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La RedazioneStudenti di questo Istituto, l’IPSIA “F.lli Taddia”, fanno parte di quel gruppo di persone che hanno deciso di partecipare al Giornale d’Istituto col nome ‘PUNTO A CAPO’, la redazione è nata nell’a.s. 2007/2008 on line ed ora viene distribuita una volta l’anno agli studenti interessati in formato cartaceo.

Abbiamo lo spazio del sito della scuola per auto-gestirlo e pubblicare i nostri e i vostri pensieri e fotografie.

Siamo entusiasti di partecipare a questa iniziativa, in quanto ci danno la possibilità di esprimere le nostre opinioni.

Quindi Buona Lettura!

News

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Musica &Cinema

GalleriaRedazione

Gaspare P. - Nicola DG. - Sara B. - Sara F. -Davide P. - PierGiorgio V. - Emanuele O.

DregFabri FibraStone SourCinema 3D

La mia Prima voltaCome scrivi, come sei!Poesie: Cosplayer Rinato (per Haiti)

Gli UltrasFacebook

VolleyUna gioranta da archeologi

Il Coraggio di Vivere

Foto della Redazione:GANGSTASPORTS

Alice in the Wonderland SCARY MOVIE

AVATARFotografie dalle Taddia:PalestraDanceVarie & Co

Nobel per InternetDance Coreography

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Newsarticoli

“Il coraggIo dI vIvere”auschwitz un sopravvissuto racconta<<...Io sono un sopravvissuto, io dovevo morire, qualcuno aveva programmato e pianificato la mia morte...>>. Con queste parole Nedo Fiano ha iniziato il suo discorso, martedì 13 Aprile 2010, davanti a 400 studenti, delle Scuole superio-ri di Cento, che si sono recati alla Pandurera per ascoltare la sua te-stimonianza. Nedo Fiano, un ebreo di Firenze, è uno dei più attivi testimoni con-

temporanei dell’esperienza del-l’Olocausto nazista. Fu deportato, insieme alla sua famiglia, nel cam-po di concentramento di Auschwitz nel 1944 e qui rimase fino al 1945: fu l’unico superstite della sua fami-glia. Ned, ormai, ha tenuto più 900 con-ferenze in tutta Italia, nel corso delle quali ha incontrato soprattut-to gli studenti delle scuole, e, pur avendo già 85 anni, ricorda molto bene quei fatti che hanno segnato così tristemente la sua vita e che sono ricordi indelebili nella sua mente. Nel 2003 ha pubblicato le sue me-morie nel libro: “A5405. Il coraggio di vivere”, in cui il primo numero è la sua matricola di prigioniero, un numero che gli è stato marchiato sul braccio e che lui ancora mostra agli studenti insieme alla divisa a righe che indossava nel campo. Ha raccontato la sua esperienza di ragazzo che scoprì, con le leggi an-tiebraiche del 1938, di essere diver-so dagli altri, di avere meno diritti degli altri, tanto che fu costretto ad abbandonare la scuola a 13 anni. Sua madre non poteva più gestire la piccola pensione come prima, le persone che prima li salutavano

passando per strada ora si voltava-no dall’altra parte. <<...Attenzione, avverte Nedo, chi viene lasciato da solo più facilmente diventa vittima degli altri, più facilmente può es-sere privato dei suoi diritti. Quel-lo che è mancato in quel periodo è stata la solidarietà da parte di tutti e questo ha permesso la tra-gedia...>>. Quando vennero portati al campo di concentramento, dopo un viaggio disumano durato sette giorni e sette notti, nessuno sapeva esattamente cosa li attendesse. Mol-ti erano convinti che si trattasse ve-ramente di un campo di lavoro. Del suo arrivo al campo di sterminio, ha ricordato l’ultimo saluto della madre, dato che ci fu subito la divi-sione tra uomini e donne e la madre venne indirizzata alle camere a gas (del resto l’85% di chi scendeva dal treno veniva ucciso nel giro di po-chi giorni). Ad Auschwitz c’era un odore di morti nell’aria e un fumo continuo che usciva dalle ciminiere dei forni crematori. Le SS avevano un manganello in una mano e con l’altra tenevano un cane. Nel cam-po c’erano circa 1500 dobermann addestrati ad addentare i prigio-nieri che avessero tentato la fuga o usati semplicemente per “leccare” il sangue delle ferite dei prigionieri che venivano puniti con delle ba-

stonate. Spesso Nedo nel corso del suo rac-conto ha pronunciato delle parole in tedesco o meglio le ha urlate. Nel campo, come ha spiegato, nes-sun tedesco parlava, tutti urlavano. Nedo conosceva il tedesco e que-sto gli ha permesso di sopravvivere perché venne utilizzato come in-terprete. Alla domanda se lui oggi parla ancora il tedesco la risposta è stata che il tedesco è una lingua bella, così come lo sono tutte le lin-gue del mondo: “Sono brutte, ha aggiunto, solo le lingue che non si conoscono”. Ha spiegato in modo dettagliato le fasi della “fabbrica dello ster-minio”, una organizzazione scien-tifica del lavoro che non era però finalizzata alla produzione di una merce ma alla distruzione di un in-tero popolo. Gl incubi di Auschwitz ancora tornano nella mente di Nedo: non può entrare in una pizzeria perché il forno a legna gli ricorda il forno

Noi abbiamo partecipato a:

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in cui il corpo di sua madre è stato bruciato, non può tenere le unghie lunghe perché sentirebbe subito l’odore del campo, non indossa le scarpe di camoscio perché quando tornò nella sua casa a Firenze l’uni-ca cosa che trovò fu una scarpa di camoscio di suo fratello. Anche suo fratello è morto ad Auschwitz insieme alla moglie e ad un figlio di 16 mesi. Del passato gli è rimasto anche un gesto che spesso fa che è quello di accarezzarsi i capelli: inconscia-mente, cerca di ripetere il gesto che faceva sua madre per proteggerlo. “Mia madre mi accarezzava i ca-pelli mentre eravamo nel treno che ci portava al campo. Senza dire una sola parola”.

L’incontro è stato molto interessan-te e ricco di emozione per i presen-ti che hanno ascoltato nel finale la maledizione di Primo Levi verso chi non ricorderà questi fatti e non li racconterà ai propri figli:

Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.L’invito quindi che è stato rivolto ai giovani è quello di Non dimen-ticare in modo che tali tragedie

non si ripetano Mai più.Classi quinte

Il TIFo da STadIo:glI UlTraS

Quando la parola “ultras” è pro-nunciata quasi tutti si spaventano o ti inquadrano come un delinquente. La gente non ragiona come dovreb-be, nel senso che un Ultrà cerca di far vincere una squadra incitandola fino alla fine della partita e lo fa in modo “legale”.Però, fuori dal-lo stadio vi sono spesso scontri tra tifoserie, un esempio è Vin-cenzo Spagnolo, ultrà del Genoa, che è stato accol-tellato a morte prima della par-tita Genoa – Mi-lan. A causa di questo episodio, e in seguito a molti altri, il governo italiano ha pensato di risolvere il problema con delle sanzioni come i provvedimenti del D.A.SPO, cioè Divieto di Accedere alle manife-stzioni SPOrtive.In seguito, durante la partita Cata-nia – Palermo del 2007, l’uccisione di Filippo Raciti, nel corso degli

scontri tra Polizia e tifoseria cate-nese, ha portato al varo di nuove leggi per combattere gli ultrà vio-lenti. Adesso per portare un sem-plice striscione si deve chiedere il permesso della Questura e non si possono portare anche fumogeni e petardi, perché questi non veniva-no usati solo come coreografia del tifo, quindi se uno oggi viene tro-vato con petardi o fumogeni, oltre

che il sequestro degli stessi scatta anche l’arresto! In più hanno ag-giunto anche i biglietti nominali, a persona.La prima parte dell’articolo 21 della Costituzione Italiana recita: <<…tutti hanno diritto di manife-stare liberamente il proprio pen-siero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione….>>. Quindi cosa si deve fare? Segui-

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re le linee guida dall’art. 21 della Costituzione Italiana e lasciare che alcuni Ultrà facciano ciò che vo-gliono o impedire loro di rovinare il calcio ma allo stesso tempo im-pedire a chi veramente lo ama di incitare la sua squadra del cuore, a causa delle leggi “Anti – Ultrà”?Inoltre oggi, con la Pay-Tv, hanno cambiato gli orari delle partite ed hanno aumentato il costo del bi-glietto, quindi i tifosi si devono ade-guare ai mass media e molta gente non riesce più ad andare allo stadio a causa dell’alto costo del biglietto, soprattutto ora nel momento di cri-si mondiale. Infatti un biglietto in media in curva costa circa 20 €!Oggi in Italia, ma non solo, è in atto un tentativo di repressione da parte degli enti governativi che ten-

dono a porre fine ai movimenti Ul-tras. Questi atti molto spesso sfo-ciano in scontri violenti tra Polizia da una parte ed Ultras dall’altra. In alcuni casi gli Ultras di squadre da decenni rivali si sono federate in manifestazioni contro la Poli-zia. Questa rabbia degli Ultras nei confronti della Polizia, è stata sca-tenata l’11 Novembre 2007, quan-do Gabriele Sandri, un tifoso della Lazio, venne ucciso in una stazione di servizio nei pressi dello svincolo autostradale di Arezzo da un colpo di pistola sparato dall’agente di po-lizia Luigi Spaccarotella. Questa è stata la goccia che ha fatto traboc-care il vaso, adesso tutti gli ultrà odiano indistintamente i poliziotti

(celerini) e carabinieri, molti ultras s’ispirano agli A.C.A.B. (All Cops Are Bastard – tutti gli sbirri sono bastardi), questo è giusto? L’agen-te Spaccarotella ha sparato, dalla stazione di servizio, con le braccia tese ad altezza uomo, questo lascia il dubbio, ma è stato volontario?Tutti questi eventi nel susseguirsi di questi anni hanno portato il tifo da stadio e gli Ultras a scontri sempre più violenti, ma non dimentichiamo che all’interno del tifo da stadio e soprattutto degli Ultras vi sono an-che quelle persone, giovani e non tanto più giovani, che credono in un calcio pulito, in un tifo scate-nato ma non violento, che credono di poter sostenere la loro squadra, i loro giocatori del cuore come me-glio credono, senza violenza ma col cuore!Così, se vengono sciolti i gruppi Ultras che rispettano le tradizioni delle tifoserie più oneste, se toglie-te noi che riempiamo sempre gli stadi con cori e striscioni d’incita-mento ed a volte anche, perché no, tentiamo di scoraggiare la squadra avversaria, chi riempirà gli stadi? Chi pagherà il biglietto per vedere dal vivo i propri giocatori? Rimar-ranno solamente le televisioni! Ed in quel momento si capirà che il calcio è fatto di emozioni date dal

tifoso insieme alla squadra, non da un apparecchio televisivo lontano km dal calciatore e dal campo!

Pier Giorgio Veronesi 3q

FaceBooKPro e coNTroFacebook nasce il 4 Febbraio del 2004 da Mark Zuckerberg e il nome del sito si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo membro (fa-cebook) che nei college americani e nelle scuole statunitensi vengono pubblicati all’inizio dell’anno acca-demico e si distribuiscono ai nuovi studenti ed al personale come mez-zo per conoscere tutti i componenti del campus.Facebook ormai fa parte della no-stra vita più di quanto noi possia-mo immaginare, grazie a questo famoso social network possiamo ritrovare vecchi amici dell’elemen-

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tari, fare nuove amicizie, guardare le foto dei nostri amici e lasciare messaggi o commenti nella propria bacheca o in quella altrui, e addi-rittura fare test, giochi e scoprire tante altre applicazioni.Fino ad ora vi sembrerà che Face-book sia un sito fantastico pieno di opportunità per comunicare! Infatti lo è, ma i contro? ci sono? Ovvia-mente sì! infatti “grazie” a FB non esiste più privacy! Tutti in qualche modo, possono vedere le nostre foto ed i nostri messaggi! E soprattutto i gestori del sito hanno per contratto, il diritto di utilizzare tutto ciò che noi mettiamo su FB come e quando vogliono. In poche parole la nostra vita privata non è più privata! Que-sto è anche colpa nostra, che non ci facciamo scrupoli a scrivere tutto quello che facciamo e ci viene in mente. Questo è dato dalla nostra “voglia”, per dire, di esser al centro dell’attenzione di tutti, e sempre. E quindi scriviamo ogni cosa che facciamo, anche la più stupida, solo per ricevere commenti o approva-zioni. Grazie a Facebook a mio pa-rere si è crea un mania di protago-nismo in quasi tutti gli iscritti, che ci fa perdere tempo prezioso ogni giorno e ci fa degradare la nostra vita sociale, ovviamente non sono tutti così fortunatamente, ma quasi

la maggior parte!Comunque penso fermamente che Facebook abbia un grandissimo potenziale, soprattutto se usato in modo corretto e che possa real-mente allargare la nostra propria rete sociale d’amicizia nella vita reale; se usato con i giusti modi, può essere un punto d’incontro e di scambio notevole, ma bisogna sem-pre stare attenti.

Gaspare Palemeri 4°P

Pallavolo…non solo uno sport!!!!Alcuni sottovalutano la pallavolo, sminuiscono questo sport facendo credere che non sia importante, perché credono che gli sport im-portanti siano il calcio, il basket, insomma sport di contatto; forse loro non sanno quello che si vive in quel campo, le emozioni che si pro-vano stando lì dentro a lottare su ogni pallone, a combattere per un punto che vale la vittoria, e/o può cambiare le sorti della partita. La pallavolo è questo, è amore e pas-sione che i giocatori mettono sul quel parquet per migliorare e cer-care di diventare qualcuno con pro-fessionalità, lavorando sempre con serietà accettando le scelte, magari non condivise, dell’allenatore e se si vuole diventare veramente qual-

cuno ci vuole testa. Un vero cam-pione non conosce presunzione, è umile nella vittoria come nella sconfitta. La Pallavolo è gioco di squadra e di compattezza, un bloc-co unico, leale, fedele, che combat-te unito contro tutto e tutti mante-nendo un livello di concentrazione elevatissimo, perchè un vero atleta

sa quanto può costare una minima distrazione, ed è per questo che ci mette tanta grinta, perchè una gran-de squadra sa imporre il proprio gioco, non subisce il gioco degli avversari, non perdona gli errori, non fa regali e guarda gli avver-sari con occhi da tigre. Dopo tutto la pallavolo, si gioca sei contro sei, tutto può succedere, l’importante è

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crederci e lottare, sempre. Perchè io ci credo! Anche sul set point degli avversari, perchè la partita finisce a 25 e il punto se lo devono guadagnare. La pallavolo è un so-gno infinito! Quando tutto è buio, è lei la luce della mia salvezza. E’ lei che ti tira su di morale, e non ditemi “TU, pallavolista” in senso dispregiativo, perché viene anche a voi quel brivido, quando hai quel pallone davanti, puoi sfogarti con la palla, tirare forte, liberati, lei non se la prende per uno schiaffo! E’ lì per te! La pallavolo è cosi, quando ti prende ti resta dentro, all’interno del tuo cuore.

Davide Penzavecchia 3q

UNa gIorNaTa da arcHeologI

Avete mai vissuto una giornata da archeologi?Le classi 1S e 1Q sì ed anche in modo divertente!Infatti grazie ad un progetto sco-lastico dal titolo “Dallo scavo al museo” abbiamo potuto incon-trare l’archeologa Stefania Paioli che, operando nel settore, è molto esperta. L’incontro è durato tre ore, duran-te le quali è stato spiegato il lavo-ro dell’archeologo sia in teoria che

nella pratica quotidiana. La paro-la “archeologia” significa “studio dell’antico” e questa scienza non si occupa solo di ossa, reperti, og-getti antichi ma di qualsiasi traccia ci possa aiutare a ricostruire la vita dei popoli del passato. Per esempio un ramo dell’archeologia, la pa-leobotanica, studia i reperti fossili vegetali, come il polline presen-te negli scavi, perché questo ele-mento sembra quasi indistruttibile, resistendo al fuoco, all’acqua e al tempo, e ci fornisce così importanti informazioni sull’ambiente natura-le dei nostri antenati. L’archeologia di oggi è molto diversa da quella del passato. Agli archeologi di fine ‘800 interessava solo l’oggetto an-tico mentre agli studiosi di oggi interessa di più il contesto in cui l’oggetto viene trovato perché esso ci fornisce molte più informazioni sulla vita dell’uomo del passato, sulle sue pratiche funerarie e sul-la sua mentalità religiosa. Del re-

sto, ormai gli oggetti trovati sono talmente tanti che i musei hanno problemi di spazio per contenerli ed esporli tutti. Dopo la parte teorica in cui abbia-mo visto foto e diapositive, la clas-se è stata divisa in gruppi ed ogni gruppo ha ricevuto gli strumenti più comuni dell’archeologo cioè la cazzuola, la spazzola e una pa-letta. C’è poi stata consegnata una vaschetta piena di terra che simu-

lava un terreno di scavo in cui era-no presenti dei “reperti” che ogni gruppo doveva individuare, recu-perare e catalogare. Ogni recipiente conteneva tre strati: il primo di terra bagnata, il secon-do di terriccio nero ed il terzo, che rappresentava lo strato più antico, di sabbia umida. Abbiamo trovato: monete, pezzi di ceramica, pezzetti di legna brucia-ta, cocci di vaso, carbone e ossa. Ogni componente del gruppo ave-va un ruolo ben preciso: chi scava-

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va, chi puliva i pezzi, chi li scheda-va. Ogni strato veniva fotografato mettendoci accanto una punta di legno che indicava il nord ed una lavagnetta che indicava la data ed il luogo del ritrovamento. Ogni oggetto è stato poi disegnato e ri-prodotto su un foglio di carta mil-limetrata. Infine dopo tutto questo lavoro pratico, bisognava formulare delle ipotesi sugli oggetti trovati (il loro uso, il tipo di ambiente in cui si trovavano) basandosi soprattutto sul contesto di scavo. Per gli studenti è stata una espe-rienza molto interessante e diver-tente perché nessuno si era mai trovato nei panni di un principian-te archeologo. Chissà se tra di noi uscirà un futuro Indiana Jones!.

Elisa Lorenzoni 1Q

“a caccIa dI FIgUrereTorIcHe”Gli studenti della 2Q sono stati coinvolti in una “battuta di caccia” un po’ particolare: per due setti-mane hanno dovuto dare la caccia e catturare il maggior numero di …figure retoriche. Noi siamo cir-condati da figure retoriche anche se non sempre ce ne rendiamo conto: se ne trovano in abbondanza nel-la pubblicità, nelle canzoni, nelle poesie, ma anche nei discorsi quo-

tidiani tra amici e nei messaggini amorosi che i ragazzi si scambiano. Si tratta di espressioni particolari che si discostano dall’uso comu-ne, rendendo così il messaggio più creativo ed incisivo.Gli studenti della classe dovevano riportare in un foglio del loro qua-dernone tutte le figure retoriche che ascoltavano per strada, vedevano in televisione, leggevano sui giornali o nelle insegne dei negozi.Queste sono alcune delle figure re-toriche che sono cadute nella rete dei nostri abili cacciatori: Prese dalla pubblicità: “Today, To-morrow, Toyota (allitterazione), Internet per Totti, internet per tutti” (paronomasia), “Tim tut-to compreso. compreso tutto?” (chiasmo), accade che è acca-dì (paronomasia), Peroni per noi (anagramma, paronomasia), Spen-sierati e soddisfatti (pubblicità di Win for life, è una allitterazione), Per sentirsi verdi senza andare al verde (pubblicità per ecoincenti-vi, si tratta di una paronomasia). Catturate dalle canzoni. In “L’amo-re si odia (e già il titolo è un os-simoro), ci sono le similitudini: “sei come colla tra le dita, “come l’asfalto consuma la suola”. Ci sono le antitesi di Tiziano Ferro nel-la canzone “Ti scatterò una foto”:

“Perché gioia e dolore hanno lo stesso sapore con te”, “Quando sei il più grande sogno, il più grande incubo”, fino ad arrivare all’esplo-sione di similitudini e metafore di Jovanotti: “Bella come una mattina d’acqua cristallina, come una fi-nestra che mi illumina il cuscino, calda come il pane, ombra sotto il pino ecc. E come non finire con le anafore di Vasco:

“Sto pensando a te mentre cammino, mentre parlo, mentre rido, mentre respiro sto pensando a te mentre mi sveglio, quando corro tutto il giorno sto pensando a te mentre mi spoglio di ogni orgoglio mentre guardo il mio destino sto pensando a te quando ricordo mentre ancora sento il tuo profumo”

Insomma abbiamo capito che si tratta di una ricerca infinita che difficilmente potrà arrivare ad una conclusione. Per la classe 2Q la gara di caccia si è conclusa con una pre-miazione. L’allieva Rodriguez Ca-ridad ha ricevuto l’attestato di “Mi-glior cacciatrice di figure retoriche

per l’anno scolastico 2009-2010” avendone catturate una quarantina e nella sua pagina di quadernone ha disegnato anche una ragazza molto agguerrita ed armata di pugnale in-tenta a svolgere la sua missione. La sfida riprenderà il prossimo anno nelle classi seconde. Comin-ciate a guardarvi intorno: le figure retoriche vi stanno circondando…

Classe 2Q

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no proiettate in rapida sequenza e vengono discriminate da oc-chiali dotati di ottura-tori sincronizzati.

Sistema a lenti polarizzate: due im-magini, proiettate in rapida sequenza su un apposito schermo riflettente, vengono discriminate da oc-chiali dotati di lenti polarizzate orientate ortogonalmente l’una rispetto all’altra.

Adesso la maggior parte dei film che sono usciti o che stan-no per uscire sono in 3D. In Italia uno dei primi film di questo genere che è arrivato nelle sale cinemato-grafiche, è stato “Lo squalo 3” del 1987, poi nel 2003 il primo film d’animazione in 3D (almeno in Italia) fu “Polar Express”, nel 2007 “Robinson una famiglia spazia-le” della Disney, ma nella maggior parte

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delle sale italiane que-ste pellicole sono state proiettate normalmen-te. In DVD poi è stato venduto per un certo periodo il film “ Spy kids 3D : Game over”: nell’acquisto del DVD erano inclusi 2 occhia-lini per vedere il film in 3 dimensioni.Finalmente nel 2008 al cinema arriva il film “ Viaggio al cen-tro della terra” tratto dal romanzo di Giu-lio Verne, remake di un film già girato nel 1959, e da quel mo-mento in poi si inizia a pubblicizzare e dif-fondere di più il film a 3 dimensioni.Per citare altri titoli di

film in 3D si può nomi-nare “Bolt- un eroe a quattro zampe”, “L’era glaciale 3”, “Mostri contro Alieni”, “Up”, “G-force superspie in missione”, “Caroline e la porta magica”.Dal regista Tim Burton sta per arrivare nelle sale cinematografiche l’attesissimo “Alice in a wonderland” la cui uscita è prevista per questo Natale.Un altro film molto atteso per questo Na-tale, sempre in 3D, è “A Christmas Carol” dove Jim Carrey inter-preta il vecchio e ava-ro Ebenezer Scrooge.In conclusione, per mia esperienza perso-

cinema 3dil FUTUro

Il cinema a 3 dimen-sioni è un modo di vedere i film che sta prendendo sempre più piede ultimamente. Il costo del biglietto d’ingresso è maggio-rato rispetto ai film tradizionali e la proie-zione in 3D è solo nei cinema multisala ove sono muniti di appo-sito proiettore e di oc-chialetti per la visione in 3D.Ha origini dagli anni ‘20 con il sistema

dell’immagine tridi-mensionale ottenuta con un tipo di proiet-tore speciale e con speciali occhiali a 2 colori (blu e rosso), poi negli anni ‘50 c’è stata la prima vera e propria diffusione con la tecnica della pola-rizzazione della luce. La tecnica moderna utilizzata attualmente è quella degli occhia-letti elettronici a cri-stalli liquidi. Dato che la produzione di film in 3D richiede costi

molto elevati, si utiliz-za soprattutto per film d’animazione.

Le tecniche per la proiezione d’immagi-ni 3 D in movimento si basano su tre siste-mi:

Anaglifo: due im-magini filtrate con due colori diversi ven-gono discriminate da occhiali con filtraggio mplementare.

Sistema a oscura-mento alternato: le due immagini vengo-

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nale, guardare un film in 3D è molto bello, coinvolgente, diver-tente, diverso sì, ma a volte inutile, perché, a seconda del tema trattato, a volte è più gradevole guardare un film normalmen-te e senza effetti che ti fanno uscire dal-lo schermo oggetti o persone perché poi si va a perdere un po’ il gusto della trama e dei personaggi che la rac-contano, e si rischia di andare al cinema solo per gli effetti specia-li. Un film, invece, ti deve innanzi tutto cat-turare per la sua storia più che per l’effetto 3D, senza nulla toglie-re ai film d’azione o d’animazione dove gli effetti tridimensiona-li a volte servono per farti entrare più nella parte e a farti sentire l’emozione del per-sonaggio, attraverso scene d’azione parti-colari.Il cinema del futuro

è quindi in 3D ma avrà successo solo se la sua tecnica ci farà emozionare di più rispetto al cinema tradizionale.

Nicola Di Gennaro 4p

In Programmazione

In Programmazione

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dredgBand musicale di al-ternative Rock e Rock Progressivo, hanno iniziato la loro carrie-ra attraverso la rete e in particolare con il noto MySpace, facen-dosi conoscere per la loro musica.Il nome del gruppo “Dredg” letteralmen-te tradotto in italiano vuol dire “dissotter-rare” o “scavare” un fiume o un canale, e si

riferisce al loro sound, ma recentemente un membro del gruppo ha semplicemente di-chiarato che gli pia-ceva il suono della pa-rola e non tanto il suo significato. Una altra curiosità del gruppo è che le copertine dei loro ultimi due album che si intitolano “Ca-tch Without Arms” e “The Pariah, the Parrot, the Delusion”, sono state completa-

mente disegnate da un membro del gruppo, il bassista Drew Roulet-te.I componenti dei Dre-dg sono Gavin Hayes (cantante, occasio-nalmente alla slide guitar), Mark Engels (chitarra), Drew Rou-lette (basso e tastiere) e Dino Campanella (batteria e tastiere). La band inizia la carriera negli anni ‘90 con uno stile musicale molto

Ultime uscite discografiche

Selena Gomez - Naturally

JUSTIN BIEBER - Baby

Jay Sean - Down

MARCO MENGONI - Credimi ancora

TAYLOR SWIFT - You belong with me

EMMA MARRONE - Calore

PIER DAVIDE CARONE - Di notte

LOREDANA ERRORE - Ragazzi occhi cielo

aggressivo, la massima espressione della loro originalità la si può avvertire già dal loro primo album “Leitmotif”, pubblica-to l’11 Settembre del 2001 da cui vi fu il tentativo di produrre un film, che avrebbe incluso le canzoni dell’intero album in una sorta di Video Musicale, ma il progetto non fu portato a termine.Nel 1998 pubblicano il loro primo album “Leitmotif”, con il quale i Dredg acqui-stano quasi subito un posto importante fra i promotori della musica Alternative, dato il sound unico e concettuale del loro primo disco, in larga parte strumentale. Nel 2002 pubblicano l’album “El Cielo”, la sua par-ticolarità è che molte tracce si possono ri-condurre alla vita di Salvador Dalì, noto ar-tista surrealista spagnolo, ed in particolare a un suo quadro “Sogno Causato dal Volo di una Mosca intorno ad una Melograna Qual-che Secondo Prima del Risveglio”. Poi nel 2005 con l’album “Catch Without Arms”, viene lanciato il primo video musicale del gruppo con il singolo “Bug Eyes” che ebbe sin da subito un enorme successo. Sempre nello stesso anno Mark e Dino producono

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le soundtrack per un film indipendente “Water-borne”.Nel 2009 pubblicano un altro album “The Pa-riah, The parrot, The delusion”, da dove ven-gono estratti due video clip, “Information” e “I don’t know,” il cui testo si interroga sull’origi-ne e sul destino della vita terrena.L’album “The Pariah, The Parrot, The Delu-sion” in particolare è stato ispirato da un arti-colo di Salman Rushdie e, come dichiarato dal gruppo stesso, il tema dell’album è la pazzia del mondo moderno e la lotta tra scienza e re-ligione.

In conclusione penso che i Dredg siano un ottimo gruppo musicale e che vale la pena ascoltare i loro album pieni di significato e con un ritmo diverso dalle altre rock band. Quin-di se cercate musica innovativa e che sappia coinvolgervi i Dredg sono i migliori.

Nicola di gennaro 4p

FaBrI FIBraPer prima cosa vorrei sottolineare che questo ar-ticolo è stato scritto grazie ad un’intervista che ho fatto ad un mio Caro amico, che ringrazio per il suo aiuto, Almedin Gasi.In questo articolo vi parlerò di Fabrizio Tarduc-ci conosciuto come Fabri Fibra, nato a Senigal-lia in provincia di Ancona nel 1976, a soli 17 anni incide il suo primo brano, si dice che abbia avuto un’infanzia difficile per via dei testi che produce, perché lui scrive testi su tutto ciò che pensa.In famiglia non è l’unico a cantare, c’è anche

suo fratello Francesco noto come Nesli Rice, che ha collaborato a produrre degli album.Nel ’96 Fibra si riu-nisce con Dj Lato col quale produce un al-bum dal titolo “Mare quest’el gruv”, nel ’97 grazie all’aiuto di Lato, al quale si unirà Mc Shazan, il ragno, produrrà l’album “Il rapimento del Vulpla” e insieme formeranno il gruppo dei “Custodi del tempo”.Nel ’99 Lato e Fibra produrranno l’album “Sindrome del fine millennio”, e successi-vamente cambieranno il nome del gruppo chiamandosi “Uomini di mare”, da quell’an-no hanno cominciato a fare i loro primi live per tutta Italia.Finiti i concerti, nel 2000 Fibra, insieme a Lato e Nesli, fonda le “Teste Mobili Re-cords” con la quale produrranno l’album “Dinamite”, finito l’al-

bum Fibra collaborerà con Fritz Da Cat per il compimento dell’al-bum “Novecinquan-ta”.Da qui è cominciata la sua carriera da so-lista producendo l’al-bum “Turbe giovani-li” utilizzando le basi prodotte da Neffa, al quale fa sentire una sua demo, così Neffa lo fa conoscere alla “Emi Records”, una nota casa discografi-ca. Nel 2004 sempre da solista produce l’al-

bum “Mr. Simpatia”, poco dopo esce l’al-bum “Tradimento” nel quale l’ultima traccia è “Cuore di latta”, l’ascolto di questa can-zone viene proibito ai minori di 18 anni nel suo paese natale dove venne anche denun-ciato.Poi ha prodotto altri album: “Pensieri Sco-modi”, “Bugiardo” e “Chi vuol essere Fabri Fibra”; è previsto que-st’anno il suo ritorno con l’album “ Contro cultura”.

Non posso che con-cludere dicendo: non vediamo l’ora che esca il nuovo cd!.Emanuele Olivo 3Q

M.A.MONKEY D. OLIVO

SToNe SoUrStone Sour è un grup-po statunitense, forma-tosi nella città di Des Monies capitale dello Stato dell’Iowa negli Stati Uniti d’America. Nel 1992 propone un genere melodico che spazia dal Post-Grun-ge Alternative Metal all’Hard Rock e Rock. Il nome Stone Sour significa letteralmen-te “Acido di pietre”. I fondatori del gruppo sono Cory Taylor (can-tante negli Slipknot) e Joel Ekman. Il grup-po formatosi nel 1992 registrò inizialmente poche tracce, perchè il posto del primo chi-tarrista rimase vacan-te fino al 1995 quando entrò a far parte del gruppo James Root.Nello stesso anno Co-

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rey Taylor abbandonò gli Stone per unirsi agli Slipknot, anch’es-si provenienti dal-l’Iowa, e divenuti tra i più famosi sulla scena del Metal insieme a un gruppo coetaneo i Korn. Qualche anno più tardi, anche James Root si unì agli Sli-pknot diventandone il bassista. Nel 2002 Co-rey e James riuscirono a concentrarsi e a por-tare avanti entrambi i gruppi avvalendosi delle conoscenze mu-sicali e tecniche che i due gruppi potevano

fornire. Questo grup-po ebbe sempre forti contrasti con le case discografiche per via dei contenuti delle canzoni talvolta ina-deguate e oltremodo anticonformiste per i canoni consentiti dalla censura discografica, infatti ci sono ancora registrazioni ascolta-bili dal web delle loro prime incisioni che ri-masero inedite per al-cuni anni. Dopo vari tentativi di trovare una casa discografica che li accettasse, grazie al successo ormai pla-

netario degli Slipknot sotto la Roadrunner Records, Corey Taylor promosse gli Stone Sour che dopo alcune modifiche consigliate dai produttori disco-grafici riscossero mol-to interesse nella Road Runner Records tanto da fargli incidere il loro primo album. Ci fu una lunga e solen-ne attesa per il publi-co degli Stone che dovette aspettare fino al 2006 per avere un altro cd “Come What (ever) May”. In que-sto periodo Elcman

dovette abbandonare il gruppo per l’aggra-varsi dello stato di sa-lute della moglie per poi essere rimpiazzato da Roy Mayorga ex-batterista dei Soulfly, i suoi compagni, in-vece, incisero a Los Angeles nello studio

del cantante dei Foo Fighters ed ex batteri-sta dei Nirvana, Dave Grohl. Dopo le varie esibizioni del giugno 2007, con relative date italiane il cantante del gruppo ha annunciato durante un’intervista che, nel mese di gen-

naio di quest’anno, gli Stone si chiuderanno di nuovo in studio per elaborare un nuovo al-bum.

Sara franci 4p

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la PrIma volTa cHe TI Ho rIvISTo

Per prepararsi ad ogni giorna-ta d’amore, con-siglio di leggere “La prima volta che ti ho rivi-sto” di Lorena Spampinato. Il libro raccon-ta di Poly e Ga-

briele due ragazzi di 16 anni, che hanno storie da raccontare, rancori da sopportare, rimpianti da cancel-lare. Due vite fatte di illusioni, di tante domande, di sogni e di idee. Si incontrano, lei col cuore pieno di ricordi di un amore che non c’è più, lui alla ricerca del padre che è ormai lontano. Le loro due storie s’intrecciano per volere del destino, e pian piano entrambi si accorgono che non c’è tempo per rabbia, ran-cori, illusioni, è ora di agire per-ché è quella la cosa giusta da fare. Amare, perché è questo quello che importa, volare anche solo per un attimo, staccarsi dalla vita di tutti i giorni e abbandonarsi ai piccoli, ma bellissimi, momenti che si pas-sa insieme a chi si ama.Vi riporto un passo tratto dal libro,

che mi è piaciuto molto: <<…A ognuno di noi, quando nasce o forse anche molto prima, quando siamo solo pensiero, viene donata un’ala. Molti non la vedono, ma io so che c’è. A volte sento quelle piume scosse dal vento. Fin da pic-cola ho sempre cercato di spiccare il volo. Ma niente. Quella piccola ala, da sola, era troppo debole, poi un giorno ho capito che per vo-lare servono due ali. Più volte ho provato a sforzarmi di vivere solo di me. Ma così sarei costretta a vivere per sempre sulla terra, cor-rendo il rischio di non poter mai arrivare a toccare le nuvole. E’ per questo che esiste l’amore. E la vita è una continua ricerca dell’al-tra ala. Crescendo, ho poi impara-to che le ali non sono tutte uguali. Ne esiste solo un’altra uguale alla nostra. Alcune sono troppo gran-

di, altre piccolissime. Ma una è identica. Ci sono persone che la incontrano e non se ne accorgono, altre la lasciano andare, al-tre la perdono, altre la confondono. Altre, le più fortunate, riescono a volare. Riesco-no a perdersi tra il bianco delle nuvole, e a essere accecati dalla luce del sole. E si abbandonano completamente alla propria metà, creando una fusione inscindibile, che alcuni chiamano vero amore…>>

Sara Bagni 4p

Haiti: la terra tremaIl 12 gennaio 2010, alle ore 21:53:09 (16:53 ora locale), un violento terremoto di magni-tudo 7,3 M, seguito da numerose repliche di intensità superiore a 5,0 M, ha colpito l’en-troterra di Haiti in prossimità della capitale Port-au-Prince. Il numero di vittime e l’entità dei danni ma-teriali provocati dal sisma sono ancora sco-nosciuti, ma sono apparsi subito ingenti, con notizie che indicavano un numero di morti compreso tra decine di migliaia e 500.000. Secondo la Croce Rossa Internazionale, il terremoto avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone e 222.517 (bilancio ufficiale del 24 febbraio 2010) persone sarebbero rimaste uccise e 300.000 ferite. Molti edifici della capitale, compresi i quattro ospedali citta-dini, il Palazzo presidenziale e la sede del parlamento (Assemblea Nazionale di Haiti), la cattedrale, il quartiere generale della mis-sione ONU di peacekeeping MINUSTAH, sono andati distrutti o gravemente danneg-giati.

Poesia

Rinato

Mamma sono rinato,dopo tre giorni ti ho rivisto.Ero felice,ero spaventato.

Ora siamo di nuovo insiemegraie a loro,i miei angeli

angeli che mi hanno salvato.

Annalisa 2°Q

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Haiti è il paese meno sviluppato dell’emisfero settentrionale e uno dei più poveri al mondo. Gli indica-tori economici e sociali mostrano come Haiti, a partire dagli anni ‘80, abbia accumulato il divario rispetto ad altri paesi in via di sviluppo con livelli di reddito molto bassi.Haiti occupa la 153ª posizione su 177 paesi classificati in base al-l’Indice di sviluppo umano. Circa l’80% della popolazione vive in una condizione di povertà degra-dante, il 54% vive con meno di un dollaro al giorno, posizionando così il paese al penultimo posto nel mondo nella relativa classifica.Haiti risulta essere in forte ritardo in pressoché tutti gli indicatori di sviluppo anche in confronto ai pae-si della zona caraibica e alla Re-pubblica Dominicana, che divide con Haiti il territorio della stessa isola (Hispaniola). Il reddito medio pro capite dei dominicani è doppio rispetto agli haitiani e la povertà è un fenomeno limitato. I disoccupati di Haiti rappresentano oltre il 60% della popolazione e sul paese grava un pesante debito.

Proff.ssa Roberta Calzolari

dImmI come ScrIvI e TI dIrÒ cHI SeIChi avrebbe mai detto che dal no-stro modo di scrivere possiamo capire tantissimo di una persona? Analizzando la nostra grafia pos-siamo mettere in luce i tratti posi-tivi e negativi della personalità. Di questo si occupa la grafologia che è appunto lo studio che tende ad in-dividuare, attraverso l’esame della scrittura, il carattere e la psicologia di una persona. Durante la crescita l’individuo cambia il modo di scrivere raccon-tando la graduale evoluzione, cioè la sua storia, infatti non è la mano a decidere il nostro modo di scrivere ma la nostra mente.Se osserviamo una scrittura ango-losa e con un’accentuata verticali-tà si deduce che il proprietario ha un’etica del dovere e del sacrificio. Questo modo di scrivere è molto consueto nelle persone più anziane, che sono cresciute in un ambiente

diverso da quello di oggi.Se incontriamo una scrittura rotondeggiante senza verticalità si ha una persona con etica del piacere e attenta al sé, riconducibile alle persone giovani.Se si sceglie la scrittura in STAMPATELLO si deduce che la persona attua un masche-ramento, quindi all’apparenza sarà sicuro di sé, aperto, con le idee chiare, preoccupati dell’immagine, ma in realtà sono persone ansiose, insicure, fragili, chiuse e molto pro-babilmente con ambizioni non proprie.

Per analizzare la scrittura in minuscolo ab-biamo:In primo luogo il calibro che è l’altezza delle lettere e corrisponde al nostro conscio (l’Io) cioè a come ci percepiamo. Chi ha un calibro alto (lettere più alte di tre millimetri) tende a sopravvalutarsi, è concreto, molto caloro-

so, disponibile, espansi-vo e ha buone capacità organizzative dovunque sia. Colui che ha calibro medio (lettere tra due e tre millimetri) valuta se stesso in modo adeguato, è spesso equilibrato, rea-lista e si confronta con gli altri in maniera costrutti-va. Chi invece ha un cali-bro piccolo (l’altezza del-le lettere è inferiore a due millimetri) è modesto, ha spesso un atteggiamento dubbioso, è molto atten-to ai particolari e fatica a manifestare i propri sen-timenti.Poi abbiamo gli allunghi che sono la parte ascen-dente (d,h,l,t) e discen-dente (g,p,q) delle lettere. Normale è la lettera che ha la parte ascendente e discendente grande due volte la grandezza del-l’occhiello (parte centrale o,c,a,z,s). La persona che scrive con questi allunghi equilibrati avrà un giusto equilibrio tra la sua par-te conscia e inconscia. Si hanno gli allunghi in-feriori eccedenti, invece,

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Libreriaquando la parte discendente della lettera è più lunga del normale. La persona in questo caso sarà impul-siva e istintiva, dà più importanza alle questioni materiali, è realista. Infine gli allunghi superiori ecce-denti, quindi la parte ascendente della lettera più lunga del consueto, indicano attenzione alle questioni immateriali e astratte, chi scrive in questa maniera è esigente nei confronti degli altri e di se stesso. Quando gli allunghi non raggiun-gono la lunghezza normale sono detti rattrappiti e le persone che li utilizzano sono molto consce quasi

prive di istinto ed idee.Ci si può soffermare sulla lettera “t” che si distingue per:i tagli delle “t” alti indicano il de-siderio di primeggiare in qualche modo, di essere al di sopra della media. Talvolta si ricorre alla com-pensazione per nascondere le fru-strazioni.i tagli delle “t” bassi indicano una personalità che si esprime con de-mocraticità e un buon senso del-l’adattamento.i tagli delle “t” ascendenti vanno

dal basso verso l’alto la persona si sopravva-luta, è presuntuosa e può arrivare ad essere aggressiva. i tagli delle “t” discendenti indicano perso-ne pessimiste nell’affrontare la vita.i tagli delle“t”avanzati, posti cioè oltre l’asta, denotano fierezza e una sicurezza di sé a volte eccessiva. i tagli delle “t” arretrati, posti quindi prima dell’asta, sono tipiche di soggetti spesso inca-paci di prendere decisioni a causa di paure. i tagli delle “t” grossi sono quelli vergati con una pressione della penna sul foglio par-ticolarmente marcata. Sono indice di passio-nalità soprattutto verbali e spesso denotano persone che sono capaci di imporsi sugli al-trii tagli delle “t” sottili invece sono tipiche di coloro che esprimono con delicatezza le loro opinioni per timore di offendere.i tagli delle “t” corti sono tipiche di coloro che, nelle situazioni di crisi, hanno difficoltà a manifestare il proprio pensiero a causa del blocco delle capacità decisionali. i tagli delle “t” lunghi indicano focosità. Se poi sono ingrossati simboleggiano determi-nazione nelle reazioni, nel caso ci si senta minacciati. Ma sono indice anche di una celata ambizione di comando. Anche i tagli delle “t” assottigliati riguardano l’espressio-ne verbale ed indicano difficoltà ad esprime-re le proprie idee.i tagli delle “t” legati sono frutto di una per-sonalizzazione della scrittura ed esprimono ingegnosità e praticità, ma anche impazienza

nei rapporti interpersona-li.Per ultimo abbiamo la pressione grafica. Più grande è la pressione sul foglio più è la quantità d’energia che utilizzia-mo. La pressione leggera sul foglio ci indica che la persona ha una grande sensibilità e una bassa ca-pacità di concentrazione. Quando si ha la pressione forte vuol dire che il sog-getto ha bisogno di con-frontarsi con l’ambiente e affronta gli ostacoli per dominare l’ambiente, ha una grande resistenza alla fatica, ha un’alta soglia di sensibilità che non gli fa cogliere gli stati d’animo altrui. Con la pressione media si ha una persona che interagisce con gli al-tri in modo adeguato.Poi abbiamo lo spazio tra le lettere:uno spazio tra lettere medio è l’equivalente in larghezza di un occhiello medio. Il soggetto è dota-to di un senso di giustizia, è capace di rapportarsi con l’ambiente, si autocri-

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Libreriatica ed è realista ed obiettivo.lo spazio tra lettere sotto la media, inferiore alla larghezza media di un occhiello, sta a significare che il soggetto è egocentrico, attribuisce troppo peso alle proprie ragioni e non valuta adeguatamente quelle altrui. Il segno indica pessimismo e paura dei cambiamenti.lo spazio tra lettere sopra la me-dia si ha quando tra una lettera e l’altra della stessa parola si può in-serire più di un occhiello. In questo caso si tende a concedere agli altri uno spazio eccessivo, tale per cui si assumono comportamenti trop-po indulgenti verso gli altri anche a scapito di se stessi. Ma è anche un segno d’apertura e di fiducia verso gli altri. Chi scrive in questo modo è di solito gioviale ed ottimista ed ha la tendenza a valutare soprattut-to gli elementi positivi rispetto a quelli negativi.Utilizzando la grafologia, medici e psicologi hanno potuto aiutare le persone a risolvere problemi inte-riori e stati d’animo angosciosi.Guarda come scrivi e prova anche tu a capire chi sei!!!

Sara Bagni 4p

INTerNeT PromoTore dI PaceSiamo nel 2010, che ha portato grandi novità, come la proposta di dare il premio nobel per la pace a internet. Eh si cari amici, il diret-tore della rivista Riccardo Luna si è recato ad Olso per formalizzare la richiesta, appoggiato pienamente da Nicholas Negroponte che affer-ma: «…È un’arma di educazione, ma no a limiti sul web, puntare sul-l’istruzione…». Negroponte quasi si scandalizza quando il Presidente del Senato Italiano propone di dare limiti, leggi, regole alla rete.L’idea proposta è che la rete pro-muove la libertà d’espressione della parola, del pensiero, della protesta e perciò diffonde una cultura della comprensione e della tolleranza che porta e porterebbe la pace. Insom-ma, dove c’è web, c’è, o ci sarà, an-che la pace. Secondo Negroponte.Questa idea può avere delle fonda-menta, ma perde acqua da molte

parti. Quello più visibile è, forse, la ricerca di gonfiare l’immagine pubblica dei promo-tori, che hanno avuto la brillante idea di vo-ler dare il premio per la pace a un’insieme di cavi.Il Web è vero, può portare la pace, ma anche spaccio di droga, la pedofilia, informazioni pericolose come il manuale per costruire una bomba. Tutt’altro che pace…

Ma che cos’è veramente internet? È soltan-to il mezzo di comunicazione che permette a delle persone di scambiarsi informazioni, quindi non è internet che promuove la pace ma le persone che lo utilizzano. È più giusto dare il premio a tutti coloro che hanno utiliz-zato le loro forze per combattere le incessan-ti guerre di allora e di adesso, diamolo a tutti coloro che hanno rischiato la vita o l’anno persa per protestare pacificamente.Proporre di dare a internet il premio Nobel per la pace è come darlo a tutti i pedofili, gli spacciatori, i criminali che utilizzano il web per fare i loro sporchi giochi; non sono sicura che sia giusto, è vero che vi sono an-che coloro che promuovono iniziative giuste, ma si rischia di prendere una cerchia troppo vasta e non credo sia giusto!

Sara Bagni 4°P

daNce coreo-graPHY ed. Fisica a Passo di daNZaAurora Nuvoli - FITNESS CLUB

La Sig.ra Aurora Nuvoli è la coreografa che ha aiutato i ragazzi delle classi 3Q 3P 3S a realizzare un video sulla musica di Michael Jackson nell’interpretazione di Triller.Il progetto di video dance è stato realizzato in quattro lezioni da un’ora ciuascuna nel palazzetto dello sport di Cento duramte le ore di Ed. fisica delle singole classi, l’insegnate spiega i passi e insegna la coreografia ai ragazzi che con grande impegno per le quattro lezioni si impegnano a migliorare e ad imparare. Questo aspetto è stato particolarmente apprezzato dalla Sig.ra Aurora Nuvoli, sia per lo sforzo fisico che mentale, la quale ha ricordato che in questo lavoro occorre tanta costanza e volontà

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Il coSPlaY:una moda sempre più diffusaIl cosplay è l’arte di interpretare un personaggio, il nome infatti è la contrazione di “costume player”. Dato che i cosplayer più bravi sono i giapponesi viene automatico as-sociarlo ai manga o ai videogiochi, ma in realtà si può “cosplayare” qualsiasi personaggio, da protago-nisti di film a cartoni animati pas-sando per gli spot pubblicitari. Si incontrano soprattutto nelle fiere dei fumetti, per esempio al Lucca Comics dove molti sono i cosplayer

travestiti da personaggi manga o dei video-giochi giapponesi. In base a quale criterio si sceglie il perso-naggio? Uno si traveste nel personaggio che più gli somiglia oppure in quello che più gli piace, o a livello caratteriale o per i costumi bellissimi. Sono naturalmente molto usate le parrucche e le lenti, anche quelle a contatto rosse. Alcuni si fanno fare i costumi dalle sarte ma molti sono quelli che vedendo gli altri cominciano a farsi da soli i propri costumi. Anche per questo motivo il cosplay è un hob-by che prende molto tempo, oltre ad essere parecchio costoso. Quando però sei entrato nell’ambiente si inizia a risparmiare perché conosci i posti dove prendere le cose che ti servono al prezzo migliore. Poi è sufficien-te un pò di esperienza e si può realizzare di tutto.

Notizie tratte dall’articolo “Cosplay” in Bologma (Ottobre 2009)

INTervISTa a Carolina della classe 2Q (che fa parte di questo mondo)

Quale personaggio hai scelto per i tuoi travestimenti? Nami di One Piece. come sei entrata nel mondo del cosplay? Me ne ha parlato un amico che mi ha invita-to a partecipare alla fiera di Lucca “Lucca Comics”. Così lo scorso anno sono andata a questa manifestazione che si tiene a fine ottobre-inizio novembre.

e i ragazzi si sono impegnati molto, tanto da ottenere ottimi risultati. Infatti, ha ricordato che non basta sapere i passi e i movimenti per effettuare una coreografia, bisogna imparare a muoversi a tempo e a tenere il ritmo.Noi tutti ringraziamo la Sig.ra Nuvoli per il tempo a noi dedicato con tanta pazienza e passione, a sua volta lei rigrazia tutti per aver avuto questa occasione, e per aver reso omaggio ad un grande artista come Michael Jackson, avendo tutti noi ballato sulla sua musica.

Davide Penzavecchia 3Q

PoesiaCosplayer

Passo dopo passovagando senza metami fermo, mi guardo intorno.

Vedo una ragazzavestita in modo strano mai vista prima.

Io la guardo sorpresalei mi guarda con occhi fintisorridendomi.

Mi si avvicinami tocca la manomi sussurra:

“Sono quel che amonon cambiarminon offedermi Apprezzami”

Carolina 2°Q

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Libreriacome ti sei procurata il vestito? Me l’ha fatto mia nonna. Io le ho fatto vedere l’immagine e lei lo ha realizzato. Non uso delle parrucche perché i miei capelli sono molto simili a quelli del personaggio che ho scel-to. Molti si fanno i vestiti da soli oppure li comperano su internet, così come le scarpe e gli accessori in genere. I siti più consultati dalle persone interessate sono “cosplay-magic.it” oppure ebay o anche i vari forum per addetti del settore. Perché ti piace fare la cosplayer? E’ divertente, lo fanno in tanti e ti senti parte di un gruppo che vive esperienze un po’ diverse dal soli-to. Per molti diventa un hobby, un modo piacevole per trascorrere il tempo libero e per fare nuove ami-cizie. Io a Lucca sono andata con una mia compagna di scuola: l’ho convinta a venire e anche lei si è divertita. Quali sono le persone che ti col-piscono di più quando vai a que-ste manifestazioni? Le persone che entrano proprio nel loro personaggio. I personaggi che vengono scelti da più persone sono: Naruto, perché è famoso ed il costume è molto semplice, l’Aka-tsukio, oppure i personaggi di One Piece come Rufy, Nami, Zoro ecc,

oppure dei personaggi di Bleach e Hetalia. In queste fiere del fumetto cosa fate? Ci sono delle gare in cui vengono premiati i migliori travestimenti e si organizzano delle esibizioni per gruppi. Molti sono poi gli appas-sionati che durante la fiera ti fer-mano e ti fanno le fotografie o si fanno fotografare con te per poi mettere le foto su Youtube o su fa-cebook. Secondo te, in Italia, il fenomeno si sta diffondendo? Più che diffondendo il cosplay è un fenomeno che ora è più conosciu-to. Anche in altre fiere del fumetto, per esempio a Bologna, si vedono sempre più persone travestite.

Redazione

Redazione

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Redazione in sala posaLaboratorio Fotografico

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Arrampicata

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