincolate a parco, oasi naturali,

monumenti naturali o altro come illustrato negli elaborati grafici con vincolistica allegati alla presente relazione.

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9. INTERVENTI DI MITIGAZIONE PAESAGGISTICA DELL’INTERVENTO.

Al fine di limitare al minimo l’eventuale impatto dell’intervento d’ampliamento dell’impianto di depurazione, sono stati programmati in fase progettuale e saranno messi in opera i

seguenti interventi di mitigazione: Ai fini della mitigazione dell’impatto visivo, nonché acustico e olfattivo, sarà posta in opera una

barriera verde perimetrale all’area di ampliamento dell’impianto di depurazione che sarà realizzata mediante l’impiego di piante arboree ed arbustive sempreverdi autoctone eseguita

nella stagione idonea, in particolare:

a) Nella parte esterna della barriera saranno impiantate specie arboree ad alto fusto

Olivo (Olea europea) e Carrubo (Ceratonia siliqua) poste a distanza non superiore a 6 metri tra loro ed al fine di ottenere un più rapido effetto di mascheramento

costituita da individui d’altezza compresa tra 1,5 e 2 metri d’altezza con alternanza tra le specie;

b) Nella parte interna saranno impiantate specie arbustive provenienti da ecotipi

mediterranei rappresentativi come il corbezzolo (Arbutus unedo), il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus), mentre lo strato più basso comprenderà il

cisto (Cistus incanus), il rosmarino (Rosmarinus officinalis) e il fico d’India (Opuntia ficus-indica).

c) La barriera esistente costituita da Eucalipti (Eucalyptus) sarà conservata; d) Sarà realizzato un miglioramento estetico delle strutture esistenti mediante manutenzione e tinteggiatura con uso di colori conformi alle caratteristiche ed alle

tradizioni costruttive del territorio che saranno utilizzate anche per le nuove opere; e) La strade interne di pertinenza saranno realizzate con finitura in fondo naturale stabilizzato a basso impatto ambientale.

10. GIUDIZIO DI COMPATIBILITÀ AMBIENTALE.

Sulla base di quanto esposto nei paragrafi precedenti, in considerazione degli interventi di

mitigazione previsti in fase esecutiva, si può affermare il seguente giudizio:

L’intervento di realizzazione dell’impianto di depurazione di Orosei e della fascia costiera non

interagisce con le indicazioni dei piani paesistici o con vincoli attuali. Gli effetti sul territorio sono riconducibili ai disturbi conseguenti all’impatto acustico, alla produzione di odori molesti ed all’inquinamento sul corpo idrico ricevente che saranno ridotti al

minimo in relazione alle scelte progettuali effettuate nel pieno rispetto della normativa vigente. La percezione visiva delle opere sarà contenuta dagli interventi a verde di mitigazione

paesaggistica.

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11. GIUDIZIO SUI BENEFICI SOCIO-ECONOMICI.

Come illustrato nei paragrafi precedenti, il Comune di Orosei è attualmente dotato di un impianto

di depurazione non idoneo a garantire lo scarico nel rispetto dalle norme vigenti sia per le caratteristiche dimensionali delle singole sezioni che per la tipologia del trattamento con conseguenze negative per l’ambiente circostante in particolare nel periodo estivo con il relativo

aumento della popolazione collegato al flusso turistico. Tale situazione è stata evidenziata nel suo complesso più volte all’Ente Gestore con esplicite

richieste d’intervento urgente da parte dell’Amministrazione Comunale. Il nuovo impianto consentirà l’ampliamento della filiera di trattamento nel pieno rispetto dei limiti imposti con determinanti benefici per il territorio.

Lo studio del contesto ambientale e socio-economico ha evidenziato che uno dei fattori di maggior

fragilità del settore agricolo del territorio è costituito dall’insufficienza dell’approvvigionamento idrico. Tale situazione si aggrava nel periodo Estivo in relazione alla scarsità delle precipitazioni ed alla

insufficienza della rete irrigua a cui si accompagnano gravi problemi d’incertezza sulla disponibilità di acqua che ha indotto gli operatori a limitare le superfici destinate alle colture irrigue.

La domanda per quel che concerne il recupero d’acqua ai fini irrigui, si può considerare in aumento

anche in riferimento alla vocazione turistico-ricettiva dell’area e delle relative aree verdi.

E’ quindi importante rilevare che le risorse idriche, per quanto meno scarse che in altre zone

dell’Isola, sono assolutamente carenti per gli usi concorrenti a quello potabile.

Si può quindi affermare che in previsione di un riutilizzo delle acque di depurazione diverse tipologie di utenti e realtà produttive usufruiranno del servizio offerto con benefici concreti dalla

realizzazione dell’intervento in programma.