Gazzetta Amnesty Lazio 04 2013

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La Gazzetta di Amnesty Lazio Aprile 2013 Copertina del mese: Viola Sannino, attivista del Gruppo 267

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Quarto numero del 2013 della Gazzetta Amnesty Lazio

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La Gazzetta di Amnesty LazioAprile 2013

Copertina del mese: Viola Sannino, attivista del Gruppo 267

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di Simone MarcacciAPRILE Tempo di cambiamenti

Come avrete c e r t a m e n t e notato, questo mese la Gazzet-

ta si presenta con una rinnovata

veste grafica. Abbia-mo cercato di renderla più leggibile e visi-vamente gradevole come richiesto da molti lettori ed abbiamo risolto il problema d’ im-paginazione che sorgeva al momento della stampa. Mi auguro che siate soddisfatti come noi del risultato finale. Altra novità è la “Copertina del Mese”: chi ne avesse voglia potrà cimentarsi nella creazione di una co-pertina per la Gazzetta da inviarci entro il 10 di ogni mese. Questa volta è stata scelta la copertina disegnata da Viola, attivista del gruppo 267 del litorale.

Questo aprile ci sarà un appuntamento molto importante per noi “amnestyani”, al quale non possiamo mancare, mi riferisco ovviamente all’annuale Assemblea Gen-erale dei soci che si terrà a Roma dal 25 al 27 aprile. Credo che il partecipare a questo evento sia importante per moltissime ragio-ni: in primis il fatto che saremo chiamati a votare per delle mozioni molto interessanti oltre che per il futuro presidente di Amnes-ty Italia.

Partecipare non significa solo responsa-biltà perchè l’AG è anche un importante momento di confronto, di socialità e di crescita: ci si conosce, si scambiano idee,

si discute ed insieme ci si commuove e si comprende di più quanto sia importante il nostro lavoro. Invito quindi non solo gli at-tivisti ma anche tutti i soci del Lazio a parte-cipare. Sono certo che non ve ne pentirete.

Da segnalare questo mese anche l’uscita di un rapporto di Amnesty intitolato “La Pena di Morte nel 2012” che analizza la situazi-one mondiale con grande accuratezza.

Dal rapporto emerge una certa dose di preoccupazione per qualche passo indietro registrato da alcuni paesi riguardo pena capitale. Lo scorso anno infatti ha visto la ripresa delle esecuzioni in paesi che da tem-po non facevano ricorso alla pena di morte, come Gambia, Giappone, India e Pakistan. Tuttavia sembra che la tendenza globale verso l’abolizione della pena di morte sia proseguita. Il rapporto è scaricabile in for-mato PDF dal sito di Amnesty Italia e ve ne consiglio caldamene la lettura.

Buona Gazzetta e al prossimo mese.

P.S. Vi ricordiamo che se volete scriver-ci per consigli, idee e critiche potete farlo o tramite la nostra pagina facebook o per email all’indirizzo : [email protected]

Sommario Editoriale

Editoriale

3. Tempo di Cambiare

Attualità

4. Giornata mondiale Rom e Sinti

12. Il Punto Di Vista di Max

Eventi Dal Mondo

6. Amnesty Drink

Eventi7. La Pizza Amnesty

le interviste

8. Annalisa Zanuttini

9. Elena Santiemma

Cinema

10. la Scelta Di Barbara

Poesia

11. Poesie da Guantanamo

Attivismo

14. I gruppi Nel Lazio

Buone Notizie18. Buone Notizie

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La Carta dei Diritti Fondamentali, entrata in vigore nel 2009, a sua volta proibisce la dis-criminazione. Ebbene, l’8 aprile scorso, in occasione della Giornata Mondiale dei Rom e dei Sinti, nu-merose associazioni per i diritti dei Rom, tra cui Amnesty International, hanno reso noto che l’UE non sta facendo abbastanza per porre fine alla discriminazione dei Rom negli Stati membri. Ha dichiarato John Dalhu-isen, direttore del program-ma Europa e Asia centrale di Amesty International: «L’UE deve attuare imme-diatamente le numerose misure a sua disposizione per sanzionare i governi che non contrastano la dis-criminazione e la violenza ai danni dei Rom».

Ma chi sono i Rom?

Con il termine “Rom” si indica erroneamente una minoranza etnica, la cui origine risale all’Europa del nord dell’India del IX secolo. Come spiega Dijana Pavlovic, Vice-presidente della Federazione “ROM E SINTI INSIEME”, durante il convegno “Il ruolo delle donne Rom nella tutela dei diritti umani in tempi di crisi” tenutosi al Parlamento Europeo lo scorso 13 marzo, i Rom si identificano con vari nomi di sottogruppi basati su differenze di storia, lingue

e professioni. I sottogruppi più numerosi com-prendono i Kalderash nel sud-est Europa, i Sinti in Italia, Francia e Germania e i Kale in Spagna e Portogallo.Inoltre, in Italia si distinguono i Rom di orig-ine rumena, slava e abruzzese: in tutto 25 et-nie di diverse religioni (musulmani, cattolici e cristiano-ortodossi) e con profonde differenze

linguistiche.

Un dato cos-tante che ac-comuna tutte le etnie Rom va rintracciato nella persecuzi-one che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la de-

portazione e lo sterminio. Lungo la storia che li accom-

pagna fino ad oggi si è protratta la diffidenza nei loro confronti. Nel Medioevo europeo, la pratica di mestieri quali forgiatori di metallo era considerata nella superstizione popolare riconducibile alla stregoneria. Di qui la ten-denza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a costo dell’eliminazione fisica (ad esempio, il genocidio dei Rom durante la Shoah nazista in Germania).Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di Rom. Tuttavia, il numero ufficiale è

La Direttiva sull’uguaglianza razziale, adottata dall’Unione Europea (UE) nel 2000, vieta la dis-criminazione basata sulla razza o l’etnia nei luoghi di lavoro, nell’educazione, nell’accesso ai beni e ai servizi, all’alloggio e alle cure mediche.

di Viviana Isernia

Per i diritti delle minoranze etniche

Giornata mondiale Rom e Sinti

la bandiera rom: il colore dei prati, del cielo, una ruota rossa con 16 raggi

di Viviana Isernia

incerto in molti Paesi poiché molti di loro ri-fiutano di farsi registrare come di etnia Rom per timore di subire discriminazioni.Sì, discriminazione. La discriminazione è il filo conduttore della maggior parte delle vi-olazioni dei diritti umani subite dai Rom. La discriminazione razziale alimenta la diffusa negazione dei diritti civili, politici, sociali, cul-turali ed economici dei Rom.

I diritti umani dei Rom violati sono i seguenti: 1) Diritto all’Alloggio; 2) Diritto alla Salute; 3) Diritto all’Istruzione; 4)Diritto al Lavoro.

Molti Rom vivono in insediamenti abitativi precari o informali, sovente vulnerabili agli sgomberi forzati, sgomberi che violano gli standard internazionali sui diritti umani. In-oltre, i Rom vengono erroneamente definiti “nomadi”: a partire dal XIX secolo, la maggior parte dei Rom dell’Europa centrale e orientale è sedentaria. Le vittime degli sgomberi forzati possono per-dere i loro beni, i contatti sociali, il posto di la-voro, devono interrompere gli studi e sono sp-esso a rischio di ulteriori violazioni dei diritti umani. Secondo l’Articolo 11 del Patto Inter-nazionale sui diritti economici, sociali e cul-turali, i governi dovrebbero garantire a tutte le persone gli standard minimi di adeguatez-za agli alloggi, inclusi l’abitabilità, l’accesso all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari e all’elettricità e proteggerli contro sgomberi forzati, persecuzioni e altre minacce.La forma più eclatante di discriminazione si manifesta nel settore dell’istruzione: i bambini e le bambine Rom vengono spesso segregati in scuole e classi che offrono un livello inferi-ore di istruzione rispetto alla media. Di con-

seguenza, una volta adulti, hanno difficoltà a trovare un lavoro adeguato.

La povertà e le misere condizioni di vita dei Rom in Europa mettono a rischio la loro salute. I principali ostacoli al godimento del diritto alla salute sono l’esclusione dai programmi di assicurazione sanitaria, la discriminazione da parte del personale medico e la mancanza di servizi sanitari facilmente raggiungibili dagli insediamenti dove vengono segregati.Una coppia di anziani Rom di origine rumena ha dichiarato: «Vogliamo essere trattati come esseri umani. Siamo persone e dovremmo es-sere considerati tali. I Paesi che hanno aderito all’Unione Europea lo hanno fatto con tutte le etnie presenti sul loro territorio. Anche noi – i Rom – facciamo parte dell’UE».Cosa fa l’Unione Europea, premio Nobel per la pace e baluardo dei principi di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani su cui è stata fondata?NULLA, finora.E’ arrivato, dunque, il momento che faccia la sua parte!

Amnesty International, insieme ad altre asso-ciazioni per i diritti dei Rom, chiede a Viviane Reding, Commissaria Europea per la giusti-zia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, di definire obiettivi comuni sull’inclusione so-ciale dei Rom e far rispettare a tutti gli Stati membri la legislazione antidiscriminazione.

E tu, caro lettore e cara lettrice, cosa puoi fare? Unisciti a noi e firma l’appello tramite il link seguente: http://appelli.amnesty.it/diritti-dei-rom-adesso/

Attualità Attualità

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Eventi dal mondo EventiDi Simone Marcacci Di Stefano Gizzarone

Amnesty Drink

Eventi Dal MondoPizza Amnesty

Gruppo 251

Il gruppo Italia 251 AI e la Pizzeria “La Rosa Rossa” creano a Roma la “Pizza Amnesty” per difendere i diritti umani.

Nasce la pizza Amnesty international, acqua, farina, lievito e un ingrediente in più: la difesa dei diritti umani.

Il Gruppo Italia Amnesty International 251, attivo nella zona a sud di Roma, grazie alla

sensibilità e al sostegno della pizzeria “La Rosa Rossa”,che si trova nel quartiere romano della Montagnola (via dei Georgofili 77), ha scelto di sostenere le battaglie di Amnesty Interna-tional con uno dei piatti simbolo della cucina italiana nel mondo, la pizza.

Un piatto buono, dagli ingredienti semplici, e che, come in questo caso, aiuta a fare del bene.

Chi ordinerà , al costo di sei euro, la pizza che la “Rosa Rossa” dedica ad Amnesty Interna-tional, contribuirà con due euro a sostenere nel mondo il rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo.

Questo mese vi propongo un evento che può diventare anche appuntamento fisso.

L’idea dell’amnesty drink sembra partita dai nostri colleghi polacchi e più in particolare dal gruppo di Varsavia. Si tratta di proporre un cocktail, rigorosa-mente di colore giallo, in versione alcolica ed analcolica da offrire in un apposito “evento aperitivo” in qualche locale, magari con ca-denza fissa. Proprio come la pizza amnesty, si potrebbe proporre ad eventuali locali am-ici di AI di inserire il cocktail nel loro menu e di offrire parte dei ricavati alla nostra associazi-

one. Ma quali ingredienti usare per rendere il nostro drink giallo e piacevole? Ovviamente possiamo scegliere sia di proporre noi stessi un

mix vincente, sia di af-fidarci agli esperti dei locali. Dal canto mio vi consiglio come al-colico un cocktail con succo di ananas, succo di pomplelmo e gin. È composto da due par-ti di succo di ananas, due parti di succo di pompelmo e una di gin. Per quanto riguar-da l’analcolico invece possiamo inventare

molti mix di frutta e sci-roppi. Visto che andiamo incontro all’estate e che i locali di Roma e d’intorni si riempiranno di genre, potrebbe essere un momento buono per proporre questa idea.

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le Interviste le IntervisteDi Patrizia Sacco Di Patrizia Sacco

Membro del Comitato Direttivo (CD)

Annalisa Zanuttini

- Dovevo compilare la voce Diritti Umani per una enciclopedia per bambini e mi misi in contatto con Riccardo Noury che mi fornì il materiale. Quando si accorse del mio interesse, sapendo che ero già nell’editoria mi chiese di oc-cuparmi dell’ufficio stampa della Cir-coscrizione Lazio.

D: Quindi non sei mai stata in un gruppo?R: Non ho mai avu-to un gruppo mio ma ho collaborato con tutti. Dopo l’ufficio stampa sono stata nella Commissione rac-colta fondi, nel Co-ordinamento HRD e ho ricoperto due mandati come Re-sponsabile Circo-scrizionale per il Lazio. Attualmente sono presidente della Commissione Organizzazione Campaigning e Mobilitazioni e membro del Comitato Direttivo.

D: In tanti anni di attività avrai partecipato ad un’infinità di campagne, ce n’è una che ricordi con più emozione?

R: La prima, che verteva su omicidi e sparizio-ni, e che mi mise fece conoscere tante storie di desaparecidos in Guatemala.

D: E tra gli Human Right Defenders che hai conosciuto chi ti ha las-ciato un ricordo più in-delebile?R: I nomi e i volti sono tanti: alcune Nonne di Palza de Mayo che ho incontrato, la giornal-ista messicana Lidya Cacho, Yda Hernan-dez di El Salvador, l’ambientalista messi-cano Felipe Arreaga che poi morì tragicamente. Guarda caso sono tutti latinoamericani, forse con loro la comunicazi-one è più immediata…

D: C’è qualcosa che vor-resti dire agli attivisti per aiutarli a mantenere sempre vivo il loro im-pegno e l’entusiasmo?

R: Basta che si ricordino che in ogni momento in tutto il mondo ci sono persone che hanno bisogno di aiuto e che contano su di noi.

Annalisa non è certo il tipo che ha il timore di assumersi incarichi e responsabilità. Quando ha iniziato ad interessarsi di Amnesty, 20 anni fa all’incirca, ha saltato a piè pari la “gavetta” per oc-cuparsi subito di incarichi circoscrizionali.

Staff, Ufficio Campagne E Ricerca

Elena Santiemma

Elena è arrivata ad Amnesty International all’incirca un anno e mezzo fa: una trentenne con già alle spalle un impressionante curriculum nel campo giuridico e dei diritti umani.

- Ho cominciato con una sostituzione di una collega in maternità e alla fine dei sei mesi il mio rapporto è proseguito. Precedentemente avevo lavorato in una piccola ONG con sede a Ginevra che si occupa dei diritti delle pop-olazioni indigene e delle minoranze e avevo svolto un tirocinio al Ministero degli Affari Esteri. Mi sono formata e laureata alla Sapien-za, in Scienze Politiche, e ho approfondito gli studi in varie università straniere.

D: Di cosa ti occupi in particolare all’interno del tuo ufficio?R: Il mio compito specifico è mantenere rap-porti con le istituzioni, un’attività che mi da molta soddisfazione e mi permette di parteci-pare in maniera trasversale a molte delle cam-pagne di Amnesty.

D: Quale delle iniziative a cui hai partecipato

fino ad oggi ti ha coinvolto di più emozional-mete?R: Senz’altro la grande ruota che abbiamo fatto prendendoci tutti per mano intorno a Piazza del Popolo lo scorso dicembre, era nell’ambito della campagna per i diritti dei Rom in Italia.

D: Avrai anche incontrato molti Human Rights Defenders, chi ricordi in particolare?R: Non posso dimenticare Hanadi Zahlout, l’attivista siriana per i diritti delle donne, per-chè con pacatezza e semplicità ti fa entrare nel-la realtà drammatica del suo paese.

D: Al di fuori del tuo lavoro c’è qualche altra cosa che ti appassiona?R: Fino da bambina ho avuto un grande amore per la musica, ho studiato flauto traverso al consevatorio e facevo parte dell’orchestra dell’università.

D: E che musica suoneresti che fosse in sin-tonia con Amnesty?R: Sicuramente un brano sinfonico accom-pagnato da un grande coro, qualcosa come l’Inno alla gioia di Beethoven.

D: Come sempre ti chiedo di concludere dando un suggerimento agli attivisti per ren-dere migliori i rapporti con lo staff.R: Mirate all’obbiettivo e mantenete aperta la comunicazione, non c’è bisogno di molto altro!

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Cinema LetteraturaDi Claudio Pipitone Di Arianna Eberspacher

La Scelta di Barbara

FilmLeoni In Gabbia di Moazzam Begg

Poesie Da Guantanamo

Nel decennio che precede la caduta del Muro di Berlino, in un Ospedale di campagna della DDR si ritrovano Barbara, medico destinata a quella sede periferica per aver osato chiedere il permesso di espatrio, e Andrè, chi-rurgo dal passato pesante per un errore professionale di cui sta scontando le conseguenze.

Moazzam Begg, cittadino britannico arrestato in Pakistan, ha trascorso un periodo di prigionia nella base aerea di Bagram in Afghanistan per poi essere trasferito a Guantànamo, dove è rimasto per tre anni. È stato rilasciato nel 2005, senza mai essere stato accusato di alcun reato. Il problema più grande a Guantànamo, ha spiegato ad Amnesty International, era “completa mancanza di ogni possibilità di dimostrare la tua innocenza, perché ti trovi in un limbo, un limbo legale, e non hai alcun contatto degno di nota con la tua famiglia”.

Nel nome di Dio, il Più Clemente, il Più Misericordioso,una poesia scritta nel Campo Delta, Guantànamo, Cuba

Siamo gli eroi del nostro tempo.Siamo la gioventù orgogliosa.

Siamo i leoni coraggiosi.

Ora viviamo nei racconti.Viviamo nelle epopee.

Viviamo nel cuore della gente.

Siamo lo scudo di fronte all’oppressore.Il nostro coraggio è come una montagna,

Il Faraone del nostro tempo è senza pace a causa nostra.

Il Capo del Palazzo Bianco,come altri capi peccatori,

non può vedere la nostra tenacia.

Il vortice delle nostre lacrimeSi sta dirigendo veloce contro di lui.

Nessuno può resistere alla forza di quest’onda.

Di solito accade, in queste gabbie,Che le stelle a mezzanotte

Portino buone nuove-

Che sicuramente ce la faremoE il mondo aspetterà noi,

la Carovana di Badr1.

1 Riferimento alla battaglia del pozzo di Badr, a circa 105 chilometri da Medina, dove nel 624 (anno II dell’Egira) i meccani e i musulmani si scontrarono e Maometto conseguì la sua prima grande vittoria come capo militare e religioso.

Due vite in qualche modo compromesse, che cercano di fronteggiare come possono gli esiti di accadimenti imprevisti, in una società dove tutto è pianificato e controllato, dove scegliere lib-eramente è un azzardo pericoloso, dove occhi e orecchie sono sempre in allerta per “riferire” e ogni attività o atto anomalo rispetto alle regole imposte dal Potere è soggetto a “rapporto”. Bar-bara ha un contatto con l’Ovest da cui riceve denaro per un suo progetto segreto. Andrè si getta nel lavoro e segue con particolare dedizione i pazienti affidatigli, spinto dai sensi di colpa per una maledetta distrazione che non si perdona, concentrando quel poco di libertà di movimento di cui gode in un piccolo laboratorio interno all’Ospedale dove sperimenta ed approfondisce. Barbara è costante-mente sotto vigilanza e subisce passivamente ispezioni anche fisiche dalla STASI. L’incuriosito Andrè e la dif-fidente Barbara cominciano a convergere, si aprono cautamente, si attenuano le barriere psicologiche di lei finchè l’irrompere in Ospedale di una ragazza ribelle ed in fuga da un lager spariglia i giochi e costringe Barbara a rivedere i piani del suo immediato futuro.

Il regista Christian Petzold riprende le atmosfere fos-che di una cittadina di provincia, di un contesto arido e bloccato, in cui però si innesta magistralmente una storia fatta di sentimenti positivi -di attrazione, amore e solidarietà verso chi è ingiustamente colpito- che per contrasto con lo sfondo prorompe in primo piano e si impone sulle circostanze avverse, quasi a testimoni-are che non c’è regime che riesca a distruggere la parte più nobile dell’uomo, pronta a germogliare anche nelle condizioni più difficili. Petzold rinuncia a dare alla vicenda umana dei due protagonisti risvolti netti e plateali, giocando molto sul contrasto dei colori e delle luci, dal cupo notturno delle stradine cittadine al verde intenso dei boschi, dal grigio trasandato degli interni dell‘Ospedale al chiarore lunare della spiaggia e del mare ondoso ma salvifico. Così come smorza la rilevanza espressiva dei dialoghi, asciutti e stringati come in tutta la filmografia improntata al realismo critico dell’Est. Forse qualche lentezza qua e là, ma comunque un film ben diretto e con una protagonista, Nina Hoss, perfetta in un ruolo in cui convivono le contraddizioni tra diffidenza, rigore, egoismo e slanci umanitari ed emotivi, la cui risultante, la rinuncia volontaria e consape-vole, è il cardine tematico di fondo.

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Attualità AttualitàDi Claudio Pipitone Di Massimo Grandicelli

Di Max

Il Punto di Vista...

Qualche giorno fa, in qualità di socio di “Libera”, ho ricevuto un fascicolo dal significativo titolo: “Quanto ci costa la mafia – riflessi economico-sociali del crimine organizzato”.

Nell’editoriale, Nando Dalla Chiesa, che non credo necessiti di presentazioni, vaticina la creazione di una “comunità scientifica antima-fia”; all’interno, considerazioni e dati numerici dal significato tragico, tanto più tale nel momen-to di grave recessione che stiamo attraversando, che per la malavita rappresenta un vero “brodo di cultura” che ne agevola la proliferazione.Ho riflettuto allora che è trascorso più d’un lus-tro, da quell’autunno del 2007 che vide aggre-garsi in Amnesty Italia il movimento trasversale dei “Gioiosi”, così chiamato per via delle prime riunioni f volutamente e simbolicamente organ-izzate a Gioiosa Ionica, nella Locride.Poté accadere perché in quel tempo esisteva un eccellente quanto stimolante strumento di co-municazione noto come “Lista Dibattito”, poi inopinatamente defunta a favore di un “Forum” pressoché del tutto sterile, come tutti possono constatare.La tesi che mise insieme i membri di diversi Gruppi, dal Nord al Sud, era molto semplice e proprio per questo era difficile vederla, come frequentemente accade: l’Italia, con quattro re-gioni in ostaggio permanente delle mafie e le ri-manenti ormai completamente “infiltrate”, dove-va essere considerata né più né meno che uno dei tanti paesi in cui i diritti umani sono gener-almente “a rischio” e del tutto compromessi in determinati areali di popolazione.In questa logica, Amnesty non poteva più es-imersi dal considerare il fenomeno nelle sue “policy”.Né poteva valere l’obbiezione della riserva di una Sezione contro il proprio territorio, essendo il vincolo venuto meno già da tempo per decisione

del Segretariato.Ne nacque un’azione rapida e penetrante, le cui mozioni furono presentate inizialmente a Chianciano, dove si approvò il diritto al ricon-oscimento di “Difensore dei diritti umani” per coloro che abbiano a distinguersi in azioni di contrasto al crimine organizzato, e la costituzi-one di un gruppo di studio sulla materia, che fu approvato l’anno dopo a Trevi. Quello stesso anno questi risultati furono poi re-cepiti dall’ICM: con ciò, l’attivismo di contrasto alla criminalità organizzata fu accolto formal-mente nella “policy” internazionale della nostra associazione.In seguito a queste vicende si provvide a stilare un documento di “linee guida” per l’applicazione pratica della “policy” da parte delle articolazioni territoriali, nel corso di azioni eventualmente is-truite.Con queste premesse, duole rilevare che negli anni trascorsi non sia stato fatto praticamente nulla, sull’argomento.Dopo il successo, di portata persino storica, nell’evoluzione dell’associazione, i “Gioiosi” di fatto si sciolsero, nonostante che più d’uno degli adepti della prima ora, tra cui chi scrive, mani-festarono la loro contrarietà e l’opinione che si sarebbe rischiato di far “partorire il topolino alla Montagna”, come di fatto è avvenuto.Assistiamo oggi in tutto il mondo a eventi che non hanno precedenti nella memoria collettiva, a meno di non regredire al periodo immediata-mente post-bellico, ma con una complessità sociale molto superiore: la ricchezza nazionale diminuisce in molte zone del pianeta, nel mo-mento stesso in cui la sua distribuzione dà luogo

a una “forbice” sempre più aperta, tra ricchi e poveri; il lavoro latita, creando le basi per il crollo di quella stessa illusoria ricchezza finanziaria che tende a deprimerlo; intanto, in termini globali, la competizione per le risorse si sta inesorabilmente tramutando in lotta, per quanto “silenziosa”, a causa del silenzio opportunista della maggioran-za dei “media”.Le condizioni socio-economiche suscettibili di richiedere l’attenzione di una campagna amnes-tiana sotto la voce “Io pretendo dignità” si stanno rapidamente estendendo dal “già terzo mondo” a molte zone delle economie occidentali, che per troppo tempo hanno coltivato la pretesa di essere “fuori del gioco”.In Italia, Paese costituzionalmente “debole” per carenza di risorse naturali (quelle che potrebbero prenderne il posto, come il patrimonio storico e l’ambiente sono a dir poco vilipese), il momento è più grave che altrove e il “fattore di maggiorazi-one” è facilmente riconoscibile nella presenza ramificata di una criminalità organizzata che det-ta legge persino nel novero delle mafie a livello mondiale.A dimostrarlo stanno quattro semplici addendi di una facile addizione: 60 + 80 + 140 + 160 = 440 Mld di euro.Si tratta del costo annuale della corruzione, degli sprechi, dell’evasione fiscale e del bilancio sociale della criminalità organizzata; le cifre sono state omologate, relativamente ai primi due fattori, dalla Corte dei Conti, mentre i due rimanenti ricorrono in un intervallo anche più ampio, dal 30 al 50%, in quasi tutte le pubblicazioni special-izzate del settore.A volerci “tenere bassi”, abbiamo pertanto a regis-trare una perdita annuale di almeno 400 miliardi di euro di ricchezza nazionale che finiscono in mani indebite, sottratti alla collettività, essendo persino scontato che il quarto fattore, il bilancio cioè delle mafie, influenza fortemente gli altri tre.Ora, anche volendo sorvolare sul fatto ovvio che solo diminuendo questo incredibile bilancio di

un 20% si otterrebbe gratis una manovra eco-nomica annua colossale (non è questa la sede per un’analisi socio economica completa), appare persino lapalissiano come il “problema Italia” sia connotato prevalentemente dalla criminalità or-ganizzata.Manca però in materia una decente consapev-olezza sociale in materia, fatto in gran parte ricon-ducibile alla convinzione comune che la “mafia sia un problema dei siciliani”, quando dovremmo tutti sapere che il problema è ben più complesso e che da tempo la “sede legale” delle mafie sono le “due capitali”, quella politica e quella economica, con “delegazioni” in tutti i comuni, provincie e regioni.È sufficiente un minimo “d’allenamento” per cogliere intorno a noi le tracce del primo sintomo della presenza mafiosa: il riciclo di denaro illecito, in crescita allarmante persino in città disastrate come l’Aquila.Esca allora la policy dei “Gioiosi” dalla naftalina; rispolveriamo le “Linee-guida” e organizziamo eventi; al limite, associamoci per le future inizia-tive con chi ne sa più di noi; come “Libera”, ad esempio.Soprattutto, informiamoci.Non rimaniamo a guardare.Combattere per i diritti umani sarà sempre più difficile, se si lascia degradare la società civile.Su questa linea, vi allego due “link”: al primo cor-risponde una petizione contro la corruzione; il secondo è un appello di don Ciotti, sulla materia.

http://www.riparteilfuturo.it/http://www.riparteilfuturo.it/dobbiamo-fare-in-fretta-il-cambiamento-ha-bisogno-di-ciascuno-di-noi-appello-di-don-luigi-ciotti-per-riparte-il-futuro/

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GRUPPO 1

Zona: Roma Est (Prenestina, Casilina, Tuscolana, Appia

Nuova)Tel: 3294270127Fax: 06 97252438

Indirizzo: Bottega del Mondo Kin-kelbà via Macerata, 54 (zona Pigneto)

00176 Roma (RM)

e-mail: [email protected] web:

http://www.amnestyroma1.it

Quando si riunisce: tutti imartedì h.

20.30

Attivismo AttivismoI GRUPPI DEL LAZIO

Zona: Prati, Delle Vittorie,Balduina

Indirizzo: Libreria Claudiana

piazza Cavour, 3200193 Roma (RM)

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: tutti ilunedì alle 16.30 (in estate

17.00)

GRUPPO 2

GRUPPO 15

Zona:Trieste, Sala-rio,

ParioliTel: 366 3666108

Indirizzo: presso laParrocchia del Sacro

Cuorevia Poggio Moiano,

12(presso Piazza Ves-

covio)00199 Roma (RM)

e-mail: [email protected] si riunisce: tutti i

mercoledì dalle19.00 alle 21.00

Zona: Aurelio, Bravetta,Boccea, Montespaccato,

Casalotti, Primavalle, Mon-te Mario

Telefono: 338 4795737

Indirizzo: presso la Biblio-teca Basaglia

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: di solito

tutte le settimane, il martedì h. 21.00

GRUPPO 56

I GRUPPI DEL LAZIO

GRUPPO 105

Zona: Portuense,Monteverde, Traste-

vere,Testaccio

Tel: 329 6265981Indirizzo: Coordina-

mentodel Volontariato del-la XVI Circoscrizionevia del Casaletto,400

Roma (RM)

e-mail: [email protected] si riunisce:

cadenza bisettimanale, martedì h. 21.00

Zona: S. Basilio,Valmelaina, Montesacro,

Africano, Tiburtina

Telefono: 335 7510539Indirizzo: Associazione La

Maggiolina viaBencivenga, 1 (altezzaBatteria Nomentana)

Roma

Indirizzo web:www.amnestygr159.alter-

vista.org

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: ogni martedì/giovedì h.

19.30 GRUPPO 159

GRUPPO 221

Zona: centro storicoTel: 335 5953640

Indirizzo: Via CarloCattaneo, 22/B

00185 Roma (RM)Indirizzo web:

h t tp : / / anes t yg rup-po221.blogspot.it/

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: tutti igiovedì h.

20.00 (telefonareper conferma)

Zona: Roma sud (Ardea-tina, Colombo, Ostiense)Telefono: 349 1677272

Indirizzo: presso la ScuolaElementare 75° Circolo,viale dell’Elettronica, 3

(Eur)Indirizzo facebook: Amne-

styInternationalITA251

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: tutti imartedì h.20.30

GRUPPO 251

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GRUPPO 267

Zona: litorale roma-no (ostia, pomezia,

fiumicino)Tel: 393 5233071

Indirizzo: Centro so-ciale Affabulazione

piazza M.V. Agrippa, 7/H

00121 Ostia Lido(RM)

e-mail: [email protected] Quando si riunisce:

quindicinale

il mercoledì h.20.30

Attivismo AttivismoI GRUPPI DEL LAZIO

Gruppo universitario Roma

e-mail: [email protected]

GRUPPO Giovani 085

GRUPPO 140

Zona: castelli romaniTel: 335 5742242

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: incontri

settimanali o quin-dicinali

nei giorni di lunedì, mart-edì o mercoledì,

alle h. 21.00, in casa dialcuni attivisti del gruppo,

a rotazione a Marino,Grottaferrata e Frascati.

Zona: Civitavecchia (RM), Santa Marinella, Tolfa, Al-

lumiere

Telefono: 328 3378273Indirizzo: presso la propria

sedepiazza Luigi Piccinato, 1000053 Civitavecchia (RM)

e-mail:[email protected]

Quando si riunisce: tutti imartedì h.

21.00

GRUPPO 240

I GRUPPI DEL LAZIO

GRUPPO 277

Zona: Formia, Fondi,Gaeta, Sperlonga,

ItriTel: 3495457563

Indirizzo: sale della Chiesa

di S.Erasmo FormiaIndirizzo web:

www.amnestyformia.net

e-mail: [email protected] Pagina Facebook: Gruppo

Amnesty 277 Formia(LT)

Quando si riunisce:pomeriggio 2° sabato del

mese

Zona: Fiano Romano, Mon-terotondo, Morlupo

Telefono: 347 8467219

Indirizzo:Circolo RicreativoCulturale Ponte Storto

Piazza delle Terrazze, 6/alocalità Ponte Storto a

Castelnuovo di Porto (RM)

e-mail: [email protected]

Quando si riunisce: primomartedì di ogni mese h.

18.00

GRUPPO 245

Page 10: Gazzetta Amnesty Lazio 04 2013

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Buone Notizie Buone notizieDi Patrizia Sacco Di Patrizia Sacco

Argentina - Il 5 marzo 2013 è iniziato il processo contro 25 presunti responsabili dell’Operazione Condor, un piano coordinato dai governi militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay per arrestare, scambiarsi e, spesso, eliminare gli oppositori durante gli anni Settanta e Ottanta. All’interno di questo piano segreto furono commesse violazioni dei diritti umani in forma generalizzata, tra cui omicidi e sparizioni forzate. I giudici argentini dovranno pronunciarsi sulla sparizione di 106 vittime, la maggior parte di nazionalità uruguaiana, ma anche boliviana, cilena, paraguaiana, argentina e, in un caso, peruviana.

Maldive - Il 28 febbraio 2013 il presidente delle Maldive ha preso posizione sulla sentenza a 100 frustate e a otto mesi di arresti domiciliari emessa due giorni prima nei confronti di una quindi-cenne per il reato di “fornicazione”. Il presidente ha dichiarato che la ragazza, stuprata per anni dal padrino, dovrà essere trattata come “vittima” e non come “criminale”.

Iraq - Il 4 marzo 2013 il giornalista algerino-francese-australiano Nadir Dendoune ha potuto fare rientro in Francia. Dendoune, il suo interprete e l’uomo presso il quale aveva alloggiato a Baghdad erano stati scarcerati su cauzione il 14 febbraio, anche a seguito di un’azione ur-gente di Amnesty International. Dendoune si era recato in Iraq per conto del mensile Le Monde Diplomatique per seguire l’anniversario dell’invasione del 2003. Era stato arrestato il 23 gennaio ad al-Dura, quartiere meridionale della capitale, apparentemente per aver scattato fotografie senza autorizzazione alla sede dei servizi di sicurezza e ad alcuni posti di blocco della polizia e dell’esercito.

Cambogia - Il 14 marzo 2013 la Corte d’appello di Phnom Penh ha disposto il rilascio di Mem Sonando, 72 anni, direttore di una delle poche emittenti radiofoniche indipendenti del paese. Sonando era stato condannato a 20 anni di carcere nell’ottobre 2012 per “insurrezione”. La Corte d’appello ha annullato la condanna a 20 anni, ne ha inflitta una nuova a cinque anni per “occu-pazione di foreste” ma ne ha poi stabilito la sospensione. Amnesty International aveva adottato Mem Sonando come prigioniero di coscienza.

Serbia - Il 15 marzo 2013 il tribunale speciale di Belgrado ha condannato sette appartenenti al gruppo paramilitare “Cetnici di Sima” a un totale di 73 anni di carcere per l’uccisione di 28 civili, lo stupro e la tortura nei confronti di tre donne e la distruzione di una moschea nel villaggio di Skocic,, nel 1992, in Bosnia ed Erzegovina. Tanto le vittime quanto le sopravvissute appartene-vano alla comunità rom.

Stati Uniti d’America - Il 15 marzo 2013 il Maryland è diventato il 18mo stato abolizionista degli Usa. L’Assemblea generale ha votato a favore dell’abolizione della pena di morte, su impulso del governatore Martin O’Malley, cui il provvedimento passa ora per la firma.

Bolivia - Il 10 marzo 2013 il presidente Evo Morales ha firmato la “Legge per garantire alle donne una vita libera da violenze”, che punisce il femminicidio con 30 anni di carcere.

Oman - Accogliendo la richiesta di Amnesty International, il 21 marzo 2013 il sultano Qaboos ha disposto la grazia per tutti gli attivisti, scrittori e blogger che erano stati condannati l’anno precedente per i reati di insulto al capo di stato, partecipazione a manifestazione non autorizzata e violazione delle norme sulle comunicazioni elettroniche. Il giorno dopo, decine di prigionieri (secondo attivisti locali, sarebbero oltre 50) sono tornati in libertà.

Iran - Il 14 marzo 2013 Ahmed al-Qubbanji, iracheno, esponente del clero sciita e studioso di religione islamica, è stato rilasciato dalle autorità iraniane e ha potuto fare rientro in Iraq. Era stato arrestato il 17 o il 18 febbraio a Qom, dove si era recato in visita ad alcuni familiari. Secondo fonti di stampa iraniana, sarebbe stato arrestato in quanto “spia israeliana”. Amnesty International aveva lanciato un’azione urgente chiedendo di conoscere i motivi dell’arresto, di rendere noto dove fosse detenuto e di garantire la sua incolumità.

Repubblica popolare cinese - Il 30 marzo 2013 il monaco tibetano Jigme Gyatso, prigioniero di coscienza adottato da Amnesty International, è tornato in libertà. Era stato stato condannato a 15 anni per “separatismo” nel 1996. Nel 2004 la pena era stata aumentata di altri tre anni per aver gridato, in carcere, slogan in favore del ritorno del Dalai Lama.

Nazioni Unite - Il 2 aprile 2013, con 154 voti a favore, tre contrari (Corea del Nord, Iran e Siria) e 23 astensioni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato un Trattato sul com-mercio di armi che vieterà agli stati di trasferire armi convenzionali quando sapranno che, nei paesi destinatari, quelle armi saranno usate per compiere o facilitare genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra. Il trattato verrà aperto alla firma e alla ratifica il 3 giugno 2013 presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ed entrerà in vigore subito dopo la 50ma ratifica.

Bosnia ed Erzegovina - Il 26 marzo 2013 il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha condannato a 22 anni di carcere Mico Stanisic, ex ministro dell’Interno della Republika Srpska e il suo vice, Stojan Zuplijanin, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi ai danni della popolazione civile non serba durante la guerra del 1992-95. I due imputati sono stati giudicati colpevoli di omicidio, tortura e trattamento crudele di prigionieri e di aver preso parte a una cospirazione criminale, insieme al leader serbo bosniaco Radovan Karadzic e al generale Ratko Mladic, avente per oviettivo l’istituzione di uno stato serbo puro dal punto di vista etnico.

Bosnia ed Erzegovina - Il 29 marzo 2013 un tribunale di Sarajevo ha condannato a 45 anni di carcere l’ex ufficiale dell’esercito serbo bosniaco Veselin Vlahovic per i crimini contro l’umanità commessi nei quartieri di Grbavica, Vraca e Kovacici, controllati dai serbi, durante l’assedio e l’urbicidio della capitale, tra il 1992 e il 1995. Vlahovic è stato riconosciuto colpevole di 66 capi d’accusa, tra cui l’uccisione di 30 civili, lo stupro di decine di donne e il pestaggio e la rapina ai danni di decine di civili non serbi.

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