GARFAGAA IL GIORALE DI CASTELUOVO DI · Il lavoro che facciamo con il Giornale di Castelnuovo non...

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Redazione via traversa Vecchiacchi, 17 - 55032 Castelnuovo di Garfagnana (Lucca). Email: [email protected] - www.ilgiornaledicastelnuovo.it Direzione via Terme di Traiano, 25 - 00053 Civitavecchia (Roma) Registrazione n. 871/07 del 19/12/2007 presso il Tribunale di Lucca Anno VII - Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013 Un lettore lancia idee e sassi contro il menefreghismo e l’immobilismo Quello che facciamo non è mai inutile STUDIO PALMERO - BERTOLINI ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DOTT. LUCIANO BERTOLINI - DOTT. MICHELA GUAZZELLI RAG. MASSIMO PALMERO - DOTT. SARA NARDINI Castelnuovo di Garfagnana (LU) - Via Debbia, n. 6 - Tel. 0583/644115 Piazza al Serchio (LU) - Via Roma, n. 63 - Tel. 0583/1913100 P. IVA 0041711.046.7 Contabilità: Fax 0583/62117 - e-mail: [email protected] Paghe: fax 0583/1990021 - e-mail: [email protected] Riceviamo spesso lettere in redazione. Molte inviate via email, alcune – le più gradite – per posta con busta e franco- bollo. Pochi giorni fa ho ricevuto da un amico lettore una lunga lettera che vor- rei condividere con voi cari lettori. Questo perché l’autore affronta molte questioni che interessano tutti. Leggiamo. “Da sempre leggo il Giornale di Castel- nuovo incontrando un buon giornali- smo, condito da tante idee e stimoli. Sai che apprezzo molto il lavoro che fai ogni giorno per la Garfagnana, ma negli ultimi tempi mi è venuto un dubbio: e se quello che fai caro Giannasi fosse tutto inutile? Mi spiego meglio e ti faccio alcuni esempi. Pochi mesi fa abbiamo avuto il problema della crisi della KME di For- naci. Una questione che come hai scritto tu vede coinvolti tutti, anche quelli che non lavorano in fabbrica e neppure hanno parenti che lo fanno. Ci sono state manifestazioni e alla fine tutto è parso rientrare nella normalità. Ho notato però un totale disinteresse della popolazione verso l’argomento. Stessa cosa quando un paio di anni fa hai fatto la prima pagina del Giornale con la foto del prima e la foto del dopo Castelnuovo nella zona della ex fab- brica della Valserchio. Al bar la gente guardava il giornale, diceva due cose e passava oltre. Mio Dio ma che sta succedendo? Sono preoccupato e stordito da questa situazione. Il menefreghismo è diven- tato una malattia che ormai ha conta- giato tutti. E ho paura perché potrebbe accadere di tutto in questo stato di cose. Quindi alla fine mi domando: ma tutto quello che fai per la Garfagnana e per noi stimolandoci a pensare ognuno con la propria testa non sarà inutile?” Bella lettera non trovate? Stimolante e di quelle che mica c’è da perdere tempo. Urge parlarne. Prima cosa facciamo una distinzione tra ciò che è utile e inutile. Pensate a qual- cosa di inutile. Uno, due, tre. Un sasso abbandonato per strada. E’ inutile? No, perché potrebbe servire per fare un muro. Un pezzo di carta strac- cia? Ci potreste accendere il fuoco. Un libro? Tutti i libri, anche quelli brutti, alla fine servono per distinguere sem- pre tra ciò che è brutto e ciò che è bello. E potrei continuare citando altri mille oggetti definitivi ora inutili e domani in- vece usati per qualcosa. Questo per spiegarvi che tutto è utile. Tutto serve. Il lavoro che facciamo con il Giornale di Castelnuovo non solo è utile, ma utilis- simo. Certo è vero che se domani smet- tessimo di uscire in pochi se ne accorgerebbero e chiederebbero di tor- nare in edicola, ma proprio per quei pochi siamo utili. Perché in loro vive il germe del domani. In loro confido per disegnare il futuro della nostra valle. Vedete in questi giorni si sta dise- gnando il domani politico di Castel- nuovo e della Garfagnana. Ad aprile si voterà e se i calcoli di qualcuno saranno giusti – e vedrete che con le pecore che abbiamo in giro non si sbaglieranno - tutto potrebbe rimanere immobile. E mi domando: perché qualcuno non vuole disegnare il futuro della Garfa- gnana? Me lo chiedo e rivolgo la domanda a quei pochi che leggono questo giornale e non se ne fregano. Alzano la mano e partecipano. E torniamo alla lettera. “Giannasi tu parli spesso di politica. Io mi guardo intorno e vedo solo strette di mano, parole, sorrisi e tante cose inu- tili. In queste settimane siamo circon- dati da decine di feste della castagna e nessuno parla del fatto che in valle i ca- stagneti sono quasi tutti morti. Poi non c’è più nessuno che va a racco- gliere le poche castagne e si continua a fare feste usando i marroni di Cuneo o la farina che magari arriva dalla Cam- pania. Che senso ha mi domando. Che politica è questa che non ha la forza di dire che il settore ha bisogno di un pro- getto nuovo? Per non parlare della cultura. Tu che dici che potrebbe essere l’industria di domani ma se sono arrivati soldi a pa- late per fare agriturismi che dovevano fare rete sul territorio e oggi sono ville per figli di privilegiati con ex vasche per l’antincendio diventate piscine. Ma di cosa parli? A chi parli?” Non solo lo scrivo ma ne sono ferma- mente convinto. Il turismo culturale è l’unica via e futuro della valle. Sai che basterebbero quattro grandi eventi in valle – uno per stagione – per costruire l’industria? E abbiamo già tutti gli strumenti: storia, luoghi, panorami. Per non parlare degli eventi o dei “must”. Te ne cito alcuni: la Musica dello Iam e affini; Giovanni Pa- scoli; il Garfagnana in Giallo; la biodi- versità con il Treno dei sapori e Ponti nel tempo; il trekking in bicicletta; la via del Volto Santo; le fortezze della valle. Tutti contenitori che potrebbero rap- presentare dei motori professionali di alto e sicuro livello. Come fare? Mettere intorno ad un ta- volo tutti i soggetti del territorio (enti, organizzatori degli eventi, associazioni di categoria) e creare un percorso unico e condiviso. Smettere di coltivare ognuno il piccolo orticello e fare un grande campo collet- tivo. A questo punto la valle avrà bisogno di interpreti, traduttori, guide, ristoratori, attori, camerieri, cuochi, giornalisti, scrittori, fotografi, registi perché ci sarà tanto lavoro e di qualità. Sarà un percorso difficile ma non im- possibile: basta volerlo. Questo il problema. E alla fine vi domando: lo volete voi tutto questo? Andrea Giannasi IL GIORALE DI CASTELUOVO DI G ARFAGAA Panchine Parlo delle panchine in piazza Um- berto a Castelnuovo. Non sono pro- prio belle, ma rappresentano qualcosa di più di semplici panchine con fioriere annesse. Una visione del domani del centro di Castelnuovo. Un’idea nuova che ci piace. Proprio come l’aver messo il paletto all’archetto. In essere infatti un percorso irrever- sibile di chiusura del centro storico alle auto, ma che deve andare di pari passo con un progetto di reale quali- ficazione commerciale. Non basta quindi lanciare slogan sui Centri commerciali naturali, bisogna pre- stare attenzione alle reali esigenze del commercio. Dunque prima di pensare di chiudere al traffico citta- dino il centro – rischiando di creare un’isoletta morta – bisogna studiare tutte le strategie in concerto con il mondo del commercio. Mondo già fortemente provato dal- l’apertura della variante e dall’op- primente tassazione nazionale, regionale e locale. Per far questo ci domandiamo: come riportare l’acquirente al centro di Castelnuovo? Come far rivivere la centralità della valle? La risposta è puramente politica. Non me ne vogliano gli amici della giunta Gaddi – che ammiro e stimo in moltissimi dei suoi amministra- tori (e questo lo sanno) – ma Castel- nuovo deve entrare immediatamente, domani mattina, subito, nell’Unione dei Comuni della Garfagnana. E’ unendoci che possiamo affrontare i problemi della valle e non correndo verso il futuro da soli. E le panchine in piazza per questo assumono un ruolo di centralità della valle. Piazza Umberto come luogo di incontro e di ritrovo. Piazza Umberto che ombelico della Garfa- gnana dove decidere tutti insieme quali sentieri prendere per il nostro domani. Già vedo una riunione aperta con tutti i sindaci della garfagnana riu- niti proprio in Piazza a Castelnuovo, in una assemblea pubblica dove par- lare del futuro. Dove ricordare che se cade un sasso a Molazzana o un albero a Sillano, questi sono problemi che riguar- dano tutta la valle, tutta la Garfa- gnana, tutti i cittadini. Uniamoci sulle panchine in Piazza. Uniamoci per disegnare il futuro della nostra terra. Il direttore E il Lago di Vagli? Quando fu svuotato l’ultima volta nel 1994 arrivarono in Garfagnana migliaia di persone. Oggi se venisse svuotato con la moltiplicazione di informazioni tra- mite i social network potrebbero essere milioni, con un ritorno per l’intera valle enorme. Milioni di euro su tutto il territorio con un biglietto da visita interna- zionale da spendere in tutto il mondo. Il paese sommerso che riemerge. Perchè tutti i comuni della Valle del Serchio (dal Borgo fino a Sillano) non stu- diano con Enel la possibilità di creare l’evento del decennio? Sarebbe una cosa meravigliosa per tutti. Noi lanciamo l’idea: svuotiamo il lago.

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Redazione via traversa Vecchiacchi, 17 - 55032 Castelnuovo di Garfagnana (Lucca).Email: [email protected] - www.ilgiornaledicastelnuovo.it

Direzione via Terme di Traiano, 25 - 00053 Civitavecchia (Roma)Registrazione n. 871/07 del 19/12/2007 presso il Tribunale di LuccaAnno VII - Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013

Un lettore lancia idee e sassi contro il menefreghismo e l’immobilismo

Quello che facciamo non è mai inutile

STUDIO PALMERO - BERTOLINIASSOCIAZIONE PROFESSIONALE

DOTT. LUCIANO BERTOLINI - DOTT. MICHELA GUAZZELLIRAG. MASSIMO PALMERO - DOTT. SARA NARDINI

Castelnuovo di Garfagnana (LU) - Via Debbia, n. 6 - Tel. 0583/644115Piazza al Serchio (LU) - Via Roma, n. 63 - Tel. 0583/1913100

P. IVA 0041711.046.7Contabilità: Fax 0583/62117 - e-mail: [email protected]: fax 0583/1990021 - e-mail: [email protected]

Riceviamo spesso lettere in redazione.Molte inviate via email, alcune – le piùgradite – per posta con busta e franco-bollo. Pochi giorni fa ho ricevuto da unamico lettore una lunga lettera che vor-rei condividere con voi cari lettori. Questo perché l’autore affronta moltequestioni che interessano tutti. Leggiamo.

“Da sempre leggo il Giornale di Castel-nuovo incontrando un buon giornali-smo, condito da tante idee e stimoli. Saiche apprezzo molto il lavoro che faiogni giorno per la Garfagnana, ma negliultimi tempi mi è venuto un dubbio: ese quello che fai caro Giannasi fossetutto inutile?Mi spiego meglio e ti faccio alcuniesempi. Pochi mesi fa abbiamo avuto ilproblema della crisi della KME di For-naci. Una questione che come hai scrittotu vede coinvolti tutti, anche quelli chenon lavorano in fabbrica e neppurehanno parenti che lo fanno. Ci sonostate manifestazioni e alla fine tutto èparso rientrare nella normalità. Ho notato però un totale disinteressedella popolazione verso l’argomento.Stessa cosa quando un paio di anni fahai fatto la prima pagina del Giornalecon la foto del prima e la foto del dopoCastelnuovo nella zona della ex fab-brica della Valserchio. Al bar la genteguardava il giornale, diceva due cose epassava oltre. Mio Dio ma che sta succedendo?Sono preoccupato e stordito da questasituazione. Il menefreghismo è diven-tato una malattia che ormai ha conta-giato tutti. E ho paura perché potrebbeaccadere di tutto in questo stato di cose.Quindi alla fine mi domando: ma tuttoquello che fai per la Garfagnana e pernoi stimolandoci a pensare ognuno conla propria testa non sarà inutile?”

Bella lettera non trovate? Stimolante edi quelle che mica c’è da perdere tempo.Urge parlarne. Prima cosa facciamo una distinzione traciò che è utile e inutile. Pensate a qual-cosa di inutile. Uno, due, tre.Un sasso abbandonato per strada. E’inutile? No, perché potrebbe servire perfare un muro. Un pezzo di carta strac-cia? Ci potreste accendere il fuoco. Unlibro? Tutti i libri, anche quelli brutti,alla fine servono per distinguere sem-pre tra ciò che è brutto e ciò che è bello.E potrei continuare citando altri milleoggetti definitivi ora inutili e domani in-vece usati per qualcosa.Questo per spiegarvi che tutto è utile.Tutto serve.Il lavoro che facciamo con il Giornale diCastelnuovo non solo è utile, ma utilis-simo. Certo è vero che se domani smet-tessimo di uscire in pochi se neaccorgerebbero e chiederebbero di tor-nare in edicola, ma proprio per queipochi siamo utili. Perché in loro vive ilgerme del domani.In loro confido per disegnare il futuro

della nostra valle.Vedete in questi giorni si sta dise-gnando il domani politico di Castel-nuovo e della Garfagnana. Ad aprile sivoterà e se i calcoli di qualcuno sarannogiusti – e vedrete che con le pecore cheabbiamo in giro non si sbaglieranno -tutto potrebbe rimanere immobile. E mi domando: perché qualcuno nonvuole disegnare il futuro della Garfa-gnana? Me lo chiedo e rivolgo la domanda aquei pochi che leggono questo giornalee non se ne fregano. Alzano la mano epartecipano.E torniamo alla lettera.

“Giannasi tu parli spesso di politica. Io mi guardo intorno e vedo solo strettedi mano, parole, sorrisi e tante cose inu-tili. In queste settimane siamo circon-dati da decine di feste della castagna enessuno parla del fatto che in valle i ca-stagneti sono quasi tutti morti. Poi non c’è più nessuno che va a racco-gliere le poche castagne e si continua afare feste usando i marroni di Cuneo ola farina che magari arriva dalla Cam-pania. Che senso ha mi domando. Chepolitica è questa che non ha la forza didire che il settore ha bisogno di un pro-getto nuovo?Per non parlare della cultura. Tu chedici che potrebbe essere l’industria didomani ma se sono arrivati soldi a pa-late per fare agriturismi che dovevanofare rete sul territorio e oggi sono villeper figli di privilegiati con ex vasche perl’antincendio diventate piscine. Ma di cosa parli?

A chi parli?”

Non solo lo scrivo ma ne sono ferma-mente convinto. Il turismo culturale èl’unica via e futuro della valle. Sai chebasterebbero quattro grandi eventi invalle – uno per stagione – per costruirel’industria?E abbiamo già tutti gli strumenti: storia,luoghi, panorami. Per non parlare deglieventi o dei “must”. Te ne cito alcuni: laMusica dello Iam e affini; Giovanni Pa-scoli; il Garfagnana in Giallo; la biodi-versità con il Treno dei sapori e Pontinel tempo; il trekking in bicicletta; la viadel Volto Santo; le fortezze della valle.Tutti contenitori che potrebbero rap-presentare dei motori professionali dialto e sicuro livello.Come fare? Mettere intorno ad un ta-volo tutti i soggetti del territorio (enti,organizzatori degli eventi, associazionidi categoria) e creare un percorso unicoe condiviso. Smettere di coltivare ognuno il piccoloorticello e fare un grande campo collet-tivo. A questo punto la valle avrà bisogno diinterpreti, traduttori, guide, ristoratori,attori, camerieri, cuochi, giornalisti,scrittori, fotografi, registi perché ci saràtanto lavoro e di qualità.Sarà un percorso difficile ma non im-possibile: basta volerlo. Questo il problema. E alla fine vi domando: lo volete voitutto questo?

Andrea Giannasi

IL GIOR�ALE DI CASTEL�UOVO DI

GARFAG�A�A

PanchineParlo delle panchine in piazza Um-berto a Castelnuovo. Non sono pro-prio belle, ma rappresentanoqualcosa di più di semplici panchinecon fioriere annesse. Una visione del domani del centrodi Castelnuovo. Un’idea nuova checi piace. Proprio come l’aver messo ilpaletto all’archetto.In essere infatti un percorso irrever-sibile di chiusura del centro storicoalle auto, ma che deve andare di paripasso con un progetto di reale quali-ficazione commerciale. Non bastaquindi lanciare slogan sui Centricommerciali naturali, bisogna pre-stare attenzione alle reali esigenzedel commercio. Dunque prima dipensare di chiudere al traffico citta-dino il centro – rischiando di creareun’isoletta morta – bisogna studiaretutte le strategie in concerto con ilmondo del commercio. Mondo già fortemente provato dal-l’apertura della variante e dall’op-primente tassazione nazionale,regionale e locale.Per far questo ci domandiamo: comeriportare l’acquirente al centro diCastelnuovo? Come far rivivere la centralità dellavalle?La risposta è puramente politica.Non me ne vogliano gli amici dellagiunta Gaddi – che ammiro e stimoin moltissimi dei suoi amministra-tori (e questo lo sanno) – ma Castel-nuovo deve entrareimmediatamente, domani mattina,subito, nell’Unione dei Comunidella Garfagnana. E’ unendoci chepossiamo affrontare i problemi dellavalle e non correndo verso il futuroda soli.E le panchine in piazza per questoassumono un ruolo di centralitàdella valle. Piazza Umberto comeluogo di incontro e di ritrovo. PiazzaUmberto che ombelico della Garfa-gnana dove decidere tutti insiemequali sentieri prendere per il nostrodomani.Già vedo una riunione aperta contutti i sindaci della garfagnana riu-niti proprio in Piazza a Castelnuovo,in una assemblea pubblica dove par-lare del futuro.Dove ricordare che se cade un sassoa Molazzana o un albero a Sillano,questi sono problemi che riguar-dano tutta la valle, tutta la Garfa-gnana, tutti i cittadini.Uniamoci sulle panchine in Piazza.Uniamoci per disegnare il futurodella nostra terra.

Il direttore

E il Lago di Vagli?Quando fu svuotato l’ultima volta nel 1994 arrivarono in Garfagnana migliaia dipersone. Oggi se venisse svuotato con la moltiplicazione di informazioni tra-mite i social network potrebbero essere milioni, con un ritorno per l’intera valleenorme. Milioni di euro su tutto il territorio con un biglietto da visita interna-zionale da spendere in tutto il mondo. Il paese sommerso che riemerge.Perchè tutti i comuni della Valle del Serchio (dal Borgo fino a Sillano) non stu-diano con Enel la possibilità di creare l’evento del decennio?Sarebbe una cosa meravigliosa per tutti. Noi lanciamo l’idea: svuotiamo il lago.

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Pagina 2 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013

Oramai la tratta Lucca-Aulla è abbandonata a se stessa. Bisogna agire.

Il treno perduto senza tempo

Servono squadre popolari di azione socialeScendendo dalla Pieve verso Castelnuovo molti avranno notato che le ultime piogge hanno “sfondato” il muroa secco che a destra della carreggiata da sempre costeggia la strada. Grossi ciottoli spesso tondi sono appoggiatiqua e là in ordine sparso in attesa che qualcuno lo segnali all’ente preposto; che poi questo attivi il suo ufficio tec-nico; che ci sia un primo sopralluogo; lo studio del progetto, la firma del dirigente dell’ufficio, l’invio in giunta,la ricerca di finanziamenti e infine l’approvazione della delibera; ultimo passo l’avvio dei lavori. Per questo iterci possono volere anche sei mesi. Nel frattempo il muretto continua a sfaldarsi. E fino a quando un sasso piùgrande non scivolerà proprio sulla strada e una sera d’inverno piovosa una macchina non finirà… Insomma au-guriamoci proprio che non accada nulla.Ho già avuto modo di scrivere che quando lo Stato arretra questi sono solo i primi segnali di abbandono., A que-sti ovviamente ne seguono altri ben più gravi (leggi sanità).Ora la Garfagnana e la Valle del Serchio grazie alla gestione “meridionale” che è stata fatta tra la fine degli anniSessanta e la fine degli anni Ottanta, durante la quale lo Stato è diventato datore di lavoro e padre assistenzialedi molti, il nostro atteggiamento di fronte a questioni come questa è di tipo assistenziale. Ovvero: ci penserà loStato.Lo stesso Stato che ha assunto a mani piene nell’Enel, alla Poste, alla vecchia SIP, negli enti pubblici. Lo stesso

Stato che ha inventato incarichi e società per dar posti di lavoro. Nulla di male – e lo ripeto nulla di male perché in alternativa ci sarebbe stata solo l’emigrazione – ma quello che è venuto meno è lo spirito consorzistico, che giàè storicamente carente dalle nostre parti (ricordate la politica del podere dove ognuno pensa solo a se stesso).Problema culturale con il quale però dobbiamo fare i conti.Ovvero: se cade un albero in mezzo ad una strada e la ostruisce e lo Stato è lontano chilometri con pochi mezzi e pochissime risorse, bisogna che la società civilesi muova con motosega e braccia per togliere di mezzo il problema. Ovviamente ci sono delle regole da rispettare, ma prima o poi squadre di azione civile che possano portare soccorso in casi come questi bisogna iniziare a pensaredi irreggimentarle. E non mancherebbero gli esempi già pronti sul modello Misericordia, Alpini, Caritas o Autieri sempre pronti a lanciarsi nell’agone per aiutareil prossimo. Ripeto ci vogliono regole, corsi e quant’altro, ma se penso ai tanti paesi della Garfagnana e alle risorse via via sempre più ridotte, non possiamo per-metterci più di perdere tempo. Ogni paese dal più grande al più piccolo dovrebbe dotarsi di squadre di azione sociale pronte ad intervenire in qualsiasi momentoper aiutare chi si trova in difficoltà e sostenere la comunità. Il primo passo è contare le forze e partire, proprio come accadeva in passato, quando al rintoccare ve-loce delle campane – dunque al segnale di pericolo – tutti gli adulti si ritrovavano insieme per affrontare i problemi.Gli esempi contemporanei (già visti in valle) in questo settore non mancano. Si va dai genitori che dipingono le aule dei figli, ai volontari che ripuliscono i vecchisentieri e i greti dei fiumi; da chi sistema un muretto pericolante a chi mette a disposizione la pala e le proprie braccia per ripulire del strade dopo le nevicate. Squa-dre popolari di azione sociale che facciano da collante in tutta società.Insieme verso il domani.

a.g.

Tragedia sfiorataIl 21 ottobre del 2013 sarà ricordato come il giorno della trage-dia sfiorata. L’alluvione che ha colpito molti comuni - tra que-sti Gallicano ha subito i maggiori danni - infatti grazieall’orario della piena dei tanti torrenti, quasi tutti erano nelle

proprie case.Tragedia sfiorata, però, con tanti danni. Questo deve far riflet-tere sul fatto che fare prevenzione su un territorio fragile comeil nostro è punto primario e vitale. E poi i costi della preven-zione sono dieci volte inferiori ai costi degli interventi di ri-pristino. Pensiamoci.

Ormai siamo allo sfascio to-tale. All’abbandono tanto cheè bastata una foto goliadicastaccata per divertimento suun trenino della tratta Pisa-Aulla - nella quale si vede uncarrozza con alcuni ragazzicon ombrelli aperti - per man-dare in fermento Trenitalia.La stessa azienda ha sottoli-neato che “non si vedonogocce d’acqua” di fatto con-fermando di trovarsi in un vi-colo cieco. Non si doveva cercare l’acquama affermare che sui treninon piove. Semplicemente. E’che su trenini che hanno piùdi 30 anni potrebbe anche pio-vere - questo qualcuno lo hamesso in conto - e quindi sicerca la goccia d’acqua.Il problema è che il temposembra scaduto. E a ribadirequesto l’orologio rotto damesi alla stazione di Castel-nuovo di Garfagnana, ormaipreso come simbolo anche suisocial network per ribadireche siamo alla fine.E su questo tema è interve-nuta anche l’onorevole Raffa-ella Mariani."Una situazione inaccettabileche non può più essere tolle-rata. Per questo presenteròun'interrogazione al Ministrodei Trasporti Lupi".Lo annuncia la deputata PdRaffaella Mariani, anche dopole recentissime segnalazionisulle pessime condizioni diservizio sulla linea ferroviariaPisa-Lucca-Aulla."Ai tanti pendolari che usanoogni giorno il treno per an-dare a lavorare e a studiarepagando biglietti e abbona-menti sempre più cari - prose-gue la parlamentare - deveessere garantito un servizioefficiente e dignitoso che sen-

z'altro non può prevedere chesi debba usare l'ombrello neivagoni per ripararsi dall'ac-qua che filtra all'interno, perfare l'ultimo esempio ecla-tante.L'odissea quotidiana fatta diritardi, disagi di ogni genere,incomprensibili inefficienzemortifica un territorio e i suoicittadini orgogliosi di vivercima anche consapevoli dellanecessità di una presenzaforte delle Istituzioni pubbli-che a loro tutela.Al Ministro Lupi, che difronte ai rappresentanti istitu-zionali della Toscana pochesettimane fa annunciava diaver dato mandato, assieme atutto il Governo, ai rinnovativertici di Ferrovie di riqualifi-care il trasporto ferroviario lo-cale ormai trascurato da anni,chiederò di ascoltare l'appellodella nostra Regione per un

concreto e immediato cambiodi rotta.Se si vuole davvero rilanciarelo sviluppo è essenziale com-prendere che è necessario tor-nare a investire seriamente sultrasporto pubblico su rotaia.Questo chiederemo al go-verno. E dalle ferrovie ciaspettiamo che dopo tante pa-role arrivino fatti concreti".

E fin qui a nostra onorevoleMariani, ma noi vogliamo an-dare oltre. Il servizio ormai è alla fruttanon nascondiamolo. Trenita-lia taglia tratte ferroviarie ric-che, figuriamoci cosa farà conla nostra Lucca-Aulla. Perquesto i 26 sindaci della valledevono unirsi tutti con Treni-talia e con la regione Toscanaper lanciare l’idea del servizioin consorzio con treni diesel

forniti dall’azienda - cosìcome la manutenzione dellatratta - ma gestione affidataad una società pubblico-pri-vata (molto, molto, molto,molto ben controllata e certi-ficata - insomma NON l’enne-simo carrozzone con consigliodi amministrazione fatto perpolitici trombati), che dia ser-

vizio ai pendolari, ma che or-ganizzi ogni week end la Frec-cia del Serchio, ovvero untreno dei sapori (grazie al GalGarfagnana e a tutti gli altriche negli anni hanno lavoratoa questa splendida idea), sa-bato e domenica per portareturisti in valle.

l.r.

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Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 3

Nel 1955 a dieci dalla finedella seconda guerra mon-diale Giorgio La Pira indi-menticato sindaco cattolico diFirenze, fece un discorso sullaResistenza. Parlò di valori e discelte; di passato, presente efuturo.Lo riproponiamo in questimomenti storici così pressanti,come documento da condivi-dere e, come allora, da leggerecon passione.

Un discorso? I discorsi sonoaboliti. Tempo deprecabilequello dei discorsi. Ricordate?Arriva una cartolina che di-ceva: lei è precettato in piazza,all’ora tale, del giorno tale: adascoltare un tizio qualunque,ad ogni piè sospinto. E la gente diceva: sempre di-scorsi. Ma il periodo dei di-scorsi è finito. La resistenza èun’altra cosa. Non si tratta didiscorsi. La Resistenza è il documentodei tempi nostri che riverberala sua luce spettacolare sulmondo. La massima parte diquanti sono qui non era natain quei tempi. Ma pensate tut-tavia cosa significa poter pen-sare, poter scegliere, averecoscienza umana, il poter direche la propria coscienza, si èformata in un pensiero, inun’idea, sempre valida, segermogliata nella sinceritàdella nostra anima. Può darsi che sia un’idea, unpensiero sbagliato: ma questaè un’altra cosa. Se nel nostrocuore, con sincerità di anima,è germogliata un’idea perchéquesta idea deve essere un cri-mine? Eppure, allora, era un cri-mine. Questo era il dramma.Io mi esamino, sento sincera-mente, nel fondo della miaanima questa idea che è ger-mogliata attraverso la fatica, ildramma del pensiero e dellafede. È germogliata come unfiore, essa costituisce la carat-teristica della mia personalità:perché deve essere un cri-mine?

Proprio questo fu il dramma.Fu abolito il pensiero, fu abo-lita la scelta.Arrivava una circolare di Bot-tai e diceva: d’ora innanzi gliitaliani sono razzisti. Da quelmomento cominciavano lepersecuzioni razziali. Pote-vano nascere in ogni epoca, inogni momento teorie razziali,anche sbagliate: altra cosa eraimporle. Invece, le impone-vano. Un professore era obbligato aprofessare pubblicamente,dinnanzi i suoi allievi una teo-ria come fosse cosa assoluta.Se non la professava aperta-mente facendone partecipe isuoi studenti, lo chiamava ilquestore che gli rimproveravadi avere il giorno prima con-traddetto la teoria razziale.

“Lei ha avuto il coraggio diparlare bene degli ebrei! Lei èun criminale! Merita di esserecondannato alla prigione”.“Lei signore – continuava ilquestore – ha avuto il corag-gio di andare l’altra sera incasa di un notorio ebreo…anatema!”

Queste cose sono realmenteavvenute. Questo era il dramma. Cheimportava se il notorio ebreoera un galantuomo, una per-sona per bene, un padre di fa-miglia, che avesse unbambino o la moglie amma-lata, che tizio lo visitasse per-ché medico o perché vecchioamico.

“Si vergogni! Lei è contro il fa-scismo, contro il duce: saràcondannato, messo al con-fino”.

E si riuniva una commissionedi cinque, sei comandanti, dicinque o sei gerarchi tutti ve-stiti in orbace, con nappe eaquile (se non fosse stato dapiangere, ci sarebbe stato ve-ramente da ridere!), entrava ilcolpevole, nessuno lo guar-dava, nessuno lo salutava: eraal centro del generale di-

sprezzo.

“Voi siete amico degli ebrei”,dicevano. Perché anche il “lei”era antifascista ed era abolitodall’uso comune, come il to-gliersi il cappello, lo stringersila mano.

Mi ricordo che un giorno, inpiazza, uno studente mi sa-

lutò ed io per rispondergli milevai il cappello: si può direche tenevo il cappello proprioper rispondere al saluto. Nonlo avessi mai fatto. Mi si avvi-cinarono due poliziotti e miredarguirono: “voi aveteavuto il coraggio di salutaretogliendovi il cappello!”.

Oggi ricordare quel periodofa ridere: ma non faceva ri-dere quella commissione dicui vi dicevo prima e chestava riunita quattro, sei orein camera di consiglio per giu-dicare quel tizio che avevafatto visita ad un ebreo. Allora in Italia, almeno aper-tamente non ci erano comuni-sti; ma se un disgraziatoavesse fatto visita a un comu-nista la fucilazione nellaschiena o trent’anni di lavoriforzati non glie li levava nes-suno. Questo è il dramma che ab-biamo vissuto attraverso laResistenza che era rivolta con-tro gli oppressori della co-scienza. Non avevamo nulla, ma tro-vammo nel nostro cuore laforza di ribellarci: avevamouna coscienza che è un valoreinalienabile. Questo senti-mento, specie negli ultimianni, si è maturato, accre-sciuto, ingrandito: la co-scienza umana si è ribellataall’idea di essere consideratitraditori della patria solo per-ché si amavano gli ebrei.

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Giorgio La Pira parla di Resistenza e Resistenze alle indifferenze. Temi attuali da riprendere

Chi la pensa in maniera differente

Il senso della politica“Il senso della politica non è racchiuso nella volontà di occu-pare un ruolo di potere e trarre da questo un profitto. E’ spiritodi servizio; è un dono che ogni uomo o donna in politica sce-glie per essere soprattutto esempio per i propri figli.Mai un politico deve vergognarsi delle proprie azioni e maideve barattere la propria dignità con prebende materiali.L’uomo politico è quanto di più bello e puro che il genereumano possa aver creato”.

Oh, il pensiero di tutte quellecreature bruciate vive: di queibambini di quattro, cinque,dieci anni – ragazzi che ave-vano la vostra età di allora –immessi nelle stanze a gasalle quali erano giunti accata-stati in carri bestiame, tenutisenza cibo, e portati a morire!È un crimine nefando chegrida l’orrore dinanzi a Dio

per tutta l’eternità. Le lacrimedi quelle creature innocentisono le stesse di Dio.La Resistenza fu sostanzial-mente la rivolta legittima i de-litti contro la coscienzaumana che nessuno ha il di-ritto di opprimere. Si ribellarono tutti quelli chepoterono e la Resistenza restaper tutti i secoli, a documentonel mondo l’affermazione deivalori umani che sono infran-gibili. Perché ognuno di voi è un va-lore infinito. Si può al mas-simo discutere, dare un“nocchino” come fa il babboal ragazzo ribelle: un “noc-chino” ravviva la situazione,ma non si può andare al di làquesto. Invece “loro” ti chia-mavano e non potevi discu-tere.Eppure non si può condan-nare chi la pensa in modo di-verso, anche se la dottrina chel’altro professa la consideratesbagliata, perché l’idea non ètitolo di reato, ma è, invece,

documento della tua e dellamia personalità, della tua edella mia forza. Ogni avversario ha una suaforza ed è intoccabile comun-que, dal punto di vista dellapersona umana.Per ristabilire questi valorinacque la Resistenza, per laquale tante creature sonomorte.Si stabilì nella Resistenza lafraterna solidarietà fra tutti:non è retorica, ma è cosa vera.La coscienza umana non puòessere coartata perché si ri-bella, e quando la coscienzacoartata si ribella, si manifestanei rivoltosi la fraternità. La coscienza è sacra e nonpuò l’uomo, chiunque essosia, mettere la mano sulla co-scienza altrui. Non c’è nessuno che possadirti: pensa così. Perché tu, io,voi, pensiamo come vo-gliamo. È una cosa, questa,che bisogna ricordare sempre.La Resistenza è stata la cosapiù grande della storia d’Ita-lia.Per essa tante creature sonomorte: creature, miti, animeelette come Anna Maria Enri-quez e Tina Lorenzoni e tantealtre il cui sacrificio è docu-mento di una giovinezza cheha creduto nei valori infiniti,intoccabili dell’uomo. La no-stra speranza è che i giovanid’oggi, la generazione di do-mani, la futura classe diri-gente, comprendano semprepiù che di questo ideale sono iportatori e che per esso de-vono essere capaci di morire.La riunione di oggi è docu-mento di solidarietà, che iltempo non infrange la forzadella resistenza, che è stata ce-mentata dagli ideali della gio-vinezza.La Resistenza fu la rivolta le-gittima contro la coscienzaumana coartata e il suo valorerimane immutabile, neltempo.

Giorgio La Pira

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Personaggi che meritano es-sere ricordatiIl personaggio che meritad’essere ricordato è certa-mente il Dott. Francesco Bia-giotti. Nato a Coste diCareggine nel 1897 da una fa-miglia modesta e numerosa,secondo il costume del tempo,compì i vari ordini e gradi distudio con grandissimo pro-fitto fino alla consegna dellaLaurea all’Università di Pisanel 1922 in Medicina e Chi-rurgia. Frequentò anchescuole cattoliche in istituti re-ligiosi, data l’impossibilità dicontinuare gli studi per gio-vani abitanti in zone montane,in quel periodo storico isolatee prive di ogni servizio e co-modità.Successivamente si specia-lizzò in pediatria e aprì unostudio, per altro ben avviatocon ottime prospettive di co-spicui guadagni al Forte deiMarmi, che tenne operativoper poco tempo avendo altremire e altre aspirazioni pro-fessionali. Fu così che nel 1932, dopo unabreve attività di interno a SanGiovanni Valdarno e la fugaceesperienza di pediatra, presepossesso della condottad’Arni, a quel tempo sede va-cante e vi rimase fino aquando non andò in pensionenel 1962.Fu accolto in pompa magna aiTre fiumi, proveniente dallaVersilia, con la banda musi-cale, le autorità ed una mareadi gente festante per il lietoche significava la presenza inloco di un medico a tutela esalvaguardia della sua salutee forse anche per un presenti-mento inconscio di un uomo

che sarebbe stato di grandeaiuto e conforto per le sue noncomuni qualità professionalied umane.E così è stato per tutto il pe-riodo in cui il Dott. Biagiotti èvissuto tra i monti che ado-rava e che si estasiava quandoda attento osservatore nellesue lunghe e frequenti pas-seggiate, vedeva stagliarsiverso il cielo le vette aguzzedelle Apuane sia ricoperte dineve sia nelle estati calde eafoso.Arriva finalmente il momentoin cui il Dottore inizia la suafunzione tra gente umile, sem-plice, povera, quella gente , lasua gente, che amava e per laquale aveva rinunciato a ric-chezze, oneri, comodità e pre-bende.Quella di Arni era una con-dotta – questa la definizionedi un territorio affidato allecure di un medico che assu-meva appunto l’appellativo dicondotto – molto vasta e disa-giata, in gran parte senzastrade rotabili, senza luce elet-trica, senza telefoni e lontanodai centri clinici e diagnostici,

Pietro Ciambelli ricostruisce la preziosa figura del medico condotto di Arni

Il ricordo del dottore Biagiotti Pagina 4 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013

a prevalenza economica agro-silvo-pastorale e operaia nellafattispecie cavatori di marmo,che oltre al capoluogo com-prendeva Terrinca, Levignani,Campanice, Puntato, Col diFavilla e tanti altri piccoli bor-ghi e casolari sparsi qua e làsulle montagne dell’alta Ver-silia nel comune di Stazzema.Da quanto detto si evince chetante frazioni bisognava rag-giungerle a piedi con la neve,il freddo, la pioggia e ognialtra avversità atmosferica.Ad esempio da Arni a Col diFavilla ci volevano circa dueore di cammino sia all’andatache al ritorno. Eppure lui an-dava sempre a portare aiuto,a lenire le sofferenze dellagente, obbedendo a principietici e morali e di deontologiaprofessionale che certamentenon disconosceva.Fece molti viaggi a Col di Fa-villa e data la circostanza so-leva fissarne il numero,ancora oggi visibile, con lapiccozza sulla corteccia di unfaggio, la pania del Dottore.Sono certo che ne avrebbe do-

vuto fare di più se in loco nonvi fosse stato Don Cosimo Sil-licani, prete di grande inge-gnosità che sapeva rendersiutile in ogni esperienza del vi-vere comune.Professionista di elevato sa-pere medico-scientifico, le suediagnosi risultavano essen-zialmente esatte tanto che iprofessori degli ospedali eUniversità, chiamati ad ana-lizzare i rapporti dei pazientidel Dott. Biagiotti, quasi nonli prendevano in considera-zione data la stima che ripo-nevano nell’uomo di scienzae coscienza.Si diceva a ragione che se Bia-giotti avesse operato in am-bienti sanitari più evolutiavrebbe sicuramente conse-guito fama nazionale se noninternazionale. Come sap-piamo questo l’agiatezza eco-nomica non lo interessaronomai.Si accontentò di servire i suoimontanari e cavatori con de-dizione e disponibilità. Cercòsempre di stabilire con i pro-pri pazienti un rapporto di fi-ducia ed amichevole e nellevisite, mai affrettate, si curavadi scavare nel profondo del-l’animo umano per conosceresegreti, afflizioni e preoccu-pazioni che potevano esseredi aiuto nella diagnosi equindi nella terapia della ma-lattia.Il contesto medico-chirurgicoin cui si trovò a svolgere lasua opera il Dott. FrancescoBiagiotti era totalmente di-verso da quello attuale.Oggi si ricorre a visite specia-listiche e ad analisi periodicheche ci danno la possibilità diindividuare i rimedi pertempo con buone opportunitàdi cure efficaci che spessoportano a guarigione certa oquanto meno, nei casi piùostinati e compromessi aduna discreto miglioramentodello stato di salute del sog-getto interessato. Nella medicina del passatociò avveniva raramente pervari motivi per altro già ricor-dati. Era il medico condottoche doveva sapere di ostetri-cia, pediatria, chirurgia, orto-pedia, medicina in quanto eralui il dominus, il vero e unicoresponsabile della situazionesanitaria della propria con-dotta. Del medico Biagiotti siraccontano episodi buffi, bat-tute, bozetti di vita paesanache ben riproducono il carat-tere e l’estrosità del personag-gio. Non era per nulla venale.Rifiutava offerte in denaro eregali riconoscendo le preca-rie condizioni economiche dimolti suoi sottoposti.

Una volta ad una donna chegli voleva regalare delle uova,dopo averla portata davantiallo specchio le disse: “Guar-dati e poi vedrai chi ha più bi-sogno di uova”.Un’altra volta non accettòsoldi da un paziente dicendo-gli: “Chi mi vuoi dà che ne haimeno di me, compraci qual-cosa da mangiare ai tuoifigli”.Burlone qual era un giornonegò di andare a visitare a do-micilio un paziente addu-cendo scuse varie. La signorache era andata a chiamarlo sene tornò a casa amareggiata,ma riprese subito il buonumore quando al suo rientrotrovò il Dottore che stava visi-tando il malato. Visitava anche a Isola Santanel comune di Careggine, lo-calità molto distante dal capo-luogo e assai più agevoleraggiungerla da Arni.Nelle risposte sull’esito dellevisite era piuttosto sbrigativoe generalmente non ricorrevaa eufemismi e a perifrasi con-torte. I suoi passatempi prefe-riti erano la caccia, lepasseggiate in aperta campa-gna, sui monti e la fotografiadove mostrava una certa abi-lità di scatto. Collezionavaanche bastoni. Tra i milleaneddoti simpatici che pos-siamo ancora riferire sulla fi-gura di Biagiotti c’è quello chead un uomo che lo salutò colsolo cognome rispose: “GiàDottore sei tu”.Dotato di vasta cultura erasempre curioso e desideravaacquisire nuove conoscenze etenersi aggiornato sulle noti-zie di varia natura tanto cheera abbonato alla Nazione e ariviste di cultura varia.La gente della sua condotta loricorda ancora oggi congrande affetto e devoti senti-menti di gratitudine e di rico-noscenza per quello che hafatto con spirito di servizio edi abnegazione per tanti anni.L’amministrazione comunaledi Stazzema, di Careggine ditutto il comprensorio d’Arnicon tute le frazioni hanno vo-luto intitolare, a futura me-moria, la scuola elementaredel paese apuano, oggi pur-troppo senza alunni, al nomedel Dott. Francesco Biagiottinel 1997, centenario della suanascita.Morì nel sui paese natio il 5dicembre del 1976.Concludendo si può ben direche Biagiotti è stato un filan-tropo e certamente un bene-fattore dell’umanità.

Pietro Ciambelli

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Cresce il Garfagnana in Giallo Sono arrivati da Roma, Bologna,Ferrara, Terracina, Torino, Pisa,Lucca i quasi 100 ospiti del Garfa-gnana in Giallo che ha raggiunto lasua quinta edizione.Nella meravigliosa cornice dellaFortezza di Mont’Alfonso, sabato23 novembre, è stato assegnato ilpremio dedicato ai libri e ai raccontigialli 2013. Hanno vinto Maria Rizzi- autrice di Roma - per la sezionelibri editi con il libro “Anime graf-fiate” (Corpododici) e Andrea Vitali- originario di Firenze - con il rac-conto “La Storia del documentoscomparso a Lamarossa” raccolto

nell’ antologia edita dalla Garfagnana editrice. Menzione d'onore alla ferrarese Gaia Conventinella sezione libri editi con Giallo di zucca (Betelgeuse) e al lucchese Iacopo Riani con il rac-conto “Cacio e pepe”. Medaglia poi a Simone Luciani da Roma e Luciano Cosimo Carluccio daTorino nella sezione libri e ad Antonella Pellegrinotti e Pietropaolo Pighini (autori della nostravalle) per gli inediti. Premio speciale de Il Giornale di Castelnuovo a Garfagnana al pisano Gior-gio Simoni. I premi sono stati consegnati dallo scrittore e voce storica della Rai Alberto Lori -voce di Quark, La Storia siamo noi, Mixer - in uscita con Innuendo il suo nuovo giallo scritto conlo pseudonimo Alberto Levi Kessler e dallo scrittore tedesco Vincent Kliesch - molto conosciutoin Germania sia come scrittore di gialli sia come conduttore televisivo - con il suo editore LivioSassolini di Booksalad, alla presenza del curatore dell’evento Andrea Giannasi, al termine dellaCena con il delitto organizzata da Massimo Lerose.Il Garfagnana in giallo prosegue con l’evento di sabato 14 dicembre a Barga e la chiusura con lapresentazione del bando 2014 a S. Andrea di Compito, presso villa Torregrossa, domenica 15 di-cembre.Appuntamento alla sesta edizione. Per conoscere il bando e tutte le iniziative legate al premiovisitate il sito: http://garfagnanaingiallo.wordpress.com

Barbara Coli

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Tanti visitatori al Real Collegio a Lucca

Successo al Desco

A Felina di Reggio Emilia Coletti conquista i buongustai

Un bell’esempio

mondiola ai salami, fino aigustosissimi assaggi di ognitipo di norcineria.In mezzo il caseificio Bertagnicon formaggi pluripremiati ela gente riconosce il gusto, ibuoni sapori e la qualità.Apre il Tuada un pecorino apasta dura, stagionato con ca-micia per un periodo supe-riore ai 5 mesi su tavola difaggio. Gusto piccante al pa-lato. Un formaggio che nel2009 si è aggiudicato il PremioDino Villani dell’Accademiadella Cucina Italiana. Per pro-seguire con il Taula di Men-nei. Un pecorino a pastabianca, lavorato a freddo, sta-gionato su assi di faggio perun periodo superiore a 60giorni. Gusto dolce al palato.Pecorino a pasta gialla, semi-cotto, stagionato per un pe-riodo superiore a 90 giorni.Gusto saporito e profumato alpalato.Tantissima gente ha affollatoil Real Collegio tanto che non

Sapori e Saperi Lucchesi perquattro weekend a Lucca dal16 novembre al 8 dicembrepresso il Real Collegio. Unvero e proprio itinerario eno-gastronomico tra le preliba-tezze tipiche e tradizionali dicui è ricco il territorio luc-chese.E tra i tantissimi ospiti i trestand più affollati e più ap-prezzati sono tutti della valledel Serchio.Apre all’ingresso lo spazio diColetti con salumi, formaggi,dolci, castagne, noci, vino etanto ancora provenienti dallaGarfagnana. Si possono assag-giare il pane con le castagnecon la salsiccia fresca, maanche la polenta con i funghicotta e servita.Chiude il cerchio del percorsol’antica Norcineria di Bellandicon il suo tanto discusso - mameraviglioso e unico - Pro-sciutto Bazzone.Lo stand presenta tutti i pro-dotti della salumeria dalla

Redacon è il giornale onlinedell’Appennino reggiano, cheinforma migliaia di personesui fatti e gli eventi del crinalelombardo. Un fratello in retedel Giornale di Castelnuovo edel Giornale di Barga online. A fine ottobre ci hanno segna-lato un articolo che riguardala nostra terra.Redacon ha pubblicato unalettera giunta in redazione:“Vi segnalo un fatto moltosimpatico capitato stamane(ieri, ndr) alla “Festa del mar-rone” a Felina. Mi sono recatoad un banchetto toscano peracquistare dei marroni e dopoaver scelto quelli più grandiho detto al gentile signore die-tro al banco che ne volevo 2kg. Lui ne ha messo alcunemanciate dentro un sacchettoe mi ha detto di pazientare unattimo perché non aveva an-cora la corrente per far fun-zionare le bilance ed eraquindi impossibilitato a pe-sare il sacchetto. A questopunto gli ho fatto presente cheero lì per partecipare al ra-duno di mountain bike e chenon potevo aspettare più di

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Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 5

se ne era vista mai così tanta.Un programma ricchissimoper un viaggio approfonditoalla scoperta di territori pre-ziosi: si segnalano gli appun-tamenti fissi con gli Aperitivi,le Merende slow per bambini,le presentazione di GuideSlow Food, l’ Educazione alGusto proposto da condottaSlow Food Lucca CompiteseOrti Lucchesi in collabora-zione con le condotte Garfa-gnana Valle del Serchio eVersilia, e Degustazioni e as-saggi per la cultura del vinoproposte da AIS Toscana– As-sociazione Italiana Sommeliere Fisar – Delegazione Lucca eGarfagnana.La Strada del Vino e dell’Olio

Lucca, Montecarlo e Versiliasarà presente con un bancocollettivo di degustazione evendita di più di 100 etichette

delle oltre 30 aziende parteci-panti.Per i più piccoli c’è SLOW-KIDS: uno spazio dove i bam-bini potranno riposarsi,giocare, imparare l’Orto, ilMare, il Campo, il riciclaggio,i sapori, la cucina…E sul territorio Esco dalDesco, ricco programma dimostre, eventi, workshop,convegni che animano un ter-ritorio accogliente capace dioffrire un importante pro-gramma culturale e artistico.Tanto tantissimo da vedere eda gustare al Real Collegiofino all’8 dicembre con saperie i sapori della valle del Ser-chio che la fanno da padroni,tra tantissimi produttori e unavasta scelta di prodotti di al-tissima qualità.

Marco Giannasi

SlowFood al lavoroSlow Food Garfagnana e Valle del Serchio come vedete dallafoto è sempre al lavoro per proporre i prodotti della nostraterra in giro per l’Italia. In questa fotografia sono arrivati a Ca-stelnuovo - all’osteria del Vecchio Mulino - i prodotti regalatidalla condotta Terracina Slow Food incontrata in occasione delFestival terracina Book festival.

I vostri diariLa Garfagnana editrice in occasione del centena-rio dello scoppio della Prima guerra mondiale in-tende pubblicare un libro che ricordi i caduti dellavalle. Se avete storie, diari, ricordi, fotografie, fa-tene copie e scriveteci. Mandateci tutto via email a [email protected] oppure per posta nella nuova sede(in via di ristrutturazione) in Località Le Lame diSopra 239 a Castelnuovo di Garfagnana.Vi aspettiamo anche sul sito www.garfagnana-edi-trice.it

tanto. Il simpatico signore, dabuon toscano, non si è persod’animo e con il sorriso sullelabbra ha preso due pacchettidi farina di castagna o qual-cosa di simile su una manodal peso di un kg l’uno e sop-pesando nell’altra il sacchettodi marroni, magari come si fa-ceva nell’antichità, mi ha sem-plicemente detto: “Ecco,questi dovrebbero essere duechili..” e mi ha dato il sac-chetto.Probabilmente avrà pensatoche poco importava se ce

n’era qualcuna in più, mal’importante era accontentareil cliente e nemmeno io hopensato che potesse o volessefregarmi rifilandomi meno ca-stagne del dovuto. Una voltaa casa ho pesato il sacchetto ela bilancia segnava 2 kg e 10grammi. Grande sensibilità delle manio enorme fortuna ma soprat-tutto vera onestà…”

(Lucio)Ecco quel signore lo vedete infoto è Carlo Coletti dell’omo-nima azienda.

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Grandi qualità di una società che con ragazzi del territorio sta facendo molto bene

La “scuola calcio” del Castelnuovo

Abbiamo incontrato alcuni esponenti di una società calcistica che ha già vinto per serietà, passione e competenza

L’esaltante corsa del Pontecosi

Un campionato senz’altrosopra le più rosee aspettativequello che i ragazzi di misterVangioni stanno disputandonel difficile girone di Eccel-lenza. Siamo andati a trovarlial campo, durante l’allena-mento per assaporare l’atmo-sfera che si sta vivendo esentire le loro impressioni.Stiamo veramente facendobene, dice il mister Walter: ab-biamo un obbiettivo reale cheè la salvezza e raggiunti ipunti necessari se continue-remo con questo entusiasmo equesta voglia, magari potremoragionare su altri traguardi.Ripeto però, non abbiamo an-cora fatto nulla, il campionatoè appena iniziato e ci sonosquadre molto più attrezzatedi noi per vincere. Arrive-ranno anche le difficoltà e bi-sogna mantenere calma edequilibrio. Immaginiamo che la piazzadi Castelnuovo abbia un si-gnificato particolare ancheper te. Certo allenare a Castelnuovoper me è motivo di orgoglio equesti colori mi rendono an-cora più responsabile. Credoperò che tutti i ragazzi ab-

biamo dentro di se un attacca-mento speciale a questa ma-glia. Sono tutti ragazzi dellazona, molti cresciuti qua, ed èproprio questo quello che finoad oggi ha fatto la differenza,insieme alla qualità di moltigiocatori e ad una condizioneatletica almeno fino ad oggiinvidiabile.Accanto a numerosi giovanicon voglia e gambe, ci sonoanche alcuni “immarcescibiliragazzi” che hanno scritto pa-gine uniche nella storia gial-loblu. Non voglio fare nomi, ilgruppo è unico e tutti fanno laloro parte. E’ chiaro che gioca-tori come Micchi, Biggi, Pen-nucci sono davvero di qualitàsuperiore e per loro l’età nonconta. Il mix di gioventù, qua-lità ed esperienza è ottimo esperiamo di continuare così.Questo campionato lo conoscoe so che sarà difficile fino allafineCi sono molti dirigenti, ma-gazzinieri, collaboratori chesappiamo stanno dando unagrossa mano a tutto ilgruppo. In effetti devo fare un ringra-

ziamento sincero alla societàtutta: sta facendo sacrifici e cipermette di allenarci e di gio-care con la massima tranquil-lità. Abbiamo veramente tuttoquello che ci serve per farecalcio e divertirci. Siamo for-tunati, non credo ci siamomolte squadre che possono al-lenarsi su un campo comequesto, illuminato, con per-sone che ci fanno trovare latuta pulita e pronta per l’uso.Ho collaboratori che mi sup-portano e mi relazionano concompetenza e note tecnichesulle altre squadre. Un lavoroprezioso e del quale ringrazioin particolar modo DanieleCompagnone. Edoardo Micchi, veterano eintramontabile bomber ca-stelnuovese, ci dice: “Spiccala forte identità territoriale diquesta squadra e i risultatisono anche frutto della parti-colare voglia che tutti mettonoin campo oltre alla qualità dimolti. C’è davvero un attacca-mento oserei direi ‘basco’ cheil pubblico ha percepito e chesi traduce in grande entusia-smo e partecipazione suglispalti, come non si vedeva datempo. L’importante però e

mantenere i piedi a terra e ri-cordare che l’obbiettivo pri-mario è la salvezza.”Merito di questa situazioneva senz’altro dato anche al di-rettore sportivo Massimo Va-liensi:Siamo soddisfatti di quello chestanno facendo mister e gioca-tori. Il gruppo è sano e consa-pevole che con lo spiritomostrato fino qui, la corsa el’attaccamento, ce la possiamogiocare con tutti. La società dadiversi anni ha puntato allavalorizzazione dei giovani econ orgoglio posso dire che irisultati ci stanno dando ra-gione. Tantissimi ragazziclasse 92/93 e con loro qual-che “vecchietto” che li aiuta acrescere e che sa fare ancora ladifferenza. Per me una soddi-sfazione personale e sinceranel sentire la fiducia e l’affettodella gente e del pubblico checi segue numeroso e congrande partecipazione.L’ultima parola la scambiamocon l’ormai “millenario”Franco “Ciona” Pedreschi.Millenario perché tra gioca-tore, allenatore e dirigente ilbuon Franco annovera oltremille presenze!

“Quello di quest’anno lo vivocome un Castelnuovo vecchiamaniera. Gagliardo e batta-gliero con un allenatore cre-sciuto qui, giocatori dellazona e altri di fuori ormaiadottati. Un Castelnuovo mo-dello ‘vecchio comunale’ chescende in campo con il cuore enon molla mai. Dobbiamo sol-tanto continuare così senzamontarci la testa e puntando araggiungere il prima possibilei punti necessari alla sal-vezza.”Una bella serata per noi, incompagnia di tanti ragazzi eamici che ringraziamo e a cuidedichiamo questo articolonon per celebrarne vittorieancora lontane o ad osannareimprese ancora da compiere,ma per incoraggiarli a conti-nuare sulla strada intrapresa.Gli ingredienti per una bellastagione calcistica e per por-tare in alto i colori gialloblu, cisono tutti: gioventù, espe-rienza, doti atletiche e tecni-che, competenze direttive,supporto logistico e entusia-smo contagioso, quindi im-bocca al lupo e sempre forzaCastelnuovo!Intervista di Fabrizio Ferrari

Pagina 6 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013

MUSIC BARVia di Fondovalle di fronte alla Kedrion

Loc. Bolognana - Gallicano (LU)

Una bella storia quella dell’ASDPontecosi, che per la prima voltasi è iscritta al campionato di terzacategoria all’inizio di questa sta-gione, e che all’inizio di novem-bre si ritrova imbattuta e ad unsolo punto dal vertice. Il respon-sabile comunicazione Luca Sco-gnamiglio ci ha svelato i segretidel Pontecosi.Chi credeva che la corsa delPontecosi fosse ormai al ca-polinea si deve ricredere.Puntate veramente a vincerequesto campionato?Perché al capolinea? Abbiamoavuto un calendario favore-vole, che ci ha permesso dipartire bene incontrandosquadre del nostro livello eabituarci pian piano alla cate-goria. Ora viene il bello, con lesfide di alta classifica che co-munque aspettiamo fin daquest'estate. Quanto alle am-bizioni, l'idea è sempre stataquella di non sfigurare e digiocarcela con chiunque. Vistala partenza però speriamo direstare lassù il più possibile.Capiterà di subire gol, è suc-cesso proprio nell’ultima garacon il fortissimo AtleticoLucca, ma la squadra ha rial-zato la testa e nel secondotempo ha prima fallito un ri-gore, poi pareggiato e infinerischiato più volte di portare acasa l’intera posta. Capiteràanche di perdere delle partite.L'importante sarà compensarecon le motivazioni e la grande"fame" che ci ha caratterizzatofin qui.Ho personalmente parteci-pato ad una cena in onore

della squadra notando ungrande entusiasmo. Qualisono le qualità principali diquesta squadra?Direi il gruppo. Al di là dellequalità dei singoli, in molticasi indubbiamente superiorialla media della categoria, laforza della squadra sta nel-l'impegno che ciascuno mettein campo in ogni allenamentoe ogni partita. Talento e impe-gno è il binomio vincente,come insegnano i più grandiallenatori. Siamo riusciti amettere insieme grandi indivi-dualità pur mantenendoun'identità di squadra dipaese, di gruppo di amici, equesta è la virtù principale”.Eppure ancor prima che ini-ziasse il campionato c'è statoil cambio di allenatore. Ne-cessità o mossa vincente?Entrambe le cose. Abbiamocambiato perche ritenevamodi essere nei tempi giusti perfarlo: il rapporto con misterBertei non decollava, nota-vamo difficoltà a entrare nel-l'anima di un gruppo giàaffiatato, almeno fuori dal

campo, perche invece moltigiocavano insieme per laprima volta. Dopo un breveinterregno del DS Raffaelli, lascelta è giustamente caduta suRoberto Rossi, che aveva allespalle un curriculum ottimo eche aveva dimostrato anchel'anno scorso a Camporgianodi saper gestire la categoria.Dopo un mese, diciamo che lascelta si sta rivelando azzec-cata.Chi sono gli artefici di questastagione fantastica oltre aicalciatori? Chi c'è dietro lasquadra?Chi da anni crede in questogruppo e in questa società: ilpresidente Giannotti, che hainvestito tanto anche risorsepersonali a beneficio di amicicon cui è cresciuto e di unpaese che ama; il DS Raffaelliche ha dato tutto se stesso alPontecosi in questi anni, da al-lenatore da giocatore da vice-allenatore e ora da DS; igiocatori storici come Pardinie Valdrighi, che tante voltedopo gli allenamenti vanno acasa alle 10 per fermarsi a pu-

lire gli spogliatoi o che il sa-bato mattina vanno al campoalle 9 per segnare le righe. Emi ci metto anch'io, che pertanti anni ho giocato con i mieiamici divertendomi e ora tifoper loro dedicando alla squa-dra le risorse che penso pos-sano essere utili”.Qualche anno fa esistevanoaddirittura due squadre diPontecosi. Com'è adesso il le-game con il paese e con l'as-sociazione della festa sullago?Queste non sono due belle sto-rie. La prima si è conclusa nelmodo più logico: dando Pon-tecosi ai pontecosini, ovveroconcedendo, da parte del par-roco, la gestione del camposportivo alla società nellaquale l'80% delle persone eradel paese. Nell’altra squadra,il Real Pontecosi, dopo tutte lefusioni effettuate, ormai diPontecosi erano rimasti solodue dirigenti. Con LagoSì cisono stati alti e bassi, certo, maentrambi in modo diversostiamo cercando di far delbene al paese e forse in futurole strade si incontreranno dinuovo in modo più sistema-tico. Per ora ognuno gioiscedei successi dell'altro, cosa chein un paese già non è scon-tata”.La parola all'allenatore Ro-berto Rossi: chi sono gli av-versari più temibili e quale èl'arma vincente della squa-dra?“Devo dire che le squadre piùforti e complete in tutti i re-parti, anche se non le abbiamo

ancora incontrate, sono il Silli-cagnana su tutte, poi ACLucca, Piazza al Serchio eAtletico Gragnano.Noi non abbiamo un'arma se-greta: la forza della squadrasono il carattere e l'entusia-smo”.Il capitano della squadraEmanuele Pierotti, diversestagioni anche in squadre dicategoria superiore e poi l’ap-prodo felice a Pontecosi: chisono i giocatori che piùhanno impressionato in que-sto inizio di stagione? Ci sa-ranno altre sorprese durantel'anno?La sorpresa è il collettivo: ungruppo che si conosceva fuoridal campo, ma che non avevamai giocato insieme, se non al-cuni elementi, e che invece hatrovato da subito un grandeaffiatamento, stupendo perprimi coloro che l'avevano co-struito. Speriamo che durantel'anno questa forza collettivariesca sempre di più ad esal-tare le capacità dei singoli”.Finiamo con un auspicio perl'anno 2014 per l’ASD Ponte-cosi. Cosa si vuole augurarequesto gruppo giovane epieno d’entusiasmo?”Siamo una società giovane evogliamo garantirci un futurolungo, investendo sui giovani.Ne abbiamo tanti e tutti moltovalidi. In campionato vo-gliamo essere considerati unasquadra ostica, che lotta sututti e campi e in ogni partitaesce consapevole di aver datotutto.

Intervista di Gabriele Coli

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Tante le vittorie per la società nata dieci anni fa

Il Gruppo sportivo Alpi Apuane

Tanti corridori sono in nazionale e storica è la convocazione di Said Ettaqy

I successi del G.S. Orecchiella

Il gruppo sportivo Parco AlpiApuane rappresenta l’eccellenzadel podismo nel nostro territorio.Abbiamo incontrato GrazianoPoli, portavoce e animatore dellasocietà sportiva che ci ha raccon-tato come vanno le cose in casabianco verde.A pochi giorni dalla Straca-stelnuovo ritorniamo sul-l’evento.Grande partecipazione e vin-citori d’eccezione. Siete sod-disfatti della riuscita dellamanifestazione?La Stracastelnuovo è la garasu strada forse più bella ecoinvolgente di tutta la To-scana. Sul classico percorso aforma di otto si sfidanograndi campioni acclamati damoltissimo pubblico. L’ideadi anticipare al 1 novembre èstato un successo visto anchele cattive condizioni meteonelle precedenti edizioni e“l’estate novembrina“ di que-st’anno ci ha portato vera-mente fortuna.

Il GP Parco Alpi Apuane or-ganizza diversi eventi du-rante l’anno, con impegno ededizione. Qual è la gara chepiù vi da lusto?La Sky Race delle Apuane èsenza dubbio il nostro fiore al-

l’occhiello a livello organizza-tivo e d’immagine della so-cietà. Anche se l’organizzazionerichiede molto impegno il sa-crificio è ripagato dai nume-rosi consensi degli atleti eaccompagnatori. Addiritturaquest’anno una testata giornali-stica giapponese si è interessatadell’evento.

Ci fai una panoramica su mi-gliori risultati del gruppo nel2013? Chi sono gli atleti dipunta? Il 2013 ci ha visto protagonistiin Italia con ben due squadrenelle prime dieci posizioni delCross Nazionale e precisa-

mente nella finale di Rocca diPapa (Roma) nel marzo scorsola squadra di cross corto ègiunta 9^ assoluta mentrequella del lungo, dopo avervinto il titolo regionale a feb-braio è arrivata 6^ assoluta asolo 20 punti dal podio. Podioche sarà il nostro obiettivo nel2014. Nel campionato di CDS

su strada, nei 10000 in pista esu strada con la mezza mara-tona, siamo giunti 7^ assolutia livello nazionale su un lottodi ben 60 squadre. Con lasquadra amatori abbiamovinto il titolo regionale dicampestre e di corsa in mon-

Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 7

tagna 2013. Moltissimi i suc-cessi individuali. Gli atleti dipunta sono molti ma noi pun-tiamo più sulla squadra doveognuno dà il suo contributo”.

Due sono i gruppi podisticigarfagnini più noti anche alivello nazionale. C’è rivalitàtra voi e il GS Orecchiella ecome vivete questo con-fronto?Siamo nati nel 2003 da unascissione di alcuni atleti dalG.S. Orecchiella e quest’annofacciamo il decennale dellafondazione. La rivalità fra idue gruppi è accesa e comenella corsa cerchiamo di supe-rarci nei risultati. Nello sportcome nell’economia l’ offertamigliora il prodotto!

Parlaci di chi sostiene la vo-stra attività, degli sponsor edi quanto sono importantiper voi.Gli sponsor privati in primis, icomuni Garfagnini, l’Unionedei Comuni, l’Ente ParcoApuane , la BCC della Garfa-gnana, Versilia E Lunigiana ela Fondazione Cassa di ri-sparmio di Lucca sono la no-stra linfa vitale a livelloeconomico, i molti volontarilocali sono “le braccia e la

forza” della nostra attività”.

Ritenete che l’attività spor-tiva e promozionale di cuisiete protagonisti faccia beneal nostro territorio?Aver fatto attività podistica inGarfagnana dal 1997, che èl’anno in cui ho iniziato a cor-rere, ad oggi ha creato ungrande movimento amato-riale e i risultati senza dubbioper noi e il G.S. Orecchiellanon sono mancati. Organiz-zare bene le gare addiritturafa pensare a molti che in Gar-fagnana ci sono molte possibi-lità economiche nonconsiderando il grande valoredella nostra gente , valore cheè alla base dei nostri successi”.

Quali sono i programmi peril 2014 e quale il miglior au-spicio per il prosieguo dellavostra attività?A livello organizzativo ripro-poniamo il nostro fitto calen-dario che va dal mese difebbraio a dicembre con qual-che nuova gara nel circuito.Nel 2014 vorremmo fare unaltro scalino con la squadraassoluta e già abbiamo previ-sto dei nuovi inserimenti diatleti giovani e determinati.

Intervista di Gabriele Coli

L’ASD Orecchiella rappresentala tradizione dell’attività podi-stica in Garfagnana, con i suoioltre quarant’anni di storia, maha saputo coniugare l’antica pas-sione per la corsa in montagna,che coltiva fin dal 1968, con l’at-tenzione verso i giovanissimi.Abbiamo voluto incontrare i suoidirigenti per capire se l’Orec-chiella va ancora di corsa…Molti i buoni risultati anchein questo finale di stagione.Quali vi hanno maggior-mente resi orgogliosi duranteil 2013?La stagione 2013 è stata moltopositiva, soprattutto perquanto riguarda la corsa inmontagna. Abbiamo conqui-stato il duplice titolo di societàvice-campione Italiana dellaspecialità, e la medaglia dibronzo tricolore nella prova astaffetta. Una menzione parti-colare la dedichiamo al “capi-tano” Gabriele Abate, che haconquistato la medaglia d’ar-gento con la nazionale az-zurra di corsa in montagna aimondiali disputati a Krynica-Zdroj, in Polonia. Il settoregiovanile è in grande crescita,i ragazzi allenati dai nostritecnici Prof. Fabbri Pierluigied Aurora Casotti hanno con-quistato vari allori a livello re-gionale e nazionale, in pista,nei cross e nella corsa in mon-tagna. Potremmo definire,senza esagerare, “storica” perla Garfagnana la convoca-zione nella nazionale italianadi atletica leggera di Said Et-taqy, studente dell’ ISI Simonidi Castelnuovo di Garfa-gnana, classe 1996, che ha di-sputato il campionatomondiale allievi a Donec'k inUcraina dal 10 al 14 luglio nei2000 metri siepi. La partecipa-

zione al mondiale è stata lanaturale conclusione del per-corso fatto ai raduni della na-zionale sotto la direzionedello staff tecnico con l’olim-pionico Stefano Baldini. SaidEttaqy non è il solo giovaneatleta di punta. I cadettiGirma Castelli, Melaku Luc-chesi, Manuel Franchi, Lo-renzo Adami, di Gallicano,dopo aver dominato le proveprovinciali e regionali, conuna prestazione superlativahanno conquistato il titolo dicampioni italiani di corsacampestre nei giochi studen-teschi 2013, disputati aL’Aquila. Anche questo risul-tato è senz’altro storico per laGarfagnana in quanto non haalcun precedente. Gli stessi ra-gazzi insieme a Matteo Do-nati hanno conquistato iltitolo di campioni Toscani dicorsa in Montagna ai campio-nati di società disputati a Ma-rignana (MS). Si sono bendistinte anche le cadette Ni-cole Rocco, Melissa Paolini,Lorena Ingrid Mariut, se-conde in classifica. Tra le ra-gazze buon terzo posto perIniesta Franchi, Erika Ca-proni, Elena Donati, Giulia Ci-pollini, Lisa Celestini; tra iragazzi bene Cristian Biagionie Federico Natale, quarti inclassifica; nella categoria pro-mozionale Esordienti hannoben figurato Tadele Ghiezi eNatilda Turriani”.

Grande risalto vi danno i ri-sultati dei giovani del vostrogruppo. Ci spiegate questatradizione e cosa vi spinge apromuovere l'attività dei gio-vani? E’ un modo per darevalore al nostro territorio?Da anni l’ A.S.D. OrecchiellaGarfagnana è impegnata nella

promozione dell’ attività edella pratica sportiva rivoltaai giovani, alle scuole, comeprevisto dallo statuto dell’as-sociazione, lavorando in si-nergia con gli Istituti Scolaticidella Provincia, in particolarmodo con il Professor PieroFabbri dell’ I.C. di Gallicanoe l’esperta CONI Aurora Ca-sotti, che a Gallicano hannocreato una “scuola” di avvia-mento all’atletica leggera,coinvolgendo i ragazzi dellescuole del territorio, sia ele-mentari che medie, con i risul-tati eccellenti che abbiamoprima rammentato. Nel 2013 èproseguita con successo anchel’attività del progetto spor-tivo scolastico I.S.I. “S. Si-moni” – ASD OrecchiellaGarfagnana, una importanteiniziativa, riconosciuta dallaFidal, che ha visto impegnatal’ ASD Orecchiella Garfa-gnana nel ruolo di societàtutor del Gruppo SportivoScolastico delle scuole supe-riori di Castelnuovo. Grandesoddisfazione ci ha dato lapartecipazione dei ragazzidelle classi quinte del LiceoScientifico alla 33° mezza ma-ratona (km 21.0975) di Berlinodel 07 aprile 2013. La mezzamaratona, inserita nel viaggiod’istruzione delle classiquinte, era l’obiettivo finaledel progetto sportivo dell’ISISimoni, con il coordinamentodel prof. Fabrizio Riva, re-sponsabile del progetto eatleta del GS Orecchiella.

Alcuni dei protagonisti del-l’attività del vostro gruppo liabbiamo già citati. Quantoimpegno è necessario per so-stenere un gruppo sportivocome il vostro e chi sono lepersone alle quali dire gra-

zie?L’attività del gruppo è soste-nuta dall’opera preziosa divolontari, tecnici, atleti che,partecipi di un progetto con-diviso, con passione, dedi-zione, e spirito di sacrificiohanno permesso di raggiun-gere prestigiosi risultati, na-zionali ed internazionali,pressoché ininterrottamenteda quel lontano 1968, quandol’intuizione, le idee e l’impe-gno del compianto Dott. Um-berto Poggi portarono allanascita del Gruppo SportivoOrecchiella Garfagnana. Agliatleti che vestono i colori dell’Orecchiella Garfagnana chie-diamo innanzitutto, ancorprima dei risultati agonistici,estrema correttezza e com-portamenti irreprensibili,anche nel privato. Assieme alPresidente, l’ Assemblea deisoci è il massimo organo del-l’associazione: elegge un ri-stretto Consiglio Direttivocui sono devoluti tutti i com-piti inerenti al funzionamentodell’ associazione stessa.Tutte le iniziative sono staterealizzate grazie ai nostri so-stenitori e sponsor, agli enti ealle istituzioni del territorioche supportano, pur nelle dif-ficoltà dell’attuale congiun-tura, la nostra attività e inostri progetti futuri.

Il GS Orecchiella è protago-nista di numerosi eventi du-rante l'anno. Ci potetericordare quali sono i più im-portanti?Nel corso dell’anno 2013 sonostate realizzate varie manife-stazioni sportive tutte congrande partecipazione diatleti, tra le quali ricordiamola Gara podistica Lago–Cam-pocatino, a luglio nel comune

di Vagli Sotto, la Gara podi-stica Trofeo Parco NazioneAppennino Tosco Emiliano,Parco dell’Orecchiella, adagosto, ed ancora il TrofeoLino Micchi, nel comune diMolazzana sempre ad agosto,il Guarda Gorfigliano Trail asettembre. E poi come non ci-tare la Gara podistica Ricor-diamoci di Francesco, controtutte le droghe, che si correnel comune di Molazzana adottobre”.

Due sono i gruppi podisticigarfagnini più noti, en-trambi protagonisti a livellonazionale. C'è una rivalità travoi e il Parco Alpi Apuane?La presenza di più gruppi po-distici, non solo GS Orec-chiella e Apuane, rappresentasenza dubbio una ricchezzaper il territorio e un segnale divitalità, determinazione e ca-parbietà che contraddistin-guono i Garfagnini.Più che di rivalità pare giustoparlare di agonismo sportivo,come accade del resto anchenei confronti degli altrigruppi; inoltre da sottolineareche diversi atleti dei duegruppi sono legati da pro-fondi legami di amicizia, si al-lenano assieme, condividonogioie e delusioni sportive. Adogni modo per quanto ri-guarda la corsa in montagna,che contraddistingue da sem-pre il GS Orecchiella Garfa-gnana nel panoramanazionale, i veri “rivali” sonoda individuare oggi nelle so-cietà del nord Italia, e in pas-sato nelle squadre militari, sututte il gruppo sportivo dellaForestale, storicamente piùpresenti e quotate nella disci-plina.

Gabriele Coli

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Piazza Umberto a Castelnuovo di Garfagnana

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Pagina 8 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 63 - Ottobre-Novembre 2013

L’impiccagione di Giovan Turriani di Pieve Fosciana

Alla pena di morte

Il buon gelato è...in Piazza Duomoa Castelnuovo di

Garfagnana

A dì 23 marzo 1784. fu impic-cato, e squartato Giovan Turrianidella Pieve Fosciana sulla iara delfiume verso S. Lucia, e la suatesta fu posta sopra una colonnafabbricata di nuovo fuori dellaporta di detta Pieve Foscianasulla strada maestra per andare aCampori, ed il suo delitto fud’aver dato il veleno alla sua suo-cera, e sua sorella, e figli dellamedesima, per il che morì dettasua sorella, e suocera, ed eglimorì rassegnatissimo.

Trattare certi argomenti,quelli che comunemente perpudore si preferisce evitare, èimportante, perché oltre arappresentare una parte im-portante della nostra storia,siano di monito e insegna-mento per le generazioni fu-ture. Riconosciamol’importanza fondamentaledella memoria, non solo per igrandi successi, ma anche peri grandi errori dell’umanità,per non dimenticare troppo infretta gli enormi sacrifici,anche in termine di viteumane, che certi avvenimentihanno determinato. La penadi morte, rientra a giusto ti-tolo in questa categoria. Apartire dalla seconda metà delXIII° secolo, la tortura e lapena di morte, vengono istitu-zionalizzate come pratiche le-gittime, previste dalle raccoltestatutarie delle città per ilmantenimento dell’ordine co-stituito, della pace sociale e

del quieto vivere. La tortura,anche attraverso il processodell’inquisizione, veniva rite-nuta un utile e insostituibilestrumento per accertare la ve-rità: solo chi resiste al dolorepuò a buon diritto essere con-siderato innocente. In un con-testo frequentementefunestato da guerre, carestieed epidemie, si moltiplica-vano le occasioni di devianzaper la costante presenza dimasse incontrollate di predonie disperati. Con l’intento di ar-ginare la violenza privata (ra-pine e omicidi), quella digruppo ( congiure), e quellaorganizzata (brigantaggio), siricorse ad una violenza altret-tanto feroce, ma legittima, ri-conosciuta sia dall’autoritàcivile che da quella religiosa.La sentenza per questo tipo direati era la condanna a mortemediante impiccagione, consi-derata particolarmente infa-mante per il reo, in quanto siriteneva, per antico retaggioculturale, che l’anima rima-nesse imprigionata nel corpoqualora non vi fosse spargi-mento di sangue o di fiato, equindi, di conseguenza, desti-nata a morire con esso. La giu-stizia umana prevaricava cosìsulla giustizia divina, si pre-cludeva di fatto la possibilitàal condannato della reden-zione eterna. Per questo, talepunizione era spesso commi-nata ai colpevoli di tradi-mento (l’archetipo

dell’impiccato è rappresentatoda Giuda, il traditore per ec-cellenza) o agli appartenentiai ceti più umili, ovvero quelliprivi di “buon nome” che nonavevano un blasone da mac-chiare. Agli esponenti dellanobiltà e a coloro che nella co-munità rivestivano un ruolopiù importante veniva inveceriservata la decapitazione.Solo la rivoluzione francese,con la pratica della ghigliot-tina, annullerà questa dispa-rità di trattamento in base alceto sociale. Quando la con-danna doveva diventare, diper sé, una punizione più gra-vosa della morte stessa, l’ese-cuzione assumeva la forma diun preciso rituale che si sno-dava lungo un percorso sim-bolico. Dalla prigione al luogodove veniva eseguita l’esecu-zione, il tragitto contemplavaalcuni luoghi carichi di signi-ficato, tra questi il palazzo digiustizia, la casa di chi avevasubito le malefatte. Questadrammatica sceneggiaturaaveva il suo culmine, dopol’impiccagione, con lo squar-tamento e l’esposizione dellemembra, come monito per ipresenti o per chi aveva lasventura di transitare in loco.In Toscana, nel 1786, me-diante l’emanazione del Co-dice Leopoldino, per la primavolta si prende coscienza del-l’inutilità di tali pratiche, con-trapponendo all’eliminazionefisica l’importanza del recu-pero e del reinserimento nellasocietà dell’individuo. In que-sto, il Granduca di Toscana,Pietro Leopoldo, dimostrò diessere un fulgido esempio di

sovrano illuminato. DivenutoGranduca nel settembre 1765,avviò subito tutta una serie diriforme, in ogni settore dellavita pubblica, che fecero dellaToscana uno Stato moderno.Fece importanti opere di bo-nifica del territorio, favorì losviluppo dell'Accademia deiGeorgofili, liquidò le corpora-zioni e introdusse la libertà dicommercio e di impresa indu-striale, riformò il sistema do-ganale e fiscale, fece unaccurato censimento che rap-presentò anche la base delnuovo catasto. Molte furonole sue ingerenze anche incampo ecclesiastico, a partiredal Concordato del 1775; in-traprese radicali riforme affer-mando il diritto dello Stato acontrollare la vita e l'organiz-zazione delle Chiese, abolì, fral'altro, il diritto di asilo e il tri-bunale dell'inquisizione (5 lu-glio 1782) e riservò allo Statoil diritto di giudicare i reli-giosi che si fossero macchiatidi reati comuni. Pietro Leo-poldo lasciò la Toscana il 1marzo 1790 per succedere sultrono austriaco al fratello Giu-seppe, morto il 20 febbraio, edessere il penultimo Impera-tore del Sacro Romano Im-pero. L’apice della sua operafu la riforma del Codice Pe-nale, promulgata a Pisa il 30novembre 1786. Con l'aboli-zione della pena di morte, perla prima volta al mondo, resela Toscana all'avanguardiadella civiltà, tre anni primadella rivoluzione francese, ri-conosciuta universalmentecome il pilastro fondamentaledell’era moderna. Con questaopera di Legislazione Crimi-nale, il Granduca, ispirandosial saggio “Dei delitti e dellepene”, pubblicato per laprima volta anonimo a Li-vorno nel 1764 da Cesare Bec-caria, ebbe il merito dicondensare, con chiarezza erazionalità, un sapere e unsentire diffuso al suo temponelle menti più illuminate,che rappresenta tutt'oggi ilfondamento irrinunciabile diogni legislazione penale chevoglia davvero chiamarsi ci-vile. L’opportunità di ricor-rere all’ergastolo insostituzione della pena dimorte rappresentava unesempio continuato e non di

momentaneo terrore, chespesso, per l’intrinseca cru-deltà o nel caso di pena com-minata per futili motivi,degenerava in compassione.Garantiva inoltre la speranzadi veder recuperato l’indivi-duo: decorsi trent’anni al con-dannato veniva riconosciutala facoltà d’inoltrare domandadi grazia. Da questa riformacriminale si evince che già al-lora avevano individuatonella vigilanza e prevenzione,nella celere conclusione deiprocedimenti penali, nellacertezza della pena e nella suaproporzione al reato, il deter-rente per il successo di questalegge. Nel nostro attuale ordi-namento giuridico, solo unaparte di questi aspetti sem-brano essere stati recepiti.Nella società si avverte forte-mente il problema della sicu-rezza. Le lungaggini deiprocessi, con verdetti troppospesso non proporzionati allagravità dei reati commessi, lescarcerazioni facili, con penescontate solo in minima parte,manifestano impietosamentela fallibilità della giustiziaumana. Non di rado i mass-media, di fronte a delitti par-ticolarmente efferati, dannoparticolare risalto a coloro cheper sopperire a questa defi-cienza prospettano il ricorsoalla pena di morte, utiliz-zando ad esempio, nazionicome gli Stati Uniti che si au-todefiniscono paladine dellaciviltà. Dobbiamo rigettaretutto questo: la vita è un va-lore intangibile e come tale vastrenuamente difeso. La datadel 30 novembre, come festadella Toscana, assume di fattouna doppia valenza. Oltre arendere testimonianza di que-sto importante primato dellanostra “gente”, vuole esaltarenella società moderna i realiveri valori, quelli ispirati daiprincipi cristiani del rispettodella vita e della solidarietàtra individui. La speranza èquella di esportarli in tuttiquei paesi dove ancora oggisono negati, per un mondomigliore, dove il ricordo dellapena di morte sia memoriadella debolezza e della fragi-lità umana.

Cristian Tognarelli

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