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Editoriale Care amiche, cari amici e sostenitori, “La vita è bella!” è un film-capolavoro in cui Roberto Benigni ci ispira e ci illu- stra come, nel mezzo delle atrocità della vita, sia riuscito a risparmiare a suo figlio la crudeltà di queste realtà. La sofferen- za è parte di questo mondo, e il male di cui è pieno, di cui sentiamo notizie gior- naliere, lo conosciamo tutti in misura più o meno grande, nessuno ne è esente. Abusi, ingiustizie, delusioni, tragedie, cattiverie, offese…. Ci possiamo fare in- numerevoli domande sul perché esista la sofferenza in questo mondo, teologi- camente sappiamo che è una conse- guenza del peccato. Tuttavia, quando ci tocca personalmente, è meno semplice darsi delle risposte. Mi piace pensare che Dio ci tratta come Benigni ha tratta- to suo figlio (chi non ha visto il film è for- se ora stimolato a guardarlo ). Nel mez- zo della sofferenza ci protegge, non per- mette che viviamo situazioni più dure di quanto riusciamo a sostenere, e Lui è pronto a mostrarci in ogni momento una strada percorribile per uscirne in vittoria e dignità. Il tutto con un sorriso sulle lab- bra… Il Consultorio DELTA esiste proprio a questo scopo: aiutare le persone a tro- vare questa strada, affinché le situazioni difficili della vita, invece di annichilire la persona, diventino opportunità per ritro- vare un nuovo slancio e dar vita a nuove risorse. Tramite la reale presenza di Gesù, e la potenza che c'è nel procla- mare il suo nome, questa strada non sa- rà troppo difficile da percorrere, non sa- remo mai soli. Grazie a tutti del vostro fedele sostegno, senza di voi il Consultorio non potrebbe andare avanti! Siamo anche dipendenti dai doni che vengono dai nostri sosteni- tori! Da parte mia sto lasciando sempre di più le consulenze nelle capaci mani dei nostri Counsellors, affinché possa dedi- carmi di più al lavoro della chiesa. Anche se la mia presenza fisica sarà più spora- dica, mantengo la direzione del Comitato e la presidenza dell' Associazione. Rinnovando il mio ringraziamento a chi, in un modo o nell'altro, è vicino alla nostra opera, vi auguro buona lettura! Claudio Agosta Infos SETTEMBRE 2016 N°27 misura in cui confida nella persona, tutto- ra fragile e sofferente, prega e attiva la sua fede, in favore della persona in diffi- coltà. Giobbe, alla fine del periodo d'intensa sof- ferenza, che aveva affrontato faticosa- mente, si ritrovò trasformato, rinnovato e più benedetto di prima (Giobbe cap.42). È importante notare che Giobbe non inter- ruppe mai la comunicazione con Dio, nem- meno nei momenti più duri. Riuscì, inve- ce, a smettere di lamentarsi contro Dio e a riacquisire un atteggiamento di gratitudi- ne. Non dovremmo mai cessare di Comunicare, anche quando esprimiamo la nostra insoddisfazione a Dio o quando cerchiamo di rivelare qualcosa di noi al no- stro prossimo o a un/una terapeuta. Non rinunciare a comunicare significa, pu- re, combattere anche quando la lotta è co- stellata di dolore. L'importante è continua- re a combattere, senza mai arrendersi! Con queste parole auguro a tutti quel- li/tutte quelle di voi che, al momento, sten- tano a essere grati/grate, tanta forza, pa- zienza e buone persone al fianco, che vi siano d'aiuto nel recuperare un senso pro- fondo di gratitudine, per il dono più grande che Dio ci ha offerto: il dono della Vita! Grazie, Signore, per la Vita! Jasmine Stauffer Barbera Conferenza MPC 25 al 30 settembre 2016 a Pura (Lugano) Ministries of Pastoral Care è un ministe- ro di insegnamento e di guarigione con l’obiettivo di impartire una comprensione biblica della natura umana e di come ma- turare come cristiani. “Io vivo unito al Padre, e voi siete uniti a me, e io a voi” – Giovanni, 14:20 Vieni e ricevi tutto ciò che Dio ha prepa- rato per te alla conferenza Ministries of Pastoral Care dal 25 al 30 settembre 2016 nel bellissimo Hotel Paladina a Pura (Lugano). Se vuoi saperne di più, iscriviti al nostro bollettino informativo e alla conferenza sul sito: ministriesofpastoralcare.com Mandaci una e-mail all’indirizzo: [email protected]

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EditorialeCare amiche, cari amici e sostenitori,

“La vita è bella!” è un film-capolavoro in cui Roberto Benigni ci ispira e ci illu-stra come, nel mezzo delle atrocità della vita, sia riuscito a risparmiare a suo figlio la crudeltà di queste realtà. La sofferen-za è parte di questo mondo, e il male di cui è pieno, di cui sentiamo notizie gior-naliere, lo conosciamo tutti in misura più o meno grande, nessuno ne è esente. Abusi, ingiustizie, delusioni, tragedie, cattiverie, offese…. Ci possiamo fare in-numerevoli domande sul perché esista la sofferenza in questo mondo, teologi-camente sappiamo che è una conse-guenza del peccato. Tuttavia, quando ci tocca personalmente, è meno semplice darsi delle risposte. Mi piace pensare che Dio ci tratta come Benigni ha tratta-to suo figlio (chi non ha visto il film è for-se ora stimolato a guardarlo ). Nel mez-zo della sofferenza ci protegge, non per-mette che viviamo situazioni più dure di quanto riusciamo a sostenere, e Lui è pronto a mostrarci in ogni momento una strada percorribile per uscirne in vittoria e dignità. Il tutto con un sorriso sulle lab-bra…Il Consultorio DELTA esiste proprio a

questo scopo: aiutare le persone a tro-vare questa strada, affinché le situazioni difficili della vita, invece di annichilire la persona, diventino opportunità per ritro-vare un nuovo slancio e dar vita a nuove risorse. Tramite la reale presenza di Gesù, e la potenza che c'è nel procla-mare il suo nome, questa strada non sa-rà troppo difficile da percorrere, non sa-remo mai soli.Grazie a tutti del vostro fedele sostegno, senza di voi il Consultorio non potrebbe andare avanti! Siamo anche dipendenti dai doni che vengono dai nostri sosteni-tori!Da parte mia sto lasciando sempre di più le consulenze nelle capaci mani dei nostri Counsellors, affinché possa dedi-carmi di più al lavoro della chiesa. Anche se la mia presenza fisica sarà più spora-dica, mantengo la direzione del Comitato e la presidenza dell ' Associazione. Rinnovando il mio ringraziamento a chi, in un modo o nell'altro,è vicino alla nostra opera, vi auguro buona lettura!

Claudio Agosta

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°27misura in cui confida nella persona, tutto-

ra fragile e sofferente, prega e attiva la sua fede, in favore della persona in diffi-coltà.Giobbe, alla fine del periodo d'intensa sof-ferenza, che aveva affrontato faticosa-mente, si ritrovò trasformato, rinnovato e più benedetto di prima (Giobbe cap.42). È importante notare che Giobbe non inter-ruppe mai la comunicazione con Dio, nem-meno nei momenti più duri. Riuscì, inve-ce, a smettere di lamentarsi contro Dio e a riacquisire un atteggiamento di gratitudi-ne.Non dovremmo mai cessare di Comunicare, anche quando esprimiamo la nostra insoddisfazione a Dio o quando cerchiamo di rivelare qualcosa di noi al no-stro prossimo o a un/una terapeuta.Non rinunciare a comunicare significa, pu-re, combattere anche quando la lotta è co-stellata di dolore. L'importante è continua-re a combattere, senza mai arrendersi!Con queste parole auguro a tutti quel-li/tutte quelle di voi che, al momento, sten-tano a essere grati/grate, tanta forza, pa-zienza e buone persone al fianco, che vi siano d'aiuto nel recuperare un senso pro-fondo di gratitudine, per il dono più grande che Dio ci ha offerto: il dono della Vita!

Grazie, Signore, per la Vita!

Jasmine Stauffer Barbera

Conferenza MPC 25 al 30 settembre 2016 a Pura (Lugano)

Ministries of Pastoral Care è un ministe-ro di insegnamento e di guarigione con l’obiettivo di impartire una comprensione biblica della natura umana e di come ma-turare come cristiani.

“Io vivo unito al Padre, e voi siete uniti a me, e io a voi” – Giovanni, 14:20

Vieni e ricevi tutto ciò che Dio ha prepa-rato per te alla conferenza Ministries of Pastoral Care dal 25 al 30 settembre 2016 nel bellissimo Hotel Paladina a Pura (Lugano).

Se vuoi saperne di più, iscriviti al nostro bollettino informativo e alla conferenza sul sito: ministriesofpastoralcare.com Mandaci una e-mail all’indirizzo: [email protected]

Il Dono della Vita

Mi confronto frequentemente con l'importante questione della Gratitudine. Quest'estate ci sono successe tante cose e abbiamo molti motivi per ringraziare Dio. Ci siamo, ad esempio, trasferiti in una bella e grande casa, in mezzo al verde, con i no-stri adolescenti. Fin qui, tutto bene. Mentre stavamo veleggiando sul Mar Mediter-raneo, siamo incappati in una violenta tem-pesta (forza 11 su 12). Grazie a Dio, ci sono stati solo danni materiali. In un'altra occa-sione, mio marito è caduto da cavallo. Ho sentito chiaramente una sorta di scricchio-lio (crack), provocato dalla frattura di alcu-ne costole. Sarebbe potuta andare decisa-mente peggio!Alcuni conoscenti, che hanno la nostra età, soffrono di una forma di cancro; altri, hanno perso il loro combattimento contro la ma-lattia.Tutto ciò ci porta ad acquisire consapevo-lezza su quanto siamo grati per la nostra sa-lute e per il dono della Vita che Dio ci ha do-nato! Siamo grati sia nelle piccole che nelle grandi cose, nel qui e nell'ora.È sempre sta-to così, nel mio caso? Ho fatto prova di una così grande gratitudine, in ogni momento della mia esistenza? No! Si sono verificate, infatti, situazioni, in cui mi sono lamentata,

presso Dio, così come fecero Giobbe o Giona. I due grandi uomini di Dio non vole-vano più vivere. Erano giunti, addirittura, a mettere in dubbio la preziosità del dono del-la Vita (Giobbe cap.3, vers.11; Giona cap.4, vers.8).In un momento di crisi esistenziale, una de-pressione o la perdita di una persona cara può accadere di provare sensazioni analo-ghe, di non riuscire più a essere grati/grate per il dono della Vita. La vita diventa una lot-ta, dove si entra in conflitto con Dio e spesso anche con gli altri, con gli amici, proprio co-me fece Giobbe. La persona che sta soffrendo, come può af-frontare tutto ciò? E un/una partner, un/una familiare, un amico/un'amica o un fratel-lo/una sorella nella fede come può porsi di fronte a chi soffre? Chi vive, in prima perso-na, un momento di intensa crisi dovrebbe cercare aiuto, se necessario, anche profes-sionale. Bisognerebbe evitare, infatti, di ri-manere soli/sole e di rinchiudersi nel proprio vissuto, nel proprio dramma interiore, nel proprio dolore. Noi esseri umani abbiamo bi-sogno gli uni degli altri! Poter parlare liberamente a qualcuno delle proprie lotte interiori, senza essere giudica-ti, assegnare un nome a ciò che si prova, è un passo decisivo, nel cammino verso la guarigione. Giobbe espresse apertamente

della vitaIl dono

le sue preoccupazioni, la sua afflizione. Lo fece verbalmente, utilizzando le parole. I su-oi amici, che forse conoscevano le cause delle sue sofferenze e che ritenevano di sa-pere come sarebbe potuto uscirne, gli elar-girono generosamente i loro consigli. Non ci comportiamo spesso anche noi co-sì? Perché? Non è forse vero che quando siamo confrontati alla sofferenza di una per-sona che ci è cara, ci impegniamo al massi-mo, armati di buone intenzioni, nel tentativo di farla stare meglio? Di solito lo facciamo, tramite parole e atti amorevoli. Può trattarsi, qui, sia di Amore genuino per il prossimo, sia di una forma di egoismo, perché in fon-do, non ci piace vedere qualcuno che sof-fre. Quest'ultimo approccio è generalmente controproducente! È possibile migliorare il nostro modo di inte-ragire con le persone, che soffrono intorno a noi?Sì. Si potrebbe, ad esempio, stare al fianco di chi soffre, ascoltarlo/a attivamente, esse-re compassionevoli e piangere insieme a lui/lei. Mi piace un'immagine dell'Antico Testamento, dove per manifestare il proprio dolore o la propria volontà di“soffrire con” l'altra persona, ci si sedeva sulla cenere e la si riversava sul capo. Un altro modo di con-dividere la propria afflizione o di manifesta-re la propria “solidarietà” alla persona soffe-

rente, era quello di lacerarsi le vesti indos-sate.Questo è ciò che fecero gli amici di Giobbe (Gb. cap.2, vers.12 e 13), prima ancora di iniziare a parlargli e a dispensargli consigli. “Alzati gli occhi da lontano, essi non lo rico-nobbero, e piansero ad alta voce; si strac-ciarono i mantelli e si cosparsero il capo di polvere, gettandola verso il cielo. Rimasero seduti per terra, presso di lui, set-te giorni e sette notti. nessuno di loro gli ri-volse la parola, perché vedevano che il suo dolore era molto grande.”In passato, quando una persona moriva, ci si recava a casa sua e si viveva il lutto insie-me ai suoi familiari. Peccato che, oggigior-no, non gestiamo più le cose in questo mo-do! Piangere e gemere non sono affatto la stessa cosa di “piangere con”e “gemere con”.Attraverso l'atto di piangere e di lamentar-si, con il tempo (è un processo che richiede tempo!), il dolore sale in superficie e dietro la sofferenza si è ora liberi di individuare la Luce, di nutrire nuove speranze.Giungerà, in seguito, il momento di recu-perare le forze, di maturare decisioni im-portanti e di osare un nuovo inizio. Un/una buon/buona amico/amica o un/una nostro/nostra simile può rappre-sentare uno straordinario aiuto, nella