Allegato A-1-4 - Relazione idraulica - SardegnaAmbiente · interventi di adeguamento funzionale...

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INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’IMPIANTO PER IL TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DI RSU E RSA SITO IN OLBIA LOCALITA’ SPIRITU SANTU

PROGETTO DEFINITIVO

Relazione di compatibilità idraulica

Studio Tecnico Dr. Sandro Sattin, Corso del Popolo, 30, 45100 Rovigo Tel. 0425410404, Telefax 0425417231, e-mail: sandro.sattin @progeam.it

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SSOOMMMMAARRIIOO

1. PREMESSE .............................................................................................................................................. 2

2. RIFERIMENTI NORMATIVI...................................................................................................................... 3

2.1 NORMATIVA NAZIONALE....................................................................................................................... 3 2.2 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE ........................................................................................................... 3 2.3 DIRETTIVA IN MATERIA DI DISCIPLINA DEGLI SCARICHI (DGR 69/25)........................................................ 4 2.4 AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE........................................................................................... 4

3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGRAFICI ............................................................................................. 6

3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE.......................................................................................................... 6 3.2 DESCRIZIONE DELLA RETE IDROGRAFICA ESISTENTE ............................................................................. 6 3.3 SOLUZIONE PROGETTUALE PER LA SEPARAZIONE DELLE ACQUE............................................................. 8 3.4 DETERMINAZIONE DELLE PORTATE....................................................................................................... 9 3.5 CONTROLLO DELLE ACQUE ................................................................................................................ 12

4. MODIFICHE CONNESSE ALL’AMPLIAMENTO .................................................................................. 13

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INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’IMPIANTO PER IL TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DI RSU E RSA SITO IN OLBIA LOCALITA’ SPIRITU SANTU

PROGETTO DEFINITIVO

Relazione di compatibilità idraulica

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1. PREMESSE

In questa relazione vengono anlizzati gli aspetti di natura idrologica ed idrografica relativi al sito di Spiritu

Santu che ospita la discarica consortile e gli impianti di trattamento rifiuti a servizio del bacino gestito dal

C.I.P.N.E.S. “Gallura”.

In particolare si analizzeranno dapprima i riferimenti normativi che in qualche maniera si occupano della

gestione delle acque di ruscellamento superficiale e quelli relativi alla pratica di richiesta di autorizzazione

allo scarico relativa alle acque meteoriche in uscita dal sito considerato, provvedendo poi ad una verifica

idraulica delle canalette di drenaggio esistenti ed al dimensionamento di un sistema di raccolta temporanea

di tali acque per il controllo delle stesse.

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INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’IMPIANTO PER IL TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DI RSU E RSA SITO IN OLBIA LOCALITA’ SPIRITU SANTU

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2. RIFERIMENTI NORMATIVI

2.1 Normativa nazionale

A livello nazionale il provvedimento normativo di base del settore è il Dlgs 36 del 13 Gennaio 2003

Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. In particolare l’Allegato 1 riguardante i

criteri costruttivie gestionali delle discariche impone di limitare la quantita' di acqua di origine meteorica che

penetra nel corpo della discarica e impedire che le acque superficiali e sotterranee entrino nel corpo della

discarica, oltre a precisare che deve essere previsto un sisetma di raccolta delle acque di percolazione. Per

qaunto riguarda invece gli scarichi, questi sono disciplinati dal Codice dell’Ambiente, Dlgs 152 del 03 Aprile

2006 e s.m.i. Nello specifico, la sezione II della parte terza del decreto è relativa alla tutela dele acque

dall’inquinamento ed in particolare, il Titolo III riguarda la tutela dei corpi idrici e la disciplina degli scarichi.

All’interno di questo titolo il capo III è riferito esclusivamente alla disciplina degli scarichi.

2.2 Piano di tutela delle acque

La normativa regionale di settore è rappresentata principalmente dal Piano di Tutela delle Acque e dalla

Direttiva che disciplina gli scarichi.

In particolare il Piano di Tutela delle Acque, redatto ai sensi del Dlgs 152/1999, è stato emanato in

attuazione della Legge Regionale n. 14 del 19 Luglio 2000 (secondo la procedura indicata all’Art. 2) ed

approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 14/16 del 04 Aprile 2006. L’area della discarica di Spiritu

Santu ricade nell’U.I.O. (Unità Idrografica Omogenea) n. 11 “del Padrogiano”.

Il Piano è costituito da una Relazione Generale suddivisa in due parti (A e B), una relazione di sintesi e le

Norme Tecniche di Attuazione (NTA). Sono poi inserite anche le monografie relatibve alle singole U.I.O. con

la relativa cartografia.

Per quanto concerne le finalità di questo elaborato, la parte che più interessa sono le Norme Tecniche ed in

particolare il Titolo III “Misure per la tutela quali-quantitativa dei corpi idrici”. Questa sezione definisce il

quadro delle azioni, degli interventi, delle regole e dei comportamenti finalizzati alla tutela quali-quantitativa

dei corpi idrici. Risultano particolarmente significativi per la trattazione in oggetto il Capo III “Tutela

qualitativa della risorsa – disciplina degli scarichi” ed il Capo V “Regolamentazione delle competenze relative

alle autorizzazioni agli scarichi”.

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Dal punto di vista delle competenze è invece particolarmente rilevante la Legge Regionale n. 9 del 12

Giugno 2006 “Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali”. L’Art. 50 lettera a) prevede che spetti alla

Regione la disciplina degli scarichi delle acque reflue, mentre la parte operativa, cioè il rilascio

dell’autorizzazione allo scarico in qualunque recettore, compresa la pubblica fognatura, è demandato alle

Province dal successivo Art. 51 lettera a).

2.3 Direttiva in materia di disciplina degli scarichi (Dgr 69/25)

La direttiva che disciplina gli scarichi è stata approvata con Delibera di Giunta Regionale n. 69/25 del 10

Dicembre 20081 che reca appunto il titolo “Direttiva in materia di disciplina degli scarichi”. La Delibera in

questione è stata pubblicata nel Supplemento Straordinario al BURAS (Bollettino Ufficiale della Regione

Autonoma Sardegna) n. 6 del 19 Febbraio 2009.

La Delibera è costituita dal Titolo I – “Disposizioni generali” che riporta tra l’altro, all’Art. 2, le definizioni

concernenti l’argomento e dal Titolo II – “Disciplina degli scarichi”. A sua volta il Titolo II è suddiviso in vari

capi. Il Capo I – “Criteri generali” – contiene le indicazioni di carattere generale relative alle varie tipologie di

autorizzazioni, il Capo II e Capo III sono relativi rispettivamente agli scarichi di acque reflue urbane ed a

quelli di acque reflue industriali, il Capo IV si riferisce al riutilizzo delle acque reflue recuperate, il Capo V alle

“acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne”. Il Capo VI contiene ulteriori disposizioni (impianti di

depurazione, sanzioni, tavolo di lavoro e disposizioni finali).

Sono infine presenti 7 allegati, tra cui riveste particolare importanza l’Allegato 4 dal titolo “Documentazione

da allegare alla domanda di autorizzazione”.

In defintiva l’autorizzazione allo scarico, per la zona in cui ricade il sito di interesse, è rilasciata dal Settore

Ambiente e Valorizzazione del territorio della Provincia di Olbia Tempio sulla base della presentazione di

una domanda e dei relativi allegati secondo la modulistica prevista dall’Amministrazione Procvinciale stessa.

2.4 Autorizzazione Integrata Ambientale

Per gli insediamenti soggetti alla normativa IPPC, la pratica relativa all’autorizzazione allo scarico è integrata

nel procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale. A livello nazionale la stessa è stata introdotta con

1 La Delibera sostituisce la normativa previgente in materia ed in particolare il Decreto dell’Assessore alla difesa dell’ambiente n. 34 del

21 Gennaio 1997.

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il Dlgs 59 del 18 Febbraio 2005 e successivamente inserita nel Codice dell’Ambiente (Dlgs 152 del 03 Aprile

2006 e s.m.i.).

In ambito regionale, il recepimento è avvenuto con l’Art. 22 della Legge Regionale numero 4 del 11 Maggio

2006. In particolare il comma 3 attribuisce alle regioni le attività di indirizzo, regolamentazione e

coordinamento, il comma 4 indica le province come competenti al rilascio dell’AIA avvalendosi per

l’istruttoria tecnica dell’ARPAS.

Successivamente, con Deliberazione di Giunta Regionale n. 43/15, sono state emanate le “Linee guida

regionali in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale”, mentre la modulistica relativa è stata allegata

alla Determinazione del Direttore del Servizio (Servizio atmosferico e del suolo, gestione rifiuti e bonifiche) n.

1763/II del 16 Novembre 2006. Una ulteriore Determinazione dello stesso servizio, la 38751 – 1646 del 13

Novembre 2007 ha stabilito il calendario per la presentazione delle domande di AIA.

Infine, altri aspetti legati alla procedura ed alla modulistica sono stati chiariti dalla Circolare del 22 Settembre

2009.

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INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’IMPIANTO PER IL TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DI RSU E RSA SITO IN OLBIA LOCALITA’ SPIRITU SANTU

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3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGRAFICI

3.1 Inquadramento territoriale

Il sito di Spiritu Santu ospita gli impianti di trattamento e smaltimento (discarica) rifiuti del bacino gestito dal

C.I.P.N.E.S. “Gallura”. Dal punto di vista catastale è inquadrato al catasto Terreni di Olbia, Foglio 63,

mappali 7, 9, 12, 13, 14, 15, 16, 59. L’intero insediamento occupa una superficie di 301.097 m2, mentre

l’area propriamente di discarica, al Febbraio 2012, interessava una superficie di 116.224 m2.

3.2 Descrizione della rete idrografica esistente

L’area occupata dalla discarica è esposta alle precipitazioni meteoriche, che si trasformano in deflussi sul

terreno e che si comportano in maniera diversa in funzione delle caratteristiche dello stesso. Nella parte in

via di coltivazione, priva della copertura finale, gran parte della precipitazione si infiltra nell’ammasso dei

rifiuti e va ad alimentare la produzione di percolato, in particolare nella porzione coltivata con ecoballe; nella

parte in cui è prevista una copertura periodica, un’aliquota della precipitazione è soggetta a ruscellamento

superficiale, mentre la restante quantità continua ad infiltrarsi.

Nella parte dotata di copertura finale, il ruscellamento diventa preponderante rispetto all’infiltrazione per cui

diventa sempre più importante l’aliquota tributaria della rete di raccolta superficiale, rispetto a quella di

collettamento del percolato.

Risulta quindi intuitivo che, ai fini del dimensionamento o verifica della rete di raccolta e convogliamento

superficiale, la situazione più sfavorevole è quella relativa alla discarica esaurita e completata, cioè dotata in

tutta la sua estensione di copertura superficiale.

Come si può rilevare dalla tavola dedicata del progetto definitivo, l’intera superficie di copertura della

discarica, nella fase post-coltivazione, è attraversata da un reticolo di superficiale per la raccolta delle acque

meteoriche: che recapita alla rete di canalette perimetrali esistente, che a loro volta scaricano nella rete

idrografica superficiale della discarica, costituita da canali naturali posti nella parte più a nord che escono dal

perimetro dell’insediamento e che recapitano al rio Su Fenuju.

Nella tavola è illustrata la sezione tipo della discarica con evidenziata la canaletta esistente. Si tratta di una

canaletta in terra con profondità di cm 50, larghezza al fondo di cm 50 e sponde a 45°: di conseguenza la

larghezza in sommità risulta di 150 cm.

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Il quadro di riferimento ambientale relativo allo Studio di Impatto Ambientale riporta al paragrafo 1.5 “reticolo

idrologico” le considerazioni relative alla rete di evacuazione delle acque meteoriche. In particolare, il sito

della discarica ricade all’interno di un ambito territoriale costituito da tre sub-bacini imbriferi. I 3 bacini

complessivamente interessano una superficie di circa 21 ha e fanno capo a canalette superficiali del tipo

descritto precedentemente.

L’andamento altimetrico delle canalette ricalca quello del terreno, sicché l’andamento della pendenza del

fondo della canaletta presenta variazioni anche significative con valori che vanno dal 7 ‰ fino al 10 % ed

oltre. Per una verifica della stessa si può considerare che generalmente la canaletta assuma valori di

pendenza media dell’ordine del 3 %. In tali condizioni si può desumere la portata che la stessa può evacuare

utilizzando, con le dovute approssimazioni, una formula di espressione del moto uniforme, come ad esempio

quella di Strickler che fornisce la velocità (v) in funzione della pendenza del fondo (if), del raggio idraulico

della sezione (rH) e della scabrezza della superficie (Ks):

v = KsrH2/3if1/2

Moltiplicando tale valore per l’area della sezione liquida si ottiene la portata ricercata.

Come sezione di progetto si utilizza quella effettiva della canaletta con un franco di sicurezza di 10 cm,

come illustrato nella figura che segue.

Figura 3-1 – Sezione tipo della canaletta esistente

In queste condizioni, la larghezza del pelo libero del canale si ricava per similitudine di triangoli e risulta pari

a 130 cm, di conseguenza:

• contorno bagnato C = 50 + 2x56,5 = 163 cm = 1,63 m

• area liquida AL = ½ (130 + 50) x 40 = 3.600 cm2 = 0,36 m2

150

50

50

10

40

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Per cui il raggio idraulico risulta pari a rH = AL/C = 0,221 m

La pendenza del fondo media if è assunta, come detto, pari al 3 %, cioè 0,03.

Per il coefficiente di scabrezza Ks, per sponde in terra nuda, la letteratura fornisce valori dell’ordine di 50 ÷

60 m1/3/s: nel caso in esame, a favore della sicurezza, si assume un valore Ks = 50 m1/3/s.

Dall’applicazione della formula di Strickler precedentemente riportata, si ottiene una velocità di moto

uniforme di 3,16 m/s ed una conseguente portata di moto uniforme di 1,14 m3/s.

Nella configurazione attuale quindi, le canalette perimetrali esistenti, che si congiungono presso il confine

settentrionale della discarica, per scaricare in un canale esterno, raccolgono tutte le acque superficiali che

interessano il bacino suddetto, sia quelle interne che quelle esterne al perimetro della discarica, al netto

ovviamente di ciò che si infiltra nel corpo della discarica che viene raccolto come percolato dal sistema

dedicato.

Per il sistema di drenaggio superficiale, la situazione più gravosa è chiaramente quella relativa alla discarica

completata e dotata ovunque di copertura finale ed è a questa situazione che si farà riferimento per tutti i

successivi dimensionamenti.

3.3 Soluzione progettuale per la separazione delle acque

La soluzione prevista per garantire la separazione dei due contributi di ruscellamento, quello interno e quello

esterno al corpo di discarica, consiste nel raddoppiare il sistema di canalette perimetrali realizzando una

canaletta di guardia esterna per la raccolta e convogliamento delle acque di ruscellamento esterne alla

discarica e nel mantenimento della canaletta interna esistente per le acque di ruscellamento interessanti il

corpo della discarica.

La superficie complessiva del bacino tributario è di 215.675 m2, il corpo discarica è di 116.224 m2, per cui la

superficie esterna tributaria risulta pari alla differenza di detti valori e cioè di 99.451 m2.

In entrambi i casi, canalizzazione esterna e canalizzazione interna, sono in realtà formate da canalette che

nascono presso il confine sud della discarica e ne contornano il corpo per ricongiungersi allo scarico a nord

ed alle quali, per semplicità di trattazione ed in prima ipotesi, si attribuisce una superficie di competenza pari

a metà della complessiva.

In questa maniera, ciascuna delle canalette esterne soggiace ad un bacino di 49.726 m2 e ciascuna delle

interne ad un bacino di 58.112 m2.

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Nella realtà, il corpo della discarica nella configurazione finale, assume un andamento piuttosto simmetrico e

l’approssimazione di cui al periodo precedente risulta accettabile, mentre non può esserlo per la parte

esterna la cui morfologia naturale non permette simili considerazioni. Si assume quindi che una delle

canalette esterne, nella peggiore delle condizioni, possa soggiacere ad una superficie pari all’80 % di quella

complessiva, cioè 79.561 m2.

Approssimando, si verifica la canaletta esterna per un bacino di 80.000 m2 e quella interna per un bacino di

50.000 m2.

3.4 Determinazione delle portate

Per potere dimensionare o verificare le canalette è necessario determinare la portata cui possono essere

sottoposte, inteso che si verificherà la sezione di chiusura con tutto il bacino contribuente. Esistono vari

metodi, anche piuttosto raffinati (metodo dell’invaso, metodo cinematico, etc.) per la determinazione del

coefficiente udometrico, cioè la portata specifica, metodi che però risultano sempre meno attendibili

riducendo la superficie del bacino tributario e quando l’orografia sia piuttosto accidentata, come si verifica

nel caso oggetto di questo studio. In queste condizioni può essere più utile utilizzare metodi speditivi,

caratterizzati da un minore rigore scientifico, ma sviluppati sulla base di ampie serie di dati reali.

Uno di questi metodi, utilizzato con buoni risultati, è quello di Mignosa-Paoletti, che fornisce il coefficiente

udometrico critico in funzione dei coefficienti dell’equazione di possibilità pluviometrica, del tipo di suolo,

della copertura impermeabile e del tempo di corrivazionedi coefficiente di deflusso orario, coefficiente di

ritardo e intensità dim pioggia di durata 15 minuti. Questo metodo si utilizza per bacini di estensione inferiore

ai 200 ha.

Il primo passagio è quello realtivo al calcolo del tempo di corrivazione per il bacino in esame. Allo scopo

esistono in letteratura numerose formule: una delle più utilizzate per queste estensioni è quella di Pasini:

che restituisce il tempo di corrivazione τc in giorni a partire dalla superficie tributaria S in kmq, la lunghezza

della canaletta L in km e la pendenza del fondo i. Utilizzando tale formula, si ottiene un tempo di corrivazione

di circa 10 minuti.

Per ricavare i coefficienti a ed n dell’equazione della curva di possibilità pluviometrica h=atn esistono vari

metodi che in genere si riferiscono ad elaborazioni statistiche dei dati di pioggia registrati in un periodo

sufficientemente lungo. La fonte principale cui si fa riferimento per il reperimento di tali dati è costituita dagli

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Annali Idrologici del Settore Idrografico della Regione Sardegna relativi al compartimento di Cagliari,

pubblicazione che, pur essendo terminata nell’anno 1983, contiene le più numerose serie di dati disponibili.

Tra le varie stazioni di misura considerate, quelle più prossime al sito in esame sono quelle di Murta Maria e

quella di Olbia distanti rispettivamente circa 2 e circa 4 km dalla discarica.

Il metodo più utilizzato per ricavare i coefficienti dell’equazione di possibilità pluviometrica è quello di

Gumbel, mediante il quale si effettua una elaborazione di tipo statistico-probabilistico a partire dai dati delle

piogge più intense di ciascun anno di osservazione. Tali dati si devono riferire alle precipitazione critiche,

cioè quelle di durata comparabile con il tempo di corrivazione: nel caso in esame si tratta degli scrosci, cioè

di quegli eventi di durata inferiore all’ora. Non tutte le stazioni di misura sono peraltro dotate di pluviometro

registratore per cui, mentre per tutte le stazioni sono disponibili i dati relativi alla precipitazione giornaliera

complessiva, per poche di esse si possono rerperire le misure relative agli scrosci (tipicamente per durate di

10, 15 e 30 minuti).

In particolare per la stazione più vicina, quella di Murta Maria non sono disponibili tali dati, mentre lo sono

pwer quella di Olbia.

Il primo problema che ci si trova ad affrontare è quello della dimensione della serie statistica: infatti, una

serie statistica da potersi utilizzare per elaborazioni attendibili deve esserwe costituita da un numero minimo

di 30÷35 valori, mentre ad Olbia le misurazioni effettuate relative agli scrosci sono relative a soli 14 anni.

Peraltro, anche per l’altra stazione più prossima dotata di pluviometro registratore, quelal di Budoni, circa 20

km a sud-est della discarica, sono disponibili i dati degli scrosci per soli 14 anni.

È necessario quindi seguire un’altra strada. Un altro metodo, usato frequentemente in Sardegna, è quello

denominato TCEV (Two Components Extreme Values) nel quale l’altezza di pioggia di una certa durata τ

riferita ad un tempo di ritorno T si ottiene come prodotto della pioggia indice μ(τ) e di un coefficiente di

crescita KT(τ), mediante la seguente espressione:

Quindi i coefficienti dell’equazione di possibilità pluviometrica sono espressi nella seguente maniera:

a = a1 a2

n = n1 + n2

a1 e n1 sono funzioni della pioggia indice giornaliera μg, cioè la media dei massimi annui di precipitazione

giornaliera.

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Per il caso in esame, stazione di Murta Maria, la media dei massimi annui della precipitazione giornaliera,

per 32 anni di misurazione tra il 1951 ed il 1983 (escluso il 1977) risulta di 78,4 mm.

Si procede quindi a ricavare:

n1 = -0,493 + 0,476 Log10 μg = 0,276

a1 = μg/(0,886 24n1) = 36,79

Il coefficiente di crescita KT(τ) è calcolato in funzione della sottozona omogenea cui appartiene il sito in

esame. La sardegna è stata suddivisa in 3 sottozone omogenee e la discarica di Spiritu Santu appartiene

alla sottozoan omogenea 2 (SZO2) per la quale, per tempo di ritorno di 10 anni valgono le seguenti

espressioni:

a2 = 0,64767 + 0,89360 Log10 T = 1,508

n2 = -6,0189 10-3 +3,2950 10-4 Log10 T = -0,006

Quindi si ottiene complessivamente l’equazione h = 55,5 τ0,270

Riferendosi alle tabelle di Mignosa-Paoletti, i valori che più sui avvicinano a quelli trovatii, sono 50 per il

coefficiente a e 0,3 per il coefficiente n.

Nelle tabelle rientra anche il parametro ki = 0,7 τc = 7 minuti. Anche in questo caso si utilizza il valore

tabellare più prossimo che è ki = 10 minuti.

Nella classificazione dei suoli, si utilizza una tipologia C (potenzialità di deflusso moderatamente alta).

Per quanto riguarda il rapporto di impermeabilizzazione, per la superficie esterna si può assumere il valore

0,1, mentre per quella interna, per tenere in qualche maniera conto della presenza del telo nella copertura

finale, si può utilizzare il valore 0,5

Con queste combinazione di valori, le tabelle di Mignosa-Paoletti forniscono un coefficiente udometrico

critico di 113,6 l/s ha per la superficie esterna e di 212,3 l/s ha per quella interna.

Applicando questo coefficiente al caso in esame si ottengono rispettivamente:

• per la canaletta esterna verificata su una superficie di 80.000 m2, una portata di 0,91 m3/s

• per la canaletta interna verificata su una superfcie di 50.000 m2, una portata di 1,06 m3/s.

In entrambi i casi si può notare che il valore di portata è inferiore a quello che può evacuare la canaletta

esistente, canaletta che può essere considerata utilizzabile per le acque esterne. In adiacenza ed all’interno

della stessa ne viene realizzata una di uguali dimensioni per la raccolta delle acque interne.

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INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’IMPIANTO PER IL TRATTAMENTO E SMALTIMENTO DI RSU E RSA SITO IN OLBIA LOCALITA’ SPIRITU SANTU

PROGETTO DEFINITIVO

Relazione di compatibilità idraulica

Studio Tecnico Dr. Sandro Sattin, Corso del Popolo, 30, 45100 Rovigo Tel. 0425410404, Telefax 0425417231, e-mail: sandro.sattin @progeam.it

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3.5 Controllo delle acque

Le acque veicolate dalle canalette esterne, che raccolgono le acque di ruscellamento esterne alla discarica,

vengono scaricate nel canale finale che recapita al rio Su Fenuju.

Le acque veicolate dalle canalette interne, che raccolgono il ruscellamento sulla superfcie della discarica

con copertura finale completata, vengono indirizzate ad una vasca di accumulo temporaneo in terra, prima di

essere restituite al canale finale.

Per il dimensionamento di questa vasca non esiste alcun riferimento normativo, perciò si procederà sulla

base delle considerazioni che seguono.

Ovviamente non è possibile realizzare una vasca che assicuri il contenimento del volume di qualsiasi

ipotetica precipitazione di qualunque durata che interessi il bacino.

D’altro canto non si può nemmeno con sistemi tipici delle acque di prima pioggia, perché non è questa la

tipologia cion cui si ha a che fare.

Una possibile via percorribile è quella di valutarla volumetria necessaria come quella per potere contenere

una quantità di precipitazioni pari a quelle che si possono avere per due giorni consecutivi, in maniera che

possa essere assicurato il controllo delle acque anche nel caso di giorno festivo.

Anche in questo caso si farà riferimento ad un tempo di ritorno di 10 anni, per cui si ordineraano tutti i casi

critici (cioè le 32 massime precipitazioni di durata di 2 giorni e si considererà il valore posto al numero 23,

cioè a 10 posizioni dal più piccolo). Con queste assunzioni l’altezza di pioggia risulta di 60 mm che con una

superficie di discarica di 116.224 m2, porta ad un volume di 6.973 m3.

Con un’altezza utile di 3,50 m, risulta necessaria una vasca della superficie di circa 2.000 m2. Si decide per

una vasca con dimensioni alla base di 65 x 30 m e scarpa di 1:1, posizionata presso il confine settentrionale

del lotto di discarica, tra il corpo della discarica e l’area impianti.

La vasca sarà realizzata in terra con fondo impermeabilizzato con membrana in HDPE risalente sulle

sponde. Sarà dotata di manufatto per il campionamento e successiva analisi secondo protocollo da

concordare con gli enti competenti.

La vasca sarà dotata di manufatto di scarico verso il canale esterno presidato da paratoia motorizzata

normalmente chiusa. La vasca sarà anche dotata di scarico superficiale di troppo pieno al canale stesso.

Da ultimo si fa notare che la vasca, per le sue dimensioni planimetriche e l’altezza di invaso sarà anche in

grado di funzionare come manufatto di prima sedimentazione. Periodicamente si provvederà con pala

meccanica a rimuovere i sedimenti depositati sul fondo.

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4. MODIFICHE CONNESSE ALL’AMPLIAMENTO

L’ampliamento della discarica e l’incremento della copertura finale della parte esistente portano ad una

diversa distribuzione della destinazione delle acque meteoriche ricadenti sulla stessa.

Nello specifico, rispetto ad una superficie complessiva del sito di discarica di 116.224 m2, lo stato attuale

registra una superficie coperta (cioè dotata di impermeabilizzazione finale, di 73.741 m2, per cui la parte

scoperta (inutilizzata o in coltivazione) risulta di 42.483 m2.

Nella nuova configurazione, nulla mutando rispetto alla superficie complessiva, si assiste ad un incremento

di superficie coperta di 10.276 m2, per cui la superficie coperta totale prevista diventa di 84.017 m2, a fronte

di una scoperta di 32.207 m2.

Con riferimento alle portate di deflusso previste però, non sussiste alcuna variazione perché non cambia

nulla per la parte di bacino esterna al corpo della discarica, mentre per la parte interna, le portate critiche

erano già state calcolate nella peggiore delle ipotesi, cioè con superficie della discarica coperta al 100 %.

In corrispondenza dell’ampliamento è previsto però l’utilizzo di canalette di sezione e materiale diverso di

quello previsto per le latre zone. Si tratta in particolare, di una canaletta realizzata in c.a. in opera con

altezza di 40 cm, larghezza al fondo di 40 cm e larghezza in sommità di 120 cm, posta in opera con

pendenza media dell’ordine del 3 %.

Per il calcolo della portata evacuabile dalla canaletta, siutilizza ancora una volta la formula di Strickler che

fornisce la velocità (v) in funzione della pendenza del fondo (if), del raggio idraulico della sezione (rH) e della

scabrezza della superficie (Ks):

v = KsrH2/3if1/2

Moltiplicando tale valore per l’area della sezione liquida si ottiene la portata ricercata.

Come sezione di progetto si utilizza quella effettiva della canaletta con un franco di sicurezza, in questo

caso, di 5 cm, come illustrato nella figura che segue.

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Figura 4-1 – Sezione tipo nuova canaletta

In queste condizioni, la larghezza del pelo libero del canale si ricava per similitudine di triangoli e risulta pari

a 110 cm, di conseguenza:

• contorno bagnato C = 40 + 2x49,5 = 139 cm = 1,39 m

• area liquida AL = ½ (110 + 40) x 35 = 2.625 cm2 = 0,26 m2

Per cui il raggio idraulico risulta pari a rH = AL/C = 0,189 m

La pendenza del fondo media if è assunta, come detto, pari al 3 %, cioè 0,03.

Per il coefficiente di scabrezza Ks, per superficie in c.a., la letteratura fornisce valori dell’ordine di 80 ÷ 100

m1/3/s: nel caso in esame, a favore della sicurezza, si assume un valore Ks = 80 m1/3/s.

Dall’applicazione della formula di Strickler precedentemente riportata, si ottiene una velocità di moto

uniforme di 4,56 m/s ed una conseguente portata di moto uniforme di 1,20 m3/s.

Si vede dunque che la canaletta risulta verificata rispetto alla portata massima che si produce (0,91 m3/s per

la canaletta esterna, 1,06 per la canaletta interna) presso la sezione di chiusura della stessa; la verifica è

peraltro condotta a favore di sicurezza dato che la nuova canaletta è collocata sensibilmente più a monte

rispetto alla chiusura stessa e quindi con portate tributarie decisamente inferiori.

Infine, per quanto riguarda il trasporto solido, si precisa che, rispetto ad una superficie complessiva del

bacino tributario di 215.675 m2, con 84.017 m2 di superficie impermeabilizzata e che quindi non contribuisce

allo stesso, rimangono 131.658 m2 scoperti. Applicando ancora una volta un coefficiente di asporto

pedologico di 16,7 m3/kmq/anno, si ottiene un valore complessivo di circa 2,2 m3/a.

120

40

40

5

35