Gdnovembre12

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G&d Gabiano e dintorni Il mensile dal Nost Munfrà Novembre 2012

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- Nost Munfrà - Quando i Monferrini "invasero" la Sicilia - Anche la Musica è territorio - Sensazioni di tempi passati - Gli amici di Varengo hanno una sede... - La Stamberga del Drago - Solidarietà - Acciughe al verde - Come to live in Basso Monferrato

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G&d

Gabiano e dintorni

Il mensile dal Nost Munfrà

Novembre 2012

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Nost Munfrà

Egr. Direttore

la Sua partecipazione ed il Suo in-

tervento al Forum della Associazio-

ne Nuove Frontiere tenutosi giovedì

18 ottobre all’Hotel Candiani è sta-

to molto apprezzato suscitando

consensi vari.

Le rivista che Lei dirige G&d e che

è distribuita in una ventina di Co-

muni del nostro Monferrato Casale-

se ed il sito internet gabianoedin-

torni, trattano in modo specifico

argomenti, tematiche, realtà e…

speranze monferrine nel senso e

nel significato più proprio.

L’invito che Lei fatto ad impegnarsi

per il Territorio ed a fare rete

(valutazione questa fondamentale

ed essenziale ) legando e collegan-

do i Comuni del nostro Monferrato

Casalese, è sperabile che veramen-

te venga accolto da tutte le Comu-

nità interessate.

Casale Monferrato, vera Capitale

del Monferrato dal 1434 (situazione

più incerta ed itinerante prima)

per motivazioni che si possono rin-

tracciare nella Storia passata e re-

cente ed addirittura nella cronaca

quasi quotidiana, via via col passa-

re del tempo, non solo ha perso

tale ruolo, ma si avvia, se non vi

sarà una decisa inversione di ten-

denza, a diventare un cittadina

sempre più in declino e priva dei

Servizi e delle Istituzioni di cui era

– ed in parte tuttora è - deposita-

ria.

I Comuni del nostro Monferrato

tendono a vivere una loro vita au-

tonoma con pochi collegamenti fra

di loro e quasi nessuno con il Capo-

luogo Casalese il quale, certo, ha le

sue responsabilità.

Nell’arco di 10 anni, una inezia per

una Comunità, si è persa la gran-

dissima occasione di far ritornare a

Casale la Corte d’ Appello, si è per-

sa la nostra Asl 21, è saltato defini-

tivamente forse il Tribunale, le line-

e Ferroviarie o vengono soppresse

o vengono drasticamente ridimen-

sionate: ho detto in alcune sedi che

fra qualche anno la stazione ferro-

viaria di Casale sarà una postazione

per cavalli!

Davvero occorre stringersi tutti

dando vita ad una Comunità più

complessa, più integrata, compren-

siva dei Comuni del Monferrato

Casalese e, perché no, di molti altri

Comuni che possono ruotare attor-

no ad essa ed altri ancora facenti

parte del più grande tradizionale

Monferrato, nel rispetto ovviamen-

te di tutte le Comunità locali.

Come auspica Lei, chissà che non

si arrivi, nelle diverse variabili mu-

tazioni che la Storia

prospetta e presen-

ta, ad un più grande

Monferrato e ad una

Provincia del Monfer-

rato.

Il presupposto di

tutto però è fare, in

ogni occasione e

situazione, un di-

scorso di Territorio e

di Territori e non un

discorso di apparte-

nenti a Partiti Politici.

Cordialmente

Gian Carlo Curti Associazione Nuove Frontiere per la Dife-sa ed il Rilancio di Casale e del Monfer-rato.

Grazie ad una lettera di Nuove Frontiere continuiamo le valutazioni sul futuro del nostro Monferrato

Casale piazza Castello

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L’arte di trasformare le

difficoltà in opportunità

(di Enzo Gino) Ringrazio l’avv. Gian Carlo Curti e

l’associazione Nuove Frontiere di

Casale per l’apprezzamento espres-

so al mio intervento.

La lettera mi dà l’occasione per

proseguire la riflessione sul Nost Munfrà e sul suo futuro. Partirei da una notizia di queste

settimane che ci ha informati sulla

decisione del governo di unificare

le province di Asti e Alessandria.

I pareri degli addetti ai lavori sulla

decisione assunta sono molto con-

trastanti e personalmente non vo-

glio, né ho qui la possibilità di svol-

gere approfondimenti che, comun-

que, mi riservo in altre sedi.

Mi accontento qui di rilevare che da

quella decisione possono nascere

interessanti sviluppi per il nostro

territorio. Come infatti avevamo

evidenziato nell’incontro di Casale,

dovendo esprimerci su una even-

tuale aggregazione territoriale di

Casale e del Monferrato ad un pro-

vincia, avevamo indicato quelli che

secondo noi dovevano essere i cri-

teri guida per questa scelta.

Avevamo accennato alla necessità

di aggregare ed aggregarsi a quei

territori aventi una lunga storia

comune, caratteristiche territoriali

simili, economie e culture affini ed

omogenee.

Il nostro Monferrato ha, ed è, tutto

questo, ma da tempo è stato

“spezzato” in tre province Asti, A-

lessandria e Torino.

Riteniamo che questa strutturazio-

ne amministrativa abbia condizio-

nato negativamente lo sviluppo di

buona parte dei nostri territori, la

vita di chi li abita unitamente alla

loro forza per far prevalere le giu-

ste e legittime istanze. Non a caso

alcune zone delle nostre colline

sono considerate aree depresse o

economie marginali.

Eppure basta vedere altre colline,

altri territori in Italia che nulla han-

no più dei nostri, mi riferisco ad

esempio alle colline toscane o um-

bre. Anzi, a ben vedere, il Monfer-

rato ha elementi di vantaggio ri-

spetto a quelle sotto diversi profili.

Geograficamente è ben più vicino

ed interconnesso a quell’Europa da

cui provengono tanti turisti, ed an-

che rispetto alle grandi città del

Nord: Milano, Torino persino Geno-

va.

Storicamente, come l’avvocato Cur-

ti descrive molto bene nei suoi sag-

gi che abbiamo pubblicato sul no-

stro sito, il Monferrato ha avuto

per tanti secoli una struttura ammi-

nistrative unitaria che ha accomu-

nato le sue genti nelle sorti buone

o cattive delle convulse politiche,

spesso guerreggiate, che ha dovu-

to affrontare. Quelle colline, diver-

samente da queste, non si affaccia-

no sulla più estesa pianura italiana

con la sua fiorente agricoltura (che

riteniamo in parte da riconvertire)

ed anche industriale fra le più ric-

che d’Europa. Colline, le nostre,

attraversate o lambite da importan-

ti fiumi, primo fra tutti il Po con i

suoi affluenti. E che abbiamo noi

da invidiare ad altri in fatto di eno-

gastronomia, bellezze ambientali e

paesaggistiche?.

Basti pensare che proprio per la

posizione strategica che ricopriva,

nel Monferrato c’è la più alta con-

centrazione di castelli d’Italia. Le

terre sono fra le più fertili e persino

meno “arbaste” di tante altre in Italia perfettamente coltivate e

messe a frutto. Eppure da noi le

frane mai riparate ormai non si

contano. A proposito provate a per-

corre la strada che da Odalengo

Grande porterebbe a Villamiroglio,

è una strada bellissima in mezzo a

boschi e qualche vigneto. Da anni

una frana di pochi metri l’ha inter-

rotta e non è stata mai riparata;

risultato: ormai per qualche chilo-

metro di accesso prima della frana,

la strada, non più frequentata si

sta perdendo, invasa da

rovi, gaggie, fango e

pietre e presto scompari-

rà del tutto). Da noi

c h i u d o n o q u e i

minimarket che sono la

vita dei borghi, e ne in-

crementano anche il va-

lore immobiliare. Là l’ar-

tigianato anche di qualità

è fiorente. Per fortuna

non tutto il Monferrato è

così, basta fare pochi

chilometri verso e oltre Moncalvo

per vedere questa realtà cambiare,

se poi si va ancora oltre, oltrepas-

sando Asti, pensiamo a Canelli,

Nizza Monferrato le cose cambiano

tanto che ampie fasce di quelle

colline diventeranno con ogni pro-

babilità patrimonio dell’umanità

grazie all’Unesco. Anche osservan-

do un dato macroeconomico come

l’andamento della popolazione nei

principali centri Monferrini negli

ultimi trent’anni, pur verificandosi

un generale abbassamento della

popolazione nei piccoli centri, i più

grandi “tengono”. Così Acqui Ter-

me, Canelli, Nizza Monferrato, A-

sti, Ovada hanno mantenuto una

crescita di popolazione o limitate

contrazioni, Casale Monferrato pur-

troppo è l’unico in netta decrescita

di oltre il 20%, un effetto che si

ripercuote inevitabilmente sul terri-

torio circostante. Lascio a lei e a

tutti coloro che ci leggono la valu-

tazione sul perché “loro sì e noi

no”. Del perché (pur salvaguardan-

do le specifiche peculiarità) possia-

mo affermare che anche se abbia-

mo tutti la stessa provenienza sto-

rica, le stesse colline, la stessa cul-

tura, le stesse tradizioni, qui è di-

verso, in peggio, di là. Che cosa ha

creato queste differenze sia all’in-

terno della nostra piccola patria, il

Monferrato, che all’interno della

nostra grande patria, l’Italia? E

chissà cosa accadrebbe se tutti i

Comuni della grande realtà Monfer-

rina: quella casalese e astigiana, si

alleassero insieme per sostenere le

loro giuste istanze nei confronti

della nuova provincia di Alessan-

dria–Asti? Non ci farebbe meravi-

glia scoprire che la reale contropar-

te non sarebbero le due province

ma solo una: Alessan-

dria. Asti invece, mol-

to più sensibile alla

realtà e all’economia

rurale è facile che

diventi un alleato an-

che del Nostro Mon-

ferrato. Concludo con

una banalità, che è

anche una suggestio-

ne, ma che va ricor-

data: uniti si vince

divisi si muore.

Monumento alla Difesa di Casale

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Quando i Monferrini “invasero” Sicilia

Pochi sanno che in ampie aree del-

la Sicilia e del sud Italia in quello

che un tempo era il Regno delle

due Sicilie si parla una lingua, o se

volete un dialetto, chiamato Gallo-

italico che ricorda molto il nostro

Monferrino e che là si trova una

vera e propria comunità tradizio-

nalmente chiamata Sicilia lombarda o Lombardia siciliana, da cui le e-spressioni in uso ancora oggi di

colonie lombarde di Sicilia, comuni lombardi di Sicilia e dialetti lombar-di Sicilia. Non ci si faccia ingannare dal ter-

mine lombardo che è da conside-rarsi pura contrazione linguistica

del termine longobardo che si rife-risce alle popolazioni di origine Ger-

manica che occuparono il Nord Ita-

lia dopo la caduta dell’Impero Ro-

mano.

Nel medioevo era usato per indica-

re gli abitanti di tutta l'Italia Set-

tentrionale, in particolare quella

nord-occidentale, un territorio mol-

to più vasto dell'attuale regione

Lombardia, che comprendeva, oltre

alla Lombardia anche il Piemonte,

la Liguria e l'Emilia.

I primi longobardi arrivati in Sicilia, con una spedizione partita nel

1038, furono dei militari al seguito

del condottiero bizantino Giorgio

Maniace, che per brevissimo tempo

riuscì a strappare Messina e Siracu-

sa agli arabi. L'esercito di Maniace,

oltre che da lomgobardi, fu compo-

sto da bizantini, da guardie varia-

ghe, da truppe guidate dal longo-

bardo Arduino, arruolate con la

forza in Puglia (i cosiddetti Konte-

ratoi), e da una compagnia di nor-

manni e vichinghi comandati da

Guglielmo Braccio di Ferro e da

Harald Hardrada, futuro re di Nor-

vegia.

Maniace fu l'unico condottiero che

riuscì, prima dei normanni, a libera-

re seppur temporaneamente alcuni

territori siciliani al dominio musul-

mano. I longobardi, giunti con la

spedizione bizantina, si stabilirono

a Maniace, Randazzo e Troina,

mentre un nucleo di genovesi e di

altri longobardi della Liguria si inse-diò a Caltagirone.

Migrazioni più consistenti di longo-

bardi giunsero con la conquista

normanna della Sicilia, iniziata nel

1061 con la presa di Messina. La

liberazione dell'isola si rivelò un'im-

presa meno facile del previsto. I

normanni impiegarono trent'anni

per liberarla completamente dal

dominio musulmano.

Nel 1091, con la caduta di Noto,

ultima roccaforte musulmana nell'i-

sola, ebbe compimento la vittoria

militare, ma nell'isola vivevano an-

cora numerosi arabi che miravano

a una riconquista.

I normanni iniziarono così un pro-

cesso di latinizzazione della Sicilia incoraggiando una politica d'immi-

grazione delle popolazioni a loro

affini: provenzali e bretoni e dell'I-

talia settentrionale, in primis, pie-montesi e liguri, con la concessione

di terre e privilegi. L'obiettivo dei

nuovi sovrani normanni era quello

di rafforzare il ceppo franco-latino

che in Sicilia era minoranza rispetto

ai più numerosi greci, ebrei e ara-

bo-saraceni.

Grazie il matrimonio del sovrano

normanno Ruggero con l'aleramica

Adelaide del Vasto, a partire dalla

fine dell'XI secolo, vennero ripopo-

late le zone centrali e orientali del-

l'isola, la Val Demone, a forte pre-

senza greco-bizantina, e la Val di

Noto, con coloni e soldati prove-

nienti dalla Marca Aleramica nel

nord Italia, un'area dominata dalla

famiglia di Adelaide, comprendente

tutto il Monferrato storico in Pie-

monte, parte dell'entroterra ligure

di ponente, e piccole porzioni delle

zone occidentali di Lombardia ed

Emilia.

Secondo molti studiosi, la migrazio-

ne di genti del nord Italia in queste

isole linguistiche siciliane sarebbe

poi continuata fino a tutto il XIII

secolo. Si ritiene che i gallo-italici

immigrati in Sicilia nel corso di un

paio di secoli siano stati complessi-

vamente 200.000 circa, una cifra

piuttosto rilevante. I coloni e i mili-

Una storia che si intreccia con una celebre Monferrina: Adelaide del Vasto, ancora oggi ricordata in Sicilia

Ruggero I d’Altavilla

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tari longobardi si stanziarono nella

parte centro-orientale dell'isola,

prevalentemente nelle terre con-

cesse ad Adelaide del Vasto e a suo

fratello minore Enrico, conte di Pa-

ternò e di Butera, considerato il

capo degli Aleramici di Sicilia e dei

lombardi siciliani.

Lo storico Tommaso Fazello, vissu-

to nel XVI secolo, ci informa che le

popolazioni lombarde di Butera,

Piazza, e altre città consorelle, ca-

peggiate dal nobile aleramico Rug-

gero Sclavo, insorsero contro Gu-

glielmo I, per i privilegi che il so-

vrano aveva concesso alla popola-

zione siciliana di origine araba.

I comuni dove è maggiormente

riscontrabile ancora oggi una forte

eredità logobarda o lombarda sono Nicosia, Sperlinga, Piazza Armerina,

Valguarnera Caropepe e Aidone in

provincia di Enna, San Fratello,

Acquedolci, San Piero Patti, Montal-

bano Elicona, Novara di Sicilia,

Fondachelli-Fantina, in provincia di

Messina. Mentre l'uso della lingua

gallo-italica è sopravvissuto sola-

mente a Sperlinga, Nicosia e San

Fratello, dove gode ancora oggi di

buona salute e viene usato quoti-

dianamente nei rapporti interperso-

nali, a Piazza Armerina e Aidone

sopravvive solo in funzione ludica

e poetica.

C'è ormai un diffuso consenso tra

gli studiosi nel riconoscere comuni

origini tra i dialetti gallo-italici della

Sicilia e della Basilicata e quelli

compresi tra il Basso Piemonte

(province di Alessandria, Cuneo e

Asti) e la Liguria montana occiden-

tale (provincia di Savona).

Adelaide del Vasto

In questa vicenda, non possiamo

fare a meno di scrivere di una illu-

stre Monferrina che ancora oggi

viene ricordata in Sicilia: Adelaide

del Vasto

Figlia di Manfredo del Vasto, fratel-

lo e vassallo di Bonifacio, "il mar-

chese d'Italia" per antonomasia,

possedeva il nucleo maggiore dei

suoi domini feudali nel Monferrato

e cercava di estenderli sui comitati

e marchesati che frazionavano i

territori subalpini fino alla Liguria.

Per la crisi che travagliava, nella

seconda metà del secolo XI, il

mondo feudale dell'Italia settentrio-

nale, piccoli vassalli e servi erano

indotti ad espatriare per cercare

altrove migliore fortuna e notevoli

come si è detto furono le immigra-

zioni nella Sicilia.

Tra gli immigrati era anche Enrico

del Vasto, figlio del defunto Man-

fredo: egli, dopo aver dato aiuto,

insieme con suoi conterranei, al

conte Ruggero, nelle ultime fasi

della guerra contro i musulmani,

ricevette da lui due vasti conglome-

rati feudali, le contee di Butera e di

Paternò.

Nel 1089 Ruggero I, vedovo per la

seconda volta, sposò Adelaide, so-

rella di Enrico, venuta nell'isola con

altre due sorelle, le quali erano in

pari tempo destinate dallo stesso

Ruggero in mogli rispettivamente a

due suoi figliuoli.

Adelaide dette due figli a Ruggero:

Simone e Ruggero. Allorché il mari-

to venne a morte (22 giugno

1101), ella, dietro designazione di

lui, assunse la reggenza della con-

tea di Sicilia e Calabria per l'erede

Simone e, in seguito alla sua morte

prematura (1103), per Ruggero,

anch'egli minorenne.

Donna d'ingegno, volitiva, Adelaide

era costantemente vissuta a lato

del marito e aveva notato con qua-

le saggezza politica egli avesse

consolidato il suo dominio in Cala-

bria e in Sicilia, regioni per civiltà

così diverse fra loro, allentando

non solo il legame di dipendenza

feudale di questa sua contea dal

ducato di Puglia, ma portandola

anche ad una posizione di vera

preminenza rispetto agli altri stati

normanni dell'Italia meridionale.

La Monferrina seppe mantenne

cordiali rapporti con gli Arabi, con-

servando la libertà di culto e le lar-

ghe autonomie amministrative ac-

cordate alla loro comunità da suo

marito e desumendo da essa ele-

menti preziosi per l'organizzazione

burocratica della contea, che atten-

deva di essere ultimata e perfezio-

nata. Ancora più cordiali furono le

sue relazioni con le popolazioni

greche della Sicilia e della Calabria.

La reggente, senza deflettere dallo

spirito di tolleranza religiosa eredi-

tato dal marito, favorì il clero lati-

no, seguendolo nel pacifico lavorio

di assimilazione delle varie stirpi

della contea.

Nel 1112 fece di Palermo, già capi-

tale dell'antico emirato musulmano

di Sicilia, la capitale della contea.

In quello stesso anno deponeva la

reggenza, consegnandola al figlio

Ruggero II, giunto alla maggiorità,

e futuro unificatore dei domini nor-

manni dell'Italia meridionale, uno

stato ordinato e pacifico.

Restia ad entrare nell'ombra, es-

sendo molto ambiziosa e ancora

nel vigore degli anni, Adelaide, alla

fine del 1112, accettò di sposare

Baldovino I di Fiandra, re di Geru-

salemme (1100-1118), e si trasferì

in Palestina: pose la sola condizio-

ne che, se da questo matrimonio

non fossero nati figli, la corona del

regno di Gerusalemme doveva es-

sere ereditata dal conte di Sicilia e

di Calabria.

Il matrimonio fu infelicissimo. Bal-

dovino, cinico e avido, aveva spo-

sato Adelaide perché era privo di

denaro e minacciato dagli Egiziani,

ed agognava alle sue favolose ric-

chezze che, si diceva, ella avesse

accantonate durante la reggenza.

Inoltre egli era già sposato con una

armena, Arda, che aveva rinchiuso

in un convento. L'opinione pubblica

prese ad incolparlo di bigamia. Le

cose si complicarono, determinan-

do una crisi politico-ecclesiastica,

che si concluse nel marzo 1117 col

ripudio di Adelaide da parte di Bal-

dovino. Il 18 aprile 1118, Adelaide

morì in un convento di Patti

(Messina), ove s'era ritirata al suo

ritorno in Sicilia e dove, nella catte-

drale si conserva la sua tomba an-

cora oggi meta di pellegrinaggio di

Adelaide del Vasto

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Anche la musica è territorio di Claudio Simone Brosio

La valorizzazione di un territorio

passa attraverso l'individuazione, la

segnalazione e la conseguente de-

scrizione delle testimonianze pro-

prie di quella zona. Con queste pre-

messe e con l'intento di recuperare

il maggior numero d'informazioni

inerenti collezioni di musica ed atti-

vità musicali nel territorio alessan-

drino, l'Istituto per i Beni Musicali

in Piemonte onlus ha avviato -a inizio anno- la campagna di censi-

mento dei beni musicali conservati

nella provincia di Alessandria. Tale

impresa si colloca all'interno del

Progetto di Censimento e Cataloga-

zione delle Fonti Musicali, avviato

nel 1999 dall'Istituto, sostenuto

dalla Regione Piemonte, in collabo-

razione con la Direzione Cultura,

Turismo e Sport - Settore Residen-

ze, Collezioni reali e Soprintenden-

za beni librari. Il progetto ha coin-

volto, nel corso degli anni, oltre

100 collaboratori (laureandi o lau-

reati in ambito musicologico) ed ha

prodotto tre pubblicazioni dedicate

rispettivamente alle raccolte rin-

tracciate nella città di Torino (Le

fonti musicali in Piemonte I - Tori-

no, Lucca, LIM, 2006) e nelle pro-

vince di Cuneo (Le fonti musicali in

Piemonte II - Cuneo e Provincia,

Lucca, LIM, 2009) ed Asti (Le fonti

musicali in Piemonte III - Asti e

Provincia, Lucca, LIM, 2011). Lo

scorso febbraio l'Istituto ha prose-

guito le ricerche nell’alessandrino,

coinvolgendo 25 collaboratori con il

compito di contattare e reperire

informazioni in tutti i 190 comuni

della provincia. L'impresa, che non

ha fini di lucro e che vorrebbe con-

cludersi con la pubblicazione dei

dati raccolti, non è priva di difficol-

tà. Ci sono le complicazioni oggetti-

ve nel rintracciare e contattare ar-

chivi, biblioteche e collezioni pre-

senti sul territorio, c'è la diffidenza,

di molte

istituzioni, a

segnalare i

beni in loro

possesso e,

non ultima,

la difficoltà nel raccogliere informa-

zioni relative a realtà non più esi-

stenti attraverso testimonianze che,

per quanto riguarda l'ambito musi-

cale, sono di difficile individuazio-

ne. Di fatto il "documento musica-

le" o "fonte musicale" comprende

una sfaccettata gamma di materiali

e supporti, che non si limita al solo

oggetto librario. Certamente i testi-

moni principali della ricerca si rin-

tracciano nei "libri di musi-

ca" (documenti di musica mano-

scritta o a stampa che conservano

la notazione musicale e che tra-

mandano melodie e composizioni

dei più svariati generi), nei libretti

d'opera (che di musica non ne con-

servano affatto, ma il cui testo è

legato ad un'esecuzione musicale)

e nei codici liturgico-musicali

(legature in pergamena o in carta,

vergati a mano o stampati presso

editori autorizzati), ma al novero di

questi importanti documenti si de-

vono aggiungere molti altri oggetti

che sono a tutti gli effetti collegati

con l'arte musicale: lettere mano-

scritte o dattiloscritte (ad esempio

le corrispondenze tra compositori,

musicisti, impresari, o enti che ese-

guivano musica), strumenti musica-

li (dagli organi delle chiese alle

grancasse delle bande), registrazio-

ni sonore (cd, dischi, nastri, rulli

perforati, ecc.), testimonianze ico-

nografiche (dipinti, affreschi, minia-

ture e foto, a soggetto musicale o

raffiguranti scene di musica o dan-

za), oltre ad vari documenti quali

cataloghi, elenchi inventariali o atti

giuridici, privi di note musicali ma

ricchi di informazioni utili per cono-

scere il contenuto di una raccolta

libraria o sapere i nomi dei musici-

sti che formavano una Società filar-

monica. E' noto che in passato

campagne di segnalazione e censi-

mento di raccolte musicali sono

state condotte da alcuni pionieri

della musicologia italiana: nel 1971

Claudio Sartori pubblicava nella

rivista Fontes Artis Musicae notizie di raccolte musicali segnalate in

Alessandria ed in Casale Monferra-

Organo della chiesa di San Pietro a Gabiano durante il restauro

to. Ma al di là di poche isolate ini-

ziative, che tra l'altro fornirono dati

ricavati "a ritroso" (ovvero non at-

traverso ricerche sul territorio ma

desunti da informazioni bibliografi-

che pregresse), mancava - fino ai

giorni nostri - una ricognizione si-

stematica sul territorio, condotta

con criteri scientifici e promossa

istituzionalmente tanto da enti pub-

blici (Regione Piemonte) che da

istituzioni religiose (a maggio è

stato preso, a tal pro, un accordo

tra Istituto, Regione e Consulta

Regionale del Piemonte per i Beni

Culturali Ecclesiastici). Ad oggi i

nostri collaboratori continuano le

r i ce r che con ta t t ando en t i

(biblioteche, archivi, parrocchie,

società filarmoniche, scuole di mu-

sica, pro-loco, SOMS, privati colle-

zionisti), raccogliendo informazioni

storiche (sulle tradizioni del territo-

rio e sulle compagini e personaggi

che hanno legato in loro nomi al-

l'arte della musica) e conteggiando

i documenti di interesse musicale

rintracciati. Attraverso questo men-

sile vorremmo lanciare un appello;

per chi fosse in possesso di infor-

mazioni sulla presenza di testimo-

nianze musicali presenti e passate,

potrà segnalarle alla nostra atten-

zione contattando l’Istituto per i

Beni Musicali in Piemonte onlus, via Barrili 7 - 10134 - Torino

tel. 011/3040865;

[email protected]

Logo dell’Is

tituto per i B

eni M

usicali in

Piemonte

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Proponiamo ai nostri lettori un paio di articoli che ci riportano indietro nel tempo. Per i meno giovani si tratta di un richiamo alla memoria di un tempo passato vissuto in ori-ma persona o sentito raccontare da chi l’ha vissutao, per i giovani que-ste righe sembreranno più un film che vivranno come spettatori. Per entrambe l’opportunità di una riflessione di come il tempo ha cambiato le emozioni e la realtà. Partiamo da un articolo biografico redatto dal compianto collega gior-nalista Aldo De Paul in cui ci rac-conta la vita di un Cantavennese illustre, il cav. di Vittorio Veneto Achille Celestino Truffa classe 1884. Nel 1911 si sposò con una diciot-

tenne Maria Pagliano di un paese

vicino Isolengo, frazione di Camino.

In tempi in cui i mezzi di trasporto

motorizzati non avevano l’odierna

diffusione capitava spesso di

“trovar” moglie, o marito, nei din-

torni (a questo servivano i dì dla festa). Il viaggio di nozze fu fatto con una passeggiata sotto la neve

alta, visto che si erano sposati a

gennaio, dalla casa patena di Maria

sino a quella dello sposo a qualche

chilometro di distanza.

Come ogni generazione anche A-

chille Celestino dovette fare i conti

con la guerra, inserito nelle truppe

someggiate combatté la Grande

guerra sulle cime del Carso sempre

accompagnato dal suo inseparabi-

le, fedele, paziente e generoso

mulo. Visse la disfatta di Caporetto

e l’epopea del Piave con la succes-

siva riscossa di Vittoria Veneto.

Al termine della guerra riprese il

suo lavoro di contadino, vide cre-

scere i suoi due figli maschi Pinin e

Carlo, e li vide anche partire per la

seconda guerra mondiale. Furono

fra i fortunati che fecero ritorno

l’uno sei e l’altro nove anni dopo la

loro partenza.

Una vita passata a lavorare la no-

stra terra; terra bella e dura, gene-

rosa e pretenziosa, terra che ha

plasmato il carattere di chi su essa

e con essa vive da generazioni.

Così in questo breve racconto,

che a pensarci bene non tanto

più breve della vita, Achille

Celeste restò vedovo dopo

cinquant’anni di matrimonio,

non smise mai di lavorare vi-

gne e campi sin quanto, e per

quanto, le forze fisiche gli con-

sentivano.

Venne un giorno la grande

mietitrice per interrompere

quel sodalizio che legava la sua vita

alla terra.

Ma non ci riuscì, perché quella

stessa terra lo ha accolto nel suo

grembo per farlo diventare parte di

essa ed il buon Celeste siamo certi

ne sarà contento.

Facciamo ora un salto di un paio di generazioni. Riportiamo il racconto di una Genovese che ogni estate veniva nelle nostre colline a passa-re le vacanze con i nonni in quel di Cantavenna Marilù Pilo, classe 1950, oggi pro-fessoressa di lettere in pensione, ci racconta con gli occhi della bimba di allora il viaggio in treno, vissuto come un’avventura fantastica quanto faticosa e affascinante allo stesso tempo. Da Genova a Torino e da qui a Tri-

no Vercellese, con la Littorina color

nocciola stinto che univa Torino a

Casale e che fermava a tutte le

stazioni (in questo poco è cambiato

oggi).

Si scendeva a Palazzolo Vercellese

tranquillo e sonnolento paesone

della pianura vercellese immerso

nella calura estiva e nel silenzio,

rotto solo dal ronzio delle zanzare.

Poi a piedi fino alla destinazione.

Attraversati i vicoli di Palazzolo in

mezzo a cascine e casolari bassi

odorosi di stalla dove grandi aie si

alternavano a curatissimi orti e

giardini si camminava in direzione

del grande fiume e man amano che

le case si diradavano lasciando il

posto a pioppeti e boschi cresceva

l’odore tipico dolciastro delle acque

del Po. Sull’estremità della riva si

trovava un pontile in legno, da do-

ve una barca lunga e bassa ci a-

vrebbe traghettato dall’altra parte

del fiume proprio ai piedi delle colli-

ne. Ascoltavo con curiosità e atten-

zione i grandi che mi accompagna-

vano, parlare con i traghettatori nel

loro dialetto. Era rassicurante stare

rannicchiata sul fondo del barcone

con la faccia quasi a pelo d’acqua

tenendo le manine e bagno a gio-

care con i flutti del Po mentre i

grandi parlavano di cose importan-

ti. Sbarcati sulla riva alessandrina

del fiume ci aspettava la parte più

impegnativa e faticosa del nostro

viaggio avventuroso: si trattava di

risalire la collina attraverso i boschi,

su su fino al paese che era adagia-

to lungo il crinale collinare.

Era la parte del viaggio meno pia-

cevole, il tratto in salita era lungo e

noioso secondo me anche se svol-

geva dentro boschi ombrosi e pro-

fumati freschi e confortevoli soprat-

tutto d’estate… ma per una bambi-

na non abituata, la salita era molto

pesante e spesso chiedevo ai miei

zii che mi accompagnavano di

prendermi in braccio.

Dopo circa un’ora abbondante di

marcia si arrivava al paese a due

passi dalla piazza principale e dalla

Parrocchia, ancora un ultimo chilo-

metro lungo lo stradone sterrato

che collegava Cantavenna a Isolen-

go per arrivare alla casa della non-

na. Almeno ora la strada era più o

meno in piano . Nell’aria si sentiva-

no i profumi delle pante sparse sui

bricchi soprattutto lavanda e ro-

smarino e io li respiravo a pieni

polmoni felice perché ci avvicinava-

mo a casa.

Lì mi dimenticavo tutta la fatica

fatta per arrivarci, in quella casa mi

sentivo la bambina di città più feli-

Sensazioni di tempi passati...

Continua a pag. 8

Accesso al Portic

sul Po di R

occa delle donne (C

amino)

Page 8: Gdnovembre12

8

A proposito di mercatini Dopo Varengo anche allo Story Park I mercatini di Natale possono esse-

re una occasione, oltre che per

festeggiare la nascita di Gesù con i

tradizionali doni, anche per favori-

re le attività di commercianti ed

artigiani locali che, coi tempi che

corrono, hanno una occasione in

più rispetto alle grandi catene di

distribuzione.

Sono però anche l’opportunità per

far conoscere il nostro Monferrato

specialmente se si ha l’accortezza

di affiancarli ad altre iniziative di

valorizzazione del nostro territorio.

Si crea così una sinergia fra econo-

mia locale, cultura, conoscenza,

che crediamo possa rafforzare la

coesione della nostra grande co-

munità. Ecco perché G&d ha pro-

mosso e/o collaborato anche con

diverse iniziative natalizie.

Story Park Proprio qualche giorno prima di

Natale, domenica 23 dicembre,

presso lo Story Park di Gabiano

oltre agli stand del mercato ci tro-

veremo per gli auguri di Natale in

compagnia dei canti di un coro

Gospel alle ore 16:00, ad una

proiezione di diapositive del

territorio con una tazza di cioc-

colata offerta dallo Story park e

vin Brulè offerto dalle AIB.

Gli standisti che intendono esporre

si possono mettere in contatto con

il seguente cellulare: 347-4029757

ed e-mail

[email protected]

Gli amici di Varengo hanno una sede... In occasione del mercatino di Natale il 1° dicembre ci sarà l’inaugurazione

Avevamo anticipato sullo scorso

numero di Ottobre le iniziative dei

giovani e meno giovani amici di

Varengo che vogliamo ricordare ai

nostri lettori, unitamente all’invito

ad esser presenti.

- Sulle piazze di Varengo una qua-

rantina di stand di espositori

saranno presenti per il Mercatino di

Natale per tutta la giornata di sa-

bato 1° dicembre

- alle 10:30 inaugurazione della

sede de Gli amici di Varengo

sono stati invitati il sindaco dott.

Tribocco e il parroco prof. Calvo

- nella sede proiettato un docu-

mentario sulla chiesa di Varengo

grazie agli scatti del fotografo del

nostro Monferrato Piergiuseppe

Bollo;

- nei locali cortesemente messi a

disposizione dall’Ostello La Sosta

(Story Park) con acceso dalla piaz-

za verrà esposta una serie di 9 ma-

nifesti dei Sacri Monti patrimo-

nio Unesco

- sarà disponibile un numero spe-

ciale di G&d con la raccolta dei

commenti alla mostra ed alle bel-

lezze della Chiesa di Varengo re-

centemente restaurata

- sarà possibile contribuire alla rac-

colta fondi per far fronte alle spese

sostenute e da sostenere per il re-

stauro della chiesa

- Mono Carrasco l’amico italo-cileno

che si è trasferito nelle nostre colli-

ne, dipingerà con la tecnica dei

murales una immagine del Ma-

gnocavalli e della chiesa di Varen-

go.

- sarà presente anche Mario Vella-

no con uno stand con la raccolta

delle Foto dna vira - Presso la Stamberga del Drago

pranzo o cena o marenda sinoira Monferrina;

- Vin brulè per tutti offerto dalle

AIB

… e dalle 16,30 il concerto orga-

nizzato da Armonie in Valcerri-

na presso la chiesa di Varengo.

In caso di necessità è previsto un

servizio navetta che collega il piaz-

zale del Cimitero, sede per par-

cheggio, con il mercatino.

Tutto questo è stato possibile gra-

zie al lavoro dei Varenghesi e dei

tanti amici delle frazioni e comuni

vicini. Sul sito di

www.gabianoedintorni.net puoi trovare:

- Edizione speciale di G&d su

Varengo

- scaricare il commento audio sulla

chiesa di Varengo in MP3 che

volendo, puoi copiare sul tuo

telefonino o su un registratore

portatile per ascoltarlo come guida

mentre visiti la chiesa

- Il documentario su Youtube sulla

chiesa

ce del mio piccolo mondo… era il luogo più caro al mio cuore

dove tutti ma proprio tutti, compresi gatti, il cane Brill e le gal-

line del pollaio mi amavano e riempivano il mio mondo di affet-

ti, per sempre! Alla fine degli anni ‘50 lo zio comprò una mac-

china, una Bianchina ed il viaggio diventò più semplice agevole

e comodo ma i boschi visti passare di corsa dal finestrino dell’-

auto non ebbero più gli stessi profumi, ed anche passare dal

ponte era ben poco rispetto all’emozione della traversata in

barca...

Sensazioni di tempi passati da pag 7

Vista aerea di Varengo

Page 9: Gdnovembre12

9

La Stamberga del drago

E se volete destinare un po’ del

vostro tempo ai piaceri della gola,

allora è l’occasione di conoscere, se

già non lo conoscevate, la Stam-

berga del Drago.

Un ristorantino piccolo, di una qua-

rantina di posti a sedere in cui ….

Figlio del noto Paolo continua un

tradizione culinaria nota a molti.

La Stamberga è un locale in cui il

tempo si è fermato a tanto anni

fa…

Madie, tavoli, sedie e mobili di ar-

redo sono quelli di un tempo, non

perché i titolari siano stati da un

antiquario o da un robivecchi a fare

acquisti, ma perché da sempre so-

no stati lì, dal tempo dei bisnonni e

nessuno li ha mai cambiati. Anche

piatti e bicchieri, spesso scompa-

gnati, le bottiglie in cui viene servi-

to il vino sfuso e le posate hanno la

stessa storia. Persino il divano, il

bar e i quadri appesi al muro sono

coerenti con tutto il resto, così co-

me la luce fioca tipica delle vecchie

osterie. L’unica cosa che manca è

l’odore di fumo di Toscanelli, per-

ché in ossequio alle leggi, oggi,

diversamente da un tempo passa-

to, non si può più fumare nei luo-

ghi pubblici.

Se volete quindi cenare o pranzare

in una osteria di 80 o 90 anni fa, la

Stamberga del Drago è l’unica au-

tentica rimasta e non ricostruita

per il turista.

Qualche lettore si chiederà a que-

sto punto ma cosa e soprattutto ,

come si mangia?

Si mangia bene!. Abbiamo fatto

una prova venerdì 16 novembre

eravamo in… 15 (su prenotazione)

ed abbiamo richiesto esplicitamen-

te il menù turistico analogo a quel-

lo che verrà proposto per il giorno

del mercatino (ma che ci auguria-

mo verrà mantenuto anche in se-

guito). Un antipasto costituito da

un tortino di cardi con sugo di ba-

gna cauda, un piatto di tagliatelle

al sugo fatto in casa e si sentiva

benissimo tanto era buono, tre fet-

tine di un arrostino con sughetto

particolare e contorno di patatine.

Come dolce una sfoglia con crema

pasticcera aromatizzata con altro

fra cui un sentore di sambuca. Vino

della casa, tutto a 15 €. Merita pro-

prio!. E vediamo adesso cosa ci

propone il nostro Draghetto, ci

consentirà di chiamarlo così, visto

che è il giovanotto è cresciuto alla

scuola del padre Paolo, il Drago

appunto.

Menù turistico a 15 €

per il 1° dicembre

- Affettato misto

- Ceci vecchia maniera o pasta

con sugo a sorpresa

- Arrosto con crema di mandor-

le e contorno con verdura di

stagione

- Dolce della casa

- 1/2 litro di vino rosso sfuso

Per i buongustai ovviamente c’è

anche l’opzione “a la carte” in que-sto caso si può disporre di piatti più

ricchi, vino in bottiglia e prezzi che

viaggiano oltre i 25 €.

Quindi amici è il momento di fare

un tuffo nel passato, in altri tempi

di cui solo i più

vecchi possono

dire di aver vissu-

to.

E buon appetito!.

P.s. Vi anticipiamo

già che per Di-

cembre ci sarà

una serata a base

di Bagna cauda

(con amico che

strimpella la chi-

tarra). Seguiteci e

saprete quando...

Troviamoci per una cena, che ne dite di darci appuntamen-to alle 8 di sera di ottanta o novanta anni fa?

E’ gradita ed opportuna la pre-

notazione (specialmente per il

giorno del Mercatino) -

allo 0142-943346

Stamberga del Drago

Sede degli Amici di Varengo Proiezioni su Sant’Eusebio

Mostra natività Sacri Monti

Page 10: Gdnovembre12

10

www. gabianoedintorni.net www.collinedelmonferrato.eu Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino Direttore Respon-sabile Enzo GINO - Sede: via S. Carpo-foro 97 - Fraz. Cantavenna 15020 Ga-biano - Stampato presso A4 di Chivas-so (TO) - Editore: Associazione Pie-monte Futuro: P. Iva 02321660066; Distribuzione gratuita Per informazioni e pubblicità cell. 335-7782879;

e-mail: [email protected]

Solidarietà evitare o invece come una opportu-

nità per imparare a capire quanto

sia difficile relazionarsi con culture

ed abitudini tanto diverse dalle no-

stre, trovando poi il modo per farlo

con reciproca soddisfazione.

Il fatto che ci si trovi di fronte bam-

bini e bambine con le loro storie, i

loro caratteri, le loro abitudini e

talvolta problemi famigliari, può

rende ancora più complessa, ma

anche creativa, la situazione.

Va detto che le associazioni si fan-

no carico di una serie di servizi, ad

esempio con le iniziative di Estate

ragazzi dal lunedì al venerdì il grup-

po viene accompagnato in visite, o

in piscina o comunque coinvolto in

altre attività in cui oltre a trovarsi

fra loro, sono seguiti da una ac-

compagnatrice che conosce bene

l’italiano ed è in grado da far da

intermediario anche in caso di diffi-

coltà o problemi.

La maggior parte delle famiglie che

accolgono i bambini rinnovano la

disponibilità, cosicché per diversi

anni si ripetono i soggiorni che

vedono gli stessi bimbi accolti dalle

famiglie dell’anno precedente.

Si rinnova quindi un rapporto che

dopo dei tre-quattro estati passate

insieme crea un legame di amicizia

che si esprime talvolta con pianti

dirotti al momento di tornare in

patria, specie se per raggiunti limiti

di età i soggiorni non si rinnoveran-

Si è diffusa in questi anni una ini-

ziativa molto interessante che uni-

sce tanti valori, che vanno dal raf-

forzamento dell’amicizia fra gente

di diversi nazioni, alla diffusione

della cultura ambientale, sino all’-

aiuto a chi è meno fortunato.

Stiamo parlando dei bambini di

Chernobyl. Da tempo numerosi

bimbi (leggiamo attorno ai 30.000)

ogni estate trascorrono un mese

qui in Italia e anche fra le nostre

colline vi sono famiglie disposte ad

accoglierli.

Diverse associazioni riconosciute

provvedono a organizzare il viag-

gio, non certo agevole dalle pianu-

re della Bielorussia ai nostri paesi,

fra queste citiamo Un sorriso per

Chernobyl con sede a Trino e

Monferrato per Chernobyl con

sede a Moncalvo. L’esperienza dell’-

ospitalità di questi bambini, età

massima 14 anni, è certamente

coinvolgente e non sempre facile.

Spesso si tratta di bambini e bam-

bine che provengono da piccoli

paesi molto poveri.

Talvolta non dispongono di acqua

corrente o servizi igienici nelle ca-

se, e non è certo facile per loro e

per chi li accoglie rapportarsi con le

rispettive abitudini. Il tutto compli-

cato anche dalla difficoltà della lin-

gua.

Tutto questo può essere vissuto

semplicemente come un fastidio da

no più l’anno

successivo.

E’ una espe-

rienza impor-

tante anche

per le famiglie

che hanno bambini. L’arrivo di un

“estraneo” può far scattare in qual-

che caso fenomeni di gelosia o

competizione che con un po’ di

dialogo possono esser facilmente

superati, con beneficio non solo

dell’ospite ma anche e soprattutto

del piccolo “padrone di casa”.

Potrà così scoprire che affetto e

amore, come tutti i grandi Valori,

non hanno dimensioni materiali per

cui, anche se vengono dedicati a

nuovi amici, non vengono sottratti

ad altri, sono risorse illimitate e…

gratuite ma che richiedono atten-

zione e disponibilità.

In molti casi invece si può scoprire

come i bambini, pur di culture e

lingue diverse, sappiano diventare

amici in maniera del tutto sponta-

nea e con molta più facilità degli

adulti. Crediamo possa essere una

interessante, quanto non facile le-

zione di vita che riteniamo meriti di

essere vissuta.

Chi si sente può contattare una

delle associazioni citate che sa-

pranno darvi tutte le info necessa-

rie.

Da parte nostra possiamo dirvi che

da qualche anno collaboriamo con

“Un sorriso per Chernobyl” condot-

ta dall’arch. Paolo Balocco di Trino

0161– 829810 mail

[email protected]

e possiamo dire di esserci sempre

trovati bene.

Bimbi di Chernobyl

Il logo di U

n sorris

o per C

hernobyl

Page 11: Gdnovembre12

11

Acciughe al verde

Siamo così giunti

all’autunno; questo

un tempo faceva

pensare alle provvi-

ste messe da parte

durante l'estate.

Ecco dunque perché

ho scelto questa

ricetta. Un tempo

infatti erano fre-

quenti gli scambi di

oggetti e cibi tipici

con le popolazioni

liguri da cui ricevevamo in cambio,

tra le altre innumerevoli cose, le

acciughe sotto sale, capaci di dura-

re per lungo tempo se ben custodi-

te, oltre al sale e l'olio d'oliva. A-

vendo poi a disposizione questi

preziosi ingredienti le massaie no-

strane si sbizzarrirono e non ci mi-

sero molto a creare un antipasto

davvero fenomenale che proprio

non poteva mancare nelle piole. O nelle tipiche merende sinoire che altro non sono se non aperitivi lo-

cali capaci tal volta di sostituire

totalmente la cena.

Quello che sto per presentarvi non

è sicuramente un piatto di nouvelle cuisine, ma voi lo sapete io sono così, ancora legato alle tradizioni e

spero un po’ lo siate anche voi.

Si tratta di un piatto umile e senza

possibilità di sofisticazioni, ma con

il suo gusto appetitoso e fragrante

ci fa rivivere sensazioni ormai per-

dute rammentandoci i legami tra

queste due terre percorsi a dorso

di mulo sulle antiche vie del sale.

Percorsi ormai quasi dimenticati ma

affascinanti e suggestivi.

Bene spero di avervi incuriosito

almeno un po’, quel tanto che ba-

sta per farvi capire l'importanza di

questo semplice piatto la cui ricetta

mi è stata donata da una anziana

signora mia carissima amica.

Ecco dunque come procedere:

Ingredienti: (per 6 persone)

2 etti di acciughe sotto sale

1 mazzo di prezzemolo

1 spicchio d’aglio

1 peperoncino piccante

(facoltativo)

1 bicchiere di olio di oliva

un cucchiaio di aceto

la mollica di un piccolo panino

Procedimento:

Dividere in filetti le acciughe aven-

do cura di togliere la lisca, pulirle

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0141.922370 cell. 333.2796444

[email protected]

del sale passandole

velocemente, una per

una, in una bacinella

con acqua e aceto,

quindi asciugarle bene.

Pulire il prezzemolo,

eliminare e gambi e

tenere solo le foglioline.

Aprire o spicchio d’a-

glio, togliere - l’anima -

(cioè il germoglio cen-

trale, che lascia l’odore

più persistente). Fare

un trito finissimo con il prezzemolo

e l’aglio, aggiungere l’olio d’oliva, la

mollica di pane intrisa nell’aceto e

far amalgamare il tutto fino ad ot-

tenere una specie di crema. Ag-

giungere il peperoncino (lasciato

intero). Disporre le acciughe in un

contenitore o in un piatto fondo e

versarvi il bagnetto verde, facendo

attenzione che ne siano interamen-

te ricoperte. Consiglio poi di ac-

compagnare con del buon pane

nostrano come ad esempio la Biova

e con del buon vino quale ad e-

sempio Grignolino o Gavi. Spero

come al solito di aver suscitato in

voi interesse ad amore per la cuci-

na regionale; come al solito sono a

disposizione per dubbi approfondi-

menti ecc..

Ciao a tutti e grazie

Damiano Gasparetto

www.cuoco-adomicilio.com

[email protected]

Page 12: Gdnovembre12

12

An invitation to our

english friends

from a not for profit

association.

Fra le iniziative per favorire la no-

stra terra G&d ne ha “inventata”

un’altra.

Se andate sul sito troverete nella

home page, una edizione speciale di G&d. E’ una versione in inglese.

Insieme da alcuni amici: Pietro

Cressano di Gabiano, Phil Whitehe-

ad che opera nell’edilizia a Londra,

Franco Nicola titolare della Agenzia

immobiliare “Esserci” ,

sede Moncalvo,

Rossana Rondano

architetto si tenterà,

si spera con qualche

successo, di convince-

re gli amici inglesi, ma

non solo, ad acquistare

immobili e possibilmente

a trasferirsi nelle nostre

ridenti colline, non abbia-

mo forse sempre sostenu-

to la somiglianza del Mon-

ferrato con il - Chiantishire

- toscano tanto amato dagli

inglesi?.

Nella - Special edition - sono

descritti nu-

merosi immo-

bili in vendita

fra cui castelli,

ex conventi

palazzi case

rurali. Si è pen-

sato anche ad

Come to live in Basso Monferrato

una organizzazione in grado di ri-

spondere alle esigenze dei clienti

se, come è probabile, l’acquirente

vorrà ristrutturare l’immobile. Sono

presenti nello speciale edifici a Gor-

zano, Pessine, Camino, Villamiro-

glio, sino al Monferrato Casalese e

Astigiano. Naturalmente intramez-

zati alle proposte una serie di arti-

coli sulla nostra terra.

Si pensa di riproporre l’iniziativa

anche con altri stati del vecchio

continente dalla Germania alla

Francia ed an- che alla Rus-

sia.

Nelle fo

to alcuni degli im

mobili in

vendita

e la cover d

ella Special editio

n di G

&d