GALLICANO 02-06-2019 “37° Marcia dello Zappello Gallicano 2019.pdf · la curiosità dei pochi...

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GALLICANO 02-06-2019 “37° Marcia dello Zappello Ritornare a Gallicano per me è quasi una ne- cessità: è uno di quei percorsi che aspetto tutto l’anno, per la bellezza particolare dei suoi luoghi, dei suoi boschi, dei suoi torrenti. Ed è sempre stupendo ritrovarsi il mattino dell'appuntamento sul bel prato verde illuminato dal sole finalmente caldo, presso gli impianti sportivi. Anche stamattina richiamati dalla prima vera giornata di sole, moltissime sono le tute di ogni colore che si muovono in lungo ed in largo, nell'attesa della partenza della marcia. Il gruppo podistico dei donatori di sangue di Gallicano ha organizzato per oggi la 37esima edizio- ne della marcia dello Zappello. L' evento, patrocinato dal Comune di Gallicano, dai Fratres, dalla pro-loco e dal Trofeo podistico Lucchese, propone ormai da qualche anno lo stesso schema consolidato di percorsi misti di 2, 5, 10 e 16 chilometri. Ed è ad ogni appun- tamento annuale che la gente si interroga sul curio- so nome Zappello, che dà il nome alla marcia. Alcuni pensano ad una piccola zappa, altri che sia il nome di qualche famiglia storica ed il mistero si complica, perché nelle segnalazioni viene simboleggiato anche un gallo. Senza la presunzione di esaudire completamente le domande, (il) Zappello è il nome di un vecchio sentiero selciato, presumibilmente di origine romana, che dal fondovalle vicino a Panica- glia si inerpica sulle alture di Trassilico. E' su questo per- corso che si svolsero le prime marce di Gallicano, finché questa strada non fu travolta da una frana. Da allora il nome rimase, ma la marcia si avventurò su nuovi percor- si. Zappello, forse dal lombardo sapél, significherebbe scalino o rialzo e di scalini e rialzi su questi itinerari ce ne sono tanti da superare... Sembra che l'attuale sentiero di 2.4 Km, ormai sconnesso ed aggredito dalla vege- tazione e dalle intemperie, fosse stato sistemato nei primi dell' 800, costituendo allora la principale via di comunicazione per raggiungere il paese fortificato di Trassilico. Abbando-

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GALLICANO 02-06-2019 “37° Marcia dello Zappello

Ritornare a Gallicano per me è quasi una ne-cessità: è uno di quei percorsi che aspetto tutto l’anno, per la bellezza particolare dei suoi luoghi, dei suoi boschi, dei suoi torrenti. Ed è sempre stupendo ritrovarsi il mattino dell'appuntamento sul bel prato verde illuminato dal sole finalmente caldo, presso gli impianti sportivi. Anche stamattina richiamati dalla prima vera giornata di sole, moltissime sono le tute di ogni colore che si muovono in lungo ed in largo, nell'attesa della partenza della marcia. Il gruppo podistico dei donatori di sangue di Gallicano ha organizzato per oggi la 37esima edizio-

ne della marcia dello Zappello. L' evento, patrocinato dal Comune di Gallicano, dai Fratres, dalla pro-loco e dal Trofeo podistico Lucchese, propone ormai da qualche anno lo stesso schema consolidato di percorsi misti di 2, 5, 10 e 16 chilometri.

Ed è ad ogni appun-tamento annuale che la gente si interroga sul curio-so nome Zappello, che dà il nome alla marcia. Alcuni pensano ad una piccola zappa, altri che sia il nome di qualche famiglia storica ed il mistero si complica, perché nelle segnalazioni viene simboleggiato anche un gallo. Senza la presunzione di esaudire completamente le domande, (il) Zappello è il nome di un vecchio sentiero selciato, presumibilmente di origine romana, che dal fondovalle vicino a Panica-glia si inerpica sulle alture di Trassilico. E' su questo per-corso che si svolsero le prime marce di Gallicano, finché questa strada non fu

travolta da una frana. Da allora il nome rimase, ma la marcia si avventurò su nuovi percor-si. Zappello, forse dal lombardo sapél, significherebbe scalino o rialzo e di scalini e rialzi su questi itinerari ce ne sono tanti da superare... Sembra che l'attuale sentiero di 2.4 Km, ormai sconnesso ed aggredito dalla vege-tazione e dalle intemperie, fosse stato sistemato nei primi dell' 800, costituendo allora la principale via di comunicazione per raggiungere il paese fortificato di Trassilico. Abbando-

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nato lentamente dopo l'avvento della carrozzabile, è servito, fino a non molti decenni fa, alle popolazioni collinari per raggiungere il fondo valle, con merci, bestiame e per espleta-re ogni bisogno legato alla vita civile. Oggi "il Zappello" è un sentiero ancora usato sia dai bikers, sia da chi vuole percorrerlo a piedi e tenuto in ordine da qualche meritevole appas-sionato. Esso, mentre ci regala belle viste panoramiche, ci racconta la difficile vita dei trassilichini di quei tempi. L’andare per lo “Zappello” è dunque, per estensione in questa marcia, l'insieme del-

le faticose salite che colle-gano i paesi del comprenso-rio di Gallicano e Fornovola-sco, è l'andare lungo i vecchi sentieri e selciati, ormai tra-volti dal progresso e quasi dimenticati, riscoprendo le orme lasciate faticosamente da questa gente di monta-gna... Dopo i convenevoli con gli amici, alle ore 7:30, i vari gruppi si mettono in mo-vimento partendo dallo stu-pendo complesso degli im-pianti sportivi. Si attraversa rapidamente e festosamente il centro del paese, destando la curiosità dei pochi pas-santi, mentre qualche fine-stra si apre a spiare il motivo di quel chiacchiericcio nelle rughe....Passando sotto l'ex castello di Gallicano, si esce dalla cittadina costeggiando la Turrite e i vecchi bagni termali, immettendoci nella campagna davanti a S.Andrea e immettendoci sulla statale di Vergemoli. Ma è al terzo km., appena scaldati, che comincia la prima parte impegnativa del percorso. Subito infatti il sentie-ro si inerpica nel bosco, lun-

go il percorso del rio Folle, con una pendenza ,che solo pochi ardimentosi riescono a sca-lare correndo. I gruppi invece si sgranano su per la salita e la fatica si fa sentire. Nel fresco del mattino la fronte presto si imperla di sudore e ti domandi ancora una volta perché tu sia lì a faticare... chissà?. Il torrentello, ormai sotto di noi alimenta delle enormi vasche per

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allevamento di trote, mediante una cascata d’acqua trasparente e freschissima. Questa produzione è abbastanza frequente da queste parti, data la ricchezza di acque. Su per i tornanti, le voci di quelli che sono più in alto ti spronano a salire, mentre il sentiero si arrampica tra lecci, castagni ed abeti. Siamo all’interno di una valle sotto il pae-

se di Calomini. Finalmente il sentiero si spiana per circa un chilometro, fino ad uscire sulla strada asfaltata che sale al Santuario. Il sole comincia ad alzarsi ed a farsi sentire lungo la strada dell'Eremo. Ben presto la si lascia, per una gradinata in pietra e le-gno che risale la collina por-tandoci al sovrastante agri-turismo. Alla "Antica Tratto-ria dell’Eremita", il gestore con la collaborazione degli organizzatori della corsa ci offre colorate tartine, frutta e bicchieri di sorella acqua freschissima. Bello spetta-colo sulla valle sottostante della Turrite e sui monti di-rimpetto di Verni e Trassili-co. Incuriositi dal menu ap-petitoso del “frate” esposto dal locandiere, ripartiamo per affrontare l'ascesa a Ca-lomini. Subito dopo il ristoro infatti i due percorsi 10 e 16 si separano e si ritroveranno giù lungo la Turrite alla Cro-cette. Pur continuando sul percorso maggiore, è d’obbligo una deviazione non prevista per visitare

l’Eremo. Spettacolare sito religioso di importanza nazionale, incastonato e scavato quasi interamente nella falesia della montagna a strapiombo sulla valle. Nella sua piazzetta all’ombra di vecchi platani e tra le sue mura il tempo si muove adagio…In un angolo, una fonte gelida e purissima scaturisce dalla roccia, richiamando gli appellativi di S. France-sco, che la definisce umile e casta...Qui secondo la tradizione, la Vergine apparve ad una pastorella. A questo fatto, fra fede e leggenda, si fa risalire il culto mariano in questo luo-go, che da secoli vede le genti salire a questa montagna a pregare la Madonna della Pen-na.

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Ritorniamo al bivio, iniziando a salire per il bosco e aggirando lungamente il sito da nord. Sulla verticale del santuario sorge il paesino di Calomini, che dopo circa 2 km di sali-

ta finalmente appare con le prime case tra gli abeti, sulla sommità del colle a quota 600 m. Il paese si stende su-bito sotto la chiesa, la quale sorge a ridosso dello stra-piombo. Una vista spettaco-lare…. Un’ opportunità per affacciarsi alla piccola balau-stra, ma con circospezio-ne…ed osservare sotto di noi Gallicano e tutto il fondo valle del Serchio, con Barga, Co-reglia, giù fino a Fornoli, a perdita d’occhio Scendiamo la viuzza che attraversa l'abitato e qui un gradito ristoro ci conforta sulla piazzetta del paese. Abbiamo qualche momento per godere dello spettacolo che si offre davanti a noi. La Pania Secca ci sovrasta, mentre davanti è Vergemoli eal di là della valle si staglia-no i paesini, arroccati sulle groppe dei colli. Il percorso prosegue sulla via che collega il paese al suo capoluogo, fino ad in-contrare l'agriturismo Le Ca-panne. Abbandonando la strada, il sentiero si infila nel bosco scendendo a rotta di collo in una valle ricca di ac-que, per poi precipitare sulla

provinciale di Vergemoli e Fornovolasco... La percorriamo per qualche centinaio di metri, rientrando nel bosco fino ad incontrare sul torrente un vecchio ponte a schiena d'asino, recentemente restaurato. Qui ci troviamo quasi sotto alla diga del Trombacco. Un attimo per una foto e ci traghettiamo sul lato destro della Turrite stessa.

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Da qui per circa 3 km seguiamo un sentiero che ci porta sul greto del torrente, of-frendoci la visione di specchi d’acqua cristallina e scorci suggestivi, che promettiamo di tornar a vedere. Incontriamo ancora vasche per la produzione di trote, di cui la Garfagna-

na è un'eccellenza. Dopo la Jara alle Crocette, conti-nuiamo sempre sul lato de-stro della Turrite, sul percor-so fluviale dedicato ad Ales-sandro Valentini. Siamo sot-to il versante nord di Verni e qui per circa 1 km, la valle si stringe, incassando il torren-te, che ci ripropone casca-telle e grandi pozze d'acqua meravigliose. Poi, sotto un sole or-mai caldo, attraversiamo la piana di Campilato, una campagna ben tenuta, che superiamo con la panorami-ca via "Sulla Valle". Ormai prossimi a Gallicano, ci a-spetta l’ultima salitella in lo-calità la Rocca, dall’alto del-la quale si offre la visione dell’intero pese e dei suoi quartieri. La piccola torre di guardia, sempre presidiata, fu più volte distrutta ed oggi dopo un lunghissimo perio-do di abbandono è stata magnificamente restaurata dall'attuale proprietario. Ma il galletto... che c'entra in tutto questo?... Il galletto non è altro che l'em-blema della cittadina, ripor-tato orgogliosamente su molte araldiche, stendardi e

loghi di enti o associazioni. L'assonanza e quindi l'accostamento dell'animale col nome di Gallicano è evidente e si perde nei secoli. Il termine Galicanum invece era già in uso nel 771, probabilmente dal nome di un legionario e colono romano di nome Gallio o Gallicano o ancora Gallicus, proprietario del terreno sul quale è poi sorto l'insediamento. I Romani infatti erano soliti donare terre conquistate ai propri militari come ricompensa delle loro im-prese.

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Il centro, strategico crocevia di fondo valle sulla via Clodia Nova, si sviluppò me-diante la coltivazione e la tessitura della canapa e l'industria della pesca. Fu oggetto di contese fra Lucca e Modena anche al tempo che era divenuto Vicaria. Finalmente trovò tranquillità quando la Vicaria fu associata alla Repubblica di Lucca e col risorgimento, in-

sieme al resto della Garfa-gnana, alla Monarchia di Savoia. Oggi Gallicano si pre-senta come una moderna cittadina, con importanti centri industriali e commer-ciali, mentre la popolazione è coinvolta a vario livello in attività promozionali e soli-dali. E non si può ricordare tutto, dal gruppo dei famosi sbandieratori, alle attività e-stive come "Il Pane e le Ro-se", dalle iniziative solidali come la Misericordia o la fiaccolata benefica, divenuta con il tempo la Fiaccolata della Valle del Serchio; sen-za dimenticare il famoso Pa-lio di San Iacopo che infuo-ca gli animi dei rioni cittadini. Dalla Rocca, dopo una piccola sosta che ci consente di gustare il pano-rama sui quartieri cittadini, si scende brevemente, at-traverso i selciati del castel-lo. Questo edificio, conteso durante il medioevo, fu di-strutto e ricostruito più volte ed adesso i suoi resti sono inglobati nelle case sorte all'intorno dell' imponente la chiesa parrocchiale. Un ul-timo tratto nella borgata e

finalmente guadagniamo, dopo circa 16 km percorsi in quasi 3 ore, gli impianti sportivi da cui siamo partiti e dove ci attende un ottimo ristoro sotto l’accogliente tensostruttura. Mi at-tardo a gustare un panino, e perché no anche una crostata, ne fanno delle ottime queste signore.... mentre faccio i mie complimenti al gruppo dei donatori di sangue, per l'ottima occasione che ci hanno offerto anche stamattina di poter seguire i sentieri del galletto... Graziano Giuliani 02-06-2019