2. Generalità sul popolamento - SardegnaAmbiente · Artropodi si nasconde agli occhi...

24

Transcript of 2. Generalità sul popolamento - SardegnaAmbiente · Artropodi si nasconde agli occhi...

Quanto viene esposto in questa sedeall’attenzione del lettore, riguarda solo unaparte assai limitata della fauna rilevata dauna larga schiera di specialisti avvicenda-tisi nell’esplorazione e nello studio ento-mologico della Sardegna. Buona parte delmateriale deve essere ancora studiata peressere disponibile all’appassionato cultoredella nostra materia e completata, come èdoveroso, da quelle utili informazioni chepossano indurlo ad una più attenta consi-derazione delle specie più significative,che necessitano, tra l’altro, di un’adeguataprotezione.

Pur considerando le inevitabili manche-volezze legate a questo tipo di rassegnariteniamo che il richiamo su quanto è notopossa destare maggiore interesse a preser-vare quella parte del nostro territorio, rite-nuta giustamente la culla di antichetestimonianze della sua origine: la perditadi certi elementi faunistici è pur sempreuna caduta di valore scientifico, estetico eculturale della terra che li ha ospitati.

In termini assai generali possiamo direche nel nostro Paese il difficile rapporto tral’uomo e l’ambiente, specialmente neglianni passati, è stato quasi sempre addebita-to ad un certo tipo di sviluppo industrialead indirizzo puramente quantitativo, cheha portato ad un notevole depauperamento

di risorse naturali, nonchè di beni tradizio-nali e culturali. Com’è noto la nostra isolanon si è sottratta a questo fenomeno, anchese bisogna riconoscere che la forte pressio-ne industriale, con i noti risultati negativi,si è esercitata soprattutto lungo la fasciacostiera. L’entroterra, a parte qualchediscutibile esempio di pesante intromissio-ne antropica, ha conservato, sempre piùchiaramente con il passaggio alle zonealtimetricamente più elevate, le sue pecu-liarità sia dal punto di vista floristico chefaunistico.

Il patrimonio naturale sardo, nella suaconfigurazione attuale non sempreadeguatamente conosciuta, merita pertantoattenzione, impegno e protezione da partedi tutti ad evitare sempre possibili scon-volgimenti futuri: siamo perciò chiamati,tutti, a progettare occasioni favorevoli pergestire il nostro ambiente più correttamen-te e a beneficio di tutta la comunità.

2. Generalità sul popolamento

Le prime notizie sulla faunaentomologica sarda risalgono alla fine delsecolo scorso, grazie all’opera di alcunipionieri italiani e stranieri che, tra moltedifficoltà, raccolsero e descrissero centi-

105

1. Introduzione

naia di insetti, molti dei quali fino ad allo-ra sconosciuti.

A quell’epoca si devono anche i primi ritrovamenti di insetti cavernicoli e lacompilazione delle prime liste di Coleotte-ri in parte redatte con la collaborazionedell’unico entomologo locale (Lostia diSanta Sofia) vissuto nel secolo scorso.

Da allora le esplorazioni si sono susse-guite a ritmo sempre più intenso conpregevoli contributi riguardanti un po’ tuttigli Ordini della Classe.

Ciò nonostante, pur considerando il co-spicuo materiale raccolto, non si può certa-mente dire che la fase più propriamente e-splorativa e di scoperta sia avviata allaconclusione.

Il patrimonio naturalistico dell’isolaoffre continuamente nuovi ed interessantispunti per l’arrichimento delle conoscenzefinora acquisite. Appare evidente che afianco dell’attività scientifica e di ricerca ènecessario considerare l’opportunità dicensire e di valutare complessivamentequanto è giunto in nostro possesso, ai finidella sua conservazione; i processi di dete-rioramento in atto, talvolta poco definiti acausa di influenze di carattere socio-eco-nomico solo parzialmente giustificabili,potrebbero farci smarrire il senso dellostraordinario valore assunto dai nostri beninaturali.

Quanto viene richiamato in questaoccasione merita una lettura in tal senso.

Ad esclusione delle variopinte farfalle edi qualche altro insetto di medie o grandidimensioni ornato di colori brillanti, facil-mente visibili durante le ore diurne dellabella stagione, la maggior parte di questiArtropodi si nasconde agli occhi dell’ine-sperto osservatore: essi sembrano non esi-stere.

Quando essi vengono richiamati allanostra memoria si propongono quasisempre con il fastidioso ronzio di unazanzara sofferto nel corso del riposo not-turno, o per la presenza di una blattadomestica frequentatrice assidua dell’an-golo delle vivande, o per la puntura dolo-

rosa e inaspettata di un vespide di pas-saggio o di un apide molestato. Eppuresiamo circondati da insetti e da loro pre-ceduti nel tempo di quasi 400 milioni dianni. Il primo incontro o scontro sembraavvenuto con l’avvento dell’agricoltura,quando ci siamo fermati a coltivare laterra e difendere i suoi prodotti. Il con-flitto aperto allora è sempre presente enon vede, per fortuna, né vincitori névinti: da una parte l’uomo con le risorsedella sua intelligenza, del suo raziocinio,della sua immaginazione; dall’altra“loro” con un immenso bagaglio di dotiistintive, di vigore, resistenza ed eccezio-nale prolificità.

Ebbene se è così, e non può esserediversamente per chissà quanto tempoancora, tanto vale saperne di più attorno aquesto affascinante mondo animale desti-nato certamente ad andare lontano.

3. Gli elementi faunistici

La fauna entomologica reperibile sullesuperfici montane della nostra isola, com’èfacilmente comprensibile, è rappresentatada elementi che occupano tutti i gradinidella scala sistematica della Classe; dagliappartenenti agli Ordini più primitivi aquelli degli Ordini più evoluti: dai Proturie Dipluri ai Ditteri ed Imenotteri.

Una illustrazione degli aspetti più signi-ficativi seguendo tale via avrebbe certa-mente soddisfatto la necessità di una faci-le ricerca e ricognizione dei dati, maprobabilmente avrebbe mancato di stabili-re uno stretto legame con le biocenosirichiamate. Si è preferito perciò raggrup-pare le specie più significative a secondadell’habitat frequentato, limitandoci agliambienti più rappresentativi: fauna deipascoli-macchia-foresta, fauna cavernico-la, e di interesse fitosanitario, mettendo inrisalto per ciascuna di esse, laddove possi-bile, le forme più interessanti ed esclusivedel nostro territorio.

106

Fig. 51. Esemplari di Odonati (da sinistra a destra):

Calopteryx haemorrhoidalis, Tschnura genei, Sympe-

trum striolatum, Crocotemis erythraea, reperibili tanto

sul M. Limbara (Loc. Vallicciola) e nel Supramonte che

sui rilievi di Aritzo e dei Sette Fratelli. Sono insetti pre-

datori: ottimi volatori allo stadio adulto ed acquatici in

quello giovanile.

3.1. Gli insetti dei pascoli e della mac-chiaforesta

Il manto vegetale del nostro territorio inquota, che può essere ricondotto principal-mente alle formazioni a macchia più omeno compatta ed evoluta, comprende unaserie di habitat quanto mai interessanti perlo studio entomologico.

La fauna di queste aree sembra model-larsi con la naturale variabilità geologica,climatica e vegetazionale. Fauna composi-ta con animali caratteristici legati al clima,o ad una o più piante esclusive oppure adaltri elementi faunistici anche superiori inuna catena di comportamenti di estremaimportanza biologica.

Purtroppo, come detto all’inizio, manca

una vera e propria rassegna faunistica dallaquale trarre elementi a forte contenuto bio-geografico e quindi sufficientementecaratterizzanti, e le ricerche effettuate,nonostante i pregevoli contributi volti allaconoscenza di singole specie o gruppi dispecie, risentono purtroppo di una forteframmentarietà.

Per la parte degli insetti che manifestapreferenze più o meno spiccate neiconfronti delle piante ospiti si può affer-mare che essi hanno indubbiamente risen-tito, per quanto riguarda la distribuzionegeografica, degli avvicendamenti e dellemodificazioni imposte dal clima ai popola-menti vegetali. I dati disponibili ci consen-tono solo in qualche occasione di trarrelegami con i consorzi vegetali esistenti etentare quindi uno schema di diffusionesolo molto superficiale.

Tra l’altro, per delineare correttamentela fisionomia faunistica attuale bisogne-rebbe ricostruire, anche in misura limitata,le tappe evolutive dei gruppi sistematicipiù importanti.

Le notizie generali esistenti in letteratu-

107

Fig. 52. Esemplari appartenenti alle famiglie degli Ege-

ridi, Drepanidi edAntroceridi che si rinvengono sulle

pendici di Su Pranu in agro di Aritzo.

ra e le informazioni specifiche sugli ende-mismi presenti, nonchè sui collegamenticerti con le faune dei territori vicini e suifenomeni di migrazione succedutisi neltempo non consentono una facile ricostru-zione della genesi e della storia del popo-lamento sardo.

Allo stato attuale si hanno conoscenzesolo approssimative sul numero delle spe-cie presenti, e tentare un approccio in talsenso porterebbe ad un risultato non certo

attendibile e pertanto affatto significativo.Unici riferimenti condivisi da molti

geologi sono: i collegamenti faunistici conla Corsica, isola con la quale la Sardegna èstata ripetutamente unita anche in epocherecenti; i legami della placca sardo-corsacon la Francia meridionale e parte dellapenisola Iberica; il successivo distacco ecollegamento con l’attuale costa Toscana,la collisione con le masse africane.

3.1.1. I principali raggruppamenti

Collemboli. La fauna rappresentata daquesti poco visibili, ma importantissimiinsetti costituisce, assieme agli acari, lafrazione più numerosa degli Artropodi delsuolo, devoluta sostanzialmente alladecomposizione della sostanza organica.Nella loro qualità di esseri molto delicatied incapaci autonomamente di grandi spo-stamenti sono da considerarsi da un certopunto di vista biogeografico ottimi indi-catori della storia del popolamento anima-le.

La gran parte dei componenti questogruppo ha ampia diffusione nell’areale diorigine, grande valenza ecologica epredilezione verso i terreni boscosi ricchidi humus o di lettiera di varia provenienza.

Le numerose specie presenti, conside-rata la notevole variabilità pedo-climaticae foristica della nostra regione, si distribui-scono in composizioni più o meno diversi-ficate con variazioni quantitative legatesoprattutto all’andamento stagionale edallo strato disponibile del terreno ospite.

Di tutto il complesso più evoluto dellaSardegna, alcune entità sono esclusive del-l’isola: Endonura tyrrhenica (ritrovata trail muschio di lecceta sui rilievi di Monte-vecchio), E. ichnusae (reperibile in terric-cio della macchia mediterranea a S. Basi-lio), E. dalensi sardoa (raccolta lungo laCatena del Marghine), ecc., descritte daDallai; la maggior parte è rappresentataanche in altre regioni della penisola italia-

108

na, nell’area centro-orientale europea epersino in altri continenti.

Le specie endemiche hanno forti affini-tà con la fauna della Corsica, dei Pirenei o-rientali, delle montagne dell’Andorra edella Siena di Cadi, rispecchiando l’ipote-si poco prima riferita di un distacco dellaCorsardinia dalle attuali coste provenzali espagnole verso la Toscana.

Efemerotteri. Gli appartenenti a questoOrdine, di medie e piccole dimensioni,acricoli allo stadio adulto, frequentano allostato preimmaginale le acque sia tranquil-le che correnti con diversissimo tipo difondo; rappresentano gli insetti tra i piùtipici e pullulanti nella limnofauna e cometali elemento trofico fondamentale per glialtri organismi quali ad es. i pesci d’acquadolce.

Le notizie attualmente disponibili suquesti insetti riguardano per lo più repertioccasionali e pertanto non pervengono aconclusioni tali da consentire valutazionisignificative sul loro popolamento.

La fauna di questo gruppo che occupa inostri rilievi appare particolarmente

presente nei monti del Gennargentu con“forme” ad ampia diffusione come Ephe-merella ignita (Poda) (vivente da giovaneimmersa nel limo dei fondali più tranquil-li), Caenis martae Belfiore, Habrophiebiaeldae Jacob e Sartori, Baetis rhodani (Pic-tet), nonchè con “forme” endemichesardo-corse come Electrogena zebrata(Hagen), Ecdyonurus corsicus Esben-Petersen, Elect rogena fallax (Hagen),Baetis cyrneus Thomas e Gazagnes,Habroleptoides modesta (Hagen), le cuiultime tre specie presenti anche sul MonteAlbo.

Dei due endemismi esclusivi della Sar-degna, vale a dire di Habrophiehia consi-glioi Biancheri e Rhithrogena nuragicaBelfiore, solo quest’ultima frequenta lequote elevate sopra i 900 m (M. Aratu,Desulo) in torrenti con acque veloci e sub-strato ciottoloso.

Odonati. Comunemente noti con ilnome di “Libellule” sono insetti anfibioti-

ci (aericoli allo stadio adulto ed acquaticiin quelli giovanili) tutti a regime dieteticocarnivoro, capaci di predare sia in volo chein acqua insetti di qualsiasi ordine.

Il numero complessivo di specie note intutto il territorio isolano, dalle zone litora-li ai rilievi più alti dell’interno, si aggirasulle 50 unità e quindi relativamentemodesto. Di queste solo il 50% occupa lafascia montana con una ripartizione che,pur non privilegiando in maniera nettaalcune delle aree più frequentate, manife-sta frequenze diverse.

Calopteryx h. haemorrhoidalis (V. D.Lind.), Ischnura genei (Rambur), Boyeriairene (Fonsc.), Sympetrum striolatum(Charp.), ad esempio, appaiono frequenta-re tanto i rilievi settentrionali del M. Lim-bara (loc. Vallicciola) che quelli centralidi Aritzo (loc. Su Pranu) o meridionali deiSette Fratelli (M. Arbu), contrariamente aquanto risulta per Chalcolestes viridis (V.D. Lind.), Cenagrion tenellum (Villers)presenti solo nell’area dei Sette Fratelli(M. Arbu) o per Coenagrion c. caerule-scens (Fonsc.) (reperibile alle spalle diOrgosolo), Libellula depressa L. (M. Gen-nargentu), Orthetrum nitidinerve (Selys)(monti di Seui), O. brunneum (Selys),Aeschna affinis (V.D. Lind.) e Sympetrummeridionale (Selys)(dei rilievi di Aritzo).

Altre specie, meno esclusive, possonorintracciarsi sempre sui rilievi, in diverselocalità; è il caso di Sympecma fusca (V.D.Lind.) (nelle montagne di Aritzo e Seui),Lestes harharus (F.) e L. virens (Charp.)(M. Limbara, Aritzo), Aeschna mixta(Latr.) (Aritzo, M. Arbu), Orthetrum ram-buri (Selys) (Monti di Seui e M. Arbu).

Per quanto riguarda l’aspettobiogeografico (senza dimenticare che nelgruppo ditali insetti si annoverano impor-tanti volatori, nonchè migratori passivi epertanto non strettamente legati alla conti-nuità territoriale) si può dire che buonaparte delle specie citate sono tipiche dellaregione mediterranea; diverse entità pre-sentano areali più ampi, talvolta centroeuropei o addirittura asiatici, pochissime

109

Fig. 53. Lepidottero Notodontide (Rhegmatophila

ncchelloi) e Limantride (Lymantria knuegeni) presenti

rispettivamente sul M. Limbara e sui Monti del Gennar-

gentu.

presentano diffusione più ristretta (Ischnu-ra genei) o solo limitata all’areasardocorsa (Orthetrun brunneum).

Vale la pena citare inoltre che circal’80% delle specie reperite nei rilievioggetto di studio sono comuni alla faunacorsa. Merita ricordare infine la presenzanon sempre costante a quote elevate dialcuni elementi (probabilmente di recenteimmigrazione) a geonemia etiopica(Sympetrum fonscolombei (Selys)) o etio-pica-indiana (Crocothemis erythraea(Brulle» reperibili in primavera ed inautunno sul versante occidentale delSupramonte.

Biattodei. I componenti di quest’ordinesono quasi tutti insetti terrestri, di varia di-mensione, non sempre provvisti di ali, dalcorpo per lo più depresso con colori scuri,uniformi, e viventi in svariate condizionidi ambiente, lucifughi e veloci corridori.

Le prime citazioni su materiale sardorelative a questo gruppo di insetti risalgo-no alla prima metà del secolo scorso adopera di Serville, autore francese dedicato-si all’esame della fauna sardo-corsa; leultime, che trattano in modo più chiaro ecompleto la materia, sono di qualche lustroaddietro e si devono a Failla e Messina,autori del nostro paese ai quali va il meri-to di aver studiato il materiale in campo e

riunito le scarse ed approssimative notiziedel passato.

Le specie presenti in tutto l’areale sardosono pochissime ed ancor più poche quel-le che si possono incontrare nelle aree piùelevate dell’isola.

A parte le blatte notissime frequentatri-ci delle abitazioni (Blatta orienta/is L. eBlattel/a germanica L.), vanno ricordate:Loboptera decipiens (Germ.), Ectohiushaccetti Failla e Messina e Phyllodromicasardea (Serville), frequenti sui cespugli ofra le foglie secche dei boschi e che posso-no spingersi sia nei rilievi settentrionali(M. Limbara) sia in quelli centrali (M.Gennargentu) sino alle quote di 1200-1400m.

Delle tre ultime specie citate, la prima èolomediterranea mentre le altre sono ende-miche, a testimonianza del lontano popola-mento dei Blattari dell’isola.

Plecotteri. Sono insetti molto delicati,di solito alati, usualmente anfibiotici, constadi preimmaginali acquatici e dotati dicolori poco appariscenti. Le acque fre-quentate possono avere carattere torrenti-zio o in caso inverso addirittura stagnanti.Il regime dietetico è molto vario: fitofago,zoonecrofago o adefago.

Come è noto dalla letteratura, granparte della fauna sarda nel suo complessoè costituita da forme mediterranee; a que-sta “regola” non si sottraggono i Plecotte-ri: a tale geonemia infatti deve esserericondotto il 66% dei rappresentanti messiin evidenza per l’isola.

110

Della trentina di specie rinvenute intutte le isole del mediterraneo cinque sonoendemiche del sistema sardo-corso (Iso-perla insularis (Morton), Chioroperla api-calis Newman, Brachyptera auberti Con-siglio, Tyrrhenoleuctra zavattarii (Consi-glio), Leuctra geniculata (Stephens), e dueesclusive della Sardegna (Leuctra annaeConsiglio, Protonemura ichnusae (Consi-glio).

Delle entità ricordate nel primo gruppotutte risultano largamente rappresentatenei rilievi più elevati dell’isola: I. insula-ris, ad ampia diffusione, è facilmente repe-ribile in acque correnti indipendentementedalla loro latitudine, quota e portata; B.auberti, insediata più frequentemente inruscelli originati da sorgenti reocrenichesu fondo breccioso; T. zavattarii, rintrac-ciabile nei ruscelli sulle pendici del M.Limbara; L. geniculata molto localizzatain sorgenti dei territori di Desulo e diFonni a quote anche relativamente elevate(1400 m).

Le due specie endemiche sarde (L.annae e P. ichnusae), più strettamentelegate ai massicci del Gennargentu ed allependici meridionali della Barbagia, tendo-no a situarsi presso sorgenti poste ad alti-tudini di un certo risalto.

Ortotteri. Noti ai più con il nome di“grilli” o “cavallette” anche perché spessodi essi riferisce la cronaca giornalistica inoccasione di non sempre accertate infesta-zioni locali, sono insetti di piccole, mediee grandi dimensioni, non sempre alati,spesso mimetici, adattati a vivere inambienti diversi.

L’ortotterofauna sarda conta un numerodi specie relativamente elevato, a variageonemia, dove appaiono più rappresenta-te (per circa il 51%) quelle ampiamentedistribuite intorno al mediterraneo (olome-diterranee, sudeuropeeafricane).

Buona parte delle entità reperibili neirilievi più alti (M. Gennargentu) sono pre-senti in quasi tutti gli ambienti a tutte lequote. Sono per lo più elementi termofili

capaci di spingersi in alto in favorevolicondizioni ambientali.

Solo poche specie fanno, dunque, ecce-zione tra le quali merita di essere citataPholidoptera fallax Fisch. (a diffusionenord mediterranea orientale) presentelungo l’arco alpino e sugli appennini, eperaltro segnalata anche per la Sicilia.

Dal punto di vista biogeografico vanno,inoltre, poste in risalto le specie a diffusio-ne europea: Eupholidoptera Chabrierimagnifica Costa, Pholidoptera apteraGoidanichi Baccetti, P. femorata Fieb.,Sepiana sepium Yers. e Euchorthippusdeclivus declivus Bris., dove la P. apteraassume un significato importante in quan-to la forma tipica è esclusiva delle Alpi.Altri elementi da considerare sono: Omo-cestus petraeus Bris., Tettigonia cantasFuess., Decticus verrucivorus insularisBaccetti, Stenobothrus lineatus Panz.,Gomphocerippus rufus L., collegate allafauna delle alte quote appenniniche, maassenti in Corsica.

Tra le specie endemiche sarde meritanoinfine di essere ricordate: EphippigerAnnae Targ.Tozz., Euchorthippus sardousNadig. ed il decticino Rhacocleis baccetti(descritto da Galvagni) ritrovato a M.Ferru, M. Limbara e Bruncu Spina tra icespugli di Erica arborea.

Per concludere si può dire che alle mag-giori quote dell’isola convivono sia speciedi pianura ad ampia diffusione e lontanoinsediamento, specie endemichecaratterizzatesi ad alta quota partendodalle prime e specie di introduzione recen-te e scarsamente differenziate rispetto allepopolazioni appenniniche di provenienza.

Rincoti. In questo ampio gruppo diinsetti terrestri, acquaioli o acquatici,provvisti o no di ali, di dimensioni assaivariabili e dotati di livree spesso colorate,si riscontrano specie a comportamentomorfologico molto differenziato e distintein due grandi sottordini a seconda dellastruttura alare: Eterotteri e Omotten. I

111

Fig. 54. Lepidotteri appartenenti alle famiglie dei Satiri-

di (Hipparchia semele aristaeus) e Licenidi (Polyomma-

tus icarus) molto frequenti sulle pendici di Bruncu Spina

e Punta La Marmora. Le larve della prima specie vivono

a spese di numerosissime graminacee, mentre quelle

della seconda si nutrono di Lotus, Fragaria, Genista,

Melilotus, Astragalus, ecc.

primi a regime dietetico fitofago, zoofagoo ematofago, i secondi strettamente legatialla fitofagia e quindi diffusi laddove sonoreperibili le piante ospiti.

Le loro punture hanno spesso azionetossica, irritante oppure infettiva (contrasmissione diretta o indiretta di Virus,Batteri, Funghi e Protozoi) e pertanto pos-sono assumere grande importanza dalpunto di vista fitopatologico.

I rappresentanti del primoraggruppamento sistematico vivono insvariate condizioni di ambiente nutrendosicome si è accennato di linfa vegetale o del-l’umore di insetti e di altri Invertebrati.

Nella nostra regione sono presenti ele-menti di varia diffusione dove predomina-no quelli euro e olomediterranei.

Procedendo da nord verso sud trovia-mo, ad es., sul M. Limbara Velia rivulorumF., Notonecta maculata F., N. glaucahybrida Poiss., Corixapunctata Ill, e Doly-coris haccarum L.; mentre sui rilievi delmassiccio del Gennargentu attorno a quota1000-1200 sono reperibili Phytocoris itali-cus Wagn. (forma endemica del nostroPaese), Lygaeus saxatilis Scop., Syroma-stus rhombeus L., Eurydema ornatum L. eMacroscytus brunneus F.

Nel secondo sottordine troviamo speciea diversa distribuzione tra le quali figuranoentità presenti talvolta anche in aree di pia-nura.

Agli Psillidi, sensu lato, sono ascrittespecie che seguono di norma gli habitatcaratterizzati dalla presenza degli ospitivegetali; da una recentissima nota faunisti-ca ed ecologica sugli elementi sardi (moltidei quali citati per la prima volta) vannoevidenziati i seguenti: Strophingia cine-reae Hodkinson, presente su Erica arbo-rea L. del Monte Limbara, del MonteAlbo, di diverse località del Gennargentu(compresa Punta La Marmora) e delMonte Gonare; Livia mediterranea Logi-nova, reperita su piante arboree (ospitioccasionali) vegetanti sul M. Limbara eM. Gonare; Craspedolepta buigarica Kli-maszewski e C. santo/mae Rapisarda ritro-vate rispettivamente su Achillea e Santoli-na del M. Albo e dei rilievi di Antzo; Dia-phorina continua Loginova legata aThymelaea tartonraira vegetante sulSupramonte di Orgosolo; Livilla magnaHodkinson e Hollis, psillide ritrovato suGenista a etnensis del M. Limbara e L.poggi (Conci e Tamanini) su Genista cor-sica di M. Albo; Arytainilia hakani Logi-nova, su Teline monspessulana del MonteLimbara, Monte Ferru e di Aritzo; Psyllaami (L.) sull’ospite Alnus glutinosa vege-tante sui rilievi di Monte Allasu e Fonni;Cacopsylla ambigua (Foerster), C. brun-neipennis (Edwards), C. puichra (Zetter-stedt) infeudate a spese del

112

Fig. 55. Lepidotteri Ninfalidi dei generi Aglais, Argyn-

nis, Polygonia, Fabriciana, abitanti il Massiccio del Gen-

nargentu. Le piante che offrono nutrimento agli stadi

giovanili appartengono a numerose entità botaniche

diverse dove sono rappresentati soprattutto i generi:

Viola, Urtica, Plantago, Centaurea, ecc.

§genere Salix sui rilievi di Fonni e M. Albo;altre cinque specie dello stesso genereCacopsylia (e precisamente: crataegi(Schrank), melanoneura (Foerster), notata(Flor), peregrina (Foerster) e pyri (L.)sono state ritrovate su rosacee (Crataeguse Pyrus) in diverse località (M. Limbara,M. Goflare, M. Albo, Alto Flumendosa,M. Ferru, Lago Gusana).

Altri Psillidi inclusi in passato nella sot-tofamiglia Triozidae, specificamente lega-ti alle piante ospiti, sono tre specie di Trio-za (ga/u Foerster, ilicina (De StefaniPerez), urticae (L.)) reperite in parte tantosui rilievi di Monte Ferru, Monte Linas,M. Albo, che in quelli di Fonni. Altre duespecie nuove per l’isola rinvenute sul M.Albo, ma ritrovate anche a quote inferiori,sono: Bactericera crithmi (Loew) e B.

salicivora (Reuter) legate rispettivamentea piante del gen. Crithmum e Sa/ix ePhylloplecta trisignata (Loew) reperibilesu Rubus.

Le specie di Afididi che si riscontranonei rilievi esaminati appaiono frequente-mente legate a piante erbacee e arboree(particolarmente del genere Quercus eCastanea) che si spingono sino alle quotemeno elevate dell’altimetria presa in con-siderazione.

Alle Querce risultano infeudati elemen-ti come: The/axes suberi (Del Guercio),Hoplochaetaphis parvula Hille Ris Lam-bers, Tuberculatus egg/en (Börner) presen-ti assieme a Periph il/us acericola (Walker)(frequente su Acer pseudoplatanus) sulMonte Gonare; Myzocallis castanicolaBaker (specificamente vincolato al Casta-gno), Myzocallis cony/i (Goeze) e Corylo-hium a ellanae Schrank (legati al Noccio-lo), A phis clinopodii Passerini, A. ruborum(Börner), A. teucnii (Börner), Coloradoa achilleae Hille Ris Lambers, Macrosiphonella tapuskae Hottes e Frison (tutte repe-ribili su piante erbacee quasi sempre ri-

113

Fig. 56. In alto: Adulto di Papilio hospiton, lepidottero

Papilionide endemico vivente allo stadio larvale su Feru-

la communis, omhrellfrra diffusa in molte località dell’i-

sola (sopra); Adulto di Trogus violaceus, imenottero

parassita dei bruchi di P. hospiton (al centro).

In basso: esuvie crisalidali, dopo lo sftvfallamento del

Papilio (a sinistra) o dopo la fuoriuscita del Trogus

(sotto).

chiamate dal loro nome specifico) apparte-nenti alla fauna di Aritzo; ed infine Myzu-cerasi Fabricius reperibile a Desulo suCiliegio.

Tricotteri. Sono insetti terrestri allo sta-

dio adulto e quasi sempre acquatici inquelli preimmaginali, tipicamente alati, dipiccole e medie dimensioni, ornati di colo-ri in genere poco vivaci.

Gli stadi giovanili possono abitare lesorgenti, vivere nelle acque torrentizie osemplicemente sulle pareti rocciose coper-te da un velo d’acqua; le larve infatti pre-sentano un regime dietetico assai vario emolto spesso risultano caratteristicamenteinvaginate in ricoveri costituiti comune-mente di seta o di materiali di varia origi-ne.

Le aree sarde di quota in cui appareparticolarmente rappresentato quest’Ordi-ne sono quelle del sistema idrografico delM. Limbara. In esso primeggiano pernumero di esemplari le specie seguenti:Hydropsyche sattieri Tobias, H. doehieriTobias, Leptodrusus hudtzi Ulmer,Mesophylax sardous Moretti.

Delle montagne di Bono sono da ricor-dare Wormaldia variegata Mosely, Poli-centropus divergens Mosely, Silonellaaurata Hagen; mentre nell’area del Gen-nargentu sono reperibili: Allo gamus illie-sorum Bots. (le già citate Hydropsyche sat-tieri e doehieri, Silonella aurata, Wormal-dia variegata, Leptodrusus hudtzi, Poli-centropus divergens), Crunoecia irroratasarda Melicky, le molto frequentiMesophylax aspersus Ramb., Agapetuscyrnensis Mosely, Sericostoma maclachia-nianum Costa, Tinodes a garicinusMosely, T. maclachlani Kimmins, Microp-terna sequax Mcl., Stenophylax crossotusMcl., nonchè Silo mediterraneus Mcl.,Thremma sardoum Costa, Plectrocnemiageniculata corsicaria Mosely, Mystacidesazurea L., Halesus nurag Malicky, Ste-nophylax permistus Mcl., Limnephilus vit-tatus Fabr., Micropterna fissa Mcl., e tan-tissime altre.

Tra le specie endemiche (rappresentan-ti il 50% di tutto il complesso dellatricotterofauna sarda) la più diffusa risultaAgapetus cyrnensis Mosely, unica compo-nente del genere reperita in Sardegna, rin-tracciabile in prossimità delle sorgenti e

114

lungo i numerosi piccoli fiumiciattolicaratteristici dell’isola; seguono S. macla-chianianum (ritrovato occasionalmenteanche in grotta), S. aurata, H. sattieri e H.doehieri.

Nel complesso gli endemiti su citatiesprimono geonemia per lo più sardocorsacome tutte le specie del gen. Wormaldia(con forme vicarianti in Spagna e Francia)e come qualche Si/one/la. Sono molto rap-presentate anche le specie esclusive dell’i-sola (con S. maclachianianum molto affi-ne a S. clypeaturn Hagen della vicina Cor-sica) e quelle a geonemia tirrenica (es. H.doehieri).

Lepidotteri. Gli appartenenti a questonotissimo Ordine sono tipicamente alati, divarie dimensioni, con svariatissime livreedi colori spesso assai variegati e splenden-ti. Le larve, comunemente indicate con iltermine di “bruchi”, sono in grandissimamaggioranza fitofaghe, ma non poche sinutrono di sostanze conservate o lavoratedall’uomo.

Tali insetti manifestano, com’è noto,stretti vincoli con l’ospite vegetale epertanto anche i componenti sardi di que-sto raggruppamento seguono il destino flo-ristico legato a sua volta sia alle vicendebiogeografiche che climatiche del nostroterritorio.

Il panorama vegetazionale a livello dei

rilievi che intendiamo osservare non èmolto diversificato; superate le quote dovevegetano le Querce ed il Castagno trovia-mo associazioni in cui predominano pian-te arbustive ma soprattutto erbacee, e lespecie di farfalle che vi si trovano sonoquelle tipiche ditali ambienti.

Come è facilmente intuibile sonorappresentati numerosi raggruppamentisistematici sia a costumi diurni che nottur-ni, dove prevalgono, per ricchezza di spe-cie, gli appartenenti alle famiglie dei Pyra-lidae, Geornetridae, Noctuidae, Arctiidae,Notodontidae, Sphingidae, Satyridae, ecc.

La componente maggiore dei relativa-mente pochi Ropaloceri riscontrati è costi-tuita da specie a diffusione meridionalecon alcuni esempi subtropicali; citiamosolo alcuni casi: Hipparchia neornirisGodt. (satiride reperibile dalla fine diluglio sulle pendici del M. Gennargentu enei rilievi di Antzo sino ai 1600 m), Hip-parchia sernele aristaeus Bonelli (fre-quente dalla fine di luglio a quella di ago-sto sui crinali di Bruncu Spina e Punta LaMarmora, nonchè a Su Pranu Aritzo),Coenonynpha corinna Hb. (altro satiriderinvenibile tra quota 800 e 1500 e partico-larmente a Su Pranu, Aritzo, Desulo). Ana-loga diffusione presentano il GeometrideCataclysrne dissirnilata Rbr. (M. Gennar-gentu) e i due nottuidi Tathorrhynchus

115

Fig. 57. Coleotteri Carabidi

reperibili a diversa altimetria:

Zabrus ignavus (rilievi di

Urzulei); Percus strictus (M.

Limbara).

exsiccata Lederer (M. Limbara) e Arna-thes kermesina Mab. (M. Gennargentu).

Le forme più strettamente endemiche simostrano come al solito il gruppo più inte-ressante con elementi molto antichi comeil Papi/io hospiton Genè, papilionide lega-to alla Ferula communis e presente indiversissime località dell’isola e non solodi montagna; Fabriciana elisa Godt., nin-falide affine a specie nord-africane edimparentata con forme asiatiche, abitantecon la ssp. cyrene Bon. il massiccio delGennargentu tra i 1000 ed i 1800 m;Maniola nurag GhiL, satiride ad ampiadiffusione (specialmente nella macchia aCistus) in quote poste tra i 600 ed i 1300m; Celama kruegeri Trt., rarissima speciedi nolide descritta da materiale provenien-te dal Bosco dei Sette Fratelli e molto loca-lizzata nelle aree ad Erica del Gennargen-tu; Lymantria kruegeri Trti., limantride, avolo autunnale, presente sempre sul Gen-nargentu; Rhegmatophila ricchelloi Har-tig, notodontide, ritrovato recentementenell’area di Aritzo e del M. Limbara;Santolinophaga (=Zygaena) corsica B.,zigenide presente anch’esso sui monti delGennargentu; Eugraphe (Rhyacia) jordaniTrti., e Luperina kruegeri Trti., nottuidiritrovati rispettivamente sui rilievi di Arit-zo e nelle vicinanze di Bruncu Spina.Molte specie, infine, si riscontrano tra i

geometridi abitanti località poste in tutto ilmassiccio del Gennargentu (Euchioris sar-dinica Schaw., Ortholitha obvallariaMab., O. proximaria Rmb.), Compsopterajourdanaria Vill., C. opacaria Hbn., Con-tinia tibiaria Ramb.,

Chemerina caligenearia Rbr.) o sulmonte Limbara (Eupithecia sardoa Diet-ze) o sui Monti dei Sette Fratelli (Epirrhoetimozzana Const., Tephnina assimilariaRbr.).

Tra i Ropaloceri (non molto rappresen-tati in Sardegna) merita includere inoltreun licenide il cui complesso è noto pervivere a quote oltre i 1700 m; si tratta diLysandra coridon ssp. gennargenti, cattu-rata nella Barbagia di Seulo, entità cheamplia la geonemia del complesso coridon.

Tra i Coleoforidi si possono ricordareinfine due specie nuove descritte recente-mente che vengono ad accrescere la faunalepidotterica dei nostri rilievi più alti. Sitratta di Coleophora sardocorsa (ritrovatanei pressi del Passo Tascus) vivente daminatrice fogliare a spese di Genista corsi-ca e di Genista aspalathoides e di C. sar-diniae (ritrovata a Bruncu Spina) vivente aspese dei semi della prima delle due speciedi Genista citate.

Ditteri. Sono insetti terrestri o idrofili,

116

Fig. 58. Coleotteri Carabidi

reperibili in località a diversa

altimetria: Nebria genei (M.

Arquerì); Cicindela campe-

stris corsicana (M. Limbara).

Fig. 59. Coleottero Meloide: Mylabris variabilis.

Specie introdotta in Sardegna circa 50 anni or sono allo

scopo di contenere le popolazioni di Dociostaurus

maroccanus, ortottero celi/ero responsabile di imponenti

periodiche infestazioni.

spesso acquaioli o acquatici negli stadipreimmaginali, di piccole o medie dimen-sioni, solo eccezionalmente privi di ali allostadio di adulto. Si alimentano a spese disvariatissime sostanze ed annoverano tra iloro componenti moltissime forme endo-parassite sia di Vertebrati che di Inverte-brati.

Il gran numero di specie che componel’Ordine non ci consente di occuparcene inmaniera adeguata soprattutto in rapportoall’importante posizione assunta dal grup-po sotto il profilo zoogeografico: ci limi-tiamo pertanto a riferire solo su alcunirappresentanti, la cui rilevanza investeanche l’aspetto sanitario.

Tra i Nematoceri Psicodidi vanno ricor-date Panimerus wagneri Salamanna (delGennargentu), Philosepedon sandalioticusSalamanna che dall’Oristanese edall’Ogliastra può spingersi sino ad Orgo-solo e M. Albo dove è reperibile ancheMormia ichnusae Salamanna, nonchè Ber-deniella sardoa Salamanna e B. zoiai Sala-manna, (sempre sul Gennargentu e M.Albo) e Saraiella gennargentui Salamanna

(di Bruncu Spina).Tra la fauna ditterologica scoperta più

di recente vanno annoverate quelle speciea regime dietetico coprofago presentisoprattutto sul Monte Limbara ed in alcu-ne aree del Gennargentu (1400 m) comeSepsis fulgens Meigen, Sphaerocera curvi-pes Latreille, Copromyza equina Fallén,Lotoph i/a atra (Meigen); altre prettamen-te fitosaprofaghe come Limosina silvatica(Meigen) o frequentatrici di habitat subter-ranei come Punticorpus lusitaniens(Richards), o legate ad altri ambienti,come Spelobia baezi (L.Papp), Spelobiaclunipes (Meigen), S. ibrida Rohàcek, S.simplicipes (Duda), S. vi//osa (Duda), Pul-limosina heteroneura (Holiday), Leptoce-ra fontinalis (Fallén), Limnellia quadrata(Fallén).

Coleotteri. Appartengono a quest’Ordi-ne insetti terrestri, acquaioli o acquatici,tipicamente provvisti di ali (talvolta assen-ti o ridotte) di variabilissime dimensioni eforme, con colorazioni spesso scure eduniformi, ma talvolta vivacissime e splen-denti. Occupano tutti gli ambienti edhanno un regime dietetico basato su ognisorta di sostanza sia animale che vegetale.

Passando brevemente in rassegna igruppi principali si può avere nozioneabbastanza precisa della larga rappresenta-tività offerta da questo gruppo di artropodie della loro importanza biogeografica. Inessi si evidenziano diversi casi di anticapenetrazione e di differenziazioni localidovute al lungo isolamento geografico.

Carabidi. Tra le numerose specieappartenenti a questa famiglia possiamodistinguere entità strettamente legate almassiccio del Gennargentu (M. Spada),appartenenti ad associazioni ripicole pre-senti nei greti oppure in ambienti forte-mente umidi come la rarissima endemicaAge/aea fu/va Gené, i Bembidion laferteiDuval, B. decorum caraffai Dev., B. geneiKürst, Anchus ruficornis (Goeze), Leistussardous Baudi, L.fu/vibarbis Dej. (=

117

danie/i Reitt.), Nebria genei Gené, Olysharpaloides Serv. Altre specie non soloreperibili sui rilievi del Gennargentu, main altre località di montagna (ma anche dipiano), sono rappresentate da Nebria geneiGené (M. Arquerì, M. Limbara), Notio-phi/us rufipes Curt. (Orgosolo, Aritzo), N.higuttatus F. (M. Arquer’i), (frequentianche in lettiera di foresta) come Trechusquadristriatus Sch., Asaphidion rossiiSchaum, A. stierlini Heyd., Bernbidionhipunctatum pyritosum Rossi (M. Ar-querì), Chlaenius vestitus Payk.

Altri Carabidi facenti parte di associa-zioni presenti in prato-pascoli del Gennar-gentu (ed in altri luoghi posti a quote ancorpiù basse) sono: Harpalus honestus Dft.,H. attenuatus Steph. (M. Arquerì, Campe-da), Anisodactylus hinotatus F. (M. Lim-bara, Antzo), Amara nitida Sturm e A. luci-da Dft. (di Aritzo), Zabrus ignavus Csiki(dei rilievi di Urzulei), Calathus solieriBassi (Aritzo), Cymindis marmorai Gené(M. Limbara, M. Arquerì, Monti dei SetteFratelli), Percus strictus Dej. nella suaforma tipica e P. grandicollis Serv. (M.Limbara).

Tra i Coleotteri Adefagi non mancanoinfine componenti di altre famiglie in veri-tà non molto rappresentate, ma sempre digrande interesse, come ad es.: Cicindelacampestris corsicana Roeshk. (Cicindeli-de); Meladema coriacea Cast, Agabus

bipustulatus L., A. chalconotus Panz. eAulonogyrus urinator Ill., Ditiscidi rin-tracciabili (come la Cicindela) tanto sulGennargentu che sul Monte Limbara.

Meloidi. Come è risaputo anche dai gio-vanissimi raccoglitori di insetti, i Meloidi,assai caratteristici per il lorocomportamento morfologico che esprimelivree dai colori spesso brillanti, si evolvo-no di norma a spese di Imenotteri Apoideie Ortotteri Celiferi. Insetti, non buonivolatori ed in qualche caso atteri, possonosopperire a questa incapacità di facile spo-stamento, facendosi spesso trasportarepassivamente nei nidi destinati ad ospitarei loro stadi preimmaginali.

L’analisi zoogeografica di questo grup-po ci dice che il popolamento ditali insettiin Sardegna risulta in genere molto pove-ro, privo di endemismi (come al solitoindicatori di un isolamento faunistico anti-co) e quindi più dipendente da migrazionipassive di specie per lo più di climi abba-stanza aridi.

Tra le entità più comuni presenti nei no-stri rilievi vanno annoverate quattro speciedi Meloe e precisamente M. ganglbaueriApfelb., M. proscarahaeus L., M.brevicollis Panz. e M. murinus Brande leprime due reperibili a Su Pranu (Aritzo), laterza a Passo Correboi e la quarta sul M.Limbara.

118

Fig. 60. Coleottori Tenebrioni-

di: Asida sardoa e A. corsica

(Supramonte di Orgosolo).

Fig. 61. Coleotteri Scarabeidi presenti dal M. Limbara

al Gennargentu: Geotrupes spiniger, G. intermedius,

Scarabeus thyphon. (Da sinistra a destra)

Un accenno particolare merita il casodel genere Mylabris, presente in Corsicacon la specie geminata (Fabricius), intro-dotto in Sardegna circa 50 anni or sonocon la specie variahilis (Pallas) allo scopodi lottare biologicamente contro le caval-lette. Precisamente nel 1946, in occasionedi una delle periodiche infestazioni acridi-che che colpirono la regione, furono distri-buiti nell’isola poco più di 20 mila esem-plari della specie citata, con l’accortezza diinteressare principalmente le aree delle treprovincie (di allora) più soggette ad attac-chi acridici, tutte a quote altimetriche in-feriori agli 800 m. Un esame recente sulladistribuzione odierna della specie (tra l’al-tro perfettamente acclimatata) svela unnotevole ampliamento dell’area inizialecon una affermata colonizzazione di tutti irilievi montani compresi quelli del Gen-nargentu (Desulo, Tonara, Fonni, i Passi diCorreboi, Tascusì, Genna Silana, ecc.) e,naturalmente, di altre località di piano.

Tenebrionidi. I reperti riguardanti que-sta famiglia si riferiscono, salvo qualcheeccezione, a numerosi endemismi raccoltisul massiccio del Gennargentu e sulSupramonte di Orgosolo. Tra le entità più

frequenti si possono citare le quattro spe-cie di Asida (corsica Cast., glacialis Gené,barbaricina Leoni, sardoa Leoni) e le duespecie di Piinelia (subalpina e payrau-deaui Dev.).

Tra le altre specie altrettanto studiatevanno citate Nephodinus metallescens(Küst.), presente nel gruppo montano delGennargentu e sui Sette Fratelli, endemicasardocorsa a costumi diurni, per lo più cor-ticicola e floricola; Allardius sardiniensis(Allard) altro elemento endemico presentenei monti dei Sette Fratelli; Probaticuseheninus (Villa) diffuso un po’ in tutta l’i-sola, raro nei rilievi di Urzulei, Sette Fra-telli dove è possibile reperirlo tra gli arbu-sti della macchia mediterranea; Nalassusdryadophilus (Mulsant) presente sulMonte Limbara ed altre località a quoteinferiori, prevalentemente corticicolo;Nalassus genei (Gené) è, anch’essa, specieendemica sardo-corsa ad areale più ampio,reperibile tanto nei rilievi del Gennargentuche più a sud (Sette Fratelli), tra quotecomprese dai 400 fino ai 1500 m e preva-lentemente corticicola a spese dei generiQuercus ed Eucalyptus.

Crisomelidi. Quanto si conosce su que-sta famiglia è riferito per lo più ad elemen-ti di bassa quota che talvolta, occasional-mente, possono spingersi anche sulle mon-tagne. I Crisomelidi sardi mancano infatti

119

Fig. 62. Coleotteri Scarabeidi presenti dal M. Limbara

al Gennargentu: Anoxia matutinalis, Rhizotrogus bellie-

ri, Elaphocera erichsoni. (Da sinistra a destra)

di una componente orofila ed è sintomati-ca, a questo riguardo, l’assenza del gen.Orcina.

Oltre i 1000 metri risulta presente solouna forma nana di Timarcha sardoa Villaalla quale peraltro non è stato attribuitovalore subspecifico.

Tra le specie esclusive sarde reperibili,come si è detto, anche a quote inferiori,merita ricordare alcuni componenti il gen.Cryptocephalus (cognatus Costa, lostianusBurlini, ainicola Costa, equiseti Costa)nonchè Aphthona sardoa All.

Curculionidi. Tra i ColeotteriCurculionidi che abitano non solo le quotepiu alte distinguiamo quattro specie del M.Limbara (Larinus vittatus Fabr., Pissodesnotatus Fabr., Magdalis rufa Germ. eApion pomonae Fabr.) e due specie (Pseu-docleonus cinereus Schrnk. e Apion curtu-lum Desbr.) ritrovate rispettivamente aPasso Tascusì (alle spalle di Desulo) ed aSu PranuSa Casa (tra Aritzo e Laconi).

Scarabeidi. Nonostante le ampie eapprofondite conoscenze che ditali Coleot-teri si hanno per la fauna d’Italia nel suocomplesso, la mancanza di cataloghi

aggiornati, relativamente alla nostra Isola,rende problematico un lavoro d’insieme cheporti a conclusioni certe relativamente altipo di popolamento ed alla sua origine.

Dalle numerose raccolte eseguite intempi diversi sui rilievi del M. Limbara, delSupramonte e del Gennargentu emergononumerose specie presenti, naturalmente,anche a quote più basse, come ad es.: Apho-dius nitidulus Fabr., Geotrupes spinigerMarsh., Scaraheus thyphon Fisch., Coprishispanus L., Rhizotrogus bellieri Reiche,Elaphocera erichsoni Duv., Anoxia matuti-nalis Cast., Geotrupes intermedius Costa.

Facendo riferimento ai dati più recenti ecertamente più completi dal punto di vistabio-ecologico richiamiamo l’attenzione sualcuni interessanti endemismi della fasciamontana: Amphimallon montanus Stras-sen, Thorectes geminatus Gené, T. inter-medius Costa ed Aphodiusfranzinii Pittino(a distribuzione molto ristretta) noto per lacatena del Marghine, del Goceano, e delGennargentu, dove si può raccogliere inautunno in escrementi ovini e bovini ed inpiccole radure in foresta di Quercus pube-scens e Q. ilex.

Tra le specie floricole, soggette talvoltaa rilevanti fluttuazioni della popolazione,va ricordata Rhizotrogus fossulatus Mul-sant, molto rara e localizzata nel Gennar-gentu tra i 15001800 m.

120

Tra i Coleotteri Polifagi vanno inclusi,infine, i comunissimi Stafilinidi Staphyli-nus olens Mull., S. sericeus Motsch. eQuedius fuliginosus Gravh. (del M. Lim-bara) e A chenium basale Er. di Su Pranu;e diverse specie di Isteridi del gen. Histermolto rappresentato sulle pendici di SuPranu (Aritzo).

Imenotteri. Gli appartenenti a questoimportantissimo Ordine sono, di solito, dipiccole o piccolissime dimensioni, ma nonmancano però specie di vistosa grandezza;le livree hanno colori assai diversi e talvol-ta molto appariscenti, più o meno metalli-ci; gli adulti si nutrono comunemente diliquidi zuccherini, di polline, di secreti oescreti di altri insetti: i giovani sono fitofa-gi o zoofagi e possono cibarsi stando all’e-sterno o all’interno dell’alimento ospite.Molte specie hanno costumi solitari, ma

parecchie altre sono organizzate in societàche in qualche caso possono acquistarealtissimi gradi di organizzazione comeavviene negli Apidi.

L’enorme estensione dell’Ordinecontrasta con la limitata disponibilità didati e la mancanza di lavori di sintesi ese-guiti su entità provenienti dalle aree dinostro interesse. Eppure il materiale nonmanca. Basta talvolta attraversare un pratodi montagna per scoprire fra le migliaia diinsetti in attività molti componenti del-l’Ordine in esame che frequentano levariopinte fioriture. Sono spesso apparte-nenti agli apidi selvatici che in virtù di unaloro maggiore resistenza alle basse tempe-rature sembrano sostituire le più comuniapi di allevamento frequentissime nelpiano.

A tali pronubi merita portare attenzione,perchè ad essi, straordinari impollinatori,

121

Fig. 63. Imenotteri mutillidi:

maschio e femmina di Smi-

cromyrme viduata noto paras-

sita di altri insetti (a sinistra).

Bombus ruderatus sardiniensis

(in alto a destra) e Xylocopa

violacea (in basso a destra)

frequenti sui pascoli del Gen-

nargentu.

dobbiamo la sopravvivenza di centinaia dispecie vegetali spontanee attualmente esi-stenti nella nostra regione.

L’attività “di casa” di questi importantielementi di conservazione ambientale sisvolge, com’è noto, in nidi aperti in picco-le cavità in cui trovano asilo, a partire dallaprimavera, tutti i componenti della società.

Tra le specie presenti sui pascoli delGennargentu è facile reperire tanto lacomunissima Xylocopa violacea L. che ilcaratteristico Bombus ruderatus sardinien-sis Tourn.

A fianco delle specie utili, in quanto im-pollinatori, vanno ricordate quelle,innumerevoli, meno appariscenti, maimportantissime per il ruolo di equilibrioesercitato a favore della stabilità dell’eco-sistema: Calcidoidei, Braconidi, Icneumo-nidi, Muti/lidi, Formicidi, ecc. ecc., fre-quentissimi in tutti gli ambienti e viventi aspese di altri insetti talvolta nocivi all’uo-mo direttamente ed indirettamente.

Solo a titolo di esempio desideriamocitare i generi Rhogas e Blacus (tra iBraconidi); Ge/is, Banchus, Enicospilus,Ophion, Parapheltes, Netelia, Bessobates(tra gli Icneumonidi); Romisia, Sigilla,Smicromyrme, Myrmi//a (tra i Muti/lidi);Camponotus, Formica, Lasius, Sphaeno-gaster, Messor, Pheido/e, Crematogaster(tra i Formicidi); Sce/iphron (tra gli Sfeci-di).

3.2. Gli insetti delle caverne

Le prime notizie sulle ricerchebiospeleologiche in Sardegna risalgono aiprimissimi anni di questo secolo ad operadi un entomologo (Raffaele Gestro) alquale si deve, tra l’altro, la scoperta delprimo Coleottero cavernicolo raccolto inuna grotta delle montagne di Ulassai.

D’allora molti anni sono passati enumerose esplorazioni, raccolte e ricerchesi sono susseguite con l’acquisizione diinteressantissimi reperti e la conclusionedi moltissimi studi.

L’ambiente cavernicolo rappresenta,com’è noto, lo spazio conservativo dimaggior rilievo ed ha in Sardegna in quasitutte le zone calcaree delle parti più eleva-te, segnate da imponenti fenomeni carsici,la fortuna di ospitare specie di grandesignificato biogeografico, testimonianzeantiche delle lontane origini della nostraregione.

Tra la fauna presente, spesso localizza-ta in aree particolarmente ristrette, talvoltaipogee, gli insetti costituiscono il nucleopiù nutrito con rappresentanze sistemati-che comprese in vari Ordini: Col/emboli,Dip/un, Tisanuri, Ortotteri, Tricotteri,Coleotteri, Imenotteri, ecc.

Tra i Coleotteri sono ben rappresentatele famiglie dei Carabidi, Stafilinidi, Cato-pidi ed Isteridi. Partendo dai rilievi posti asettentrione ed andando verso il sud,annoveriamo, nell’ambito del primo grup-po, quattro specie del Monte Albo: Rheg-matohius agostini Jeannel, Rhegmatobiusstnictus Baudi, Duvalius sardous Dodero,Typhloreicheia denticu/ata Holdh. (reperi-bile anche sull’altopiano di Campeda) eActenipus carinatus (Chaudoir).

Procedendo lungo il massiccio delSupramonte ed i rilievi del Gennargentutroviamo sempre tra i Carabidi anche altreentità come: Typhloreicheia sardoa Baudi(presente anche nell’area di Ozieri), T.montico/a Holdh., T. elegans Dod. (M.Arquerì), ed il Trechino Sardaphaenopssupramontanus Cerruti e Henrot (reperitodi recente anche a quote inferiori). Tra iCatopidi si ricorda Patrizie/la sardoaJeannel, Speonomus diabo/icus Jeannel, leOvobathysciola majori Reitter e O. gestroiFairmaire, e tra gli Isteridi: Sardu/usspe/aeus Patrizi.

3.3. Gli insetti di interesse fitopatologico

L’argomento riguardante la faunaentomologica nociva alla copertura vege-tale merita di essere trattato brevemente aparte, per due ordini di motivi: innanzitut-

122

Fig. 64. Fauna cavernicola. Actenipus carinatus, Patri-

ziella sardoa, Sardaphaenops supramontanus (da sinistra

a destra).

to perchè la protezione delle colture (non-chè di certe formazioni forestali allo statonaturale) può aprire problemi di inquina-mento ambientale specialmente quando lemetodologie ed i mezzi impiegati nonrispondono a criteri di razionalità; in se-condo luogo perché la composizionefaunistica montana relativamente a speciefitofaghe nocive può subire un cambia-mento più o meno marcato a seguito diintroduzioni di ospiti vegetali non autocto-ni o diversi da quelli preesistenti, aprendoanaloghe problematiche.

Nel primo caso, tenuto conto delleparticolari condizioni ambientali, le strate-gie di intervento saranno indirizzate a pre-venire le pullulazioni, limitando gli inter-venti solamente in quelle aree in cui i fito-fagi, sfuggendo al controllo dei nemicinaturali, possono aprire focolai di attaccocapaci in seguito di causare pesanti infe-stazioni.

Nel secondo caso va posta molta atten-zione nella scelta di nuove essenze la cuiintroduzione deve essere preceduta da unesame generale dell’ecosistema e dellebiocenosi esistenti e da una valutazionepreventiva del costo ambientale dell’ini-ziativa intrapresa o, meglio, da intrapren-

dere. Non è da escludere infatti che lafisionomia faunistica di certe aree, comead es. quelle del Ciliegio e del Castagnoassociata a quella arbustiva di complemen-to, possa modificarsi nel corso di un even-tuale rinnovamento della frutticolturamontana, con la sostituzione di varietà giàcoltivate, modificando le tecniche di alle-vamento delle piante o, come si dicevaprima, con l’introduzione di specie frutti-fere diverse. L’utilizzazione economica dicerte specie potrebbe, infatti, indurrel’operatore ad interventi fitosanitari che,non eseguiti con criteri adeguati, potrebbe-ro alterare quanto consolidato nel tempo.

Tra la fauna di interesse fitosanitario ènecessario porre in evidenza quella dei Le-pidotteri che racchiude in se un gruppo dispecie nocive alle quali vanno addebitatinotevoli danni alle colture, sia agrarie cheforestali, specialmente nel corso degli annidi intense pullulazioni.

Per citare solo i casi più importanti possiamo riferirci ai Piralidi: Palpita uniona-lis Hb., Nomophila noctuella D. et S.,Margaritia sticticalis (L.); al Galleride:Galleria mellonella (L.) (di interesse api-stico); al Notodontide: Phalera bucephala(L.); all ‘Arctide: Phragmatobia fuliginosa(L.); ai Limantridi: Lymantria dispar L. edEuproctis chrysorrhoea (L.) periodica-mente nocivi alle formazioni forestali ed

123

alla macchia; ai numerosi nottuidi (deigeneri Euxoa, Agrotis, Scotia, Trigono-phora, Laphygma, Gortyna, Sesamia,Heliothis, Autographa); al Tortricide: Tor-trix viridana L., saltuariamente dannosaalle Querce; ai Cossidi: Zeuzera pyrina eCossus cossus.

Un caso a parte è rappresentato dal Not-tuide Panolis flammea Den. et Schiff. notodelle Alpi e dell’Appennino settentrionaleritrovato sul M. Limbara ed a Su pranu (A-ritzo) e probabilmente introdotto passiva-mente nell’isola in tempi recenti.

4. Conclusioni

Da quanto è stato esposto relativamentealla fauna in quota, parzialmente esaurien-te per la difficoltà di riunire organicamen-te la miriade di riferimenti purtroppomolto frammentari, ed a causa dei nume-rossisimi reperti ancora non adeguatamen-te ordinati, si può trarre sinteticamente unrichiamo accettabile delle ricerche chehanno accompagnato l’insediamento e lacolonizzazione delle aree più elevate dellanostra isola.

Senza entrare in dettagli si può dire in-nanzitutto che nell’isola, come del restonella vicina Corsica, mancano elementi delquaternario che figurano invece numerosinella nostra penisola.

Una piccola parte della fauna è rappre-sentata da forme ad ampia diffusione condiversi esempi tra gli Ortotteri, ColeotteriCarabidi ed altri gruppi meno importanti.

Aspetti forse più significativi vengonoforniti da quelle specie circoscritte ai rilie-vi del Gennargentu o a quelli posti più asud, legate a faune di provenienza euroasiatica o euro sibirica. Appartengono aquesta categoria molti Coleotteri Carabidi,diversi Ortotteri, qualche Crisomelide edun solo Emittero.

Molte altre forme di provenienzacentroasiatica si trovano fra i Carabidi, iFormicidi, gli Ortotteri e gli Odonati.

Altro gruppo molto importante è

rappresentato da quelle entità di più anticoinsediamento, di tipo paleoeuropeo, chehanno in diversi ordini e particolarmentenegli Ortotteri, nei Coleotteri (Carabidi),nei Ditteri gli elementi più significativi.

Merita ricordare inoltre quelle specieaffini alla fauna africana e da questa diffe-renziatasi in tempi più recenti; si tratta inverità di poche specie di Odonati, di Ortot-teri e di qualche altro ordine a testimonian-za che l’eredità faunistica africana si ènotevolmente rarefatta nel corso dellevicissitudini geologiche successivelasciandoci solo qualche esemplare.

In sintesi si può affermare che ilpopolamento entomologico dell’area mon-tana appare, com’era prevedibile, assairicco e caratterizzato soprattutto da nonpochi endemismi dove spiccano con gran-de interesse quelli cavemicoli.

L’entomofauna sarda in generale e so-prattutto le specie esclusive con le loro sin-golarità e rarità rappresentano elementi digrande richiamo strettamente legati allaricchezza ed alla bellezza del territorio.

Non dobbiamo dimenticare che gliinsetti, “come numero di specie, come plu-ralità di forme viventi differenziate, comepresenza nelle più disparate nicchie ecolo-giche, come anelli di quasi tutte le catenealimentari, come consumatori primari esecondari, come esseri duttili e nello stes-so tempo altamente specializzati, rappre-sentano una parte fondamentale ed insosti-tuibile nella biosfera”.

Lo studio e la conoscenza del valore ditale patrimonio deve contribuire indiretta-mente ad evitare mutamenti che in unsimile habitat potrebbero arrecare conse-guenze negative irreversibili.

Una politica tesa ad evidenziare i“biotopi meritevoli di conservazione” ed apromuovere la creazione di riserve natura-li anche sotterranee, laddove possibile,concorrerebbe certamente ad evitarecompromissioni dell’ambiente.

Per quanto riguarda il massiccio delGennargentu che, come si è visto, ospitagran parte della fauna di maggiore interes-

124

se, tutto potrebbe essere favorito con l’isti-tuzione del tanto discusso Parco. La solu-zione sarà certamente più vicina se tutte leparti, direttamente e indirettamente inte-ressate, concorreranno alla discussione

attraverso una vasta azione di informazio-ne e sensibilizzazione alla quale dovrannoe sapranno rispondere positivamentesoprattutto le giovani leve.

125

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

BACCETrI B., 1964 Considerazioni sulla costituzione e

l’origine della fauna di Sardegna. Arch. Bot. Biogeogr.

Ital., IV, (5), 9: 2995.

BACCETTI B., 1964 Notulae Orthopterologicae. XVIII.

Osservazioni sugli Ortotteri del Gennargentu. Atti Acc.

Naz. Ital. Entomol., Rend., XI: 262-271.

BARBAGALLO S., 1984/85 Annotazioni faunistiche edecologiche sugli afidi della Sardegna (Homoptera Aphi-doidea). Frust. Entom., XXXXI: 421-472.

BELFIORE G., CAINO E., 1988 Il popolamento diEfemerotten della Sardegna. Boll. Soc. Ent. Ital., Geno-va, 20 (2): 75-83.

BOLOGNA M.A., 1980 Analisi zoogeografica dei Melo

idae della Sardegna (Coleoptera). Lay. Soc. Ital. Bioge

ogr. (n.s.), VIII: 661-674.

BUCCIARELLI 1., GALLETFI P.A., PAVESI M., 1980Attuali conoscenze sul popolamento odonatologico dellaSardegna. Lay. Soc. Ital. Biogeogr. (n.s.), VIII: 468-544.

CARPANETO G.M., 1980 I Coleotteri Scaraheoidei en

demici del complesso sardocorso. Lay. Soc. ital. Bioge

ogr., VIII, (n.s.): 675-690.

CASALE A., GIAcHINO P.M., 1988 Note suSardaphaenops supramontanus Cerruti e Henrot, 1956(Col. Carahidae) e descrizione di S. supramontanus gra-fittii n. subsp. Boll. Mus. Reg. Sc. Nat., Torino, 6, (2):585-601.

CONSIGLIO C., 1957 Contributo alla conoscenza deiPIecotteri di Sardegna. Mem. Soc. Ent. It., XXXVI: 3144.

CONSIGLIO C., 1963 Plecotteri delle Isole delMediterraneo. Monit. Zoo!. Ital., LXXLXXI: 147158.

CONSIGLIO C., 1975 Second contribution to theknowledge of Sardinian Plecoptera. Frag. Entom., XI, 1:83102.

CROVETTI A., 1967 L’acclimatazione della Zonabris

variabilis Pall. (Coleoptera Meloidae) in Sardegna 20anni dopo la sua introduzione. Redia: 50,121131.

DALLAI R:, 1980 Interesse biogeografico dei Neanuri-di (Collembola) della Sardegna e delle isole dell’Arcipe-lago Toscano. Lay. Soc. Ital. Biogeogr., (n.s.), VIII: 417-465.

FIORI G., 1960 Alcuni appunti sull’entomofauna ca-vernicola sarda e sui problemi concernenti il popola-mento delle caverne della Sardegna. Atti Acc. Naz. Ital.Entom., VIII: 307316.

FIORI G., 1961 Actenipus Pippiai, nuovo Carabide Sfo

Inno eutroglofilo della Sardegna, ed alcuni appunti cul-l’Actenipus carinatus (Chaudoir) e sulle altre specie delgenere. Studi Sass., Ann. Fac. Agr., sez. III, IX.

FIARTIG F., 1976 Au Mont Gennargentu, en Sardaigne‘I. Linneana Belgica, VI,8: 182188.

FIARTIG F., 1976 Em Nachtfang im Winter am Gennar

qentu (Sardinien), in: Mitt. Entom. Gesellsch., Basel,

26,1: 1419.

LEIGHEB G., 1987 Lysandra coridon ssp. gennargentinova (Lepidoptera, Lycaenidae), nuovo Licenide dellaSardegna. Boll. Mus. Reg. Sci. Nat. Torino, 5(2):447454.

MORETFI G.P., CIANFICCONI F., 1980 Le attualiconoscenze sui tricotteri della Sardegna. Lay. Soc. It.

Biogeogr. (n.s.), VIII: 593639.

MUNARI L., ROHACEK J., 1990 Diptera from northSardinia Sepsidae, Sphaeroceridae, Ephydridae. Soc.Ven. Sc. Nat., 15: 7386.

RAVIZZA C., 1975 Note faunistiche e tassonomiche sui

Plecotteri primaverili della Sardegna. Boll. Soc. Sarda

Sc. Nat., XV: 149159.

PROTA R., 1986 Entomofauna endemica. In: L’ambien-te naturale in Sardegna. Delfino Ed., Sassari: 325336.

PROTA R., LUCIANO P., 1986 L’entomofauna di inte-resse forestale. In: L’ambiente naturale in Sardegna. Del-fino Ed., Sassari: 337348.

RAPISARDA C., 1990 Faunistic and ecological noteson the Psyllids of Sardinia. Mem. Soc. Ent. Ital., 69: 752.

SALAMANNA G.M:, 1980 Le attuali conoscenze sugli

Psycodidae della Sardegna (Diptera Nematocera). Lay.

Soc. Ital. Biogeogr., (n.s.), VIII: 715722.

Suss L., FAVA C., 1983 Rinnovamento della frutticol-tura montana e rischi di introduzione di nuovi fttofgi.Da: Convegno su scelte varietali e rinnovamento dellafrutticoltura montana, pp. 6570.

TASSI F., 1972 Gli insetti nella protezione della natu

ra. Atti IX Congr. Naz. Ital. Ent., Siena, 21-25 giugno,35, 5 tavv..

VIGNA TAGLIANTI A., FRANZINI G., 1976 Osserva-zioni su Agelaea fulva Gené (Coleoptera, Carabidae).Fragm. Ent., XII, (3): 273283.

ZANGHERI 5., 1974 La lepidotterofauna della Sarde-gna. Atti X Congr. Naz. Ital. Ent., Sassari 20-25 maggio,2945.