Gallipoli 1416 Il Leone sbrana la Mezzaluna · * Frederic C. Lane, Storia di Venezia, Torino 2005....

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le rotte del Mediterraneo Orientale transi- tano di qui. Lo supporta la base avanzata di Negroponte, cioè l’Eubea. Il sultano non ha agito a caso. La pirate- ria veneziana è dannosa e arrogante, ma soprattutto vuole scalfire il potere marit- timo turco. Dopo i primi successi i turchi, galvanizza- ti, hanno iniziato a dare la caccia in modo sistematico alle galee da mercato venete, finché tentano la grande prova: attaccano Negroponte. In laguna, però, sono pronti. Pietro Loredàn è in zona operazioni con 15 galee. Basta la sua apparizione per spingere gli ottomani a fuggire. Si fermano solo nella loro base principale, dentro gli Stretti, a Gallipoli. Sotto la protezione delle mura amiche, il kapudàn ottomano Cialibeg Zebert discu- te con Loredàn. Le cose sembrano proce- dere, quando ci si mette di mezzo il caso. Una nave genovese inseguita da venezia- ni viene creduta turca da Cialibeg. Tutti si preparano a combattere. Arriviamo alla mattina del 29 maggio 1416. Lo scontro è violentissimo. D’altronde, come da tradizione nelle battaglie tra galee, si trat- ta di urto frontale. Come al solito, la battaglia navale si trasforma in gigantesco corpo a corpo. I veneziani prevalgono anche se gli ottomani “combattevano come draghi”, per usare le parole di Loredàn. Dopo due ore, il loro bottino è di sei galee e nove galeotte ot- tomane, equipaggi al completo. Loredàn insiste. Prova a stanare i turchi da Gallipoli, quindi prosegue bombardando la torre di Lampsaco. Il sultano Mehmet I è costretto alla resa. Una squadra di appena 15 galee, ben appoggiate da un’efficiente catena di basi, ha ottenuto pieno succes- so. Tutte le condizioni imposte da Venezia sono accettate, il massimo risultato strate- gico con il minimo sforzo: solo perché na- vi e basi erano nel posto giusto, in condi- zioni di pronto impiego, perfettamente equipaggiate e ben dirette… e avevano chiare e strutturate direttive politiche. Una lezione interessante per noi oggi. nnn Bibliografia essenziale: * AA.VV, Storia di Venezia, dalle origini alla caduta del- la Serenissima, vol.III, La formazione dello stato pa- trizio, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, Roma 1997; * Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo IV, Venezia 1973; * Federico Moro, Venezia in Guerra, Venezia 2011; * Frederic C. Lane, Storia di Venezia, Torino 2005. Gallipoli 1416 Il Leone sbrana la Mezzaluna Federico Moro - Saggista Federico Moro N ato a Padova nel 1959. Studi classici e laurea in storia moder- na a Venezia. Membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della Società Italiana di Storia Militare. Conferenziere presso l’ISMM (Istituto di Studi Militari Marittimi), l’AICC (Associazione Italiana Cultura Classica), istituzioni pubbliche e private. Ricercatore indipendente, narratore e autore teatrale. Il pensiero geostrategico per compren- dere genesi e conseguenze di fatti e decisioni. La Storia al servizio del Presente. In campo narrativo, l’analisi della drammatica velocità dei cambiamenti contemporanei e il romanzo storico per sottolineare la centralità dell’uomo, in quanto individuo, nello svolgersi degli eventi. Gli spettacoli s’inseriscono nel filone del teatro d’arte, destinato a essere rap- presentato in aree archeologiche e musei. Sito personale: www.federicomoro.it Pagina facebook: Federico Moro Mail: [email protected] Pubblicazioni: 21 Libri, numerosi articoli e collaborazioni teatrali entrambi. E poi l’accennata autoconsape- volezza è particolarmente sviluppata sul- l’acqua. I veneziani sono sicuri di essere invincibili e di poter trionfare su ogni ne- mico partendo dal mare. A Oriente, intan- to, si materializza un nuovo nemico. I sul- tani ottomani stanno costruendo un nuovo stato a cavallo tra Europa e Asia. Dal 1377 sono tornati in possesso del cen- tro strategico di Gallipoli, chiave per il con- trollo del traffico marittimo tra Dardanelli e Bosforo. La minaccia per Venezia è grave. 29 maggio 1416, alba. Il nobilhomo Pietro Loredàn ordina a 12 delle sue galee di le- vare l’ancora. Le altre 3, e cioè Dandola, Loredana e Capella le lascia alla riscos- sa, come si dice in laguna: di riserva per intervenire nel punto e nel momento deci- sivi. Davanti a lui, la squadra ottomana che all’inizio di primavera ha attaccato il veneziano ducato di Naxos, l’Arcipelago come vengono collettivamente chiamate le Cicladi a Venezia. Si tratta di uno dei punti chiavi per il domi- nio del mare esercitato da Venezia. Tutte 13 Marinai d’Italia Aprile 2016 7 gennaio 1414: Tommaso Mocenigo diventa doge, succedendo a Miche- le Steno. La Serenissima è ricca, po- tente, in piena crescita anche edilizia, ar- tistica, culturale. Tutto ciò spiega l’auto- consapevolezza d’istituzioni e cittadini. La coscienza di sé e del proprio valore è fon- damentale, in particolare nelle situazioni di crisi. Aiuta a compiere le scelte e a evi- tare di cadere nell’indecisione. Venezia ha da poco conquistato la Terra- ferma e lo stato da Màr, come i veneziani chiamano i loro possedimenti coloniali, ha raggiunto la massima espansione. Isola di Cipro a parte. Una formidabile catena di basi navali e una flotta adeguata, scaglio- nate dall’Istria al Mar Nero, garantiscono il suo potere marittimo: solo Genova resiste. Navi e basi, però, non bastano se non si dispone degli altri due elementi chiave: un apparato industriale in grado di costruire, equipaggiare e rimpiazzare ogni tipo di unità e, soprattutto, marinai in numero e capacità adeguati alle sfide. Venezia ha 12 Marinai d’Italia Aprile 2016 Diretti in Turchia per trattare con gli “infedeli” la possibilità di continuare a commerciare nel Mediterraneo Orientale, i Veneziani vengono invece improvvisamente attaccati dalla flotta del Sultano, ma l’abilità dei marinai e dei comandanti costringe infine alla pace i musulmani La fortezza di Tenedo nell’isola omonima L’isola di Tenedo Tommaso Mocenigo Mehmet I Storia&Mare

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le rotte del Mediterraneo Orientale transi-tano di qui. Lo supporta la base avanzatadi Negroponte, cioè l’Eubea.Il sultano non ha agito a caso. La pirate-ria veneziana è dannosa e arrogante, masoprattutto vuole scalfire il potere marit-timo turco.

Dopo i primi successi i turchi, galvanizza-ti, hanno iniziato a dare la caccia in modosistematico alle galee da mercato venete,finché tentano la grande prova: attaccanoNegroponte.In laguna, però, sono pronti. Pietro Loredànè in zona operazioni con 15 galee. Basta lasua apparizione per spingere gli ottomani afuggire. Si fermano solo nella loro baseprincipale, dentro gli Stretti, a Gallipoli.

Sotto la protezione delle mura amiche, ilkapudàn ottomano Cialibeg Zebert discu-te con Loredàn. Le cose sembrano proce-dere, quando ci si mette di mezzo il caso.Una nave genovese inseguita da venezia-ni viene creduta turca da Cialibeg. Tutti sipreparano a combattere.

Arriviamo alla mattina del 29 maggio 1416.Lo scontro è violentissimo. D’altronde, comeda tradizione nelle battaglie tra galee, si trat-ta di urto frontale. Come al solito, la battaglianavale si trasforma in gigantesco corpo acorpo. I veneziani prevalgono anche se gliottomani “combattevano come draghi”, perusare le parole di Loredàn. Dopo due ore, illoro bottino è di sei galee e nove galeotte ot-tomane, equipaggi al completo.Loredàn insiste. Prova a stanare i turchi daGallipoli, quindi prosegue bombardando latorre di Lampsaco. Il sultano Mehmet I ècostretto alla resa. Una squadra di appena15 galee, ben appoggiate da un’efficientecatena di basi, ha ottenuto pieno succes-so. Tutte le condizioni imposte da Veneziasono accettate, il massimo risultato strate-gico con il minimo sforzo: solo perché na-vi e basi erano nel posto giusto, in condi-zioni di pronto impiego, perfettamenteequipaggiate e ben dirette… e avevanochiare e strutturate direttive politiche. Unalezione interessante per noi oggi.

nnn

Bibliografia essenziale:

* AA.VV, Storia di Venezia, dalle origini alla caduta del-la Serenissima, vol.III, La formazione dello stato pa-trizio, Istituto dell’Enciclopedia Treccani, Roma 1997;

* Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia,Tomo IV, Venezia 1973;

* Federico Moro, Venezia in Guerra, Venezia 2011;* Frederic C. Lane, Storia di Venezia, Torino 2005.

Gallipoli 1416Il Leone sbrana la Mezzaluna

Federico Moro - Saggista

Federico Moro

N ato a Padova nel 1959. Studi classici e laurea in storia moder-na a Venezia.

Membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della SocietàItaliana di Storia Militare. Conferenziere presso l’ISMM (Istituto di Studi Militari Marittimi),l’AICC (Associazione Italiana Cultura Classica), istituzioni pubbliche e private.Ricercatore indipendente, narratore e autore teatrale. Il pensiero geostrategico per compren-dere genesi e conseguenze di fatti e decisioni. La Storia al servizio del Presente.In campo narrativo, l’analisi della drammatica velocità dei cambiamenti contemporanei e ilromanzo storico per sottolineare la centralità dell’uomo, in quanto individuo, nello svolgersidegli eventi. Gli spettacoli s’inseriscono nel filone del teatro d’arte, destinato a essere rap-presentato in aree archeologiche e musei.

Sito personale: www.federicomoro.itPagina facebook: Federico MoroMail: [email protected]: 21 Libri, numerosi articoli e collaborazioni teatrali

entrambi. E poi l’accennata autoconsape-volezza è particolarmente sviluppata sul-l’acqua. I veneziani sono sicuri di essereinvincibili e di poter trionfare su ogni ne-mico partendo dal mare. A Oriente, intan-to, si materializza un nuovo nemico. I sul-tani ottomani stanno costruendo un nuovostato a cavallo tra Europa e Asia.Dal 1377 sono tornati in possesso del cen-tro strategico di Gallipoli, chiave per il con-trollo del traffico marittimo tra Dardanelli eBosforo. La minaccia per Venezia è grave.29 maggio 1416, alba. Il nobilhomo PietroLoredàn ordina a 12 delle sue galee di le-vare l’ancora. Le altre 3, e cioè Dandola,Loredana e Capella le lascia alla riscos-sa, come si dice in laguna: di riserva perintervenire nel punto e nel momento deci-sivi. Davanti a lui, la squadra ottomanache all’inizio di primavera ha attaccato ilveneziano ducato di Naxos, l’Arcipelagocome vengono collettivamente chiamatele Cicladi a Venezia.Si tratta di uno dei punti chiavi per il domi-nio del mare esercitato da Venezia. Tutte

13Marinai d’Italia Aprile 2016

7 gennaio 1414: Tommaso Mocenigodiventa doge, succedendo a Miche-le Steno. La Serenissima è ricca, po-

tente, in piena crescita anche edilizia, ar-tistica, culturale. Tutto ciò spiega l’auto-consapevolezza d’istituzioni e cittadini. Lacoscienza di sé e del proprio valore è fon-damentale, in particolare nelle situazionidi crisi. Aiuta a compiere le scelte e a evi-tare di cadere nell’indecisione.Venezia ha da poco conquistato la Terra-ferma e lo stato da Màr, come i venezianichiamano i loro possedimenti coloniali, haraggiunto la massima espansione. Isola diCipro a parte. Una formidabile catena dibasi navali e una flotta adeguata, scaglio-nate dall’Istria al Mar Nero, garantiscono ilsuo potere marittimo: solo Genova resiste.Navi e basi, però, non bastano se non sidispone degli altri due elementi chiave: unapparato industriale in grado di costruire,equipaggiare e rimpiazzare ogni tipo diunità e, soprattutto, marinai in numero ecapacità adeguati alle sfide. Venezia ha

12 Marinai d’Italia Aprile 2016

Diretti in Turchia per trattare con gli “infedeli”la possibilità di continuare a commerciare nel Mediterraneo Orientale,

i Veneziani vengono invece improvvisamente attaccatidalla flotta del Sultano, ma l’abilità dei marinai e dei comandanti

costringe infine alla pace i musulmani

La fortezza di Tenedo nell’isola omonima

L’isola di Tenedo

TommasoMocenigo

Mehmet I

Storia&Mare