GENESI

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GENESI 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. 5 Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. 6 Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». 7 Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. 10 Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11 Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. 12 E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14 Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15 e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. 16 E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18 e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20 Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». 21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22 Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». 23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24 Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. 25 Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 26 Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,

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GENESI

1In principio Dio cre il cielo e la terra. 2La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano labisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

3Dio disse: Sia la luce!. E la luce fu. 4Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separ la luce dalle tenebre. 5Dio chiam la luce giorno, mentre chiam le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.

6Dio disse: Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. 7Dio fece il firmamento e separ le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E cos avvenne. 8Dio chiam il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

9Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia lasciutto. E cos avvenne. 10Dio chiam lasciutto terra, mentre chiam la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. 11Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie. E cos avvenne. 12E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

14Dio disse: Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E cos avvenne. 16E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

20Dio disse: Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo. 21Dio cre i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 22Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra. 23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

24Dio disse: La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie. E cos avvenne. 25Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.

26Dio disse: Facciamo luomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.

27E Dio cre luomo a sua immagine;

a immagine di Dio lo cre:

maschio e femmina li cre.

28Dio li benedisse e Dio disse loro:

Siate fecondi e moltiplicatevi,

riempite la terra e soggiogatela,

dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo

e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.

29Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali alito di vita, io do in cibo ogni erba verde. E cos avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

La prima pagina della Bibbia si apre con un titolo: In principio, cio nell'inizio assoluto di tutta la realt, Dio crea il cielo e la terra, i due estremi che raccolgono e riassumono tutto l'essere.

Prima di questo principio e attorno a Dio non c' nulla.

Ma come esprimere un'idea cos filosofica com' quella del nulla? L'autore biblico ricorre a tre immagini negative che avrebbero reso questa idea per il suo ascoltatore o lettore abituato alla concretezza e non all'astrazione: la terra informe e deserta, la tenebra e l'oceano o abisso.

Quest'ultimo per l'antico ebreo una specie di mostro acquatico che vuole divorare la terra.

Ecco allora stendersi su di esso lo spirito di Dio, cio la presenza viva del Dio creatore che da quel grembo oscuro e vuoto fa fiorire l'essere e la vita.

Il vuoto del deserto, della tenebra e dell'oceano-abisso squarciato dalla parola divina che dice e fa. Ed ecco sbocciare la luce, la prima realt creata. Dio la contempla e, come un artista, ne soddisfatto: vide che era buona e bella (in ebraico un unico termine indica bont e bellezza).

Dio mette quasi una frontiera che separi luce (cio il giorno) e tenebra (cio la notte): separare un primo modo simbolico per descrivere la creazione. Infatti, se il nulla visto come un caos confuso e disordinato, distinguere una cosa dall'altra, mettendo ogni realt al suo posto, la creazione.

E alla fine, il mondo ordinato e ben distinto nelle sue parti costituisce il creato uscito dall'opera divina.

Si chiude, cos, il primo dei sette giorni ideali dell'atto creativo.

L'autore di questa prima pagina usa, infatti, come filigrana del suo racconto, la settimana liturgica.

Siamo, cos, al secondo giorno.

L'orientale pensava all'universo come a una piattaforma sostenuta da colonne e coperta da una volta metallica, il firmamento.

Dio, dunque, getta questa immensa cupola e compie la seconda azione di separazione tra le acque delle nubi, cio la pioggia, e le acque delle sorgenti. , cos, sceso il secondo tramonto.

Terzo giorno subito dopo, con la terza separazione-creazione: terraferma e mari.

Ma a questo punto Dio rivolge la sua attenzione alla terra e la ricopre di vegetazione.

questo un nuovo modo per dipingere la creazione, modo che d'ora innanzi sar sempre seguito, si parler cio di ornare quello che si separato.

La sera del terzo giorno Dio contempla lo splendore ordinato della flora: ogni vegetale secondo la propria specie, espressione per indicare l'armonia che la scienza dell'uomo scoprir e catalogher.

Sorge, cos, il quarto giorno in cui il Creatore continua la sua opera di ornamento della casa dell'universo che sta creando.

Egli appende alla volta del firmamento due grandi lampade, il sole e la luna, a cui si aggiungono le stelle. Nell'antico Vicino Oriente gli astri erano considerati divinit; per la Bibbia sono solo lampade che fungono quasi da orologio cosmico e soprattutto servono a scandire il calendario liturgico.

Giunti alla sera del quarto giorno, mentre Dio contempla il cielo, il sole, la luna e le stelle, opera delle sue dita e da lui fissate, come canter il Salmo 8, fermiamoci anche noi un istante per dare uno sguardo alle prime opere di Dio.

La tradizione che ha tramandato questa narrazione e che chiamata sacerdotale dagli studiosi perch si riteneva che fosse legata ai sacerdoti ebrei esuli nel VI secolo a.C. a Babilonia, in seguito alle deportazioni, dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor nel 586 a.C. ha voluto offrirci un disegno non tanto scientifico quanto piuttosto religioso dell'universo e della sua origine.

Il testo biblico, infatti, pi che a questioni di astrofisica, si interessa al valore e al significato profondo della realt creata.

Nel vuoto e nel silenzio del nulla, rappresentato coi simboli del deserto, delle tenebre e dell'oceano, risuonata la voce divina creatrice.

La creazione non frutto di una lotta tra di, come si legge negli antichi miti della Mesopotamia, ma deriva dalla volont e dall'ordine di Dio.

Egli non usa n materiali preesistenti n membra di di vinti uccisi, gli di del nulla e del male, come raccontavano quegli antichi miti.

per questo che luce, firmamento celeste, piogge e sorgenti, terra e mare, vegetazione, sole, luna e stelle sono solo creature sue. Scriver nel II secolo a.C. un sapiente biblico, il Siracide: Potremmo dire molte cose e mai finiremmo; ma per concludere: Egli tutto! Egli il Grande, al di sopra di tutte le sue opere (43,27-28).

Giungiamo ora alla quinta giornata di questa ideale prima settimana del mondo. Dio continua a ornare il creato, cio compie ulteriormente la sua opera di creazione.

Davanti a lui si stendono le acque marine e gli spazi celesti che vengono popolati di pesci guizzanti, di esseri minuscoli brulicanti, di cetacei e di volatili, sempre nell'ordine armonico delle loro specie.

Su queste creature Dio pronunzia una benedizione che d origine alla loro fecondit e alla loro moltiplicazione.

Nella Bibbia, infatti, la benedizione ha come effetto il riprodursi della vita: la parola ebraica (berakah) che indica il benedire originariamente rimandava al ginocchio (berek), con allusione per all'organo sessuale, sorgente di fecondit e vita.

Subito dopo la volta della terra.

Come il cielo e le acque, anch'essa si popola di esseri viventi secondo la loro specie.

L'autore classifica la fauna secondo la catalogazione legale e scientifica di allora: bestiame domestico, i rettili e le fiere selvagge.

Ormai siamo giunti al sesto giorno; l'opera divina sta per concludersi; Dio lancia uno sguardo soddisfatto su tutta questa folla di esseri viventi che, come dir il Salmo 148, sono invitati a celebrare il loro Creatore.

Siamo ora al momento pi alto e solenne: Dio sta per introdurre nel mondo il suo capolavoro.

L'atto preceduto da un soliloquio divino di grande importanza, aperto da un plurale, Facciamo l'umanit, che non solo un plurale maestatico, cio di solennit, n un'allusione alla Trinit come volevano i Padri della Chiesa (la Trinit verr rivelata solo nel Nuovo Testamento).

Si tratta, invece, di un dialogo che coinvolge tutta la corte celeste degli angeli, tanto importante il gesto che ora Dio sta per compiere.

L'uomo definito immagine e somiglianza di Dio a pi riprese: i due termini nell'originale ebraico suggeriscono qualcosa di molto vicino al soggetto imitato ma anche di differente.

Possiamo, dunque, affermare che l'uomo la pi alta rappresentazione di Dio che esista sulla terra.

Per questo Israele non avr bisogno di statue o di raffigurazioni per immaginare Dio: nel volto di ogni uomo, anche se misero e insignificante, si nascondono in qualche modo i lineamenti di Dio.

Ma c' qualcosa di pi. Non solo il maschio a incarnare questa similitudine, l'umanit in quanto fatta di maschi e femmine, come si dice nel canto dei vv. 27-28: Secondo la sua immagine li cre: maschio e femmina li cre.

L'amore matrimoniale e la fecondit della vita sono il riflesso luminoso del Creatore.

La storia della salvezza, che ora agli esordi, si snoder proprio nella successione delle genealogie, che sono le generazioni, frutto dell'amore coniugale.

Per questo ad essi data una benedizione solenne, segno non solo di fecondit come era avvenuto per gli animali ma anche di signoria, di primato, di grandezza.

Purtroppo, come vedremo, la Bibbia sa che quella signoria si pu trasformare in tirannide cieca ed egoista da parte dell'uomo peccatore.

1Cos furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2Dio, nel settimo giorno, port a compimento il lavoro che aveva fatto e cess nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. 3Dio benedisse il settimo giorno e lo consacr, perch in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.

4Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo 5nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perch il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non cera uomo che lavorasse il suolo, 6ma una polla dacqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. 7Allora il Signore Dio plasm luomo con polvere del suolo e soffi nelle sue narici un alito di vita e luomo divenne un essere vivente.

8Poi il Signore Dio piant un giardino in Eden, a oriente, e vi colloc luomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e lalbero della vita in mezzo al giardino e lalbero della conoscenza del bene e del male. 10Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di l si divideva e formava quattro corsi. 11Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avla, dove si trova loro 12e loro di quella regione fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra dnice. 13Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione dEtiopia. 14Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume lEufrate.

15Il Signore Dio prese luomo e lo pose nel giardino di Eden, perch lo coltivasse e lo custodisse.

16Il Signore Dio diede questo comando alluomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17ma dellalbero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perch, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire.

18E il Signore Dio disse: Non bene che luomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda. 19Allora il Signore Dio plasm dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse alluomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo luomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20Cos luomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per luomo non trov un aiuto che gli corrispondesse. 21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sulluomo, che si addorment; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio form con la costola, che aveva tolta alluomo, una donna e la condusse alluomo. 23Allora luomo disse:

Questa volta

osso dalle mie ossa,

carne dalla mia carne.

La si chiamer donna,

perch dalluomo stata tolta.

24Per questo luomo lascer suo padre e sua madre e si unir a sua moglie, e i due saranno ununica carne.

25Ora tutti e due erano nudi, luomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Giunto alla sera del sesto giorno, Dio contempla il suo capolavoro: l'uomo non soltanto buono-bello come le altre creature ma molto buono-bello.

Si apre ora il giorno del riposo, il settimo, cio il sabato, termine ebraico che rimanda allusivamente sia al vocabolo settimo sia al verbo riposare. il tempo benedetto e consacrato a cui Dio ritorna dopo aver operato nel tempo e nello spazio profani. In altri termini, si pu dire che il sabato l'eternit e l'infinito di Dio.

L'uomo, quando nel giorno di festa (sabato ebraico o domenica cristiana) celebra la liturgia, vive la comunione con Dio e si stacca dalle cose, come se gustasse gi l'eternit. Creato nel sesto giorno il sei nel valore simbolico dei numeri indizio di imperfezione , l'uomo, entrando nel settimo giorno, partecipa della perfezione di Dio. Il sette, infatti, segno di pienezza e perfezione.

Si chiude, cos, il primo dei due racconti delle origini del cielo e della terra.

Distribuita sulla trama della settimana, costruita con una serie di formule fisse che abbiamo sentito ripetere giorno per giorno, tesa in un crescendo che ha come apice l'uomo e la donna e il sabato, la narrazione ci ha fatto scorrere davanti agli occhi il creato e le sue meraviglie, uscite dalle mani di Dio e affidate in parte alle mani fragili dell'uomo. Lo sguardo, pur contenuto e pacato, dell'autore che abbiamo chiamato Tradizione o Scuola Sacerdotale (VI secolo a.C.) si affaccia su un mondo in armonia e profondamente buono-bello.

Il secondo racconto della creazione pi antico di quello che abbiamo appena finito di leggere.

Gli studiosi lo riportano al X sec. a.C., il tempo in cui su Israele regnava Salomone, il grande e sapiente sovrano ebraico. Alle sue origini si ipotizza ci sia stata una scuola di saggi a cui convenzionalmente si d il nome di Jahvista, perch nei suoi testi Dio chiamato col nome specifico Jahweh, un nome per in seguito non pronunziato dagli ebrei e che di solito si indica solo con le quattro consonanti JHWH e si usa rendere con Signore. Su questo nome divino e sul suo significato ritorneremo quando leggeremo il libro dell'Esodo.

Il nulla da cui Dio parte per la creazione qui rappresentato dal deserto, privo di acqua, di vegetazione, e di presenze umane. per questo che l'uomo creato per primo, perch collabori con Dio nell'atto creativo: nel primo racconto egli era l'ultima creatura; ora la prima ma il senso lo stesso (l'uomo il vertice e ha il primato sulle cose). La sua creazione rappresentata sotto l'immagine del vasaio che plasma la creta: non per nulla in ebraico uomo adam e la terra adamah.

Adamo, perci, non un nome proprio ma indica ogni uomo che legato all'argilla (la parola ebraica letteralmente indica qualcosa di rossastro come l'argilla), cio alla materia. Ma in lui Dio insuffla un alito di vita. Non si tratta dell'anima, come poi si dir, ma di qualcosa simile a ci che noi chiamiamo coscienza. L'uomo, perci, contemporaneamente legato a Dio e al mondo e questa unit la sua grandezza e bellezza.

Appare subito il mondo come un giardino lussureggiante, posto a Eden, un termine che nelle lingue mesopotamiche pu indicare sia la steppa (il giardino sarebbe, allora, un'oasi) sia la frescura di un luogo fertile e alberato. Non si tratta, quindi, di una localizzazione precisa ma di un'immagine per rappresentare il mondo in armonia con l'uomo.

questo il progetto che Dio aveva in mente creando l'uomo e l'universo. L'autore biblico, infatti, fa diramare da quel punto i quattro fiumi che, come i quattro punti cardinali, definiscono tutto il mondo nella sua bellezza e fecondit. Il Tigri e l'Eufrate sono ben noti come fiumi della Mesopotamia; gli altri due, Pison e Ghicon sono ignoti (l'Indo e il Nilo?).

L'uomo collocato in questo orizzonte come lavoratore. Ma su di lui risuona un comando divino. Esso riguarda un misterioso albero del giardino, non segnato nei testi di botanica: l'albero della conoscenza del bene e del male, che sar centrale nel prosieguo del racconto.

La conoscenza per la Bibbia non solo un'attivit mentale ma anche vitale e della volont, simile alla decisione. Bene e male sono le due facce della realt morale. Quell'albero , quindi, il simbolo delle scelte morali. solo Dio che decide ci che bene e ci che male: questo il senso di quel comando. Se violato, l'uomo sperimenter la morte, che non solo l'esperienza fisica del morire ma soprattutto la separazione dal Dio della vita.

La vicenda dell'uomo ha ora una duplice svolta, legata alla sua solitudine che finora egli ha sperimentato. Essa parzialmente superata con la creazione degli animali a cui l'uomo impone il nome: nel linguaggio biblico dare il nome significa conoscere e possedere una realt.

questo il momento della scienza, della tecnica, del lavoro che trasforma e domina il mondo e le sue creature. Ma, giunto alla sera della sua giornata, l'uomo si sente ancora solo. Gli animali e le cose non sono un aiuto degno di lui. Egli entra allora in un sogno-visione ove Dio, raffigurato come un costruttore, crea, con la stessa materia di cui costituito l'uomo (la costola: in alcune lingue semitiche una stessa parola dice costola e vita, femminilit), una nuova creatura umana fatta della stessa realt e dotata di dignit.

nata la donna che l'uomo celebra con quel primo ed eterno canto d'amore: Osso delle mie ossa, carne della mia carne!. Si fa anche un gioco di parole col nome ebraico isshah, donna, vedendolo come il femminile di ish, un altro termine per indicare l'uomo: si chiamer isshah (donna) perch da ish (uomo) fu tratta. Tra i due si stabilita ormai una comunione profonda cos da essere una sola carne.

Questa espressione rimanda non solo all'atto sessuale matrimoniale, ma anche all'unit della vita (la carne simbolo dell'esistenza nella Bibbia) e forse al figlio, che in s porta la vita di entrambi i genitori.

Il primo atto del racconto si chiude con l'uomo e la donna nudi e sereni. La nudit nella Bibbia segno dell'essere creatura: l'uomo non peccatore si accetta cos, con serenit. Dopo il peccato, la veste sar il tentativo di ritrovare la dignit perduta, perch allora l'uomo non potr pi accettarsi cos come egli .

La prima pagina di questo nuovo racconto della creazione ha ribadito la bellezza della realt uscita dalle mani di Dio. Essa come un tessuto di armonie: l'uomo in armonia con Dio, a cui legato dall'alito di vita; in armonia con la materia e gli animali a cui impone il nome; in armonia col suo simile, cio con la donna.

Si apre ora il secondo atto della storia dell'uomo tracciata da quella che stata chiamata la Tradizione Jahvista. un atto drammatico e oscuro che fa da contrasto con la precedente scena in cui la creazione era armonica e serena: l'uomo dialogava con Dio, conosceva gli animali, lavorava la terra e amava la sua donna. Appare ora un nuovo attore, il serpente, che pi tardi la tradizione identificher col diavolo (Sapienza 2,24: per invidia del diavolo che la morte entrata nel mondo).

Esso definito come astuto, cio sapiente, perch offre una visione del mondo e di Dio alternativa. Inoltre, essendo in Oriente un simbolo sessuale, incarna anche l'idolatria dei cananei, la popolazione indigena della terra promessa. Coi loro culti della fertilit essi immaginavano che la divinit fosse presente nella sessualit, nella fecondit dei greggi e nella fertilit dei campi. Il tentatore per eccellenza l'idolo, il falso dio.

1Il serpente era il pi astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?. 2Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dellalbero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete. 4Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male. 6Allora la donna vide che lalbero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangi, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anchegli ne mangi. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e luomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiam luomo e gli disse: Dove sei?. 10Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perch sono nudo, e mi sono nascosto. 11Riprese: Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dellalbero di cui ti avevo comandato di non mangiare?. 12Rispose luomo: La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dellalbero e io ne ho mangiato. 13Il Signore Dio disse alla donna: Che hai fatto?. Rispose la donna: Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato.

14Allora il Signore Dio disse al serpente:

Poich hai fatto questo,

maledetto tu fra tutto il bestiame

e fra tutti gli animali selvatici!

Sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

15Io porr inimicizia fra te e la donna,

fra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccer la testa

e tu le insidierai il calcagno.

16Alla donna disse:

Moltiplicher i tuoi dolori

e le tue gravidanze,

con dolore partorirai figli.

Verso tuo marito sar il tuo istinto,

ed egli ti dominer.

17Alluomo disse: Poich hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dellalbero di cui ti avevo comandato: Non devi mangiarne,

maledetto il suolo per causa tua!

Con dolore ne trarrai il cibo

per tutti i giorni della tua vita.

18Spine e cardi produrr per te

e mangerai lerba dei campi.

19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,

finch non ritornerai alla terra,

perch da essa sei stato tratto:

polvere tu sei e in polvere ritornerai!.

20Luomo chiam sua moglie Eva, perch ella fu la madre di tutti i viventi.

21Il Signore Dio fece alluomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vest.

22Poi il Signore Dio disse: Ecco, luomo diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dellalbero della vita, ne mangi e viva per sempre!. 23Il Signore Dio lo scacci dal giardino di Eden, perch lavorasse il suolo da cui era stato tratto. 24Scacci luomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via allalbero della vita.

Ed proprio questo tentatore, attraverso un fine gioco psicologico, a coinvolgere prima la donna e poi l'uomo nell'atto di ribellione a Dio. Il sogno che egli fa balenare davanti ai loro occhi quello del diventare come Dio, conoscitori del bene e del male. Ritorna in scena quell'albero non botanico ma simbolico di cui si era parlato gi nel primo atto. Esso era il simbolo del bene e del male, cio della morale che solo Dio decide. L'uomo, col suo peccato originale, radice e sorgente di ogni altro peccato, vuole decidere lui quale sia il bene e il male, vuole diventare lui l'arbitro della morale, rifiutando il disegno divino. La donna da compagna diventa tentatrice, secondo un tema caro a tutte le culture, ma anche secondo un riferimento ai citati culti cananei che comprendevano appunto delle sacerdotesse che incarnavano la dea della fecondit.

Violato il comandamento, l'uomo e la donna non si accettano pi come creature, si vergognano e cercano di coprire la loro nudit con un segno di protezione ben misero. Il peccato segna una svolta radicale. Alle armonie che intessevano tutta la prima pagina del racconto Jahvista (capitolo 2) subentrano ora le disarmonie. La relazione con la donna diverr aspra e segnata dalla violenza, quella con la natura diverr faticosa e quella con Dio sar infranta.

Dio ora ritorna in scena. come un sovrano orientale che passeggia nel suo parco quando soffia la brezza fresca della sera. Da questo momento in avanti il racconto si trasforma in un processo. Si comincia con un'istruttoria e un interrogatorio serrato in cui il Signore si rivela come un giudice implacabile che riesce a demolire le false difese dell'uomo. Si assiste, infatti, da parte della coppia umana a un curioso tentativo di sottrarsi alla propria responsabilit. In successione, infatti, l'uomo accusa la donna, la donna accusa il serpente.

A questo punto scattano le sentenze contro i tre attori del dramma del peccato. Iniziamo con le prime due. C' innanzitutto il giudizio sul serpente. In forma popolare si vuole anche spiegare perch il serpente sia considerato impuro dagli ebrei e strisci nella polvere. Ma al di l di questa spiegazione concreta c' un segno ulteriore: l'idolo impuro e ridotto a essere umiliato nella polvere. La sentenza contro il serpente si dilata, per, in una frase divenuta celebre nella storia successiva dell'ebraismo e del cristianesimo. Dio qui afferma che tra il seme del serpente, cio i suoi discendenti, e il seme della donna, cio l'umanit, ci sar una lotta serrata e continua, un'ostilit irrimediabile. Il seme del serpente attenter al tallone del seme della donna e quest'ultimo attenter alla testa del serpente e dei suoi discendenti perversi.

Nell'originale ebraico si usa un verbo identico, attentare, che per ha due sfumature nella nostra raffigurazione: schiacciare la testa, assalire al tallone. Su queste sfumature, e soprattutto sulla scia della speranza nel trionfo finale del bene, si letto poi il testo come uno scontro tra il seme del serpente e quel discendente perfetto della donna che sar il Messia. Costui sapr schiacciare per sempre la testa del male. Nella lettura cristiana, poi, si pensato che a schiacciare la testa del serpente e della sua discendenza malvagia sia la Donna per eccellenza, cio la madre del Messia e quindi Maria Vergine, Madre di Ges Cristo. per questo che il v. 15 del nostro brano stato chiamato protovangelo (il primo vangelo di speranza e di liberazione dal male) e Maria stata rappresentata come l'Immacolata che schiaccia il capo al serpente. In realt, il testo, cos com', parla solo di lotta permanente tra bene e male, anche se con la sottintesa fiducia nella prevalenza del bene sul male. Ecco poi la seconda sentenza, quella indirizzata contro la donna. Per indicare che l'armonia tra uomo e donna spezzata si ricorre al dolore del parto, considerato come il vertice della sofferenza. Ci che doveva essere fonte di gioia e segno di benedizione, la generazione, visto come percorso dalla sofferenza. una spiegazione simbolica e spirituale di un fatto naturale. Si aggiunge, poi, una nota amara. La relazione d'amore irrimediabilmente incrinata: la donna sente il desiderio del suo uomo, ma ne ha in cambio la violenza sessuale. Col peccato l'armonia e la bellezza del rapporto tra uomo e donna si infrangono e lasciano il passo al dolore e alla violenza nella coppia.

Continua il giudizio divino sull'umanit peccatrice. Siamo ora di fronte alla terza sentenza pronunziata dal Signore in questo processo a porte aperte: dopo il serpente e la donna, ora di scena l'uomo. significativo notare che solo il serpente maledetto in modo diretto (maledetto sii tu...!); la donna e l'uomo lo sono solo indirettamente. Dio non cancella la benedizione radicale che rendeva vivo e fecondo l'uomo. Infatti ora a essere maledetto il suolo che ritorna simile alla steppa dell'inizio della creazione. La terra diventa avara di prodotti; da essa spuntano spine, cardi ed erbe, per cui il lavoro dell'uomo duro e alienante, fonte di sudore e fatica. Si vuole, cos, mostrare la frattura dell'armonia tra la terra e l'uomo, tra la materia e colui che aveva ricevuto l'incarico di trasformarla e nominarla (imporre il nome agli animali), conoscendola e coltivandola.

Il legame che ci univa alla terra da cui eravamo stati tratti segno del limite della creatura umana ora visto con terrore: la polvere la nostra meta ultima con la morte. Su questo tema amaro la Bibbia ritorner spesso, mostrando all'uomo la sua fragilit, il suo essere finito e votato alla morte. Solo lentamente far balenare la possibilit di un orizzonte oltre la morte. Prima che le sentenze emesse da Dio nei confronti dei due peccatori siano messe in esecuzione, ci sono due note che l'autore lascia cadere nel suo racconto. La prima riguarda il nuovo nome che la donna prima chiamata isshah che, secondo quanto si detto, era inteso come un femminile di ish, uomo riceve: in ebraico essa Hawwah, da noi reso con Eva, termine che significa la vivente, la sorgente della vita. una nota positiva, dunque: nonostante tutto, la benedizione divina che rende feconda la donna continua a operare.

Ancor pi suggestiva e positiva la seconda annotazione. Preparare le vesti, segno di protezione e di dignit, era proprio in Oriente del padre di famiglia. Il Signore ora si preoccupa delle sue creature che si vergognano della loro nudit, cio della loro realt, e le riveste come un padre, dando loro una difesa e un segno di dignit. La giustizia divina, comunque, deve avere il suo corso. Con un intervento forse velato di ironia, Dio non vuole che l'uomo, dopo aver tentato la folle scalata a signore del bene e del male, voglia anche cercare di rapire a Dio l'immortalit, rappresentata simbolicamente dall'albero della vita.

L'uomo espulso dal giardino dell'Eden, segno dell'intimit divina ormai infranta. Dio ora un estraneo, isolato nel suo mondo tutelato dai cherubini, esseri noti anche nell'antico Vicino Oriente come spiriti protettori delle aree sacre (templi e palazzi reali) e raffigurati in forma semi-umana e semi-animalesca. La fiamma della spada folgorante il fulmine che designa il giudizio e la distanza di Dio. L'uomo peccatore, che non pi in armonia col suo simile (la donna) e con la natura, ora lontano anche da Dio, col quale non potr pi parlare nel giardino dell'intimit.

1Adamo conobbe Eva sua moglie, che concep e partor Caino e disse: Ho acquistato un uomo grazie al Signore. 2Poi partor ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.

3Trascorso del tempo, Caino present frutti del suolo come offerta al Signore, 4mentre Abele present a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore grad Abele e la sua offerta, 5ma non grad Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: Perch sei irritato e perch abbattuto il tuo volto? 7Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato accovacciato alla tua porta; verso di te il suo istinto, e tu lo dominerai.

8Caino parl al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alz la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: Dov Abele, tuo fratello?. Egli rispose: Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?. 10Riprese: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti dar pi i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra. 13Disse Caino al Signore: Troppo grande la mia colpa per ottenere perdono. 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovr nascondermi lontano da te; io sar ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrer mi uccider. 15Ma il Signore gli disse: Ebbene, chiunque uccider Caino subir la vendetta sette volte!. Il Signore impose a Caino un segno, perch nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16Caino si allontan dal Signore e abit nella regione di Nod, a oriente di Eden.

17Ora Caino conobbe sua moglie, che concep e partor Enoc; poi divenne costruttore di una citt, che chiam Enoc, dal nome del figlio. 18A Enoc nacque Irad; Irad gener Mecuial e Mecuial gener Metusal e Metusal gener Lamec. 19Lamec si prese due mogli: una chiamata Ada e laltra chiamata Silla. 20Ada partor Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22Silla a sua volta partor Tubal-Kain, il fabbro, padre di quanti lavorano il bronzo e il ferro. La sorella di Tubal-Kain fu Naam.

23Lamec disse alle mogli:

Ada e Silla, ascoltate la mia voce;

mogli di Lamec, porgete lorecchio al mio dire.

Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura

e un ragazzo per un mio livido.

24Sette volte sar vendicato Caino,

ma Lamec settantasette.

25Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partor un figlio e lo chiam Set. Perch disse Dio mi ha concesso unaltra discendenza al posto di Abele, poich Caino lha ucciso.

26Anche a Set nacque un figlio, che chiam Enos. A quel tempo si cominci a invocare il nome del Signore.

Da questo momento inizia la nostra storia. Se nel capitolo 2 avevamo il progetto che Dio aveva disegnato e sognato per noi e per il mondo, ora si apre la vicenda dell'uomo che con la sua libert ha voluto decidere lui quale sia il bene e il male. E subito la violenza dilaga. La coppia dell'uomo e della donna (ora presentati col nome di Adamo ed Eva) ha un figlio, chiamato Caino, del cui nome si offre una spiegazione popolare sulla base della preghiera che la donna, divenuta madre, eleva a Dio: Ho formato un uomo.... Il verbo ebraico formare (qanah) suona come il nome Caino. Il secondo figlio porta un nome triste: Abele in ebraico rimanda a qualcosa di fragile, di inconsistente come il fumo. I due incarnano altrettanti modelli sociali: Caino l'agricoltore sedentario; Abele , invece, il pastore nomade, verso il quale va la simpatia del narratore Jahvista.

La scelta divina, come spesso accadr in futuro, cade sul secondo, sul minore. L'autore non spiega il mistero dell'elezione, anche se l'espressione guardare l'offerta pu semplicemente indicare la prosperit di una persona: a muovere l'odio di Caino sarebbe, perci, il benessere del fratello rispetto alle sue difficolt. Il Signore, per, lancia un monito a Caino. Alla porta di ogni uomo c' accovacciato il peccato come una specie di belva. , in altri termini, il serpente tentatore. Ma l'uomo con la sua libert lo pu dominare! Caino, per, non lo vuole vincere; anzi, ne segue la tentazione. Ed ecco il delitto, dipinto dallo scrittore ispirato con una sola pennellata tragica: Caino si scagli contro suo fratello Abele e lo uccise.

La storia del primo assassinio, emblema di tutta quella catena di sangue che attraversa nei secoli l'umanit, modellata sullo schema della narrazione del peccato di Adamo: al peccato, che abbiamo appena visto descritto, subentra ora l'istruttoria processuale e l'interrogatorio che Dio compie nei confronti del fratricida. Seguir poi la sentenza espressa con una maledizione e, infine, la sua esecuzione che comporta il bando del peccatore. Vediamone ora le singole fasi.

Alla domanda incalzante di Dio l'uomo cerca di sottrarsi, mentendo e rifiutando ogni legame col fratello. Ma, secondo una vigorosa immagine cara alla Bibbia, il sangue versato grida a Dio dal suolo, esigendo giustizia (per evitare questo grido si usava coprire con sabbia o terra il sangue degli uccisi). Scatta, allora, la sentenza di maledizione: il delitto di Caino ha spezzato l'armonia della famiglia e della societ; la conseguenza-pena sar l'essere ramingo e fuggiasco, fuori della societ, lontano dal terreno coltivato. A questo punto si accendono in Caino il pentimento e la paura. Egli si sente solo e isolato, abbandonato e indifeso, emarginato e senza la protezione della famiglia o della trib.

Ecco, allora, come nel caso dell'uomo peccatore rivestito da Dio stesso, che Caino riceve da Dio un segno di protezione, affinch chiunque lo incontrasse non lo uccidesse. Che cosa sar mai questo segno? Per comprenderne il senso bisogna forse risalire al nome Caino. Gi sappiamo che esso stato spiegato dall'autore biblico in connessione con l'invocazione di Eva: Ho formato (qanah) un uomo. Tuttavia quasi certo che si voglia rimandare anche a una trib ostile a Israele, che razziava l'area meridionale della terra promessa. Si trattava dei Keniti, il cui nome ricondotto appunto a Caino come loro progenitore. Ebbene, probabile che costoro come altre trib avessero un proprio segno di riconoscimento (un tatuaggio o un'acconciatura dei capelli e delle vesti?). Si spiega, cos, in modo religioso una prassi sociale o un qualche segno caratteristico tribale di cui si vuole ritrovare l'origine.

Caino se ne va, dunque, ramingo con quel segno che non certo da intendere in senso razzista o vendicativo. Anzi, dopo aver condannato il peccatore, Dio non lo abbandona al suo destino ma lo tutela accogliendolo sotto la sua suprema giurisdizione a cui appartengono tutte le vite, anche quelle dei criminali. Caino erra nel paese di Nod, un vocabolo che in ebraico allude appunto al vagare qua e l senza meta. Subito dopo appare una delle tante genealogie che si distribuiranno a intarsio nella Genesi. quella che descrive i Cainiti (con allusione ai citati Keniti). Di essa vogliamo sottolineare due aspetti fondamentali.

Innanzitutto in questa genealogia che appaiono gli inventori: Caino inizia la civilt urbana; Iubal (il cui nome in ebraico rimanda alla tromba o al corno) il padre della musica; Tubalkain (il cui nome rimanda a un popolo sito in una regione mineraria) il padre dei fabbri; Iabal, citato in apertura, sembra essere l'iniziatore dei grossi proprietari di bestiame, e il nome della sorella di Tubalkain, Naama, la bella, l'affascinante, potrebbe discretamente alludere alle donne di piacere. L'avventura intellettuale e sociale dell'uomo vista con una punta di pessimismo perch connessa alla stirpe di Caino e porta in s il rischio della prevaricazione. La seconda osservazione riguarda Lamech, il discendente di Caino, che introduce la poligamia ma che diventa celebre per il suo terribile canto.

Esso esalta la violenza nella sua spirale inarrestabile: se si riceve una ferita, si deve reagire uccidendo senza piet. La vendetta non deve conoscere limiti. Dio puniva l'ingiustizia contro Caino sette volte, cio in modo perfetto, secondo il simbolismo dei numeri. Lamech, invece, si vendica senza limiti, andando oltre ogni confine: il settantasette volte indica un numero infinito. Questo canto della violenza fa risaltare l'equilibrio della legge del taglione che regolava in parit le tensioni (occhio per occhio, dente per dente). Ma soprattutto fa brillare il detto di Cristo che allude proprio a questo passo. Pietro pronto a perdonare fino a sette volte. Ges replica: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (Matteo 18,21-22).

A questo punto rientrano in scena Adamo ed Eva che diventano genitori di un nuovo figlio, Set, il cui nome spiegato liberamente nell'invocazione successiva: Dio ha dato... (in ebraico si ha Shet, Set, e shat, dare, accordare). Set, dono di Dio, sostituisce la perdita di Abele. Egli generer Enos, che in ebraico un altro termine per designare l'uomo fragile e debole. Il racconto si chiude con la descrizione delle origini del culto. Per la Tradizione Jahvista, che finora ci ha accompagnato nei capitoli 2-4, il nome divino specifico JHWH conosciuto gi dall'intera umanit. Le altre tradizioni, come vedremo, lo mettono invece in relazione solo con Mos e col popolo eletto, Israele, ai quali direttamente rivelato.

Abbiamo lasciato alle spalle il grandioso racconto che ha avuto come protagonisti il Signore, Dio creatore, e ha-adam, in ebraico l'uomo, cio l'umanit nella sua grandezza e nella sua miseria. La creazione dell'universo e dell'uomo ha visto l'irruzione del peccato, legato alla libera scelta dell'uomo, che, di fronte all'albero della conoscenza del bene e del male, ha voluto stendere la mano per conquistarne il frutto cos da diventare come Dio, conoscitore del bene e del male. Egli ha voluto decidere quale sia il bene e quale sia il male, prescindendo dalla decisione divina. questo il peccato originale, radice e sorgente di ogni altro peccato. E il male ha iniziato la sua ramificazione paurosa: la violenza sessuale, la rottura dell'equilibrio con la terra, la violenza sociale col fratricidio di Caino, la violenza radicale con Lamech.

1Questo il libro della discendenza di Adamo. Nel giorno in cui Dio cre luomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2maschio e femmina li cre, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati. 3Adamo aveva centotrenta anni quando gener un figlio a sua immagine, secondo la sua somiglianza, e lo chiam Set. 4Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e gener figli e figlie. 5Lintera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi mor.

6Set aveva centocinque anni quando gener Enos; 7dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e gener figli e figlie. 8Lintera vita di Set fu di novecentododici anni; poi mor.

9Enos aveva novanta anni quando gener Kenan; 10Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e gener figli e figlie. 11Lintera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi mor.

12Kenan aveva settanta anni quando gener Maalall; 13Kenan, dopo aver generato Maalall, visse ancora ottocentoquaranta anni e gener figli e figlie. 14Lintera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi mor.

15Maalall aveva sessantacinque anni quando gener Iered; 16Maalall, dopo aver generato Iered, visse ancora ottocentotrenta anni e gener figli e figlie. 17Lintera vita di Maalall fu di ottocentonovantacinque anni; poi mor.

18Iered aveva centosessantadue anni quando gener Enoc; 19Iered, dopo aver generato Enoc, visse ancora ottocento anni e gener figli e figlie. 20Lintera vita di Iered fu di novecentosessantadue anni; poi mor.

21Enoc aveva sessantacinque anni quando gener Matusalemme. 22Enoc cammin con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e gener figli e figlie. 23Lintera vita di Enoc fu di trecentosessantacinque anni. 24Enoc cammin con Dio, poi scomparve perch Dio laveva preso.

25Matusalemme aveva centoottantasette anni quando gener Lamec; 26Matusalemme, dopo aver generato Lamec, visse ancora settecentoottantadue anni e gener figli e figlie. 27Lintera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi mor.

28Lamec aveva centoottantadue anni quando gener un figlio 29e lo chiam No, dicendo: Costui ci consoler del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto. 30Lamec, dopo aver generato No, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e gener figli e figlie. 31Lintera vita di Lamec fu di settecentosettantasette anni; poi mor.

32No aveva cinquecento anni quando gener Sem, Cam e Iafet.

Fino a questo punto, se escludiamo il capitolo 1, era la cosiddetta Tradizione Jahvista (X secolo avanti Cristo) a condurci per mano nella storia, prima gloriosa e poi tenebrosa dell'uomo. Ora ritorna quella che abbiamo chiamato Tradizione Sacerdotale (VI secolo avanti Cristo) e che ci aveva offerto il primo racconto della creazione nel capitolo 1 della Genesi. Essa ora si presenta con una pagina per noi piuttosto ostica e arida.

Si tratta di una genealogia, uno schema caro ai popoli dell'Oriente per descrivere le loro origini e definire la loro identit risalendo a un'ideale sorgente.

Un abbozzo di genealogia era apparso gi alla fine del primo racconto della creazione: Queste sono le origini (ma si potrebbe tradurre anche genealogia) del cielo e della terra quando Dio li cre (Genesi 2,4).

La Tradizione Jahvista ci aveva offerto la genealogia di Caino fino a Lamech in Genesi 4,17-24 e quella di Adamo-Set-Enos in Genesi 4,25-26.

Ora, invece, la Tradizione Sacerdotale ci presenta un grande quadro genealogico che parte dalle radici ben note (Adamo, Set, Enos), ignorando per Caino, per poi proseguire con nomi pi oscuri. Questa Tradizione amer ricorrere alle genealogie per tracciare la trama della storia della salvezza, come avremo occasione di vedere leggendone le varie pagine all'interno della Genesi.

C' un dato che subito impressiona il lettore: il numero enorme degli anni di vita dei vari personaggi.

Adamo vive 930 anni, suo figlio Set 912 anni, Enos 905 e si arriva al celebre Matusalemme che raggiunge il primato di ben 969 anni! Pur riconoscendo che i numeri nel mondo semitico hanno spesso valori simbolici, dobbiamo cercare di individuare una spiegazione generale.

I numeri di anni di queste vite, pur non essendo colossali come in certe liste genealogiche regali mesopotamiche che giungono fino a decine di migliaia di anni, sono un modo orientale per esprimere la convinzione che i primordi fossero una specie di et dell'oro segnata da una straordinaria longevit.

Non bisogna, inoltre, dimenticare che questi personaggi sono spesso capostipiti tribali che inglobano in s l'intera vicenda della loro trib.

Noi vorremmo fissare l'attenzione solo su qualche nome, ricordato in questi testi, per il significato della figura che lo porta.

il caso di Enoch, il giusto, la cui vita di soli 365 anni (tanti quanti i giorni dell'anno solare): di lui si dice che, dopo aver camminato con Dio durante la sua vita terrena, non ci fu pi, poich Dio lo aveva preso.

Il verbo ebraico qui tradotto con l'essere preso indica l'assunzione in Dio, ed divenuto il segno dell'immortalit beata in Dio.

Enoch avrebbe continuato la comunione col Signore anche oltre la morte.

Lo stesso verbo verr usato per l'assunzione al cielo del profeta Elia (2Re 2,11-12) e render Enoch un personaggio caro al tardo giudaismo.

C' poi Lamech, che sembra essere diverso dal terribile discendente di Caino di cui si appena parlato.

Figlio di Matusalemme, egli il padre di un altro personaggio che tra poco avr nella Genesi un'importanza particolare, No.

Quando genera quest'ultimo, Lamech ne spiega il nome in modo libero e popolare: Costui ci consoler (naham).... Si collega, quindi, il nome No al verbo ebraico consolare.

In realt, il nome rimanderebbe piuttosto a un altro significato legato al verbo riposare.

Con la figura di No entrano in scena anche i suoi figli Sem, Cam, Iafet che, come vedremo, diverranno i capostipiti (Genesi 10,1-32) della nuova umanit post-diluviana. Siamo ormai alle soglie di una grande svolta, quella che avr appunto nel diluvio la sua grandiosa e terribile frontiera.

1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: Il mio spirito non rester sempre nelluomo, perch egli carne e la sua vita sar di centoventi anni.

4Cerano sulla terra i giganti a quei tempi e anche dopo , quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dellantichit, uomini famosi.

5Il Signore vide che la malvagit degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. 6E il Signore si pent di aver fatto luomo sulla terra e se ne addolor in cuor suo. 7Il Signore disse: Canceller dalla faccia della terra luomo che ho creato e, con luomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perch sono pentito di averli fatti. 8Ma No trov grazia agli occhi del Signore.

9Questa la discendenza di No. No era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10No gener tre figli: Sem, Cam e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guard la terra ed ecco, essa era corrotta, perch ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.

13Allora Dio disse a No: venuta per me la fine di ogni uomo, perch la terra, per causa loro, piena di violenza; ecco, io li distrugger insieme con la terra. 14Fatti unarca di legno di cipresso; dividerai larca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 15Ecco come devi farla: larca avr trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16Farai nellarca un tetto e, a un cubito pi sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dellarca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

17Ecco, io sto per mandare il diluvio, cio le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c soffio di vita; quanto sulla terra perir. 18Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nellarca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. 19Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nellarca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. 20Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. 21Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sar di nutrimento per te e per loro.

22No esegu ogni cosa come Dio gli aveva comandato: cos fece.

La nuova pagina della Genesi che stiamo per leggere, e che avr al centro il celebre racconto del diluvio, si apre con una breve, arcaica e un po' misteriosa narrazione.

Essa forse attinge elementi dalle antiche mitologie orientali che introducevano i Giganti (si pensi anche ai Titani greci), considerati frutto dell'unione tra un dio e una donna.

La Bibbia non parla di di ma dei figli di Dio che, nel linguaggio biblico, sono i membri del consiglio della corona di Dio, cio gli angeli.

per questo che alcune tradizioni posteriori hanno interpretato il brano come il racconto della caduta degli angeli e della conseguente origine dei demoni.

In realt, il testo vuole solo mostrare come il male dilaghi e vuole condannare probabilmente una convinzione dell'antico Vicino Oriente, secondo la quale nei cosiddetti riti della fertilit si poteva celebrare una specie di matrimonio sacro tra l'uomo e Dio, incarnato in un atto sessuale con la sacerdotessa o il sacerdote del dio della fecondit.

La Bibbia annota: ci si illudeva con questi riti di generare giganti quasi eterni; in realt l'uomo resta carne, legato al tempo.

Infatti, ai 969 anni di Matusalemme e alle centinaia di anni dei personaggi citati nel capitolo 5, da noi gi letto, si oppongono ora i 120 anni, una durata della vita ben pi realistica, mentre il Salmo 90,10 affermer che gli anni della nostra vita sono 70 e 80 per i pi robusti.

L'illusione umana dell'essere come Dio ancora una volta frustrata.

Eppure l'uomo continua nella sua perversione in modo cos ostinato che il Signore si pent di aver fatto l'uomo e se ne addolor.

Questo pentimento di Dio un modo vigoroso per esprimere i sentimenti divini modellandoli su quelli umani: ci che abbiamo gi chiamato antropomorfismo, cio una rappresentazione di Dio in forme e modi umani.

Il Signore, allora, lascia libero corso alla sua giustizia, che comprende il giudizio dell'empio e la salvezza del giusto (No trov grazia agli occhi del Signore).

Siamo, cos, di fronte alla grandiosa scena del diluvio che la Bibbia dipinge usando come base antichi miti mesopotamici (ci sono 17 punti di contatto con questi testi che poi presenteremo).

Il punto di partenza forse una catastrofe naturale legata ai due fiumi mesopotamici, il Tigri e l'Eufrate, che per un tratto di 350 chilometri prima della foce corrono su un piano quasi perfetto (il dislivello solo 34 metri!). In caso di forti piogge e dello scioglimento delle nevi a primavera le acque si trasformavano in un'enorme massa che dilagava distruggendo tutto.

Ma la Bibbia va oltre la spiegazione di una catastrofe naturale e rifiuta l'idea dei miti babilonesi, che vedevano nel diluvio la reazione degli di infastiditi dal vociare degli uomini durante il loro riposo.

Il testo sacro ripete: La malvagit dell'uomo era grande... La terra era corrotta... era piena di violenza... ogni uomo aveva pervertito la propria condotta....

Siamo di fronte al giudizio di un Dio che non indifferente al bene e al male.

Il racconto si fissa, cos, sulla salvezza del giusto, No, dei suoi figli e di un seme della vita, perch Dio non smentisce se stesso nella sua funzione di Creatore.

L'arca che dovr salvare dal diluvio il giusto No una specie di palazzo a tre piani galleggiante, stando almeno alle misure offerte dal testo biblico: 156 m di lunghezza (300 cubiti), 26 m di larghezza (50 cubiti) e 15 di altezza (30 cubiti) per un totale di 65-70.000 mc.

Con No, la moglie e i figli, entrano coppie di animali catalogati secondo le usanze rituali: volatili, bestiame, rettili.

Per ora si parla di una coppia per specie, poi si dir che sono sette coppie (nel capitolo successivo, secondo un'altra tradizione).

L'arca come l'area della salvezza in cui entrano coloro coi quali Dio ha un legame di comunione: Con te stabilir la mia alleanza.

1Il Signore disse a No: Entra nellarca tu con tutta la tua famiglia, perch ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. 2Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina. 3Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. 4Perch tra sette giorni far piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; canceller dalla terra ogni essere che ho fatto. 5No fece quanto il Signore gli aveva comandato.

6No aveva seicento anni quando venne il diluvio, cio le acque sulla terra. 7No entr nellarca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. 8Degli animali puri e di quelli impuri, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo 9un maschio e una femmina entrarono, a due a due, nellarca, come Dio aveva comandato a No.

10Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; 11nellanno seicentesimo della vita di No, nel secondo mese, il diciassette del mese, in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. 12Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. 13In quello stesso giorno entrarono nellarca No, con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di No, le tre mogli dei suoi tre figli; 14essi e tutti i viventi, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, tutti i volatili, secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. 15Vennero dunque a No nellarca, a due a due, di ogni carne in cui c il soffio di vita. 16Quelli che venivano, maschio e femmina dogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio. Il Signore chiuse la porta dietro di lui.

17Il diluvio dur sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono larca, che sinnalz sulla terra. 18Le acque furono travolgenti e crebbero molto sopra la terra e larca galleggiava sulle acque. 19Le acque furono sempre pi travolgenti sopra la terra e coprirono tutti i monti pi alti che sono sotto tutto il cielo. 20Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.

21Per ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. 22Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cio quanto era sulla terra asciutta, mor. 23Cos fu cancellato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini agli animali domestici, ai rettili e agli uccelli del cielo; essi furono cancellati dalla terra e rimase solo No e chi stava con lui nellarca. 24Le acque furono travolgenti sopra la terra centocinquanta giorni.

All'ordine divino No entra nell'arca introducendovi anche sette coppie degli animali considerati puri secondo le leggi sacrificali e alimentari ebraiche e una sola coppia degli impuri. Si faceva gi notare la differenza con la pagina precedente ove si parlava di una sola coppia per tutti gli animali. La diversit dovuta al fatto che il racconto del diluvio frutto della fusione non perfetta di due relazioni differenti ma parallele dell'evento, basate sulle due tradizioni che gi conosciamo, la Jahvista e la Sacerdotale. Gli studiosi riescono a seguire nel testo attuale i due fili narrativi diversi. Non dobbiamo, quindi, stupirci delle ripetizioni, delle incongruenze e delle variazioni: la stessa durata del diluvio passa dai quaranta giorni (7,12) all'anno intero (quando No entra nell'arca ha 600 anni, secondo 7,6.11; quando esce ne ha 601, secondo 8,13).

Ma ecco davanti a noi il quadro impressionante del diluvio. Le acque si rovesciano a cascata dal cielo: si ricordi che nella creazione (capitolo 1 della Genesi) si erano presentate le acque superiori poste sopra il firmamento. Le acque sprizzano anche dall'abisso, cio dal grande oceano, che, come noto, era immaginato sotterraneo rispetto alla piattaforma terrestre. No, coi suoi figli Sem, Cam e Iafet, con la sua e le loro mogli, con tutta la serie degli esseri viventi, ormai a bordo dell'arca. suggestiva l'annotazione secondo la quale il Signore stesso a chiudere la porta dietro No (v. 16), quasi preoccupandosi della sicurezza della vita del giusto. Il libro biblico della Sapienza affermer che fu la stessa sapienza divina a pilotare il giusto e la sua semplice imbarcazione (10,4).

Le acque, intanto, iniziano a crescere di livello fino al punto di coprire le stesse vette dei monti, riducendo la terra a un'enorme distesa di acqua e fango. L'orizzonte sommerso da questa onda distruttrice, tutto avvolto in un sudario di morte che , per, segno del giudizio di Dio sul male: Per ogni essere vivente che si muove sulla terra... cos fu sterminata ogni creatura esistente sulla faccia della terra (vv. 21.23). gi stato spiegato che le grandi acque sono il simbolo nella Bibbia del caos e del nulla che tentano di assaltare la creazione, cercando di corroderla e sgretolarla. Nel capitolo 1 della Genesi, infatti, le acque divise dalla terra erano il segno della creazione divina. Il mondo ora sta ritornando nel caos, sta quasi ripiombando in quel nulla da cui era uscito.

In questo panorama di morte continuamente ribadito dal racconto biblico che ripete la descrizione dell'ingrossarsi delle acque, fino a raggiungere i 15 cubiti (quasi 8 metri) sopra il suolo, e dello sterminio di tutti gli esseri viventi si erge l'arca, segno della vita che continua e della protezione divina sul giusto. Nella Lettera agli Ebrei, nel capitolo 11 dedicato agli eroi della fede, si legger questo ritratto di No: Per fede No, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costru con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condann il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede (11,7).

Il potente quadro che ora sta davanti a noi tutto basato su un contrasto. Da un lato, una met del testo occupata dalla descrizione degli abitanti dell'arca, secondo la catalogazione a cui abbiamo gi fatto cenno; d'altro canto, il resto del racconto riservato alla forza distruttrice delle acque. La pagina biblica continua, cos, a rivelare il suo significato ultimo: il cataclisma naturale il segno di un giudizio divino sull'umanit, che rivela due volti diversi. , infatti, espressione di condanna del male: le acque hanno la funzione di attuare questa condanna con la loro irruzione mortale. Ma l'arca, col suo contenuto di vita, la rappresentazione della salvezza del giusto che l'altro volto, quello positivo e luminoso, del giudizio divino.

1Dio si ricord di No, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nellarca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. 2Le fonti dellabisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. 4Nel settimo mese, il diciassette del mese, larca si pos sui monti dellArart. 5Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.

6Trascorsi quaranta giorni, No apr la finestra che aveva fatto nellarca 7e fece uscire un corvo. Esso usc andando e tornando, finch si prosciugarono le acque sulla terra. 8No poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; 9ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, torn a lui nellarca, perch cera ancora lacqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di s nellarca. 10Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dallarca 11e la colomba torn a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. No comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. 12Aspett altri sette giorni, poi lasci andare la colomba; essa non torn pi da lui.

13Lanno seicentouno della vita di No, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; No tolse la copertura dellarca ed ecco, la superficie del suolo era asciutta. 14Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra si era prosciugata.

15Dio ordin a No: 16Esci dallarca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17Tutti gli animali dogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perch possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa.

18No usc con i figli, la moglie e le mogli dei figli. 19Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dallarca.

20Allora No edific un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offr olocausti sullaltare. 21Il Signore ne odor il profumo gradito e disse in cuor suo: Non maledir pi il suolo a causa delluomo, perch ogni intento del cuore umano incline al male fin dalladolescenza; n colpir pi ogni essere vivente come ho fatto.

22Finch durer la terra,

seme e msse,

freddo e caldo,

estate e inverno,

giorno e notte

non cesseranno.

Dio si ricord di No.... Il ricordo nella Bibbia non una semplice memoria del passato ma un atto efficace che opera nel presente: in pratica equivalente alla salvezza. Dio, dunque, salva No e tutte le creature dell'arca, dopo che le acque avevano steso il loro manto di morte per un anno intero, stando a una delle due diverse tradizioni sul diluvio confluite nel testo attuale. Infatti, il Signore chiude le sorgenti dell'abisso oceanico e le cateratte delle piogge, fa soffiare un forte vento cos da far calare le acque in un arco di 150 giorni, e infine fa emergere le vette dei monti.

cos che l'arca atterra dolcemente sui monti dell'Ararat. Questo nome citato altre tre volte nella Bibbia ma indica sempre una regione, quella che nei testi assiro-babilonesi chiamata Urartu, da identificare probabilmente con l'attuale Armenia. La tradizione popolare ha voluto cercare, per, una vetta precisa, quella che oggi appunto chiamata Ararat (5.156 m) e che si erge nei pressi del lago Van nella Turchia orientale, mentre la tradizione giudaica e quella musulmana sono ricorse a un monte del Kurdistan, al-Giudi. Nel Corano, infatti, leggiamo: Si ud la voce divina che diceva: O terra, ingoia le tue acque! E tu, o cielo, risucchiale! Le acque diminuirono e l'ordine divino fu eseguito. L'arca, allora, si pos sul monte al-Giudi (11,44). Al di l dei tentativi di identificazione precisa e delle fantasiose spedizioni alla ricerca dei resti dell'arca, la Bibbia non si interessa di offrirci coordinate topografiche ma di esaltare la pace che sta per rinascere tra Dio e l'uomo e il cosmo.

No sonda la nuova situazione climatica attraverso due uccelli viaggiatori, un corvo e una colomba: quest'ultima, che diverr nella Bibbia anche un simbolo d'Israele, offre nel becco il segno della nuova vita pacifica della terra (l'ulivo), divenendo cos l'emblema dell'armonia ritrovata tra il Creatore e la creazione. giunto il momento di uscire dall'arca, al termine del lungo periodo del diluvio (un anno della vita di No secondo le indicazioni offerte dal v. 13). Il narratore biblico ci presenta la festosa processione degli ospiti dell'arca che abbandonano il loro rifugio, mentre Dio ripete la sua promessa di vita, come alle origini (... perch siano fecondi e si moltiplichino sulla terra).

Gli antichi racconti mesopotamici del diluvio presentano come primo atto dell'eroe salvato dalla morsa delle acque l'offerta di un sacrificio. Anche No erige un altare e celebra un sacrificio di olocausto, consumando nel fuoco le vittime. Dio gradisce l'offerta del giusto e questo gradimento pittorescamente raffigurato dall'odorare gustoso divino: nelle antiche culture il sacrificio era visto come il cibo della divinit approntato dal fedele. Dio, allora, risponde con una promessa. Egli sa e lo si diceva gi agli inizi del racconto (6,5) che l'uomo radicalmente peccatore (fin dall'adolescenza, la sintesi della vita cosciente dell'adulto). La giustizia ha fatto il suo corso col diluvio. Ora il tempo del perdono, espresso dal ritmo delle stagioni e dei giorni, simbolo della ritrovata armonia.

Il racconto del diluvio con le sue immagini grandiose di vita e di morte, di uomini e animali, di tempesta e di bonaccia stato nella storia della cultura e della fede un segno terribile e glorioso. Pensiamo solo alle raffigurazioni dei mosaici di San Marco a Venezia, modellate nel XIII sec. sulla base di un famoso codice biblico miniato del V-VI sec., il cosiddetto Codice Cotton, giunto a Venezia da Alessandria d'Egitto. Pensiamo all'angosciato e violento diluvio michelangiolesco della Cappella Sistina o all'opera Il diluvio universale musicata da G. Donizetti nel 1830, e cos via. Ma gi la prima Lettera di Pietro vedeva nell'arca salvata dalle acque una figura del battesimo che ora salva voi (3,20-21).

1Dio benedisse No e i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. 3Ogni essere che striscia e ha vita vi servir di cibo: vi do tutto questo, come gi le verdi erbe. 4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cio con il suo sangue. 5Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domander conto; ne domander conto a ogni essere vivente e domander conto della vita delluomo alluomo, a ognuno di suo fratello.

6Chi sparge il sangue delluomo,

dalluomo il suo sangue sar sparso,

perch a immagine di Dio

stato fatto luomo.

7E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,

siate numerosi sulla terra e dominatela.

8Dio disse a No e ai suoi figli con lui: 9Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, 10con ogni essere vivente che con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dallarca, con tutti gli animali della terra. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sar pi distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, n il diluvio devaster pi la terra.

12Dio disse:

Questo il segno dellalleanza,

che io pongo tra me e voi

e ogni essere vivente che con voi,

per tutte le generazioni future.

13Pongo il mio arco sulle nubi,

perch sia il segno dellalleanza

tra me e la terra.

14Quando ammasser le nubi sulla terra

e apparir larco sulle nubi,

15ricorder la mia alleanza

che tra me e voi

e ogni essere che vive in ogni carne,

e non ci saranno pi le acque per il diluvio,

per distruggere ogni carne.

16Larco sar sulle nubi,

e io lo guarder per ricordare lalleanza eterna

tra Dio e ogni essere

che vive in ogni carne che sulla terra.

17Disse Dio a No: Questo il segno dellalleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che sulla terra.

18I figli di No che uscirono dallarca furono Sem, Cam e Iafet; Cam il padre di Canaan. 19Questi tre sono i figli di No e da questi fu popolata tutta la terra.

20Ora No, coltivatore della terra, cominci a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriac e si denud allinterno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide la nudit di suo padre e raccont la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudit del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudit del loro padre.

24Quando No si fu risvegliato dallebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse:

Sia maledetto Canaan!

Schiavo degli schiavi

sar per i suoi fratelli!.

26E aggiunse:

Benedetto il Signore, Dio di Sem,

Canaan sia suo schiavo!

27Dio dilati Iafet

ed egli dimori nelle tende di Sem,

Canaan sia suo schiavo!.

28No visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. 29Lintera vita di No fu di novecentocinquanta anni; poi mor.

Alla nuova umanit Dio riserva la stessa benedizione delle origini. Infatti in Genesi 1,28 si diceva: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su ogni essere vivente che striscia sulla terra. Si ripetono ora parole analoghe (vv. 1-2 e 7); si aggiunge, per, la possibilit di superare la dieta vegetariana presentata in Genesi 1,29: ora l'uomo potr cibarsi anche degli animali, ma con una riserva, quella della carne col sangue, sulla scia di ci che si imporr poi a Israele (Astieniti dal mangiare il sangue perch il sangue la vita, Deuteronomio 12,23). I Testimoni di Geova, leggendo alla lettera (e non nel suo vero spirito) questo testo, proibiscono la trasfusione di sangue, che considerano come un mangiare sangue.

In realt, come si spiega nel nostro passo, il sangue il simbolo della vita e l'autore sacro vuole in questo modo esaltare il primato assoluto di Dio sulla vita. Per tre volte si martella quel domandare conto della vita uccisa da parte dell'unico Signore della vita. ci che viene poi ribadito con un'antica formula proverbiale modellata in modo ritmico e destinata a condannare ogni violenza: shofek dam ha-adam, ba-adam dam jisshafek; letteralmente: chi sparge il sangue di un uomo, per mezzo di un uomo il suo sangue sar sparso (v. 6). E si aggiunge subito la ragione profonda di questo monito: l'uomo stato creato a immagine di Dio.

Alla base della difesa della vita di ogni creatura umana c', dunque, una ragione squisitamente religiosa che risale alla pagina stessa della creazione. Per due volte nel capitolo 1 della Genesi, infatti, si affermava: Facciamo l'uomo secondo la nostra immagine, come nostra somiglianza... Dio cre gli uomini secondo la sua immagine; a immagine di Dio li cre (1,26-27). E dopo il delitto di Caino, il testo biblico ritorner sul tema: Quando Dio cre Adamo, lo fece a somiglianza di Dio (5,1). L'uomo porta in s il sigillo stesso di Dio ed per questo che la sua esistenza, simboleggiata nel sangue, affidata solo al Creatore. Nel libro di Giobbe si dir: Il Signore ha in mano l'anima di ogni vivente e il respiro di ogni carne umana (12,10). E al monito sul sangue da non spargere far eco anche Ges quando dir, nel Getsemani: Tutti quelli che mettono mano alla spada, di spada periranno (Matteo 26,52).

Alla benedizione, che ricalca quella degli inizi della creazione, si aggiunge ora un nuovo elemento importante, l'alleanza tra Dio e No. Il legame che si stabilir poi in modo intenso con Abramo e quindi con Israele qui anticipato: tutta l'umanit ha un vincolo profondo col Creatore; anzi, tutto l'essere unito a Dio attraverso un impegno di solidariet e di salvezza. Infatti, il Signore promette di tutelare la sua creazione, anche se in essa talora affiora il male. Per Abramo, nel capitolo 17 della Genesi, il segno vivo dell'alleanza sar la circoncisione; per No e per l'intera umanit il segno cosmico ed l'arcobaleno che sfolgora nel cielo dopo il diluvio.

Nelle parole di Dio si nota un'insistenza particolare sul tema del segno dell'alleanza, dell'alleanza stessa e dell'arco nelle nubi. Si pensato che l'arcobaleno sia visto qui come l'arco di guerra che il Dio guerriero e vendicatore del diluvio depone trasformandolo in quel pacifico e multicolore segno di quiete dopo la tempesta. Per molte culture l'arcobaleno quasi il ponte tra terra e cielo. Attraverso questo simbolo la Bibbia vuole esprimere il dialogo e l'alleanza che intercorrono tra Dio e l'intera umanit. quella che si potrebbe chiamare la rivelazione e la salvezza cosmica. E Dio ripeter in Isaia: Per me sempre come ai giorni di No, quando giurai che non avrei pi riversato le acque di No sulla terra (54,9).

La storia di No si chiude ora con un curioso episodio, che ha innanzitutto lo scopo di descrivere le origini della viticoltura, una coltivazione tipica dell'area mediterranea. Certo, secondo quanto dice il Salmo 104,15, il vino allieta il cuore dell'uomo; ma, come si rappresenta vivacemente nel nostro racconto e in altri deliziosi testi biblici (a suo tempo leggeremo Proverbi 23,29-35 e Siracide 31,25-31), il vino rischioso e pu umiliare l'uomo. Infatti, No ubriaco giace scoperto in mezzo alla sua tenda. Suo figlio Cam vede il padre scoperto e lo racconta ai fratelli Sem e Iafet, che, con rispetto, coprono la nudit del loro padre. Qual il peccato di Cam?

Alcuni pensano che, dietro il velo del racconto, si voglia alludere a una violazione da parte di Cam dell'harem del padre, con un incesto: l'espressione scoprire la nudit nel linguaggio biblico significa appunto compiere un atto sessuale. Tuttavia, dato che poi i fratelli coprono la nudit del padre No, pi facile ritenere che qui si voglia solo condannare la mancanza di rispetto nei confronti del padre e capofamiglia da parte di un figlio, in pratica una violazione del quarto comandamento. Ma la sorpresa nella maledizione che No scaglia, una volta risvegliatosi dall'ebbrezza. Essa, infatti, non colpisce Cam ma Canaan, suo figlio.

Da questo si riesce a comprendere come il passo biblico non voglia assolutamente affermare la superiorit della razza semita e ariana (o giapeta da Iafet) nei confronti di quella camito-africana, come purtroppo stato in passato teorizzato. Canaan, come noto, era la popolazione indigena della Palestina e aveva spesso rappresentato la grande tentazione per Israele attraverso i suoi culti idolatrici sessuali. Risalendo al suo ideale capostipite, la Bibbia vuole ora condannare in Canaan non solo un avversario d'Israele ma soprattutto l'emblema dell'idolatria e della degenerazione religiosa. Il primato, per ragioni opposte, riservato a Sem, da cui discende Israele, a cui dedicata la benedizione pi solenne.

A questo punto la Tradizione Sacerdotale, che ama organizzare la storia sulle genealogie, ci offre una grande mappa della settantina di popoli che allora si riteneva occupassero il mondo. Essi sono fatti risalire ai figli di No. Si comincia coi discendenti di Iafet che comprendono un totale di 14 popoli, soprattutto mediterranei. Si passa poi a Cam con quattro grandi nazioni, articolate poi in tante etnie minori: Etiopia, Egitto, Put (forse la Libia) e Canaan. Appaiono figure leggendarie come Nimrod, considerato valente cacciatore al cospetto del Signore, cio l'iniziatore della pratica della caccia, ma anche nazioni importanti come Babilonia (Babele), Accad e Uruch, le popolazioni principali della Mesopotamia.

difficile per noi oggi districarci in questi elenchi di nomi: accanto ai termini noti che abbiamo appena citato ci incontriamo con antenati di trib o popolazioni a noi ignote o di ipotetica identificazione. Gli studiosi si sforzano anche di individuare le fonti a cui l'autore biblico attinge e le piccole annotazioni che sono state successivamente aggiunte. Ad esempio, nel v. 12, quando si parla di due grandi centri della Mesopotamia, Ninive e Calach, si aggiunge: quella la grande citt. Si tratta probabilmente di una glossa, cio di una nota posteriore, e non si sa bene se voglia riferirsi alla prima (Ninive) o alla seconda delle due celebri citt dell'Assiria. In sintesi, per, questa tavola dei popoli vuole, da un lato, affermare che il collegamento esistente tra tutti gli uomini voluto da Dio e, dall'altro, descrivere le diverse culture e razze ricorrendo a spiegazioni popolari. Si prepara, cos, la drammatica dispersione dei popoli operata dalla prepotenza di Babele, che descritta nel capitolo 11 che tra poco leggeremo.

1Questa la discendenza dei figli di No: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.

2I figli di Iafet: Gomer, Magg, Madai, Iavan, Tubal, Mesec e Tiras. 3I figli di Gomer: Aschenz, Rifat e Togarm. 4I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, i Chittm e i Dodanm. 5Da costoro derivarono le genti disperse per le isole, nei loro territori, ciascuna secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle rispettive nazioni.

6I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. 7I figli di Etiopia: Seba, Avla, Sabta, Raam e Sabtec. I figli di Raam: Saba e Dedan. 8Etiopia gener Nimrod: costui cominci a essere potente sulla terra. 9Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perci si dice: Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore. 10Linizio del suo regno fu Babele, Uruc, Accad e Calne, nella regione di Sinar. 11Da quella terra si port ad Assur e costru Ninive, RecobtIr e Calach, 12e Resen tra Ninive e Calach; quella la grande citt. 13Egitto gener quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, 14Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei. 15Canaan gener Sidone, suo primogenito, e Chet 16e il Gebuseo, lAmorreo, il Gergeseo, 17lEveo, lArcheo e il Sineo, 18lArvadeo, il Semareo e il Camateo. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei. 19Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sdoma, Gomorra, Adma e Sebom fino a Lesa. 20Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nelle rispettive nazioni.

21Anche a Sem, fratello maggiore di Iafet e capostipite di tutti i figli di Eber, nacque una discendenza. 22I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsd, Lud e Aram. 23I figli di Aram: Us, Ul, Gheter e Mas. 24Arpacsd gener Selach e Selach gener Eber. 25A Eber nacquero due figli: uno si chiam Peleg, perch ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiam Ioktan. 26Ioktan gener Almodd, Selef, Asarmvet, Ierach, 27Adorm, Uzal, Dikla, 28Obal, Abimal, Saba, 29Ofir, Avla e Iobab. Tutti questi furono i figli di Ioktan; 30la loro sede era sulle montagne delloriente, da Mesa in direzione di Sefar. 31Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori, secondo le rispettive nazioni.

32Queste furono le famiglie dei figli di No secondo le loro genealogie, nelle rispettive nazioni. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.

1Tutta la terra aveva ununica lingua e uniche parole. 2Emigrando dalloriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. 3Si dissero lun laltro: Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco. Il mattone serv loro da pietra e il bitume da malta. 4Poi dissero: Venite, costruiamoci una citt e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra. 5Ma il Signore scese a vedere la citt e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. 6Il Signore disse: Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti ununica lingua; questo linizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sar loro impossibile. 7Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perch non comprendano pi luno la lingua dellaltro. 8Il Signore li disperse di l su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la citt. 9Per questo la si chiam Babele, perch l il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di l il Signore li disperse su tutta la terra.

10Questa la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando gener Arpacsd, due anni dopo il diluvio; 11Sem, dopo aver generato Arpacsd, visse cinquecento anni e gener figli e figlie.

12Arpacsd aveva trentacinque anni quando gener Selach; 13Arpacsd, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotr anni e gener figli e figlie.

14Selach aveva trentanni quando gener Eber; 15Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotr anni e gener figli e figlie.

16Eber aveva trentaquattro anni quando gener Peleg; 17Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e gener figli e figlie.

18Peleg aveva trentanni quando gener Reu; 19Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e gener figli e figlie.

20Reu aveva trentadue anni quando gener Serug; 21Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e gener figli e figlie.

22Serug aveva trentanni quando gener Nacor; 23Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e gener figli e figlie.

24Nacor aveva ventinove anni quando gener Terach; 25Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e gener figli e figlie.

26Terach aveva settantanni quando gener Abram, Nacor e Aran.

27Questa la discendenza di Terach: Terach gener Abram, Nacor e Aran; Aran gener Lot. 28Aran poi mor alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. 29Abram e Nacor presero moglie; la moglie di Abram si chiamava Sari e la moglie di Nacor Milca, che era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. 30Sari era sterile e non aveva figli.

31Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cio di suo figlio, e Sari sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e usc con loro da Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.

32La vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach mor a Carran.

Eccoci ancora di fronte a una genealogia, dovuta alla Tradizione Sacerdotale, rielaborazione di dati gi incontrati nel capitolo 10, con l'apertura verso un nuovo orizzonte.

Si sta, infatti, delineando la discendenza di Sem, figlio di No e antenato di Abramo.

Il filo genealogico parte appunto da Sem, fa scorrere molti nomi gi registrati nel capitolo 10, fissa poi l'attenzione su Serug, Nacor e Terach che, tra l'altro, sono localit vicine a Carran, di cui parleremo e approda ad Abram, Nacor e Aran.

La storia di Abramo inserita nel grande fiume della storia dell'umanit.

A questo punto l'autore biblico sembra quasi restringere il suo obiettivo per fissare l'attenzione sulla famiglia di Terach, il padre di Abramo, il cui nome ancora Abram, in attesa della trasformazione in Abramo, che a suo tempo spiegheremo, come Sarai ancora il nome di sua moglie, della quale si ricorda la sterilit, cos da introdurre gi ora indirettamente il tema della promessa di un figlio.

Entra in scena anche Lot, nipote di Abramo, la cui storia si intreccer con quella dello zio.

Le due tradizioni, che hanno dato origine ai primi 11 capitoli della Genesi dal punto di vista esteriore, si distinguono anche sulla base di una differenza evidente.

Mentre la Jahvista ama le narrazioni, la Tradizione Sacerdotale ricorre frequentemente alle genealogie.

Gi alla fine dei giorni della creazione si annotava: queste sono le origini (in ebraico genealogie) del cielo e della terra quando Dio li cre (2,4a).

Nel capitolo 5 ci siamo poi incontrati con la solenne genealogia che partiva da Adamo per approdare fino a No. Nel capitolo 6 si presentava la genealogia di No: No gener tre figli: Sem, Cam, Iafet (v. 10).

La tavola dei popoli del capitolo 10 assomiglia a una grandiosa genealogia collegata ai figli di No.

Ora si distende davanti ai nostri occhi la genealogia di Sem e quella pi specifica di Terach, il padre di Abramo.

C', quindi, come un grande fiume vivente che organizza la storia conducendola verso una meta.

La genealogia non , perci, un arido elenco di nomi ma la preparazione del filo d'oro della salvezza che comincer tra poco a snodarsi. Anzi, gi ora si delinea la storia di una migrazione che poi verr approfondita anche nel suo significato spirituale.

Infatti nel v. 31 si ha quasi la trama di un itinerario nelle sue varie tappe.

Essa comprende una partenza da Ur dei Caldei, la famosa capitale sumerica della Mesopotamia meridionale.

La sua ricchezza e la sua raffinatezza sono attestate dalla stupenda necropoli regale con tombe della I dinastia di Ur (3000-2500 a.C.).

La partenza di Terach , per, di molto posteriore, anche se non possibile determinare coi dati biblici un'epoca precisa (si ipotizza tra il 1900 e il 1700 a.C.).

Il viaggio conosce una tappa intermedia a Carran: essa, per, per Terach si rivela quella definitiva perch egli morir l, senza aver raggiunto la meta ultima di Canaan.

Nodo carovaniero decisivo per Babilonia, l'Anatolia e la Siria, Carran era sede del culto a una divinit lunare, Sin.

Ma, come si vedr tra poco, il figlio di Terach non concluder qui i suoi giorni.

Sar Dio stesso a fargli proseguire il cammino verso la meta ultima di suo padre, la terra di Canaan, che diverr cos la terra promessa da Dio.

La figura di Abramo rimarr all'interno della Bibbia e della tradizione come un grande segno di fede e il suo pellegrinaggio verso la terra di Canaan ne sar quasi l'emblema.

La Lettera agli Ebrei canter cos il viaggio del patriarca biblico: Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbed partendo per un luogo che doveva ricevere in eredit, e part senza sapere dove andava. Per fede soggiorn nella terra promessa, abitando sotto le tende... (11,8-9).

1Il Signore disse ad Abram:

Vattene dalla tua terra,

dalla tua parentela

e dalla casa di tuo padre,

verso la terra che io ti indicher.

2Far di te una grande nazione

e ti benedir,

render grande il tuo nome

e possa tu essere una benedizione.

3Benedir coloro che ti benediranno

e coloro che ti malediranno maledir,

e in te si diranno benedette

tutte le famiglie della terra.

4Allora Abram part, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui part Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasci Carran. 5Abram prese la moglie Sari e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni